giovedì 16 dicembre 2021

16 dicembre 1942

E' il 16 dicembre 1942 quando scatta l'Operazione Piccolo Saturno contro l'8a Armata Italiana schierata sul Don; da "Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-1943)"... Ma attenzione... dietro a queste scarne indicazioni, a queste località che sarebbero rimaste a noi sconosciute se non furono teatro di queste vicende, si celano l'eroismo e il sacrificio dei nostri soldati. Esattamente 79 anni fa in queste ore, in queste giornate si consumò l'inizio di quella che fu la fine della nostra armata in Russia. Ricordiamo almeno in questi giorni il loro sacrificio, non dimentichiamolo e tramandiamolo alle nuove generazioni.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Divisione Cosseria e 385a Divisione tedesca.

Al limite di settore con la Ravenna, durante l'intera notte, il nemico aveva svolto continui tentativi d'infiltrazione tra il 318° tedesco ed il 38° fanteria. Per migliorare la situazione, dato il forte impegno della Divisione di destra, il Comandante del Corpo d'Armata ordinava l'attacco di un battaglione di polizia tedesco (sostenuto da una compagnia di carri L/6 del LXVII battaglione bersaglieri), agli ordini del Comandante del 318° tedesco. Alle ore 6 il Generale Gazzale, Comandante della Cosseria, aveva ceduto la responsabilità operativa del settore al Comandante della 385a Divisione tedesca. I due Comandi erano rimasti nella stessa sede di Krasni, per assicurare il ricupero delle unità italiane.

Alle ore 8 la situazione era ulteriormente aggravata: - lo schieramento del 318° era stato rotto in più punti e l'abitato di Deresovka veniva sgomberato dai tedeschi; - su q. 192, contro l'attacco italiano sostenuto dai carri della 27a Divisione, si sviluppava una fortissima reazione d'artiglieria ed un intervento di aerei sovietici; - Samodurovka era assoggettata a fortissima pressione nemica; - Gorohovka brulicava di carri armati avversari. Il richiesto intervento del XXXI gruppo da 149/40 non poteva avere luogo in quanto, data la distanza, la dispersione naturale del tiro avrebbe troppo ridotto l'efficacia dell'azione. Alle ore 9 l'azione aerea sovietica si estendeva in profondità su tutte le retrovie della Divisione, con diffusi mitragliamenti e spezzonamenti.

A metà della mattina: - il contrattacco su q. 192 era parzialmente riuscito; - il I/90°, molto provato, nella zona di Samodurovka era praticamente circondato e si riteneva non potesse resistere a lungo, mentre si cercava di sostenerlo dall'esterno con una compagnia italiana di formazione proveniente da Zapkovo; - il Comandante della 385a Divisione disponeva l'intervento di uno dei suoi battaglioni da Orobinski su Deresovka, per conservare la continuità della linea verso la Ravenna. Alle ore 12 la pressione nemica continuava fortissima su tutta la parte destra del settore e rendeva impossibile il ricupero di qualunque reparto italiano.

Entro la mezzanotte il Comando d'Armata metteva a disposizione del II Corpo la 27a Divisione corazzata, con il compito di mantenere il contatto tra i settori 385a - Cosseria e Ravenna. La linea da difendere avrebbe dovuto seguire il corso del Don da Deresovka fin dove fosse possibile, contornare la sacca formatasi e ricollegarsi a Gadjucce - Filonovo, raggiungendo a destra il XXXV Corpo d'Armata (298a Divisione). La 385a Divisione avrebbe dovuto difendere il fronte nord, dalla Cernaia Kalitva a Deresovka.

La Cosseria, ricuperando i propri reparti (i reparti organici della Divisione Cosseria, o ad essa assegnati in rinforzo, trattenuti dalla 385a Divisione in ogni punto del settore erano: - due battaglioni del 90° fanteria e l'intero gruppo CC.NN. Leonessa, uniti al 539° granatieri; - il "gruppo Colonnello Maggio" con il Comando dell'89° fanteria, il I ed il II/89° ed un battaglione del 90°; - III/89°, unito al 537° granatieri. L'artiglieria divisionale e di rinforzo sarebbe dovuta rimanere a cooperare con la 385a Divisione), rinforzata da quelli in affluenza (Battaglione alpini sciatori Monte Cervino e vari reparti di ogni specialità del genio, tranne che delle trasmissioni), era destinata a costituire una linea di sicurezza appoggiandosi agli abitati tra Dubovikof e Gadjucce, mentre la 27a corazzata doveva contrapporsi alle irruzioni dei mezzi corazzati nemici, compito di gran lunga superiore alle sue possibilità.

Per ristabilire la situazione era prevista un'azione della Cosseria in direzione di nord-est, partente dalla zona di Goly (dove terminavano le posizioni della 385a), effettuabile soltanto il giorno successivo, perché le forze della Divisione non erano state ancora svincolate e raccolte. Le Grandi Unità delle quali era annunciata l'assegnazione non erano ancora giunte nella zona destinata al loro impiego (si sarebbe trattato, orientativamente, della Divisione Julia, della 387a Divisione di fanteria tedesca, del gruppo corazzato SS Fegelein (l'una e l'altro in affluenza per ferrovia a Mitrofanovka), del gruppo Schuldt (due battaglioni di polizia SS, un gruppo controcarro ed altre quattro compagnie, due gruppi d'artiglieria leggera, una batteria un controaerei dell'aviazione) in affluenza ferrovia a Cercovo).

Divisione Ravenna.

Per l'intera notte era durato il combattimento al limite di settore con la 385a - Cosseria, con la quale la Ravenna non riusciva a collegarsi. La pressione nemica era in continuo aumento, tendendo al tergo delle posizioni di q. 158, mentre continuava la resistenza del caposaldi sulla riva del Don. Alle prime luci (ore 6,20) gli osservatori, posti alla base dell'ansa di Verhnij Mamon, udivano tra la nebbia carri armati sovietici scendere da q. 193,6 ed altri dirigersi da Ossetrovka su q. 218. Tutte le artiglierie della difesa concentravano su di essi il loro fuoco. Contemporaneamente il nemico attaccava in forze a nord di Krasno Orekovo sulla fronte di un chilometro, tra Krasno Orekovo e q. 217,6, mentre tutte le posizioni erano sottoposte a violentissime azioni di fuoco. Il gruppo semoventi Haempel era in allarme. I collegamenti telefonici con la linea erano interrotti.

Alle 7,15 due caposaldi del 38° fanteria ed uno del 318° granatieri, sulla linea di contatto, erano stati superati ed i carri armati da q. 193,0 ne avevano già infranto qualche altro. All'azione delle armi terrestri sovietiche, dalle ore 8, si sommava anche quella aerea contro il 38° fanteria, svolta anche se con visibilità scarsissima. Alle ore 9 le posizioni del lato occidentale dell'ansa di Verhnij Marnon erano infrante ed un'ondata di carri armati sovietici giungeva sugli abitati di Krasno Orekovo, Gadiucce e Filonovo. Per sopperire in qualche modo alle necessità della Ravenna, il Comandante del II Corpo assegnava alla Divisione il rinforzo del XLVII battaglione motociclisti, del LXVII battaglione corazzato (meno la compagnia data al 318°) e del XIII gruppo semoventi (entrambi con forza sensibilmente inferiore a quella organica).

La prima ondata di circa cinquanta carri era stata quasi completamente distrutta dal fuoco delle artiglierie e dei semoventi del gruppo tedesco Haempel. Alle ore 10,30 la Ravenna era attaccata: - dalla 195a Divisione, nella controansa di Krasno Orekovo, dove la linea era stata rotta ed i caposaldi venivano circondati e sopraffatti ad uno ad uno da unità carri o schiacciati sotto il peso di essi; - dalla Divisione Guardie, nella parte occidentale dell'ansa, sulla direttrice della strada da q. 193,6 a q. 150,2; - dalla 44a Divisione Guardie, nella parte orientale dell'ansa stessa, a cavallo di q. 218, dove quel saliente era stato perduto. I carri armati avevano eliminato il caposaldo difeso da una compagnia del CII battaglione mitraglieri autocarrato di Corpo d'Armata, che aveva procurato alle fanterie attaccanti gravissime perdite, falciandolo con il fuoco delle sue dodici mitragliatrici.

Contro la Ravenna erano già intervenuti i cento carri che i prigionieri avevano segnalato presenti ad Ossetrovka il giorno precedente. Il Comandante della Ravenna (Gen. Dupont) contava di portare la resistenza sulle posizioni di q. 204,2 - q. 217,6 (o pendici sud) - q. 196,3 (Solonzi) - Svinjuka, per coprire da nord gli abitati di Gadiucce e Filonovo, raccogliendo su di esse le forze ripiegate. Nella situazione descritta, il Comandante del Corpo d'Armata non aveva disponibilità di altre forze per intervenire nel combattimento. Alle ore 12: - l'aviazione sovietica era padrona del cielo della Ravenna; - il nemico stava procedendo ad allargare i varchi nei campi minati per dare più sicuro passaggio alle sue forze corazzate; - la 27a Divisione corazzata disponeva nel settore di soli venti semoventi.

Dall'analisi di questa situazione si poteva dedurre che in breve la Ravenna si sarebbe ridotta a Filonovo - Gadjucce, lasciando la via ad un'irruzione a tergo dello schieramento, non direttamente attaccato, della 298a Divisione tedesca. Il Generale Zanghieri, anche d'intesa con l'Ufficiale di collegamento tedesco, esponendo al Comando di Armata la grave situazione nella quale versava l'intera Grande Unità, proponeva di continuare la resistenza sulla linea Zapkovo - Orobinski - Dubovikof - Goly - q. 179,2 - Lufitzkaja, che avrebbe coperto la valle Boguciar. Il Comando del Gruppo di Armate B rispondeva alle ore 14,25 che nessun ripiegamento avrebbe potuto essere autorizzato e che la Divisione Ravenna sarebbe dovuta rimanere in posto.

Alle ore 17 la Divisione aveva fatto fronte sulla linea q. 217,6 - Filonovo - balka di Gruscevo - q. 159, dove si collegava alla 298a tedesca, ritirando su di essa i fanti disponibili, schierati intorno alle artiglierie ed ai pochi carri armati tedeschi. Era un sottile velo di circa tremila uomini, stremati da sei giorni di combattimenti e frammischiati fuori dei vincoli organici, in quanto l'incalzare degli avvenimenti non ne aveva consentito il riordinamento. Quelle forze non erano in grado di disimpegnare un'apprezzabile azione difensiva, data l'estensione del fronte in rapporto alla loro consistenza numerica ed alla mancanza di ogni apprestamento, che il terreno profondamente gelato non permetteva di incominciare nemmeno in forma rudimentale.

Una valida azione di comando su quei soldati era praticamente impossibile, anche per la quasi totale mancanza di mezzi di collegamento con i reparti schierati. La situazione era fatta ancor più difficile dalla violentissima azione dei lanciarazzi e dei numerosi aerei sovietici che procuravano continue perdite. Difettavano anche le munizioni per le armi della fanteria. Alle ore 18 il Capo di Stato Maggiore dell'Armata comunicava al Comando del II Corpo che nel settore sarebbe giunta la prima aliquota del gruppo d'intervento della Julia, seguita in breve dall'intera Divisione. Giungeva anche il battaglione alpini sciatori Monte Cervino. Alla mezzanotte il Comando d'Armata: - ribadiva il concetto generale della difesa ad oltranza; - definiva essenziale che la 298a Divisione mantenesse le proprie posizioni, per altro non attaccate direttamente; - passava alle dipendenze della Ravenna il gruppo Haempel; - metteva alla temporanea dipendenza del II Corpo d'Armata la 298a Divisione, disponendo che questa e la Ravenna dovessero "collaborare in stretta cooperazlone"; - affidava al II Corpo la determinazione delle responsabilità e delle linee di contatto tra le due Grandi Unità.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Divisione Pasubio.

Alle ore 6, senza preparazione di artiglieria e di lanciarazzi, sostenuto soprattutto con mortai di ogni calibro, aveva inizio l'attacco diretto contro tutto il settore divisionale, particolarmente nel tratto Krasnogorovka - Abrossimova - Monastirscina. Le forze della 38a Divisione Guardie, infiltratesi nelle balke, tra le ore 9 e le 10, irrompevano nelle posizioni tenute dall'80a fanteria a sud-est di Abrossimova e costringevano i difensori a ripiegare su di una linea più arretrata, quasi coincidente con quella della seconda posizione. L'attacco dilagava, faceva cadere Abrossimova e si dirigeva verso le q. 187,9 e 206,3 e più a sud, tagliando il vallone di Monastirscina ed isolando quell'abitato dalle posizioni retrostanti. La Ia batteria controcarro da 75/32 del I/201° che si opponeva all'avanzata nemica veniva interamente distrutta sui pezzi, dal comandante all'ultimo artigliere.

Dopo avere invano svolto alcuni contrassalti, i fanti del II/80° e gli artiglieri di una sezione del I/201°, attraverso il vallone di Artykulny Schlucht, ripiegavano sulle batterie del III/8°, ormai esse stesse minacciate e costrette a difendersi sparando a zero. Dopo la fanteria ripiegava il personale degli osservatori di artiglieria. Ultimi tra di essi quelli della 7a e della 9a batteria che, con i loro comandanti, dovevano aprirsi ripetutamente il varco tra i nemici che già li avevano superati ed isolati. Il nuovo e più arretrato schieramento della fanteria determinava l'esigenza di adeguare ad esso quello del III/8°. I movimenti retrogradi erano compiuti in perfetto ordine a scaglioni di batteria, ultima che, prima di ripiegare, infliggeva forti al nemico che si affacciava al costone di q. 175,5. Il III/80° tentava una resistenza su q. 206,3.

I caposaldi della zona dell'ansa del "berretto frigio", investiti frontalmente resistevano ancora sul posto. I difensori del caposaldo Olimpo cadevano tutti nell'estrema difesa. La perdita di esso comprometteva la situazione del I/8°, schierato nel vallone sottostante, minacciato frontalmente e sul fianco destro. Il gruppo riceveva l'ordine di spostarsi su posizione arretrata, ma, sotto il fuoco delle armi automatiche dell'attaccante, l'intera linea dei pezzi e quasi tutto il personale andavano insieme ad una sezione della 309a batteria controaerei e ad una sezione della 73a batteria controcarro divisionale. Il gruppo CC.NN. Montebello contrattaccava il nemico sulle posizioni di q. 187,9 - q. 178,3 - q. 175,1, sovrastanti il vallone Artykulny Schlucht.

Il Comando d'Armata ordinava che la Pasubio fosse sostenuta dalla 298a Divisione, con il 526° reggimento granatieri e dal XXIX Corpo d'Armata tedesco, con tutte le forze disponibili. Nel pomeriggio si presentava al Comando della Pasubio il gruppo d'intervento della 298a Divisione tedesca (un battaglione 526° granatieri ed un gruppo d'artiglieria da 150), che veniva riunito al battaglione del 525° già schierato a sbarramento della base dell'ansa, da q. 201,1 a q. 156,0. Alla sera, la difesa della Divisione Pasubio si concretava: - a sinistra, sulla linea del 79° fanteria, intatta fino al margine sud di Krasnohorovka; - al centro, da q. 156,0 a q. 201,1, affidata alle unità tedesche; - a destra, su di una linea tenuta dal raggruppamento CC.NN. 3 Gennaio, da elementi superstiti dell'80° fanteria, che aveva subito perdite del 50-60% degli effettivi, e da un battaglione di formazione (sciatori, carabinieri, personale delle basi e del Quartier Generale).

Il fronte tra questo battaglione ed il paese di Monastirscina rimaneva scoperto. A Monastirscina resisteva, asserragliato nella chiesa, il I/80°, non potuto raggiungere dal I/81°, che aveva dovuto ritirarsi con notevoli perdite, lasciando una più ampia falla tra le due Divisioni. A rinforzo del XXXV Corpo d'Armata, a tarda sera, giungevano, inviati dal Comando dell'8a Armata, un battaglione di ferrovieri, uno di pontieri, uno di artieri (su due compagnie), da impiegare come fanteria, ma scarsamente dotati di armi di reparto.

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