giovedì 18 marzo 2021

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 13

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), tredicesima parte.

IL RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO E DEI RESTI DEL XXIV CORPO D'ARMATA.

Sganciatosi sul Don dal contatto frontale col nemico il C.A. alpino - che è costretto ad abbandonare tutte le artiglierie di medio calibro per mancanza di carburante - muove dapprima su larga fronte verso la ferrovia Rossosch-Jewdakowo prima linea di attestamento fissata; successivamente prosegue con movimenti convergenti intesi a costituire colonne di G.U. e ad avvicinarle fra loro perché possano prestarsi reciproco appoggio nell'azione di rottura dell'accerchiamento già in atto. Il C.A. alpino avrebbe dovuto effettuare il ripiegamento in stretto accordo e contatto, a nord, con le truppe ungheresi; ma tale collegamento è reso, sin dall'inizio, impossibile a causa dell'avvenuto arretramento delle truppe suddette in parte travolte.

Alle dipendenze del C.A. alpino viene posto il pressoché inesistente XXIV C.A. Cr. germanico: le sue divisioni, 385a e 387a, sono infatti ridotte a brandelli; esso dispone in tutto di 4 carri d'assalto, 2 semoventi, qualche pezzo di artiglieria ed una btr. di Katiusche. Questi resti - pochi, ma tuttavia preziosi - si uniranno al C.A. alpino col quale lotteranno per aprirsi un varco attraverso le linee avversarie. Al C.A. alpino, a Podgoronje, si accoderanno anche i carriaggi delle due divisioni: innumerevoli slitte ed impedimenta attorno alle quali sono circa 10.000 soldati germanici che seguiranno le colonne in ripiegamento; ma trascurabile sarà l'apporto in combattimento di tale massa di uomini alla quale si unirà, pochi giorni dopo, altrettanta truppa disarmata ungherese proveniente, in parte, da colonne di prigionieri liberati.

Il 18 gennaio, la D. «Tridentina» e la «Vicenza» lasciano la linea del Don senza difficoltà. La «Julia» e la «Cuneense» invece devono sostenere azioni di retroguardia. Il giorno 19, hanno inizio da parte della D. «Tridentina» i primi combattimenti, a Postojalyi e Skororyo, per l'apertura di un varco. L'indomani tutte le unità attaccano le forze nemiche che si oppongono a Postojalyi al movimento e, dopo aspri combattimenti ed a prezzo di gravi sacrifici, riescono a superare lo sbarramento. L'intervento della «Julia» e l'apporto dato dai battaglioni e gruppi della «Cuneense» contribuiscono notevolmente alla salvezza della colonna principale del C.A. che, già duramente impegnata di fronte e sul fianco destro, avrebbe altrimenti dovuto sostenere l'attacco di ingenti forze russe anche sulla sinistra. Ma sia lo sviluppo delle nostre azioni, che un attacco nemico con mezzi corazzati provenienti dal fronte ungherese nella zona di Opit (sede dei comandi di C.A. alpino e XXIV), che riesce fra l'altro a distruggere tutte le stazioni radio, portano al frazionamento delle forze del C.A. non più collegate fra di loro. Restano: - a nord: i comandi del C.A. alpino e del XXIV e la D. «Tridentina»; - a sud: le divisioni «Julia», «Cuneense» e «Vicenza» ed un'aliquota del XXIV C.A.

Il 21, con tempo avverso, freddo e tormenta, la colonna prosegue nel movimento da N. Charkowka su Krawzowka, che viene occupata dopo violento combattimento, e quindi, per Scheljakino, su Ladomirowka. Il nemico ha, però, disposto un secondo sbarramento fortemente presidiato sulla linea Olichowatka-Warwarowka, tendente a chiudere definitivamente le unità superstiti. La D. «Tridentina» deve, il 22, combattere aspramente a Scheljakino per aprire la strada a sè ed alla colonna sud che avrebbe dovuto seguirla nella breccia, ma di cui il C.A. non ha più notizie. In serata è raggiunta Ladomirowka dove affluiscono elementi sparsi delle divisioni «Julia», «Cuneense», «Vicenza». Alla sera del 22, tutti gli elementi superstiti del C.A. sono così incolonnati sullo stesso itinerario della «Tridentina». Le autorità tedesche affermano che le unità vengono aviorifornite. Sono riforniti, invero, solo i tedeschi che difendono i viveri armi alla mano. Il 23, il movimento prosegue su Nikolajewka dove la colonna sostiene un combattimento contro partigiani e regolari. L'indomani, superata altra resistenza a Malakijewa, la colonna prosegue in direzione di Nikitowka che raggiunge il 25.

In tale zona l'avversario ha predisposto una terza linea di sbarramento, sicché alle ore 2 del 26 la testa della colonna viene attaccata da notevoli forze (un btg. di ftr. anticarro con numerose armi automatiche) allo sbocco dell'abitato. Il nemico è respinto e lo sbarramento superato. Vengono catturati nell'azione numerosi mortai ed armi automatiche nonché 4 cannoni che gli alpini successivamente sono costretti ad abbandonare per l'impossibilità di trasporto. Lo stesso giorno, alle ore 12, ha inizio l'attacco contro Nikolajewka (da non confondersi con l'altra località dello stesso nome sopramenzionata) difesa da rilevanti forze (successivamente accertate in una divisione) appoggiate da numerose artiglierie e dall'aviazione, Nell'azione, che dura sino all'imbrunire, viene impegnata ogni risorsa per superare la resistenza. L'attacco sferrato, col concorso di carri d'assalto tedeschi, su uno dei quali prende posto il comandante della D. «Tridentina», ottiene un primo risultato con l'azione del 6° rgt.: la ferrovia è superata; sopraggiungono i reparti del 5°. Ufficiali validi di tutte le armi e specialità riuniscono gli elementi non inquadrati ancora in grado di combattere, li raccolgono in formazioni improvvisate e tutti, uniti in un supremo sforzo, rompono lo sbarramento: la città viene occupata. Catturati e distrutti 24 pezzi di m. c. nonché munizioni di mortai. Dolorose le perdite fra le quali sono oltre 40 ufficiali. Fra i caduti è il generale Martinat, capo di S.M. del C.A.

Sopraffatto il nemico a Nikolaiewka, si riprende la marcia ed il 27, con estenuante fatica, viene raggiunta Uspenka. Il 28 poiché la D. ungherese che doveva difendere Nowij Oskol è stata costretta a ripiegare, il comando Armata ordina che la colonna dirotti da Olchowyi in direzione di Woltschansk, in modo da sottrarla alla minaccia da nord, e provvede a far affluire autocolonne di rifornimenti verso tale località. La colonna giunge, quasi stremata, in giornata nella zona di Slonowka. E' durante questa marcia, quando ormai la meta si può dire raggiunta, che si debbono far saltare i pezzi per l'impossibilità di continuarne il trasporto. Il 29, ritardate e non chiare comunicazioni radio germaniche fanno si che la colonna, anziché dirigersi verso sud-ovest, si metta in marcia su Morosowa Balka. A mezzo apparecchio «cicogna» viene dirottata su Bolsche Troizkoje ove, il 30, incontra, finalmente, la colonna viveri e quella sanitaria. Qui si fermano gli italiani e vengono fatti proseguire tedeschi e ungheresi. Il giorno successivo i resti del C.A. alpino si raccolgono a Schebekino dove finalmente, possono essere ristorati, dopo un percorso di circa 350 chilometri e dopo aver sostenuto 13 combattimenti.

A Schebekino sostano tre giorni. Durante la sosta vengono sgomberati su Charckow 7571 tra feriti e congelati. Con la colonna sono sfuggiti all'accerchiamento oltre ai feriti ed ai congelati spedalizzati; 6.500 uomini della «Tridentina», 3.300 della «Julia», 1.600 della «Cuneense», 1.300 della «Vicenza», 880 del C.A. e suoi servizi, 8.000-9.000 tedeschi, 6.000-7.000 ungheresi. Gli alpini nel loro sforzo furono sorretti dalla volontà di uscire dalla cerchia ad ogni costo. Epperò i loro attacchi furono tenaci, i feriti seguirono la colonna senza un lamento e i congelati camminarono sempre. Non diversa, forse più tragica, fu la sorte dei piccoli reparti sparsi nelle impervie zone di retrovia del Corpo d'armata e dei presidi minori che, privi di comunicazioni, furono sorpresi dalla rapida avanzata russa. Sono altri 6.000 elementi che, guidati talvolta da ufficiali, talvolta da sottufficiali, affrontando disagi, pericoli e tormenti fisici e morali, seppero passare attraverso gli sbarramenti avversari.

Ad eccezione delle notizie frammentarie date da soldati ed ufficiali che hanno potuto ripiegare, nulla finora è possibile dire circa le vicende complessive delle divisioni «Julia», «Cuneense» e «Vicenza»: tutti parlano di duri combattimenti specie di carri armati. Sono fra i prigionieri i comandanti delle tre divisioni (la D. «Julia» i cui resti il 22 erano in zona Scheljakino pare che a tale data sia da ritenersi annientata. La notte sul 23, fra Scheljakino e Warwarowka è stato catturato il comandante. L'itinerario Scheljakino-Warwarowka è stato seguito anche dai resti delle divisioni «Vicenza» e «Cuneense». Elementi della «Vicenza» affiancati a reparti tedeschi si sarebbero diretti verso ovest il 24 con meta Waluiki. Non se ne avranno più notizie. La «Cuneense», duramente provata e scompaginata nell'attraversamento di Scheljakino e Warwarowka, accorsa al richiamo del cannone su Malakijewa (24 gennaio). Durante la sosta notturna in Derkupskaja sarebbe stata circondata da ingenti forze corazzate russe).

I COMBATTIMENTI NELLE VALLI DEL DERKUL, DELL'AJDAR E DEL KRASSNOJE.

Nel settore meridionale dell'Armata dal 16 al 31 gennaio, con forze tedesche affluenti da tergo, viene contenuto l'avversario che, raggiunta la zona di Waluiki, tende a procedere verso nord-ovest, ovest e sud-ovest. In questo periodo, sino a quando il comando Armata ha assolto compiti operativi (31 gennaio), hanno agito sull'ala meridionale dell'Armata alcuni reparti italiani con particolari compiti, che si inquadrano in quello più vasto della protezione della direttrice di Charkow. In particolare: - a Belowodsk (valle Derkul): il XXVI btg. CC.RR. ed elementi minori, per la difesa di tale importante località che sbarra la via su Starobolosk; - a Starobolosk (valle Aidar): il XXVII gr. art. compl., un gruppo del 4° contraerei, il XXVI btg. artieri, il rep. speciale art., una cp. del 450° btg. TM, una cp. lavoratori, una cp. genio guastatori, una cp. idrici, una cp. artieri ed elementi minori, per la difesa della città e la protezione della ferrovia; - a Kupjansk (settore Krassnoje): il XXVI btg. CC.RR., un btg. bers. di formazione, il XXXV gr. ost. c. a. ed elementi minori, per lo sbarramento della rotabile Waluiki-Kupjansk e la difesa della città.

Alle ore o del I° febbraio, non essendovi ormai più in linea truppe italiane, l'autorità superiore germanica stabilisce che l'Armata ceda il comando del settore al gruppo Lanz e raggiunga la zona di riordinamento delle proprie truppe (nord-est di Kiew) per regolarne più da vicino i movimenti in corso ed i provvedimenti relativi al riordinamento.



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