Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... il Don completamente ghiacciato nei pressi di Belogorje, punto estremo a nord tenuto dalla Divisione Alpina Tridentina.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
venerdì 29 gennaio 2021
martedì 26 gennaio 2021
Nikolajewka...
Esattamente un anno fa oggi terminava il mio ennesimo in Russia... a volte fatico a definirlo in modo corretto; trekking come mi hanno fatto giustamente notare è riduttivo; forse pellegrinaggio è più corretto. Per me rimane senza definizione, per me è un viaggio del corpo e dello spirito per cercare qualche cosa che trovo, ma mai pienamente come vorrei. Un anno fa a quest'ora eravamo in treno destinazione Mosca e poi il giorno dopo l'Italia. Anche noi siamo passati da Nikolajewka e siamo andati oltre. Anche 78 anni fa altri uomini passarono di lì e andarono oltre. Ma ora il mio pensiero si ferma a chi lì è rimasto.
Quella che vedete in foto è la lapide che ricorda i nostri caduti nella battaglia di Nikolajewka; è posta qualche chilometro fuori dall'abitato, ma non in un posto casuale. Io vi riporto ciò che le persone che sono state prima di me in Russia mi hanno sempre raccontato. Finita la battaglia il terreno era disseminato di corpi, italiani e russi. I nostri soldati sono stati nel tempo raccolti e portati fuori dall'abitato, esattamente dove oggi c'è la lapide e qui lasciati. Io non so se al tempo e in primavera fosse poi stata scavata un'enorme fossa per gettare tutti i corpi o meno. So però che attorno alla lapide anche oggi c'è una sorta di fosso quasi circolare, esattamente dove crescono le piante che si vedono in foto e i corpi o quello che ne resta è ancora lì.
Ora io non so se sia vero o meno, ma mi è sempre stato detto che sono i russi a non volere che si scavi per recuperare nulla. Non so quale sia la verità. So però che loro sono ancora tutti lì e mi chiedo se qualche istituzione italiana ha mai provato a verificare, se qualcuno ci ha mai provato a riportarli a casa. Quando si cammina nella steppa russa si sa che ad ogni metro si può passare sopra i resti un nostro caduto, ma qui sappiamo che ci sono e ce ne sono tanti. E' forse giusto lasciarli lì? Io sinceramente non lo so. So però che se fosse per me li riporterei a casa tutti quanti.
Quella che vedete in foto è la lapide che ricorda i nostri caduti nella battaglia di Nikolajewka; è posta qualche chilometro fuori dall'abitato, ma non in un posto casuale. Io vi riporto ciò che le persone che sono state prima di me in Russia mi hanno sempre raccontato. Finita la battaglia il terreno era disseminato di corpi, italiani e russi. I nostri soldati sono stati nel tempo raccolti e portati fuori dall'abitato, esattamente dove oggi c'è la lapide e qui lasciati. Io non so se al tempo e in primavera fosse poi stata scavata un'enorme fossa per gettare tutti i corpi o meno. So però che attorno alla lapide anche oggi c'è una sorta di fosso quasi circolare, esattamente dove crescono le piante che si vedono in foto e i corpi o quello che ne resta è ancora lì.
Ora io non so se sia vero o meno, ma mi è sempre stato detto che sono i russi a non volere che si scavi per recuperare nulla. Non so quale sia la verità. So però che loro sono ancora tutti lì e mi chiedo se qualche istituzione italiana ha mai provato a verificare, se qualcuno ci ha mai provato a riportarli a casa. Quando si cammina nella steppa russa si sa che ad ogni metro si può passare sopra i resti un nostro caduto, ma qui sappiamo che ci sono e ce ne sono tanti. E' forse giusto lasciarli lì? Io sinceramente non lo so. So però che se fosse per me li riporterei a casa tutti quanti.
lunedì 25 gennaio 2021
Il viaggio del 2011, Morozov e Vittorio
Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la fotografia ritrae a destra il famoso Professor Alim Morozov di Rossosch, nostro accompagnatore durante il viaggio; a sinistra Vittorio. Vittorio aveva all'epoca oltre 70 anni, ma volle unirsi al nostro viaggio invernale per cercare notizie di quel fratello mai tornato ed inquadrato nel I o nel IV Battaglione Chimico. Ricordo ancora quando al nostro rientro a Mosca da Rossoch con il treno notturno raccontò con le lacrime agli occhi la storia sua e della sua famiglia, così colpita dalla scomparsa di un figlio, di un fratello... disperso in Russia. Riuscì a farci commuovere tutti quanti...
Onori a Raoul Achilli
Domani è il 26 gennaio e per chi ha nel cuore le vicende della Campagna di Russia il pensiero non può che correre alla battaglia di Nikolajewka. Ci sarebbero tanti episodi da narrare e tante storie da menzionare, ma quest'anno che a differenza degli anni scorsi non sarò fisicamente in Russia, vorrei ricordare un ragazzo di 21 anni, pesarese di nascita ma legnanese di adozione. Il suo nome è Raoul Achilli, giovanissimo sergente del battaglione alpini "Edolo", 5º Reggimento alpini, 2ª Divisione alpina "Tridentina".
Raoul Achilli era un grandissimo amico di Mario Rigoni Stern (il primo a sinistra nella fotografia, il secondo a destra) che lo ricorda così nel suo libro "Il sergente nella neve": "[...] Anche Raoul mi ha lasciato quel giorno. Raoul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giù per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morì sulla neve. Raoul che alla sera prima di dormire cantava sempre "Buona notte amore mio". E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi "Il lamento della Madonna" di Jacopone da Todi [...]".
Raoul morì come tanti altri ragazzi su quella discesa che porta dalla sommità delle colline che sovrastano Nikolajewka alla ferrovia e al famoso sottopassaggio. Vidi nel 2011 per la prima volta la discesa e ho sempre provato ad immaginarmi quei momenti. Dopo aver conosciuto la storia di Raoul Achilli, ogni volta che sono a Nikolajewka, non posso che associare i miei pensieri a questo povero ragazzo di 21 anni. Quanti altri Raoul erano distesi su quella lunga discesa?
Questa la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare: "Saldamente addestrata al cimento la sua squadra esploratori, chiedeva ed otteneva di impegnarla in azioni rischiose che in più riprese affrontava con perizia, audacia, elevato sprezzo del pericolo, riuscendo a conseguire tangibili successi in ardito colpo di mano compiuto oltre le linee nemiche. Durante un aspro combattimento, ferito mentre alla testa della sua valorosa squadra assaltava munite posizioni, manteneva imperterrito il suo posto di dovere e persisteva audacemente nell’impari strenua lotta malgrado tre successive ferite. Indomito, non si abbatteva e trovava ancora la forza per guidare l’ultimo audace assalto. Colpito in pieno da una raffica di mitragliatrice ad obbiettivo raggiunto con tanto nobile sacrificio e singolare valore, cadeva sul campo dell’onore. Luminoso esempio di salde virtù militari. Fronte russo, 15-26 gennaio 1943".
Raoul Achilli era un grandissimo amico di Mario Rigoni Stern (il primo a sinistra nella fotografia, il secondo a destra) che lo ricorda così nel suo libro "Il sergente nella neve": "[...] Anche Raoul mi ha lasciato quel giorno. Raoul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giù per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morì sulla neve. Raoul che alla sera prima di dormire cantava sempre "Buona notte amore mio". E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi "Il lamento della Madonna" di Jacopone da Todi [...]".
Raoul morì come tanti altri ragazzi su quella discesa che porta dalla sommità delle colline che sovrastano Nikolajewka alla ferrovia e al famoso sottopassaggio. Vidi nel 2011 per la prima volta la discesa e ho sempre provato ad immaginarmi quei momenti. Dopo aver conosciuto la storia di Raoul Achilli, ogni volta che sono a Nikolajewka, non posso che associare i miei pensieri a questo povero ragazzo di 21 anni. Quanti altri Raoul erano distesi su quella lunga discesa?
Questa la motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare: "Saldamente addestrata al cimento la sua squadra esploratori, chiedeva ed otteneva di impegnarla in azioni rischiose che in più riprese affrontava con perizia, audacia, elevato sprezzo del pericolo, riuscendo a conseguire tangibili successi in ardito colpo di mano compiuto oltre le linee nemiche. Durante un aspro combattimento, ferito mentre alla testa della sua valorosa squadra assaltava munite posizioni, manteneva imperterrito il suo posto di dovere e persisteva audacemente nell’impari strenua lotta malgrado tre successive ferite. Indomito, non si abbatteva e trovava ancora la forza per guidare l’ultimo audace assalto. Colpito in pieno da una raffica di mitragliatrice ad obbiettivo raggiunto con tanto nobile sacrificio e singolare valore, cadeva sul campo dell’onore. Luminoso esempio di salde virtù militari. Fronte russo, 15-26 gennaio 1943".
sabato 23 gennaio 2021
L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 8
L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), ottava parte.
IL RIPIEGAMENTO DELL'ALA DESTRA DELL'ARMATA.
Il 17 dicembre - seconda giornata della battaglia di rottura - in relazione allo sfavorevole sviluppo delle operazioni nel settore del II C.A. e tenuto conto che le forze accorrenti da tergo erano ancora lontane, il comando dell'Armata prospettava al comando tedesco la necessità di un ampio arretramento sino alla ferrovia Kantemirovka - Millerowo per ricostituire una difesa continua economizzando forze ai fini della manovra. Ma il comando Gruppo Armate non concordava in tale concetto ed impartiva ordini ispirati al criterio di cedere terreno il meno possibile. L'attuazione di questi ordini risultò però infirmata dall'arretramento in val Levaja effettuato dalla 298a D. germanica, che ampliò in modo irreparabile il vuoto già esistente nella difesa, e dalla mancanza di riserve in posto che potessero ridurre, come disposto, le zone di sfondamento.
Ancora una volta, il 18, il comando Armata prospettò al generale tedesco di collegamento la necessità di immediati provvedimenti per un ampio arretramento delle unità minacciate; ancora una volta il concetto della difesa in posto ritardò e successivamente frazionò quelle misure che la realtà della situazione imponeva: "il Führer vuole che si resista ad oltranza". Soltanto alle ore 10 del 19, in base a disposizioni del comando Gruppo Armate, verbalmente comunicate dal generale tedesco di collegamento, il comando dell'Armata italiana poté finalmente ordinare il primo ripiegamento sul fronte del II e XXXV C.A. mentre, già dal 17, il comando Gruppo Armate aveva predisposto l'arretramento allo Tschir dell'ala destra del XXIX C.A. (D. «Sforzesca»), in relazione a sfavorevoli avvenimenti nel contiguo settore della 3a Armata romena dei quali il comando Armata ebbe soltanto allora prima notizia indiretta (Il comando tedesco non aveva consentito l'invio di ufficiali di collegamento italiani presso le armate vicine affermando che bastavano i propri uffici di collegamento, già collegati fra loro).
Il provvedimento sul fronte delle divisioni che da nove giorni erano duramente impegnate nella battaglia giunse però tardivo e superato dagli avvenimenti così come lo furono le successive disposizioni emanate dal comando Gruppo Armate nel pomeriggio dello stesso giorno intese a costituire una linea più arretrata: Ticho- Shurawskaia - Meschoff - valle Tschir. Ormai il movimento delle unità corazzate russe nel solco del Bogutschar verso sud era in pieno sviluppo. Esse raggiungevano il 20 Djogtewo ove, riunendosi il 21 con unità carri armati provenienti dal settore della 3a Armata romena lungo la linea Astachoff - Kaschari, completavano l'accerchiamento del XXXV e XXIX C.A. I movimenti di ripiegamento delle G.U. dalla linea del Don si effettuano: dapprima, mantenendo una larga fronte e contrastando l'avanzata del nemico; successivamente, in colonne moventi su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti ed alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul tergo.
Alcune G.U. (298a D. germ., D. «Torino», D. «Sforzesca») riescono ad effettuare tutto il ripiegamento unite; altre si scindono, per effetto del combattimento, in blocchi di varia consistenza. La successiva riunione di questi blocchi, resa ardua in primo tempo dalle forti infiltrazioni nemiche e dalla difficoltà di comunicazioni, è poi facilitata dalla ricerca della via di minor resistenza che li porta a muovere su itinerari convergenti. Si formano due blocchi principali: - un blocco nord costituito dalla 298a D. germ., dalla D. «Torino», da forte aliquota della D. «Pasubio» e da una aliquota della D. «Ravenna»; un blocco sud costituito dalla D. «Sforzesca», da aliquote della D. «Celere» e della D. «Pasubio», dal comando del XXXV C.A. con elementi vari e dal comando del XXIX C.A. con il Gruppo Schuldt. Più tardi si aggregheranno alla colonna anche i resti della 7a D. rumena.
Per quanto riguarda la D. «Cosseria», come già ricordato essa cedette la responsabilità del proprio settore alla 385a D. germanica il 16 dicembre, ma reparti in linea continuarono a combattere frammisti alle truppe germaniche. L'89° fanteria, passato successivamente alle dipendenze della D. «Cuneense», ritirato dalla linea il 20, ripiegò lungo la valle del Kalitwa per raccogliersi nella zona a sud-ovest di Rossosch (Lisinowka). Ivi si riunirono anche le truppe che, col comandante la D. «Cosseria» erano affluite in primo tempo a Ssofiewka (una aliquota del 90° ftr., il 108° art. ed i rep. del genio). Residui del 90° e di due btg. cc.nn. («Leonessa») invece, forzato, la notte sul 18, unitamente a truppe tedesche, uno sbarramento del nemico a Zapkowo, seguirono gli altri superstiti elementi del reggimento che, sotto la spinta degli eventi, avevano ripiegato su Taly e Kantemirovka e con essi si raccolsero insieme ai resti della D. «Ravenna» nella zona di Woroscilowgrad. Il comando del II C.A. cedette il 18 la responsabilità del proprio settore al comando del XXIV C.A. germanico.
Questo affluire di diverse colonne da vie convergenti su due itinerari comuni conduce, però, a sovrapposizioni, intasamenti e frammischiamenti che ostacolano e ritardano il movimento, accrescendo le difficoltà operative aggravate dalla rottura dei collegamenti e dall'inefficienza delle stazioni radio che rendono impossibile l'azione di coordinamento.
IL RIPIEGAMENTO DELL'ALA DESTRA DELL'ARMATA.
Il 17 dicembre - seconda giornata della battaglia di rottura - in relazione allo sfavorevole sviluppo delle operazioni nel settore del II C.A. e tenuto conto che le forze accorrenti da tergo erano ancora lontane, il comando dell'Armata prospettava al comando tedesco la necessità di un ampio arretramento sino alla ferrovia Kantemirovka - Millerowo per ricostituire una difesa continua economizzando forze ai fini della manovra. Ma il comando Gruppo Armate non concordava in tale concetto ed impartiva ordini ispirati al criterio di cedere terreno il meno possibile. L'attuazione di questi ordini risultò però infirmata dall'arretramento in val Levaja effettuato dalla 298a D. germanica, che ampliò in modo irreparabile il vuoto già esistente nella difesa, e dalla mancanza di riserve in posto che potessero ridurre, come disposto, le zone di sfondamento.
Ancora una volta, il 18, il comando Armata prospettò al generale tedesco di collegamento la necessità di immediati provvedimenti per un ampio arretramento delle unità minacciate; ancora una volta il concetto della difesa in posto ritardò e successivamente frazionò quelle misure che la realtà della situazione imponeva: "il Führer vuole che si resista ad oltranza". Soltanto alle ore 10 del 19, in base a disposizioni del comando Gruppo Armate, verbalmente comunicate dal generale tedesco di collegamento, il comando dell'Armata italiana poté finalmente ordinare il primo ripiegamento sul fronte del II e XXXV C.A. mentre, già dal 17, il comando Gruppo Armate aveva predisposto l'arretramento allo Tschir dell'ala destra del XXIX C.A. (D. «Sforzesca»), in relazione a sfavorevoli avvenimenti nel contiguo settore della 3a Armata romena dei quali il comando Armata ebbe soltanto allora prima notizia indiretta (Il comando tedesco non aveva consentito l'invio di ufficiali di collegamento italiani presso le armate vicine affermando che bastavano i propri uffici di collegamento, già collegati fra loro).
Il provvedimento sul fronte delle divisioni che da nove giorni erano duramente impegnate nella battaglia giunse però tardivo e superato dagli avvenimenti così come lo furono le successive disposizioni emanate dal comando Gruppo Armate nel pomeriggio dello stesso giorno intese a costituire una linea più arretrata: Ticho- Shurawskaia - Meschoff - valle Tschir. Ormai il movimento delle unità corazzate russe nel solco del Bogutschar verso sud era in pieno sviluppo. Esse raggiungevano il 20 Djogtewo ove, riunendosi il 21 con unità carri armati provenienti dal settore della 3a Armata romena lungo la linea Astachoff - Kaschari, completavano l'accerchiamento del XXXV e XXIX C.A. I movimenti di ripiegamento delle G.U. dalla linea del Don si effettuano: dapprima, mantenendo una larga fronte e contrastando l'avanzata del nemico; successivamente, in colonne moventi su uno o più itinerari in relazione alle vicende dei combattimenti ed alla presenza di unità corazzate nemiche agenti sul tergo.
Alcune G.U. (298a D. germ., D. «Torino», D. «Sforzesca») riescono ad effettuare tutto il ripiegamento unite; altre si scindono, per effetto del combattimento, in blocchi di varia consistenza. La successiva riunione di questi blocchi, resa ardua in primo tempo dalle forti infiltrazioni nemiche e dalla difficoltà di comunicazioni, è poi facilitata dalla ricerca della via di minor resistenza che li porta a muovere su itinerari convergenti. Si formano due blocchi principali: - un blocco nord costituito dalla 298a D. germ., dalla D. «Torino», da forte aliquota della D. «Pasubio» e da una aliquota della D. «Ravenna»; un blocco sud costituito dalla D. «Sforzesca», da aliquote della D. «Celere» e della D. «Pasubio», dal comando del XXXV C.A. con elementi vari e dal comando del XXIX C.A. con il Gruppo Schuldt. Più tardi si aggregheranno alla colonna anche i resti della 7a D. rumena.
Per quanto riguarda la D. «Cosseria», come già ricordato essa cedette la responsabilità del proprio settore alla 385a D. germanica il 16 dicembre, ma reparti in linea continuarono a combattere frammisti alle truppe germaniche. L'89° fanteria, passato successivamente alle dipendenze della D. «Cuneense», ritirato dalla linea il 20, ripiegò lungo la valle del Kalitwa per raccogliersi nella zona a sud-ovest di Rossosch (Lisinowka). Ivi si riunirono anche le truppe che, col comandante la D. «Cosseria» erano affluite in primo tempo a Ssofiewka (una aliquota del 90° ftr., il 108° art. ed i rep. del genio). Residui del 90° e di due btg. cc.nn. («Leonessa») invece, forzato, la notte sul 18, unitamente a truppe tedesche, uno sbarramento del nemico a Zapkowo, seguirono gli altri superstiti elementi del reggimento che, sotto la spinta degli eventi, avevano ripiegato su Taly e Kantemirovka e con essi si raccolsero insieme ai resti della D. «Ravenna» nella zona di Woroscilowgrad. Il comando del II C.A. cedette il 18 la responsabilità del proprio settore al comando del XXIV C.A. germanico.
Questo affluire di diverse colonne da vie convergenti su due itinerari comuni conduce, però, a sovrapposizioni, intasamenti e frammischiamenti che ostacolano e ritardano il movimento, accrescendo le difficoltà operative aggravate dalla rottura dei collegamenti e dall'inefficienza delle stazioni radio che rendono impossibile l'azione di coordinamento.
Cargnacco 2021
Il 26 gennaio sarà la Giornata Nazionale della Memoria e del Sacrificio Alpino.
Domani domenica 24 alle 11 verrà celebrata la Santa Messa presso il Tempio di Cargnacco. Verrà successivamente depositata una corona alla presenza dei rappresentanti locali di Unirr, con lo storico Medagliere, e dei Gruppi ANA della zona con le loro insegne e gagliardetti. Sarà presente il Ten. col. M. Fioretti, direttore del Sacrario di Redipuglia e del Sacrario di Cargnacco, in rappresentanza del Commissariato per le Onoranze ai Caduti. Unirr sarà rappresentata dal Presidente della Sezione Friuli, prof. Paolo Pascolo.
La cerimonia, per noti motivi sanitari, si svolgerà in forma ridottissima. Unirr Nazionale nel ricordare il 78° anniversario della Battaglia di Nikolayewka onora tutte le Divisione che si sono sacrificate per permettere a quello che restava dell’Armir di poter ritornare in Patria.
Domani tutti gli Associati Unirr e tutti coloro che hanno legami di parentela con i Reduci di Russia, con i Caduti e i Dispersi di quella tragedia, saranno spiritualmente presenti con il nostro Medagliere.
Fonte U.N.I.R.R.
Domani domenica 24 alle 11 verrà celebrata la Santa Messa presso il Tempio di Cargnacco. Verrà successivamente depositata una corona alla presenza dei rappresentanti locali di Unirr, con lo storico Medagliere, e dei Gruppi ANA della zona con le loro insegne e gagliardetti. Sarà presente il Ten. col. M. Fioretti, direttore del Sacrario di Redipuglia e del Sacrario di Cargnacco, in rappresentanza del Commissariato per le Onoranze ai Caduti. Unirr sarà rappresentata dal Presidente della Sezione Friuli, prof. Paolo Pascolo.
La cerimonia, per noti motivi sanitari, si svolgerà in forma ridottissima. Unirr Nazionale nel ricordare il 78° anniversario della Battaglia di Nikolayewka onora tutte le Divisione che si sono sacrificate per permettere a quello che restava dell’Armir di poter ritornare in Patria.
Domani tutti gli Associati Unirr e tutti coloro che hanno legami di parentela con i Reduci di Russia, con i Caduti e i Dispersi di quella tragedia, saranno spiritualmente presenti con il nostro Medagliere.
Fonte U.N.I.R.R.
Ritirata di Russia, Il reduce, filmati, foto, storia
A cura di Titano Pisani, soggetto di Stefano Gambarotto, realizzato dall'emittente CAFE TV24. Si ricostruisce la tragica storia della ritirata di Russia con la testimonianza di uno degli ultimi reduci, Giuseppe Bassi, classe 1919, prigioniero dei russi dal 1942 al 1946.
Il viaggio del 2011, il Don a Staraja Kalitva
Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... il fiume Don completamento gelato e ricoperto di neve a Staraja Kalitva, all'epoca presidiata dai reparti della Divisione Alpina Cuneense.
venerdì 22 gennaio 2021
Campi di prigionia e fosse comuni, parte 9
Grazie al permesso ottenuto dai vertici di U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, di cui faccio orgogliosamente parte, pubblico la nona parte di questo interessantissimo documento relativo ai "campi di prigionia e fosse comuni dello CSIR e dell'ARMIR": la scheda dei campi di Livenka, Mali Sozim, Nekrilovo, Nisnij Taghil e Oranki.
2018 e poi 2020
Cosa riporti a casa da un viaggio intenso e particolare in Russia? Tante, tantissime cose, alcune anche molto personali. Ma fra le tante che ogni volta mi legano ancora di più a quei ragazzi e a quei posti, ci sono loro, i miei compagni di viaggio... 2018 e poi 2020.
Al di là delle affinità che ognuno di noi può trovare nelle altre persone e magari non in tutte, resta fortissimo il legame di avere vissuto insieme un'esperienza per noi unica che ci ha segnato per sempre e che ci rende "legati" in un modo particolare. Io li ricordo tutti con un sorriso e quando dico tutti intendo proprio TUTTI. Anche se non ti senti per settimane o mesi quel legame c'è, forte.
E soprattutto in questi giorni nei quali eravamo là tutto riaffiora; vengono in mente i visi di tutti, i momenti particolari che tutti hanno condiviso o vissuto in mezzo agli altri. E quando torni in Russia ti mancano tutte quelle persone che sono state con te la volta prima ed esattamente con tutti loro vorresti rifare da capo lo stesso viaggio.
Al di là delle affinità che ognuno di noi può trovare nelle altre persone e magari non in tutte, resta fortissimo il legame di avere vissuto insieme un'esperienza per noi unica che ci ha segnato per sempre e che ci rende "legati" in un modo particolare. Io li ricordo tutti con un sorriso e quando dico tutti intendo proprio TUTTI. Anche se non ti senti per settimane o mesi quel legame c'è, forte.
E soprattutto in questi giorni nei quali eravamo là tutto riaffiora; vengono in mente i visi di tutti, i momenti particolari che tutti hanno condiviso o vissuto in mezzo agli altri. E quando torni in Russia ti mancano tutte quelle persone che sono state con te la volta prima ed esattamente con tutti loro vorresti rifare da capo lo stesso viaggio.
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