martedì 20 giugno 2023

Italiani sul fronte russo, quarta parte

Cinegiornali dell'epoca, i nostri soldati sul fronte russo.

Italiani brava gente, parte 4

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia referenza di archivi consultati e citati per intero nella trattazione.

Con la sua concentrazione sulle pene del soldato semplice e sul suo ruolo come vittima, la memoria collettiva della società italiana sulla distruzione dell'Armata italiana in Russia (d'ora in poi siglata corne ARMIR) mostra notevoli somiglianze con gli schemi predominanti della memoria sulla fine della 6a Armata tedesca a Stalingrado, a lungo prevalenti nella Repubblica Federale (fonte Cfr. Wegner, Stalingrad, qui pp. 191 sg.; la citazione susseguente si trova a pag.192). In entrambi i casi fu taciuto il fatto che i propri soldati combattevano una guerra offensiva e non difensiva, non furono prese in considerazione le condizioni politiche generali e la storia della catastrofe venne separata dalla storia della campagna militare che l'aveva preceduta. In questo modo si poterono evitare elegantemente temi spiacevoli come le colpe della guerra e le responsabilità di una politica d'occupazione criminale. In Italia, inoltre, si era sempre pronti a ribattere alle eventuali domande scomode scaricando tutta la responsabilità sulle spalle dei tedeschi. Questo approccio ebbe però due ulteriori conseguenze: da una parte portò a un "ampliamento e destoricizzazione del concetto di vittima" e favorì una visione semplificata degli eventi che non conosceva più né vincitori né vinti ("Stella rossa e penne nere: stessi dolori, stessi eroi", come ha scritto un giornalista italiano nell'aprile 2003 (fonte Paolo Di Stefano, "Corriere della Sera" del 26 aprile 2003, p.27); dall'altra, questa interpretazione non ha contribuito a una rielaborazione critica e scientifica del passato, cosicché si potrebbe fare il seguente bilancio: sulla campagna di Russia si è scritto molto ma, sorprendentemente, si è fatta poca ricerca.

E nel compendio delle direttive del Comando della "Ravenna", che regolavano il trattamento dei prigionieri di guerra e dei civili, si legge: "I comandanti di presidio faranno effettuare saltuarie perquisizioni nelle abitazioni private e adiacenze, nonché accurati rastrellamenti nei boschi vicini per ricuperare armi, munizioni e materiali militari. I civili trovati in possesso di armi siano senz'altro fucilati ed impiccati". (fonte AUSSME, DS II 787, DS Divisione "Ravenna", luglio-agosto 1942, allegato: Comando Divisione "Ravenna" (f.to Edoardo Nebbia) "Popolazione civile - Prigionieri di guerra" del 24/8/42).

Alla fine di dicembre del 1942, quando la catastrofe si era ormai abbattuta sull'8a Armata, il generale Nasci aveva trasmesso alla Divisione "Cosseria" un ordine riguardante la sicurezza delle truppe nel territorio a sud di Rossos. Questo documento ricalcava più il linguaggio tipico di tante direttive tedesche, con minacce di impiccagione e fucilazione, che lo spirito umanitario della grande civiltà romana: "1) Sicurezza sempre in atto sia nei movimenti di trasferimento sia nelle soste, sia nell'azione di pattugliamento e di difesa. 2) Massima diffidenza verso l'elemento civile sia pure trattandolo umanamente. In caso di atti ostili agire con la massima energia dando severi esempi di repressione. 3) Prendere immediati contatti con gli starosta per impegnarli, pena la vita, a cooperare alla sicurezza e tranquillità della zona. Se ritenuto opportuno e su indicazione dello starosta stesso, prendere ostaggi da fucilare qualora si provocassero casi gravi di ostilità a sfondo di tradimento o di mancata parola". (fonte AUSSME, DS II 1094, DS Divisione "Cosseria", novembre-dicembre 1942, allegato 510: Comando Corpo d'Armata Alpino (n° 6830 di prot.op. - f.to Gabriele Nasci) al Comandante della Divisione "Cosseria", Enrico Gazzale, del 28/12/42).

Ad esempio il 3 novembre 1941 il 3° Reggimento Bersaglieri comunicava l'esecuzione di undici spie (fonte AUSSME, DS II 578, DS 3a Divisione celere, ottobre-novembre 1941, allegato 406; Messaggio radio 3° Reggimento Bersaglieri, f.to Aminto Caretto, del 3/11/1941), mentre tre giorni più tardi il cappellano militare Lionello Del Fabbro annotava nel proprio diario che gli italiani avevano fucilato due prigionieri sospettati di appartenere alla polizia segreta sovietica (fonte Cfr. Del Fabbro, Odissea nella steppa russa, p.66).

Una sorte simile toccò nel dicembre del 1941 a due uomini catturati da un Bersagliere e in seguito fucilati come spie (fonte Cfr. Onorino Mascheroni, Un lungo anno, in Fronte russo, vol.I, pp.170-174, qui p.172). Anche se alcuni soldati italiani si rifiutavano di eseguire ordini di questo genere, si trovavano sempre dei commilitoni disposti a fare il lavoro sporco. Un caporale di una compagnia cannoni controcarro, appartenente alla 3a Celere, racconta nelle sue memorie: "In una casa, vicino alle scuole, trovano un borghese che comunica via radio con le truppe russe. Bisogna fucilarlo. Subito. È anche un esempio, si dice. Mi rifiuto, mi ripugna, mi allontano. I soliti volontari con una scarica breve, vicino alla porta della scuola, sopra dei gradini già uguagliati dalla neve praticano la giustizia" (fonte Hermes Stringo, Dopo Gorlowka, novembre 1941, ivi, pp.255 sgg., qui p.256).

Agli inizi di settembre del 1941 Giovanni Messe ordinava infatti senza mezza termini: "Le autorità tedesche segnalano la presenza di nuclei di franchi tiratori sui rovesci delle posizioni presidiate dalle Divisioni. Disporre per il loro rastrellamento ed eliminazione" (fonte AUSSME, DS II 575, DS CSIR, settembre-ottobre 1941, allegato 63: Comando CSIR (n° 5121/op. di prot. - F.to Giovanni Messe) ai reparti sottoposti del 8/9/1941). Dodici giorni dopo il generale comandante del CSIR diede alcune direttive sul trattamento della popolazione civile nella propria zona di competenza. Da una parte sottolineava che i rapporti tra gli abitanti dei territori occupati e i soldati italiani erano complessivamente buoni e vietava rappresaglie contro interi villaggi, dall'altra pero riteneva gli ebrei e i comunisti responsabili delle azioni di sabotaggio e delle imboscate, allineandosi così ai tedeschi: "Nei casi di sabotaggio, abbastanza rari e che sono dovuti a elementi comunisti singoli, soprattutto ebrei, non debbono essere fatte rappresaglie contro tutta la popolazione. Anche nei luoghi ove si sono presentate franchi tiratori si è potuto stabilire che si trattava di elementi comunisti o soldati in abito civile. Quindi in tali eventualità occorre che si indaghi con molto rigore per identificare i colpevoli che, se scoperti, debbono essere raggiunti da un adeguato, inflessibile e tempestivo castigo" (fonte AUSSME, DS II 628, DS Divisione "Pasubio", settembre-ottobre 1941, allegato 224: Comando CSIR (n° 3377 di prot. ris. - f.to Giovanni Messe) del 18/8/1941 a tutti i reparti).

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Da qualche parte nella steppa, ma per qualche minuto al caldo dell'unico "negozio" del villaggio con la nostra guida Sasha; abituati ai nostri negozi e market, quando si entra in queste "botteghe di una volta" è come fare un tuffo nel passato: dal pesce essiccato agli attrezzi per il giardino, tutto in pochi metri quadri di spazio.

Le mappe dello CSIR e dell'ARMIR 22

Le mappe delle operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 - Le operazioni per la conquista del bacino minerario di Krasnu Lutsch (11-14 luglio 1942).

lunedì 12 giugno 2023

Italiani brava gente, parte 3

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Criminali di guerra italiani - Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra" di Davide Conti; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia trattazione dell'autore, relativamente agli altri fronti di guerra in cui si trovarono ad operare le nostre truppe.

Diverso fu il caso del generale Paolo Tarnassi contro il quale l'imputazione era quella di aver ordinato fucilazioni di civili russi nella regione di Kantemirovca tra l'agosto ed il settembre 1942: "L'accusa, come si rileva dalla sintesi dell'atto della commissione della regione di Kantemirovca, consiste nell'aver dato ordine perché fossero fucilati in Kantemirovca nei mesi di agosto e settembre 1942, in più riprese, un certo numero di cittadini sovietici [...] sulla base dei diari storici delle unità che in tale periodo viene ebbero stanza e delle testimonianze di alcuni ufficiali sembra che si debba desumere che non si possa escludere che il generale Tarnassi [...] abbia ordinato [...] che civili russi, sorpresi nell'atto di portare le armi contro le truppe italiane d'occupazione, venissero fucilati [...]".

Le misure di repressione dei civili venivano inquadrate all'interno dei cicli militari di contro-guerriglia chi avevano coinvolto in tutta Europa le popolazioni occupate dalle truppe dell'Asse: "[...] Nel periodo che interessa, e cioè dal 20 agosto al 17 ottobre, venne svolta una sola azione di rastrellamento di nuclei partigiani. Questa azione venne svolta da elementi di camicie nere [...] ma non diede luogo a nessuno scontro con i partigiani. Non è da escludere però che non lo stesso periodo di tempo, da parte della polizia militare, venissero eseguiti arresti di persone sospette di essere partigiani o di svolgere attività informativa a favore dei russi e che nei riguardi di costoro [...] siano stati presi, d'ordine dal generale Tarnassi, i draconiani provvedimenti cui accenna alla nota sovietica [...]". (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.256, "Promemoria sulle accuse mosse da parte russa ai militari italiani secondo quanto risulta dalla nota presentata dal rappresentante sovietico Kostylev al conte Sforza", pp.15).

Le accuse formulate dalle commissioni regionali russe riguardavano arresti, torture, incendi di case e abitati civili, deportazioni e fucilazioni. Anche in questo caso l'intero impianto accusatorio venne rigettato completamente dalle autorità di Roma, come pure la relazione della commissione d'inchiesta della regione di Rossosh che chiamava in causa il tenente colonnello Raffaele Marconi e il capitano dei carabinieri Dante Iovino. (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.256, "Promemoria sulle accuse mosse da parte russa ai militari italiani secondo quanto risulta dalla nota presentata dal rappresentante sovietico Kostylev al conte Sforza", pp.16).

In verità, nonostante le smentite ufficiali fornite alle autorità russe, il governo di Roma, il Ministero di Guerra ed i vertici militari del regio esercito erano consapevoli delle condotte criminali di soldati italiani tanto che loro stessi si erano attivati, durante il periodo di occupazione, per punire atti e reati commessi dai soldati contro i civili russi.

A fare testo in questo senso erano le numerose sentenze di condanna emesse dal Tribunale Militare di Guerra del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.) in relazione a rapine, furti, stupri, fucilazioni ed uccisioni sommari di civili russi. Le sentenze riguardavano sul dati semplici e il più delle volte i reati commessi non rientravano in un quadro generale di politica del terrore o di "guerra ai civili" associabili ad una strategia militare preordinata. Tuttavia le vessazioni ed i soprusi subiti dalle popolazioni rendevano l'idea della forma della presenza militare italiana sul territorio, evidenziando come l'occupazione avesse assunto anche nei gradi più bassi dell'esercito quel carattere di aggressione ben lontano dalla autoassolutoria immagine del "bravo italiano": "soldato di cavalleria MIGALE ROSARIO [...] effettivo della 1a cp. del 6° btg. M.S. del CSIR, condannato con sentenza 9 novembre 1941 ad anni 8 e mesi 2 di reclusione [...] perché il 22 ottobre 1941 in Palwograd (Ucraina) si introdusse nella casa di Stachowskaja col pretesto di eseguire una perquisizione e si impossessò della somma di rubli 1614 alla Stachowskaja. Soldato TRUDUGGIU COSTANTINO [...] effettivo all'82à reggimento fanteria condannato alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena [...] per avere il 27 ottobre 1941 a Diplowuca (Ucraina) per avere rubata la somma di 650 alla suddita ucraina Sparasca Dugua [...] e per aver ucciso con un colpo di fucile il cognato di costei Stefan Stim [...]. Soldato SARNA BARTOLO [...] effettivo della 105a compagnia mista del genio divisione celere CSIR condannato [...] a 6 anni di reclusione [...] per il reato di violenza carnale e atti osceni perché il 19 settembre 1941 in Mogila Ostraja (Ucraina) con minaccia a mano armata costrinse Ksienie Mickailovna a congiunzione carnale in aperta campagna. [...] soldato GREA TEODORO [...] effettivo del 2° battaglione anticarro del CSIR [...] condannato ad anni 3 di reclusione per il reato di violazione di abitazione della suddita Sotokolit Tatiana Sinelnikovo (Ucraina) con la stessa sentenza è stato assolto con formula dubitativa del reato di violenza carnale [...]". (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.257, "Sentenze emesse dal Tribunale Militare di Guerra del Corpo Spedizione Italiano in Russia").

Parallelamente all'assunzione della linea prudente ed attendista suggerita da Quaroni, che sarebbe stata accolta pienamente in seno al governo (fonte Cfr. le note scambiate da Pietro Quaroni e Vittorio Zoppi del 7 e del 25 gennaio 1947 citate in F. Focardi - L. Klinkhammer, "La questione dei criminali di guerra italiani e una Commissione d'Inchiesta dimenticata", in "Contemporanea", anno IV, numero 3, luglio 2001.; CPI sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi ai crimini nazifascisti, cit. p.104. Per la versione integrale dei due testi cfr. anche www.criminidiguerra.it - sezione documenti), e nel pieno di quel processo di elaborazione difensiva che sarebbe culminato, il 6 maggio 1946, dell'istituzione della "Commissione d'Inchiesta per i Criminali di Guerra Italiani secondo alcuni stati esteri" le autorità italiane proseguirono nella raccolta di materiale di controdocumentazione mirante a dimostrare i crimine dell'Armata Rossa contro i militari del regio esercito.

Il materiale constatava di oltre 630 testimonianze, alcune foto ed alcuni rapporti militari delle truppe di occupazione del regio esercito italiano. Tutto cronologicamente compreso nell'arco di tempo estate 1942-settembre 1943. Tra gli episodi più gravi ai quali la documentazione si riferiva veniva menzionata, con supporto fotografico, l'esecuzione avvenuta nel dicembre 1941 presso la località di Orlowo Iwanowka, di venti soldati italiani che, catturati feriti, erano stati uccisi con un colpo alla nuca. Diversi erano poi i casi di soldati morti durante le marce, i trasporti forzati o direttamente fucilati all'atto della cattura come nel caso del 26 gennaio 1943 nella cittadina di Nicolaiev (fonte Cfr. Asmae, Affari Politici 1931-1945, Urss, b.49, "sintesi dei crimini commessi da autorità e truppe russe ai danni dei militari italiani compilata sulla base di oltre 630 testimonianze di reduci dalla Russai").

L'Unione Sovietica, da parte sua, aveva richiesto, fin dal 1944, la punizione di dodici presunti criminali di guerra italiani - senza mai esercitare delle forti pressioni per la loro consegna. Alcuni di essi risultarono in seguito deceduti. L'Unione sovietica processò e condannò per crimini di guerra un piccolo numero di prigionieri italiani (sette persone) che si trovavano sotto la sua custodia. L'ultimo di questi fu liberato e fece ritorno in Italia nel 1954. Fu probabilmente l'accesa polemica antisovietica sorta in Italia dal 1945 sulle sorte dei prigionieri di guerra italiani in Russia ad indurre Mosca ad astenersi da un'energica azione rivendicativa sui criminali di guerra Italiani. (fonte CPI sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi ai crimini nazifascisti, cit, p.97).

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Nella steppa...





giovedì 8 giugno 2023

Invisibili

INVISIBILI - Le storie mai raccontate di chi ha aspettato per anni i dispersi della Campagna di Russia.

Un nuovo progetto prende forma a seguito del Cortometraggio dedicato ai caduti e ai dispersi della Campagna di Russia nell'80° anniversario delle ritirate verificatesi da dicembre 1942 a gennaio 1943.

Vogliamo raccontare una storia parallela a quella dei nostri soldati impegnati sul fronte orientale, una storia che forse in maniera così organica non è mai stata trattata: quella di chi aspettava a casa quei nostri ragazzi, quella di chi non li ha più visti tornare, quella di chi li ha aspettati per anni.

Una serie di interviste, raccolte in un unico progetto, ai parenti dei caduti e dispersi della Campagna di Russia in cui loro stessi raccontano la storia della loro famiglia, portano la loro testimonianza attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.

Se hai una testimonianza viva ed autentica da raccontare e vuoi contribuire al progetto, scrivimi a questo indirizzo email 𝒅𝒂𝒏𝒊𝒍𝒐.𝒅𝒐𝒍𝒄𝒊𝒏𝒊@𝒈𝒎𝒂𝒊𝒍.𝒄𝒐𝒎

martedì 6 giugno 2023

Le fotografie di Mario Bagnasco, 36

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Krasno Orekhovo 11-12-42".

Questa fotografia è davvero un pezzo di storia... è stata scattata solo 5 giorni prima dell'inizio dell'operazione Piccolo Saturno contro le linee italiane.

Ricompense - 2° Corpo d'A. - 32° Btg. cc G. di S.

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - 32° Btg. C/carro Granatieri di Sardegna.

MAVM Tenente CARELLA Antonino, alla memoria
MAVM Tenente ROSSI Marsilio, alla memoria
MAVM sergente RUBIMARCA Fernando, alla memoria
MAVM caporal maggiore ROGNONI Alessandro, alla memoria
MAVM caporale VESCO Benvenuto
MBVM Sottotenente CASCINO Vincenzo
MBVM Sottotenente CHITI Gianfranco
MBVM Sottotenente LEONETTI Lorenzo, alla memoria
MBVM sergente BLE' Jago, alla memoria
MBVM sergente COLETTI Marcello
MBVM sergente SIMONCELLI Luigi
MBVM caporale BARNI Walter
MBVM soldato CASALBONI Bruno
MBVM soldato CUCCAROLLO Antonio
MBVM soldato TESTI Catullo
MBVM soldato VALENTI Paolo
CGVM Capitano BALANI Libero
CGVM Tenente CALATI Italo
CGVM sergente CHIOSTRI Umberto
CGVM sergente SIMONCELLI Luigi
CGVM caporal maggiore PASSADESCO Antonio
CGVM caporale ESPOSITO Arturo
CGVM soldato BEDOTTI Enrico
CGVM soldato CERVINI Emilio
CGVM soldato COLECCHIA Aldo
CGVM soldato IMPERIOSI Tersilio
CGVM soldato NARDECCHIA Ferdinando
CGVM soldato PELLETTI Pietro
CGVM soldato RUBECCA Davide
CGVM soldato TONONI Osvaldo

Italiani brava gente, parte 2

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Criminali di guerra italiani - Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra" di Davide Conti; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia trattazione dell'autore, relativamente agli altri fronti di guerra in cui si trovarono ad operare le nostre truppe.

La documentazione in possesso delle autorità italiane, ed in particolare quella dello stato Maggiore dell'Esercito relativa alle direttive ed ai rapporti sulle operazioni realizzate sul territorio, confermava come "non si potessero escludere" crimini del regio esercito in Urss in ordine a rappresaglie, rastrellamenti, operazioni di controguerriglia: "Viene segnalata la presenza di un gruppo di partigiani poco numeroso nella zona boscosa viciniore di Gorodischtsche. Occorre che detti partigiani siano catturati e distrutti. Pertanto codesto Comando disponga, che una compagnia di fucilieri rinforzata dal 1° plotone mitraglieri e dai 2 mortai da 81, domani mattina 3 agosto, partendo alle ore 3, dalla chiesa di Gorodischtsche si rechi sul posto per eseguire l'operazione [...] l'operazione di rastrellamento sarà diretta da un ufficiale superiore di codesto reggimento che avrà a sua disposizione [...] il capitano CC.RR. Piazza e due CC.RR. Il Generale Comandante Enrico Gazzale". (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.259, circolare del Comando Divisione Fanteria Cosseria, 2 agosto 1942).

Le direttive complessive e le disposizioni indirizzate al "contegno" ed ai "provvedimenti di sicurezza" da parte dei Comandi dei Corpi d'Armata assumevano poi il significato dell'imposizione di un nuovo ordine militare coinvolgendo direttamente gli starosta, cioè i capivillaggio, all'interno della meccanica della repressione antipartigiana e della rappresaglia contro i civili: "L'ambiente nel quale è dislocato il Ca [Corpo d'Armata ndr] (paese di occupazione nemico) [...] è da ritenersi infido. Infatti frequenti sono i casi di aggressione e di atti di sabotaggio perpetrati dai partigiani e della popolazione civile [...] necessita perciò osservare scrupolosamente le norme regolamentari appositamente prescritte [...] Repressione. In caso di aggressione da parte dei partigiani immediata azione di repressione e rastrellamento diretta dal comando dell'unità viciniore nella cui zona o nel cui settore è avvenuto il fatto: - diffida agli starosta di segnalare, sotto pena di gravi rappresaglie e sanzioni, la presenza di partigiani nella zona; - nei paesi nei quali attualmente non vi sono starosta, i comandi di Gu interessati procedano alla nomina di nuovi starosta opportunamente scelti, facendoli responsabili delle mancate segnalazioni e delle aggressioni subite dalle nostre truppe [...] prenderò severissimi provvedimenti. Il generale di corpo d'Armata comandante G.Nasci. (fonte Circolare del Comando del Corpo d'Armata Alpino - Ufficio Operazioni - 2 agosto 1942 in L. Porcari "La Cuneense sulle fronti di guerra" in Istituto Storico della Resistenza di Cuneo e Provincia, "Gli italiani sul fronte russo", Bari, De Donato, 1982, pag.286).

Nelle zone dove i reparti italiani trovavano formazioni partigiane i militari del regio esercito procedevano, secondo le direttive diramate degli alti comandi, all'eliminazione fisica di quelli che venivano considerati banditi: "Dalle 14 di oggi è in corso un'operazione di rastrellamento di banditi segnalati nella zona bassa boscosa di Wissokyi: l'operazione è diretta dal capitano Casini del CC.RR. ed è condotta con le seguenti forze: 1° G.Fucilieri (11) dell'89° ftr. (quella dislocata a Iwanonka); 1 plt. Lanciafiamme, 1a Sez. CC.RR. Il Colonnello Capo di S.M. Giuseppe Stefanelli". (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.259, stralcio del Diario Storico della Divisione Cosseria, 2 e 3 ottobre 1942).

Il governo italiano impostò la sua difesa negando, nella sostanza, l'intero complesso delle accuse formulate dalle commissioni regionali sovietiche, raccogliendo contemporaneamente una controdocumentazione che fosse in grado di indicare le truppe russe come responsabili di crimini contro i soldati Italiani.

Rispetto alle denunce di crimini nella città di Enakievo (Rikowo) che vedevano coinvolti il comandante della divisione "Torino" Roberto Lerici, il comandante della città di Enakievo Luigi Grappelli e Bernardo Giannetti la documentazione italiana affermava: "[...] gli accusati in effetti sono gen. Lerici Roberto, comandante della div. "Torino" dal 13 febbraio 1942; capo genio Grappelli Luigi, capitano addetto genio della div. "Torino" fino ai primi di dicembre del '41 e da quest'epoca incaricato di reggere l'ufficio Affari Civili dello stesso comando; ten.co. medico Giannetti Bernardo, capo ufficio Sanità del comando della div. "Torino". L'accusa, come si rileva dalla sintesi dell'atto della commissione della città di Enakievo (Rikowo) [...] consiste nell'aver promosso la distruzione di un molto ingente numero di stabilimenti sanitari esistenti nella città di Enakievo. (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.256, "Promemoria sulle accuse mosse da parte russa ai militari italiani secondo quanto risulta dalla nota presentata dal rappresentante sovietico Kostylev al conte Sforza").

Da punto di vista dei danni arrecati alla città occupata e contestati dalla commissione sovietica, in particolare a strutture ospedaliere e di ricovero, le autorità italiane respinsero ogni accusa, collegando alcuni danni nell'ambito della battaglia, durata quindici giorni, per la conquista di Enakievo. La relazione Italiana sostenne inoltre che le locali strutture sanitarie, industriali e agricole fossero state danneggiate o distrutte dagli stessi russi nell'ambito di un'azione di difesa anti-italiana mirante a rendere inutilizzabili le infrastrutture della città una volta che essa fosse stata posta da sotto il controllo del regio esercito: "[...] la zona fu occupata inizialmente da reparti delle divisioni 3° Cedere e Pasubio e non dalla div. Torino. Nella zona, e specie in quella di Gorlowka, si combatté accanitamente per quindici giorni. [...] risulta che in questa zona, come del resto in tutte le altre dove i russi sono stati costretti a sgomberare, fabbriche, officine, ferrovie, impianti di qualsiasi genere e specie che potessero servire all'occupante, sono stati rinvenuti distrutti con scientifica meticolosità così come avevano prescritto le supreme autorità sovietiche". (fonte ICSR Fondo Mario Palermo, b.54, fasc.256, "Promemoria sulle accuse mosse da parte russa ai militari italiani secondo quanto risulta dalla nota presentata dal rappresentante sovietico Kostylev al conte Sforza", pp.4).