domenica 18 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 17.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

17 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

385a Divisione tedesca e Divisione Cosseria.

Nella notte la temperatura si era abbassata a -30°, accrescendo le già gravi difficoltà di chi doveva combattere allo scoperto. Gli elementi dei servizi del 318° granatieri abbandonavano Dubovikof incendiandolo. Alle ore 3 si pronunciava un nuovo attacco di mezzi corazzati contro Samodurovka e Deresovka, ponendo in più grave crisi il tentativo in corso di riallacciare il troncone della 385a Divisione con quello della Ravenna. Raggiungendo le posizioni dell'artiglieria, i carri sovietici travolgevano la 1a e la 3a batteria del CXXIII gruppo da 149/13 del 20 raggruppamento. Alle ore 8 la rapida evoluzione dei fatti induceva il Comandante del II Corpo a limitare il compito assegnato alla Cosseria di costituire «bretella» tra la 385a e la Ravenna, data la scarsità delle forze a disposizione. La nuova linea da occupare sarebbe dovuta passare per Goly - Sovkos Boguciarski - q. 168 - q. 209,3 (sotto Gadjucce), punto finale sul quale esisteva un elemento di resistenza.

Alle ore 8,45 carri armati e fanteria sovietica, da Dubovikof, si dirigevano su Orobinski, contrastati da pochi pezzi da 47 italiani e da 88 tedeschi, minacciando dappresso Krasni, sede di tre Comandi di Divisione (385a, Cosseria e 27a corazzata). Sulle strade, frattanto, venivano notati movimenti in ritirata. Si trattava di elementi di retrovia, che si erano accodati a quelli dei servizi tedeschi, il cui ripiegamento era stato disposto fin dalla sera precedente. Alle 9,30 il Comandante della Cosseria esprimeva al Comando di Corpo d'Armata il convincimento che la situazione fosse molto precaria, ma gli veniva risposto che, con le forze residue, avrebbe dovuto organizzare un raccordo arretrato tra Ivanovka e Kusmenkof. La ricognizione aerea segnalava l'esistenza, sul fronte della 385a Divisione, di nove passaggi sul Don: 5 passerelle e 4 ponti.

Alle ore 10,15 il Comandante del II Corpo faceva presente al Comando dell'Armata che, caduti Orobinski e Zapkovo, non sarebbe tardata la caduta di Krasni; pertanto, la nuova linea da presidiare, tra Zapkovo e Tvjerdoklebovka, si presentava come già superata. Si poneva la scelta tra la linea Novo Kalitva - Ivanovka - Kusmenkof e quella Novo Kalitva - Deresovka - Kusmenkof. In entrambi i casi il Comando del II Corpo non avrebbe più potuto funzionare rimanendo a Taly, praticamente sulla linea del fuoco.

Esso aveva scelto come nuova sede quella di Mitrofanovka, che si presentava idonea anche quanto a collegamenti ed a comunicazioni. Mentre a Taly continuava a funzionare il Comando tattico, tutta la parte pesante degli uffici del Comando, alle ore 12, era stata avviata a Mitrofanovka. Alle ore 13,50 il Capo di Stato Maggiore dell'Armata trasmetteva personalmente al Comandante del II Corpo gli ordini del Comando Supremo tedesco: - all'imbrunire le Divisioni tedesche 385a e 298a, con le forze italiane in esse incorporate, sarebbero arretrate sulla linea Novo Kalitva - Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Lufitzkaja - abitato di Boguciar, foce del fiume Boguciar nel Don, raccordandosi a sinistra con il Corpo d'Armata Alpino e a destra con la Divisione Pasubio, per formare un fronte compatto; - linea di contatto tra i Corpi d'Armata II e XXXV: q. 182 - Vervekovka - Barsuki (detto anche Bursakof). Restava così confermato che la 298a Divisione passava alle dipendenze operative del II Corpo d' Armata; - le unità italiane in quel momento frammiste alle Divisioni tedesche avrebbero potuto, a giudizio del Comandante del Corpo d'Armata, essere riunite in settore a parte, a seconda delle possibilità contingenti; - le unità assegnate in rinforzo al II Corpo d'Armata provenienti (e non ancora giunte) dal Corpo d'Armata Alpino avrebbero dovuto essere impiegate per rinforzare la linea.

Le disposizioni del Comando Supremo tedesco non variavano praticamente quelle che erano state attuate fino allora dai Comandi italiani sul posto e neppure quelle che, poco prima, erano state impartite dal Comando del Gruppo di Armate. Si sarebbe potuto obiettare che l'ordine teneva scarso conto della situazione in atto, giacché prescriveva che - con reparti decimati nel numero e logorati da sette giorni di lotta senza interruzioni, con la 385a e la 298a Divisione prive di un reggimento ciascuna, con le due Divisioni italiane tanto malridotte - fosse formato «un fronte compatto», con uno sviluppo sul terreno di circa sessanta chilometri, senza poter scavare neppure una buca per uomo a terra, in un terreno che il gelo dei -27° in pieno giorno rendeva duro come pietra.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Armata aveva peraltro anche indicato la possibilità di apportare varianti alla linea difensiva ordinata, se l'incalzare degli avvenimenti l'avesse fatta apparire superata, e aveva accennato anche all'eventualità di arretrarla fino al meridiano di Kantemirovka. Al cadere della notte il Comando tattico del II Corpo d'Armata raggiungeva Mitrofanovka. Alle ore 20 il Comandante della 385a Divisione riferiva al Comandante del II Corpo d'Armata la situazione del settore: - la linea occupata partiva dal Don presso Novo Kalitva con i due caposaldi N ed O, tenuti dal I/89°, proseguiva per q. 221 (sud - est di Koschiarni) - Zapkovo - Sorkj - Dolgj - Kusmenkof. Tre battaglioni tedeschi erano in zona di q. 190 ed a Zapkovo, elementi della 27a corazzata presso Sorkj, forze italiane del genio e carri L/6 tra Sorkj e Dolgj. Tra Dolgj e Kusmenkof esisteva un tratto vuoto, che sarebbe stato affidato al battaglione Monte Cervino, giunto nel frattempo; - l'ampio sviluppo della linea non ne aveva consentito l'integrale occupazione e, pertanto, erano stati trattenuti anche reparti italiani in transito, oltre quelli della Cosseria, che da diversi giorni non erano stati ancora sostituiti.

Per tutta la giornata, sulle posizioni di q. 192,0 si era protratta la resistenza dei superstiti frammisti del II e del III/90°, del gruppo cc.nn. Leonessa e del III/539° tedesco, respingendo continui attacchi dell'avversario. L'irruzione dei carri armati sovietici provenienti da est (settori del 318° e della Ravenna), raggiungendo Orobinski, alle spalle dei reparti, ne aveva determinato l'isolamento e l'esigenza che si rinchiudessero a caposaldo; il Comandante della 285a Divisione dava quindi l'ordine di ripiegare dopo la mezzanotte, rompendo l'accerchiamento nemico.

Nel settore a sinistra (I/90°) i superstiti, con scarse armi automatiche efficienti, ripiegavano sulla posizione della batteria d'accompagnamento, rimasta con un solo pezzo, e poi su quella della 3a batteria del I/108°. Dopo lunga resistenza i reparti ripiegavano su Zapkovo, protetti dalla 2a compagnia mortai da 81 del CV battaglione divisionale, che si sacrificava in un contrassalto per agevolare lo sganciamento della colonna. Lo schieramento delle artiglierie divisionali e di rinforzo, investito direttamente dai carri armati, reagiva con il proprio fuoco. La 2a batteria del CXXIII/2° di Corpo d'Armata resisteva fino alla notte, ma era poi sopraffatta dalle ondate della fanteria russa. Sorte analoga subivano la Ia e la 2a batteria da 75/18 del I/108°. Le batterie 2a e 3a da 105/28 del IV/108° avevano potuto lasciare combattendo la zona di schieramento, ma sulla pista da Zapkovo ad Ivanovka, per esaurimento del carburante, avevano dovuto distruggere due pezzi per ciascuna. La Ia batteria del gruppo era stata travolta dalle fanterie nemiche.

Divisione Ravenna.

La caduta di q. 217,6, che dominava gli abitati di Gadjucce e Filonovo, rendeva indifendibili l'uno e l'altro e si profilava necessario un arretramento su Sovkos Boguciarski e su Perescepni. Le comunicazioni telefoniche tra il Comando del Corpo d'Armata ed il Comando tattico della Ravenna, portatosi a Gadjucce, erano rese precarie dalle azioni di fuoco del nemico, che costringevano i guardafili della compagnia telegrafisti a continui riallacciamenti delle interruzioni, operati con tenace costanza ed ammirevole senso del dovere. Non tutte le unità della Ravenna erano affluite a Gadjucce ed a Filonovo. Un migliaio di elementi superstiti del 37° fanteria, rimasti privi di munizioni per prolungare la lotta, avevano proseguito la marcia dalle posizioni superate dalle fanterie od infrante dai carri armati sovietici, fino a raggiungere Perescepni ed il settore della 208a Divisione.

Il collegamento tattico tra la Ravenna e la 385a sarebbe stato realizzato dall'aliquota della 27a corazzata (gruppo Haempel) soltanto dopo aver tentato lo sbloccamento di Dubovikof. Il Comandante della Divisione, presentatosi al Comando del Corpo d'Armata alle ore 9,30, riceveva ordini perché: - le forze presenti a Perescepni appoggiassero il gruppo Haempel; - un nucleo fosse costituito a Sovkos Boguciarski, come elemento della linea di raccordo fra 385a e Ravenna; - i restanti elementi si concentrassero a Tvjerdoklebovka, come caposaldo e serbatoio di alimentazione dei due blocchi precedenti, e che colà si stabilisse il Comando tattico della Divisione.

Intanto quella mattina, sul fronte della Ravenna, risultavano in atto sei passaggi sul Don: 2 ponti e 4 passerelle. Oltre a questi ed a quelli citati sul fronte della 385a - Cosseria, risultavano in atto in quel giorno sul fronte dell'8a Armata: nel settore del Corpo d'Armata Alpino, un passaggio sul ghiaccio per veicoli leggeri presso Kulakovka e due passerelle sul ghiaccio a nord-ovest di Olkovatka; sul fronte del XXXV Corpo d'Armata (Divisione Pasubio) una passerella tra Ogalev ed Abrossimova; nessuno sul fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco.

Alle 10,30 giungeva a Perescepni anche il Generale Capizzi, Comandante della fanteria divisionale della Ravenna, portato fuori da Gadjucce con il carro dello stesso comandante del gruppo Haufmann. Egli assumeva il comando di un gruppo italiano (formato intorno ad elementi del 37° fanteria), prendendo contatto con la 298a Divisione, per concorrere alla difesa del fianco sinistro di quella contro provenienza da nord. Il movimento di ripiegamento, reso inevitabile dall'impotenza del fanti di fronte alle masse avanzanti dei carri, si svolgeva ordinatamente, dando la sensazione che si trattasse di elementi reimpiegabili in combattimento, purché ristorati e convenientemente armati.

Per eseguire gli ordini del Comando Supremo tedesco, veniva disposto che il Comando della Ravenna, con il personale ed i mezzi che potevano essere raccolti (tra i quali due carri L/6 e tre semoventi da 47), organizzasse una difesa della zona di Kusmenkof, per impedire infiltrazioni nemiche nella valle del Boguciar e verso sud. Al mattino seguente la Divisione avrebbe ricevuto il rinforzo del battaglione Monte Cervino. Analoghe funzioni avrebbe assunto a Danzevo un gruppo controcarro tedesco. Particolarmente difficile si presentava il salvataggio delle artiglierie, tutte motorizzate, ed, in generale, dei mezzi a motore, per la deficienza dei carburanti, più o meno sempre sentita, ma fattasi più grave in quegli ultimi giorni, quando il rigidissimo clima faceva crescere i consumi.

Alla fine della giornata il Comando del Gruppo di Armate «B» riassumeva in un proprio unico documento gli ordini che aveva impartito al Comando dell'8a Armata nelle ore precedenti. La nuova dipendenza della 298a Divisione tedesca dal Comando del II Corpo, però, sarebbe stata solamente nominale, poiché il documento citato costituiva vero comandante del II Corpo d'Armata italiano l'Ufficiale di collegamento tedesco, Colonnello di Stato Maggiore Kinzel. L'affermazione che questo ufficiale avesse conservato la propria sede in Taly, dopo il tempestivo trasferimento del Comando tattico del II Corpo, non corrispondeva ai fatti, perché il Colonnello Kinzel, nello stesso pomeriggio del 17 dicembre, si era trasferito a Kantemirovka. Se egli fosse rimasto a Taly, avrebbe presto perduto ogni collegamento con le unità delle quali avrebbe dovuto dirigere le operazioni, poiché l'arrivo delle forze sovietiche avrebbe determinato l'interruzione almeno delle comunicazioni a filo, del movimento delle staffette e di ogni altro contatto diretto con le unità schierate ed in affluenza.

Anche la grave affermazione che il II Corpo d'Armata avesse «retroceduto innanzi tempo la sua sede di comando a Mitrofanovka» poteva derivare soltanto dall'errata interpretazione dello spostamento degli uffici amministrativi e logistici. II Comando d'Armata, però, non concedette particolari investiture al Colonnello Kinzel e nulla fu mutato nei rapporti tra il Comando del II Corpo e quelli delle Divisioni Ravenna, Cosseria e 385a tedesca.

298a Divisione tedesca.

Questa Grande Unità, per conseguenza degli ordini citati, era stata trasferita dalla dipendenza del XXXV Corpo d'Armata a quella del II ma, invero, il suo Comando non se ne dimostrava convinto. Ricevuto rinforzo dal «gruppo Capizzi» (come furono designate da allora in poi le unità della Ravenna passate a cooperare con la 298a), il Comando della Divisione tedesca disponeva che i reparti italiani si schierassero a sua protezione, affidando loro la delicata funzione di scaglione di retroguardia. Frattanto la Divisione iniziava il ripiegamento ordinato dal Comando Supremo per la sola ala sinistra, da schierare sul Boguciar.

La stessa Divisione tedesca, però, pur senza essere premuta dai sovietici, anziché attestarsi sulla linea prevista, si portava molto più indietro: superava la dorsale tra le valli del Boguciar e della Levaja, superava anche lo stesso corso della Levaja e prendeva posizione sulla dorsale di riva destra del corso d'acqua, lasciando totalmente aperta all'avanzata sovietica la via principale del Boguciar e quella secondaria, ma non trascurabile, della Levaia. L'arretramento non previsto facilitava la manovra nemica di aggiramento a breve raggio dell'ala destra dell'Armata (XXX V Corpo d'Armata) comprendente anche la stessa 298a Divisione e la Divisione Pasubio.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Divisione Pasubio.

Durante la notte era organizzata la nuova linea difensiva che, conservando a sinistra le posizioni originarie sul Don (III/79°), escludeva ormai il possesso di Krasnohorovka e di tutta l'ansa del «berretto frigio», giungeva fino a 3-500 metri a sud - ovest di Abrossimova, dove si arrestava con l'ala destra non collegata (resti dell'80° fanteria), mentre a Monastirscina, fino a notte alta, resisteva ancora, isolato, il I/80°. In conseguenza dell'arrivo nel settore del 526° granatieri tedesco, il Comando del XXXV Corpo disponeva che le forze italiane schierate a sinistra di quell'unità (II e III/79°, II/8°, un battaglione genio ferrovieri e 23a compagnia pontieri) passassero alla dipendenza operativa del reggimento tedesco, collegato a sinistra a Tereskovo con le altre forze della 298a.

L'attacco sovietico riprendeva all'alba contro le posizioni a sud di Krasnohorovka. Dopo le ore 10 il nemico attaccava anche il fronte del III/79°. Respinto una prima volta, tornava all'attacco con rinnovata tenacia e violenza. Una falla aperta sul fronte del II/79° veniva chiusa dal battaglione ferrovieri, giunto la sera precedente a Getreide. Verso le ore 22, i superstiti del caposaldo 3 (III/79°), aprendosi un varco all'arma bianca, si riunivano alle altre forze del battaglione. Alla fine della giornata, malgrado l'attività svolta, il nemico non aveva conseguito risultati decisivi, ma continuava a sviluppare i suoi sforzi per infiltrarsi con forti pattuglie.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Divisione Torino.

I reparti della 153a Divisione sovietica, passati sulla destra del Don nella loro azione verso Monastirscina (settore Pasubio), estendevano la loro azione verso sud, occupando anche q. 162,9 che dominava tutta l'ala sinistra dello schieramento della Divisione (III/81°). Il I/81°, già intervenuto il giorno precedente a Monastirscina, attaccava energicamente l'occupante senza riuscire a sloggiarlo. Per ristabilire la situazione, il Comandante del XXIX Corpo d'Armata ordinava lo spostamento del III/82°, in secondo scaglione, dal settore divisionale di destra a quello di sinistra, rinforzandolo con una compagnia del CIV battaglione mitraglieri. La Divisione continuava anche la propria cooperazione con la Pasubio, rifornendo da Paseka il caposaldo di Monastirscina (I/80°), rimasto isolato.

3a Divisione Celere.

Dopo la rottura operata dai sovietici contro la 3a Armata romena (19-23 novembre), all'inizio della battaglia del Volga, la Celere, dislocata in seconda schiera nella valle del Boguciar, aveva dovuto mutare impiego ed assumere il tratto di fronte di circa 50 chilometri, già occupato dalla 62a Divisione tedesca, per sostituirla, in quanto chiamata ad operare altrove. La Celere si era schierata a cavallo del basso corso della Tihaja, dove l'andamento del Don descrive una curva convessa verso sud, tra la Torino (a sinistra) e la Sforzesca. La differente costituzione organica tra le Divisioni italiane e quelle tedesche più forti aveva richiesto, per compensare la minore disponibilità di forze, che la Celere fosse rinforzata dalla Legione croata, alla quale era stato destinato un piccolo tratto di fronte, proporzionato alle sue modeste possibilità operative, all'estrema sinistra, a contatto con la Torino. Seguivano, da sinistra a destra, il 3° ed il 6° bersaglieri con tutte le forze proiettate in prima linea. Il secondo scaglione era costituito dal solo XIX battaglione bersaglieri.

Data l'ampiezza del fronte da difendere, la Divisione era stata rinforzata dal XXVI battaglione mortai della Torino (meno una compagnia), da una compagnia del CIV battaglione mitraglieri, dal LXXIII gruppo misto (149/40 e 210/22) d'Armata. Gli elementi mobili (XLVII battaglione motociclisti, LXVII battaglione corazzato e XIII gruppo semoventi) erano stati spostati nei settori del XXXV e del II Corpo d'Armata, per le esigenze della battaglia in corso. Alle ore 7 la Divisione era attaccata violentemente sulla linea di contatto tra il VI ed il XIII battaglione (6° bersaglieri) e, dopo un'ora, l'attacco si estendeva a tutta la fronte del VI battaglione, poco ad est della confluenza della Tihaja nel Don, dove elementi avanzati sovietici penetravano in direzione di Tihovskoj.

A nord della Tihaja l'attacco si estendeva e si approfondiva su q. 163,3, minacciando la rotabile Mrykin - Konovalof. La 7a batteria del II/120° era già stata travolta. Alle ore 10 un contrattacco del XIX battaglione, in direzione della foce della Tihaja, non aveva successo. Alle ore 13 una forte colonna russa aggirava da sud il paese di Tihovskoj, ed il XIX battaglione doveva ritirarsi ad ovest per oltre un chilometro, a difesa dell'abitato di Batalsckof, ricevendo il rinforzo della 105a compagnia artieri divisionale e della 45a compagnia genio ferrovieri tedesca. Il XVI gruppo da osservazione tedesco (200 uomini) affluiva alle ore 15, per contenere e respingere la penetrazione del nemico in valle Tihaja.

Alle ore 16,30 un nuovo attacco in direzione di q. 163,3 minacciava la 3a batteria del I/120° e perfino l'abitato di Mrykin, sede del Comando del 120° artiglieria, che vi veniva accerchiato. Alla fine della giornata, il settore del 3° bersaglieri non aveva subito attacchi in forze ed era in corso la sostituzione della Legione croata. Però il nemico, da q. 163,3, tentava di aggirare da sud le posizioni tenute dal reggimento, già isolate sulla destra. Nel settore del 6° bersaglieri il nemico aveva operato una falla ampia circa 12 chilometri, penetrando per circa 10, contrastato dai resti dei battaglioni bersaglieri VI e XIX, dalla 105a compagnia artieri e dalla 45a compagnia ferrovieri tedesca. II XIII battaglione manteneva le posizioni sul Don, isolato a sinistra dalla penetrazione nemica su Biriukof.

Divisione Sforzesca.

La Divisione era schierata all'estrema destra dell'Armata, a contatto con la 7a Divisione romena (XXIII Corpo d'Armata). Nella seconda decade di dicembre, questa era stata fortemente attaccata da fanterie e carri armati sovietici, presso la linea di contatto con la Sforzesca. La situazione era stata mantenuta in termini tollerabili, con parziali arretramenti della linea romena, ai quali si era adeguato lo schieramento italiano. Il 16 dicembre, la 7a Divisione era stata costretta ad arretrare per una decina di chilometri e, pur essendo mantenuto il contatto a Gromok, la Divisione italiana si trovava con il fianco destro scoperto.

Per ordine del XXIX Corpo tedesco, la Sforzesca avrebbe dovuto inviare in giornata un gruppo d'intervento a sostegno della contigua 3a Divisione Celere. Peggiorata la situazione presso questa Grande Unità, la composizione dcl gruppo d'intervento veniva accresciuta e risultava: III/53°, II/54°, I/17° a. (meno una batteria), una compagnia del II battaglione mortai, agli ordini del Comandante della fanteria divisionale. Alla fine della giornata il Comando del Gruppo d'Armate ordinava un arretramento dell'ala destra del XXIX Corpo d'Armata, che sarebbe stato coordinato dal Comandante del gruppo Hollidt (già XVII Corpo d'Armata tedesco). Inoltre spostava a Meskof, nel settore della 3a Celere, due battaglioni già destinati al gruppo Schuldt.

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