domenica 15 novembre 2020

Relazione del Generale Lerici, parte 3

Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - terza parte.

Il bombardamento di mortai, katiusce e artiglierie si fa sempre più intenso. La piccola conca è sconvolta dai tiri. I morti ed i feriti aumentano sensibilmente. I medici si prodigano nell'assistenza, ma mancano assolutamente i materiali di medicazione. Giunge un aereo-rifornimento per i tedeschi: carburante e munizioni. A due sacchi carichi di munizioni non si apre il paracadute sicché scoppiano in mezzo alle truppe causando nuove vittime. Il comando tedesco, senza interpellarmi, con la forza procede allo svuotamento dei serbatoi delle poche macchine italiane ancora al seguito. Il carburante deve servire per i carri armati. Protesto per il sistema e solo dopo molte insistenze il carburante viene lasciato alle macchine del comandante della divisione e della fanteria divisionale. A sera le linee raggiunte nella giornata con il nostro contrattacco, per ordine del comando tedesco vengono abbandonate e si ripiega sulle posizioni di partenza.

Per informazioni captate attraverso conversazioni con il comando tedesco si viene a conoscenza che le forze che ci fronteggiano sono sensibili. Tra di esse si distingue per combattività un reggimento del genio. Si inoltra al Comando Armata, tramite radio della 298a divisione, una nuova richiesta di viveri, munizioni e medicinali.

Il 23 dicembre la situazione si fa sempre più critica. Do ordine di bruciare le gloriose bandiere dei miei reggimenti. Le forze assedianti aumentano e si ha la sensazione per mezzo dei bombardamenti che sono più nutriti e con calibri non usati nei giorni precedenti (vengono impiegati dai russi anche i cannoni da 152). Si può dire che non vi è un'area della conca non segnata da uno o più colpi. Questi bombardamenti oltrepassano la violenza di quelli che si ebbero sul Carso nell'anno 1915 e anche di quelli che i tedeschi ebbero a Verdun (questo a loro dire). E se ne subiscono gli effetti senza possibilità di ricovero o di riparo essendo la conca tutta scoperta, tutta vista e controllata dal nemico. Verso le ore 8 si riuniscono nella balca Mansinchina tutti i militari per procedere allo smistamento dei reparti e divisioni onde avere uomini comandabili e comandati da propri ufficiali. La balca consente di compiere le operazioni su questa massa in quanto è alquanto defilata alla vista.

Mentre il lavoro di riordinamento procede, e con buoni risultati, giungono in posto ufficiali del comando tedesco richiedendo di urgenza centurie di soldati armati da mandare subito ai vari settori difensivi di Arbusow. Si cerca di far comprendere che tra due-tre ore potremmo mettere a loro disposizione compagnie organiche, ma ogni tentativo fallisce in quanto che vogliono subito almeno 14 centurie. Cosi anche questo tentativo di ridonare ai reparti una fisionomia organica viene frustrato. Si costituiscono subito le 14 centurie richieste con militari frammisti di tutte le unità sotto un violento bombardamento di katiusce, mortai e artiglieria.

Alle ore 10 le 14 centurie sono state tutte consegnate ai tedeschi. Di queste, 7 sono destinate al settore Est sotto il comando del generale Capizzi, 7 al settore Ovest agli ordini del Generale Rossi. Durante un bombardamento una granata colpisce in pieno il Capo Ufficio Sanità - Tenente Colonnello Paraninfo - mentre accudiva alla medicazione di alcuni feriti. Viene ucciso sul colpo. Gli ufficiali superiori ed inferiori del mio comando si uniscono agli ufficiali superstiti dei reparti per condurre al contrassalto gli italiani che ancora una volta si fanno molto onore. Il mio ufficiale - Sottotenente Martini - del Reggimento Cavalleria Vittorio Emanuele II - non ritorna da uno di questi contrassalti. Tutti si prodigano per tenere e far tenere duro dai nostri soldati. Soltanto del mio comando in tale giorno mancano all'appello: il Maggiore Zigiotti - (rientrato, dopo parecchi anni, con l'ultimo drappello di prigionieri) - capo nucleo assistenza, il Maggiore Ferrari, addetto ai servizi, il Capitano Calzolari, segretario dell'ufficio sanità, il Capitano Casagrande, capo ufficio commissariato, il Capitano Tedeschi, capo ufficio amministrazione, il Capitano Viola, comandante il Quartier Generale. Con ogni probabilità sono caduti in combattimento. Il maggiore Pinto, capo della Ia sezione, viene gravemente colpito da una pallottola di fucile mitragliatore.

Alle ore 18 il comandante della Divisione Torino, il generale Rossi, il capo di S.M. vengono invitati, al comando della 298a divisione germanica. Viene spiegato che è necessaria questa vicinanza per le comunicazioni operative che possono essere date da un momento all'altro. Verso le ore 19 i russi attaccano da nord anche con carri armati. Vengono respinti dai tedeschi e dalle centurie italiane di rincalzo. Alle ore 20,30 nuovo attacco russo. Mentre si sta sviluppando questa azione, una comunicazione telefonica ricevuta dal comando della 298a divisione dal comando del settore dà notizia che "gl'italiani si ritirano". Il Generale Rossi si reca in posto e constata che questa affermazione non è esatta. Qualche elemento che stava in linea era venuto indietro per accompagnare alcuni feriti. Subito dopo questa comunicazione telefonica il comando tedesco dà gli ordini per il ripiegamento che, per quanto riguarda le unità tedesche, doveva essere già predisposto data la immediatezza con la quale si costituirono le loro colonne. Quest'ordine viene comunicato al comando della Divisione Torino alle ore 21,30. In sintesi sotto la protezione e con l'ausilio del gruppo corazzato Hoffmann la 298a divisione germanica e le truppe italiane devono rompere l'accerchiamento e sfuggire alla pressione dei russi per l'itinerario: quota 230 Ssidorowski-Jwanovka. Di qui dirigersi su Tscherkowo, dove, si sa, esiste un caposaldo alleato. Le truppe italiane, come al solito, costituiscono retroguardia. Incolonnamento per gli italiani alle ore 23,30. Il comandante della divisione, il comandante della fanteria divisionale ed il Capo di S.M. si recano subito alla balca Mansinchina per impartire gli ordini conseguenti. Le truppe concentrate nella zona della balca raggiungeranno la quota 230 transitando per la balca stessa; le altre si accoderanno alla colonna germanica in Arbusow. Le due autovetture superstiti non possono seguire perché il percorso è da compiere fuori pista con neve alta più di mezzo metro.

I feriti, quelli che possono essere caricati sulle slitte, seguono la colonna; gli altri, purtroppo, debbono essere lasciati in posto. E sono molti. Dura e tragica decisione uguale per italiani e tedeschi, ma la scarsità di slitte non consente il carico di tutti. Si riesce a racimolare un po' di benzina per un autocarro con il quale si tenta di trasportare al seguito il Colonnello Rosati che, come precedentemente è stato detto, è gravemente ferito. Sull'autocarro vengono caricati altri feriti. (L'autocarro, poco dopo iniziato il movimento, venne colpito in pieno e il Colonnello Rosati rimase ucciso). I tedeschi mettono a disposizione del comandante della divisione un trattore su cui oltre il comandante ed il Capo dello S.M. prendono posto vari feriti. Alle ore 23,30 ha inizio il movimento verso Ovest. I russi, avutone sentore, attaccano da Sud ed impegnano le truppe italiane costituenti, come già detto, la retroguardia.

Sotto la protezione di questa lo sfilamento del grosso prosegue. Il combattimento si protrae fino all'alba ed un'aliquota dei reparti impegnati non riesce a raggiungere la colonna. Tra questi reparti ve n'è uno di formazione costituito da elementi del 52° artiglieria agli ordini del Tenente Colonnello Sacco. La marcia si svolge verso Ovest con una temperatura oscillante tra i 30 ed i 40 gradi sotto zero. Anche in questa giornata i soldati italiani si sono nutriti di sola neve. Non si è potuto avere alcun aereo-rifornimento di viveri né si è potuto ottenere dagli alleati germanici alcun genere di vettovagliamento. E' penoso il confronto che fanno i nostri militari Con i militari tedeschi i quali hanno mangiato regolarmente ed abbondantemente i loro soliti cibi caldi. Durante la notte del 24 dicembre, sotto l'abile guida del Colonnello Michaelis, comandante interinale della 298a divisione germanica (mancante del titolare), si sfugge all'assedio di Arbusow. Si incontrano elementi dei servizi di rifornimento russi che vengono catturati. L'itinerario si svolge attraverso l'aperta campagna. Non si seguono le piste che sono controllate, il che impone di compiere lunghi giri.

Al mattino, verso le ore 8, dopo aver eliminato durante il percorso elementi partigiani russi, si giunge a Ssidorowski. Qui sosta di un'ora per vincere la resistenza di elementi russi regolari ed irregolari. Alle ore 11 si transita per Gussew e si prosegue su Mankowo. A 4-5 km da tale località la testa della colonna incontra forti resistenze che non riesce a superare. Perdura il freddo intenso. Nebbia, quindi visibilità scarsissima. Si inverte la marcia e si prosegue verso Sud transitando per Poltawa alle ore 14. Breve sosta e proseguimento per Iwanowka. Attraverso l'aperta campagna, sfuggendo le piste che sono controllate dai russi; ci si dirige su Chodokow. Marcia faticosissima, la neve è alta, circa 50 cm; la temperatura è estremamente rigida. La colonna subisce forte allungamento. Molti sono i congelati, molti i militari italiani e tedeschi che sostando per riposare non si rialzano più perché assiderati. La marcia è spesso disturbata da partigiani provvisti di armi automatiche e pezzi a tiro rapido.

Alle ore 7 del 25 la colonna per Chodokow raggiunge la ferrovia a Scheptkowka. Quivi sosta di qualche ora. Aerei russi lanciano qualche bomba che causa alcune vittime. Alle ore 13 la colonna si rimette in marcia con direzione Nord seguendo la pista parallela alla ferrovia. Le truppe sono in marcia ininterrotta dalle ore 23,30 del 23 e sono tuttora senza mangiare. La marcia si fa sempre più faticosa e penosa. Molti militari rimangono indietro. In alcuni si verificano casi di alienazione mentale. Il continuo marciare nel bianco della neve, la fatica, la diminuzione di forze causata dalla mancanza di vitto producono in molti visioni fantastiche. La speranza di arrivare in buon porto alimenta la volontà. Vengono chiamati a raccolta le superstiti energie in uno Sforzo supremo. Molti, però, non reggono. Assistendo allo sfilamento della colonna si ha la netta sensazione della tragica odissea.

Alle ore 22 la testa della colonna comincia, ad affluire a Tscherkowo. I militari a mano a mano che giungono ricevono le premurose cure del Comandante della difesa italiana, Tenente Colonnello Manari, che fa distribuire vettovaglie e provvede all'alloggiamento. Per tutto il 26 continua l'affluenza delle truppe italo-tedesche. Molti non hanno più l'armamento. Alle ore 9 il Comandante della divisione con il Capo di S.M. conferiscono con il comandante della difesa di Tscherkowo, Colonnello Gôller. Scambio di comunicazioni circa la situazione. La via verso Ovest (Belowodsk) risulterebbe non libera perciò il movimento non può essere proseguito.

Del mio comando, oltre le perdite già innanzi citate, si hanno altri ufficiali congelati. Tra di essi il Maggiore Balboni, il Capitano F. Punzo, il Tenente Dufour, il Tenente Ponzetti. Altri ancora risultano dispersi. I superstiti, chi più chi meno, risentono della estenuante fatica e della mancanza di cibo. Molti i casi di choc nervoso. Tramite la radio della 298a Divisione germanica si dirige un marconigramma al Comando 8a Armata chiedendo lo sgombero urgente via aerea di alcuni ufficiali (tra cui il Generale Rossi, congelato) e lo sgombero con automezzi (non appena aperta la via) di circa 2.000 militari congelati e feriti. Si richiede inoltre l'urgente invio per aereo di medicinali. Di questi si sente la grande necessità, mancandone nel modo più assoluto.

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