lunedì 16 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 15.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

15 GENNAIO.

BLOCCO NORD.

Alle ore 20 del 15 gennaio aveva luogo l'incolonnamento degli elementi validi: - Divisione Torino: 1.600 uomini; - Divisione Pasubio: 2.000 uomini; - Truppe e Servizi del XXXV Corpo d'Armata: 1.800 uomini; - Nuclei Ravenna e Celere: 400 uomini; - Truppe della difesa di Tcertkovo: 500 uomini. Precedeva la 298a Divisione, che riusciva a rompere l'accerchiamento, mentre la colonna italiana restava in retroguardia con l'appoggio di alcuni carri armati tedeschi. La neve recentemente caduta rendeva difficile la marcia notturna.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella giornata del 15 gennaio, l'avversario, che aveva ripreso l'attacco immettendo nella lotta nuove unità corazzate, dopo avere annientato le forze residue del gruppo Fegelein e del «battaglione guardia del Führer» e dopo aver inflitto gravi perdite alla 387a Divisione, raggiungeva con i grossi Michailovka, Scilino, Novo Belaia ed i pressi di Beloluzkaja. In seguito al cedimento dell'ala destra del XXIV Corpo nella zona di Mitrofanovka, la 385a Divisione tedesca e la Julia, che avevano i loro schieramenti frammisti, dovevano arretrare ad ovest, nell'intento di coprire la piazza di Rossosc con un velo di reparti. La Julia risultava schierata nella zona di Krinitscnaja.

Peraltro consistenti reparti corazzati russi riuscivano a compiere puntate ad Olichovatka ed a Rossosc. Un reparto di una Brigata corazzata della 5a Armata sovietica, formato da una ventina di carri armati, che trasportavano anche dieci uomini ciascuno, alle ore 5,30 irrompeva in Rossosc. Quivi era la sede del Comando del Corpo d'Armata Alpino, che avendo inviato in linea le proprie armi controcarro, non disponeva di una efficiente difesa alla periferia dell'abitato. La lotta si portava tra le case; ufficiali ed alpini ed elementi dei vari comandi e servizi, il battaglione sciatori Monte Cervino, appoggiati da due semoventi tedeschi e poi anche da una squadriglia di «stukas», riuscivano a distruggere 12 carri, a catturare 40 prigionieri e ad eliminare la maggior parte della fanteria trasportata sui carri. Alle ore 16 i pochi russi superstiti lasciavano Rossosc.

In questa situazione generale, aggravata dall'inizio del ripiegamento della 2a Armata ungherese, il Comando dell'8a Armata richiedeva autorizzazione ad arretrare lo schieramento, in armonia con i movimenti della stessa 2a Armata. La questione prospettata al Comando Supremo tedesco non otteneva il necessario consenso e pertanto il Corpo d'Armata Alpino doveva rimanere al Don. Neppure era stato accettato il parziale arretramento del XXIV Corpo sulla linea Ternovka - Grakof - nord Michailovka, per costituire un fianco difensivo a protezione dello schieramento degli alpini. Il Generale Gariboldi, invece, confermava questo ultimo suo ordine, facendo presente al Capo nucleo di collegamento che il provvedimento era imposto dalla situazione.

Il Comando del Gruppo di Armate ne prendeva nota dichiarandosi dissenziente, ma entro la sera stessa giungeva dal Comando Supremo tedesco la ratifica dell'ordine dell'Armata. La rottura praticata dal nemico tra Michailovka e Kamenka era irreparabile, non esistendo per il Comando d'Armata alcuna disponibilità di forze per chiudere la falla. A nord di essa rimanevano il Corpo d'Armata Alpino e le unità superstiti del XXIV Corpo tedesco, tanto ridotte da potere essere subito dopo considerate solamente più un rinforzo per la Grande Unità italiana.

A sud restavano, invece, la 198 Divisione corazzata, i resti della 27a e quanto era giunto della 320a. Il nemico aveva già spinto forti aliquote di unità corazzate a nord, sul tergo del Corpo d'Armata Alpino, mentre la massa delle sue unità a piedi seguiva il movimento e lo estendeva in profondità verso nord-ovest, in direzione di Valujki.

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