domenica 8 novembre 2020

L'unico Presidente

Io mi chiedo come prima di lui e dopo di lui nessun Presidente della Repubblica abbia mai sentito il dovere di recarsi a rendere omaggio ai nostri soldati in terra di Russia.

Nel 2000 Carlo Azeglio Ciampi terminò la sua visita in Russia recandosi a Tambov, nella provincia russa a 500 km sud est di Mosca, per deporre i fiori sulla tomba degli italiani morti negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Allora, e ancora oggi, fu il primo e unico inquilino del Quirinale a compiere questo gesto. Proprio nei pressi di Tambov, dal 1942 al 1946, era attivo il campo di prigionia di Rada, il più grande tra quelli situati sul territorio dell'Unione Sovietica. Oggi al posto del campo sorge un cimitero internazionale con le tombe di 13 mila persone, di 29 nazionalità diverse. Settemila di loro sono italiani, ma ci sono anche tedeschi, ungheresi, giapponesi.

Lo storico russo Evgeniy Pisarev, nel suo libro "Rada, Pot'ma, T'ma, GulaGa" (Rada, Potma, tenebre del Gulag), edito nel 1999, descrive così la realtà del campo di prigionia vicino a Tambov: "In sei mesi, dal dicembre del '42 entrarono a Rada 24 mila prigionieri, di cui 10.118 italiani. Il lager non era attrezzato per accogliere tanti uomini, gli stessi carcerieri dormivano in ricoveri di fortuna. La mortalità era altissima: 1.464 a gennaio, 2.581 a febbraio, 2.770 a marzo. In 10 mesi sono state registrate 14.433 morti. La percentuale dei deceduti fra gli italiani del campo 188 è spaventosa: oltre il 70%. I racconti dei sopravvissuti di quel periodo sono semplicemente agghiaccianti: fame, freddo, malattie. Mancava tutto, fino alle cose più elementari. Le risse per un pezzo di pane erano frequentissime. I morti non venivano nemmeno sepolti, così gli uomini del bunker avevano una porzione in più da mangiare. L'abbrutimento era completo. Il lager diventò presto un letamaio ed un lazzaretto: la dissenteria faceva strage insieme al tifo petecchiale. I pidocchi non davano tregua e non si riusciva in nessun modo a debellarli. Il campo di concentramento di Rada venne creato alla fine del '41: i sovietici avevano bisogno di un luogo per filtrare i propri soldati o partigiani “liberati”, sospettati di collusione col nemico per il solo fatto di essere stati catturati. I prigionieri vivevano in specie di bunker, grandi buche nel terreno (13 metri per sette) e una tettoia appena fuori terra, in grado di ospitare 80 uomini. Col tempo, il campo si allargò e le condizioni di vita decisamente migliorarono. Si riuscirono a celebrare persino le Sante messe a Pasqua e Natale. Nel '47 Rada venne chiusa".

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