martedì 20 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

19 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazza tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente. Con quell'ordine veniva resa alle unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le «caratteristiche di reparti combattenti», con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile. Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano unità italiane dello stesso

II Corpo d'Armata.

I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni. Il Generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto della non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata Alpino. Il Generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci. Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.

Tutti sapevano che i sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino. Quando le sagome dei carri armati sovietici si profilarono sulla collina sovrastante la stazione ferroviaria e si fermarono in osservazione, furono ritenute di mezzi tedeschi. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse. Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima. Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa agli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta.

Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati. Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento. Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.

I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a ricuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica. Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad. Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.

La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei. L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifizi dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia. Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella seconda battaglia difensiva del Don. Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro c di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.

Per il Comando del II Corpo si riaffacciava in modo ancor più pressante il problema della riorganizzazione dei reparti e della loro ricostituzione, fatta seguire possibilmente da una fase di ripresa morale e di efficienza operativa. Ma ogni proposito in tal senso sembrava urtare contro la volontà del Comando d'Armata, che richiedeva l'immediato reimpiego degli uomini. La situazione a Taly rimaneva grave: le riserve di ogni genere andavano esaurendosi, gli attacchi continuavano, i reparti tedeschi poco si prestavano ormai alla cooperazione. Nelle ore pomeridiane il Comando d'Armata ordinava al Generale Dupont, Comandante della Ravenna, di farsi sostituire nel comando della difesa di Taly dai tedeschi e di rientrare con tutte le unità italiane. Verso la fine del pomeriggio era in atto presso il XXIV Corpo la seguente situazione: - il fronte della 385a Divisione era stato rotto, ma era tenuta la linea alture ad ovest di Novo Kalitva - q. 176 - q. 209 (sud-ovest di Ivanovka); - il gruppo Fegelein stava costituendo la linea: Deresovatka - Atamanski - Scelobok, per collegare la 385a con Taly, tuttora difesa.

Il XXIV Corpo intendeva conservare quella linea, evidentemente a copertura della ferrovia Rossosc-Millerovo. Frattanto la Cosseria raccoglieva a tergo della Cuneense i propri reparti ancora provenienti da est, attendeva il rientro del 90° fanteria defluito a Kantemirovka e si sarebbe dislocata nella zona di Pelagejevka. Tre battaglioni della Julia stavano per congiungersi con il gruppo d'intervento.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

La situazione non aveva subito sensibili variazioni durante la notte, essendo riconfermato l'ordine di resistenza in posto, per limitare la breccia al corso del Boguciar. Alle ore 12 il Comandante del Corpo d'Armata apprendeva presso il Comando della 298a Divisione tedesca che il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento di questa agli ordini del XXIV Corpo corazzato tedesco ed il suo ripiegamento sulla sponda destra della Tihaja. Al XXXV Corpo sarebbe rimasta la sola Divisione Pasubio. I carri armati sovietici effettuavano una puntata anche su Tcertkovo, dove il presidio italiano (unità complementi per la 3a Celere appena giunte dall'Italia e servizi d'Intendenza) respingeva l'attacco, dando inizio alla resistenza che, alimentata da forze italiane tedesche, sarebbe durata per quasi un mese.

298a Divisione tedesca.

Non era stata attaccata sulle posizioni occupate il giorno precedente e continuava a disporre anche del gruppo Capizzi (circa due battaglioni della Ravenna, con elementi di rinforzo), di due battaglioni del 79° fanteria e di un battaglione di formazione del genio. Alle ore 12 passava alle dipendenze del XXIV Corpo corazzato tedesco.

Divisione Pasubio.

Durante la notte conteneva la forte pressione del nemico. L'usura dei reparti era tale che le forze congiunte del 79° fanteria e del IX battaglione mortai divisionale ammontavano complessivamente a 659 uomini, dei quali 38 ufficiali. Le restanti unità non erano in migliori condizioni. Alle ore 12,30 il Generale Zingales, Comandante del Corpo d'Armata, recatosi presso il Comando della Divisione, comunicava l'ordine, poco prima ricevuto, di ripiegare verso sud, sulla sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov. Sulla destra non era stato possibile stabilire il collegamento con la Torino.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Anche per questa Grande Unità continuava a vigere l'ordine di resistenza sul posto, sebbene gli avvenimenti della giornata precedente presso le tre Divisioni ne avessero infirmata la validità, ma alle ore 10 il Comando d'Armata ordinava l'arretramento sulla seconda posizione.

Divisione Torino.

Rimaneva sul Don, anche se minacciata di aggiramento sulla destra, dove un attacco contro Surof era stato respinto; non aveva potuto collegarsi sulla sinistra con la Pasubio. Nelle retrovie divisionali, presso Kriniza, già si combatteva contro infiltrazioni nemiche. I resti del III/82° dovevano ripiegare su Paseka, asserragliandovisi fronte a nord-ovest; altro attacco era respinto a Suchoj Donez.

3a Divisione Celere.

Alle ore 6, non essendo giunti tutti gli attesi rinforzi, era stato preparato un contrattacco con le forze disponibili: il nemico, però, preveniva l'azione con forti attacchi sulla destra (6° bersaglieri) e nella zona a sud-ovest di Mrykin (3° bersaglieri), con l'evidente scopo di progredire nella valle Tihaja, allargare la breccia tra i due reggimenti e cadere a tergo del 3° bersaglieri, puntando su Meskof. Alle ore 10 il 3° bersaglieri resisteva ancora sul Don, sebbene fortemente premuto di fronte e minacciato a tergo; i reparti posti a sbarramento della valle Tihaja stavano ripiegando da Birjukof su Melovatyj, sotto la pressione nemica; Meskof era direttamente minacciata. Il Comando del XXIX Corpo d'Armata, alle ore 14, ordinava che tutte le unità ripiegassero sulla Tihaja, per assumere la difesa del settore Meskof-Provalskij, tra la Torino e la Sforzesca.

Divisione Sforzesca.

I movimenti ordinati per raggiungere la linea intermedia di ripiegamento tra Merkulov e Verhnij Tokin e quella Tihaja-Tcir erano stati effettuati prima delle ore 4, realizzando il ricongiungimento con il gruppo Vaccaro. Questo, attaccato alle ore 5 da notevoli forze, resisteva sul posto fino alle ore 10 e si portava poi sulle alture a sud-est di Varvarin e ad est di Kalinovski.

Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II Corpo d'Armata, la ripresa offensiva contro il XXXV Corpo (Divisione Pasubio), l'estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3a Armata romena avevano indotto il Generale Gariboldi a prospettare al Comando del Gruppo di Armate «B», fino dal 17 dicembre, la necessità di un sensibile arretramento della linea per ricostituire una nuova difesa continua.

Il logoramento delle Divisioni italiane di prima schiera aveva maggiormente ridotto le loro già limitate disponibilità organiche, l'afflusso di unità fresche da tergo (385a Divisione tedesca e minori reparti italiani e tedeschi) era servito solamente ad alimentare la lotta nella prima fase della battaglia, l'arrivo di altre Grandi Unità (Divisione Julia e 387a Divisione tedesca) era preannunciato ed in corso di esecuzione, ma non offriva possibilità di pronto intervento a massa. Pertanto, per la nuova linea di resistenza doveva essere studiato un andamento meno esteso del precedente, che seguiva il corso del Don in ogni sua tortuosità. Era stato orientativamente proposto di seguire l'andamento della linea ferroviaria Rossosc-Millerovo, lasciando invariato il fronte intatto del Corpo d'Armata Alpino e, proseguendolo verso sud, trovare il collegamento con il Gruppo Armate Don, che stava combattendo per congiungersi con la 6a Armata tedesca isolata da circa un mese presso Stalingrado.

La proposta non era stata accettata, in quanto il Comando del Gruppo di Armate «B», in conformità alle disposizioni del Comando Supremo tedesco, aveva seguito il criterio di cedere terreno quanto meno fosse possibile. D'altra parte l'interpretazione errata che il Comando della 298a Divisione aveva dato tra il 17 ed il 18 dicembre agli ordini di ritirare sul Boguciar la propria ala sinistra, lasciando invece aperta la valle, non potuta sbarrare dalla resistenza del modesto presidio di Taly, aveva consentito alle forze corazzate sovietiche di raggiungere ed interrompere a Kantemirovka la ferrovia che teoricamente si sarebbe voluto coprire.

L'offensiva contro la Pasubio e contro il XXIX Corpo tedesco, specialmente contro la Divisione Celere, stava conseguendo nuovi risultati. II giorno 18 il Comando di Armata aveva di nuovo prospettato la necessità di un arretramento delle Grandi Unità, per impedire che la loro distruzione imminente giovasse al nemico per aprire una più vasta breccia. Ma la risposta «il Führer vuole che si resista ad oltranza» portava i rapporti dal piano di una razionale discussione a quello fideistico. Solamente l'aggravamento della situazione - determinato congiuntamente dall'episodio di Kantemirovka, dall'ulteriore flessione della linea del XXIX Corpo tedesco e dai negativi avvenimenti verificatisi presso la 3a Armata romena - inducevano il Comando del Gruppo di Armate «B» a disporre, alle ore 15 del 19 dicembre, il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del Corpo d'Armata Alpino, affinché fosse possibile costituire una linea arretrata sull'asse Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Si stava procedendo alla sostituzione della Divisione Julia con l'inserimento al suo posto della Divisione Vicenza. Lo schieramento di estrema destra del Corpo d'Armata, e particolarmente le posizioni tenute a Staro Kalitva dalla Divisione Cuneense, subivano violenti bombardamenti aerei. L'artiglieria controaerea abbatteva due apparecchi nemici e ne danneggiava gravemente altri quattro. Il battaglione Saluzzo (estrema destra del settore Cuneense) interveniva in un contrattacco al limite di settore, cooperando con i resti del II e III/89° fanteria (Divisione Cosseria), che tuttora resistevano nella zona di Novo Kalitva. Il gruppo d'intervento Julia era impiegato dal XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco nella zona di Kriniscnaja - Selenj Jar - Ivanovka.

II CORPO D'ARMATA.

Aveva in corso il riordinamento delle unità e non aveva responsabilità operative.

FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.

Il nemico continuava la propria pressione sul fronte tra Novo Kalitva ed Ivanovka, dove l'azione dell'avversario era validamente contrastata dalla difesa, consolidata dall'affluenza del gruppo d'intervento Julia e del gruppo Fegelein. Continuava la resistenza di Taly. Era stata assegnata al XXIV Corpo d'Armata la 298a Divisione, già inquadrata nel XXXV e nel II Corpo italiano.

SETTORE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Era data esecuzione agli ordini di ripiegamento, ma si profilava sempre più la minaccia sulle retrovie, portata da consistenti punte corazzate sovietiche nella valle Levaja. Durante l'esecuzione dell'ordine di ripiegamento sulla linea Radtscenskoje - Medova - Karasejev - Meskof - Provalski - Napolof - Gracev, una puntata di mezzi corazzati sovietici, giunta fino a Kriniza, rendeva superato il provvedimento in atto. Alle ore 15, dopo nuovi ordini del Comando del Gruppo di Armate «B», il Comando dell'8a Armata disponeva per l'occupazione della nuova linea più arretrata: Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir, intendendo costituire su di essa due pilastri, essenziali ai fini della difesa: - a Ticho Sciuravskaja, con le unità dell'ala sinistra della 298a Divisione; - a Meskof, con il gruppo Schuldt.

Inoltre, per colmare la falla determinatasi tra le ali interne dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, disponeva che il non ancora giunto terzo reggimento di fanteria della 385a Divisione venisse sbarcato dai treni alla stazione ferroviaria di Tcertkovo.

Divisione Pasubio.

Verso le ore 13 riceveva l'ordine di ripiegare a sud e raggiungere la sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov, per prendervi posizione fronte a nord, passando per Karasejev e Michailovka. La stessa sera, verso le ore 21, l'ordine veniva mutato in quello dl radunarsi nella zona Arbusov - Abakusc n. 2 - Alexejevo Losovskaja, per organizzarvisi a caposaldo, con difesa particolarmente attiva verso ovest, soprattutto in funzione controcarro, così da proteggere il fianco sinistro delle Divisioni che, frattanto, dovevano schierarsi sulla Tihaja. La generale scarsità dei carburanti determinava l'ordine di abbandono di una parte dei restanti pezzi d'artiglieria, previa inutilizzazione. Le difficoltà del percorso accrescevano le perdite ed alla sera rimanevano alla colonna solamente 4 pezzi da 75/27 dell'8° artiglieria. I serventi appiedati costituivano unità di formazione.

SETTORE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO (unità in ripiegamento).

Divisione Torino.

Aveva ricevuto l'ordine di schierarsi anch'essa sulla Tihaja, raggiungendo Meskof con movimento a scaglioni successivi, transitando per Kalminkof e trasmettendo l'ordine di ripiegamento anche al 3° reggimento bersaglieri, schierato alla sua destra ed isolato dal Comando della 3a Divisione Celere. Alle ore 21,30 l'ordine veniva mutato dal Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco in quello di proseguire il ripiegamento verso sud-ovest. Alle ore 24 il collegamento telefonico con il Comando del XXIX Corpo veniva interrotto, né poteva essere tenuto via radio, in quanto l'Ufficiale di collegamento tedesco, di propria iniziativa, per avere sentito che elementi nemici si trovavano alle spalle della Divisione, aveva arbitrariamente distrutto la sola stazione abilitata a mantenere quel collegamento. Le forze in ripiegamento distruggevano due carri armati avversari nella zona di Mankovo Kalitvenskaja.

3a Divisione Celere.

I reparti assegnati in rinforzo alla Divisione non erano giunti. All'alba il nemico attaccava in forze, prevenendo un contrattacco predisposto dal 6° bersaglieri. Le unità avversarie riuscivano a penetrare nella valle Tihaia, mentre il Comando del XXIX Corpo d'Armata ordinava di continuare a tenere la linea del Don, quando, con fanteria e carri armati, il nemico attaccava ormai Meskof, nelle retrovie della Divisione. Veniva tentato uno sbarramento della valle Tihaja, ma i collegamenti con la sinistra della Divisione erano interrotti. Alle ore 14 il Comando del XXIX Corpo ordinava il ripiegamento sulla linea della Tihaja, tra Meskof e Provalskij. L'ordine di ripiegamento doveva essere trasmesso al 3° bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino, che assumeva il reggimento alle proprie dipendenze.

Il 3° bersaglieri si trovava isolato dal resto della Divisione. Esso occupava sul Don un settore di 22 chilometri e disponeva, come riserva settoriale, di due sole compagnie di formazione, delle quali una comprendeva perfino un plotone di soldati di sanità, e l'altra era croata. Nella notte aveva dovuto abbandonare la linea del Don sotto la protezione dello scaglione di retroguardia e schierarsi sulla Tihaja, prendendo contatto con la sinistra della Torino a Meskov. Scarseggiavano le armi, poste fuori combattimento nei giorni precedenti, e le munizioni, non più rifornite da tergo. L'artiglieria aveva dovuto distruggere i propri pezzi per mancanza di carburante.

Nel pomeriggio il Comando della Divisione, la Sezione di sanità, due Ospedali da campo ed un Nucleo chirurgico, la Sezione di sussistenza, la Squadra panettieri, il Posto di avviamento munizioni divisionale, gli autoreparti e la Sezione carburanti e lubrificanti erano stati pressoché interamente distrutti da due attacchi di carri armati sovietici. Alle ore 24 nessuna notizia era pervenuta ancora sul ripiegamento del 3° bersaglieri e della Legione croata, mentre permaneva la minaccia dei mezzi corazzati nemici a tergo della Divisione, con provenienza da nord e da ovest. Alla stessa ora giungeva l'ordine del XXIX Corpo tedesco di non fermarsi sulla linea della Tihaia, ma di proseguire verso sud, in direzione di Kasciari, perché la strada Meskof-Diogtevo era tenuta da due corpi corazzati sovietici. Dopo questa comunicazione, il collegamento con il Comando del XXIX Corpo d'Armata era interrotto. La colonna del 6° bersaglieri distruggeva quattro carri armati sovietici.

Divisione Sforzesca.

Mentre venivano eseguiti gli ultimi movimenti del ripiegamento ordinato dal XXIX Corpo d'Armata fin dal giorno precedente, alle ore 23 giungeva un altro ordine secondo il quale la Divisione, già sopravanzata alle ali da numerosi mezzi corazzati nemici, non avrebbe dovuto più schierarsi sul Tcir, ma sfondare in direzione sud, verso Nizne Boliscinskoj, distante circa sessanta chilometri. La scarsità di carburante costringeva a rinunziare al traino delle artiglierie con i trattori, a causa del loro elevato consumo, sostituendoli con autocarri. Successivamente, per la mancanza del carburante nei serbatoi, molti pezzi furono distrutti prima di essere abbandonati.

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