sabato 15 maggio 2021

Commissione speciale dell'ONU, parte 8

Pubblico l'ottava parte di un documento storico di alto interesse, recuperato qualche mese fa dopo svariate ricerche. "Note e documenti riguardanti i militari italiani prigionieri e dispersi i Russia" realizzato dell'Ufficio del delegato italiano presso la Commissione speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra, edito nel 1958.

In definitiva, purtroppo, i risultati della IVa Sessione non conseguirono lo scopo cui tendevano gli sforzi e la volontà dei componenti le singole Delegazioni. Un passo chiarificatore e conclusivo nella risoluzione del delicato problema, avrebbe potuto raggiungersi solo con la presenza di una delegazione russa, che animata da eguale spirito di umana comprensione avesse dimostrato di accedere, nei limiti del possibile, alle richieste da tempo ed inutilmente formulate. Durante i lavori della Commissione, la Delegazione Italiana sollecitò ed ottenne dal Comitato Internazionale della Croce Rossa assistenza in favore dei connazionali trattenuti in Russia mediante invio mensile di pacchi viveri e vestiario. Inoltre, durante un viaggio effettuato in Germania, stipulò un accordo con la Croce Rossa tedesca per effetto del quale si venne a stabilire una reciproca collaborazione nel campo della ricerca dei dispersi dei due Paesi.

Nel 1954, il 6 settembre al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra la Commissione Speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra apri la Va Sessione con la partecipazione delle Delegazioni dei paesi maggiormente interessati al problema: Germania, Giappone, Italia. La Commissione, volendo dare un carattere di riservatezza e di limitazione ai lavori, intesi particolarmente all'aggiornamento della documentazione ricevuta dai Governi dei tre paesi predetti, non ritenne di estendere gli inviti agli altri Governi e in special modo a quello dell'U.R.S.S. convinta di ottenere da questo ultimo, come per gli anni precedenti, un ennesimo rifiuto motivato dal mancato riconosciuto dell'U.R.S.S. della legalità della Commissione, la cui funzionalità fu sempre ritenuta strumento di propaganda degli Stati Uniti.

Le Delegazioni dei tre paesi intervenuti furono ricevute separatamente dalla Commissione in sedute private, durante le quali ciascun Delegato presentò documenti suppletivi e illustrativi per l'aggiornamento della situazione dei propri prigionieri e dispersi. Tutte e tre le Delegazioni furono concordi nel domandare alla Commissione di tenere una seduta pubblica allo scopo di dare ai lavori un valore che meglio potesse soddisfare l'aspettativa dell'opinione pubblica dei rispettivi Paesi, ma la Commissione non ritenne di accogliere la richiesta per dare, come detto alla apertura della Sessione, un carattere di riservatezza ai lavori.

In una delle successive sedute private il Delegato Italiano consegnò alla Commissione per l'aggiornamento della situazione sui prigionieri e dispersi italiani: a) cinque volumi sulla Cronistoria individuale relativa a 528 militari per ognuno dei quali era riprodotta l'immagine del prigioniero e la prova della sua cattura e internamento in campi di prigionia dell'U.R.S.S., costituita o dalla cartolina per prigionieri di guerra della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Sovietica scritta dal militare durante la prigionia o dalla testimonianza della sua presenza nei campi della Russia rilasciata dai reduci dalla prigionia; b) due elenchi nominativi per l'aggiornamento della situazione dei 63 mila dispersi; c) un elenco degli atti di morte relativi ai militari deceduti in prigionia e rimessi dalle autorità sovietiche; d) un prospetto numero riepilogativo, aggiornato al 30 giugno 1954, dei prigionieri e dispersi italiani nell'U.R.S.S. Quindi il Delegato Italiano pronunciò la dichiarazione del suo Governo con la quale, in sostanza ribadì il concetto che il problema dei prigionieri e dei dispersi italiani in Russia non poteva considerarsi chiuso fino a che il Governo sovietico non avesse precisato la sorte loro occorsa e invitò la Commissione a proseguire nell'opera umanitaria intrapresa fino a far luce nell'oscuro dramma vissuto per tanti anni.

Questa la dichiarazione del Delegato Italiano: "Noi speriamo che questo lavoro continui perché la Commissione Speciale rappresenta l'ultima speranza di coloro che sono interessati in questo dramma che ogni giorno si fa più doloroso e più tragico. Se la Commissione concludesse i suoi lavori rimettendo al Segretario Generale dell'O.N.U. un rapporto finale, questa estrema speranza svanirebbe definitivamente. Noi non dobbiamo dimenticare che i lavori della Commissione sono seguiti con la più grande attenzione da migliaia di famiglie ma anche, almeno io lo credo, dall'interesse angoscioso di coloro che sono ancora prigionieri. I prigionieri italiani che sono rientrati in Patria nel corrente anno erano perfettamente a conoscenza del nostro e vostro lavoro. Possiamo dunque fare delle azioni che possano essere di estremo conforto a queste povere creature obbligate dall'ingiustizia e dalla violenza a restare lontani dalle loro famiglie e dalla loro Patria?

La Russia ha dimostrato, durante questi ultimi mesi di riavvicinarsi ai popoli democratici d'Europa e perciò il Governo di Mosca ha inviato i suoi atleti ai campionati europei. Noi pensiamo che potrebbe essere degno del Governo cimentarsi con popoli civili dovendo prima di tutto rispettare la civiltà e in primo luogo i diritti dell'umanità. Sig. Presidente, noi abbiamo avuto occasione di constatare che alla Sessione attuale della Commissione, il Governo russo non è stato invitato. E' vero, che come nelle precedenti sessioni il Governo di Mosca non avrebbe risposto all'invito, tuttavia noi avremmo preferito che, come l'altra volta, la Russia avesse rifiutato la sua collaborazione all'opera umanitaria della Commissione Speciale. In questa maniera l'opinione pubblica avrebbe potuto, una volta di più, avere le prove dell'atteggiamento negativo del Governo di Mosca. Ora noi attendiamo che la Commissione durante il lavoro di questa Sessione inviti l'U.R.S.S, a presentarsi a Ginevra. Se, è necessario una nuova argomentazione che meriti di essere presa in considerazione noi la presentiamo rimettendo alla Commissione una lista di 528 prigionieri di guerra italiani per i quali si ha la certezza della presenza in campi di concentramento sovietici.

Ciò perché essi hanno inviato dopo la loro cattura della posta alle loro famiglie impiegando cartoline ufficiali dello Stato russo o perché la loro esistenza nei campi è stata testimoniata da dichiarazioni di compagni di prigionia. Tutti costoro non sono rimpatriati ne il Governo sovietico inviato una documentazione attestante la loro morte. Se il Governo sovietico esaminasse questa lista dimostrerebbe di voler fare il suo dovere in favore dell'attesa e del dolore di tutti coloro che sono interessati in questa ricerca. Perché la Russia non dovrebbe rispondere se vuole considerarsi fra le Nazioni Unite? Si deve ricordare ciò che le altre Nazioni hanno fatto in merito al rimpatrio dei prigionieri di guerra. Ascoltate: l'Inghilterra ha catturato 420.116 italiani dei quali 413.064 sono rimpatriati. Per quelli che sono morti in prigionia l'Inghilterra ha inviato una regolare documentazione delle cause per le quali essi sono deceduti.

La Francia ne ha catturati 68.267 dei quali 68.024 sono rimpatriati. Il governo francese ha inviato al nostro la regolare documentazione dei 243 morti. Gli Stati Uniti d'America hanno catturato 125.583 prigionieri dei quali 125.471 sono rimpatriati; per il centinaio di morti gli Stati Uniti hanno inviato in Italia una documentazione con i più piccoli dettagli. Come può, il confronto di questa realtà, giustificare il silenzio del Governo di Mosca? Se i russi non possono o non vogliono fare le ricerche, se non possono e non vogliono fare il loro dovere a proposito di questo problema, il giudizio della storia sarà severissimo. Gli anni passati noi siamo venuti qui per domandare di essere aiutati nella nostra opera, disposti a dimenticare molte cose, a perdonare tutti gli affronti, oggi ancora noi vogliamo essere soltanto compresi, essere aiutati da coloro che debbono comprenderci e che possono aiutarci. La documentazione che noi presentiamo alla Commissione è un ultimo mezzo per mettere l'URSS in condizioni di fare il suo dovere. Noi vi preghiamo vivamente Sig. Presidente di comprenderci e di accogliere favorevolmente la nostra richiesta.

Noi domandiamo ciò in nome del dolore che voi conoscete, per il dramma che voi stessi avete vissuto e vivete ancora. Sig. Presidente voi avete avuto l'onore di ricevere e di alzare la bandiera dell'O.N.U. per una delle migliori e delle più umane opere affidate all'O.N.U. stesso. Io invidio questo onore perché sono sicuro che la battaglia sarà alla fine una vittoria per voi, una vittoria per la giustizia, per la libertà, per la solidarietà che deve esistere fra tutti i popoli e tutti gli uomini se non si vuole uccidere l'umanità. Sig. Presidente voi dovete, voi potete dimostrare che la giustizia non è una parola ma una realtà".

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