martedì 20 febbraio 2018

Intervista ad Antonio Andrioli

Intervista al compianto Colonnello Antonio Andrioli, presidente della sezione U.N.I.R.R. di Torino. Prese parte alla Campagna di Russia come tenente della 123ª Compagnia del III Battaglione Misto Genio (Divisione Julia). Catturato dai Sovietici, fu uno dei pochissimi sopravvissuti a Krinovaja, lager tristemente famoso per le condizioni di vita che rasentarono l'inverosimile. Dopo il trasferimento a Suzdal, il rimpatrio, nel 1946.

giovedì 15 febbraio 2018

L'isba di Zina

E' la sera del 23 Gennaio, la nostra terza tappa, forse quella più impegnativa, fino ad ora affrontata, per il pesante fuoristrada percorso nella neve alta 30/40 cm; arriviamo nel villaggio di Novo Karcowka... qualche decina di isbe e un piccolo negozio, tipico di questa parte della Russia, che vende di tutto, dai biscotti ai chiodi, passando dal pesce essiccato alle calze da donna.

Siamo sudati e stanchi; la nostra guida ci porta verso un'isba incastrata fra altre; entriamo e ci accoglie una donna di mezza età, a dir poco burbera ed evidentemente poco felice di ricevere ospiti nella sua casa. Le condizioni di estrema povertà ci fanno capire il motivo dell'aver accettato la nostra presenza nella sua casa (in ogni località giustamente paghiamo una piccolissima quota per la cena e il pernotto).

L'isba è qualche cosa di inimmaginabile per noi abituati alle case "occidentali": il pavimento è disconnesso e coperto di tappeti che probabilmente non vedono l'acqua da anni, le pareti scrostate o coperte da una tappezzeria di altri tempi, il bagno inesistente, un lavandino unico per tutto con lo scarico che va direttamente in un secchio da svuotare ogni volta che si riempie. Una stanza funge da cucina e da sala da pranzo, l'altra stanza da salotto e camera da letto. Non esiste il bidet, non esiste la doccia, non esiste la vasca da bagno. Come una volta una grossa stufa a gas attorno alla quale è stata costruita l'isba.

Zina, la proprietaria, parla poco con noi; serve svelta la cena frugale; un gatto nero, il suo gatto nero fa capolino nella stanza arrivando da chissà dove. Anche lui assomiglia alla padrona... ci guarda da lontano, schivo. Iniziamo a smontare gli zaini e a stendere il sacco a pelo per la notte. A guardarci potremmo assomigliare lontanamente ai nostri alpini che 75 anni fa entravano nelle isbe e crollavano dalla stanchezza in ogni angolo.

Lei ci osserva distante e controlla che tutto avvenga senza complicazioni; ad una cert'ora com'è vestita, prende e va a letto; curioso e scatto alcune fotografie dell'isba; sui pochi armadi malandati i ricordi di una vita... alcune fotografie del marito (e così scopro che è vedova come tante donne in Russia, dove l'aspettativa di vita per gli uomini è bassissima rispetto a quella delle donne). Come sempre mi piace osservare i dettagli che poi sono quelli che fanno la differenza fra le persone, fra le vite delle persone. Penso a che vita difficile debba affrontare qui una donna, dispersa in un villaggio in piena steppa.

Osservate i dettagli delle fotografie per capire, perché le mie parole non bastano per comprendere le condizioni di vita di questa persona... la mattina dopo partiamo per la prossima tappa e ancora una volta Zina ci saluta con un certo distacco e senza grandi emozioni. L'abbiamo lasciata alla sua vita, nella sua casa vuota e con il suo gatto nero. Spesso ripenso a lei e a cosa stia facendo in quel preciso momento, anche un po' con malinconia perché questo viaggio in Russia serve a capire anche questo e a vivere una realtà spesso lontana anni luce dalle nostre comodità di tutti i giorni.






mercoledì 14 febbraio 2018

Ricordando Nikolajewka

Questo è ciò che molti al nostro posto avrebbero tanto voluto vedere... la fotografia è stata scattata alla base della linea ferroviaria che corre da Nord a Sud a Nikolajewka ed inquadra il costone dal quale comparirono i nostri soldati la mattina del 26 gennaio 1943. E' visibile in tutta la sua estensione la famosa conca dalla quale scesero prima a compagnie e battaglioni e poi in massa, alpini e in minor misura fanti, italiani e in minor misura tedeschi e ungheresi, per aprirsi definitivamente la strada verso le linee tenute dalle truppe tedesche. Per anni ho cercato d'immaginarmela, leggendo i libri di Bedeschi e di Rigoni Stern; poi finalmente nell'inverno 2011 l'ho vista di persona. In quell'anno abbiamo piantato alla sommità una bandierina italiana in ricordo di tutti i caduti... avremmo dovuto piantarne a centinaia per ricordarli tutti quanti.


martedì 13 febbraio 2018

Grazie Irene!

Ricevo e pubblico in modo che anche i miei compagni di viaggio si possano sentire emozionati e felici quanto me...

Ciao... Vi scrivo perché vi devo un grande ringraziamento. Inconsapevolmente avete innescato il meccanismo che ha portato un epilogo meraviglioso, per me e per la mia famiglia. Seguivo la vostra impresa qui su Facebook, affascinata da quel fiume Don che da sempre sogno di vedere coi miei occhi. Da quei luoghi in cui, tantissimi anni fa, ha perso la vita uno zio che non ho mai conosciuto, ma che ho sempre scrutato affettuosamente e con tanta curiosità tra le foto d’epoca. Un ragazzo di vent’anni, che nulla ancora sapeva della vita (figuriamoci della morte!). Attilio è rimasto là, “disperso” hanno raccontato alla famiglia che non si è mai data pace. Conoscete bene quanto dolore ha causato quella guerra… i racconti di quel dolore sono ancora abbastanza sentiti tra i miei famigliari. E’ successo tutto così, sulla vostra pagina. Tra le foto e le testimonianze. Tra un commento e l’altro, tra i consigli e le dritte di chi vi seguiva… e poi la speranza che si accende per quelle targhette! Ho cominciato a raccogliere informazioni, leggere libri, a rovistare nei siti. “Disperso” non mi bastava più, volevo conoscere nel dettaglio cosa gli era successo. E’ stata una catena rapidissima di cose, incroci di date e luoghi. Ed infine, il 2 febbraio scorso abbiamo “riabbracciato” Attilio al Sacrario di Cargnacco… dopo ben 75 anni è “arrivato a baita” e abbiamo ottenuto un po’ di verità, conosciuto la sua storia. La storia di Attilio è la storia di tutti i caduti dell’Armir, ed è un sacrilegio dimenticare il loro immane sacrificio. Grazie di cuore: per il vostro impegno nel vivere l’esperienza, diffondere, raccontare e condividere, affinché non si dimentichi; per la passione che trasmettete. Per la curiosità che avete innescato nella mia testa, e che ci ha permesso di arrivare a lui, dopo tanto tempo. E perché grazie a voi, il viaggio in Russia che da sempre desidero, non pare più così lontano... ma realizzabile quanto prima (speriamo presto… non so da dove cominciare… si accettano consigli!). Grazie Irene!

Cari amici miei

A distanza di qualche settimana dal nostro trekking, voglio dedicare questo post ai miei compagni di viaggio... vi dico che oggi mi manca tutto (o quasi) di quei giorni e darei chissà cosa per passare ancora una sera insieme in un'isba o per camminare in silenzio come abbiamo fatto tante volte nella neve. Questa esperienza, forse non subito e non per tutti in egual misura, riemergerà nei prossimi anni e la rimpiangeremo; sono convinto che in qualsiasi momento della nostra vita ci rivedremo, ricorderemo quanto di buono ci ha unito in quei giorni. Nulla a che vedere con il cameratismo che ha portato a casa da quell'esperienza molti dei nostri soldati, un cameratismo che nasce dall'affrontare insieme difficoltà per noi inimmaginabili, ma comunque una piccola parte di esso ha caratterizzato la nostra esperienza. Raccontate a chi potete cosa abbiamo visto e provato, perché mai si spenga l'interesse e il rispetto per quei ragazzi.










martedì 6 febbraio 2018

Grazie Stefano!

Grazie a Stefano Lupi per la fotografia che a mio avviso è molto "Russia".

Ma cos'è la Russia per me?

Ma cos'è la Russia per me? Questa fotografia sintetizza tutto quanto. La Russia è il silenzio, è camminare nelle neve senza spazio e senza tempo, è cercare di tornare indietro nel tempo ed immaginarsi di vedere alla propria sinistra una lunga colonna di alpini o di fanti in marcia, lontani e sfocati ma presenti. A freddo e dopo aver rielaborato mentalmente tutto quanto, credo che abbiamo vissuto qualche cosa di indescrivibile che ci rimarrà addosso per sempre; rivedendo le fotografie mi rendo conto che abbiamo avuto la fortuna ed il privilegio di ripercorrere quelle lande lontane e chissà quante persone avrebbero voluto, anche solo per un istante, essere al nostro posto. Oggi penso ai miei passi nella neve; ricordo il rumore dello scarpone quando affonda nella neve, quel rumore tanto odiato dai reduci. A me al contrario oggi manca; quando sei lì e cammini, non hai tutta la percezione di ciò che stai facendo. L'avrai a casa ricordando tutto quanto. Ecco spiegato il motivo, almeno per me, della necessità di essere "solo" in quei momenti, di fermarmi lontano da tutti e guardami intorno per cercare d'imprimermi nella testa emozioni e sensazioni che, a casa poi, riesploderanno. La fotografia o il video non riescono a trasmettermi tutto quanto, al contrario delle immagini che ho cercato di fissare nella testa in quei giorni, e che poco alla volta tornano fuori. Per altri, vedendo le nostre fotografie, potrà sembrare solo un trekking nella neve in Russia, ma per me non è così... ogni passo potrebbe essere un passo su una tomba di un caduto. So che ci vuole una certa predisposizione per vivere questa esperienza in questo modo, ma per me è sempre stato così. E allora ti rendi conto che il silenzio è d'obbligo, per rispetto e per non disturbare, esattamente come si fa all'interno di un cimitero. "Sono ancora una volta tornato qui a trovarvi, a riportare qualcosa di voi in Italia da chi vi aspetta da anni... ma lo faccio in silenzio e con il massimo rispetto". Ecco come vado io in Russia. A volte mi sento in quei luoghi come un animale ferito, e l'animale ferito non si vuole far vedere dagli altri, si isola e mostra i denti per difendersi. Penso che i miei compagni di viaggio a volte mi abbiano visto così. Ma io la Russia l'ho addosso fin da ragazzino e così la vivo ogni volta. E tornerò in Russia ancora perchè non posso fare a meno di percorrere quelle strade. Forse qualcuno potrà capire...

lunedì 5 febbraio 2018

La cerimonia di Torino

La cerimonia di ieri a Torino per la commemorazione della battaglia di Nikolajewka e per ricordare i caduti e i dispersi della campagna di Russia.



giovedì 1 febbraio 2018

Ricordi dell'ultimo trekking

Il momento per me più intenso e vivo durante quest'ultimo viaggio in Russia è questo... in silenzio, nel più assoluto silenzio, Silvia depone dei fiori a Warwarowka presso il monumento russo ai caduti; idealmente e spiritualmente per suo zio Abbondio del battaglione Morbegno della Divisione Tridentina, disperso in Russia e mai tornato a casa. Molto probabilmente qui a Warwarowka, Abbondio è caduto per il suo paese; difficilmente Silvia saprà mai dov'è lo zio. Ma ancora una volta lei, l'unica donna del gruppo, con il suo enorme zaino, è arrivata dall'Italia e silenziosamente e senza clamore ha percorso tutti i chilometri previsti e, arrivati a Warwarowka, ha portato ancora una volta il suo forte e caloroso abbraccio a suo zio e a tutti, tutti, i caduti della campagna di Russia. Si sono di parte, lo so... Silvia è una mia amica, vera, da anni... ma quello che ancora una volta ha dimostrato, a noi presenti e penso ai tanti che ci hanno seguito da casa, non è affatto comune. Abbondio ovunque si trova è senza dubbio fiero ed orgoglioso di te!

Manifestazione a Torino

Domenica 4 febbraio 2018, a Torino per non dimenticare nessuno.

I piastrini ritrovati

Per rispondere anche alle numerosissime richieste d'informazioni sui piastrini, consegnatici in Russia, e giuntemi in privato, comunico che in qualità di organizzatore del viaggio e presidente dell'Associazione Culturale Sulle orme della Storia, e a nome di tutti i partecipanti, ho già contattato gli Uffici Anagrafe dei comuni di nascita dei due nostri caduti (dispersi) per iniziare le ricerche di eventuali familiari in vita. Per noi partecipanti poter riportare a queste persone un ultimo oggetto del loro congiunto, sarebbe il completamento di un "percorso" che abbiamo intrapreso nel momento in cui abbiamo iniziato il viaggio. Faremo il possibile per riconsegnare con o senza cerimonia ufficiale (rispettando quindi il volere dei parenti) il piastrino ai legittimi proprietari. Nel caso in cui ciò non fosse possibile i piastrini verranno donati al Tempio di Cargnacco in provincia di Udine, dove oggi riposano centinaia di caduti della Campagna di Russia, e dove saranno quindi visibili a tutti. I piastrini ci sono stati consegnati in Russia e non appartengono ne a Danilo Dolcini, ne a nessuno del gruppo, ne a nessuna associazione d'arma; al più sono da considerare un patrimonio comune, se non verranno restituiti. Contemporaneamente e fino a quando non avremo il permesso degli eventuali parenti in vita, non comunicherò a nessuno i nominativi presenti sui piastrini, proprio per rispetto ai caduti e ai familiari.