domenica 29 gennaio 2023

Serata a Cologne

Doppio appuntamento questa settimana per raccontare a nostro modo la Campagna di Russia... venerdì 3 febbraio con la maggior parte dei compagni di viaggio del 2020, saremo a Cologne (BS) presso al cinema teatro, per raccontare il nostro pellegrinaggio/trekking lungo il percorso della ritirata della Divisione Alpina Tridentina e la giornata dedicata alla zona di Selenyj Jar con la proiezione di immagini e filmati.

Alle ore 20.30 vi aspettiamo!

Cronaca di una sconfitta annunciata, 28.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

28 GENNAIO.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 28 gennaio i componenti del Comando di Corpo d'Armata erano attaccati da carri armati e fanterie. Insieme con le unità della Tridentina che li precedevano marciavano poi per raggiungere Novi Oskol. Giunta la colonna a 16 chilometri da tale località, veniva a conoscere che era stata occupata dai russi fin dal mattino. Era perciò necessario cambiare itinerario e dirigersi su Slonovka. La fatica della marcia era superata solamente per la volontà di tutti di raggiungere la meta. Con la temperatura a -35°, -40° il numero dei congelati aumentava di ora in ora. I pochi quadrupedi sopravvissuti trainavano le slitte per il trasporto dei feriti e dei congelati.

Alla scuola di Agrate Brianza

Doppio appuntamento questa settimana per raccontare a nostro modo la Campagna di Russia... mercoledì 1 febbraio con Stefano, compagno di viaggio nel 2018 lungo il percorso della ritirata della Divisione Alpina Tridentina, saremo ad Agrate Brianza (MB) con i ragazzi e le ragazze delle classi quinte della Scuola Primaria. Una responsabilità non da poco per cercare di trasmettere al meglio, a questi giovani ragazzi, quello che ci siamo portati a casa dal nostro viaggio in Russia.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 27.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

27 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 27 gennaio il Comando del Gruppo di Armate assegnava alla 320a Divisione il compito principale di assicurare il fianco sinistro del Gruppo di Armate Don e pertanto questa, se costretta a retrocedere, avrebbe dovuto muovere verso sud - ovest. All'osservazione che in tal modo sarebbe risultata aperta al nemico la rotabile Starobelsk - Kupjansk - Karkov, veniva replicato che il compito assegnato era da considerarsi più importante della difesa del bacino del Donez. Nelle giornate seguenti la linea si infletteva gradatamente verso sud - ovest, tuttavia senza scoprire Kupjansk e la via su Karkov.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 27 gennaio il Comando del Corpo d'Armata Alpino nel movimento verso ovest si lasciava superare dalla Tridentina e da tutta la restante colonna, lunga circa 30 chilometri. Su di essa continuava il mitragliamento a volo radente degli aerei avversari. La marcia era resa sempre più faticosa dall'abbondanza e dallo stato della neve. I quadrupedi, sfiniti, morivano in numero sempre crescente, provocando l'abbandono e la distruzione dei pezzi di artiglieria o degli altri carichi. Ufficiali e soldati al limite delle forze si fermavano nelle isbe, dove, sovente, finivano poi catturati. Il Comando della Divisione Tridentina, riordinati rapidamente i reparti nella sosta notturna, disponeva la ripresa del movimento, mettendo in avanguardia il 5° alpini, i gruppi Bergamo e Vicenza, ed il solo carro armato tedesco rimasto, con i due pezzi d'artiglieria superstiti pure tedeschi.

Con una faticosissima tappa di oltre 40 chilometri, ancora sottoposta alle azioni aeree e funestata da nuove perdite per esaurimento, la colonna a notte inoltrata raggiungeva Uspenskaja e Lutovinovo. La Divisione Cuneense, giunta presso Valujki, veniva attaccata di sorpresa e sopraffatta da un Corpo di cavalleria cosacca nascosto dietro l'alto terrapieno della linea avversaria. Il battaglione Mondovì rifiutava di arrendersi ed iniziava un combattimento che si prolungava per alcune ore. Ma la lotta era impari ed il battaglione alla fine dovette cedere.

Il cappello del Generale Reverberi

Brescia oggi, manifestazione per l'80° anniversario della battaglia di Nikolajewka... il cappello del Generale Reverberi!

Serata a Fino Mornasco

Fino Mornasco (CO) ieri sera per l'anniversario della battaglia di Nikolajewka. Misuro sempre quanto sia andata bene una serata da quanti occhi lucidi vedo in sala. Ieri sera è andata molto bene. Un grazie ovviamente va a tutte le persone che hanno contribuito, dall'amministrazione comunale a tutti gli ospiti della serata, e a tutte le persone che hanno partecipato.













Nikolajewka... Raoul Achilli...

Anche oggi che non sono a Nikolajewka come avrei dovuto essere, sono andato a trovare uno di loro qui a Legnano... Raoul Achilli, amico fraterno di Mario Rigoni Stern che così ne scrive ne "Il sergente nella neve": "[...] Anche Raoul mi ha lasciato quel giorno. Raoul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giù per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morì sulla neve. Raoul che alla sera prima di dormire cantava sempre "Buona notte amore mio". E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi "Il lamento della Madonna" di Jacopone da Todi [...]".



mercoledì 25 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 26.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

26 GENNAIO.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

La giornata del 26 gennaio appare decisiva per il ripiegamento delle Grandi Unità alpine, che dovettero non soltanto infrangere lo sbarramento predisposto dal nemico, ma anche rintuzzarne l'aggressività, manifestata fino dalle ore della notte, in anticipo alla presa di contatto con le posizioni difensive. L'avanguardia della Divisione Tridentina, attestata allo sbocco ovest di Nikitovka, alle ore 2 era attaccata da forze regolari e partigiane russe. Dopo alcune ore di combattimento, il nemico era respinto. Nei pressi di Arnautovo consistenti unità sovietiche attaccavano la colonna appena postasi in movimento, manifestando l'intenzione di isolarne l'avanguardia (battaglione Tirano e gruppo Val Camonica). Mentre la lotta si sviluppava con alterne vicende, per conseguire il proprio intento, il nemico faceva intervenire forze fresche (che avanzavano cantando). La pronta reazione del 5° alpini travolgeva gli attaccanti e riapriva il varco alla colonna e alla massa raccogliticcia, ormai priva di volontà combattiva, che la seguiva passivamente. La consistenza del nemico in questa azione era valutata a tre battaglioni.

Il 6° alpini, giunto nei pressi di Nicholajevka, iniziava l'attacco dell'abitato presidiato dal nemico. Sebbene l'efficienza dei reparti fosse diminuita a causa dei combattimenti fino allora sostenuti, delle durissime condizioni climatiche, delle privazioni alimentari e della scarsezza delle munizioni, vincendo la violenta reazione di fuoco dell'avversario, i reparti superavano il terrapieno ferroviario situato al margine orientale di Nicholajevka, riuscendo a penetrare nel paese alle ore 11. Ma le forti perdite subite non permettevano di mantenervisi ed i reparti, per quanto rinforzati da altri elementi volenterosi, dovevano retrocedere oltre la ferrovia, conservando su di essa il contatto con il nemico.

Verso il mezzogiorno, giungeva il grosso della colonna che consentiva l'intervento del 5° alpini con l'appoggio di tutta l'artiglieria disponibile per la ripresa dell'attacco. Partecipavano ad esso anche reparti di formazione. Il nemico, la cui forza era valutata ad una Divisione, reagiva con il fuoco di tutte le sue unità e con l'intervento di numerosi aerei. L'azione avversaria otteneva effetti gravissimi sulla massa della coIonna, formata da slitte, quadrupedi, automezzi condotti da militari di varia nazionalità e di vario linguaggio, e, per ciò stesso, difficili da coordinare. L'attacco sferrato con estrema decisione, trascinato nella scia del pochi carri armati tedeschi sui quali aveva preso posto il Comandante della Divisione, portava i reparti nuovamente oltre la ferrovia e alla seconda occupazione nell'abitato.

Tuttavia, le gravissime perdite subite dagli attaccanti, soprattutto tra gli ufficiali, provocavano l'arresto temporaneo dell'operazione. La massa che seguiva avvertiva il pericolo e iniziava un movimento retrogrado. Il sopraggiungere del 5° alpini determinava la ripresa dell'avanzata e tutti gli uomini dell'eterogenea colonna, armati e disarmati, si precipitavano in avanti a valanga, travolgendo tumultuosamente ogni resistenza dell'avversario che subiva forti perdite in uomini, armi leggere e 24 pezzi d'artiglieria. Il Comandante del Corpo d'Armata, in considerazione delle precarie condizioni dei reparti, del loro ridotto armamento e munizionamento ed in previsione di un probabile ritorno offensivo dei russi, ordinava di proseguire il movimento dopo brevissima sosta sull'obiettivo conquistato, così da superare al più presto il solco di Uspenskaia, favorevole al movimento di mezzi motorizzati.

Un altro sbarramento veniva eliminato dal battaglione Edolo. La colonna della Divisione Vicenza riprendeva il movimento all'alba, nell'intento di raggiungere Valujki, ma trovava i numerosi abitati della zona presidiati da elementi avversari. Questi si ritiravano ai primi colpi di mortaio, ma i ripetuti spiegamenti dei reparti cagionavano ritardi nella marcia. La colonna era sovente sottoposta anche ad azioni di mitragliamento da parte di aerei nemici. Verso mezzogiorno la colonna veniva presa sotto il tiro di lanciarazzi, che non potevano essere controbattuti. Le azioni dei partigiani erano sempre più frequenti; le munizioni si stavano esaurendo.

Alle ore 15, la colonna stessa, ridotta a circa 3.000 uomini, era arrestata frontalmente dal fuoco di mitragliatrici, mentre reparti di cavalleria, sbucati da un vicino bosco, apparivano sul fianco sinistro. II battaglione Pieve di Teco prendeva posizione, ma la scarsità di munizioni gli consentiva solamente un'azione di temporaneo contenimento. Cavalleria cosacca, rinforzata da artiglieria e carri armati, si presentava anche sul tergo, completando così l'accerchiamento. Quando un parlamentare avversario intimava la resa entro trenta minuti, minacciando di non dare quartiere ai prigionieri, le possibilità non soltanto di proseguire la marcia, ma quelle stesse di resistere più a lungo, erano oramai praticamente annullate.

Il Comandante della Vicenza recandosi a parlamentare aveva modo di valutare la grande consistenza delle forze avversarie. Accettate le condizioni di resa, il Generale Pascolini rimaneva prigioniero, mentre gli ufficiali che lo avevano accompagnato rientravano presso i reparti italiani per comunicare che era stata accettata la resa. Essi dovevano constatare che i sovietici avevano già catturato l'intera colonna. I due scaglioni della Divisione Cuneense, appena postisi in marcia, erano sottoposti a mitragliamento aereo; si congiungevano quindi formando una sola colonna. Un attacco di reparti di cavalleria era respinto dal battaglione Dronero. Durante la marcia notturna, il 1° alpini perdeva il collegamento con il Comando della Divisione.

Nikolajewka, ieri e oggi

Tutto finisce qui... quella in fondo è Nikolajewka, questa è la strada che porta al paese; qualche centinaio di metri sulla sinistra si arriva al famoso costone dal quale scesero migliaia di uomini stremati per cercare di tornare a casa. Ogni volta che ci sono arrivato ho cercato di immaginare quei momenti.

Tutto appunto finisce qui... i nostri viaggi invernali finiscono qui di solito; si, poi c'è il rientro a Rossosch, il treno per Mosca, l'aereo per tornare in Italia. Ma ogni volta a Nikolajewka ci lascio un pezzo. Torno a casa alla mia vita di tutti i giorni, ma la testa rimane lì e lo è anche ora. Questa notte sarei dovuto essere ad Nikitowka per poi domani affrontare l'ultima tappa.

E ogni volta ci si chiede come hanno potuto farcela, come hanno potuto affrontare tutto quello e riuscire a tornare a casa, anche se tanti, tantissimi sono rimasti lungo le piste, in mezzo alla steppa. E ogni volta che sei in Russia temi di camminare sopra uno di loro.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 25.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

25 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 25 gennaio il Comando del Gruppo di Armate precisava le proprie precedenti direttive di: - ritardare al massimo l'avanzata del nemico sulle direttrici Valujki - Kupjansk e Starobelsk - Kupjansk, in contatto con il Gruppo di Armate Don; - sistemare Kupjansk a caposaldo da difendere ad oltranza; - svolgere azioni di ricognizione nella zona di Valujki, dove il nemico era poco attivo. Per eseguire questi compiti erano in affluenza nel settore di Valujki la Divisione Gross Deutschland e nella zona di Karkov un Corpo d'Armata SS (Divisioni Adolf Hitler e Reich).

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 25 gennaio il Comando d'Armata, per mezzo di un aereo atterrato nei pressi della colonna, comunicava al Generale Nasci che il punto di sbocco era stabilito al bivio posto 16 chilometri a sud - est di Novi Oskol e che Nicholajevka, fortemente presidiata dal nemico, avrebbe dovuto essere attaccata per poter proseguire. La Divisione Tridentina riprendeva all'alba la marcia su Nikitovka, tolta a deboli resistenze di regolari e partigiani. Erano attraversati numerosi paesi, i cui abitanti rifornivano di viveri gli alpini affamati. I battaglioni Verona e Vestone, la 255a compagnia del Val Chiese, una batteria del gruppo Bergamo, con i carri armati tedeschi, che costituivano avanguardia, si spingevano in avanti per un paio d'ore di marcia, raggiungendo Arnautovo.

Il Comando della Divisione ordinava per il giorno seguente: - la partenza contemporanea dell'avanguardia e della colonna, già distanziate nella presa degli alloggiamenti; - l'attacco di Nicholajevka da parte dell'avanguardia, sostenuta poi dalla restante parte della colonna. La Divisione Vicenza riprendeva la marcia su Bolsce Lipjagi, che raggiungeva nella notte, sostandovi. Il battaglione Pieve di Teco, in avanguardia, colpito dal fuoco di mortai, attaccava i reparti nemici, riuscendo a liberare 100 militari italiani tenuti prigionieri.

Le unità della Divisione Cuneense si dirigevano su Malakijeva. Il battaglione Dronero, in avanguardia, per aprire il passo alla colonna, doveva iniziare un combattimento sostenuto dal Mondovì e da un gruppo di artiglieri. Il nemico ritirandosi rilasciava 200 prigionieri italiani. La colonna si frazionava: il Comando della Divisione ed il 2° alpini raggiungevano Malakijeva alle ore 24; il 1° alpini sostava nel villaggio di Solonzy.

Il Colonnello

A poche ore dall'80° anniversario della battaglia di Nikolajewka il mio pensiero più profondo va al Colonnello Antonio Andrioli, all'epoca dei fatti Tenente del III Btg. misto genio della Divisione Julia. Lui non era a Nikolajewka, ma con la colonna della divisione Julia a Valujki, dove verrà catturato, costretto alle marce del davaj, poi prigioniero per anni dei peggiori campi sovietici e finalmente rientrato in patria dopo aver perso centinaia di amici e soldati.

Ho passato con lui alcune domeniche pomeriggio a Torino insieme a Silvia, anche lei protagonista dei viaggi in Russia. Ci raccontava e noi volevamo sempre sapere tutto; volevamo "vedere" attraverso i suoi racconti, ma non si può "vedere" quello che non si è potuto provare.

Tirava fuori una sua cartina tedesca della zona di Rossosch e non solo, ci indicava le posizioni, ci raccontava i fatti di cui era stato protagonista; spesso parlavamo del tristemente famoso "quadrivio di Selenyj Jar" e qui, si, il suo racconto continuava, ma non ci guardava più. Andava oltre, tornava a quei giorni e si vedeva dai suoi occhi, tornava ai suoi ragazzi che aveva lasciato nella steppa; a volte lo faceva intendere, a volte no, ma si capiva che soffriva, forse per essere tornato a casa, mentre loro erano rimasti là.

E ogni volta che sono tornato nella zona di Selenyj Jar cercavo di immaginarmi le scene che il colonnello ci raccontava; m'immaginavo lui lì da qualche parte. Poi un giorno anche lui ha raggiunto tutti i suoi soldati.

martedì 24 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 24.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

24 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il 24 gennaio le unità superstiti della Grande Unità si raccoglievano nella zona di Samsonof - Krasnodonskij, per spostarsi a scaglioni nella zona di Rovenki, raggiunta tra il 27 ed il 29 gennaio.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Nella giornata del 24 gennaio il Comando del Corpo d'Armata non aveva più notizie delle vicende delle Grandi Unità dipendenti, tranne che della Tridentina, della quale divideva la sorte. L'incertezza su tutta la situazione era resa più grave anche dalla mancanza di carte topografiche della zona attraversata. I congelamenti e gli assideramenti continuavano a provocare ingenti perdite. Il Comandante del Corpo d'Armata informava il Comando dell'8a Armata che, a causa delle gravissime perdite in uomini e materiali, la Grande Unità alpina non era più impiegabile. Le richieste di aviorifornimenti di viveri e di medicinali non potevano essere soddisfatte. Dopo una marcia notturna, alle ore 10 la Divisione Tridentina raggiungeva Malakijeva con l'avanguardia, sotto il fuoco di artiglieria nemica. La rigidissima temperatura esigeva che l'azione per la conquista dell'abitato avesse rapido corso, per evitare agli uomini non impiegati in combattimento lunghe attese allo scoperto nella bufera di neve alla temperatura di - 40°.

L'artiglieria prendeva subito posizione, i carri armati tedeschi entravano in azione spalleggiati dai battaglioni Vestone e Val Chiese ed alle ore 12 il paese era conquistato. I russi perdevano 600 uomini contati sul terreno, copioso armamento di fanteria, leggero e pesante, e 12 pezzi di medio calibro. La marcia proseguiva su Romankovo; per ingannare lo stimolo della fame, uomini e quadrupedi potevano solamente ingerire neve gelata. La località di tappa era raggiunta alle ore 16. Il battaglione Verona rientrava al suo 6° reggimento.

La Divisione Vicenza proseguiva fino alle ore 4 la marcia notturna, ripresa dopo una sola ora di sosta. Nelle ore meridiane raggiungeva un villaggio dal nome sconosciuto e vi si fermava per la notte. La Divisione Cuneense (Comando e 2° alpini), superato Garbusovo, raggiungeva Rybalzin alle ore 8 e vi sostava. Il I° alpini, giunto all'alba a Garbusovo, attaccato da carri armati, subiva nuove forti perdite e, giunto a Rybalzin verso mezzogiorno, veniva colto da una bufera di neve che costringeva i reparti a sostare per l'intera notte.

Ricordi, parte 22

23 gennaio 2020, arriviamo a Scheljiakino dopo essere partiti da Novo Karcowka... ho in mente le immagini scattate nel 1943 durante gli scontri sostenuti dalla Tridentina per conquistare la località, per passare la notte, per trovare ancora una volta la via verso casa. Ho in mente i racconti di Rigoni Stern e di Bedeschi su quanto qui avvenne per forzare il blocco dei russi. Camminiamo da ore... sono già passato di qui nel 2013 e nel 2018. Lasciamo la steppa, piatta e tutta bianca per entrare in una sorta di valle che ci condurrà fino al paese. E' un paesaggio mozzafiato che si trova solo qui rispetto a tutto il resto del percorso; sembra una valle finta, quasi fatata. Con il buon Roberto che ancora una volta è in Russia con me ci guardiamo in faccia e intorno, l'emozione è fortissima, ce lo leggiamo negli occhi. 77 anni prima qui c'era la morte, la disperazione... oggi è un luogo così pacifico, così bello e vorremmo continuare a camminare per ore senza mai arrivare alla fine della giornata.

lunedì 23 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 23.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

23 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il 23 gennaio proseguiva l'azione dei mezzi corazzati tedeschi su Makarof ed Iljevka, appoggiata da un reparto italiano autocarrato, che, precedendo le unità tedesche, rioccupava Ilievka. Altri reparti italiani rioccupavano anche Makarof. Alla sera il Comandante della V Armata faceva giungere alla Divisione un suo breve telegramma: «Brava Ravenna». Ancora in quella sera il Comando di Sezione d'Armata comunicava che la Divisione Ravenna, rimanendo alle sue dipendenze, sarebbe stata sostituita per riordinarsi.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 23 gennaio il Comando dell'8a Armata, valendosi dell'unica radio tedesca rimasta efficiente dopo l'incursione sovietica, informava il Comando del Corpo d'Armata che Nikitovka era occupata dal nemico. Pertanto la colonna veniva fatta fermare nella località di Romachova, per sostarvi ed effettuare il riordinamento necessario per l'inevitabile combattimento. All'alba la Divisione Tridentina riprendeva il movimento, sforzandosi di imprimere alla marcia un ritmo veloce, per sfruttare il successo conseguito nella giornata precedente. A Nikolaievka (9 chilometri ad ovest di Sciabskoie) una formazione di partigiani, sostenuta da 4 pezzi di medio calibro, veniva eliminata d'assalto dagli alpini e dai carri armati tedeschi. La tappa era conclusa a Kovalev.

La Divisione Vicenza, priva di collegamento con il Comando superiore, all'alba muoveva verso Varvarovka, per effettuarvi una sosta, anche nella speranza di riunirsi con il 278° fanteria. Mentre lo stesso Comandante della Divisione cercava di riordinare gli elementi della colonna frammisti agli sbandati, una violenta azione di mortai e di aerei nemici scompigliava nuovamente i reparti. Superata la crisi, una formazione corazzata avversaria attaccava la colonna in varie ondate, dopo che aveva distrutto il 278° fanteria. I resti della Divisione (Comando, 2 sezioni carabinieri, pochi fanti del 277°, i resti del CLVI battaglione mitraglieri, il Comando del reggimento artiglieria a cavallo, qualche migliaio di uomini riuniti in poco efficienti reparti di formazione) si sistemavano a difesa attorno e dentro una fattoria presso Varvarovka.

Alla sera il movimento veniva ripreso per Bolsce Lipyagi. Prima dell'alba la Divisione Cuneense si riuniva a Novo Dmitrovka e proseguiva su due scaglioni, marciando per l'intera giornata, diretta su Garbusovo e Rybalzin. Il 1° alpini superava un attacco di partigiani. Il nucleo della Divisione Julia, che ancora combatteva circondato nella zona di Sceljakino, all'alba veniva sopraffatto. Il Generale Comandante con altri 4 ufficiali e circa 50 alpini riuscivano a sottrarsi alla cattura e si riunivano alla colonna della Cuneense.

L'isba di Zina... con epilogo

Per me questi sono i giorni del ricordo... del ricordo di quei bellissimi momenti che mi porterò per sempre nella vita. Per questo voglio riproporre un episodio che ricordo con molta nostalgia...

L'ISBA DELLA ZINA.

E' la sera del 23 Gennaio 2018, la nostra terza tappa, forse quella più impegnativa, fino ad ora affrontata, per il pesante fuoristrada percorso nella neve alta 30/40 cm; arriviamo nel villaggio di Novo Karcowka... qualche decina di isbe e un piccolo negozio, tipico di questa parte della Russia, che vende di tutto, dai biscotti ai chiodi, passando dal pesce essiccato alle calze da donna.

Siamo sudati e stanchi; la nostra guida ci porta verso un'isba incastrata fra altre; entriamo e ci accoglie una donna di mezza età, a dir poco burbera ed evidentemente poco felice di ricevere ospiti nella sua casa. Le condizioni di estrema povertà ci fanno capire il motivo dell'aver accettato la nostra presenza nella sua casa (in ogni località giustamente paghiamo una piccolissima quota per la cena e il pernotto).

L'isba è qualche cosa di inimmaginabile per noi abituati alle case "occidentali": il pavimento è disconnesso e coperto di tappeti che probabilmente non vedono l'acqua da anni, le pareti scrostate o coperte da una tappezzeria di altri tempi, il bagno inesistente, un lavandino unico per tutto con lo scarico che va direttamente in un secchio da svuotare ogni volta che si riempie. Una stanza funge da cucina e da sala da pranzo, l'altra stanza da salotto e camera da letto. Non esiste il bidet, non esiste la doccia, non esiste la vasca da bagno. Come una volta una grossa stufa a gas attorno alla quale è stata costruita l'isba.

Zina, la proprietaria, parla poco con noi; serve svelta la cena frugale; un gatto nero, il suo gatto nero fa capolino nella stanza arrivando da chissà dove. Anche lui assomiglia alla padrona... ci guarda da lontano, schivo. Iniziamo a smontare gli zaini e a stendere il sacco a pelo per la notte. A guardarci potremmo assomigliare lontanamente ai nostri alpini che 75 anni fa entravano nelle isbe e crollavano dalla stanchezza in ogni angolo.

Lei ci osserva distante e controlla che tutto avvenga senza complicazioni; ad una cert'ora com'è vestita, prende e va a letto; curioso e scatto alcune fotografie dell'isba; sui pochi armadi malandati i ricordi di una vita... alcune fotografie del marito (e così scopro che è vedova come tante donne in Russia, dove l'aspettativa di vita per gli uomini è bassissima rispetto a quella delle donne, almeno in determinate zone). Come sempre mi piace osservare i dettagli che poi sono quelli che fanno la differenza fra le persone, fra le vite delle persone. Penso a che vita difficile debba affrontare qui una donna, dispersa in un villaggio in piena steppa.

Osservate i dettagli delle fotografie per capire, perché le mie parole non bastano per comprendere le condizioni di vita di questa persona... la mattina dopo partiamo per la prossima tappa e ancora una volta Zina ci saluta con un certo distacco e senza grandi emozioni. L'abbiamo lasciata alla sua vita, nella sua casa vuota e con il suo gatto nero. Spesso ripenso a lei e a cosa stia facendo in quel preciso momento, anche un po' con malinconia perché questo viaggio in Russia serve a capire anche questo e a vivere una realtà spesso lontana anni luce dalle nostre comodità di tutti i giorni.

EPILOGO 2020.

Nell'inverno 2020 riparto per la Russia per quello che al momento rimane il mio ultimo pellegrinaggio insieme al caro Roberto e a nuovi amici che vogliono condividere questa esperienza. Ancora una volta arriviamo a Novo Karcowka... ancora una volta facciamo tappa alla stessa bottega di due anni prima. Ad un certo punto ci stacchiamo dal gruppo e andiamo a cercare l'isba di Zina... la troviamo!! Dopo due anni la ritroviamo, ma... è tutta chiusa; non c'è anima viva intorno. Spieghiamo ad un uomo nel frattempo avvicinatosi, attraverso la nostra guida, che due anni prima abbiamo pernottato in quell'isba, nell'isba di Zina. Chiediamo notizie...

Zina è morta un anno prima... come vorrei ancora una notte dormire con i miei amici per terra su quel pavimento tutto sconnesso...






Cronaca di una sconfitta annunciata, 22.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

22 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Alle ore 4 del 22 gennaio il nemico attaccava da est, da nord e da ovest l'abitato di Iljevka, impiegando due battaglioni rinforzati da partigiani. Iljevka veniva circondata e vi si sacrificavano la maggior parte del III/38°, compreso il suo comandante, e quasi tutti gli ufficiali. Alle ore 8 rimanevano disponibili solamente una compagnia, altri elementi superstiti, reparti di artiglieri e del III battaglione mortai divisionale, che stavano tentando d'impedire il dilagamento del nemico in direzione di Novo Svetlova e di Voroscilovgrad. Un battaglione sovietico e centinaia di partigiani attaccavano Ivanovka, arrestati dalle azioni di fuoco della difesa. Al Comando della Sezione d'Armata veniva segnalato l'assottigliamento numerico dei reparti e veniva anche rappresentata la situazione di spossatezza dei combattenti dopo tre giorni continui di lotta allo scoperto con temperature oscillanti intorno ai - 40°.

Il Generale Fretter Pico invitava a fare ancora quanto era umanamente possibile, in attesa di unità corazzate. Queste giungevano alle ore 13,30 del 22 gennaio e da Ivanovka puntavano su Kruscilovka, seguite dai fanti della Ravenna, che rioccupavano quella località nella stessa serata.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Nella notte sul 22 gennaio il Comando del Gruppo di Armate «B» attraverso la radio del XXIV Corpo, indicava Nikitovka quale punto di sbocco del Corpo d'Armata entro le linee amiche, fatto che richiedeva una parziale modifica dell'itinerario previsto. La via più breve da percorrere per raggiungere la località indicata sarebbe passata per Varvarovka, località che era ritenuta occupata, in quanto situata nella valle della Tciornaja Kalitva. Ma il breve tempo disponibile non consentiva di variare gli ordini precedentemente impartiti ed il Generale Nasci, pertanto, decideva di puntare ugualmente su Sceliakino, aggirando Varvarovka da sud.

L'avanguardia della Divisione Tridentina (6° alpini) raggiungeva alle ore 10 una sella dominante l'abitato di Sceljakino, accolta da violento fuoco. I battaglioni alpini Vestone e Val Chiese ed i carri armati tedeschi, appoggiati dai gruppi Bergamo e Vicenza, muovevano all'attacco. Il battaglione Edolo (5° alpini) svolgeva un'azione aggirante per la sinistra; ma l'arrivo nel paese dei carri armati del nemico faceva temere un rovesciamento della situazione, che era tuttavia superata dalla tenacia e dalla saldezza d'animo dei reparti.

Immobilizzata una parte dei carri del nemico, ridotta al silenzio la sua artiglieria, snidati i difensori sovietici dalle case, pronunciatasi l'azione aggirante dell'Edolo, il paese veniva sgomberato dall'avversario, che subiva gravi perdite, ed occupato dagli alpini. All'imbrunire la colonna proseguiva su Ladomirovka, raggiunta nella notte. Durante la marcia nuove forze sovietiche, in parte corazzate, sopraggiungevano da sud, investendo la colonna sul fianco. Per non essere travolta, la colonna deviava su Varvarovka, dove il battaglione Morbegno, scontratosi con altri reparti nemici provenienti da nord, si impegnava in una cruenta lotta e si sacrificava per dare modo al resto della colonna di salvarsi deviando verso ovest.

La Divisione Vicenza si rimetteva in marcia nella notte, con tre semoventi tedeschi, quasi privi di munizioni. Giunta a Sceljakino, la trovava fortemente presidiata da unità motocorazzate nemiche, ritornate a schierarsi sul posto dopo essere state allontanate dalla Tridentina. Un primo attacco mosso dai resti del II/277° veniva respinto e doveva essere ripreso dall'intera colonna, con l'appoggio dei semoventi tedeschi. La colonna italiana penetrava nell'abitato, immobilizzava i carri armati sovietici, sconvolgeva gli apprestamenti difensivi, ma nuove forze russe attaccavano la coda della colonna distruggendo il Quartier Generale della Divisione ed una aliquota del CLVI battaglione mitraglieri divisionale.

L'azione della Vicenza era servita a svincolare reparti della Tridentina e tedeschi. Alle prime luci la Divisione Cuneense riprendeva la marcia su Lymarevka, raggiungendola alle ore 12. Il 1° alpini si univa alla colonna, ma veniva attaccato da tre carri armati russi. Superato l'attacco, il reggimento sostava a Lymarevka. II resto della Divisione proseguiva su Novo Dmitrovka, che, occupata dal nemico, veniva conquistata dal battaglione Dronero e dal IV battaglione misto genio. La Divisione subiva la perdita di centinaia di alpini rimasti assiderati lungo l'itinerario. Alla sera il Comandante della Divisione dava facoltà, a chi intendesse valersene, di lasciare la colonna per tentare di salvarsi isolatamente.

Il movimento della Divisione Julia diveniva più faticoso e pesante. Al mattino i resti dell'8° alpini, nella zona di Novo Georgevskij, venivano raggiunti, circondati e catturati dal nemico. Nella giornata il Comando della Divisione raggiungeva la zona di Sceliakino, dove anch'esso veniva circondato ed attaccato da forze nemiche. Alla fine della giornata, quanto rimaneva del Corpo d'Armata Alpino si trovava incolonnato su di un solo itinerario. La situazione si presentava estremamente confusa per l'addensamento di parecchie migliaia di uomini, tra i quali numerosissimi sbandati tedeschi ed ungheresi. Slitte ed impedimenta sostavano nell'abitato, parzialmente in fiamme e battuto dai cannoni dei carri armati nemici.

I sovietici, sempre informati sulle dislocazioni e sulle direzioni di marcia dei vari scaglioni, consapevoli della necessità dei reparti avversari di sostare al coperto per attenuare le difficoltà climatologiche, impiegando reparti motorizzati precedevano le unità in ripiegamento nell'occupazione degli abitati ubicati sugli itinerari. La lotta per impossessarsi degli abitati stessi era necessità vitale per poter sopravvivere al riparo dal gelo. Altri reparti nemici attaccavano le colonne sui fianchi, cercavano di frazionare le code delle colonne, catturavano i ritardatari consegnandoli nelle mani dei partigiani.

sabato 21 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 21.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

21 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 21 gennaio, per l'impossibilità di recidere un'infiltrazione del nemico su Belokurakino, lo schieramento doveva essere arretrato alla valle Belaja, a nord di Starobelsk. Il Comando del Gruppo di Armate mutava il limite meridionale del settore dell'Armata, che risultava ampliato. All'obiezione del Comando 8a Armata che le ridotte forze disponibili non ne avrebbero consentito neppure la vigilanza, praticamente facilitando le Iniziative del nemico, il 23 gennaio veniva fissato come nuovo limite di settore la linea Kantemirovka - Starobclsk - Liman - ansa del Donez 12 km a nord di Slavjansk - Barvenkovo - Lozovaja. Però l'Armata doveva cedere la 19a Divisione corazzata al Gruppo di Armate Don. Le unità rimaste ripiegavano svolgendo azione ritardatrice.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 21 gennaio il Comandante del Corpo d'Armata, tenuto conto della situazione generale, accertato che la Tridentina aveva sopravanzato le altre Divisioni di circa una tappa, e considerate le condizioni di sempre più ridotta efficienza delle altre Grandi Unità, decideva che la Tridentina assumesse la funzione di avanguardia dell'intero Corpo d'Armata sull'itinerario Kravzovka - Sceljakino - Ladomirovka - Sciabskoje - Nicholajevka - Valuiki. Le altre Divisioni si sarebbero accodate muovendo a cavallo del medesimo itinerario, secondo l'ordine e le località di sbocco nella valle Olchovatka.

Il movimento veniva ripreso dopo che era apparsa evidente l'intenzione del nemico di opporre al movimento stesso successivi sbarramenti sulle rotabili che tagliavano l'asse di marcia, facendo largo impiego di mezzi motorizzati. La Divisione Tridentina muoveva da Novo Charkovka su Lymarevka e Sceliakino, con il proposito di marciare rapidamente, anche a costo di gravi sacrifici, per non dare tempo ai sovietici di organizzarsi su posizioni retrostanti. Inoltre: - eseguire le marcie durante le molte ore di oscurità, per sfuggire all'osservazione del nemico, lasciandolo incerto sulla direzione seguita; - evitare per quanto possibile di percorrere rotabili ed attraversare abitati; - tenere distinti i reparti in grado di combattere dalla massa degli sbandati di varie nazionalità, affinché non fosse rotta la compagine organica ed intralciata l'eventuale azione tattica; - appoggiarsi agli abitati per dare ricovero agli uomini durante le ore di riposo ed attenuare in qualche modo le conseguenze negative della rigidissima temperatura.

Il movimento era ripreso alle ore 2 e l'avanguardia occupava Lymarevka alle 8, togliendola a forze regolari e partigiane respinte il giorno precedente da Novo Charkovka. Il freddo eccezionale della giornata imponeva di non procedere oltre, pur se la località non era in grado di dare ricovero a tutta la massa presente. Dovevano essere abbandonate le ultime autocarrette, per impiegare lo scarsissimo carburante nel traino delle artiglierie. Feriti ed ammalati venivano trasportati a braccia e le slitte trainate da uomini, in un'esemplare gara di solidarietà umana. La Divisione Vicenza si muoveva ormai nella scia della Tridentina e non riusciva a stabilire il collegamento radio con la Cuneense e la Julia, per sopperire alla perdita delle stazioni subita ad Opyt dal Comando di Corpo d' Armata e della Tridentina.

La colonna raggiungeva Lymarevka con una marcia lenta e faticosa che richiedeva assolutamente una sosta nell'abitato, dove per altro una parte degli uomini doveva rimanere all'aperto per l'insufficiente capienza delle abitazioni. Veniva costituita una specie di ospedale per il ricovero degli intrasportabili, affidandoli alle cure di personale volontario. Nella località erano sopraggiunti i Comandanti della Cuneense e della Julia, che ricevevano verbalmente gli ordini del Comandante del Corpo d'Armata. All'alba la Divisione Cuneense giungeva in zona di Postojalyi e verso le ore 12 il 1° alpini conquistava l'abitato con il concorso di un reparto tedesco. Proseguiva su Novo Charkovka, raggiungendola nelle prime ore d'oscurità e sostandovi per la notte. La Divisione Julia da Samojlenkof proseguiva con l'8° alpini ed il gruppo Conegliano su Novo Charkovka e la superava proseguendo verso ovest. Il Comando della Divisione ed il 9° alpini con i gruppi Udine e Val Piave raggiungevano Lesnitscianskij. Di qui il Comando proseguiva su Novo Charkovka, mentre i reparti si fermavano per riordinarsi e consumare il rancio. Attaccati da forti unità nemiche appoggiate da carri armati, venivano quasi totalmente annientati e solamente pochi elementi riuscivano a salvarsi. Il Comando della Divisione si univa ai Comandi della Cuneense e della Vicenza.

Ricordi, parte 21

Ero lì in questi giorni 5 anni fa, ero lì in questi giorni 3 anni fa, avrei dovuto essere nuovamente lì oggi in queste stesse ore... quei posti ti restano addosso e ti mancano come l'aria. Vorrei ancora camminare per ore dove il cielo e la terra si fondono insieme, e poi fermarmi ad osservare per minuti, raccolto nei miei pensieri e nelle mie emozioni.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 20.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

20 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Alle ore 4 del 20 gennaio i superstiti di Kruscilovka contrassaltavano le forze avversarie preponderanti, si liberavano e si aprivano il passaggio su Ivanovka. Colà, riordinati in una compagnia di due soli plotoni, erano avviati ad Iljevka per rinforzarvi il presidio. Durante l'intera giornata il nemico tentava di dilagare da Kruscilovka verso sud e verso ovest, ma veniva contenuto, mentre i reparti lentamente sostituiti dalla 304a Divisione, insieme con altri di artiglieri appiedati, imbastivano una difesa arretrata. In seguito ad ordini superiori, veniva concordato un attacco con il 573° reggimento granatieri (304a Divisione tedesca), da svolgere il giorno 21 dalla fronte Ivanovka - Davjdo Nicholskij in direzione di Kruscilovka. Da parte italiana vi era destinato il III/38° rinforzato da artiglieria.

Mentre erano in corso i preparativi per l'azione, alle ore 20 del 20 gennaio, il nemico attaccava Davjdo Nicholskij. Era contrattaccato e respinto oltre Donez durante la stessa notte dalle forze italiane e tedesche. Nel corso del combattimento a Davjdo Nicholskij, poco dopo la mezzanotte del 20 gennaio, il nemico, con il I ed il II/889°, rinforzati da partigiani, attaccava la compagnia italiana dislocata a Makarof ed entro le ore 7 la sommergeva totalmente. Soltanto pochi fanti riuscivano a ritirarsi su Iljevka. L'azione preparata su Kruscilovka veniva disdetta, per tentare la chiusura della breccia praticata e contrastare la minaccia di aggiramento delle altre forze schierate sul fiume. Era intanto richiesto l'intervento di reparti tedeschi mentre la resistenza continuava su posizioni arretrate.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 20 gennaio la 19a corazzata eseguiva il ripiegamento sull'Aidar, mentre un reparto italiano di bersaglieri motociclisti, rinforzato da due autoblindate, provvedeva a sbarrare la strada Kupjansk - Valujki.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 20 gennaio il Comando di Corpo d'Armata sollecitava il movimento della Vicenza su Charkovka, affinché si portasse ad ovest della valle Olchovatka, ripetendo l'ordine anche alle altre Divisioni. Il Comandante del XXIV Corpo riceveva l'incarico di raccogliere nella zona di Skororyb tutti gli sbandati tedeschi, per organizzare una difesa temporanea della zona, così da assicurare lo sfilamento verso occidente. Alle ore 7, carri armati russi e fanteria autotrasportata attaccavano Opyt, mentre ancora vi si trovava il Comando del Corpo d'Armata Alpino. La difesa degli elementi in posto non riusciva a respingere l'attacco e veniva travolta, malgrado il sacrificio di alcuni reparti. Andavano perduti mezzi di trasporto, carteggi del Comando, tutti i mezzi di collegamento. Si salvava una sola stazione radio tedesca, montata su di un autocarro semicingolato, valida per assicurare il collegamento con il Comando d' Armata, ma non con quelli delle Divisioni.

Il Comando del Corpo d'Armata, passando per la sola via aperta a Skororyb, si spostava a Novo Charkovka. La situazione generale aveva ormai dimostrato che l'offesa nemica proveniva non tanto da est come azione d'inseguimento, ma si sarebbe manifestata in successivi sbarramenti, da rompere nella marcia verso ovest. Pertanto il Comandante del Corpo di Armata decideva la costituzione di una forte avanguardia. La Divisione Tridentina, alle ore 2 veniva attaccata da nord nella zona di Opyt, dove l'anticipato ripiegamento dell'Armata ungherese aveva lasciato scoperto il fianco destro del Corpo d'Armata Alpino. II battaglione Vestone respingeva l'attacco. All'alba, il movimento dei servizi, delle impedimenta e degli sbandati cadeva sotto un intenso fuoco d'artiglieria, mortai ed armi automatiche del nemico che, nella notte, manovrando a largo raggio, aveva delineato un accerchiamento. Seguiva un deciso attacco nemico, a respingere il quale dovevano essere impegnati tutti i reparti. Un contrattacco del II battaglione genio divisionale risolveva favorevolmente la situazione, ma costava al battaglione il sacrificio di due terzi dei suoi uomini.

A Postojalyi il 6° alpini doveva combattere per alcune ore, anche all'arma bianca, per impossessarsi dell'abitato. Dopo breve sosta in esso, proseguiva su Novo Charkovka. Era così superato il primo accerchiamento. In esecuzione degli ordini del Comandante del Corpo d'Armata, il Comandante della Tridentina assumeva il comando dello scaglione d'avanguardia, costituito dal 6° alpini (meno il battaglione Verona), rinforzato dai gruppi Bergamo e Vicenza, dall'artiglieria, dai lanciarazzi e dai carri armati tedeschi. Raggiunta Novo Charkovka alle ore 17, la località doveva essere tolta, combattendo, agli occupanti sovietici (due battaglioni rinforzati da artiglieria, mortai e carri armati). Puntate controffensive dell'avversario venivano sventate.

Il battaglione Verona, che aveva ricevuto il compito di proteggere il fianco destro scoperto, respingeva un attacco e proseguiva la marcia in coda alla colonna divisionale. Il 5° alpini e le restanti unità raggiungevano Novo Charkovka superando il secondo sbarramento nemico. L'avanguardia della Divisione Vicenza, nella notte sul 20, doveva attaccare Lesnitscianskij, dove l'azione del nemico era appoggiata anche da mezzi corazzati e da numerosi mortai. Un movimento aggirante del battaglione Pieve di Teco, riunitosi alla colonna, induceva l'avversario a ritirarsi, lasciando sul terreno tre carri armati ed alcuni prigionieri. La Divisione proseguiva su Postojalyi, agevolando l'azione intrapresavi dalla Tridentina. Per la rimanente parte della giornata i reparti sostavano sulle posizioni raggiunte.

La Divisione Cuneense raggiungeva Novo Postoialovka verso le ore 2, unendosi ad elementi della Julia che combattevano per aprirsi la strada. Un primo intervento del battaglione Ceva, appoggiato dal gruppo Mondovì, costava ad entrambi gravissime perdite, ma senza fortuna. La successiva azione dei battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo non otteneva miglior esito. Verso le 15 era anche attaccata la retroguardia; una batteria del gruppo Val Po andava perduta. Nella considerazione che più a sud altri elementi della Julia (9° alpini) combattevano senza successo, il Comandante della Divisione decideva di cercare più a nord un punto di minore resistenza, dirigendosi su Postojalyi, salvo rientrare poi nel settore di ripiegamento assegnato.

La Divisione Julia per l'intera giornata combatteva per aprirsi il passaggio attraverso le posizioni nemiche di Novo Postojalovka, avendo ricevuto anche il concorso di unità della Cuneense. A sera, il Comando, l'8° alpini ed il gruppo Conegliano si sganciavano dalla lotta e si univano all'azione di aggiramento da nord, operato dalla Cuneense, su Postojalyi. Il 9° alpini con i gruppi Udine e Val Piave, da Kopanki, dove erano stati fermati dal nemico per tutto il giorno, rompevano il contatto dirigendosi su Samojlenkof. L'azione congiunta della Julia e della Cuneense aveva fortemente contribuito alla salvezza della colonna settentrionale del Corpo d'Armata. Questa, già impegnata sulla fronte e sul fianco destro, si sarebbe trovata in gravi difficoltà a sostenere anche un attacco da sud, parato, invece, dalle due Divisioni.

Alla fine della giornata le forze del Corpo d'Armata Alpino avevano perduto buona parte della loro efficienza operativa in quanto: - i battaglioni della Julia erano ridotti a meno di 150 uomini ognuno, appoggiati da pochi pezzi del gruppo Conegliano scarsamente provvisti di munizioni; - la Cuneense si trovava con tre battaglioni duramente provati e priva d'artiglieria; - la Vicenza, già poco adatta ad operare per sua stessa costituzione organica, pure se rinforzata dal battaglione Pieve di Teco, si trovava in pessime condizioni; - la Tridentina era in una situazione migliore e disponeva del rinforzo dei pochi, ma pur preziosi, mezzi corazzati tedeschi.

Il cortometraggio su TeleGranda

Il nostro cortometraggio anche su TELEGRANDA - Telegiornale martedì 17 gennaio 2023.

giovedì 19 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

19 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Durante le ore diurne del 19 gennaio il nemico svolgeva violente azioni d'artiglieria e mortai su Makarof, Kruscilovka e Ilievka. All'imbrunire i presidi italiani di Makarof e di Kruscilovka erano attaccati da formazioni partigiane. Infine, alle ore 22,30 unità regolari sovietiche iniziavano l'attacco di Kruscilovka. II presidio italiano (1 compagnia fucilieri, 1 compagnia mortai, 1 sezione cannoni da 75/27) resisteva tenacemente. I reparti italiani inviati a sostegno, a loro volta attaccati ed accerchiati durante la marcia, riuscivano a liberarsi, contenendo l'attacco che da Kruscilovka tendeva ad Ivanovka.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 19 gennaio, lo stesso Comando insisteva perché fosse mantenuta ancora la linea del Derkul, ma, poiché si erano già verificate infiltrazioni nemiche ad ovest dell'Ajdar, quell'intenzione risultava superata ed il Comando dell'8a Armata ordinava il ripiegamento sull'Ajdar della 19a corazzata. Nel medesimo giorno la caduta di Valujki e la minaccia che si profilava sulla sede del Comando d'Armata a Kupjansk determinavano lo spostamento di esso a Tciugujev.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 19 gennaio il movimento proseguiva con lentezza, attardato dalle descritte difficoltà, secondo le prescrizioni impartite dal Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Tridentina si scontrava con le forze del nemico che ostacolavano la sua marcia ad occidente. La colonna del 6° alpini (con i gruppi Bergamo e Vicenza, il II battaglione misto genio ed i servizi divisionali), che aveva anche il compito di proteggere il fianco destro scoperto del Corpo d'Armata, puntava per Repjevka su Postojalyi e trovava questa località occupata dai russi. Il battaglione Verona muoveva all'attacco ma, dopo alterne vicende, non riusciva ad occupare l'abitato per il sopraggiungere di elementi corazzati russi. Il Verona doveva ripiegare su Repjevka, contenendo la pressione avversaria.

Il 5° alpini (con il gruppo Val Camonica) puntava su Skororyb, donde muoveva per attaccarlo una colonna motorizzata nemica. Nel combattimento che ne seguiva gli alpini riuscivano ad occupare il paese, distruggendo alcuni carri armati, catturando prigionieri e materiali vari. Mentre il Verona era impegnato contro le forze nemiche di Postojalyi, il grosso della colonna raggiungeva Opyt (a sud - est di Repjevka). Di là il battaglione Val Chiese veniva avviato a sostegno del Verona che si era asserragliato a Repjevka. A Opyt erano già arrivati i Comandi dei Corpi d'Armata Alpino e XXIV tedesco, numerosi alpini della Julia e circa mille sbandati ungheresi provenienti dalla 23a Divisione dislocata a sinistra della Tridentina e scompaginata dall'azione del nemico. Durante le ore del mattino giungevano altri sbandati ungheresi ed i resti del XXIV Corpo tedesco, da inquadrare nella Tridentina.

La situazione incerta, aggravata dal fatto che la destra del Corpo d'Armata rimaneva scoperta, e che la Tridentina si trovava in anticipo sul movimento delle altre Divisioni, induceva il Generale Nasci a sostare per l'intera giornata, per poi riprendere l'attacco il giorno successivo nella zona di Postojalyi. Frattanto veniva rinforzata la difesa di Opyt, si riordinavano gli sbandati, per quanto possibile, in reparti di formazione, si concentravano a Repjevka l'intero 6° alpini (meno la 54a compagnia del Vestone) ed i reparti tedeschi. La Divisione Vicenza nelle ore del mattino occupava Samojlenkof dopo breve combattimento. Alle ore 17 riceveva l'ordine del Comando di Corpo d'Armata di proseguire su Lesnitscianskij per concorrere nel giorno seguente con la Tridentina ad un'azione su Postojalyi.

Nella notte ormai scesa, districatasi dalla confusione delle migliaia di sbandati stranieri e dei ritardatari, marciava sull'obiettivo preceduta dall'avanguardia del battaglione Pieve di Teco, rinforzato da un gruppo di artiglieria a cavallo. L'avanguardia, mal diretta da guide ed interpreti, anziché marciare su Postojalyi aveva deviato su Opyt; veniva perciò subito sostituita dal CLVI battaglione mitraglieri divisionale e dall'altro gruppo di artiglieria a cavallo. La Divisione Cuneense non era ancora riuscita a collegarsi con il Comando di Corpo d'Armata. Il Comandante della Divisione aveva, a Popovka, un colloquio con il Generale tedesco Comandante del gruppo di combattimento Rheingold, il quale gli confermava che l'itinerario Rossosc - Olichovatka - Valujki era in mano nemica; era invece controllato da unità tedesche l'itinerario Popovka - Kulascevka - Sceljakino (o Varvarovka) - Valuiki. Pertanto, il Comandante della Cuneense decideva di deviare dall'itinerario assegnatogli dal Comando di Corpo d'Armata.

Distrutti tutti gli automezzi e abbandonato il carreggio, la Cuneense marciava su due scaglioni, con il III/277° in retroguardia. Verso le ore 19 questo reparto era attaccato e sopraffatto da reparti nemici in tuta mimetica bianca, scambiati per tedeschi. Erano anche attaccati e quasi distrutti la 14a compagnia del battaglione alpini Borgo San Dalmazzo e la 72a. Il III/277° era rimasto con la Divisione Cuneense. La 21a compagnia del battaglione Saluzzo, impegnandosi in tenace combattimento, permetteva alla colonna di proseguire su Novo Postoialyi, dove raggiungeva la Divisione Julia impegnata in combattimento.

La Divisione Julia raggiungeva faticosamente la zona di Novo Postojalovka - Soloviev - Kopanki, trovandola fortemente occupata dai russi. Iniziava una lotta che durava per l'intera giornata. Sempre durante il giorno 19, il Comando d'Armata ordinava che i resti del XXIV Corpo tedesco puntassero da soli su Rovenki, mentre il Corpo d'Armata Alpino avrebbe dovuto proseguire nel ripiegamento previsto. Il Generale Nasci, in accordo con il Comandante del XXIV Corpo e con il Generale tedesco capo dell'Ufficio di collegamento, rispondeva che l'ordine era ineseguibile, date le condizioni della Grande Unità tedesca. Il Comando d'Armata accettava, ordinando di accelerare il movimento, puntando su Valujki. Ripetute richieste fatte dal Comandante del Corpo Alpino per ottenere l'intervento di aerei non potevano essere soddisfatte. Lo stesso Comandante sollecitava la Julia e la Cuneense affinché al più presto superassero il solco della valle Olchovatka.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 18.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

18 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Di UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il collegamento a sinistra veniva stabilito, soltanto al mattino del 18 gennaio, da una compagnia tedesca proveniente dalla zona di Luganskaia - Nikolaievka, in seguito a rimostranze mosse dal Comando della Ravenna presso il Comando della Sezione di Armata. Nelle prime ore pomeridiane del 18 gennaio, un disertore russo, presentatosi a Makarof, segnalava che il complesso di forze nemiche esistenti a Dubovoj (1 reggimento fucilieri rinforzato da 1 compagnia mortai, 1 compagnia mitraglieri, 1 compagnia fuciloni controcarro, 1 batteria da 152, batteria da 45 controcarro) sarebbe mosso all'attacco di Kruscilovka il giorno successivo. Le ricognizioni inviate confermavano la presenza del nemico ed il suo saldo possesso di tutti i paesi rivieraschi.

La situazione della difesa, diluita su un fronte così ampio, non consentiva di concentrare forze sulla direttrice minacciata Kruscilovka - Ivanovka. Era solo possibile completare la distruzione dei ponti sul Donez, richiedendo alla Sezione di Armata l'assegnazione di reparti corazzati per una puntata sul maggior nucleo avversario o, quanto meno, per l'impiego come elemento di manovra. La Sezione di Armata (gruppo Fretter Pico) rispondeva che, essendo previsti l'inserimento della 304a Divisione nella difesa del Donez e la cessione a questa da parte della Ravenna di un tratto di circa 7 chilometri di fronte, la Divisione italiana poteva raffittire con le forze sostituite il proprio schieramento.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella notte sul 18 gennaio il Comando del Gruppo di Armate «B» emanava direttive intese a guadagnare tempo ed a coprire il Gruppo di Armate Don: Valujki doveva essere tenuta a qualunque costo, occupando e difendendo la linea alture ad est di Valuiki - Nikitovka - fiume Ajdar, mentre avrebbe dovuto essere tenuta più a lungo possibile la linea del fiume Derkul a sud di Novo Pskof. L'intenzione di far svolgere al XXIV Corpo un'azione su Rovenki (della quale si è detto in precedenza) risultava inattuabile, in quanto Valujki era già minacciata.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Durante la giornata del 18 gennaio l'accerchiamento nemico andava rinsaldandosi: consistenti unità sovietiche erano segnalate a Rossosc, Olchovatka e sulle rotabili che da queste località adducevano al bivio di Postojalyi. Inoltre carri armati nemici e fanterie erano segnalati anche nella zona di Opyt. Il Comando del Corpo d'Armata, confermando gli ordini verbali già impartiti, precisava che i reparti avrebbero dovuto «considerare di operare come in zona di alta montagna», sacrificando tutti i mezzi meccanici e facendo affidamento soltanto su quelli trainati dai muli. La Divisione Tridentina proseguiva la marcia su due sole colonne, iniziando il movimento all'imbrunire.

La Divisione Vicenza muoveva dalla zona di Podgornoe - Popovka su Samojlenkof (Sematoevka). I reparti della Divisione Cuneense, durante la notte sul 18 gennaio, effettuavano ordinatamente i movimenti per abbandonare le posizioni sul Don, fuori della pressione del nemico, tranne che nella zona di Annovka, dov'erano attaccati da forze regolari e partigiane, senza che le unità tedesche del XXIV Corpo fossero in grado di dare protezione. La Divisione Julia ritornava al suo Corpo d'Armata. Essa risentiva pesantemente degli sforzi compiuti nel precedente periodo, che si sommavano ai generali disagi del clima, del cattivo stato delle piste, della insufficienza di quadrupedi e di carburante. Il battaglione Tolmezzo, che aveva perduto l'intera 12a compagnia in combattimento a Meshonki, sulla Tciornaja Kalitva, veniva rinforzato da 300 uomini dell'VIII battaglione complementi, giunto a Rossosc il 13 gennaio. La Divisione, nel corso della giornata si trovava dislocata tra Popovka e Sotniskaia, con il Comando giunto a Podgornoe, via Kurenj - Scrgejevka. Alla mezzanotte il 9° alpini, alla periferia di Popovka, subiva un attacco proveniente da Rossosc.

Onori a Enrico Chiapponi

E' mancato da poche ore Enrico Chiapponi, uno degli ultimi reduci della Campagna di Russia.

martedì 17 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 17.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

17 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella notte sul 17 gennaio, forze nemiche valutate a due reggimenti attaccavano il fronte della Divisione Tridentina, respinte con loro forti perdite dai battaglioni Vestone, Morbegno ed Edolo. Durante la giornata il nemico approfondiva la propria penetrazione verso ovest. Le unità ungheresi, contrariamente alle opinioni espresse in precedenza, avevano lasciato le posizioni del Don e soltanto allora il Comando del Gruppo di Armate autorizzava il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino.

Dopo che la 3a Armata corazzata sovietica aveva rotto lo schieramento del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco e con il suo VII Corpo di cavalleria procedeva su Valujki, le altre forze russe della 6a Armata operanti a sud del parallelo di Kantemirovka iniziavano una forte pressione sul fronte della 19a Divisione corazzata e successivamente sul fronte e sull'ala sinistra della 320a Divisione. Questa, per le sue modeste forze in lento affluire, non poteva far sentire prontamente la propria azione. Si valutava che il nemico avesse due obiettivi: - puntare per la direttrice Kupjansk - Karkov sul bacino minerario - industriale del Donez, tanto per toglierne la disponibilità ai tedeschi, quanto per ricuperarla nel proprio interesse; - avvolgere da nord il Gruppo di Armate Don, che stava rallentando l'avanzata sovietica nel settore meridionale del fronte, sia per tentare ancora il salvataggio della 6a Armata a Stalingrado, sia per consentire il ripiegamento dalla zona caucasica del Gruppo di Armate «A».

L'8a Armata, con la 19a Divisione corazzata, i resti della 21a e quanto era giunto della 320a sviluppava la propria azione in una difesa manovrata, attuando successivi sbalzi verso ovest, appoggiati alle linee fluviali, scendenti da nord a sud, tanto per coprire la direttrice Kupjansk - Karkov e l'ala sinistra del Gruppo di Armate Don, quanto per dare tempo alle unità tedesche (Divisione Gross Deutschland e Corpo corazzato SS) di affluire e svolgere poi la contromanovra che ristabilisse la situazione.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Alle ore 11 del 17 gennaio il Comando del Corpo d'Armata Alpino trasmetteva verbalmente alle Divisioni dipendenti l'ordine di ripiegamento, subito confermato per iscritto, appena ricevuto dal Comando dell'8a Armata. Con esso si orientavano le Grandi Unità alpine a compiere i movimenti regolandoli sulle tre successive linee di attestamento: - ferrovia Jevdakovo - Rossosc; - valle Olchovatka; - valle Ajdar - Nikolaievka.

Nel corso della giornata il Comando del Corpo Alpino riceveva notizia che Postoialyi era stato attaccato ed occupato da carri armati e fanteria autocarrata, provenienti da sud. In tal modo rimanevano bloccati gli sgomberi predisposti da Podgornoe, poiché i sovietici, fin dal giorno 15, avevano interrotto la strada Rossosc - Olchovatka. L'isolamento, realizzato dalle unità corazzate e motorizzate avversarie alle spalle del Corpo d'Armata Alpino, poneva questo nella necessità di operare da solo per aprirsi la strada verso ovest, al fine di raggiungere lo schieramento amico.

Il Comando del Gruppo di Armate «B» passava alle dipendenze del Corpo Alpino i modestissimi resti del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco. Di esso erano rimasti efficienti 4 carri armati, 2 semoventi, 5 pezzi d'artiglieria, una batteria di lanciarazzi. Le Divisioni 385a e 387a, dopo un mese di combattimenti, erano praticamente distrutte ed i superstiti avevano formato drappelli che si erano uniti variamente alle colonne italiane in ripiegamento. Appesantivano il movimento delle quattro Divisioni italiane circa 10.000 sbandati tedeschi e ungheresi, con innumerevoli slitte ed altre impedimenta, protesi piuttosto a cercare cibo e ricovero per la notte, che a prendere parte ai combattimenti sostenuti dagli italiani.

La rottura del contatto col nemico avveniva contemporaneamente su tutta la fronte del Corpo d'Armata all'imbrunire e si sviluppava durante la notte sul 18 gennaio. Nell'ambito delle singole Divisioni si formavano colonne, via via meno numerose e più consistenti. La Divisione Tridentina costituiva tre colonne, che iniziavano il movimento su Podgornoe protette da una retroguardia e raggiungevano nella notte stessa la linea di attestamento alla ferrovia, sulla quale si schieravano fronte ad est. II Comando del Corpo d'Armata, tuttora dislocato a Podgornoe, si univa alla Tridentina, ponendo alle dipendenze di essa una parte delle truppe e servizi del Corpo d'Armata.

La Divisione Vicenza eseguiva il ripiegamento verso la linea ferroviaria, articolata su due colonne. La colonna settentrionale si dirigeva su Podgornoe. Qui i battaglioni Morbegno e Vestone rientravano alla loro Divisione Tridentina. Questa, a sua volta, restituiva alla Vicenza i due battaglioni che aveva avuto alla fine di dicembre. La colonna meridionale si dirigeva su Popovka. A Podgornoe il Comando del Corpo d'Armata stabiliva che 3.000 militari dei reparti e servizi da esso direttamente dipendenti effettuassero il ripiegamento con la Vicenza. La Divisione Cuneense ripiegava in direzione di Popovka, su due colonne protette dal battaglione Saluzzo, lasciato in retroguardia in quanto schierato all'estremo meridionale del Corpo d'Armata e che restava in stretto contatto con le avanguardie avversarie.

Dopo aver iniziato il movimento, il Comando di Divisione perdeva il collegamento con il Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Julia, che nella precedente giornata del 16 gennaio aveva dovuto estendere per 25 chilometri il proprio settore difensivo per sostituire unità tedesche impiegate altrove, si era ritirata sulla sponda settentrionale della Tciornaja Kalitva. Conservava, però, una testa di ponte sulla riva meridionale di quel fiume presso Novo Melniza, difesa dal battaglione Tolmezzo. Su quelle posizioni il battaglione doveva sostenere violenti attacchi del nemico, che riusciva a circondarlo. Rotto l'accerchiamento in un assalto alla baionetta, il Tolmezzo si ricongiungeva alla propria Divisione. Questa, all'imbrunire, riprendeva il movimento in ritirata su due colonne, orientate a proseguire rapidamente su Popovka - Lesnitscianskij.

Serata a Fino Mornasco

Giovedì 26 gennaio 2023 a Fino Mornasco (CO) parteciperò ad una serata dedicata alla Campagna di Russia e racconterò i miei viaggi e le emozioni, grandi e piccole, che mi hanno accompagnato in questi anni. Immagini, storie, momenti, tutto ciò per spiegare la Campagna di Russia... ieri e oggi. Presenterò e proietterò inoltre il cortometraggio che abbiamo realizzato per l'80° anniversario delle ritirate di Russia.

Saranno presenti anche il coro A.N.A. "Sandro Marelli" di Fino Mornasco e Mino De Grandis dell'associazione "I Nuovi del Mulino" che narrerà alcuni brani tratti dai grandi libri di Mario Rigoni Stern.

Vi aspetto quindi dalle ore 20.45 a Fino Mornasco presso la sala polifunzionale "Ottagono" in via Brera per una serata molto molto coinvolgente. Per informazioni chiamare il numero 031.929291 del Comune di Fino Mornasco.

I protagonisti "silenziosi"

Un grosso grazie ai protagonisti "silenziosi" del nostro cortometraggio dedicato a tutti quelli che sono partiti e a tutti quelli che non sono tornati dalla Campagna di Russia.