sabato 11 dicembre 2021

11 dicembre 1942

Da "Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-1943)" - 11 DICEMBRE 1942.

Fronte del II Corpo d'Armata - Divisione Ravenna.

Alle prime luci del mattino, in una balka scendente al Don presso Krasno Orekovo (lato occidentale dell'ansa di Verhnij Mamon), veniva notato un rilevante movimento di forze nemiche, indicante la preparazione di un attacco. Alle 6.40 l'aviazione sovietica interveniva contro i caposaldi del 38° fanteria dislocati in quella zona, che venivano subito attaccati, si di un fronte di circa due chilometri, da due battaglioni del 604° fucilieri (195a Divisione). Altro contemporaneo attacco era condotto da un battaglione del 128° fucilieri (44a Divisione Guardie) contro la quota 218.0 (lato orientale dell'ansa), mentre un battaglione del 412° fucilieri (1a Divisione) passava il Don in corrispondenza della piana di Svinjuka.

Alle ore 8.30, su richiesta del Comando del II Corpo, una formazione di otto aerei tedeschi mitragliava e bombardava gli attaccanti, ripetendo l'azione alle 10.30. Non appena di era delineato l'attacco sul fronte della Ravenna, fatto con un prudente calcolo delle forze che si presumeva il nemico potesse impiegare nello sviluppo dell'azione, il Comandante del II Corpo d'Armata aveva valutato la pesantezza del compito da assolvere. Egli proponeva, perciò, al Comando dell'Armata che dal fronte del Corpo d'Armata Alpino fosse effettuata una puntata di alleggerimento, avente come base di partenza la zona tra Staro Kalitva e Novo Kalitva, per tendere al rovescio di Gorohovka. L'artiglieria della Cosseria, schierata a fronte nord, avrebbe potuto prestare efficace concorso.

Il Comandante dell'Armata, pure valutando la proposta atta a conferire carattere di manovra alla difesa, non l'accoglieva in considerazione anche della consistenza delle forze nemiche contrapposte (dotate di riserve pronte ad ostacolare ogni iniziativa avversaria), dell'indisponibilità di reparti italiani e dell'insufficienza di tempo per organizzare l'operazione. Nelle ore pomeridiane il nemico tentava l'aggiramento del paese di Krasno Orekovo e continuava ad attaccare il caposaldo di quota 218.0, mantenendo la minaccia sulla piana di Svinjuka. La riserva divisionale di due battaglioni, non completi, era stata interamente impiegata. Il Comandante del Corpo d'Armata assegnava alla Ravenna, in temporanea rinforzo, i due gruppi tattici Valle Scrivia, perché fossero impiegati il I in zona di Krasno Orekovo, il II in zona di quota 217.6 ed il Leonessa II su Svinjuka, raccomandandone il pronto ricupero dopo l'azione.

Il Comando d'Armata non poteva accedere alla richiesta di spostamento in avanti della 27a Divisione corazzata, mentre accoglieva quella di spostare ad est elementi della 385a Divisione nelle retrovie della Cosseria, per sostituirvi il gruppo Leonessa II. Le perdite della Divisione erano state di 50 morti (6 ufficiali), 175 feriti (11 ufficiali), 126 dispersi (4 ufficiali). I dispersi erano da considerare per la maggior parte caduti. Le perdite del nemico erano state ingenti. Prigionieri russi catturati dalla contigua 298a Divisione tedesca avevano rivelato che alcune compagnie della 1a Divisione erano ridotte ad una decina d'uomini. La Divisione Cosseria non era stata direttamente attaccata, ma le sue artiglierie ed i mortai avevano prestato il loro concorso alle azioni della Ravenna.

FRONTE del XXXV Corpo d'Armata CSIR - Divisione Pasubio.

Gli attacchi della 38a Divisione Guardie venivano ripresi con due battaglioni presso Ogalev, contro il I/79°, subito estesi a tutto il fronte dell'ansa, tenuto dallo stesso reggimento. L'impiego del gruppo CC.NN. Tagliamento e del XXX battaglione del gruppo Montebello determinava entro la giornata il ristabilimento della situazione. La Divisione aveva ricevuto in rinforzo 10 cannoni controcarro tedeschi da 75 mm, 1 pezzo controaereo da 88 mm e 2 pezzi da 20 mm pure tedeschi.

Questa la cruda cronaca... esattamente 79 anni fa nello stesso momento in cui scrivo questo post i nostri soldati probabilmente tiravano il fiato dopo una giornata di combattimenti, senza sapere esattamente cosa ancora avrebbero dovuto sopportare nei giorni a venire, fra morte, fame e freddo. Era l'inizio della fine per l'Armata Italiana in Russia. Nei miei precedenti sei viaggi in Russia, con umiltà, ho voluto vedere per cercare di capire. Volevo vedere quei posti e volevo vederli d'inverno quando le condizioni climatiche erano le più possibili simili a quelle in cui si trovarono i nostri soldati durante le fasi più critiche dalla Campagna di Russia. Non sono ancora stato nella zona dell'ansa di Verhnij Mamon (se questa estate sarà possibile viaggiare andrò sicuramente a visitarla insieme a chi vorrà venire con me), ma sono stato due volte dov'era schierata la Pasubio, la Tagliamento e la Montebello presso l'ansa del "cappello frigio"; ho visto i resti di Ogalev, ormai sparita totalmente e ho visitato le nostre postazioni dalle quali partivano gli attacchi per riconquistare una posizione persa in precedenza. Ho visto tutto questo d'estate dove tutto sembra essere più sopportabile... ma in quei viaggi ho compreso meglio le sensazioni che devono avere vissuto i nostri soldati, in particolare quella che definisco l'angoscia del nulla, il nulla intorno a te.

Ho scelto per questo post, che vuole solo ricordarli tutti in modo particolare da oggi fino agli ultimi giorni di gennaio, una fotografia scattata si d'inverno ma nella zona della ritirata degli Alpini; è una fotografia che "racconta" di serenità, scattata in uno dei più bei giorni che ho trascorso in Russia. Ho scelto questa fotografia perché voglio ricordare tutti i nostri soldati nel modo migliore possibile e vorrei che voi che leggerete queste righe e avete perso un padre, un nonno, uno zio in Russia potete pensare a lui con queste parole di Mario Rigoni Stern: "... ma ora so che laggiù, quello tra il Donetz e il Don, è diventato il posto più tranquillo del mondo. C’è una grande pace, un grande silenzio, un’infinita dolcezza. La finestra della mia stanza inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace i nostri compagni che non sono tornati a baita".

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