lunedì 7 agosto 2023

Italiani brava gente, parte 5

PREMESSA.

Questo nuovo studio che ho voluto intraprendere e successivamente pubblicare, non vuole gettare discredito sui nostri soldati (e 7 anni di pubblicazioni a ricordo e in loro onore ne sono la prova), ma esclusivamente raccontare una pagina di storia che li riguarda e che, penso volutamente, è stata in parte accantonata. Se questa è la verità, qualsiasi essa sia deve essere raccontata. Erano uomini e come tali soggetti anche ad azioni che oggi riteniamo riprovevoli, ma che vissute direttamente e sulla propria pelle, hanno un senso diverso e come tali vanno prese e non giudicate senza minimamente avere vissuto analoghe e così drammatiche esperienze. Anche tutto questo è raccontare la loro storia e le sofferenze provate.

Estratti dal libro "Invasori, non vittime - La campagna italiana di Russia 1941-1943" di Thomas Schlemmer; libro che invito a leggere per intero per inquadrare al meglio il tema affrontato, anche considerando l'ampia referenza di archivi consultati e citati per intero nella trattazione.

Nell'estate del 1942 la situazione non era cambiata sostanzialmente e continuava a regnare una forte diffidenza. Cosi scriveva il generale Zanghieri in una circolare del 13 luglio 1942 alle unità del suo II Corpo d'Armata: "Continuo a notare che molte donne, ragazze e ragazzi ucraini circolano nelle adiacenze degli accantonamenti ed accampamenti; alcuni si introducono perfino tra i reparti e familiarizzano con i militari. Ciò che apparentemente sembra innocuo ai nostri militari invece molto pericoloso, in quanto i borghesi hanno costituito e costituiscono tuttora una fonte attiva di informazioni per le spie russe di cui le retrovie del fronte pullulano. Pertanto ordino che abbia cessare tale stato di cose; nessun borghese, uomo o donna, adulto o minorenne che sia, deve avvicinarsi agli accampamenti" (fonte AUSSME, DS II 785, DS II Corpo d'Armata, luglio-agosto 1942, Comando II Corpo d'Armata, Ufficio I (n° 512/04 di prot. - f.to Giovanni Zanghieri), ai reparti sottoposti del 13/7/1942).

Il generale Barbò ordinò ai Reggimenti del suo Raggruppamento a cavallo di non essere troppo indulgenti con il nemico durante i rastrellamenti nella zona di Orlovo Ivanovka: "Il raggruppamento ha il compito di liberare la zona dai partigiani e da soldati sbandati nemici. E' indispensabile quindi agire con la maggiore energia e senza false pietà" (fonte AUSSME, DS II 882, DS Raggruppamento artiglieria a cavallo, luglio-agosto 1942, allegato: Comando Raggruppamento truppe a cavallo (n° 405/Op. di prot. - f.to Guglielmo Barbò) ai Reggimenti "Savoia Cavalleria" e "Lancieri di Novara" nonché al II gruppo del Reggimento d'artiglieria a cavallo del 15/7/1942".

Il generale Malaguti, capo di stato maggiore dell'ARMIR, comunicò al gruppo di Armate B che tra il 1° agosto e il 7 settembre era stato ucciso in uno scontro un partigiano ed erano stati arrestati 27 tra partigiani e spie, di cui 14 erano già stati fucilati o attendevano l'esecuzione. Il 18 settembre il Comando d'Armata informò il gruppo di Armate di aver catturato 30 "banditi", 4 spie e una paracadutista, 13 dei quali erano già stati giustiziati. Dieci giorni più tardi arrivò la comunicazione che tra il 16 e il 25 settembre erano stati uccisi 27 "banditi" e catturati altri 114; inoltre durante i rastrellamenti le truppe italiane avevano arrestato e trasferito nei campi di concentramento 200 persone sospette (fonte I documenti qui citati sono pubblicati in Gentile, Alle spalle, pp. 170 sgg.). In linea di massima possiamo affermare che le azioni dei tedeschi e degli italiani contro i partigiani "erano potenzialmente dirette contro l'intera popolazione civile (fonte Klinkhammer, Partisanenkrieg, p.818) e più gli occupanti si sentivano minacciati, più questo aspetto diventava evidente.

Ad esempio nel novembre del 1941 vennero lanciate alcune molotov contro gli alloggiamenti delle truppe della "Pasubio" e il comandante della Divisione, il generale Vittorio Giovanelli, ordinò di catturare e fucilare i responsabili (fonte AUSSME DS II 628, DS Divisione "Pasubio", novembre-dicembre 1941, allegato 108: Comando Divisione "Pasubio" (n° 7082 di prot. op. - f.to Vittorio Giovannelli) ai reparti sottoposti del 22/11/1941) per evitare che simili attentati si ripetessero in futuro.

[...] come mostra una relazione sull'attività svolta dai Carabinieri della 3a Divisione celere per l'anno 1941-42. Stando a questo questo documento, furono arrestati e trasferiti nei campi di concentrarnento 874 civili sospetti; 74 persone vennero consegnate alla GFP, 180 alle SS. Nel corso di tre operazioni contro i partigiani, i Carabinieri avevano arrestato 29 persone di cui due furono fucilate immediatamente, 6 trasferite in campi di lavoro e 13 consegnate alla GFP; quattro "propagandisti comunisti" consegnati alla GFP furono fucilati immediatamente. (fonte AUSSME, DS II 877, 3a Divisione celere - Comando dei Carabinieri (n° 5/3 di prot. R.P.) del 20/9/1942: Relazione sull'attività svolta per il periodo da luglio 1941 a luglio 1942).

Secondo una relazione del Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata, dei più di 5.300 civili arrestati tra luglio e settembre del 1942 solo nel settore della 3a Divisione celere, otto furono subito fucilati come partigiani o spie e cinque vennero consegnati al proprio servizio di controspionaggio; 1.576 furono trasferiti nei campi di concentramento e 254 consegnati ai colleghi tedeschi della GFP. (fonte AUSSME, L 14/85-5, Comando dei Carabinieri Reali dell'8a Armata: Relazione sull'attività svolta per il periodo 10/5-30/9/1942).

Oltre ai pattugliamenti e ai rastrellamenti per individuare partigiani, spie e sabotatori, i Comandi italiani davano grande importanza all'attività di spionaggio e controspionaggio svolta soprattutto dagli Uffici Informazioni negli stati maggiori delle grandi unità e dai reparti controspionaggio. Come mostra la relazione del sottotenente Leonardo d'Aloia, comandante del 6° reparto controspionaggio impiegato nel settore del II Corpo d'Armata, questa attività si rivelò molto efficace e diede non pochi problemi ai russi. Tra agosto e settembre del 1942 vennero scoperti e fucilati 21 informatori dei servizi segreti sovietici, grazie anche alla collaborazione degli uffici controspionaggio tedeschi; inoltre furono individuati, dispersi o scacciati gruppi di partigiani nelle zone di Kantemirovka, Mitrofanovka e Bogucar. Il reparto controspionaggio arrestò in totale 73 persone, 58 delle quali vennero fucilate. Inoltre, stando al apporto, nella zona di Mitrofanovka furono "arrestate molte note personalità russe che erano sfuggite all'arresto e numerosi propagandisti comunisti" che avevano cercato "di incitare alla rivolta i prigionieri di guerra russi che si trovavano" nei kolchozy. Tutti furono consegnati all'SD tedesco a Millerovo. (fonte BA-MA, RH 31 IX/35, ff. 138-146, traduzione di una relazione sull'attività di controspionaggio presso i Comandi italiani tra agosto e dicembre 1942).

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