giovedì 16 aprile 2020

Il sergente nella neve 9

Da "Il sergente nella neve"... Si riprende a camminare. I reparti si confondono fra loro. Si alza un forte vento freddo. Siamo tutti bianchi. Il vento sibila tra l'erba secca, la neve punge il viso. Ci attacchiamo l'uno all'altro. I muli degli artiglieri sprofondano sino alla pancia, ragliano e non vogliono andare avanti. Bestemmie, richiami, urli nella tormenta.

sabato 11 aprile 2020

Il sergente nella neve 8

Da "Il sergente nella neve"... Il sole nel cielo limpido ci riscalda le membra indolenzite e si continua a camminare. Che giorno è oggi? E dove siamo? Non esistono né date né nomi. Solo noi che si cammina. Passando per un villaggio vediamo dei cadaveri davanti agli uscii delle isbe. Sono donne e ragazzi. Forse sorpresi così nel sonno perché sono in camicia. Le gambe e le braccia nude sono più bianche della neve, sembrano gigli su un altare. Una donna è nuda sulla neve, più bianca della neve e vicino la neve è rossa. Non voglio guardare, ma loro ci sono anche se io non guardo. Una giovane è con le braccia aperte, e ha sul viso un lino bianco. Ma perché questo? Chi è stato? E si continua a camminare.

venerdì 10 aprile 2020

Il sergente nella neve 7

Da "Il sergente nella neve"... Fuori feci in tempo a vedere le ultime cannonate che si scambiavano i carri russi e tedeschi. Mentre ero nell'isba non avevo sentito niente. Le ragazze mi avevano fatto dimenticare la guerra per un attimo. Seppi più tardi che il cavaliere passato poc'anzi gridando aveva avvisato i carri tedeschi che si erano appostati fuori dal paese. E i carri russi, ora, bruciavano tutti, e sulla neve si vedevano i segni del breve combattimento: solchi di improvvise virate, di giri viziosi, di fermate brusche, e chiazze nere di olio e di altro. Un carro era stato colpito nei cingoli e i cingoli segnavano la neve come due strisce nere tracciate su un foglio bianco: tristi come moncherini di una cosa già viva. Cadaveri bruciavano vicino ai carri. Dei soldati russi che scesero da un carro caddero subito nella neve.

giovedì 9 aprile 2020

Il sergente nella neve 6

Da "Il sergente nella neve"... Non so quanto ho abbiamo camminato; ogni passo pareva un chilometro e ogni attimo un'ora; non si arrivava mai e non finiva mai. Finalmente ci fermiamo a delle isbe isolate. Sistemo il mio plotone in un edificio in muratura: saranno state le scuole o la casa dello starosta. Vi troviamo anche dei soldati dell'autocentro. Questi sono come i pidocchi: s'annidano dappertutto. E c'è un fuoco, e c'è caldo e persino paglia sul pavimento. Ah! com'è bello buttarsi giù e cavarsi l'elmetto e mettere lo zaino sotto la testa stretti al caldo uno vicino all'altro. Finalmente possiamo chiudere gli occhi e dormire. Ma chi è che mi chiama lì fuori? Andate al diavolo, lasciatemi dormire. Uno apre la porta e fa il mio nome: - Va' dal capitano, ti vuole -.

lunedì 6 aprile 2020

Il sergente nella neve 5

Da "Il sergente nella neve"... Udii la voce di uno che incitava parlando forte in russo. Capii qualche parola: patria, Russia, Stalin, lavoratori. Mandai subito una vedetta per le tane a fare uscire gli uomini con tutte le armi. Uscivano in fretta imprecando; con gli occhi pieni di sonno, socchiusi alla luce del sole. Odoravano di fumo. Dissi: - Non sparate se prima non vi do l'ordine; tenetevi pronti -. Era ritornato il silenzio; di là la voce si era taciuta; di qua tutti erano pronti con le armi puntate. Erano cessati i brontolii, i passi affrettati, i rumori degli otturatori. I russi sorsero in piedi sull'orlo del bosco, vennero sulla scarpata e tutto era ancora tranquillo. Non un colpo di fucile, non un grido. Erano stupiti di quel silenzio. Forse ci credevano già partiti? Si sedettero sulla neve e scivolarono sulla riva del fiume. Ma quando i primi furono ai piedi della scarpata: - Spara! - gridai all'alpino che vicino a me imbracciava il mitragliatore. Una breve raffica, poi improvvisamente tutte le armi spararono, i quattro mitragliatori, la pesante, i trenta fucili, i quattro mortai di Moreschi, i due di Baroni.

domenica 5 aprile 2020

Il sergente nella neve 4

Da "Il sergente nella neve"... Durante l'attacco, quando i russi erano giunti sotto i reticolati, avevo gettato quasi una cassa di bombe a mano. Ma poche scoppiavano; sprofondavano nella neve senza rumore. Allora pensai che forse sarebbero scoppiate levando tutte e due le sicurezze prima di lanciarle e feci così sebbene fosse pericoloso. Ritornò il silenzio. Tra noi e Cenci si sentiva qualche breve raffica di mitra. Sul fiume gelato vi erano dei feriti che si trascinavano gemendo. Sentivamo uno che rantolava e chiamava: - Mama! Mama! Dalla voce sembrava un ragazzo. Si muoveva un poco sulla neve e piangeva. - Proprio come uno di noi, - disse un alpino, - chiama mamma. La luna correva fra le nubi; non c'erano più le cose, non c'erano più gli uomini, ma solo il lamento degli uomini. - Mama! Mama! - chiamava il ragazzo sul fiume e si trascinava lentamente, sempre più lentamente, sulla neve.

sabato 4 aprile 2020

Il sergente nella neve 3

Da "Il sergente nella neve"... Marangoni mi guardava, capiva tutto e taceva. E ora anche Marangoni è morto, un alpino come tanti. Un ragazzo era, anzi un bambino. Rideva sempre, e quando riceveva posta mi mostrava la lettera agitandola in alto: - E' la morosa - diceva. E ora anche lui è morto. Una mattina, smontato all'alba, era salito sull'orlo della trincea a prendere la neve per fare il caffè e vi fu un solo colpo di fucile. Piombò giù nella trincea con un foro nella tempia. Morì poco dopo nella sua tana fra i compagni e non mi sentii il cuore di andarlo a vedere. Tante volte si era usciti all'alba, anch'io parecchie volte, e nessuno sparava. Anche i russi uscivano e noi non sparavamo mai. Perché ci fu quel colpo quella mattina? E perché morì così Marangoni? Forse durante la notte, pensavo, i russi avranno avuto il cambio e questi saranno nuovi. - Bisogna stare attenti e uscire con l'elmetto, - dissi per le tane. Avrei avuto voglia di appostarmi con il fucile e aspettare i russi come si aspetta la lepre. Ma non feci nulla.

Il sergente nella neve 2

Da "Il sergente nella neve"... Nella sua nicchia vicino alla stufa Giuanin mangierà il rancio e penserà: "Ghe rivarem a baita?". Camminavo solo per i camminamenti. Mi fermai accanto ad una vedetta e non dissi niente; guardai da una feritoia la neve sul fiume; non si vedevano più le peste della pattuglia, ma io le avevo e le ho ancora dentro, come piccole ombre sulla neve di luce ghiacciata.

venerdì 3 aprile 2020

Il sergente nella neve 1

Da "Il sergente nella neve"... Venne anche il giorno di Natale. Sapevo che era il giorno di Natale perché il tenente la sera prima era venuto nella tana a dirci: - E' Natale domani! - Lo sapevo anche perché dall'Italia avevo ricevuto tante cartoline con alberi e bambini. Una ragazza mi aveva mandato una cartolina in rilievo con il presepio, e la inchiodai sui pali di sostegno del bunker. Sapevamo che era Natale.