martedì 17 gennaio 2023

lunedì 16 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 16.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

16 GENNAIO.

BLOCCO NORD.

All'alba del 16 gennaio era raggiunta Losovskaja, a Beresovo aveva inizio una ininterrotta azione di carri armati sovietici, contrastati efficacemente e talora distrutti dalle armi controcarro tedesche. Aerei «stukas» davano il loro concorso validissimo. Anche l'azione delle armi pesanti terrestri dei russi procurava altre difficoltà. Strelzovka doveva essere aggirata alle ore 16 per evitare forze sovietiche ed immettere 1a colonna sulla strada di Belovodsk, dove, cessata l'azione del nemico, rimanevano soltanto più da superare le generali difficoltà dell'ambiente. Alle ore 22 la testa della colonna italiana raggiungeva Belovodsk e subito aveva inizio lo sgombero con autoambulanze degli infermi su Starobelsk, per lo smistamento sugli stabilimenti sanitari di Voroscilovgrad e Kupjansk. L'arrivo degli isolati durava per l'intera notte e buona parte della giornata del 17 gennaio.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 16 gennaio, a nord della breccia, il XXIV Corpo, fortemente premuto, ripiegava sulla linea della Tciornaja Kalitva - Rossosc - Olichovatka. Durante l'esecuzione del movimento, la Julia veniva attaccata dal nemico e subiva gravi perdite, specie nei battaglioni Tolmezzo e Val Cismon, colti in fase di movimento. A sud della breccia, i resti della 27a corazzata resistevano sulla linea Novo Bclinskaja - Donzovka - Tischof. La 19a corazzata resisteva sulle posizioni occupate e raccoglieva entro di esse il presidio di Tcertkovo, del quale è già stato detto. Nella stessa giornata, il piccolo presidio italiano presso il campo di aviazione di Gartmiscevka - non potendo rompere il forte accerchiamento - veniva sgomberato con aerei da trasporto.

Le forze sovietiche operanti contro la 2a Armata ungherese ne avevano infranto lo schieramento ed erano penetrate verso Ostrogozsk per oltre 50 chilometri. In quel giorno, malgrado gli avvenimenti precedenti e quelli tuttora in corso, sebbene non fosse ignoto lo stato di logoramento delle Divisioni del XXIV Corpo (Julia compresa), il Comando del Gruppo di Armate «B» emanava l'ineseguibile ordine che, nella notte sul 18, lo stesso Corpo d'Armata agisse verso sud-ovest in direzione di Rovenki, allo scopo di fermare l'avanzata nemica.

Il Comando d'Armata prospettava nuovamente al Generale tedesco di collegamento che un'ulteriore permanenza sul Don, considerando la situazione in atto, sarebbe stata causa di gravi conseguenze e che pertanto si rendeva inevitabile un ripiegamento. Il Comando del Corpo d'Armata Alpino, frattanto, decideva di trasferire subito la propria sede da Rossosc (alla destra del settore) a Podgornoe (sinistra), lasciando la difesa della località al locale comando di zona ed ai reparti dislocativi. Inoltre stabiliva, per mezzo di un ufficiale del Comando, il collegamento diretto con il contiguo VII Corpo d'Armata ungherese, il Comandante del quale escludeva in quel momento la possibilità di abbandonare la linea del Don. Infine ordinava il concentramento a Podgornoe di automezzi e magazzini, allo scopo di provvedere al loro successivo sgombero su Karpenkovo e Nikolaievka. Il battaglione Edolo (Divisione Tridentina) respingeva ripetuti attacchi del nemico.

Ancora nella giornata del 16, Rossosc era nuovamente attaccata da carri armati e da fanteria autotrasportata e cadeva per la maggior parte in mano del nemico, pur prolungandosi la resistenza di alcuni nuclei alla periferia dell'abitato. Alle ore 17,30 il Comando d'Armata formulava l'assoluto divieto che le unità alpine lasciassero la linea del Don, facendo personalmente responsabili dell'esecuzione dell'ordine i comandanti delle Grandi Unità. Alla sera, in un colloquio con il Generale Comandante del XXIV Corpo corazzato, il Comandante del Corpo Alpino sentiva riconfermare l'assai limitata capacità operativa di quella Grande Unità, i cui reparti erano ridottissimi nel numero di effettivi, fisicamente esauriti e scarsamente provvisti di munizioni. Si rendeva impossibile eseguire l'ordine direttamente emanato dal Generale tedesco di collegamento al XXIV Corpo di sganciarsi dal nemico in stretto accordo con il Corpo d'Armata Alpino e di sfondare verso ovest o sud-ovest, spostando la resistenza nella zona di Olchovatka e prendendovi collegamento con la 320a Divisione.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 15.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

15 GENNAIO.

BLOCCO NORD.

Alle ore 20 del 15 gennaio aveva luogo l'incolonnamento degli elementi validi: - Divisione Torino: 1.600 uomini; - Divisione Pasubio: 2.000 uomini; - Truppe e Servizi del XXXV Corpo d'Armata: 1.800 uomini; - Nuclei Ravenna e Celere: 400 uomini; - Truppe della difesa di Tcertkovo: 500 uomini. Precedeva la 298a Divisione, che riusciva a rompere l'accerchiamento, mentre la colonna italiana restava in retroguardia con l'appoggio di alcuni carri armati tedeschi. La neve recentemente caduta rendeva difficile la marcia notturna.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella giornata del 15 gennaio, l'avversario, che aveva ripreso l'attacco immettendo nella lotta nuove unità corazzate, dopo avere annientato le forze residue del gruppo Fegelein e del «battaglione guardia del Führer» e dopo aver inflitto gravi perdite alla 387a Divisione, raggiungeva con i grossi Michailovka, Scilino, Novo Belaia ed i pressi di Beloluzkaja. In seguito al cedimento dell'ala destra del XXIV Corpo nella zona di Mitrofanovka, la 385a Divisione tedesca e la Julia, che avevano i loro schieramenti frammisti, dovevano arretrare ad ovest, nell'intento di coprire la piazza di Rossosc con un velo di reparti. La Julia risultava schierata nella zona di Krinitscnaja.

Peraltro consistenti reparti corazzati russi riuscivano a compiere puntate ad Olichovatka ed a Rossosc. Un reparto di una Brigata corazzata della 5a Armata sovietica, formato da una ventina di carri armati, che trasportavano anche dieci uomini ciascuno, alle ore 5,30 irrompeva in Rossosc. Quivi era la sede del Comando del Corpo d'Armata Alpino, che avendo inviato in linea le proprie armi controcarro, non disponeva di una efficiente difesa alla periferia dell'abitato. La lotta si portava tra le case; ufficiali ed alpini ed elementi dei vari comandi e servizi, il battaglione sciatori Monte Cervino, appoggiati da due semoventi tedeschi e poi anche da una squadriglia di «stukas», riuscivano a distruggere 12 carri, a catturare 40 prigionieri e ad eliminare la maggior parte della fanteria trasportata sui carri. Alle ore 16 i pochi russi superstiti lasciavano Rossosc.

In questa situazione generale, aggravata dall'inizio del ripiegamento della 2a Armata ungherese, il Comando dell'8a Armata richiedeva autorizzazione ad arretrare lo schieramento, in armonia con i movimenti della stessa 2a Armata. La questione prospettata al Comando Supremo tedesco non otteneva il necessario consenso e pertanto il Corpo d'Armata Alpino doveva rimanere al Don. Neppure era stato accettato il parziale arretramento del XXIV Corpo sulla linea Ternovka - Grakof - nord Michailovka, per costituire un fianco difensivo a protezione dello schieramento degli alpini. Il Generale Gariboldi, invece, confermava questo ultimo suo ordine, facendo presente al Capo nucleo di collegamento che il provvedimento era imposto dalla situazione.

Il Comando del Gruppo di Armate ne prendeva nota dichiarandosi dissenziente, ma entro la sera stessa giungeva dal Comando Supremo tedesco la ratifica dell'ordine dell'Armata. La rottura praticata dal nemico tra Michailovka e Kamenka era irreparabile, non esistendo per il Comando d'Armata alcuna disponibilità di forze per chiudere la falla. A nord di essa rimanevano il Corpo d'Armata Alpino e le unità superstiti del XXIV Corpo tedesco, tanto ridotte da potere essere subito dopo considerate solamente più un rinforzo per la Grande Unità italiana.

A sud restavano, invece, la 198 Divisione corazzata, i resti della 27a e quanto era giunto della 320a. Il nemico aveva già spinto forti aliquote di unità corazzate a nord, sul tergo del Corpo d'Armata Alpino, mentre la massa delle sue unità a piedi seguiva il movimento e lo estendeva in profondità verso nord-ovest, in direzione di Valujki.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 14.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

14 GENNAIO.

BLOCCO NORD.

Al mattino del 14 gennaio giungeva notizia che la 19a Divisione corazzata avrebbe aperto un varco sulla strada di Strelzovka, per consentire il deflusso dell'autocolonna degli infermi, seguita dall'intero presidio, ma già alle ore 13 essa veniva ridimensionata nel senso che la via verso la salvezza dovevano aprirla gli stessi assediati e che feriti e congelati non potuti caricare sulle slitte avrebbero dovuto essere abbandonati sul posto. I feriti italiani erano in tutto 3.850, dei quali circa 1.000 non in grado di camminare; due soli gli autocarri disponibili, limitatissimo il numero delle slitte, tale da consentire il trasporto di un solo centinaio d'infermi. Nessun concorso poteva essere dato dai tedeschi e, pertanto, la maggior parte dei malati, feriti e congelati sarebbe rimasta a Tcertkovo.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 14 gennaio l'offensiva si estendeva verso sud. Nel settore dell'8a Armata, l'azione era diretta contro la parte più meridionale dell'ala destra del XXIV Corpo (gruppo Fegelein, battaglione guardia del Führer, 27a corazzata) puntando verso ovest e nord-ovest su Kamenka e l'alta valle della Bielaja. «Nel primo giorno dell'offensiva, gli hitleriani opposero una resistenza abbastanza tenace nel settore della Armata cor. Per riuscire a sfondare la difesa tattica in tutta la sua profondità, il Gen. P. S. Rybalko (Comandante della 3a Armata cor.) dovette immettere nella battaglia entrambi i Corpi corazzati, dopo di che la situazione nel settore d'attacco dell'Armata cambiò radicalmente in nostro favore. I reparti del XXIV Corpo corazzato tedesco, in difesa nel tratto di sfondamento della 3a Armata cor., iniziarono il ripiegamento verso nord e nord-ovest» (Mar. F.Golikov, nella citata rivista sovietica).

Frattanto il XVIII Corpo fucilieri sovietico, che stava travolgendo, dall'area di Sctiucie, il VII Corpo d'Armata ungherese, minacciava di avvolgere anche l'ala sinistra dell'8a Armata (Corpo d'Armata Alpino). Il Comando dell'Armata prospettava al Gruppo di Armate la necessità di: - arretrare l'ala sinistra del XXIV Corpo d'Armata in corrispondenza della valle Krinitscnaja, guadagnando con l'accorciamento del fronte la disponibilità della 385a Divisione; - disporre di un'aliquota del gruppo Cramer (per stroncare, in unione alle altre forze recuperate dall'accorciamento del fronte, l'azione avversaria tendente su Rossosc) e dell'aliquota della 320a Divisione già giunta in zona (per contenere, in unione alla 19a corazzata, la pressione avversaria verso ovest - sud-ovest).

Il Gruppo di Armate «B» accoglieva due delle proposte, escludendo quella relativa al gruppo Cramer, già impegnato a nord. Pertanto veniva ordinato di ristabilire la linea dalle posizioni del Don fino a Novo Kalitva, proseguendo su Krinitscnaia Mitrofanovka - Kulikovka - Bondarevo - Novo Markovka. Infine il Comandante dell'Armata faceva presente al Comando del Gruppo di Armate, tramite il Generale Capo del nucleo di collegamento tedesco, la necessità di prevedere tempestivamente il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino, ricordandogli l'impegno precedentemente assunto dai Comandi superiori tedeschi di evitarne a qualunque costo l'isolamento. La rottura della debole linea difensiva, il pressoché totale annullamento della capacità operativa delle unità attaccate, l'assenza di riserve e la minaccia da sud sul tergo delle residue forze del XXIV Corpo tedesco e del Corpo d'Armata Alpino, rendevano ancora molto grave la situazione dell'8a Armata. Nella stessa giornata, sul fronte del Corpo d'Armata Alpino, nel settore della Divisione Vicenza, l'attacco portato da due battaglioni sovietici contro il battaglione alpini Vestone era nettamente respinto.

La Domenica del Corriere 1942

Ultimo arrivo nella mia collezione personale... La Domenica del Corriere del 18 gennaio 1942 con la prima pagina dedicata ai nostri soldati in Russia: "I doni della Patria ai combattenti. Nelle trincee di Russia i nostri soldati, nel caratteristico equipaggiamento invernale, accolgono festosamente scatole, cassette e pacchi giunti dall'Italia".

venerdì 13 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 13.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

13 GENNAIO.

ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 13 gennaio, un giorno prima della data stabilita, l'aliquota nord del Fronte Voronez attaccava Storozevoe I°, conseguendo rapido successo.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 12.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

12 GENNAIO.

Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

Ricordi, parte 19

Come si può spiegare il senso di andare in Russia? Forse con uno scatto come questo... ombre alla ricerca di un segno di quello che è stato...

Cronaca di una sconfitta annunciata, 11.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

11 GENNAIO.

Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

martedì 10 gennaio 2023

Cronaca di una sconfitta annunciata, 10.01.43

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

10 GENNAIO.

BLOCCO NORD.

Le giornate dal 10 al 13 gennaio trascorrevano senza particolari avvenimenti.