lunedì 19 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 18.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

18 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Nel corso della notte le forze residue delle Divisioni 385a tedesca, Cosseria e Ravenna, oltre quelle intatte della 298a tedesca, avrebbero dovuto attuare il tentativo di ricostituire un fronte «compatto», innanzi tutto conservando le posizioni originarie dove fosse stato possibile (ala sinistra della 385a, con frammiste le forze del «gruppo Colonnello Maggio» ed ala destra della 298a, a sud-est della foce del Boguciar) per limitare l'ampiezza della breccia praticata dal nemico. Per le forze che avrebbero potuto rimanere sulle vecchie posizioni il compito della resistenza era facilitato dalla disponibilità dell'organizzazione posta in opera da tempo per sopportare l'inclemenza dell'inverno. Più difficile per le altre, anzi arduo, ottemperare al compito ricevuto. I reparti si trovavano a dover affrontare il combattimento su posizioni non organizzate, sprovviste di ricoveri, di reticolato, di ostacoli anticarro, senza l'armamento completo, con munizionamento scarso. Infine, non ultimo argomento negativo, con una forza morale scossa, non soltanto dalla stanchezza fisica della lotta e della marcia, ma soprattutto dalla visibile sconfitta, dalla sensazione di essere abbandonati e di non ricevere rinforzi, dalla mancanza dei carburanti, dalla stessa temperatura ambientale scesa a -20° -30°.

Alle ore 4 il Comando d'Armata diramava un ordine più circostanziato di quello del Comando Supremo tedesco, per la ripartitone dei compiti tra le varie unità del II Corpo d'Armata: - la linea da difendere si sarebbe sviluppata da Novo Kalitva a Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Boguciar; - a sinistra, tra Novo Kalitva e Zapkovo, la 385a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Cosseria; - a destra, da Tvjerdoklebovka a Boguciar e poi sul Don fino a Teresckova, la 298a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Ravenna; - nello spazio non occupato da fanterie tra Zapkovo e Tvjcrdoklcbovka, la 27a Divisione corazzata (meno il gruppo Haempel, unito alla 298a) avrebbe svolto azioni mobili tendenti a controllare il vuoto esistente; - le aliquote del Corpo d'Armata Alpino, destinate a comprendere l'intera Divisione Iulia, avrebbero dovuto essere avviate all'ala destra della 385a, per colmare il citato vuoto esistente ed avrebbero dovuto assolvere il loro compito eventualmente attaccando il nemico; - ogni palmo di terreno doveva essere difeso ad oltranza; - nella zona di Taly, appoggiandosi al caposaldo costituito intorno alla vecchia sede del Comando del II Corpo d'Armata, avrebbero dovuto essere impiegate tutte le unità in corso di riordinamento nella zona che era stata di retrovia del II Corpo d'Armata; - nuove forze erano in corso di affluenza: il gruppo SS Fegelein (dal nome del comandante) di consistenza pari ad una Brigata da impiegare in valle Boguciar per prolungare l'ala sinistra della 298a, e la 387a Divisione di fanteria tedesca, che sarebbe stata scaricata dai treni nella zona a nord di Kantemirovka.

L'irruzione dei mezzi corazzati sovietici aveva consentito al nemico di raggiungere Ivanovka, sei chilometri a sud di Novo Kalitva, e pertanto il ripiegamento delle unità che avevano difeso la posizione di resistenza risultava arduo. Per esempio, i difensori di q. 192, superstiti di cinque battaglioni, giunti alle ore 5 a Zapkovo, avevano trovato le opere campali (costruite per la seconda posizione dal gruppo Leonessa) già occupate dal nemico e, per proseguire, avevano dovuto conquistarle. Divisi in due colonne, dopo averle attaccate, si erano aperta la via, ma si erano ridotti ad un totale di duecento uomini.

Il Comandante del Corpo d'Armata, ritenendo in corso d'esecuzione gli ordini del Comando Supremo, intendeva rinforzare la difesa di Taly, per sviluppare poi un'azione offensiva in valle Boguciar, fino a collegarla con la 298a Divisione a Tvjerdoklebovka. All'alba il Comando del XXXV Corpo aveva informato che quella Divisione, come si è già detto, aveva in corso i movimenti ordinati, senza precisare di quali movimenti si trattasse, né aveva risposto al quesito se fosse stata assicurata l'occupazione di Tvjerdoklebovka. In realtà la 298a Divisione, anziché schierarsi, ripiegando sulla sponda meridionale del Boguciar la propria ala sinistra, sotto la protezione del gruppo Capizzi stava prendendo tutt'altra posizione, schierandosi sul costone situato sulla sponda destra della Levaia, a contatto con la Pasubio, lasciando aperta alla penetrazione del nemico la valle del Boguciar.

Alle prime luci del giorno, il nemico, che già alle ore 2 vi aveva fatto una puntata con sette carri armati, iniziava l'investimento di Taly, caposaldo compreso in un'ansa del Boguciar, con postazioni e trincee coperte e ricoveri per il personale, difeso inizialmente da forze pari a due battaglioni e da una batteria italiani, parzialmente costituiti da reduci dalla linea e molto provati, con numerosi congelati. Il nemico sviluppava attacchi per l'intera giornata, sostenendo anche la fanteria con alcuni carri armati. Alle 7,30 incominciava a giungere a Mitrofanovka l'autocolonna con i primi elementi del gruppo d'intervento Julia. Alle prime ore del mattino il nemico attaccava in forze la difesa di Novo Kalitva, tenuta ancora dai resti del I e del II/89°, che respingevano i russi, infliggendo loro gravi perdite e catturando prigionieri. L'azione era stata condotta con il concorso della contigua Divisione alpina Cuneense.

Mentre il Comandante del II Corpo ne informava il Comando dell'Armata, non mancava di far notare che una linea continua esisteva soltanto a sud di Novo Kalitva fino ad Ivanovka. Più a sud e nella valle del Boguciar la situazione era fluida. Sola notizia certa era quella della resistenza di Taly. Per altro risultava molto difficile avviare dalla zona retrostante elementi di rinforzo, a causa della mancanza di carburante. Il Comando del Corpo d'Armata Alpino comunicava che, per accelerarne i tempi d'intervento, aveva disposto l'autotrasporto anche del battaglione Cividale, mentre la restante parte della Julia avrebbe compiuto il previsto trasferimento a piedi. Incominciavano così ad intervenire nella battaglia anche le Grandi Unità alpine. Infatti alla sera (ore 20) del 16 dicembre il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento al II Corpo d'Armata dell'intera Divisione Julia, da sostituire in linea con la Divisione Vicenza.

L'operazione per il grosso della Julia si presentava piuttosto complessa, in quanto il Comandante del Corpo d'Armata, conoscendo la limitata efficienza operativa della Divisione Vicenza (era tra l'altro priva di artiglieria), aveva prescritto che nel settore della Divisione solamente uno dei suoi battaglioni (del 277°) prendesse posizione sul Don ed un altro dello stesso reggimento rimanesse in secondo scaglione. Un altro battaglione (del 278°) sarebbe stato impiegato in secondo scaglione alla Divisione Cuneense, il terzo (del 277°) era destinato alla difesa di Rossosc, due del 278° erano assegnati in secondo scaglione alla Divisione Tridentina.

Nel settore della Vicenza (già della Julia) sarebbero affluiti invece: - dalla Tridentina, i battaglioni alpini Vestone e Morbegno; - dalla Cuneense, il battaglione alpini Pieve di Teco. Per dotare la Divisione Vicenza dell'artiglieria di piccolo calibro, le venivano assegnati due gruppi da 75/27 (su due batterie) del reggimento artiglieria a cavallo, mentre rimanevano nel settore i rinforzi delle altre artiglierie di Corpo d'Armata e d'Armata. I provvedimenti adottati erano resi necessari non soltanto dall'esigenza di colmare le lacune organiche della Vicenza, ma anche perché la Divisione lasciava a desiderare perfino nella stessa composizione dei suoi battaglioni, formati dai centri di mobilitazione in Italia con personale di troppo diverse origini (marinai, avieri, artiglieri), con un inquadramento non del tutto adatto ai compiti ultimamente ricevuti.

Nel centro logistico di Kantemirovka si era determinata una situazione molto complessa. Per il continuo afflusso di personale, automezzi, salmerie, carreggio e slitte e per l'impossibilità del locale Comando di tappa di dare ordine conveniente a tutto quel movimento straordinario, la cittadina era rimasta bloccata. Tutti cercavano ricovero, rancio caldo, viveri di conforto, mentre la possibilità di somministrarli era limitata e non poteva essere soddisfatta contemporaneamente. Quegli uomini, del cui numero non si hanno dati precisi, ma che poteva variare da un minimo di 3.000 ad un massimo di 6.000, inquadrati dai loro diretti comandanti, a seconda del frazionamento nei caposaldi, avevano perduto l'abitudine a vivere nell'ambito dell'unità superiore e si erano mossi come si trovavano, raccolti in piccole unità, non alla rinfusa. Una gran parte era giunta a Kantemirovka soltanto perché non aveva trovato ricetto nelle altre località, mentre cercava di sottrarsi alla rigidissima temperatura.

Il Comandante del II Corpo d'Armata domandava al Comando d'Armata la designazione di località idonee al decentramento di quella massa, anche per favorirne un primo conteggio, distinguendola per unità, facendo seguire il riordinamento organico. Aggiungeva il proprio parere che Kantemirovka non fosse idonea allo scopo, perché situata nelle retrovie del XXXV Corpo d'Armata e sede di base d'Intendenza. Infine, se Taly fosse caduta, la località sarebbe risultata ancor più inadatta. Prevedeva come possibile la ricostituzione di tre battaglioni fucilieri di circa 900 uomini l'uno con una trentina d'ufficiali: uno per ognuna delle Divisioni Ravenna e Cosseria, uno per le unità di Corpo d'Armata e di Armata, formati su quattro compagnie di quattro plotoni ciascuna, rispettando fino a che fosse possibile le provenienze organiche, affinché fosse più agevole l'affiatamento.

Proponeva che i reparti approntati si trasferissero al più presto: - a Novo Markovka, la Divisione Ravenna, entro le ore 12 del giorno 19; - a Sofievka, la Divisione Cosseria, entro le ore 18 del giorno 19; - a Nikolskoje, le unità di Corpo d'Armata e d'Armata, entro le ore 18 del giorno 19. Le proposte erano tutte accolte dal Comando d'Armata, che insisteva sull'urgenza di rimandare in linea i reparti appena ricostituiti. Sarebbe stato molto difficile, però, trovare reparti efficienti fra quelle truppe, presso le quali tutto faceva difetto, armi, dotazioni di reparto, mezzi di trasporto, equipaggiamento e perfino, in taluni casi, armamento individuale. Alle ore 15 il Comando d'Armata disponeva la cessazione della dipendenza operativa della 298a Divisione dal II Corpo ed il suo ritorno al XXXV-CSIR.

Nel pomeriggio si presentava al Comando del II Corpo d'Armata il Comandante del gruppo tedesco Fegelein, giunto nel settore prima della sua unità. Il Generale Zanghieri lo orientava su un'ipotesi di impiego offensivo diretto a stabilire il contatto, attraverso la valle del Boguciar, con la 298a Divisione. Il comandante tedesco accettava l'idea della cooperazione, purché fosse rispettata l'autonomia della sua unità. Alle 16,30 il Comandante dell'Armata avvertiva che, nella stessa giornata, si sarebbe stabilito a Kantemirovka il Comando del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco per assumere il comando sulla 298a Divisione e su tutte le altre unità tedesche impiegate nei settori dei Corpi d'Armata II ed Alpino, come di quelle in corso di affluenza. Riserva di ordini per l'inserimento tattico. Il II Corpo perdeva così il comando non solo sulle unità tedesche, ma anche su quelle italiane, date in rinforzo ai tedeschi, pur conservando la responsabilità operativa del settore.

Il Comando d'Armata poneva in stato d'allarme i presidi di Malcevskaja, Tcertkovo, Kantemirovka, Rossosc, Jevdakovo, Millerovo, affinché attuassero i loro progetti di difesa, evitando di ricorrere alle unità in transito. Il presidio di Taly, a corto di munizioni, veniva attaccato nel pomeriggio, e più fortemente nelle prime ore della notte. Alla fine della giornata: - la 385a Divisione teneva la linea da Novo Kalitva ad Ivanovka; - a Novo Kalitva la continua azione del nemico era stata sempre respinta dal fuoco e dai contrassalti del I e del II/89°, rinforzati dal battaglione alpini Mondovì, inviato dalla Divisione Cuneense. Particolarmente violenti erano stati gli attacchi tra le ore 13 e le 16; - all'imbrunire una forte colonna sovietica di fanteria e corazzati era entrata a Zapkovo; - i reparti circondati a sud di Deresovka erano rientrati nelle linee combattendo e portando seco le armi pesanti; - sulla destra della 385a operava una parte della 27a corazzata; - mancavano notizie sulla situazione di Sorkj e Dolgj; - le perdite complessive erano state molto elevate; - era iniziato l'arrivo dei reparti della 387a Divisione e del gruppo Fegelein.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

298a Divisione tedesca.

Dopo aver lasciato le posizioni sul Don fuori del contatto col nemico ed avere ripiegato sulla sponda destra della Levaja, tra il Don e Radtscenskoje, nelle prime ore della sera era venuta in contatto con elementi di fanteria russa e di cavalleria mongola. Lo schieramento della Divisione si collegava a destra, per mezzo del gruppo Capizzi, con la Pasubio (III/79°). La valle della Levaja era ormai in possesso del nemico.

Divisione Pasubio.

Fino dall'alba la 38a Divisione Guardie riprendeva gli attacchi contro le posizioni di riva destra del Don, a cavallo del Gluboki Schlucht (III/79°). Gli attacchi, dieci nella giornata, malgrado alterne vicende, non ottenevano sostanziale successo, essendo stato perduto un solo caposaldo. Una forte azione contro le posizioni centrali di q. 201,1, tenute dal battaglione del 525° granatieri e dal raggruppamento 3 Gennaio, era stata nettamente respinta con gravissime perdite del nemico.

Nel settore di destra (80° fanteria) gli attacchi erano stati stroncati dall'artiglieria. A Monastirscina, il I/80°, sempre accerchiato, continuava a resistere. Al margine di destra del settore era comparsa una unità di cavalleria sovietica. La Divisione aveva ricevuto in rinforzo un'altra compagnia artieri, la 16a compagnia chimica e la Ia compagnia motociclisti.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Divisione Torino.

Per tutta la giornata durava il contrattacco per la riconquista della q. 162,9, al limite di settore di sinistra con la Pasubio. Il trasferimento del III/82° all'ala sinistra aveva aggravato la situazione. Il nemico era riuscito ad occupare alcuni centri di fuoco, ma un contrassalto aveva ristabilito la situazione.

3a Divisione Celere.

Alle ore 3 aveva luogo un violento attacco al limite di settore divisionale con la Torino, mentre si verificava un forte bombardamento aereo su Meskof. Altri attacchi erano sviluppati e respinti nella notte, contro la destra del 3° bersaglieri ed in valle Tihaia. Il nemico faceva affluire nuove forze di fanteria, mortai ed artiglieria ed alle ore 7 riprendeva l'attacco su Birjukof e contro l'ala destra della Divisione, durato per l'intera giornata. Si delineava lo sforzo per aggirare la destra del 3° bersaglieri, approfondire la penetrazione nella valle Tihaja e raggiungere Meskof. Verso mezzogiorno, nel settore di destra, il gruppo d'intervento Sforzesca (Vaccaro), con il III/53°, muovendo da Kalinovski, riconquistava le posizioni di q. 154,9, ma su di esse era subito contrattaccato, resistendovi per la restante parte della giornata.

Divisione Sforzesca.

Mentre le forze del gruppo d'intervento combattevano nel settore della Celere, il Comando del XXIX Corpo d'Armata emanava un ordine di ripiegamento, da eseguire nella notte successiva, per schierarsi tra lo sbocco della Tihaja e la valle del Tcir, raccordandosi a sinistra al gruppo Vaccaro, al quale era stato unito anche il XIII battaglione bersaglieri. Nella notte doveva essere raggiunta la linea da Merkulov a Verhnij Tokin, nella notte sul 20 la linea Tihaja - Tcir, fino a Gracev (escluso).

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