sabato 19 dicembre 2020

Relazione del Tenente Boldoni, parte 1

Relazione sui Carabinieri della Divisione Torino del Generale Attilio Boldoni nel 1942 Sottotenente Comandante della 66a Sezione Carabinieri sul fronte russo, prima parte.

Quarant'anni fa iniziava, dal "placido" e ghiacciato Don, il calvario di una delle più prestigiose unità dell'esercito italiano: la divisione di fanteria A.T. Torino. Prestigiosa per la preparazione tecnica dei suoi reparti, a disposizione per l'addestramento della Scuola Centrale di fanteria, per il brillante comportamento in Jugoslavia e nel primo inverno in terra di Russia. Formata da personale sceltissimo, ebbe comandanti di prima grandezza come il: Colonnello Enrico Di Gennaro, comandante dell'82° fanteria, caduto ad Arbusow; Colonnello Ulisse Rosati, comandante del 52° artiglieria, caduto ad Arbusow; Maggiore Umberto Turrini, Capo di S.M., sarà poi comandante generale della Guardia di Finanza; Generale di Divisione Roberto Lerici, comandante della stessa divisione, valoroso ed umano come nessuno, fu sempre vicino ai suoi soldati nella buona e cattiva sorte.

Ed ai loro ordini: ufficiali, sottufficiali e soldati espertissimi delle armi che, da anni, manovravano con indiscussa perizia. I russi conobbero il loro valore, la loro tenacia e le loro capacità militari e non disdegnarono di riconoscere di avere di fronte una grande unità pienamente efficiente. Essi tentarono con ogni mezzo, dall'inizio dell'offensiva, di sbarrare la strada a reggimenti che, pur avendo ricevuto, nell'ottobre-novembre 1942, nuove notevoli aliquote dall'Italia, talvolta prive di un sufficiente grado di addestramento, immesse in una fase operativa critica e soprattutto non temprate ai rigori del freddo, brillarono invece per capacità manovriera e per attaccamento alle bandiere.

In questo clima da poema epico, si innestarono anche le vicende dei reparti dei carabinieri che divisero le sorti della gloriosa divisione alla quale legarono anch'essi, ed in modo rilevante, le gesta stupefacendo chi li vide operare. Avemmo l'onore e la ventura di vivere quei giorni e conserviamo davanti agli occhi il perfetto ricordo dei fatti ed avvenimenti. Oggi - a distanza di 40 anni - li rievochiamo in rapida sintesi, affinché nel ricordo di una pagina di guerra si possa onorare con orgoglio i nostri carabinieri i quali, lontani migliaia di chilometri dalla patria, compirono sino all'ultimo il loro dovere. Altre armi ed altri corpi ebbero, nei loro magnifici reparti, poeti e scrittori. La Divisione Torino non ebbe questa fortuna. Se li aveva caddero nella mischia. La bibliografia è modesta: i pochi resoconti sono scarni di particolari e rinunciano ad esaltare anche i dati del suo martirio.

Dei suoi 11.OOO uomini, 900 circa ritornarono e tutti feriti, malati o congelati. Caddero: - 2 dei 3 comandanti di reggimento, tutti i comandanti di battaglione o di gruppo, - 2 ufficiali medici superstiti su 60 partiti dal Don; - solo 3 0 4 comandanti di compagnia superstiti; - 7 ufficiali del comando su 40 si salvarono. Gravissime le perdite delle due sezioni carabinieri, la 56a e la 66a motorizzate, mobilitate dalla legione di Livorno. Pochissimi i superstiti tutti feriti, congelati o malati.

Ad uno ad uno, sfilano, nel ricordo di chi vive, i loro visi espressivi, le loro giovanili sembianze; nei giorni tristi, nei giorni di tempesta risuona la loro spigliata favella toscana con discorsi scherzosi... Non dimentichiamoli perché se arrendersi e sperare nella salvezza era possibile e facile, essi scelsero la via più difficile combattere e camminare, non mangiare e morire, pur bramando di rivedere il paese natio, la madre, la sposa, un figlio o un amico. Nel desiderio di ricordarli sono stilate queste pagine e se esse potranno, talvolta, contrastare con tutto ciò che è ufficiale, è perché provengono dalla testimonianza diretta della perenne visione dell'episodio eroico, dalla percezione della tragedia, nel silenzio profondo e allucinante delle pianure ghiacciate e dello squassare delle katiusce infuocanti.

LA MARCIA VERSO ARBUSOW. I COMBATTIMENTI DI ROTTURA.

La divisione di fanteria A.T. Torino disponeva di: 1 comando carabinieri, retto da un capitano ed elementi addetti per il suo funzionamento; 2 sezioni motorizzate: la 56a retta da un subalterno e con forza di 8 sottufficiali e 57 militari di truppa; la 66a retta da un subalterno e con forza di 7 sottufficiali e 60 militari di truppa, entrambe dotate di autovetture, motocicli Benelli 250 e Spa 38; 1 nucleo postale per le scorte e i controlli; 3 nuclei reggimentali (l sottufficiale più 4 carabinieri la cui forza era tratta da quella delle sezioni). In Russia, analoga linea ordinativa, con qualche variante, dovuta ai vari tipi di G.U. era rispettata anche presso le altre divisioni.

In totale operarono 45 sezioni e 1 battaglione, il XXVI, che venne impegnato tra il 26-12-1942 e il 17-1-1943 nella zona di Belowodsk e nel ripiegamento su Gomel. Compiti: quelli previsti dalla normativa dell'epoca. Da rilevare che, nel settore della Torino, l'Arma godeva di alto prestigio ed il personale era molto stimato dalle popolazioni con le quali aveva instaurato amichevoli rapporti. Mai e sino all'ultimo giorno di campagna si verificò il benché minimo incidente. Basti pensare che al momento del ripiegamento vennero liberati 50 prigionieri che erano dislocati presso i nostri comandi per lavori di poco conto; ebbene, essi non si diressero verso le linee dei loro commilitoni ma, la quasi totalità, prese la via dell'occidente.

Già all'inizio della campagna e durante il duro inverno 1941-1942, i carabinieri di qualsiasi grado furono all'altezza dei loro compiti dividendo la sorte dei reparti con i quali operavano. Alla vigilia degli avvenimenti che verranno ricordati, la dislocazione delle due sezioni della Torino era: la 56a sezione con il comando logistico a Radtschenskoje; la 66a sezione con il comando tattico a Makaroff sede del comando della divisione e con essa il comando carabinieri. Ai primi di novembre 1942 il comando della divisione ordina l'istituzione di 6 stazioni, composte da un sottufficiale e due carabinieri per concorrere al controllo della vastissima zona. A Medowa inoltre viene istituito un nucleo carabinieri per il campo prigionieri. A metà dicembre i servizi di vigilanza vengono intensificati e dal 18 diverranno continui, sotto un'intensa nevicata.

La temperatura comincia a raggiungere livelli proibitivi: meno di 20, meno di 30. Verso il settore della Torino, da alcuni giorni ripiegano reparti della 298a Divisione germanica, della Pasubio, della Celere e della Ravenna. Per tale motivo, l'unica strada possibile per il ripiegamento Makaroff-Nikajlow non permette il passaggio di altri reparti. Risulta paurosamente intasata. Situazione alle ore 0 del 19 dicembre 1942. La Divisione Torino compatta tiene la linea del Don. Settore di destra: 82° reggimento fanteria (meno il III battaglione); settore di sinistra 81° reggimento (più il III/82°). La divisione è rinforzata da reparti di mortai e dalla 52a controcarro e 171a compagnia mitraglieri. Artiglieria: 52° reggimento artiglieria con 3 gruppi da 100/17 e 2 da 75/27; 1 gruppo da 105/28: 1 gruppo da 149/40; 9° gruppo artiglieria d'armata.

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