sabato 21 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 20.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

20 GENNAIO.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Alle ore 4 del 20 gennaio i superstiti di Kruscilovka contrassaltavano le forze avversarie preponderanti, si liberavano e si aprivano il passaggio su Ivanovka. Colà, riordinati in una compagnia di due soli plotoni, erano avviati ad Iljevka per rinforzarvi il presidio. Durante l'intera giornata il nemico tentava di dilagare da Kruscilovka verso sud e verso ovest, ma veniva contenuto, mentre i reparti lentamente sostituiti dalla 304a Divisione, insieme con altri di artiglieri appiedati, imbastivano una difesa arretrata. In seguito ad ordini superiori, veniva concordato un attacco con il 573° reggimento granatieri (304a Divisione tedesca), da svolgere il giorno 21 dalla fronte Ivanovka - Davjdo Nicholskij in direzione di Kruscilovka. Da parte italiana vi era destinato il III/38° rinforzato da artiglieria.

Mentre erano in corso i preparativi per l'azione, alle ore 20 del 20 gennaio, il nemico attaccava Davjdo Nicholskij. Era contrattaccato e respinto oltre Donez durante la stessa notte dalle forze italiane e tedesche. Nel corso del combattimento a Davjdo Nicholskij, poco dopo la mezzanotte del 20 gennaio, il nemico, con il I ed il II/889°, rinforzati da partigiani, attaccava la compagnia italiana dislocata a Makarof ed entro le ore 7 la sommergeva totalmente. Soltanto pochi fanti riuscivano a ritirarsi su Iljevka. L'azione preparata su Kruscilovka veniva disdetta, per tentare la chiusura della breccia praticata e contrastare la minaccia di aggiramento delle altre forze schierate sul fiume. Era intanto richiesto l'intervento di reparti tedeschi mentre la resistenza continuava su posizioni arretrate.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 20 gennaio la 19a corazzata eseguiva il ripiegamento sull'Aidar, mentre un reparto italiano di bersaglieri motociclisti, rinforzato da due autoblindate, provvedeva a sbarrare la strada Kupjansk - Valujki.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Il 20 gennaio il Comando di Corpo d'Armata sollecitava il movimento della Vicenza su Charkovka, affinché si portasse ad ovest della valle Olchovatka, ripetendo l'ordine anche alle altre Divisioni. Il Comandante del XXIV Corpo riceveva l'incarico di raccogliere nella zona di Skororyb tutti gli sbandati tedeschi, per organizzare una difesa temporanea della zona, così da assicurare lo sfilamento verso occidente. Alle ore 7, carri armati russi e fanteria autotrasportata attaccavano Opyt, mentre ancora vi si trovava il Comando del Corpo d'Armata Alpino. La difesa degli elementi in posto non riusciva a respingere l'attacco e veniva travolta, malgrado il sacrificio di alcuni reparti. Andavano perduti mezzi di trasporto, carteggi del Comando, tutti i mezzi di collegamento. Si salvava una sola stazione radio tedesca, montata su di un autocarro semicingolato, valida per assicurare il collegamento con il Comando d' Armata, ma non con quelli delle Divisioni.

Il Comando del Corpo d'Armata, passando per la sola via aperta a Skororyb, si spostava a Novo Charkovka. La situazione generale aveva ormai dimostrato che l'offesa nemica proveniva non tanto da est come azione d'inseguimento, ma si sarebbe manifestata in successivi sbarramenti, da rompere nella marcia verso ovest. Pertanto il Comandante del Corpo di Armata decideva la costituzione di una forte avanguardia. La Divisione Tridentina, alle ore 2 veniva attaccata da nord nella zona di Opyt, dove l'anticipato ripiegamento dell'Armata ungherese aveva lasciato scoperto il fianco destro del Corpo d'Armata Alpino. II battaglione Vestone respingeva l'attacco. All'alba, il movimento dei servizi, delle impedimenta e degli sbandati cadeva sotto un intenso fuoco d'artiglieria, mortai ed armi automatiche del nemico che, nella notte, manovrando a largo raggio, aveva delineato un accerchiamento. Seguiva un deciso attacco nemico, a respingere il quale dovevano essere impegnati tutti i reparti. Un contrattacco del II battaglione genio divisionale risolveva favorevolmente la situazione, ma costava al battaglione il sacrificio di due terzi dei suoi uomini.

A Postojalyi il 6° alpini doveva combattere per alcune ore, anche all'arma bianca, per impossessarsi dell'abitato. Dopo breve sosta in esso, proseguiva su Novo Charkovka. Era così superato il primo accerchiamento. In esecuzione degli ordini del Comandante del Corpo d'Armata, il Comandante della Tridentina assumeva il comando dello scaglione d'avanguardia, costituito dal 6° alpini (meno il battaglione Verona), rinforzato dai gruppi Bergamo e Vicenza, dall'artiglieria, dai lanciarazzi e dai carri armati tedeschi. Raggiunta Novo Charkovka alle ore 17, la località doveva essere tolta, combattendo, agli occupanti sovietici (due battaglioni rinforzati da artiglieria, mortai e carri armati). Puntate controffensive dell'avversario venivano sventate.

Il battaglione Verona, che aveva ricevuto il compito di proteggere il fianco destro scoperto, respingeva un attacco e proseguiva la marcia in coda alla colonna divisionale. Il 5° alpini e le restanti unità raggiungevano Novo Charkovka superando il secondo sbarramento nemico. L'avanguardia della Divisione Vicenza, nella notte sul 20, doveva attaccare Lesnitscianskij, dove l'azione del nemico era appoggiata anche da mezzi corazzati e da numerosi mortai. Un movimento aggirante del battaglione Pieve di Teco, riunitosi alla colonna, induceva l'avversario a ritirarsi, lasciando sul terreno tre carri armati ed alcuni prigionieri. La Divisione proseguiva su Postojalyi, agevolando l'azione intrapresavi dalla Tridentina. Per la rimanente parte della giornata i reparti sostavano sulle posizioni raggiunte.

La Divisione Cuneense raggiungeva Novo Postoialovka verso le ore 2, unendosi ad elementi della Julia che combattevano per aprirsi la strada. Un primo intervento del battaglione Ceva, appoggiato dal gruppo Mondovì, costava ad entrambi gravissime perdite, ma senza fortuna. La successiva azione dei battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo non otteneva miglior esito. Verso le 15 era anche attaccata la retroguardia; una batteria del gruppo Val Po andava perduta. Nella considerazione che più a sud altri elementi della Julia (9° alpini) combattevano senza successo, il Comandante della Divisione decideva di cercare più a nord un punto di minore resistenza, dirigendosi su Postojalyi, salvo rientrare poi nel settore di ripiegamento assegnato.

La Divisione Julia per l'intera giornata combatteva per aprirsi il passaggio attraverso le posizioni nemiche di Novo Postojalovka, avendo ricevuto anche il concorso di unità della Cuneense. A sera, il Comando, l'8° alpini ed il gruppo Conegliano si sganciavano dalla lotta e si univano all'azione di aggiramento da nord, operato dalla Cuneense, su Postojalyi. Il 9° alpini con i gruppi Udine e Val Piave, da Kopanki, dove erano stati fermati dal nemico per tutto il giorno, rompevano il contatto dirigendosi su Samojlenkof. L'azione congiunta della Julia e della Cuneense aveva fortemente contribuito alla salvezza della colonna settentrionale del Corpo d'Armata. Questa, già impegnata sulla fronte e sul fianco destro, si sarebbe trovata in gravi difficoltà a sostenere anche un attacco da sud, parato, invece, dalle due Divisioni.

Alla fine della giornata le forze del Corpo d'Armata Alpino avevano perduto buona parte della loro efficienza operativa in quanto: - i battaglioni della Julia erano ridotti a meno di 150 uomini ognuno, appoggiati da pochi pezzi del gruppo Conegliano scarsamente provvisti di munizioni; - la Cuneense si trovava con tre battaglioni duramente provati e priva d'artiglieria; - la Vicenza, già poco adatta ad operare per sua stessa costituzione organica, pure se rinforzata dal battaglione Pieve di Teco, si trovava in pessime condizioni; - la Tridentina era in una situazione migliore e disponeva del rinforzo dei pochi, ma pur preziosi, mezzi corazzati tedeschi.

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