lunedì 7 dicembre 2020

Relazione del Generale Nasci, parte 4

Relazione del Generale Nasci sui fatti d'arme del Corpo Armata Alpino dal 14 al 21 Gennaio 1943 (Russia), quarta ed ultima parte.

Il 23 la colonna precede da Ladomirowka su Nikolajewka dove sostiene un combattimento contro partigiani e regolari. Sono catturati e distrutti 6 pezzi da 120. ln ottemperanza all'ordine di sboccare a Nikitovka si volge verso nord, raggiungendo la sera stessa Dektjmaja. Il giorno 24 la colonna riprende instancabile. Incontra forte resistenza a Malakieva. Sono truppe regolari autotrasportate, circa un Btg. con partigiani e 12 pezzi da 120. Il tempo pessimo; la tormenta, il freddo la resistenza nemica mettono a dura prova gli alpini che però travolgono ancora una volta il nemico catturando tutti i pezzi e distruggendo i battaglioni. Alla sera si raggiunge Romankowo. Della situazione rendo edotta l'Armata con radio:

DA C.A.A. Al COMANDO 8A ARMATA
TRIDENTINA GIUNTA ORE 16 ROMANCHOWO PROSEGUIRA’ DOMATTIMA PER L’OCCUPAZIONE DI NIKITOWKA ALT TROVATA RESISTENZA A MALA KEJEWKA, DOVE INFLITTE GRAVI PERDITE ALL’AVVERSAVIO ET DISTRUTTI 12 PEZZI M.C. AUTOCARRI E MATERIALE BELLICO ALT SI E’ VISTO SORVOLARE NOSTRA COLONNA AEREO TEDESCO RICOGNIZIONE. MARCIA FATICOSISSIMA PER NEVE ALTA E TORMENTA ALT TRUPPE OPERANTI SONO SEGUITE DA INTERMINABILE COLONNA CARREGGI E SLITTE UNGHERESI E TEDESCHE E ITALIANE ALT ATTENDO RISPOSTA MIEI PRECEDENTI RADIOGRAMMI IN SPECIE CIRCA SITUAZIONE AVVERSARIA FACENDO PRESENTE CHE PER PERDITE ELEVATE IN MATERIALE E UOMINI C.A. NON E’ PIU’ IN EFFICIENZA ALT URGONO RIFORNIMENTI AEREI GIA’ RICHIESI REGO DARMI NOTIZIE

Il 25 nel proseguire per Nikitowka si trova solo una piccola resistenza di partigiani della quale si ha subito ragione catturando anche due pezzi d'artiglieria. Venuto a conoscenza che lo sbocco della colonna non è più Nikitovka, ma il bivio 16 Km. a sud est di Nowyi Oskol ed avendo avuto sentore che il nemico presidia fortemente Nikolajewka, decido di fermare la colonna a Nikitowka facendo avanzare sino ad Arnautowo il 6° Alpini e le tre btr. Del Gruppo Bergamo. Diamo poi al Comando della Divisione Tridentina l'ordine per la prosecuzione della marcia:

25/1/1943
AL COMANDO DIVISIONE TRIDENTINA
DOMANI MATTINA 26 SI PROSEGUIRA’ IL MOVIMENTO IN AVANTI PARTENDO DALLE ATTUALI LOCALITA’ NELL’ORA CHE CODESTO COMANDO VORRA’ STABILIRE.
OBIETTIVO: BIVIO 16 KM. A.S.E. DI NOWYI OSKOL
ITINERARIO: NIKITOWKA - NJCOLAJEWKA - BUDARKI - USPENKA - PLASKOJE - LUTOWINAJO - OLKOWI
NOTIZIE SUL NEMICO: PARE CHE L’AVVERSARIO OCCUPI NIKOLAJEWKA CHE DEVE ESSERE CONQUISTATA ED OLTREPASSATA
IL GENERALE COMANDANTE
F/to NASCI

Nella notte si hanno ripetuti allarmi per opera dei partigiani sia a Nikitowka che ad Arnautowo dove il Tirano alle prime luce della mattina è fortemente impegnato. Appena si inizia la marcia all'uscita di Nikitowka si delinea un forte attacco russo nel tentativo di incunearsi tra il 5° e 6° reggimento. La strada è battuta da artiglieria e mortai e un btg. di fanteria anticarro con molte armi automatiche taglia la strada a 2 km dal paese. La resistenza è superata, vengono catturati 4 cannoni, dei mortai e molte mitragliatrici. Alle 12 ha inizio l'attacco a Nikolajewka difesa dal nemico in forze con molto mortai e cannoni. Interviene ripetutamente anche l'aviazione avversaria con mitragliamento e bombardamento. La resistenza nemica è forte. Di intatto non vi è che il Btg. Edolo che viene impiegato a fondo senza che nonostante il suo grande valore riesca a raggiungere l'obiettivo.

Eppure è necessario avere ragione del nemico, altrimenti tutti gli sforzi sino ad ora fatti saranno vani. La colonna è ferma su un pianoro avanti la valle che la separa da Nikolajewka, battuta da artiglieria, mortai ed anche mitragliatrici e subisce parecchie perdite. Si fa appello a tutti gli ufficiali e soldati armati e con forze così racimolate di tutte le specie e di tutti i comandi, si scende, con il Generale Reverberi in testa, verso il paese. E' in questo momento che l'atto ardito del Comandante la Tridentina, salito su un carro armato tedesco per meglio trascinare i suoi all'attacco, decide della situazione occupando gran parte della città. Questo combattimento comporta dolorosissime perdite. Sono oltre 40 gli ufficiali feriti e morti. La battaglia è durata per dieci ore e si può dire che abbia assorbito con le munizioni anche tutte le risorse fisiche degli alpini. Combattendo col battaglione Edolo lascia la vita sul campo il mio Capo di S.M. Generale Martinat che chiude così eroicamente la sua vita di coraggioso e provato soldato.

Considerando il nemico temporaneamente sopraffatto ma in condizioni di riaversi e soprattutto di avere con facilità rinforzi sia da nord che da sud, ordino di superare la città dopo una breve sosta e di procedere oltre per Uspenka, cercando di raggiungere Liwowka il 27 stesso. Questa marcia è molto dura per le condizioni delle piste, per la molta neve incontrata, per la mancanza di riposo che si fa sentire specie nei quadrupedi e per la lunghezza. E' anche ostacolata da continui piccoli attacchi nemici di fanteria e da violenti e ripetuti attacchi aerei. All'imbrunire il Comando della colonna giunge ad Uspenka mentre l'avanguardia ha raggiunto Liwowka.

Ad Uspenka il 28 mattina all'alba i russi attaccano con carri armati mortai provenienti probabilmente da Budjienni e qui anche il Comando germanico deve lasciare delle macchine e procedere a piedi con marcia faticosissima. L'avanguardia della colonna raggiunto il bivio di Nikolajewka e S.E. di Nowyi Oskol viene informata che i russi nella giornata del 28 hanno occupato Nowyi Oskol e che si deve procedere sotto la minaccia di un attacco avversario verso Slonowka, ad ovest della ferrovia. Quest'ultime due marcie per le condizioni atmosferiche e la quantità della neve incontrata danno il tracollo alle energie fisiche dei nostri alpini, sostenuti sino all'ultimo dalla volontà di rompere ad ogni costo il cerchio che li serra e rientrare entro le linee alleate. E' durante queste marcie, quando ormai la meta si può dire raggiunta che si debbono far saltare i pezzi per l'impossibilità di continuare il trasporto, data la debolezza dei quadrupedi, mal nutriti da molti giorni, e che avevano passato le rigide notti all'addiaccio. Il 29 mattina da Schernowska si riprende la marcia verso Siderowka. Anche questa marcia è faticosa per la mancanza di pietà, altezza della neve e le pendenze continue. Durante il tragitto giunge l'ordine di dirottare verso sud in direzione Bolsche Trojakoje dove si arrivava il 30. S'incontra finalmente la colonna viveri e quella sanitaria dall'Armata da Charkow. Qui finalmente si fermano gli italiani e vengono fatti proseguire tedeschi ed ungheresi; si riesce così a dare un primo ordine alla nostra colonna. Il giorno successivo da Bolsche Trojskoje si prosegue per Schebekino dove finalmente si fa una sosta di tre giorni, che servono per sgomberare a Charkow i numerosi feriti e gli innumeri congelati in totale 7571. Con la nostra colonna sono passati oltre ai feriti e congelati spedalizzati: 6.500 uomini della Tridentina, 3.300 della Julia, 1.600 della Cuneense, 1.300 della Vicenza, 800 del Corpo d'Armata e suoi Servizi, 8.000/9000 tedeschi, 6.000/7.000 ungheresi.

Lo sforzo per rompere l'accerchiamento fu epico, ma i risultati eccezion fatta di quelli morali che sono di valore incalcolabile, relativi. Se si può calcolare che sia rientrato entro le linee il 50% circa degli effettivi del C. Armata, non si deve dimenticare che quasi tutti gli automezzi e quasi tutto l'armamento pesante fu dovuto abbandonare o distruggere e che di quadrupedi solo una piccola parte sopravvivrà all'immane sforzo. Non poteva essere diverso:

L'ordine di ripiegamento giunse quando il fianco destro, con la distruzione degli ultimi resti del XXIV Corpo Germanico, era completamente aggirato dal nemico, già padrone di Rossosch, base logistica principale del C. Armata; quando la situazione ungherese sul fianco sinistro era gravemente compromessa, tanto che sulla progettata collaborazione con il VII Corpo non è mai stato il caso di riparlare, poiché, ricevuto l'ordine di ripiegamento non se ne ebbe traccia che nelle masse in gran parte di sbandati affluite sul fianco e sul tergo della Tridentina; quando le truppe motorizzate russe si erano già impossessate delle principali arterie di comunicazione alle nostre spalle.

La stagione era la più avversa per la temperatura (nella notte tra il 17 e il 18 il termometro segnò in Opit -38°C) e le condizioni delle piste riempite di neve erano tali da renderle pressoché inservibili. L'equipaggiamento della truppa non era adatto a lunghi trasferimenti nella stagione invernale, poiché le scarpe bagnate facilitavano enormemente i congelamenti ed i soldati, che se portavano parecchi giorni di viveri e molte munizioni, non potevano portare anche le coperte loro necessarie per ripararsi durante la notte. Non aveva il nostro Corpo d'Armata Alpino, creato per l'impiego in alta montagna, l'armamento rispondente alla guerra di pianura dove improvvisi e rapidi operavano i carri armati, senza che da parte nostra, sempre per mancanza di adeguati idonei mezzi di difesa, potessero essere ostacolati. Il nemico si oppose su tre linee successive: Rossosch - Postojalyi - questo primo sbarramento fu superato sia pure con forti perdite da tutto il Corpo d'Armata Alpino. Oljchowatka - Warwarowka - e questo fu solo superato dalla Tridentina alla quale si aggiunsero elementi isolati della Julia - Cuneense e Vicenza. Nikitowka - Nikolajewka - che fu superato con uno sforzo eccezionale della divisione Tridentina impiegando ogni sua ultima risorsa. Sono quindi tre linee principali e successive di accerchiamento sulle quali il valore degli alpini ebbe sopravvento, battendo un nemico riposato, superiore di armi e di mezzi e vincendo, come si è detto, le non elencabili difficoltà dovute all'enorme massa logistica, del XXIV Corpo Germanico e delle unità ungheresi, che come una valanga si rovesciavano là dove gli alpini col loro valore avevano fatto breccia.

Le perdite del nemico accertate furono gravi; parecchi carri armati distrutti (8-10), 44 pezzi conquistati ed inutilizzati e centinaia di mortai rimasti sulle posizioni espugnate e superate dagli alpini in ripiegamento. Si è obbedito ad un ordine e lo si è realizzato, per quanto possibile, anche se i limiti da raggiungere, stabiliti anzitempo tra Rowenki e Wlajki, vennero allontanati man mano che si procedeva, quando i viveri ormai mancavano, le munizioni scarseggiavano e le possibilità fisiche degli alpini si stavano esaurendo. Gli ordini successivi indicarono Nikitowka prima, poi Nowyi Oskol, per finire Schebekino. Come ho già detto gli Alpini nel loro sublime sforzo furono sorretti da un desiderio sovrumano e da una ferrea volontà: uscire dalla cerchia ad ogni costo. Per questo i loro attacchi furono irresistibili, per questo incontravano la morte con una decisione che lascia perplessi per questo i feriti seguivano la colonna senza un lamento, fino al limite delle forze ed i congelati camminavano sempre anche quando i piedi finivano in cancrena. Atti di eroismo non è il caso di elencarne: furono tutti di valore superiore. Lo sforzo, i disagi, il pericolo, i tormenti fisici e morale non trovarono una parola di protesta. Questo per la colonna uscita.

Ma molte gloriose pagine furono scritte dai piccoli reparti sparsi nell'ampia zona di retrovia del Corpo d'Armata Alpino e dai presidi minori che privi di comunicazioni furono sorpresi dalla rapida avanzata russa. Sono altri 6.000 elementi che di loro iniziativa, guidati talvolta da ufficiali, talvolta da un semplice sottufficiale, combattendo, soffrendo e resistendo seppero trovare il punto nello schieramento avversario per passare. Nulla di preciso ad eccezione delle notizie frammentarie datemi dai soldati ed ufficiali che hanno potuto singolarmente ripiegare è possibile dire delle Divisione Julia, Cuneense e Vicenza; tutti parlano di duri combattimenti specie con carri armati: per aver ceduto devono essere state sopraffatte ed il loro tradizionale magnifico valore non deve essere stato sufficiente per superare gli ostacoli che natura ed avversario frapposero al loro cammino.

Ora guardo commosso marciare i resti di questo magnifico Corpo d'Armata Alpino, che la Patria aveva creato e teneva come preziosa riserva per sua difesa e che fu mandato qui come pegno per salire, conquistare le alte cime del Caucaso a fianco degli alpini alleati, in un momento che doveva essere risolutivo per la guerra in Russia ed invece usato in guerra ed in un elemento non suo. Sono stanchi, laceri, sfiniti, ma devono continuare e a piedi per le strade interminabili della Russia verso la zona di concentramento. A tappe compiute saranno oltre 600 chilometri, che d'inverno gli Alpini avranno percorso per le steppe russe, dei quali 300 circa combattendo.

Non so cosa ci si riprometta al termine e quali siano i progetti futuri: sono ancora circa 25.000 figli delle nostre Alpi già duramente provati, molti fisicamente tarati, demoralizzati poiché hanno subito la più grande disillusione militare che potesse loro toccare, non certo animati da senso di simpatia e tanto meno di riconoscenza verso gli alleati che, pronti a sfruttare il vantaggio del valore dei nostri soldati, non hanno mai mancato, con il poco tatto che li caratterizza, di far sentire la loro prepotenza e superbia. Credo, ad ogni modo, mio dovere far presente questa situazione e dire chiaramente che di un loro rendimento futuro qui in Russia non potrà più parlarsi, mentre nella gioia di vedere la Patria ognuno potrà ritrovare se stesso.

F.M. 108, 10 febbraio 1943 XXI

IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA
COMANDANTE
G. Nasci

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