sabato 26 agosto 2023

MOVM - Vitale Vincenzo

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Caporale VITALE Vincenzo.

Motivazione: "Vicecomandante di squadra lanciafiamme, si lanciava animosamente contro il nemico incalzante ricacciandolo col getto della sua arma. Esaurito il lancio sostituiva il suo apparecchio con un altro tolto ad un compagno ferito e si portava di nuovo arditamente e decisamente al contrassalto infliggendo notevoli perdite dell’avversario. A lancio finito si toglieva di dosso l’apparecchio e spintosi davanti a tutti teneva testa ad un numero soverchiante di nemici, prima con la pistola e poi a colpi di bombe a mano. Mentre a voce alta incitava i campagni a seguirlo nell’azione destando l’ammirazione dei superstiti, rimaneva ucciso da una granata avversaria. Già distintosi in azioni precedenti. Chiaro esempio di elevato senso del dovere spinto sino al sacrificio. – Fronte russo (Don Deresowka), 15 dicembre 1942".

Ricompense - 2° Corpo d'A. - 2° Btg. Guastatori

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - 2° Btg. Guastatori di C.A.

MOVM caporale VITALE Vincenzo, alla memoria
MAVM Tenente CASADEI Pierluigi
MAVM Tenente DE GIOVANNINI Romeo
MAVM Tenente LAFRAGOLA Vincenzo
MBVM Tenente Colonnello VECCIA Alfredo
MBVM Capitano PEIRANO Agostino
MBVM Capitano SAVINI Emilio
MBVM Capitano SPINA Ettore
MBVM Tenente TOGNOLATTI Mario
MBVM Sottotenente SIMONETTI Salvatore
CGVM sergente maggiore DI MINIELLO Ezio
CGVM caporal maggiore CANDELANI Livio
CGVM caporale GUALAZZI Francesco
CGVM soldato DI GIUSEPPE Giuseppe
CGVM soldato LISI Domenico
CGVM soldato NOCITO Vincenzo
CGVM soldato PORRO Enrico
CGVM soldato SIGNORINI Angelo

venerdì 18 agosto 2023

Intervista a Chiara Pietro

Intervista all'Alpino Chiara Pietro, classe 1920.

A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.

Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Finalmente arriviamo a Nova Karcowka all'imbrunire.



Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Da qualche parte nella steppa.

Italiani brava gente, parte 6

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia referenza di archivi consultati e citati per intero nella trattazione.

La volontà di combattere i partigiani non venne meno neanche dopo i drammatici avvenimenti dell'inverno del 1942-43, anzi, in alcuni casi la sete di vendetta spinse gli italiani a intensificare le operazioni antipartigiane. Il 20 gennaio 1943 il diario storico del 38° Reggimento fanteria della Divisione "Ravenna", che dopo la ritirata del II Corpo d'Armata dal Don era stata chiamata sul Donets, riferiva che in due località si erano verificate azioni di partigiani, alcuni dei quali erano stati catturati e immediatamente fucilati. (fonte AUSSME, DS II 1330, DS 38° Reggimento di fanteria, gennaio-febbraio 1943, nota del 20/1/1943).

Tra gennaio e febbraio del 1943 il gruppo di combattimento del colonnello Mario Carloni, comandante del 6° Reggimento Bersaglieri, si distinse per la sua brutalità. Carloni era stato nominato comandante delle truppe alleate nella città di Pavlograd a est di Dnepropetrovsk, dove all'avvicinarsi dell'Armata Rossa si verificò una vera e propria insurrezione, partita non da ultimo dalla polizia ucraina e da altri ausiliari locali presenti negli uffici tedeschi. Gli scontri si svolsero soprattutto all'interno di una fabbrica che fu poi circondata e incendiata. Carloni prosegue nella sua relazione sui combattimenti: "Italiani e tedeschi penetrano nell'interno della fabbrica ed incomincia il lavoro di sterminio degli insorti; alcuni, approfittando della notte, cercano di fuggire ma sono passati per le armi dopo una lotta serrata nei sotterranei della fabbrica. Soltanto nell'interno delle mura di cinta vengono contati 47 cadaveri, quasi tutti vestiti con uniforme tedesca ed appartenenti alle varie stazioni polizia ausiliaria dell'organizzazione agricola. Tra i morti vi è anche il capo dei partigiani di Pavlograd - ex tenente dell'esercito sovietico ed in atto comandante polizia ausiliaria della città. [...] Allo scopo di completare l'efficacia dell'esempio dato viene decisa l'esecuzione capitale di 5 fra gli arrestati nella fabbrica, eseguita per impiccagione il giorno successivo nella piana principale della città. (fonte AuSSME, L 14/87-1, Comando 6° Reggimento Bersaglieri (f.to Mario Carloni): Relazione sul ciclo operativo 22/1-22/2/1943).

Sulla base di queste accuse, già nell'ottobre del 1944 il governo sovietico aveva chiesto all'Italia l'estradizione di vari ufficiali, ma senza alcun successo. Il rappresentante sovietico a Roma, Michail Kostylev, aveva consegnato una lista di 12 nomi all'alto commissario per le sanzioni contro il fascismo, il conte Carlo Sforza. Erano incriminati per i saccheggi e le devastazioni nella città di Rykovo il generale Roberto Lerici, comandante della "Torino", il capitano Luigi Grappelli, capo dell'Ufficio Affari Civili della stessa Divisione e il tenente colonnello Bernardo Giannetti, ufficiale responsabile per il servizio sanità della "Torino". Il generale di Brigata Paolo Tarnassi e un non meglio identificato colonnello Fransi Piliz furono accusati di aver ordinato la fucilazione di civili nella zona di Kantemirovka. Cinque ufficiali furono accusati di aver giustiziato civili e prigionieri di guerra nella zona di Bogucar e di aver arrestato, seviziato e trasferito nei campi di concentramento un numero imprecisato di cittadini russi. Erano il capitano Mariano Piazza (comandante dei Carabinieri della "Cosseria"), il maggiore Luigi Giovanni Biasotti (ufficiale nel Comando del 38° Reggimento fanteria della Divisione "Ravenna" e comandante della piazza di Bogucar), il maggiore Romolo Romagnoli (comandante del 3° Battaglione mortai della "Ravenna" e comandante della piazza di Filonovo), il tenente Renato Barile (capo della compagnia Comando del 3° Battaglione mortai e addetto all'Ufficio Affari Civili nel Comando di Filonovo) e un certo capitano Plass, che forse corrisponde a Mariano Piazza. Inoltre il tenente colonnello Raffaele Marconi (responsabile per l'Ufficio Affari Civili nel Comando di Rossos) e il capitano Dante Iovino (comandante dei Carabinieri della Divisione alpina "Cuneense" e nel novembre-dicembre del 1942 sostituto comandante dei Carabinieri del Corpo d'Armata alpino) furono accusati della fucilazione di 31 prigionieri nella prigione comunale di Rossos. (fonte ASD, Rapp. Dip. - Russia 1861-1950, 320/3, Giorgio Liuzzi (Ufficio Informazioni, stato maggiore Regio Esercito - n° 97364/3/7 di prot.) al ministero degli Esteri (Direzione Generale Affari Politici) del 11/5/1946 - "Oggetto: Criminali di guerra italiani secondo i russi").

A metà agosto del 1942 un Bersagliere del 6° Reggimento, dove ovviamente si trovavano degli accaniti bolscevichi, descrisse quanto accadde a due prigionieri catturati dopo un duro scontro dalla sua compagnia: "Il nervosismo del giorno trascorso e dei precedenti che aveva dato luogo anche a qualche incidente era passato. Tutti sorridevano. Prendemmo il rancio con soddisfazione. Dei due prigionieri non si sapeva cosa farne. Uno disse di ucciderli. Assieme a molti altri protestai e mi offersi di accompagnarli al comando come avevo fatto ancora con altri. La nostra opinione non fu accettata. I nostri sono inferociti perché i russi martoriano i nostri prigionieri. I due furono condotti a 10 metri nel prato e si udi un colpo secco di moschetto. Uno cadde senza lamento. Un altro colpo. Il secondo non colpito bene prese ad urlare da far pietà. Un terzo colpo e tutto ritornò al silenzio primitivo. Rimasi disgustato". (fonte AUSSME, L13/161, diario di Quinto Ascione, nota del 13/8/1942). Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia referenza di archivi consultati e citati per intero nella trattazione.

Nell'estate del 1942 la situazione non era cambiata sostanzialmente e continuava a regnare una forte diffidenza. Cosi scriveva il generale Zanghieri in una circolare del 13 luglio 1942 alle unità del suo II Corpo d'Armata: "Continuo a notare che molte donne, ragazze e ragazzi ucraini circolano nelle adiacenze degli accantonamenti ed accampamenti; alcuni si introducono perfino tra i reparti e familiarizzano con i militari. Ciò che apparentemente sembra innocuo ai nostri militari invece molto pericoloso, in quanto i borghesi hanno costituito e costituiscono tuttora una fonte attiva di informazioni per le spie russe di cui le retrovie del fronte pullulano. Pertanto ordino che abbia cessare tale stato di cose; nessun borghese, uomo o donna, adulto o minorenne che sia, deve avvicinarsi agli accampamenti" (fonte AUSSME, DS II 785, DS II Corpo d'Armata, luglio-agosto 1942, Comando II Corpo d'Armata, Ufficio I (n° 512/04 di prot. - f.to Giovanni Zanghieri), ai reparti sottoposti del 13/7/1942).

Il generale Barbò ordinò ai Reggimenti del suo Raggruppamento a cavallo di non essere troppo indulgenti con il nemico durante i rastrellamenti nella zona di Orlovo Ivanovka: "Il raggruppamento ha il compito di liberare la zona dai partigiani e da soldati sbandati nemici. E' indispensabile quindi agire con la maggiore energia e senza false pietà" (fonte AUSSME, DS II 882, DS Raggruppamento artiglieria a cavallo, luglio-agosto 1942, allegato: Comando Raggruppamento truppe a cavallo (n° 405/Op. di prot. - f.to Guglielmo Barbò) ai Reggimenti "Savoia Cavalleria" e "Lancieri di Novara" nonché al II gruppo del Reggimento d'artiglieria a cavallo del 15/7/1942".

Il generale Malaguti, capo di stato maggiore dell'ARMIR, comunicò al gruppo di Armate B che tra il 1° agosto e il 7 settembre era stato ucciso in uno scontro un partigiano ed erano stati arrestati 27 tra partigiani e spie, di cui 14 erano già stati fucilati o attendevano l'esecuzione. Il 18 settembre il Comando d'Armata informò il gruppo di Armate di aver catturato 30 "banditi", 4 spie e una paracadutista, 13 dei quali erano già stati giustiziati. Dieci giorni più tardi arrivò la comunicazione che tra il 16 e il 25 settembre erano stati uccisi 27 "banditi" e catturati altri 114; inoltre durante i rastrellamenti le truppe italiane avevano arrestato e trasferito nei campi di concentramento 200 persone sospette (fonte I documenti qui citati sono pubblicati in Gentile, Alle spalle, pp. 170 sgg.). In linea di massima possiamo affermare che le azioni dei tedeschi e degli italiani contro i partigiani "erano potenzialmente dirette contro l'intera popolazione civile (fonte Klinkhammer, Partisanenkrieg, p.818) e più gli occupanti si sentivano minacciati, più questo aspetto diventava evidente.

Ad esempio nel novembre del 1941 vennero lanciate alcune molotov contro gli alloggiamenti delle truppe della "Pasubio" e il comandante della Divisione, il generale Vittorio Giovanelli, ordinò di catturare e fucilare i responsabili (fonte AUSSME DS II 628, DS Divisione "Pasubio", novembre-dicembre 1941, allegato 108: Comando Divisione "Pasubio" (n° 7082 di prot. op. - f.to Vittorio Giovannelli) ai reparti sottoposti del 22/11/1941) per evitare che simili attentati si ripetessero in futuro.

[...] come mostra una relazione sull'attività svolta dai Carabinieri della 3a Divisione celere per l'anno 1941-42. Stando a questo questo documento, furono arrestati e trasferiti nei campi di concentrarnento 874 civili sospetti; 74 persone vennero consegnate alla GFP, 180 alle SS. Nel corso di tre operazioni contro i partigiani, i Carabinieri avevano arrestato 29 persone di cui due furono fucilate immediatamente, 6 trasferite in campi di lavoro e 13 consegnate alla GFP; quattro "propagandisti comunisti" consegnati alla GFP furono fucilati immediatamente. (fonte AUSSME, DS II 877, 3a Divisione celere - Comando dei Carabinieri (n° 5/3 di prot. R.P.) del 20/9/1942: Relazione sull'attività svolta per il periodo da luglio 1941 a luglio 1942).

Secondo una relazione del Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata, dei più di 5.300 civili arrestati tra luglio e settembre del 1942 solo nel settore della 3a Divisione celere, otto furono subito fucilati come partigiani o spie e cinque vennero consegnati al proprio servizio di controspionaggio; 1.576 furono trasferiti nei campi di concentramento e 254 consegnati ai colleghi tedeschi della GFP. (fonte AUSSME, L 14/85-5, Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata: Relazione sull'attività svolta per il periodo 10/5-30/9/1942).

Oltre ai pattugliamenti e ai rastrellamenti per individuare partigiani, spie e sabotatori, i Comandi italiani davano grande importanza all'attività di spionaggio e controspionaggio svolta soprattutto dagli Uffici Informazioni negli stati maggiori delle grandi unità e dai reparti controspionaggio. Come mostra la relazione del sottotenente Leonardo d'Aloia, comandante del 6° reparto controspionaggio impiegato nel settore del II Corpo d'Armata, questa attività si rivelò molto efficace e diede non pochi problemi ai russi. Tra agosto e settembre del 1942 vennero scoperti e fucilati 21 informatori dei servizi segreti sovietici, grazie anche alla collaborazione degli uffici controspionaggio tedeschi; inoltre furono individuati, dispersi o scacciati gruppi di partigiani nelle zone di Kantemirovka, Mitrofanovka e Bogucar. Il reparto controspionaggio arrestò in totale 73 persone, 58 delle quali vennero fucilate. Inoltre, stando al apporto, nella zona di Mitrofanovka furono "arrestate molte note personalità russe che erano sfuggite all'arresto e numerosi propagandisti comunisti" che avevano cercato "di incitare alla rivolta i prigionieri di guerra russi che si trovavano" nei kolchozy. Tutti furono consegnati all'SD tedesco a Millerovo. (fonte BA-MA, RH 31 IX/35, ff. 138-146, traduzione di una relazione sull'attività di controspionaggio presso i Comandi italiani tra agosto e dicembre 1942).

giovedì 10 agosto 2023

Ricompense - 2° Corpo d'A. - 2° Btg. Mitraglieri

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

2° Corpo d'Armata - 2° Btg. Mitraglieri di C.A.

MAVM Sottotenente LANZA Michele
MAVM caporal maggiore TOMMASONI Battista
MAVM soldato SUPERINA Giordano
MBVM Tenente PASQUALI Osvego
MBVM Sottotenente DE COLLE Tiberio
MBVM Sottotenente RELLA Ennio
MBVM sergente REATI Ottaviano
MBVM soldato DE MICHELIS Libero
MBVM soldato SPAGGIARI Ildebrando
CGVM Tenente LANERO Luigi
CGVM Tenente ORIGONE Mario
CGVM Sottotenente MORGAGNI Alvaro
CGVM Sottotenente TESTA Giovanni
CGVM caporal maggiore SERRATI Giovanni
CGVM soldato MARGINI Ireneo
CGVM soldato MARONI Carlo
CGVM soldato ZICCHIN Antonio

Gli ungheresi in Russia

Un mio piccolo contributo a questo articolo apparso su una rivista ungherese in merito alla Campagna di Russia con qualche fotografia e qualche notizia sui miei viaggi.



























lunedì 7 agosto 2023

Italiani brava gente, parte 5

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia referenza di archivi consultati e citati per intero nella trattazione.

Nell'estate del 1942 la situazione non era cambiata sostanzialmente e continuava a regnare una forte diffidenza. Cosi scriveva il generale Zanghieri in una circolare del 13 luglio 1942 alle unità del suo II Corpo d'Armata: "Continuo a notare che molte donne, ragazze e ragazzi ucraini circolano nelle adiacenze degli accantonamenti ed accampamenti; alcuni si introducono perfino tra i reparti e familiarizzano con i militari. Ciò che apparentemente sembra innocuo ai nostri militari invece molto pericoloso, in quanto i borghesi hanno costituito e costituiscono tuttora una fonte attiva di informazioni per le spie russe di cui le retrovie del fronte pullulano. Pertanto ordino che abbia cessare tale stato di cose; nessun borghese, uomo o donna, adulto o minorenne che sia, deve avvicinarsi agli accampamenti" (fonte AUSSME, DS II 785, DS II Corpo d'Armata, luglio-agosto 1942, Comando II Corpo d'Armata, Ufficio I (n° 512/04 di prot. - f.to Giovanni Zanghieri), ai reparti sottoposti del 13/7/1942).

Il generale Barbò ordinò ai Reggimenti del suo Raggruppamento a cavallo di non essere troppo indulgenti con il nemico durante i rastrellamenti nella zona di Orlovo Ivanovka: "Il raggruppamento ha il compito di liberare la zona dai partigiani e da soldati sbandati nemici. E' indispensabile quindi agire con la maggiore energia e senza false pietà" (fonte AUSSME, DS II 882, DS Raggruppamento artiglieria a cavallo, luglio-agosto 1942, allegato: Comando Raggruppamento truppe a cavallo (n° 405/Op. di prot. - f.to Guglielmo Barbò) ai Reggimenti "Savoia Cavalleria" e "Lancieri di Novara" nonché al II gruppo del Reggimento d'artiglieria a cavallo del 15/7/1942".

Il generale Malaguti, capo di stato maggiore dell'ARMIR, comunicò al gruppo di Armate B che tra il 1° agosto e il 7 settembre era stato ucciso in uno scontro un partigiano ed erano stati arrestati 27 tra partigiani e spie, di cui 14 erano già stati fucilati o attendevano l'esecuzione. Il 18 settembre il Comando d'Armata informò il gruppo di Armate di aver catturato 30 "banditi", 4 spie e una paracadutista, 13 dei quali erano già stati giustiziati. Dieci giorni più tardi arrivò la comunicazione che tra il 16 e il 25 settembre erano stati uccisi 27 "banditi" e catturati altri 114; inoltre durante i rastrellamenti le truppe italiane avevano arrestato e trasferito nei campi di concentramento 200 persone sospette (fonte I documenti qui citati sono pubblicati in Gentile, Alle spalle, pp. 170 sgg.). In linea di massima possiamo affermare che le azioni dei tedeschi e degli italiani contro i partigiani "erano potenzialmente dirette contro l'intera popolazione civile (fonte Klinkhammer, Partisanenkrieg, p.818) e più gli occupanti si sentivano minacciati, più questo aspetto diventava evidente.

Ad esempio nel novembre del 1941 vennero lanciate alcune molotov contro gli alloggiamenti delle truppe della "Pasubio" e il comandante della Divisione, il generale Vittorio Giovanelli, ordinò di catturare e fucilare i responsabili (fonte AUSSME DS II 628, DS Divisione "Pasubio", novembre-dicembre 1941, allegato 108: Comando Divisione "Pasubio" (n° 7082 di prot. op. - f.to Vittorio Giovannelli) ai reparti sottoposti del 22/11/1941) per evitare che simili attentati si ripetessero in futuro.

[...] come mostra una relazione sull'attività svolta dai Carabinieri della 3a Divisione celere per l'anno 1941-42. Stando a questo questo documento, furono arrestati e trasferiti nei campi di concentrarnento 874 civili sospetti; 74 persone vennero consegnate alla GFP, 180 alle SS. Nel corso di tre operazioni contro i partigiani, i Carabinieri avevano arrestato 29 persone di cui due furono fucilate immediatamente, 6 trasferite in campi di lavoro e 13 consegnate alla GFP; quattro "propagandisti comunisti" consegnati alla GFP furono fucilati immediatamente. (fonte AUSSME, DS II 877, 3a Divisione celere - Comando dei Carabinieri (n° 5/3 di prot. R.P.) del 20/9/1942: Relazione sull'attività svolta per il periodo da luglio 1941 a luglio 1942).

Secondo una relazione del Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata, dei più di 5.300 civili arrestati tra luglio e settembre del 1942 solo nel settore della 3a Divisione celere, otto furono subito fucilati come partigiani o spie e cinque vennero consegnati al proprio servizio di controspionaggio; 1.576 furono trasferiti nei campi di concentramento e 254 consegnati ai colleghi tedeschi della GFP. (fonte AUSSME, L 14/85-5, Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata: Relazione sull'attività svolta per il periodo 10/5-30/9/1942).

Oltre ai pattugliamenti e ai rastrellamenti per individuare partigiani, spie e sabotatori, i Comandi italiani davano grande importanza all'attività di spionaggio e controspionaggio svolta soprattutto dagli Uffici Informazioni negli stati maggiori delle grandi unità e dai reparti controspionaggio. Come mostra la relazione del sottotenente Leonardo d'Aloia, comandante del 6° reparto controspionaggio impiegato nel settore del II Corpo d'Armata, questa attività si rivelò molto efficace e diede non pochi problemi ai russi. Tra agosto e settembre del 1942 vennero scoperti e fucilati 21 informatori dei servizi segreti sovietici, grazie anche alla collaborazione degli uffici controspionaggio tedeschi; inoltre furono individuati, dispersi o scacciati gruppi di partigiani nelle zone di Kantemirovka, Mitrofanovka e Bogucar. Il reparto controspionaggio arrestò in totale 73 persone, 58 delle quali vennero fucilate. Inoltre, stando al apporto, nella zona di Mitrofanovka furono "arrestate molte note personalità russe che erano sfuggite all'arresto e numerosi propagandisti comunisti" che avevano cercato "di incitare alla rivolta i prigionieri di guerra russi che si trovavano" nei kolchozy. Tutti furono consegnati all'SD tedesco a Millerovo. (fonte BA-MA, RH 31 IX/35, ff. 138-146, traduzione di una relazione sull'attività di controspionaggio presso i Comandi italiani tra agosto e dicembre 1942).

Libri: "AVANTI VERONA!"

Avanti Verona!: Con il Battaglione Alpini "Verona" sul fronte russo 1942-1943.

Senza alcun dubbio la notevole capacità narrativa degli Alpini ha permesso loro di tramandare efficacemente e massivamente le proprie imprese, forse meglio di qualsiasi altra specialità militare d'Italia. Tanti sono gli scritti che trattano la loro storiografia, in special modo quelli riguardanti le due guerre mondiali.

Relativamente al Battaglione alpini "Verona", per agli anni che vanno dal 1939 al 1943, è doveroso citare l'imprescindibile libro di Vittorio Cristofoletti, aiutante maggiore in seconda del battaglione, intitolato Battaglione Verona - "Cimì", opera che raccoglie le sue memorie e quelle di altri reduci. Ferma restando l'insostituibilità di tale scritto, che costituisce preziosissima raccolta testimoniale, nelle pagine che vi apprestate a leggere si vuole più semplicemente tracciare una cronistoria del battaglione stesso nell'arco di tempo che va dal suo addestramento preparatorio in Piemonte fino al ciclo operativo all’interno della campagna italiana di Russia.

Da alcuni definita la guerra del sangue contro l'oro, la Seconda Guerra Mondiale fu essenzialmente uno scontro di ideologie che vide fronteggiarsi due opposte visioni della società incentrate una sull'uomo, l'altra sul mercato. Come è noto, si è trattato del conflitto più sanguinoso mai conosciuto dal genere umano e, all'interno di esso, si trovarono schierati loro malgrado anche gli alpini del Verona.

Quegli alpini erano contadini, operai, meccanici, sarti, medici, insegnanti, parroci, studenti universitari ed artigiani, per la maggior parte veronesi del Garda, del Baldo e della Lessinia, di ogni estrazione sociale, alcuni militari di carriera, altri sotto il servizio di leva obbligatorio, altri ancora volontari. Avevano vent'anni o poco più e, coinvolti in eventi enormemente più grandi di loro, si dimostrarono nonostante tutto e tutti sempre all'altezza della situazione, scrivendo gloriose pagine di puro eroismo.

Erano i figli di chi aveva combattuto sul Piave, sull'Ortigara e sull'Isonzo e, quando le lancette della storia segnarono nuovamente l'ora fatidica, combatterono a loro volta rispettando quell'idem sentire proprio di una comunità alla quale sentivano fortissimamente di appartenere.

Ecco, questo libro vuole essere semplicemente un omaggio alla memoria di quei ragazzi che sacrificarono la loro giovinezza e la loro vita per la Patria, combattendo nel battaglione alpini della loro città: Verona.

Il libro dell'amico Ermanno Brussani è acquistabile direttamente al link https://www.amazon.it/dp/B0CDNM8NGP?ref_=cm_sw_r_apan_dp_D875JPSGS17PHA2Z4NTX&fbclid=IwAR01AQoILcSI80JBGrQwS5xlFxkwaUyWSgyvmqliL_8OaCx4kDCaKzV8QTY.