martedì 17 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 17.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

17 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella notte sul 17 gennaio, forze nemiche valutate a due reggimenti attaccavano il fronte della Divisione Tridentina, respinte con loro forti perdite dai battaglioni Vestone, Morbegno ed Edolo. Durante la giornata il nemico approfondiva la propria penetrazione verso ovest. Le unità ungheresi, contrariamente alle opinioni espresse in precedenza, avevano lasciato le posizioni del Don e soltanto allora il Comando del Gruppo di Armate autorizzava il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino.

Dopo che la 3a Armata corazzata sovietica aveva rotto lo schieramento del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco e con il suo VII Corpo di cavalleria procedeva su Valujki, le altre forze russe della 6a Armata operanti a sud del parallelo di Kantemirovka iniziavano una forte pressione sul fronte della 19a Divisione corazzata e successivamente sul fronte e sull'ala sinistra della 320a Divisione. Questa, per le sue modeste forze in lento affluire, non poteva far sentire prontamente la propria azione. Si valutava che il nemico avesse due obiettivi: - puntare per la direttrice Kupjansk - Karkov sul bacino minerario - industriale del Donez, tanto per toglierne la disponibilità ai tedeschi, quanto per ricuperarla nel proprio interesse; - avvolgere da nord il Gruppo di Armate Don, che stava rallentando l'avanzata sovietica nel settore meridionale del fronte, sia per tentare ancora il salvataggio della 6a Armata a Stalingrado, sia per consentire il ripiegamento dalla zona caucasica del Gruppo di Armate «A».

L'8a Armata, con la 19a Divisione corazzata, i resti della 21a e quanto era giunto della 320a sviluppava la propria azione in una difesa manovrata, attuando successivi sbalzi verso ovest, appoggiati alle linee fluviali, scendenti da nord a sud, tanto per coprire la direttrice Kupjansk - Karkov e l'ala sinistra del Gruppo di Armate Don, quanto per dare tempo alle unità tedesche (Divisione Gross Deutschland e Corpo corazzato SS) di affluire e svolgere poi la contromanovra che ristabilisse la situazione.

RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).

Alle ore 11 del 17 gennaio il Comando del Corpo d'Armata Alpino trasmetteva verbalmente alle Divisioni dipendenti l'ordine di ripiegamento, subito confermato per iscritto, appena ricevuto dal Comando dell'8a Armata. Con esso si orientavano le Grandi Unità alpine a compiere i movimenti regolandoli sulle tre successive linee di attestamento: - ferrovia Jevdakovo - Rossosc; - valle Olchovatka; - valle Ajdar - Nikolaievka.

Nel corso della giornata il Comando del Corpo Alpino riceveva notizia che Postoialyi era stato attaccato ed occupato da carri armati e fanteria autocarrata, provenienti da sud. In tal modo rimanevano bloccati gli sgomberi predisposti da Podgornoe, poiché i sovietici, fin dal giorno 15, avevano interrotto la strada Rossosc - Olchovatka. L'isolamento, realizzato dalle unità corazzate e motorizzate avversarie alle spalle del Corpo d'Armata Alpino, poneva questo nella necessità di operare da solo per aprirsi la strada verso ovest, al fine di raggiungere lo schieramento amico.

Il Comando del Gruppo di Armate «B» passava alle dipendenze del Corpo Alpino i modestissimi resti del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco. Di esso erano rimasti efficienti 4 carri armati, 2 semoventi, 5 pezzi d'artiglieria, una batteria di lanciarazzi. Le Divisioni 385a e 387a, dopo un mese di combattimenti, erano praticamente distrutte ed i superstiti avevano formato drappelli che si erano uniti variamente alle colonne italiane in ripiegamento. Appesantivano il movimento delle quattro Divisioni italiane circa 10.000 sbandati tedeschi e ungheresi, con innumerevoli slitte ed altre impedimenta, protesi piuttosto a cercare cibo e ricovero per la notte, che a prendere parte ai combattimenti sostenuti dagli italiani.

La rottura del contatto col nemico avveniva contemporaneamente su tutta la fronte del Corpo d'Armata all'imbrunire e si sviluppava durante la notte sul 18 gennaio. Nell'ambito delle singole Divisioni si formavano colonne, via via meno numerose e più consistenti. La Divisione Tridentina costituiva tre colonne, che iniziavano il movimento su Podgornoe protette da una retroguardia e raggiungevano nella notte stessa la linea di attestamento alla ferrovia, sulla quale si schieravano fronte ad est. II Comando del Corpo d'Armata, tuttora dislocato a Podgornoe, si univa alla Tridentina, ponendo alle dipendenze di essa una parte delle truppe e servizi del Corpo d'Armata.

La Divisione Vicenza eseguiva il ripiegamento verso la linea ferroviaria, articolata su due colonne. La colonna settentrionale si dirigeva su Podgornoe. Qui i battaglioni Morbegno e Vestone rientravano alla loro Divisione Tridentina. Questa, a sua volta, restituiva alla Vicenza i due battaglioni che aveva avuto alla fine di dicembre. La colonna meridionale si dirigeva su Popovka. A Podgornoe il Comando del Corpo d'Armata stabiliva che 3.000 militari dei reparti e servizi da esso direttamente dipendenti effettuassero il ripiegamento con la Vicenza. La Divisione Cuneense ripiegava in direzione di Popovka, su due colonne protette dal battaglione Saluzzo, lasciato in retroguardia in quanto schierato all'estremo meridionale del Corpo d'Armata e che restava in stretto contatto con le avanguardie avversarie.

Dopo aver iniziato il movimento, il Comando di Divisione perdeva il collegamento con il Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Julia, che nella precedente giornata del 16 gennaio aveva dovuto estendere per 25 chilometri il proprio settore difensivo per sostituire unità tedesche impiegate altrove, si era ritirata sulla sponda settentrionale della Tciornaja Kalitva. Conservava, però, una testa di ponte sulla riva meridionale di quel fiume presso Novo Melniza, difesa dal battaglione Tolmezzo. Su quelle posizioni il battaglione doveva sostenere violenti attacchi del nemico, che riusciva a circondarlo. Rotto l'accerchiamento in un assalto alla baionetta, il Tolmezzo si ricongiungeva alla propria Divisione. Questa, all'imbrunire, riprendeva il movimento in ritirata su due colonne, orientate a proseguire rapidamente su Popovka - Lesnitscianskij.

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