mercoledì 25 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 26.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

26 GENNAIO.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

La giornata del 26 gennaio appare decisiva per il ripiegamento delle Grandi Unità alpine, che dovettero non soltanto infrangere lo sbarramento predisposto dal nemico, ma anche rintuzzarne l'aggressività, manifestata fino dalle ore della notte, in anticipo alla presa di contatto con le posizioni difensive. L'avanguardia della Divisione Tridentina, attestata allo sbocco ovest di Nikitovka, alle ore 2 era attaccata da forze regolari e partigiane russe. Dopo alcune ore di combattimento, il nemico era respinto. Nei pressi di Arnautovo consistenti unità sovietiche attaccavano la colonna appena postasi in movimento, manifestando l'intenzione di isolarne l'avanguardia (battaglione Tirano e gruppo Val Camonica). Mentre la lotta si sviluppava con alterne vicende, per conseguire il proprio intento, il nemico faceva intervenire forze fresche (che avanzavano cantando). La pronta reazione del 5° alpini travolgeva gli attaccanti e riapriva il varco alla colonna e alla massa raccogliticcia, ormai priva di volontà combattiva, che la seguiva passivamente. La consistenza del nemico in questa azione era valutata a tre battaglioni.

Il 6° alpini, giunto nei pressi di Nicholajevka, iniziava l'attacco dell'abitato presidiato dal nemico. Sebbene l'efficienza dei reparti fosse diminuita a causa dei combattimenti fino allora sostenuti, delle durissime condizioni climatiche, delle privazioni alimentari e della scarsezza delle munizioni, vincendo la violenta reazione di fuoco dell'avversario, i reparti superavano il terrapieno ferroviario situato al margine orientale di Nicholajevka, riuscendo a penetrare nel paese alle ore 11. Ma le forti perdite subite non permettevano di mantenervisi ed i reparti, per quanto rinforzati da altri elementi volenterosi, dovevano retrocedere oltre la ferrovia, conservando su di essa il contatto con il nemico.

Verso il mezzogiorno, giungeva il grosso della colonna che consentiva l'intervento del 5° alpini con l'appoggio di tutta l'artiglieria disponibile per la ripresa dell'attacco. Partecipavano ad esso anche reparti di formazione. Il nemico, la cui forza era valutata ad una Divisione, reagiva con il fuoco di tutte le sue unità e con l'intervento di numerosi aerei. L'azione avversaria otteneva effetti gravissimi sulla massa della coIonna, formata da slitte, quadrupedi, automezzi condotti da militari di varia nazionalità e di vario linguaggio, e, per ciò stesso, difficili da coordinare. L'attacco sferrato con estrema decisione, trascinato nella scia del pochi carri armati tedeschi sui quali aveva preso posto il Comandante della Divisione, portava i reparti nuovamente oltre la ferrovia e alla seconda occupazione nell'abitato.

Tuttavia, le gravissime perdite subite dagli attaccanti, soprattutto tra gli ufficiali, provocavano l'arresto temporaneo dell'operazione. La massa che seguiva avvertiva il pericolo e iniziava un movimento retrogrado. Il sopraggiungere del 5° alpini determinava la ripresa dell'avanzata e tutti gli uomini dell'eterogenea colonna, armati e disarmati, si precipitavano in avanti a valanga, travolgendo tumultuosamente ogni resistenza dell'avversario che subiva forti perdite in uomini, armi leggere e 24 pezzi d'artiglieria. Il Comandante del Corpo d'Armata, in considerazione delle precarie condizioni dei reparti, del loro ridotto armamento e munizionamento ed in previsione di un probabile ritorno offensivo dei russi, ordinava di proseguire il movimento dopo brevissima sosta sull'obiettivo conquistato, così da superare al più presto il solco di Uspenskaia, favorevole al movimento di mezzi motorizzati.

Un altro sbarramento veniva eliminato dal battaglione Edolo. La colonna della Divisione Vicenza riprendeva il movimento all'alba, nell'intento di raggiungere Valujki, ma trovava i numerosi abitati della zona presidiati da elementi avversari. Questi si ritiravano ai primi colpi di mortaio, ma i ripetuti spiegamenti dei reparti cagionavano ritardi nella marcia. La colonna era sovente sottoposta anche ad azioni di mitragliamento da parte di aerei nemici. Verso mezzogiorno la colonna veniva presa sotto il tiro di lanciarazzi, che non potevano essere controbattuti. Le azioni dei partigiani erano sempre più frequenti; le munizioni si stavano esaurendo.

Alle ore 15, la colonna stessa, ridotta a circa 3.000 uomini, era arrestata frontalmente dal fuoco di mitragliatrici, mentre reparti di cavalleria, sbucati da un vicino bosco, apparivano sul fianco sinistro. II battaglione Pieve di Teco prendeva posizione, ma la scarsità di munizioni gli consentiva solamente un'azione di temporaneo contenimento. Cavalleria cosacca, rinforzata da artiglieria e carri armati, si presentava anche sul tergo, completando così l'accerchiamento. Quando un parlamentare avversario intimava la resa entro trenta minuti, minacciando di non dare quartiere ai prigionieri, le possibilità non soltanto di proseguire la marcia, ma quelle stesse di resistere più a lungo, erano oramai praticamente annullate.

Il Comandante della Vicenza recandosi a parlamentare aveva modo di valutare la grande consistenza delle forze avversarie. Accettate le condizioni di resa, il Generale Pascolini rimaneva prigioniero, mentre gli ufficiali che lo avevano accompagnato rientravano presso i reparti italiani per comunicare che era stata accettata la resa. Essi dovevano constatare che i sovietici avevano già catturato l'intera colonna. I due scaglioni della Divisione Cuneense, appena postisi in marcia, erano sottoposti a mitragliamento aereo; si congiungevano quindi formando una sola colonna. Un attacco di reparti di cavalleria era respinto dal battaglione Dronero. Durante la marcia notturna, il 1° alpini perdeva il collegamento con il Comando della Divisione.

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