venerdì 8 dicembre 2017

Prossimo alla partenza

Seconda Guerra Mondiale... prima il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) e successivamente l'Armata Italiana in Russia (ARMIR) furono inviati in Unione Sovietica, nell'ambito dell'Operazione Barbarossa, in appoggio alle altre forze dell'Asse già lì impegnate: circa 230.000 uomini totali dal luglio 1941 al marzo 1943. Al termine della campagna di Russia oltre 90.000 risulteranno caduti sul campo o in prigionia o dispersi. Dispersi... gli ultimi conteggi effettuati in ambito UNIRR (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) indicano in oltre 56.000 tale numero. Oltre 56.000 uomini spariti, scomparsi nel nulla e dei quali probabilmente non si saprà mai più nulla.

Una storia lontana, soprattutto per i più; ma per migliaia di famiglie è una tragedia ancora "viva". Un nonno o un padre letteralmente scomparso. Un numero su un registro per la burocrazia, una vita spezzata per chi non è tornato ma anche per chi a casa lo ha atteso per anni. Perchè ad oltre 70 anni di distanza parlare di questi avvenimenti? Posso raccontarvi la mia storia, una delle tante.

Io e la Russia... è un legame indissolubile che nasce da oltre 30 anni, quando ragazzino ho del tutto casualmente letto i miei primi libri sulla tragedia dell’ARMIR. In famiglia di questi eventi non se ne è mai parlato; di nonni in guerra poco, soprattutto perché il primo è stato un mutilato della Grande Guerra, mentre il secondo ha fatto la campagna di Abissinia e poi niente altro. La mia è sempre stata una famiglia distante sia dalla politica, sia da questi episodi, vissuti con distacco e purtroppo con indifferenza.

Ma dopo quelle prime letture, per me sconcertanti, soprattutto perché mi raccontavano vicende che inizialmente non conoscevo, si è creato questo desiderio “morboso” di sapere sempre di più, di “entrare” in quelle vicende così lontane dalla mia realtà ma soprattutto dalla realtà di molti, di moltissimi.

E ho così scoperto un mondo che non conoscevo, di sofferenze e di dolore; ma non solo verificatesi all'epoca circa 40 anni prima, ma anche e soprattutto attuale e contemporaneo. Figli, mogli, padri e madri che non si erano arresi ad una mezza verità, persone che a distanza di anni speravano e cercavano ancora notizie di un figlio o di un marito partito e mai più tornato. Dapprima leggendo tutto quello che potevo trovare e poi cercando notizie e persone che avevano vissuto quell'esperienza così totalmente devastante, ho iniziato a conoscere le vicende storiche ed umane dei protagonisti.

Negli anni ho letto tutto il possibile che sono riuscito a recuperare e poi con l’avvento del web ho passato ore e ore alla ricerca d’informazioni e di notizie; ho incontrato reduci che, chi più chi meno, mi hanno fatto partecipe delle loro esperienze… ma tutto questo non mi è mai bastato perché il mio sogno o desiderio ad un certo punto è stato quello di andare lì di persona e di camminare sulla stessa terra calpestata da quegli uomini. Forse solo così avrei potuto dare un senso a tutta quella “passione”.

Finalmente nel 2011 sono riuscito a recarmi in Russia una prima volta e successivamente nel 2013, per il 70° anniversario della ritirata del Corpo d'Armata Alpino, ad organizzare un trekking in quelle stesse località.

2017... eccomi finalmente, e dopo 5 anni, alla vigilia di una nuova partenza per un trekking in Russia; anche questa volta seguiremo il percorso della Divisione Tridentina dal fiume Don a Nikolajewka, la famosa località nella quale il 26 gennaio 1943 i resti del Corpo d'Armata Alpino riuscirono a rompere l'ultimo anello della sacca nella quale le truppe sovietiche avevano chiuso le nostre truppe in quel lontano inverno. Questo non è un viaggio o una vacanza, è un'esperienza; non c'è quasi nulla da vedere e quasi nessuno da incontrare. Ma è il solcare la neve in quei posti e in quei giorni... è "solo" questo il viaggio. L'essenza è... la neve infinita, il silenzio, le balke, il freddo e restare da solo con i tuoi pensieri. Lo so che non è un viaggio da tutti ma soprattutto non è per tutti: molti mi chiedono "ma chi te lo fa fare?". Non potranno mai capire, anche perché per capire minimamente dovrebbero leggere e soprattutto dovrebbero aver avuto la fortuna di parlare con i reduci. Io ricordo sempre con tanto piacere anche il (un po') "mio" colonnello Andrioli, reduce della Divisione Julia e prigioniero nei campi sovietici; ricordo i suoi racconti fatti di dolore, quando distoglieva lo sguardo da me per andare a cercare quei momenti e i suoi ragazzi, come lui li chiamava. E io che cercavo di capire senza ovviamente riuscirci. Questo viaggio serve a questo... a capire un po' di più, a non dimenticarli, ad omaggiarli, tutti quanti nessuno escluso.

2017... oggi so che il sottoscritto, insieme a Silvia, Davide, Roberto, Stefano, Giancarlo, Ezio, Andrea, Christian, Federico e Vittorio torneremo in quelle terre lontane, ognuno di noi con una motivazione importante per affrontare questa esperienza. Saranno circa 180 km percorsi nella steppa, in gennaio con il freddo ed il vento, lontani da tutto e da tutte le nostre abitudini quotidiane. Ma so soprattutto che ognuno di noi troverà là, fra quelle balke, quello che cerca.

mercoledì 6 dicembre 2017

Parlano di noi

Alcuni articoli di giornale che parlano della nostra prossima partenza per la Russia.