sabato 30 gennaio 2021

Il sottopassaggio di Nikolajewka

Tutti conoscono il sottopassaggio indicato nella cartina dal segnaposto giallo e fotografato nella seconda immagine. Ma fu davvero quello dove passarono i nostri soldati nel lontano 1943?

Nel 2011 durante il mio primo viaggio in Russia il professor Morozov ce ne fece veder un altro molto più piccolo e spostato più a sud, posizionato all'incirca all'altezza della freccia rossa. Il sottopassaggio indicatoci era senza dubbio moderno e probabilmente risistemato rispetto all'originale; e sempre il professore ci disse che abitualmente tutti andavano a vedere l'altro perché più caratteristico e più datato.

Se qualcuno ha qualche informazione maggiore a riguardo ben venga.



L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 9

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), nona parte.

BLOCCO NORD (ALIQUOTE D. «RAVENNA»; 298a D. GERM.; ALIQUOTE D. «PASUBIO » E D. «TORINO).

La notte sul 20, il XXXV C.A. (298a D. germ. e D. «Pasubio» e la D. «Torino» iniziano il movimento di ripiegamento. La 298a D. con aliquote della D. «Ravenna» muove dalla zona di Radtschenskoje-Tereschkowo a quella di Popowka-Makaroff; la D. «Pasubio» si dirige verso sud: dapprima per assumere un nuovo schieramento sul Tichaja, successivamente per adunarsi nel triangolo Arbusowka - Awakusch II - Alexscjewo Losowskaja e organizzarsi a caposaldo a protezione del fianco sinistro delle unità che, nel frattempo, dovevano dislocarsi sul Tichaja. Nel movimento l'unità viene spezzata in due dall'azione nemica: la maggior parte si congiunge a Popowka con la 298a D. germ. e la D. «Torino»; l'altra parte con il comando divisione ed il comando XXXV C.A. prosegue su Schapiloff - Tichomirowskij - Werch Makejewka ove si unirà alla D. «Sforzesca».

La D. «Torino», muovendo in seguito a ordine del comando XXIX C.A. dalla linea del Don, sino allora tenuta, raggiunge compatta, nella giornata del 20, Popowka dove avviene la riunione con le unità suddette. Si costituisce cosi il complesso del blocco nord che prosegue il ripiegamento in direzione sud-ovest. Il giorno 21, la colonna raggiunge Arbusowka dopo estenuanti marce ed aspri combattimenti sostenuti da una parte della colonna (Gruppo cr. Hoffman - 298a D. germ. ed aliquote della D. «Ravenna») per aprirsi il varco e dalla D. «Torino» ed aliquote della «Pasubio» per contenere e respingere l'azione nemica tendente da tergo all'agganciamento. Un duro combattimento di retroguardia fu sostenuto da reparti della «Torino» sulle alture di riva sinistra del Tichaja (21 mattina). Le perdite furono gravi, ma l'azione consentì a gran parte della pesante colonna di sfilare protetta.

Con le truppe italiane, causa la mancanza di carburante, sono rimasti solo tre pezzi da 75/27, quattro autocarri, tre vetture; mancano i viveri. La 298a D. germ., con servizi a traino animale, ha tutti i rifornimenti e rancio caldo che tiene per sé (ad Arbusowka il comando tedesco procede, di forza, allo svuotamento dei serbatoi delle poche macchine italiane ancora al seguito). La colonna rimane assediata nella conca di Arbusowka il 22 ed il 23 sempre soggetta all'azione di forti unità nemiche che tentano di annientarla. Il mattino del 22, d'intesa col comando tedesco, viene deciso di allargare il cerchio per dare un po' di respiro alla difesa. E' un contrattacco generale delle truppe italo-germaniche che, partendo dal centro della conca, diverge nelle varie direzioni contro la sistemazione russa. Dal centro le armi pesanti ed i pezzi di artiglieria accompagnano l'azione.

Le truppe senza più rispettare vincoli organici e prudenziali di combattimento si lanciano di corsa su per l'erta. Si vede un militare montare su un cavallo e con una grande bandiera tricolore spiegata galoppare verso il nemico trascinandosi dietro tutti i suoi compagni. L'avversario è respinto e il raggio dell'assedio è così allargato di un paio di chilometri. Il 23 la situazione si aggrava però di nuovo e viene richiesto alla «Torino» il rinforzo immediato di centurie di formazione. Alle 19 i russi attaccano da nord appoggiati da carri armati. I carri tedeschi e le formazioni italiane e tedesche respingono i reparti russi giunti a breve distanza dal comando della 298a D. germanica. Più tardi un nuovo attacco fa ancora vacillare il fronte.

Nella notte sul 24, la colonna riesce a rompere l'accerchiamento ed a proseguire il movimento verso ovest. Esso ha inizio alle ore 23,30. I russi attaccano da sud e impegnano le truppe italiane costituenti la retroguardia. Sotto la protezione di questa lo sfilamento del grosso prosegue. Il combattimento si protrae fino all'alba, ed un'aliquota dei reparti impiegati non riuscirà più a sganciarsi. Il 26, dopo altra estenuante marcia e continui combattimenti (anche questa volta, mentre il gruppo semoventi tedeschi apre la strada le unità italiane costituiscono la retroguardia) la colonna raggiunge Tscherkowo dove si congiunge a quel presidio per continuare la resistenza.

venerdì 29 gennaio 2021

Campi di prigionia e fosse comuni, parte 10

Grazie al permesso ottenuto dai vertici di U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, di cui faccio orgogliosamente parte, pubblico la decima parte di questo interessantissimo documento relativo ai "campi di prigionia e fosse comuni dello CSIR e dell'ARMIR": la scheda dei campi di Pacta Aral, Piniug, Rudnicnij, Sciucinsk e Spask Zavodsk.

















Il viaggio del 2011, il Don a Belogorje

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... il Don completamente ghiacciato nei pressi di Belogorje, punto estremo a nord tenuto dalla Divisione Alpina Tridentina.



martedì 26 gennaio 2021

Nikolajewka...

Esattamente un anno fa oggi terminava il mio ennesimo in Russia... a volte fatico a definirlo in modo corretto; trekking come mi hanno fatto giustamente notare è riduttivo; forse pellegrinaggio è più corretto. Per me rimane senza definizione, per me è un viaggio del corpo e dello spirito per cercare qualche cosa che trovo, ma mai pienamente come vorrei. Un anno fa a quest'ora eravamo in treno destinazione Mosca e poi il giorno dopo l'Italia. Anche noi siamo passati da Nikolajewka e siamo andati oltre. Anche 78 anni fa altri uomini passarono di lì e andarono oltre. Ma ora il mio pensiero si ferma a chi lì è rimasto.

Quella che vedete in foto è la lapide che ricorda i nostri caduti nella battaglia di Nikolajewka; è posta qualche chilometro fuori dall'abitato, ma non in un posto casuale. Io vi riporto ciò che le persone che sono state prima di me in Russia mi hanno sempre raccontato. Finita la battaglia il terreno era disseminato di corpi, italiani e russi. I nostri soldati sono stati nel tempo raccolti e portati fuori dall'abitato, esattamente dove oggi c'è la lapide e qui lasciati. Io non so se al tempo e in primavera fosse poi stata scavata un'enorme fossa per gettare tutti i corpi o meno. So però che attorno alla lapide anche oggi c'è una sorta di fosso quasi circolare, esattamente dove crescono le piante che si vedono in foto e i corpi o quello che ne resta è ancora lì.

Ora io non so se sia vero o meno, ma mi è sempre stato detto che sono i russi a non volere che si scavi per recuperare nulla. Non so quale sia la verità. So però che loro sono ancora tutti lì e mi chiedo se qualche istituzione italiana ha mai provato a verificare, se qualcuno ci ha mai provato a riportarli a casa. Quando si cammina nella steppa russa si sa che ad ogni metro si può passare sopra i resti un nostro caduto, ma qui sappiamo che ci sono e ce ne sono tanti. E' forse giusto lasciarli lì? Io sinceramente non lo so. So però che se fosse per me li riporterei a casa tutti quanti.

lunedì 25 gennaio 2021

Il viaggio del 2011, Morozov e Vittorio

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la fotografia ritrae a destra il famoso Professor Alim Morozov di Rossosch, nostro accompagnatore durante il viaggio; a sinistra Vittorio. Vittorio aveva all'epoca oltre 70 anni, ma volle unirsi al nostro viaggio invernale per cercare notizie di quel fratello mai tornato ed inquadrato nel I o nel IV Battaglione Chimico. Ricordo ancora quando al nostro rientro a Mosca da Rossoch con il treno notturno raccontò con le lacrime agli occhi la storia sua e della sua famiglia, così colpita dalla scomparsa di un figlio, di un fratello... disperso in Russia. Riuscì a farci commuovere tutti quanti...

Onori a Raoul Achilli

Domani è il 26 gennaio e per chi ha nel cuore le vicende della Campagna di Russia il pensiero non può che correre alla battaglia di Nikolajewka. Ci sarebbero tanti episodi da narrare e tante storie da menzionare, ma quest'anno che a differenza degli anni scorsi non sarò fisicamente in Russia, vorrei ricordare un ragazzo di 21 anni, pesarese di nascita ma legnanese di adozione. Il suo nome è Raoul Achilli, giovanissimo sergente del battaglione alpini "Edolo", 5º Reggimento alpini, 2ª Divisione alpina "Tridentina".

Raoul Achilli era un grandissimo amico di Mario Rigoni Stern (il primo a sinistra nella fotografia, il secondo a destra) che lo ricorda così nel suo libro "Il sergente nella neve": "[...] Anche Raoul mi ha lasciato quel giorno. Raoul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giù per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morì sulla neve. Raoul che alla sera prima di dormire cantava sempre "Buona notte amore mio". E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi "Il lamento della Madonna" di Jacopone da Todi [...]".

Raoul morì come tanti altri ragazzi su quella discesa che porta dalla sommità delle colline che sovrastano Nikolajewka alla ferrovia e al famoso sottopassaggio. Vidi nel 2011 per la prima volta la discesa e ho sempre provato ad immaginarmi quei momenti. Dopo aver conosciuto la storia di Raoul Achilli, ogni volta che sono a Nikolajewka, non posso che associare i miei pensieri a questo povero ragazzo di 21 anni. Quanti altri Raoul erano distesi su quella lunga discesa?

Questa la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare: "Saldamente addestrata al cimento la sua squadra esploratori, chiedeva ed otteneva di impegnarla in azioni rischiose che in più riprese affrontava con perizia, audacia, elevato sprezzo del pericolo, riuscendo a conseguire tangibili successi in ardito colpo di mano compiuto oltre le linee nemiche. Durante un aspro combattimento, ferito mentre alla testa della sua valorosa squadra assaltava munite posizioni, manteneva imperterrito il suo posto di dovere e persisteva audacemente nell’impari strenua lotta malgrado tre successive ferite. Indomito, non si abbatteva e trovava ancora la forza per guidare l’ultimo audace assalto. Colpito in pieno da una raffica di mitragliatrice ad obbiettivo raggiunto con tanto nobile sacrificio e singolare valore, cadeva sul campo dell’onore. Luminoso esempio di salde virtù militari. Fronte russo, 15-26 gennaio 1943".

sabato 23 gennaio 2021

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 8

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), ottava parte.

IL RIPIEGAMENTO DELL'ALA DESTRA DELL'ARMATA.

Il 17 dicembre - seconda giornata della battaglia di rottura - in relazione allo sfavorevole sviluppo delle operazioni nel settore del II C.A. e tenuto conto che le forze accorrenti da tergo erano ancora lontane, il comando dell'Armata prospettava al comando tedesco la necessità di un ampio arretramento sino alla ferrovia Kantemirovka - Millerowo per ricostituire una difesa continua economizzando forze ai fini della manovra. Ma il comando Gruppo Armate non concordava in tale concetto ed impartiva ordini ispirati al criterio di cedere terreno il meno possibile. L'attuazione di questi ordini risultò però infirmata dall'arretramento in val Levaja effettuato dalla 298a D. germanica, che ampliò in modo irreparabile il vuoto già esistente nella difesa, e dalla mancanza di riserve in posto che potessero ridurre, come disposto, le zone di sfondamento.

Ancora una volta, il 18, il comando Armata prospettò al generale tedesco di collegamento la necessità di immediati provvedimenti per un ampio arretramento delle unità minacciate; ancora una volta il concetto della difesa in posto ritardò e successivamente frazionò quelle misure che la realtà della situazione imponeva: "il Führer vuole che si resista ad oltranza". Soltanto alle ore 10 del 19, in base a disposizioni del comando Gruppo Armate, verbalmente comunicate dal generale tedesco di collegamento, il comando dell'Armata italiana poté finalmente ordinare il primo ripiegamento sul fronte del II e XXXV C.A. mentre, già dal 17, il comando Gruppo Armate aveva predisposto l'arretramento allo Tschir dell'ala destra del XXIX C.A. (D. «Sforzesca»), in relazione a sfavorevoli avvenimenti nel contiguo settore della 3a Armata romena dei quali il comando Armata ebbe soltanto allora prima notizia indiretta (Il comando tedesco non aveva consentito l'invio di ufficiali di collegamento italiani presso le armate vicine affermando che bastavano i propri uffici di collegamento, già collegati fra loro).

Il provvedimento sul fronte delle divisioni che da nove giorni erano duramente impegnate nella battaglia giunse però tardivo e superato dagli avvenimenti così come lo furono le successive disposizioni emanate dal comando Gruppo Armate nel pomeriggio dello stesso giorno intese a costituire una linea più arretrata: Ticho- Shurawskaia - Meschoff - valle Tschir. Ormai il movimento delle unità corazzate russe nel solco del Bogutschar verso sud era in pieno sviluppo. Esse raggiungevano il 20 Djogtewo ove, riunendosi il 21 con unità carri armati provenienti dal settore della 3a Armata romena lungo la linea Astachoff - Kaschari, completavano l'accerchiamento del XXXV e XXIX C.A. I movimenti di ripiegamento delle G.U. dalla linea del Don si effettuano: dapprima, mantenendo una larga fronte e contrastando l'avanzata del nemico; successivamente, in colonne moventi su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti ed alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul tergo.

Alcune G.U. (298a D. germ., D. «Torino», D. «Sforzesca») riescono ad effettuare tutto il ripiegamento unite; altre si scindono, per effetto del combattimento, in blocchi di varia consistenza. La successiva riunione di questi blocchi, resa ardua in primo tempo dalle forti infiltrazioni nemiche e dalla difficoltà di comunicazioni, è poi facilitata dalla ricerca della via di minor resistenza che li porta a muovere su itinerari convergenti. Si formano due blocchi principali: - un blocco nord costituito dalla 298a D. germ., dalla D. «Torino», da forte aliquota della D. «Pasubio» e da una aliquota della D. «Ravenna»; un blocco sud costituito dalla D. «Sforzesca», da aliquote della D. «Celere» e della D. «Pasubio», dal comando del XXXV C.A. con elementi vari e dal comando del XXIX C.A. con il Gruppo Schuldt. Più tardi si aggregheranno alla colonna anche i resti della 7a D. rumena.

Per quanto riguarda la D. «Cosseria», come già ricordato essa cedette la responsabilità del proprio settore alla 385a D. germanica il 16 dicembre, ma reparti in linea continuarono a combattere frammisti alle truppe germaniche. L'89° fanteria, passato successivamente alle dipendenze della D. «Cuneense», ritirato dalla linea il 20, ripiegò lungo la valle del Kalitwa per raccogliersi nella zona a sud-ovest di Rossosch (Lisinowka). Ivi si riunirono anche le truppe che, col comandante la D. «Cosseria» erano affluite in primo tempo a Ssofiewka (una aliquota del 90° ftr., il 108° art. ed i rep. del genio). Residui del 90° e di due btg. cc.nn. («Leonessa») invece, forzato, la notte sul 18, unitamente a truppe tedesche, uno sbarramento del nemico a Zapkowo, seguirono gli altri superstiti elementi del reggimento che, sotto la spinta degli eventi, avevano ripiegato su Taly e Kantemirovka e con essi si raccolsero insieme ai resti della D. «Ravenna» nella zona di Woroscilowgrad. Il comando del II C.A. cedette il 18 la responsabilità del proprio settore al comando del XXIV C.A. germanico.

Questo affluire di diverse colonne da vie convergenti su due itinerari comuni conduce, però, a sovrapposizioni, intasamenti e frammischiamenti che ostacolano e ritardano il movimento, accrescendo le difficoltà operative aggravate dalla rottura dei collegamenti e dall'inefficienza delle stazioni radio che rendono impossibile l'azione di coordinamento.

Cargnacco 2021

Il 26 gennaio sarà la Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio Alpino.

Domani domenica 24 alle 11 verrà celebrata la Santa Messa presso il Tempio di Cargnacco. Verrà successivamente depositata una corona alla presenza dei rappresentanti locali di Unirr, con lo storico Medagliere, e dei Gruppi ANA della zona con le loro insegne e gagliardetti. Sarà presente il Ten. col. M. Fioretti, direttore del Sacrario di Redipuglia e del Sacrario di Cargnacco, in rappresentanza del Commissariato per le Onoranze ai Caduti. Unirr sarà rappresentata dal Presidente della Sezione Friuli, prof. Paolo Pascolo.

La cerimonia, per noti motivi sanitari, si svolgerà in forma ridottissima. Unirr Nazionale nel ricordare il 78° anniversario della Battaglia di Nikolayewka onora tutte le Divisione che si sono sacrificate per permettere a quello che restava dell’Armir di poter ritornare in Patria.

Domani tutti gli Associati Unirr e tutti coloro che hanno legami di parentela con i Reduci di Russia, con i Caduti e i Dispersi di quella tragedia, saranno spiritualmente presenti con il nostro Medagliere.

Fonte U.N.I.R.R.

Ritirata di Russia, Il reduce, filmati, foto, storia

A cura di Titano Pisani, soggetto di Stefano Gambarotto, realizzato dall'emittente CAFE TV24. Si ricostruisce la tragica storia della ritirata di Russia con la testimonianza di uno degli ultimi reduci, Giuseppe Bassi, classe 1919, prigioniero dei russi dal 1942 al 1946.

Il viaggio del 2011, il Don a Staraja Kalitva

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... il fiume Don completamento gelato e ricoperto di neve a Staraja Kalitva, all'epoca presidiata dai reparti della Divisione Alpina Cuneense.



venerdì 22 gennaio 2021

Campi di prigionia e fosse comuni, parte 9

Grazie al permesso ottenuto dai vertici di U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, di cui faccio orgogliosamente parte, pubblico la nona parte di questo interessantissimo documento relativo ai "campi di prigionia e fosse comuni dello CSIR e dell'ARMIR": la scheda dei campi di Livenka, Mali Sozim, Nekrilovo, Nisnij Taghil e Oranki.















2018 e poi 2020

Cosa riporti a casa da un viaggio intenso e particolare in Russia? Tante, tantissime cose, alcune anche molto personali. Ma fra le tante che ogni volta mi legano ancora di più a quei ragazzi e a quei posti, ci sono loro, i miei compagni di viaggio... 2018 e poi 2020.

Al di là delle affinità che ognuno di noi può trovare nelle altre persone e magari non in tutte, resta fortissimo il legame di avere vissuto insieme un'esperienza per noi unica che ci ha segnato per sempre e che ci rende "legati" in un modo particolare. Io li ricordo tutti con un sorriso e quando dico tutti intendo proprio TUTTI. Anche se non ti senti per settimane o mesi quel legame c'è, forte.

E soprattutto in questi giorni nei quali eravamo là tutto riaffiora; vengono in mente i visi di tutti, i momenti particolari che tutti hanno condiviso o vissuto in mezzo agli altri. E quando torni in Russia ti mancano tutte quelle persone che sono state con te la volta prima ed esattamente con tutti loro vorresti rifare da capo lo stesso viaggio.



giovedì 21 gennaio 2021

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 7

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), settima parte.

FRONTE DELLA D. «PASUBIO» (XXXV C.A.) - L'azione nemica iniziata all'alba del giorno 16 con forze preponderanti (unità di due divisioni) sulla destra ed al centro del settore fra Krassnogorowka e Monastyrschina, riesce a sommergere alcuni capisaldi avanzati ed accerchiarne altri, e, dopo alterne vicende di attacchi e contrattacchi, ad affermarsi ai margini delle balke ad occidente di Abrassonowa ed a cadere sul retrostante vallone separando il presidio di Monastyrschina, che resiste in posto, dalle rimanenti forze della divisione. L'indomani l'azione gravita sull'ala sinistra della «Pasubio» fra Tereschkowa e q.201,1 dove, dopo qualche iniziale successo al centro del settore attaccato, il nemico è contenuto e respinto da nostri contrattacchi. Nei successivi giorni 18 e 19, sino all'inizio del ripiegamento determinato dagli sfavorevoli avvenimenti sul fronte del II C.A. il nemico svolge saltuarie azioni di attacco, che coinvolgono anche la estrema sinistra della D. «Torino» vivacemente controbattute dalle nostre truppe.

Nel settore della D. «Pasubio» l'avversario non consegue perciò la rottura del fronte. La resistenza della «Pasubio», soggetta ad azioni convergenti sia di fuoco che di urto, costò alla divisione ingenti perdite: circa 1.900 tra caduti e dispersi e 5.600 tra feriti, congelati ed ammalati sgomberati dal 1° al 19 dicembre, ma valse a sbarrare una direttrice d'attacco, quella del saliente di Ogolew, che avrebbe portato l'avversario a meglio sfruttare lo sfondamento attuato sul fronte del II C.A. La 298a D. germanica che, insieme alla Pasubio costituiva il XXXV C.A. non è stata direttamente interessata nell'attacco nemico. Come abbiamo visto ripiegò la sua ala sinistra, prima in valle Bogutschar e poi in val Levaja in seguito alla falla verificatasi sul fronte del II C.A. Contribuì alla difesa del settore della «Pasubio», nella giornata del 18, con l'intervento di un reggimento su due battaglioni.

FRONTE DELLA «CELERE» (XXIX C.A.) - Il mattino del 17, il nemico attacca sul fronte del 6° bersaglieri. L'attacco condotto da 4-5 btg. rinforzati progredisce il 18 e il 19 in val Levaja in direzione di Meschoff. Nel contempo i sovietici tentano di aggirare l'ala sinistra dello schieramento del 3° bersaglieri che resiste in posto sulla linea del Don benché fortemente premuto e minacciato a tergo. In tre giorni di combattimento la «Celere» contrastando palmo a palmo il terreno, sbarra la direttrice Meschkoff-Djogtewo lungo la quale si dirige lo sforzo nemico. Un gruppo tattico di formazione - del quale fan parte 2 btg. della «Sforzesca» (il Gruppo tattico, costituito con i battaglioni III/53, II/54, XIII btg. bers. e 2 gruppi di artiglieria, è posto agli ordini del vice comandante della «Sforzesca») - concorre all'arresto dell'avanzata contrattaccando dalla zona di Warwarin in direzione della confluenza del Tichaja col Don.

La mattina del 19, la situazione è la seguente: la legione croata ed il 3° bersaglieri tengono le loro posizioni sul Don. Un btg. (di destra) del 6° bersaglieri tiene anch'esso le posizioni sul Don ed è collegato con la «Sforzesca». I resti degli altri due btg. del 6° bers. (VI e XIX) dopo due giorni di violenti combattimenti fronteggiano l'avversario ad oriente di Melowatyi. Ed il 19 il comando del XXIX C.A. germanico ordina il ripiegamento sulla linea del Tichaja per assumere la difesa del settore Meschkoff-Prowalskij. (Alla sinistra avrebbe dovuto schierarsi la D. «Torino», alla destra la D. «Sforzesca»). La situazione è delicata per le difficoltà in cui vengono a trovarsi le truppe del settore nord (3° bers., legione croata, 120° art.). Alle ore 23 dello stesso giorno giunge al com. della D. «Celere» l'ordine del XXIX C.A. germanico di ripiegare in direzione di Kaschary per strade secondarie non essendo più opportuno tenere la linea del Tichaja data la presenza di due corpi corazzati russi sulla strada Djogtewo-Meschkoff. La divisione dovrà riunire le forze in ripiegamento su Kaschary per schierarle a difesa della valle Tschir nel tratto Ilitschewka Napoloff - q.193 (nord di Swch. Donskoj).

Il 3° bers., la legione croata e il 120° art. cercano di sfuggire all'accerchiamento dirigendosi su Meschoff. Verso mezzogiorno del 20 prendono contatto col nemico e lo attaccano. Il combattimento continua violento fino a notte inoltrata, ma l'attacco fallisce. ln serata, a Popowka, ove, presso il I C.A. romeno, la «Celere» ha stabilito temporaneamente il proprio posto di comando, giungeranno soltanto 350 uomini del 6° bers. col comando del reggimento e un'aliquota di artiglieria. Per sei giorni la battaglia ha infierito su un fronte di quasi 200 km. da Nowo Kalitwa al Tichaja. Aspri combattimenti condotti di notte e di giorno, nelle dure condizioni climatiche dell'inverno russo, hanno segnato le tappe di questa tormentosa vicenda.

Nella cruenta battaglia che ha condotto alla rottura della difesa sul fronte del II C.A. ed all'avvolgimento dell'ala destra dell'Armata l'urto maggiore è stato sostenuto dalle nostre unità in linea («Cosseria» e «Ravenna»), i cui resti hanno continuato a combattere sino al 19 dicembre e combatteranno ancora sul Donez. Le sole forze disponibili all'inizio della battaglia hanno rallentato la spinta offensiva. Tutto è stato gettato nella lotta: ferrovieri, pontieri, artieri, truppe chimiche, tutti, armati di solo fucile, hanno dato il loro contributo di sangue. La 27a D. cr. tedesca, sempre restia a ricevere ordini diretti, si prodigò specialmente ad aiutare la 385a D. germanica, limitando il concorso a favore della «Ravenna» all'azione controcarri. In complesso poco poté fare praticamente per impedire l'allargamento della falla e nulla o quasi per proteggere il ripiegamento della divisione.

Le forze richiamate dal tergo (387a D., Gruppo Schuldt e Gr. Fegelein) o da altri settori (D. «Julia») poterono intervenire soltanto con aliquote delle loro unità, negli ultimi giorni della battaglia a situazione già pregiudicata. Negli altri settori dell'ARMIR (D. «Pasubio» e «Celere), la nostra difesa non ha consentito al nemico, per quanto prevalente, per forze e per mezzi che il conseguimento di modesti risultati in campo tattico. Anche sul fronte della D. «Torino» nostri contrattacchi hanno eliminato infiltrazioni determinatesi sulla destra del settore e sull'estrema sinistra (in zona Passeka) contenendo il nemico, che, riuscito dopo alterne vicende a superare la strenua resistenza e ad occupare la q.162,9, tentava incunearsi fra le ali interne delle D. «Pasubio» e «Torino».



Il viaggio del 2011, quota Pisello

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... Quota Pisello e i cippi con i nominativi dei caduti sovietici durante gli scontri dell'inverno 1942/1943; la quota prima di essere tenuta dagli uomini del battaglione Gemona della Julia, faceva parte del tratto di fronte in mano alla Divisione di Fanteria Cosseria.



martedì 19 gennaio 2021

Ricordi, parte 12

Sono i giorni della ritirata... sono i giorni in cui li ricordiamo più intensamente; sono i giorni in cui vorresti essere ancora una volta là e camminare nella steppa, magari nel silenzio più assoluto per provare a capire cosa provarono. Può anche esserci il freddo più intenso, la tempesta di neve più forte, la neve più alta, ma sai sempre che neanche lontanamente puoi avvicinarti a loro. Allora capisci che tutto quello che fai, lo fai per un fortissimo senso di rispetto verso chi non è più tornato. Vieni qui per portarti a casa qualche cosa di quello che è stato, o almeno ci provi. Ho camminato lungo le loro stesse strade nel 2013, nel 2018 e poi nel 2020, e ogni volta è diverso dalla precedente. Ogni volta finisci di camminare, magari sei stanco, magari pensi anche che sarà l'ultima volta che verrai in Russia in questo modo, ma dopo un mese che sei a casa già desideri che arrivi il prossimo inverno per ritornare. Sono i giorni della ritirata più famosa... ma sai che circa un mese prima ve ne fu una altrettanto tragica e purtroppo davvero poco ricordata. Un nome su tutti, Arbusowka: ricordata come la "valle della morte" fu teatro di un'altra ecatombe... su circa 25.000 italiani che vi arrivarono durante la ritirata del blocco Nord delle fanterie, ben 20.500 furono i morti, i prigionieri ed i feriti; solo 4.500 uomini si salvarono... momentaneamente. La vita di tutti i giorni scorre fra problemi e pensieri, ma sai che quando riesci a fermarti e tirare il fiato, il tuo pensiero corre là, sempre a loro, alla neve, al freddo ed al gelo. Non mi aspetto che tutti lo possano capire e comprendere; forse qualcuno potrà anche pensare che queste mie frasi sono una mancanza di rispetto per chi ha vissuto sulla propria pelle tutto ciò, ma non è così. Questo è solo come mi sento io. E' sempre e solo un fortissimo attaccamento verso tutti quei ragazzi, dimenticati da tanti ma non da tutti.

sabato 16 gennaio 2021

Ricordi del trekking ad un anno di distanza

Trekking 2020 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; a distanza di un anno in ricordo di quelle giornate che ti rimangono per sempre nel cuore.

Onori ad Diotalevio Leonelli

Il video postumo del reduce Diotalevio Leonelli creato dall'amico Pierpaolo Venturi, un altro modo per tenere vivo il ricordo e la memoria di quei ragazzi.

venerdì 15 gennaio 2021

Operazione Ostrogožsk-Rossoš'

Cartina originale sovietica relativa all'avvio dell'Operazione Ostrogožsk-Rossoš' da parte del Il Fronte di Voronež: inizia l'offensiva sull'Alto Don contro il Corpo d'Armata alpino e la 2ª Armata ungherese.

Ricordi del trekking ad un anno di distanza

Trekking 2020 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; a distanza di un anno in ricordo di quelle giornate che ti rimangono per sempre nel cuore.

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 6

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), sesta parte.

Per parare alla minaccia viene ordinato alla 298a D. germanica - schierata sul Don fra la D. «Ravenna» e la D. «Pasubio» - di prendere posizione fronte a nord-ovest lungo la valle del Bogutschar; alla divisione alpina «Julia» - sostituita in linea dalla D. «Vicenza» - di tamponare il vuoto tra la 385a e la 298a germaniche; alla 27a D. cr. di coprire il vuoto con azioni mobili. Ma il nemico che attacca tenacemente da 8 giorni impedisce di attuare ogni progetto di ristabilimento mettendo in ritardo e di fronte a situazioni sempre sorpassate le forze accorrenti. La D. «Julia» si porterà sulla destra della «Cuneense» e della 385a germanica - ove cominciano ad affluire anche i primi elementi del Gruppo Fegelein - fronte ad est, e le unità corazzate procedenti alle spalle del nostro schieramento verso ovest verranno arrestate; ma la 298a germanica minacciata sull'ala sinistra da infiltrazioni di carri armati nemici, che nella giornata del 18 raggiungono la val Levaja, chiede ed attua, prima di ottenerne l'autorizzazione, l'arretramento dell'ala sinistra sulla linea Radtschenkoje-Kupinka allargando la breccia già esistente.

Il 18, Taly è investita per quasi tutta la giornata e gli attacchi continuano l'indomani. Il presidio, del quale ha assunto il comando il comandante della D. «Ravenna», assolto il compito di arresto temporaneo affidatogli verrà ritirato il 19 (dopo essere stato sostituito da forze germaniche sopraggiunte al mattino) ed avviato per Simaglejewka su Rossosch (questa aliquota della «Ravenna» rimarrà nel settore del C.A. alpino nei pressi di Rowenki con i reparti della «Cosseria» in riordinamento). Il 19, punte corazzate raggiungono la val Levaja, Kantemirowka e Tschertkowo, interrompendo la ferrovia e minacciando da tergo lo schieramento del XXXV e del XXIX C.A. A Kantemirowka un nostro nucleo (3000 uomini circa, in prevalenza truppe e servizi delle D. «Cosseria» e «Ravenna» e del II C.A.), raccolto nella località la sera precedente, praticamente disarmato di fronte ai carri, non può opporre una valida difesa. L'episodio, spiegabile con le particolari circostanze di fatto, viene artatamente ampliato da una larvata propaganda tedesca.

A Tschertkowo il presidio, costituito essenzialmente da nostre unità complementi, ivi sbarcate la sera prima, respinge invece l'avversario iniziando una resistenza che, successivamente alimentata da altre truppe, infrangerà per 25 giorni i continui attacchi del nemico. Nei giorni 20 e 21, i russi continuano il movimento verso sud raggiungendo Djogtewo dove, riunendosi con unità corazzate provenienti dal settore della 3a Armata romena, chiudono il cerchio a tergo del XXXV e XXIX C.A. A nord, nel settore del XXIV C.A. (il 18, in relazione agli avvenimenti in corso nei settori attaccati il comandante Gruppo Armate ordinava che il II C.A. cedesse la responsabilità del settore al comando XXIV C.A. il quale, provenendo dal fronte della 2a Armata ungherese, aveva stabilito la sua sede a Kantemirovka. Il comando II C.A., ad avvenuta cessione, doveva provvedere alla riorganizzazione delle unità defluite nelle retrovie per costituire al più presto formazioni di combattimento da rinviare in linea), che ha prolungato verso sud lo schieramento del C.A. alpino, la situazione, invece, si consolida. In zona Nowo Kalitwa il contrattacco di un btg. alpini della «Julia» ricaccia il nemico sulle posizioni iniziali.



giovedì 14 gennaio 2021

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 5

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), quinta parte.

LA BATTAGLIA DI ROTTURA.

GENERALITA'. Dal 16 al 21 dicembre si sviluppano le operazioni a fondo per rompere il nostro schieramento ed avvolgere l'ala destra dell'Armata. L'azione nemica si manifesta: con un attacco principale sul fronte del II C.A., da dove spinge sul tergo una branca per accerchiare in coordinazione con un'altra partente dal settore della contigua 3a Armata romena, il XXXV e XXIX C.A. e con attacchi sussidiari sul fronte della D. «Pasubio» (XXXV C.A.), della D. «Torino» e della «Celere» (XXIX C.A.). Nel quadro di questa manovra, a largo raggio, l'azione tattica sul fronte del II C.A., partendo dalle condizioni preliminari realizzate con la battaglia di logoramento, tende a conseguire la rottura della linea di difesa in corrispondenza dell'ansa di V. Mamon e l'aggiramento a breve raggio delle forze laterali, premesse necessarie per lo sviluppo della manovra strategica da realizzare lanciando in profondità robuste punte corazzate. Iniziata il giorno 16, in corrispondenza dell'ansa, la manovra si svilupperà nei giorni successivi minacciando prima l'ala sinistra del XXXV C.A. poi tutto lo schieramento dell'ala destra dell'Armata.

L'AZIONE NEMICA.

FRONTE DEL II C.A. - Alle ore 6 del 16, il nemico che per tre giorni ha preferito accanirsi contro il fronte della «Cosseria» attacca decisamente la «Ravenna». La «Ravenna» resiste nei suoi capisaldi per circa tre ore; verso le 9 parte dei carri armati riesce a penetrare attraverso la linea di resistenza e più tardi ad arrivare sugli abitati di Krassno Orechowoje, Filonowo, Gadiutsche; una inflessione si produce in corrispondenza della destra del 318° rgt. germanico. La breccia, aperta in corrispondenza di q. 158, si allarga fra Dubowikowka e Gadiutsche. Nel pomeriggio punte corazzate sono avvistate nei pressi di Golyi. I capisaldi ad uno ad uno sul fronte sono circondati, distrutti a cannonate o schiacciati dai carri. Restano sul posto fino all'estremo sacrificio anche i presidi dei capisaldi al centro dell'ansa. L'attacco continua durante la notte. Ma al mattino gli eventi precipitano. Tra le 9 e le 10, la situazione peggiora anche sul fronte della 385a D. germanica (già della D. «Cosseria»), Orobinskij è caduto e Zapkow sta per cadere. Il 17, punte corazzate arrivano al solco del Bogutschar, il 18 si spingono verso ovest risalendo la valle per raggiungere la ferrovia di Kantemirovka.



Il viaggio del 2011, quota Pisello

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... Quota Pisello e il monumento dedicato ai caduti sovietici; prima e vera esperienza con il freddo russo che quell'anno toccava temperature di circa 25/30° gradi sottozero ed una percezione ancora maggiore dovuta al vento sempre sempre presente.



mercoledì 13 gennaio 2021

Campagna U.N.I.R.R. 2021

Perché iscriversi ad U.N.I.R.R.? Semmai la domanda da porsi a chi segue e si interessa di queste vicende è perché non iscriversi in U.N.I.R.R.? L'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia è un'associazione che non riceve finanziamenti e vive solo grazie al contributo dei suoi soci; l'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia ricorda e commemora i soldati di tutte le armi che presero parte alla Campagna di Russia, tutti quanti nessuno escluso; l'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia ha costituito ha dato vita ad U.R.P. - U.N.I.R.R. Recovery Pool, un progetto unico nel suo genere che ha quale primario obiettivo quello di effettuare studi e indagini nelle zone legate agli eventi della Campagna di Russia, ma SOPRATTUTTO di localizzare i luoghi di sepoltura e, in cooperazione con gli organi competenti italiani ed internazionali, contribuire fattivamente al recupero dei resti dei militari, affinché questi possano ricevere una degna sepoltura in Italia o nei loro paesi di origine.

Si avete letto giusto... andare in Russia e con tutti i permessi necessari provvedere al recupero dei corpi dei nostri caduti. Quante volte se ne parla? Quante volte giustamente i familiari chiedono questo? Se solo tutte le persone che seguono questa pagina si iscrivessero, U.R.P. - U.N.I.R.R. Recovery Pool potrebbe appena possibile intraprendere diverse missioni per cercare di riportare a casa i resti mortali di qualcuno di questi ragazzi. Alle belle parole di tanti possono finalmente seguire dei fatti concreti! Io sono un socio qualsiasi di U.N.I.R.R. da anni e ho già dato la mia adesione a questo progetto, ma per portarlo a termine serve davvero l'aiuto di ogni persona che ha a cuore queste vicende. Pensateci...

sabato 9 gennaio 2021

Campi di prigionia e fosse comuni, parte 8

Grazie al permesso ottenuto dai vertici di U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, di cui faccio orgogliosamente parte, pubblico l'ottava parte di questo interessantissimo documento relativo ai "campi di prigionia e fosse comuni dello CSIR e dell'ARMIR": la scheda dei campi di Kamescovo, Kizel, Kokand, Krinovoe e Lesnievo.