martedì 30 maggio 2023

Libri: "DON"

La storia è ispirata all’epopea di Rinaldo Battistutti - nonno dell’autore - prima, durante e dopo la guerra sul fronte orientale, verso il quale partì come Artigliere alpino della Julia. Eroi dimenticati, i reduci di Russia, eroi sottoposti a una damnatio memoriae moderna, vuoi per gli scopi del regime, vuoi per la classica memoria corta degli italiani. Alcuni sono tornati, altri sono rimasti là in fosse comuni. Di molti non si conosce ancora la sorte.

Il progetto nasce da una ricerca iniziata una ventina di anni fa, che aveva il semplice obiettivo di scoprire qualcosa in più sulla sorte di mio nonno - spiega Alberto Battistutti - da sempre considerato disperso dopo gli eventi bellici che hanno visto coinvolti decine di migliaia di italiani sul fronte russo nell’inverno del 1942-43.

Era il 2000, quando il governo russo aprì i suoi archivi segreti, rendendo di fatto pubblico che molti dei nostri connazionali, fino a quel momento considerati dispersi, erano invece periti di fame, freddo e stenti nei campi di prigionia o durante il tragitto verso di essi.

Come molte altre famiglie - aggiunge Alberto -, anche noi ricevemmo la fatidica lettera dal Ministero della Difesa, che dette il via a quella che inizialmente era solo una mera attività di studio. La vicenda mi colpì a tal punto che iniziai a scriverla - aggiunge Alberto.

Come molti sapranno, Don era il fiume difeso dagli italiani in quel periodo, un nome che all’interno del racconto ricopre molteplici significati: per chi venne mandato a combattere era il fronte; per i reduci è stato sinonimo di ritirata; per le famiglie a casa era una sola e semplice parola, che simboleggiava un posto remoto da cui i propri cari non sono più tornati.

La trama vede intrecciarsi tre diversi punti di vista: quello di Rinaldo e dei suoi commilitoni durante il gelido inverno russo, quello della moglie Eleonora che cerca di comunicargli della sua gravidanza e, successivamente, quello del figlio Giovanni e della sua ricerca del padre disperso. Ironia della sorte, Giovanni nacque il 15 gennaio del 1943, lo stesso giorno in cui i russi attaccarono il quartier generale degli Alpini, segnando di fatto l’inizio del periodo più duro per i nostri cari, fatto di marce forzate nella neve, senza cibo né equipaggiamento, che ha portato i più sfortunati a morire di stenti nella ritirata o nei campi di prigionia.

La trama: siamo nel gennaio 1943, Rinaldo e i suoi compagni Alpini cercano riparo in un’isba sperduta sul gelido fronte del Don. Gli uomini sono feriti, malati, semicongelati. Tre anni prima lui e l’amico fraterno Mario, semplici operai friulani delle ferrovie, apprendono dell’imminente ingresso in guerra dell’Italia. La notizia è colta con entusiasmo da Mario, il quale parte fiero per adempiere al suo dovere in Grecia. Rinaldo, riluttante a servire di nuovo dopo la Campagna d’Africa, rimane inizialmente a casa, salvo essere richiamato a causa delle perdite subite dalla divisione Julia. Salutata la moglie Eleonora, sale sulla tradotta per la Russia assieme al giovane Angelo, che prende sotto la sua ala.

Mentre gli Alpini si adattano alla nuova vita, Eleonora scopre di essere incinta e prova a contattare il marito, invano. Nonostante le attività dei partigiani e i movimenti della linea facciano pensare a un imminente sfondamento nemico, Rinaldo rifiuta una licenza e rimane con la sua unità, le salmerie dell’artiglieria, subendo così il devastante attacco che obbliga l’intero Corpo a iniziare le operazioni di ritirata.

In Italia, Eleonora dà alla luce Giovanni; in Russia, il marito e i suoi amici capiscono ben presto di essere intrappolati in una sacca assieme alle altre forze dell’Asse. Senza rifornimenti, né equipaggiamento adeguato, i soldati marciano nella steppa, braccati da un nemico che non lascia scampo. Rinaldo accoglie casualmente Mario nell’isba in cui si rifugiano per la notte ed è quest’ultimo, assieme a pochi altri, che rientra a casa.

Negli anni a seguire, l’angoscia per la sorte del marito disperso consuma Eleonora, che continua a lasciare la porta di casa aperta fino al giorno della sua morte. Giovanni invecchia cercando la verità sul padre fino a quando, nei primi anni 2000, riceve una lettera dal Ministero della Difesa con le risposte ai suoi quesiti.

Il libro è acquistabile a questo link https://www.amazon.it/dp/B0BP9RSGJV?utm_source=Facebook&utm_medium=Post&utm_campaign=Don

Italiani sul fronte russo, terza parte

Cinegiornali dell'epoca, i nostri soldati sul fronte russo.

Le fotografie di Mario Bagnasco, 35

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Il viadotto è saltato e la marcia continua agosto 1942".

Italiani brava gente, parte 1

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

ESTRATTI DAL LIBRO "Criminali di guerra italiani - Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra" di Davide Conti; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia trattazione dell'autore, relativamente agli altri fronti di guerra in cui si trovarono ad operare le nostre truppe.

L'elenco dei militari del regio esercito accusati dai russi di crimini di guerra comprendeva dodici nominativi ai quali diverse commissioni regionali sovietiche contestavano reati, come fucilazioni e torture, commessi contro la popolazione civile ed i prigionieri di guerra.

ELENCO DEGLI INVASORI FASCISTI ITALIANI (COLPEVOLI) DEI DELITTI COMMESSI SUL TERRITORIO DELL'URSS CHE ERA TEMPORANEAMENTE OCCUPATO (ELENCO AGGIORNATO AL 1° LUGLIO 1944).

COGNOME NOME: Lerici Roberto
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante della Divisione "Torino", generale

COGNOME NOME: Grapelli Luigi
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante della città di Enakievo, capitano

COGNOME NOME: Giannetti (Giannotti Bernardo)
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Medico della Divisione, Tenente Colonnello

CONTENUTO DEL DELITTO: Nella città di Enakievo della provincia di Stalino hannno distrutto ospedali 13, policlinici 3, dispensari 2, consultazioni per bambini 6, ambulatori di officina e di miniere 12, farmacie 10 e presepi 18

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto 3 ottobre 1943 della Commissione della città di Enakievo


COGNOME NOME: Piliz Fransi
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Capo della guarnigione di Kantemirovca, colonnello

COGNOME NOME: Tarnassa (Tarnassi Paolo)
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Generale dell'esercito italiano

CONTENUTO DEL DELITTO: Nei mesi di agosto e settembre 1942 secondo il loro ordine erano fucilati i cittadini sovietici Sknarin, A.A., Garangia I.V., Pobokin, A.A., Neciaev, E.I., Vascenco, T.M. ed altri

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto della Commissione della regione di Kantemirovca 15 aprile 1943


COGNOME NOME: Piazzo Ferdinando
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante del gruppo degli italiani, capitano

CONTENUTO DEL DELITTO: Nel dicembre 1942 insieme con il gruppo dei soldati italiani nella sezione n.5 di "Zernosovchos" (economia dello stato di grano) della regione di Boguciary ha fucilato 23 uomini cittadini soviatici

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto della Commissione della regione di Boguciary 11 novembre 1943


COGNOME NOME: Romagnoli Giovanni
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante

COGNOME NOME: Badilli
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Ufficiale

CONTENUTO DEL DELITTO: Nell'ottobre 1942 hanno sottoposto a perquisizione la casa della cittadina Bechalova E.S., e il 13 dicembre lo hanno arrestato insieme con sua figlia di 15 anni, hanno sottoposto a torture e hanno incendiato la casa

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto della Commissione della regione di Boguciary 11 novembre 1943


COGNOME NOME: Luigi Giovanni Bisotti
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante della città di Boguciary, maggiore

CONTENUTO DEL DELITTO: Nell'agosto 1942 ha arrestato il cittadino Cigimin M.P. dell'anno di nascita 1904, proveniente dal villaggio Lysegorka, del soviet del villaggio di Salimanovo. Durante l'interrogatorio lo sottoponeva a torture; nel settembre 1942 ha arrestato e mandato nei campi di concentramento i cittadini Kovalev, D.G., Ucrainski, A.I., Scikodin I.A. ed altri

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto della Commissione della regione di Boguciary 19 novembre 1943


COGNOME NOME: Marconi Raffaele
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Capo della zona italiana, tenente colonnello

COGNOME NOME: Ioffino Dante
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Capo della contrognizione, capitano

CONTENUTO DEL DELITTO: Il 15 gennaio 1943 nella cittò di Rossosci nel cortile del carcere hanno fucilato 31 cittadini sovietici, Coliuch V.A., Murecenco I.S., Ovsianikov B.F. ed altri

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto n.3 della Commissione della regione di Rossosci 19 novembre 1943


COGNOME NOME: Plass Federico
IMPIEGO ESERCITATO E RANGO NEL MOMENTO DEL COMPIMENTO DEL DELITTO: Comandante della regione di Pisarevo, capitano della divisione italiana

CONTENUTO DEL DELITTO: Nel luglio 1942 nel sobborgo di Bugaeva erano impiccati e fucilati 19 prigionieri di guerra

CON QUALI PROVE SI CONFERMA IL DELITTO: Atto della Commissione di Pisarevo 17 luglio 1943

martedì 23 maggio 2023

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Queste fotografie hanno per me un particolare significato ed anche un ricordo molto profondo del quale parlo spesso con le persone che mi chiedono del mio peregrinare in Russia.

I giorni di questi viaggi coincidono con le battaglie avvenute tanti anni fa negli stessi luoghi; come noi ricordiamo i nostri caduti, ancor di più i russi ricordano i loro. E' capitato così che almeno in questa situazione, noi si sia giunti in questa località (non ricordo quale fosse) proprio nello stesso momento in cui si stava svolgendo una cerimonia per i caduti del gennaio 1943.

Ebbene... io ho girato spesso con la bandiera dei nostri soldati esposta, forse ingenuamente, ma mai per mancare di rispetto verso le persone di cui eravamo ospiti o per denigrare i caduti dell'allora Unione Sovietica ma SOLO ed ESCLUSIVAMENTE perché quella era la bandiera dei nostri soldati.

Per tutta la durata del nostro cammino, mai abbiamo avuto alcun minimo problema con le persone che abbiamo incontrato e anzi in questa occasione siamo stati invitati pure a partecipare alla loro cerimonia e abbiamo deposto dei fiori in segno di rispetto verso i caduti russi; le fotografie testimoniano seppur in parte l'accoglienza che abbiamo avuto, seppur nessuno di noi dimenticava che all'epoca eravamo gli invasori.







Ricompense - 2° Corpo d'A. - 2° Rgpt. Art. C.A.

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - 2° Rgpt. Artiglieria di C.A.

MAVM Tenente Colonnello FRASCA' Carlo
MAVM Tenente Colonnello GALLIANI Giuseppe
MAVM Tenente Colonnello MASCAGNA Liberato, alla memoria
MAVM Tenente Colonnello TALACCI Aldo, alla memoria
MAVM Maggiore BOMBELLI Giovanni
MAVM Capitano BOZZALLA Giuseppe, alla memoria
MAVM Tenente BARZE' Franco
MAVM Tenente GERBAUDI Andrea
MAVM Tenente MAROTTA Maurizio
MAVM sergente ARMANDO Bartolomeo
MAVM caporal maggiore RONCHETTO Ernesto
MAVM caporale SILVA Carlo
MAVM soldato ORGERO Teresio
MAVM soldato VANNINI Abramo
MBVM Colonnello GRIMALDI Enrico
MBVM Capitano AVIGLINO Antonio
MBVM Capitano MACCARONI
MBVM Tenente TALLINUCCI Mario
MBVM sergente ABELLO Giuseppe
MBVM sergente SERRAIS Romualdo
MBVM caporal maggiore BOBBIO Giovanni
MBVM caporal maggiore MADINI Adone
MBVM caporale BUSNELLI Mario
MBVM caporale CARABETTA Vito
MBVM soldato CANZIO Rinaldo
MBVM soldato FIGINI Tiberio
MBVM soldato FUSCHINI Pasquale
MBVM soldato PANNUNZIO Salvatore
CGVM Capitano DE PALMA Attilio
CGVM Tenente ANDREUZZI Federico
CGVM Tenente CHIUPPI Galliano
CGVM Tenente CORDIER Armando
CGVM Tenente DE MAGISTRIS Teobaldo
CGVM Tenente FELICIANI Renzo
CGVM Tenente MELLO Lino
CGVM Tenente PARRETTI Ermogene
CGVM Sottotenente CEBRELLI Danilo
CGVM Sottotenente MARIOTTI Mario
CGVM Sottotenente PUTZU Antonio
CGVM maresciallo MONTI Attilio
CGVM maresciallo PASQUINANGELI Ant.
CGVM sergente maggiore SPALATRO Vincenzo
CGVM caporal maggiore ACQUARONE Leonardo
CGVM caporal maggiore BIGGI Amilcare
CGVM caporal maggiore NOVELLA Alessio
CGVM caporale BARONI Carlo
CGVM caporale BETTEGA Pietro
CGVM caporale PONTE Giovanni
CGVM caporale VALENTINO Giuseppe
CGVM caporale VATTERONI Sergio
CGVM soldato CILMI Giovanni
CGVM soldato PAROLI Vittorio
CGVM soldato PERFUMO Francesco

La Wehrmacht nei documenti italiani

ANEDDOTI E CURIOSITA' SUL COMPORTAMENTO DELLE TRUPPE TEDESCHE IN RUSSIA DALLE RELAZIONI DEI COMANDI ITALIANI.

La relazione del Comando Tappa Speciale n° 300 a Certkovo era più ottimista sui rapporti tra i civili e le proprie truppe, ma la soddisfazione era offuscata da altre considerazioni meno positive: "Si è riscontrata una notevole preferenza per le truppe italiane, giudicate più umane, cordiali e talvolta persino troppo generose. Tuttavia la popolazione ritiene che il comportamento delle truppe tedesche sia più adatto alle esigenze della guerra". (fonte ASD, DGAP 1931-1945 (URSS), 39/2, Comando Tappa Speciale n° 300 alla Direzione delle Tappe del 10/12/1942); da "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer.

Il comandante del Corpo d'Armata Alpino, Gabriele Nasci, lodava i soldati della 294a Divisione fanteria germanica impiegati nel suo settore, che con la loro correttezza si erano conquistati la fiducia e la collaborazione della popolazione civile, e pretendeva che i suoi reparti facessero altrettanto: "Detta collaborazione è dovuta all'ascendente ed alla fiducia che le truppe tedesche hanno saputo conquistarsi mercé la loro disciplina e la scrupolosa correttezza del loro contegno verso le persone ed i beni. Ad una ferrea energia dei comandi verso chi manca, si associa la perfetta osservanza da parte della truppa, dei diritti della popolazione civile. Non bisogna infatti dimenticare che la popolazione delle zone occupate sa che all'occorrenza è chiamata a dar tutto quanto possiede ma sa pure che ogni richiesta deve essere fatta nelle forme previste dalle leggi di guerra e non ad arbitrio dei singoli. È mio preciso intendimento che una analoga fiducia venga acquistata anche dai nostri reparti in modo ci sia assicurata la sempre più fattiva collaborazione della popolazione civile della zona". (fonte AUSSME, DS II 974, DS Corpo d'Armata alpino, settembre-ottobre 1942, allegato 116; Gabriele Nasci (n° 2780 di prot. op.) ai generali Battisti, Reverberi, Ricagno, Filippi e Tamassia del 24/9/1942); da "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer.

sabato 20 maggio 2023

Italiani brava gente, introduzione

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

INTRODUZIONE.

Quante volte viene utilizzata la frase "Italiani brava gente" per identificare i nostri soldati in Russia, soprattutto per differenziare il loro comportamento rispetto a quello dei tedeschi e non solo... si anche perché rumeni e ungheresi nella letteratura sono visti e raccontati spesso come soldati arroganti e con pochissimo rispetto verso le popolazioni dell'Unione Sovietica. Ma è davvero così? Io questa domanda me la sono fatta svariate volte, partendo da una considerazione: su altri fronti e in altri contesti i nostri soldati sono "raccontati" in altro modo; basti pensare alla Jugoslavia e ad uno dei più famosi libri sul tema.

Parlo del testo "Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani, 1940-43" di Gianni Oliva. Da una prefazione: "Il titolo è tratto testualmente da un intervento dell'agosto 1942 di Mario Robotti comandante dell'XI Corpo d'Armata in Slovenia. Senza dimenticare il generale Mario Roatta comandante della 2a Armata che raccomandò ai suoi uomini: “Non dente per dente, ma testa per dente". Insomma gli italiani in guerra, in Grecia, nel Balcani, in Africa, ma anche altrove, non sono stati per niente "brava gente": basti pensare che alla fine del conflitto ad una Commissione internazionale furono inoltrate nei confronti di autorità civili e militari 997 richieste di estradizione per crimini di guerra perpetrati contro i civili e 863 per crimini contro i prigionieri di guerra. Niente a che vedere ovviamente con le percentuali raggiunte dai tedeschi, ma le cifre "stanno a dimostrare - dice Oliva - che il soldato italiano non è stato né peggiore né migliore di quello britannico, francese o americano". Lo stereotipo insomma è proprio uno stereotipo, ma ha avuto una funzione ben precisa: elaborare un'immagine della storia del passato ad uso del presente. E qui Oliva allarga la sua analisi: il mito dell'italiano buono è servito a vari obiettivi, tutti assolutori. Il primo è stato quello di dissociare il popolo da Mussolini e dal fascismo che sono stati una parentesi della storia italiana. Tutto quello che il fascismo e la monarchia hanno fatto - dall'alleanza con la Germania nazista, alle leggi razziali, alla guerra 1940-1943 - non c'entra con gli italiani i cui veri valori - secondo obiettivo - sono stati rappresentati prima dall'antifascismo durante il ventennio e dopo dalla resistenza, vera e propria “guerra di popolo”. Non a caso l'Italia ha finito la guerra dalla parte dei vincitori. Una ricostruzione che sta bene sia ai governi centristi dal 1947 in poi preoccupati di salvare la continuità del ceto dirigente fortemente compromesso, invece, con il fascismo, sia alle forze di sinistra a cominciare dal Pci togliattiano che trova nella resistenza di popolo la sua legittimazione come forza politica nazionale. Manca l'ultimo tassello: rimuovere tutto ciò che può incrinare la normalizzazione e quindi stendere il silenzio sui crimini e i criminali di guerra. Per farlo non si guarda tanto per il sottile e qui entra in scena quello che Oliva chiama "il baratto delle colpe". Ne è teorico l'allora ambasciatore italiano a Mosca Pietro Quaroni: se l'Italia, come presunta potenza vincitrice, si ostina - dice - a chiedere di processare i criminali di guerra tedeschi, non potrà dir di no alle richieste di far processare i "suoi" di criminali. E questo - aggiunge - rischia di inceppare il meccanismo di ricostruzione dell'identità nazionale e l'immagine della nazione stessa".

In Jugoslavia, ma non solo, gli stessi soldati che poi parteciparono alla Campagna di Russia (ovvero fanti, bersaglieri, alpini, camicie nere, ecc.) ebbero un comportamento "feroce" nei confronti sia della popolazione che dei partigiani presenti; questi episodi ci vengono raccontati, spesso con enfasi, a sottolineare come anche noi, con i nostri soldati e con i nostri comandanti, ci siamo comportati a volte non da meno dei tedeschi. Ma questo non succede nella Campagna di Russia, non accade. Avete mai sentito o letto di un episodio simile verificatosi sul fronte orientale? Io qualche domanda in questo senso me la sono fatta e mi sono anche dato qualche spiegazione.

Una fra tutte: il contesto ha fatto la differenza e fa sempre la differenza, ovvero dobbiamo considerare che le nostre truppe si trovarono ad operare principalmente in Ucraina e non lontano dalla stessa. In particolare in Ucraina c'era un forte sentimento antisovietico, tant'è che inizialmente anche le truppe tedesche furono accolte come "liberatrici" dal giogo sovietico. Il movimento partigiano in quelle zone era presente, ma in misura assolutamente inferiore rispetto ad altre zone dell'Unione Sovietica e spesso gli ucraini stessi affiancavano le nostre truppe (e quelle tedesche), anche ricoprendo ruoli di controllo, di polizia e di presidio. Ovviamente tutta questa situazione non portò praticamente mai o quasi mai a situazioni estreme e conflittuali anche e soprattutto con la popolazione. Ma se così non fosse stato, siamo certi che saremmo anche oggi ricordati come "Italiani brava gente" o come "Italianski Karasciò"?

Oppure più semplicemente anche uno di noi, inserito in un contesto altamente critico e problematico, potrebbe trasformarsi in un'altra persona e compiere azioni paragonabili ad un "crimine di guerra"? E poi davvero anche durante la Campagna di Russia tutto andò così come ci è stato raccontato, oppure volutamente ci è stata tramandata un'immagine del nostro soldato, sempre esemplare, al contrario di quanto ci viene riportato dello stesso su altri fronti o in altri contesti? Ho voluto cercare delle risposte, per il semplice motivo che mi piace conoscere la verità, qualunque essa sia, anche quella che non è comoda e non ci fa piacere.

Ma a prescindere trovo anche questo un atto di rispetto verso chi, 80 anni fa, si è trovato, magari suo malgrado, ad affrontare prove che oggi noi al momento abbiamo la fortuna di non dover vivere e provare sulla nostra pelle. Anche perché noi dietro ad una scrivania o seduti comodamente su un divano, non abbiamo vissuto quello che loro al contrario hanno vissuto e non possiamo giudicare con obiettività quei momenti così tragici ed intensi.

Come indicato, ho appunto voluto approfondire questo tema e cercare delle risposte, e l'ho fatto con due testi in commercio che trattano queste situazioni, a mio avviso con obiettività e con prove documentate d'archivio: "Criminali di guerra italiani - Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra" di Davide Conti e "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer. Quest'ultimo, il cui titolo originale in tedesco risulta essere "Die Italiener an der Ostfront 1942/1943. Dokumente zu Mussolinis krieg gegen dei Sowjetunion" e letteralmente tradotto è "Gli italiani sul fronte orientale 1942/1943. Documenti sulla guerra di Mussolini contro l'Unione Sovietica" e che non viene valorizzato da una traduzione inutilmente inadeguata, risulta essere una fonte davvero ricca di documenti e aneddoti per comprendere la nostra guerra nella Campagna di Russia.

Nei prossimi articoli riporterò alcuni estratti dei due libri citati per cercare di inquadrare al meglio la vicenda ed i comportamenti delle nostre truppe sul fronte orientale.

mercoledì 17 maggio 2023

Intervista a Chiara Giovanni

Intervista all'Alpino Chiara Giovanni, classe 1917.

A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Io, la nostra bandiera, la steppa e loro... da qualche parte quaggiù.

sabato 13 maggio 2023

Ricompense - 2° Corpo d'Armata - Q.Generale

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - Quartier Generale.

MAVM Tenente medico CANDULLO Nunzio
MAVM Tenente cappellano PIETROBONO Angelo
MBVM Generale TARNASSI Paolo, alla memoria
MBVM Tenente Colonnello BARBARA Giuseppe
MBVM Tenente Colonnello PANIGADA Felice
MBVM Maggiore AMORUSO Mario
MBVM Maggiore GAMBETTA Lodovico
CGVM Tenente Colonnello D'ALOJA Giuseppe
CGVM Capitano medico MACCHIARULO Oronzo
CGVM Capitano medico NAPOLI Pietro
CGVM Capitano RE Aldo
CGVM Tenente CAPURRO Mario
CGVM Sottotenente ANTONIMI Carlo
CGVM Sottotenente DE VECCHIS Mario
CGVM maresciallo LUNATI Giuseppe
CGVM sergente maggiore DOSSENA Renato
CGVM sergente maggiore GIACOBAZZI Abramo
CGVM caporal maggiore OBERTI Ettore
CGVM caporale MORANDO Angelo
CGVM soldato BLASERNA Narciso, alla memoria
CGVM soldato MENDICOVIC Antonio
CGVM soldato NERI Antonio

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Sentieri di neve e ghiaccio nella steppa.





La Regia Marina in Russia

LA REGIA MARINA NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA: SUL MAR NERO E SUL LAGO LADOGA.

di Mario Veronesi, 16/03/2021.

Il 4 giugno, alcuni reparti d’assalto della Regia Marina, attuarono la loro prima azione di guerra. Si tratta della flottiglia italiana nel mar Nero, MAS, mini sommergibili CB, uomini e mezzi della X Flottiglia. Furono i tedeschi a richiedere l’invio su quel mare, di alcuni reparti della Regia Marina. Formulata formalmente il 14 gennaio 1942, dal comandante della Kriegsmarine la richiesta fu favorevolmente accolta dal comando della Regia Marina. Si decise di allestire una flottiglia mista di mezzi siluranti e d'assalto, con inizialmente un organico di quattro MAS (organizzati nella 19ª Squadriglia), cinque barchini esplosivi del tipo "Motoscafo Turismo Modificato" (MTM) e cinque motoscafi siluranti tipo "Motoscafo Turismo Silurante Modificato" (MTSM) di nuovo tipo; si aggiunsero poi i primi sei esemplari di una nuova classe di sommergibili tascabili, classe CB, appena consegnati alla Regia Marina, i quali formarono la 1ª Squadriglia sommergibili "CB". La guida della formazione fu assegnata al capitano di fregata Francesco Maria Mimbelli (1903-1978).

Il problema più grosso da affrontare fu il trasferimento delle unità. L’unica soluzione risultava essere quella del trasporto via terra, visto che lo stretto dei Dardanelli è chiuso per convenzione internazionale al traffico militare. I MAS selezionati furono riuniti a Venezia e partirono per il Mar Nero il 22 aprile 1942, sotto la direzione di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, fu organizzata un'autocolonna per il trasporto via terra attraverso il passo del Brennero fino a Vienna, caricando i MAS, privi di sovrastrutture, motori e armi, su speciali carrelli da trasporto trainati da autocarri.

Per il trasporto di barchini e motoscafi siluranti, infine, fu organizzata un'apposita autocolonna di 28 mezzi (ribattezzata "Autocolonna Moccagatta" in onore del capitano di fregata Vittorio Moccagatta, caduto nel precedente attacco a Malta del luglio 1941), completa di tutte le attrezzature per l'approntamento e la manutenzione dei mezzi. Dopo avere superato innumerevoli ostacoli e difficoltà (gli autieri e i soldati del genio aggregati dovettero, in taluni casi, demolire diverse costruzioni lungo la strada, case e ponti compresi, per consentire il passaggio agli ingombranti mezzi).

Una volta a Vienna i MAS furono riattrezzati e scesero poi il corso del Danubio, fino a raggiungere il porto romeno di Costanza. I CB partirono per ferrovia da La Spezia il 25 aprile dopo essere stati alleggeriti delle sovrastrutture, che furono poi rimontate una volta che i battelli raggiunsero Costanza. Il compito della Regia Marina è quello d’intervenire contro il naviglio sovietico da trasporto e da guerra, presente nel tratto di mare compreso tra la fortezza di Sebastopoli, lo stretto di Kerch e le basi navali di Novorossijsk e Tuapse.

Il 13 maggio 1943 termina l’attività del contingente italiano nel mar Nero, dopo un'ultima missione al largo delle coste sovietiche i MAS superstiti furono consegnati il 20 maggio alle autorità tedesche nel porto di Jalta, e la Kriegsmarine provvide ad armarli con equipaggi nel frattempo addestrati in Italia; i mezzi speciali della colonna "Moccagatta", di fatto scarsamente impiegati dopo la fine dell'assedio di Sebastopoli, erano nel frattempo già stati fatti rientrare in Italia a partire dal marzo 1943.

Regia Marina e Kriegsmarine non riuscirono a pervenire a un accordo per la cessione dei CB, i quali, dopo un periodo di lavori nel porto di Costanza, continuarono a operare in Mar Nero con equipaggi italiani ridislocandosi nel luglio 1943 a Sebastopoli.

L'annuncio dell'armistizio dell'8 settembre 1943 colse i sommergibili italiani nella loro base di Sebastopoli: gli equipaggi continuarono a operare a fianco dei tedeschi fino al 29 novembre, quando tutti i battelli furono trasferiti a Costanza dove il personale fu internato dalle autorità romene; dopo lunghe e complesse trattative tra Romania e Repubblica Sociale Italiana, il controllo dei mezzi fu formalmente restituito nel luglio 1944 alla Marina Nazionale Repubblicana, la quale tuttavia fu in grado di rimettere in condizioni operative un'unica unità, il CB 3, autoaffondato poi al momento della resa romena all'URSS nell'agosto seguente. I quattro superstiti CB furono catturati dai sovietici a Costanza e impiegati poi nel dopoguerra per prove ed esperimenti.

Un fatto curioso raccontato dal cav. Giorgio Farè già presidente del Gruppo ANMI di Gorgonzola, purtroppo deceduto anni fa, che ho conosciuto personalmente, descritto nel libro di Stefano Peronzini "Marinai non numeri": "Nell’ottobre del 1942 sono inviato con altri marinai, quattro MAS, mezzi speciali (MTM e MTSM) e il relativo materiale di supporto a Mariupol, nel mar d’Azof, l’intenzione è di spostarci sul mar Caspio al seguito dell’avanzata tedesca. Il 6 febbraio 1943 da Yalta andiamo a Feodosia, mentre i mezzi speciali privati del personale rimangono a Mariupol e ritorneranno in Italia per ferrovia nel mese successivo”. A Mariupol rimasero alcuni marinai con il compito di recuperare e di spedire per ferrovia a Simferopoli tutto il materiale di supporto. Un giorno mentre passeggiavo, intento nella lettura della lettera arrivatami da casa, incrociai due donne che parlavano in genovese: "no travagia, non fa niente". "Orco cane, siamo in Liguria", ho chiamato un mio amico veneto Balarin e gli ho detto. "Balarin ci sono i genovesi", "Milanese tu sei ubriaco senza aver bevuto" mi rispose. "Vai vicino e senti anche tu" gli risposi. Non riuscivamo a credere che a migliaia di chilometri di distanza da Genova, qualcuno parlasse come nella città della Lanterna. Affrettai il passo, raggiunsi le due donne, e mi misi a parlare con loro. Queste donne parlavano il genovese, ma non l’italiano". Le abbiamo invitate alla nostra base con le loro famiglie, si sono presentate una decina di persone, tra cui una famiglia che poi andò in Italia con il personale dei mezzi speciali. Il marito era russo, la moglie discendeva da quel ceppo genovese".

La spiegazione è semplice; nella penisola di Crimea operavano sin dal XIII secolo, commercianti veneziani e genovesi. Genova ebbe da queste parti un importante centro commerciale, sicuramente queste persone discendevano da quegli antichi genovesi, che nei secoli si erano tramandati la loro parlata. Da Caffa, partì anche la galea genovese che nel 1347 portò la peste nera la "Grande Morte" in tutto il mondo occidentale.

Non solo sul Mar Nero.

Quattro MAS classe 500, della XII Squadriglia, precisamente i numeri: 526-527-528-529, costruiti nel cantiere Boglietto di Varazze, ognuno con dieci uomini di equipaggio, con relativo staff di supporto per un totale di 99 uomini (17 ufficiali, 19 sottufficiali e 63 tra sottocapi e comuni), al comando del capitano di corvetta Giuseppe Bianchini, partirono il 25 maggio 1942, da La Spezia.

Il contingente iniziò la sua marcia di trasferimento verso il lago Ladoga, con l'assistenza di una ditta di trasporti eccezionali, la Società Fumagalli di Milano, i MAS furono caricati su pianali da carico che, trainati da autocarri, mossero via terra: Brennero, Innsbruck, Stettino. Qui caricati sul piroscafo tedesco Thielbeck, MAS ed equipaggi attraversarono il Mar Baltico fino ad Helsinki, da qui le imbarcazioni furono trainate fino a Viipuri e, tramite canali navigabili, a Punkasalmi, per poi essere caricate su pianali ferroviari e movimentate fino a Lahdenpohja sul lago Ladoga.

Il viaggio durò in tutto 26 giorni per 3.105 chilometri di percorrenza. L'unità divenne sua volta parte del "Distaccamento navale internazionale K" formato il 17 maggio 1942 da tedeschi, italiani e finlandesi e sotto il comando del colonnello E. Jarvinen dell'esercito finlandese, impegnato contro il flusso dei rifornimenti sovietici verso Leningrado assediata. Con l'approssimarsi della stagione invernale, durante la quale il Ladoga ghiacciava completamente, il 29 ottobre i MAS italiani furono ritirati dal lago e trasferiti, in parte tramite canali navigabili e in parte per ferrovia, fino alla base di Reval in Estonia dove giunsero il 19 novembre. In seguito allo sfavorevole andamento delle operazioni militari nel Mediterraneo, fu deciso di non prolungare ulteriormente la presenza del distaccamento italiano e tra il 5 e il 25 giugno 1943 la Squadriglia fu sciolta e i MAS ceduti alla Marina Finlandese, con cui rimasero in servizio fino al 1961.

La Regia Marina aveva bisogno di unità più importanti per il contrasto anti sommergibile e la sorveglianza costiera. Il Cantiere Baglietto raccolse la sfida ed elaborò un nuovo progetto: VAS, Vedetta Anti Sommergibile, detta "tipo Baglietto 68", unità appositamente studiate per la caccia a.s. nelle acque costiere e dotate di un forte numero di bombe da getto, apparati idrofonici e due lanciasiluri da 450 mm. Con uno scafo di 28 metri, che venne prodotto dal 1942 al 1943 in 48 esemplari, di cui 14 realizzati a Varazze da Baglietto e gli altri da differenti cantieri.

La Regia Marina giunse infine a sviluppare una terza serie, derivata dal "tipo Baglietto" con allungamento dello scafo a 34 metri (anziché 28), struttura in acciaio, con un dislocamento di 90 tonnellate, la cui realizzazione fu affidata all'Ansaldo di Genova e furono costruite nel cantiere Cerusa di Voltri. Le prime quattro furono equipaggiate con motori diesel Fiat 1212 di tipo ferroviario, che equipaggiavano le littorine, adatti all'impiego marino. Alla data dell'armistizio, solo le prime sei unità erano state consegnate alla Regia Marina, e furono tutte requisite dai tedeschi e incorporate nella Kriegsmarine.

L'articolo è presente al link https://www.difesaonline.it/news-forze-armate/storia/la-regia-marina-nella-campagna-di-russia-sul-mar-nero-e-sul-lago-ladoga









martedì 9 maggio 2023

Le mappe dello CSIR e dell'ARMIR 21

Le mappe delle operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 - Ripresa delle operazioni da parte germanica (luglio-novembre 1942).

Le fotografie di Mario Bagnasco, 34

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Merefa 08.07.1942 messa al campo".

sabato 6 maggio 2023

Winterschacht im osten

Winterschacht im osten.

Istituita il 25 maggio 1942 e concessa sino al 4 settembre 1944, la Winterschlacht Im Osten - meglio conosciuta come Ostmedaille - era una decorazione individuale destinata ai militari dell'Asse che possedevano almeno uno di questi requisiti: aver partecipato ai combattimenti sul fronte russo per quattordici giorni o più (per gli avieri la partecipazione a trenta o più missioni di combattimento) tra il 15 novembre 1941 e il 15 aprile 1942, aver prestato servizio ininterrotto in zona di combattimento per sessanta o più giorni, essere stato autorizzato a fregiarsi con il distintivo di ferita (o congelamento) di guerra subìta al fronte russo. La medaglia, concessa anche "alla memoria", era tenuta in gran conto, considerate le difficilissime condizioni ambientali di quell'inverno (era soprannominata dai tedeschi Gefrierfleischorden, medaglia dell'Ordine della carne congelata).

Il rosso del nastro simboleggiava il sangue versato, il bianco la neve di Russia, il nero la memoria dei Caduti e, come per la Croce di Ferro, le insegne della decorazione erano spesso portate all'asola della giubba. Non è noto il numero dei soldati italiani insigniti con questa decorazione.

Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.

Croce di ghiaccio del CSIR

Croce di ghiaccio del C.S.I.R. 1941-42.

Con Foglio d'Ordini 12.4.1943 Dispensa 15^ n°149, il Ministero della Guerra autorizzò a fregiarsi di questa medaglia di valore onorifico i militari italiani del C.S.I.R. (Aeronautica, Esercito, Marina e Milizia) che presero parte alla Campagna di Russia tra il luglio 1941 e il luglio 1942.

La medaglia era individuale (non concedibile quindi a unità combattenti), «portabile» ma non obbligatoria. Il corrispondente nastrino era bipartito di bianco e di nero.

Le fotografie sono relative alla personale collezione del sottoscritto.

martedì 2 maggio 2023

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Nei pressi di un villaggio.







Italiani sul fronte russo, seconda parte

Cinegiornali dell'epoca, i nostri soldati sul fronte russo.

Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 12

La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, dodicesima ed ultima parte. Con quest'ultimo articolo chiudo la vicenda del nostro valoroso pilota, a pochi giorni dalle celebrazioni dell'anniversario per i 100 anni della nostra Aeronautica. E proprio per questo anniversario e in queste settimane ho visitato diversi luoghi legati alla storia nella nostra Arma Azzurra; dispiace non avere trovato traccia in nessuno di questi posti della storia o di un cenno a Giorgio Iannicelli. L'ho fatto io con profonda stima e ricordo.

Decorazioni e riconoscimenti:

Oltre alla Medaglia d'Oro al V.M., alle tre Medaglie d'Argento al V.M., alla Medaglia di Bronzo al V.M. ed alla Croce di guerra al V.M. sopra ricordate, il capitano Giorgio Iannicelli, pur nella sua breve esistenza, fu insignito delle altre seguenti decorazioni:
Croce al Merito di Guerra;
Medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea di terzo grado (bronzo);
Medaglia commemorativa della Campagna di Spagna;
Medaglia di benemerenza per i volontari di guerra;
Croce di guerra spagnola per le operazioni di guerra in O.M.S.;
Medaglia militare collettiva spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Medaglia della Campagna Spagnola per le operazioni militari in O.M.S.;
Cavaliere dell'Ordine di Skanderbeg;
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Germanica.

Brevetti ed abilitazioni al pilotaggio:
Brevetti:
Nominato pilota di velivolo senza motore il 31 agosto 1931;
Nominato pilota d'aeroplano il 29 marzo 1933;
Nominato pilota militare di aeroplano il 26 maggio 1934.

Abilitazioni:
BA 4 (conseguita il 16.1.32); BA 9 (30332); A 300/6 (7.11.33); BA 25 (1.4.34) - Scuola Accademia Aeronautica;
CR 20 (3834); RO Ibis (20.934); CR 30 (25.4.35); CR 32 (5.7.35) 72a Squadriglia;
CR 42 (9.8.39); CA 310 (28.8.39); CA 133 (30.8.39); MC 200 (9939); FN 305 (16.11.39) 369.a Squadriglia.

Ore di volo effettuate:
Dall'anno 1930 all'anno 1941 le ore volate, risultanti dai libretti di volo, quali 846 in pace e 442 in guerra.

Aerei avversari abbattuti individualmente e in collaborazione (desunti dai libretti di volo):
27 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida (Spagna). Combattimento con RATA e CURTISS. Abbattuti 7 CURTISS e 1 RATA in collaborazione. Abbattuti individualmente 1 CURTISS ed un altro probabile;
30 dicembre 1938. Crociera di protezione sul fronte di Lerida. Combattimento con CURTISS, RATA: 8 CURTISS e 2 RATA abbattuti in collaborazione;
8 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch (Spagna): 2 RATA e 1 CURTISS abbattuti in collaborazione;
13 gennaio 1939. Combattimento nel cielo di Montblanch: 1 RATA e 4 CURTISS abbattuti in collaborazione;
25 gennaio 1939. Crociera libera e combattimento su Barcellona: 3 RATA abbattuti in collaborazione;
1 febbraio 1939. Crociera di protezione durante il bombardamento di Gerona e Figueras. Combattimento con i RATA: abbattuti individualmente 2 RATA;
5 febbraio 1939. Mitragliamento sui campi di Figueras e Vilayiniga. Combattimento con apparecchi di tipo RATA: individualmente 1 RATA abbattuto sicuramente e 1 probabile;
14 aprile 1941. Ricognizione offensiva sulla zona di confine tra Albania e Jugoslavia. Combattimento. Un velivolo avversario abbattuto individualmente;
3 novembre 1941. Combattimento nel cielo di Gorlowka (URSS) contro un numero preponderante di caccia sovietici, conclusosi con l'abbattimento di 3 RATA e altri 8 mitragliati in collaborazione con altri cinque gregari;
29 dicembre 1941. Pomeriggio (ore 14,45 - 15,45). Ultimo volo del capitano Iannicelli. Crociera di vigilanza nella zona di Debalzewo. Combattimento insieme a due gregari e poi da solo contro una quindicina di caccia sovietici. Abbattuto individualmente un apparecchio tipo MARTIN BOMBER (Tupolev SB 2).

Fra l'estate del 1938 e la fine del 1941 sono dunque ascrivibili al capitano Iannicelli sei abbattimenti sicuri e due probabili di aerei avversari di vario tipo, oltre a quelli abbattuti in collaborazione con altri piloti (e quindi assegnati collettivamente), senza considerare quelli danneggiati in combattimento o al suolo, così come risulta da documenti ufficiali. Secondo le regole in uso presso l'Aeronautica italiana, un pilota militare entra a far parte della categoria degli "assi", quando gli viene individualmente attribuito l'abbattimento sicuro di cinque aeroplani avversari.