Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
21 GENNAIO.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 21 gennaio, per l'impossibilità di recidere un'infiltrazione del nemico su Belokurakino, lo schieramento doveva essere arretrato alla valle Belaja, a nord di Starobelsk. Il Comando del Gruppo di Armate mutava il limite meridionale del settore dell'Armata, che risultava ampliato. All'obiezione del Comando 8a Armata che le ridotte forze disponibili non ne avrebbero consentito neppure la vigilanza, praticamente facilitando le Iniziative del nemico, il 23 gennaio veniva fissato come nuovo limite di settore la linea Kantemirovka - Starobclsk - Liman - ansa del Donez 12 km a nord di Slavjansk - Barvenkovo - Lozovaja. Però l'Armata doveva cedere la 19a Divisione corazzata al Gruppo di Armate Don. Le unità rimaste ripiegavano svolgendo azione ritardatrice.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Il 21 gennaio il Comandante del Corpo d'Armata, tenuto conto della situazione generale, accertato che la Tridentina aveva sopravanzato le altre Divisioni di circa una tappa, e considerate le condizioni di sempre più ridotta efficienza delle altre Grandi Unità, decideva che la Tridentina assumesse la funzione di avanguardia dell'intero Corpo d'Armata sull'itinerario Kravzovka - Sceljakino - Ladomirovka - Sciabskoje - Nicholajevka - Valuiki. Le altre Divisioni si sarebbero accodate muovendo a cavallo del medesimo itinerario, secondo l'ordine e le località di sbocco nella valle Olchovatka.
Il movimento veniva ripreso dopo che era apparsa evidente l'intenzione del nemico di opporre al movimento stesso successivi sbarramenti sulle rotabili che tagliavano l'asse di marcia, facendo largo impiego di mezzi motorizzati. La Divisione Tridentina muoveva da Novo Charkovka su Lymarevka e Sceliakino, con il proposito di marciare rapidamente, anche a costo di gravi sacrifici, per non dare tempo ai sovietici di organizzarsi su posizioni retrostanti. Inoltre: - eseguire le marcie durante le molte ore di oscurità, per sfuggire all'osservazione del nemico, lasciandolo incerto sulla direzione seguita; - evitare per quanto possibile di percorrere rotabili ed attraversare abitati; - tenere distinti i reparti in grado di combattere dalla massa degli sbandati di varie nazionalità, affinché non fosse rotta la compagine organica ed intralciata l'eventuale azione tattica; - appoggiarsi agli abitati per dare ricovero agli uomini durante le ore di riposo ed attenuare in qualche modo le conseguenze negative della rigidissima temperatura.
Il movimento era ripreso alle ore 2 e l'avanguardia occupava Lymarevka alle 8, togliendola a forze regolari e partigiane respinte il giorno precedente da Novo Charkovka. Il freddo eccezionale della giornata imponeva di non procedere oltre, pur se la località non era in grado di dare ricovero a tutta la massa presente. Dovevano essere abbandonate le ultime autocarrette, per impiegare lo scarsissimo carburante nel traino delle artiglierie. Feriti ed ammalati venivano trasportati a braccia e le slitte trainate da uomini, in un'esemplare gara di solidarietà umana. La Divisione Vicenza si muoveva ormai nella scia della Tridentina e non riusciva a stabilire il collegamento radio con la Cuneense e la Julia, per sopperire alla perdita delle stazioni subita ad Opyt dal Comando di Corpo d' Armata e della Tridentina.
La colonna raggiungeva Lymarevka con una marcia lenta e faticosa che richiedeva assolutamente una sosta nell'abitato, dove per altro una parte degli uomini doveva rimanere all'aperto per
l'insufficiente capienza delle abitazioni. Veniva costituita una specie di ospedale per il ricovero degli intrasportabili, affidandoli alle cure di personale volontario. Nella località erano sopraggiunti i Comandanti della Cuneense e della Julia, che ricevevano verbalmente gli ordini del Comandante del Corpo d'Armata. All'alba la Divisione Cuneense giungeva in zona di Postojalyi e verso le ore 12 il 1° alpini conquistava l'abitato con il concorso di un reparto tedesco. Proseguiva su Novo Charkovka, raggiungendola nelle prime ore d'oscurità e sostandovi per la notte.
La Divisione Julia da Samojlenkof proseguiva con l'8° alpini ed il gruppo Conegliano su Novo Charkovka e la superava proseguendo verso ovest. Il Comando della Divisione ed il 9° alpini con
i gruppi Udine e Val Piave raggiungevano Lesnitscianskij. Di qui il Comando proseguiva su Novo Charkovka, mentre i reparti si fermavano per riordinarsi e consumare il rancio. Attaccati da forti unità nemiche appoggiate da carri armati, venivano quasi totalmente annientati e solamente pochi elementi riuscivano a salvarsi. Il Comando della Divisione si univa ai Comandi della Cuneense e della Vicenza.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
sabato 21 gennaio 2023
Ricordi, parte 21
Ero lì in questi giorni 5 anni fa, ero lì in questi giorni 3 anni fa, avrei dovuto essere nuovamente lì oggi in queste stesse ore... quei posti ti restano addosso e ti mancano come l'aria. Vorrei ancora camminare per ore dove il cielo e la terra si fondono insieme, e poi fermarmi ad osservare per minuti, raccolto nei miei pensieri e nelle mie emozioni.
Cronaca di una sconfitta annunciata, 20.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
20 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Alle ore 4 del 20 gennaio i superstiti di Kruscilovka contrassaltavano le forze avversarie preponderanti, si liberavano e si aprivano il passaggio su Ivanovka. Colà, riordinati in una compagnia di due soli plotoni, erano avviati ad Iljevka per rinforzarvi il presidio. Durante l'intera giornata il nemico tentava di dilagare da Kruscilovka verso sud e verso ovest, ma veniva contenuto, mentre i reparti lentamente sostituiti dalla 304a Divisione, insieme con altri di artiglieri appiedati, imbastivano una difesa arretrata. In seguito ad ordini superiori, veniva concordato un attacco con il 573° reggimento granatieri (304a Divisione tedesca), da svolgere il giorno 21 dalla fronte Ivanovka - Davjdo Nicholskij in direzione di Kruscilovka. Da parte italiana vi era destinato il III/38° rinforzato da artiglieria.
Mentre erano in corso i preparativi per l'azione, alle ore 20 del 20 gennaio, il nemico attaccava Davjdo Nicholskij. Era contrattaccato e respinto oltre Donez durante la stessa notte dalle forze italiane e tedesche. Nel corso del combattimento a Davjdo Nicholskij, poco dopo la mezzanotte del 20 gennaio, il nemico, con il I ed il II/889°, rinforzati da partigiani, attaccava la compagnia italiana dislocata a Makarof ed entro le ore 7 la sommergeva totalmente. Soltanto pochi fanti riuscivano a ritirarsi su Iljevka. L'azione preparata su Kruscilovka veniva disdetta, per tentare la chiusura della breccia praticata e contrastare la minaccia di aggiramento delle altre forze schierate sul fiume. Era intanto richiesto l'intervento di reparti tedeschi mentre la resistenza continuava su posizioni arretrate.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 20 gennaio la 19a corazzata eseguiva il ripiegamento sull'Aidar, mentre un reparto italiano di bersaglieri motociclisti, rinforzato da due autoblindate, provvedeva a sbarrare la strada Kupjansk - Valujki.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Il 20 gennaio il Comando di Corpo d'Armata sollecitava il movimento della Vicenza su Charkovka, affinché si portasse ad ovest della valle Olchovatka, ripetendo l'ordine anche alle altre Divisioni. Il Comandante del XXIV Corpo riceveva l'incarico di raccogliere nella zona di Skororyb tutti gli sbandati tedeschi, per organizzare una difesa temporanea della zona, così da assicurare lo sfilamento verso occidente. Alle ore 7, carri armati russi e fanteria autotrasportata attaccavano Opyt, mentre ancora vi si trovava il Comando del Corpo d'Armata Alpino. La difesa degli elementi in posto non riusciva a respingere l'attacco e veniva travolta, malgrado il sacrificio di alcuni reparti. Andavano perduti mezzi di trasporto, carteggi del Comando, tutti i mezzi di collegamento. Si salvava una sola stazione radio tedesca, montata su di un autocarro semicingolato, valida per assicurare il collegamento con il Comando d' Armata, ma non con quelli delle Divisioni.
Il Comando del Corpo d'Armata, passando per la sola via aperta a Skororyb, si spostava a Novo Charkovka. La situazione generale aveva ormai dimostrato che l'offesa nemica proveniva non tanto da est come azione d'inseguimento, ma si sarebbe manifestata in successivi sbarramenti, da rompere nella marcia verso ovest. Pertanto il Comandante del Corpo di Armata decideva la costituzione di una forte avanguardia. La Divisione Tridentina, alle ore 2 veniva attaccata da nord nella zona di Opyt, dove l'anticipato ripiegamento dell'Armata ungherese aveva lasciato scoperto il fianco destro del Corpo d'Armata Alpino. II battaglione Vestone respingeva l'attacco. All'alba, il movimento dei servizi, delle impedimenta e degli sbandati cadeva sotto un intenso fuoco d'artiglieria, mortai ed armi automatiche del nemico che, nella notte, manovrando a largo raggio, aveva delineato un accerchiamento. Seguiva un deciso attacco nemico, a respingere il quale dovevano essere impegnati tutti i reparti. Un contrattacco del II battaglione genio divisionale risolveva favorevolmente la situazione, ma costava al battaglione il sacrificio di due terzi dei suoi uomini.
A Postojalyi il 6° alpini doveva combattere per alcune ore, anche all'arma bianca, per impossessarsi dell'abitato. Dopo breve sosta in esso, proseguiva su Novo Charkovka. Era così superato il primo accerchiamento. In esecuzione degli ordini del Comandante del Corpo d'Armata, il Comandante della Tridentina assumeva il comando dello scaglione d'avanguardia, costituito dal 6° alpini (meno il battaglione Verona), rinforzato dai gruppi Bergamo e Vicenza, dall'artiglieria, dai lanciarazzi e dai carri armati tedeschi. Raggiunta Novo Charkovka alle ore 17, la località doveva essere tolta, combattendo, agli occupanti sovietici (due battaglioni rinforzati da artiglieria, mortai e carri armati). Puntate controffensive dell'avversario venivano sventate.
Il battaglione Verona, che aveva ricevuto il compito di proteggere il fianco destro scoperto, respingeva un attacco e proseguiva la marcia in coda alla colonna divisionale. Il 5° alpini e le restanti unità raggiungevano Novo Charkovka superando il secondo sbarramento nemico. L'avanguardia della Divisione Vicenza, nella notte sul 20, doveva attaccare Lesnitscianskij, dove l'azione del nemico era appoggiata anche da mezzi corazzati e da numerosi mortai. Un movimento aggirante del battaglione Pieve di Teco, riunitosi alla colonna, induceva l'avversario a ritirarsi, lasciando sul terreno tre carri armati ed alcuni prigionieri. La Divisione proseguiva su Postojalyi, agevolando l'azione intrapresavi dalla Tridentina. Per la rimanente parte della giornata i reparti sostavano sulle posizioni raggiunte.
La Divisione Cuneense raggiungeva Novo Postoialovka verso le ore 2, unendosi ad elementi della Julia che combattevano per aprirsi la strada. Un primo intervento del battaglione Ceva, appoggiato dal gruppo Mondovì, costava ad entrambi gravissime perdite, ma senza fortuna. La successiva azione dei battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo non otteneva miglior esito. Verso le 15 era anche attaccata la retroguardia; una batteria del gruppo Val Po andava perduta. Nella considerazione che più a sud altri elementi della Julia (9° alpini) combattevano senza successo, il Comandante della Divisione decideva di cercare più a nord un punto di minore resistenza, dirigendosi su Postojalyi, salvo rientrare poi nel settore di ripiegamento assegnato.
La Divisione Julia per l'intera giornata combatteva per aprirsi il passaggio attraverso le posizioni nemiche di Novo Postojalovka, avendo ricevuto anche il concorso di unità della Cuneense. A sera, il Comando, l'8° alpini ed il gruppo Conegliano si sganciavano dalla lotta e si univano all'azione di aggiramento da nord, operato dalla Cuneense, su Postojalyi. Il 9° alpini con i gruppi Udine e Val Piave, da Kopanki, dove erano stati fermati dal nemico per tutto il giorno, rompevano il contatto dirigendosi su Samojlenkof. L'azione congiunta della Julia e della Cuneense aveva fortemente contribuito alla salvezza della colonna settentrionale del Corpo d'Armata. Questa, già impegnata sulla fronte e sul fianco destro, si sarebbe trovata in gravi difficoltà a sostenere anche un attacco da sud, parato, invece, dalle due Divisioni.
Alla fine della giornata le forze del Corpo d'Armata Alpino avevano perduto buona parte della loro efficienza operativa in quanto: - i battaglioni della Julia erano ridotti a meno di 150 uomini ognuno, appoggiati da pochi pezzi del gruppo Conegliano scarsamente provvisti di munizioni; - la Cuneense si trovava con tre battaglioni duramente provati e priva d'artiglieria; - la Vicenza, già poco adatta ad operare per sua stessa costituzione organica, pure se rinforzata dal battaglione Pieve di Teco, si trovava in pessime condizioni; - la Tridentina era in una situazione migliore e disponeva del rinforzo dei pochi, ma pur preziosi, mezzi corazzati tedeschi.
20 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Alle ore 4 del 20 gennaio i superstiti di Kruscilovka contrassaltavano le forze avversarie preponderanti, si liberavano e si aprivano il passaggio su Ivanovka. Colà, riordinati in una compagnia di due soli plotoni, erano avviati ad Iljevka per rinforzarvi il presidio. Durante l'intera giornata il nemico tentava di dilagare da Kruscilovka verso sud e verso ovest, ma veniva contenuto, mentre i reparti lentamente sostituiti dalla 304a Divisione, insieme con altri di artiglieri appiedati, imbastivano una difesa arretrata. In seguito ad ordini superiori, veniva concordato un attacco con il 573° reggimento granatieri (304a Divisione tedesca), da svolgere il giorno 21 dalla fronte Ivanovka - Davjdo Nicholskij in direzione di Kruscilovka. Da parte italiana vi era destinato il III/38° rinforzato da artiglieria.
Mentre erano in corso i preparativi per l'azione, alle ore 20 del 20 gennaio, il nemico attaccava Davjdo Nicholskij. Era contrattaccato e respinto oltre Donez durante la stessa notte dalle forze italiane e tedesche. Nel corso del combattimento a Davjdo Nicholskij, poco dopo la mezzanotte del 20 gennaio, il nemico, con il I ed il II/889°, rinforzati da partigiani, attaccava la compagnia italiana dislocata a Makarof ed entro le ore 7 la sommergeva totalmente. Soltanto pochi fanti riuscivano a ritirarsi su Iljevka. L'azione preparata su Kruscilovka veniva disdetta, per tentare la chiusura della breccia praticata e contrastare la minaccia di aggiramento delle altre forze schierate sul fiume. Era intanto richiesto l'intervento di reparti tedeschi mentre la resistenza continuava su posizioni arretrate.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 20 gennaio la 19a corazzata eseguiva il ripiegamento sull'Aidar, mentre un reparto italiano di bersaglieri motociclisti, rinforzato da due autoblindate, provvedeva a sbarrare la strada Kupjansk - Valujki.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Il 20 gennaio il Comando di Corpo d'Armata sollecitava il movimento della Vicenza su Charkovka, affinché si portasse ad ovest della valle Olchovatka, ripetendo l'ordine anche alle altre Divisioni. Il Comandante del XXIV Corpo riceveva l'incarico di raccogliere nella zona di Skororyb tutti gli sbandati tedeschi, per organizzare una difesa temporanea della zona, così da assicurare lo sfilamento verso occidente. Alle ore 7, carri armati russi e fanteria autotrasportata attaccavano Opyt, mentre ancora vi si trovava il Comando del Corpo d'Armata Alpino. La difesa degli elementi in posto non riusciva a respingere l'attacco e veniva travolta, malgrado il sacrificio di alcuni reparti. Andavano perduti mezzi di trasporto, carteggi del Comando, tutti i mezzi di collegamento. Si salvava una sola stazione radio tedesca, montata su di un autocarro semicingolato, valida per assicurare il collegamento con il Comando d' Armata, ma non con quelli delle Divisioni.
Il Comando del Corpo d'Armata, passando per la sola via aperta a Skororyb, si spostava a Novo Charkovka. La situazione generale aveva ormai dimostrato che l'offesa nemica proveniva non tanto da est come azione d'inseguimento, ma si sarebbe manifestata in successivi sbarramenti, da rompere nella marcia verso ovest. Pertanto il Comandante del Corpo di Armata decideva la costituzione di una forte avanguardia. La Divisione Tridentina, alle ore 2 veniva attaccata da nord nella zona di Opyt, dove l'anticipato ripiegamento dell'Armata ungherese aveva lasciato scoperto il fianco destro del Corpo d'Armata Alpino. II battaglione Vestone respingeva l'attacco. All'alba, il movimento dei servizi, delle impedimenta e degli sbandati cadeva sotto un intenso fuoco d'artiglieria, mortai ed armi automatiche del nemico che, nella notte, manovrando a largo raggio, aveva delineato un accerchiamento. Seguiva un deciso attacco nemico, a respingere il quale dovevano essere impegnati tutti i reparti. Un contrattacco del II battaglione genio divisionale risolveva favorevolmente la situazione, ma costava al battaglione il sacrificio di due terzi dei suoi uomini.
A Postojalyi il 6° alpini doveva combattere per alcune ore, anche all'arma bianca, per impossessarsi dell'abitato. Dopo breve sosta in esso, proseguiva su Novo Charkovka. Era così superato il primo accerchiamento. In esecuzione degli ordini del Comandante del Corpo d'Armata, il Comandante della Tridentina assumeva il comando dello scaglione d'avanguardia, costituito dal 6° alpini (meno il battaglione Verona), rinforzato dai gruppi Bergamo e Vicenza, dall'artiglieria, dai lanciarazzi e dai carri armati tedeschi. Raggiunta Novo Charkovka alle ore 17, la località doveva essere tolta, combattendo, agli occupanti sovietici (due battaglioni rinforzati da artiglieria, mortai e carri armati). Puntate controffensive dell'avversario venivano sventate.
Il battaglione Verona, che aveva ricevuto il compito di proteggere il fianco destro scoperto, respingeva un attacco e proseguiva la marcia in coda alla colonna divisionale. Il 5° alpini e le restanti unità raggiungevano Novo Charkovka superando il secondo sbarramento nemico. L'avanguardia della Divisione Vicenza, nella notte sul 20, doveva attaccare Lesnitscianskij, dove l'azione del nemico era appoggiata anche da mezzi corazzati e da numerosi mortai. Un movimento aggirante del battaglione Pieve di Teco, riunitosi alla colonna, induceva l'avversario a ritirarsi, lasciando sul terreno tre carri armati ed alcuni prigionieri. La Divisione proseguiva su Postojalyi, agevolando l'azione intrapresavi dalla Tridentina. Per la rimanente parte della giornata i reparti sostavano sulle posizioni raggiunte.
La Divisione Cuneense raggiungeva Novo Postoialovka verso le ore 2, unendosi ad elementi della Julia che combattevano per aprirsi la strada. Un primo intervento del battaglione Ceva, appoggiato dal gruppo Mondovì, costava ad entrambi gravissime perdite, ma senza fortuna. La successiva azione dei battaglioni Borgo San Dalmazzo e Saluzzo non otteneva miglior esito. Verso le 15 era anche attaccata la retroguardia; una batteria del gruppo Val Po andava perduta. Nella considerazione che più a sud altri elementi della Julia (9° alpini) combattevano senza successo, il Comandante della Divisione decideva di cercare più a nord un punto di minore resistenza, dirigendosi su Postojalyi, salvo rientrare poi nel settore di ripiegamento assegnato.
La Divisione Julia per l'intera giornata combatteva per aprirsi il passaggio attraverso le posizioni nemiche di Novo Postojalovka, avendo ricevuto anche il concorso di unità della Cuneense. A sera, il Comando, l'8° alpini ed il gruppo Conegliano si sganciavano dalla lotta e si univano all'azione di aggiramento da nord, operato dalla Cuneense, su Postojalyi. Il 9° alpini con i gruppi Udine e Val Piave, da Kopanki, dove erano stati fermati dal nemico per tutto il giorno, rompevano il contatto dirigendosi su Samojlenkof. L'azione congiunta della Julia e della Cuneense aveva fortemente contribuito alla salvezza della colonna settentrionale del Corpo d'Armata. Questa, già impegnata sulla fronte e sul fianco destro, si sarebbe trovata in gravi difficoltà a sostenere anche un attacco da sud, parato, invece, dalle due Divisioni.
Alla fine della giornata le forze del Corpo d'Armata Alpino avevano perduto buona parte della loro efficienza operativa in quanto: - i battaglioni della Julia erano ridotti a meno di 150 uomini ognuno, appoggiati da pochi pezzi del gruppo Conegliano scarsamente provvisti di munizioni; - la Cuneense si trovava con tre battaglioni duramente provati e priva d'artiglieria; - la Vicenza, già poco adatta ad operare per sua stessa costituzione organica, pure se rinforzata dal battaglione Pieve di Teco, si trovava in pessime condizioni; - la Tridentina era in una situazione migliore e disponeva del rinforzo dei pochi, ma pur preziosi, mezzi corazzati tedeschi.
Il cortometraggio su TeleGranda
Il nostro cortometraggio anche su TELEGRANDA - Telegiornale martedì 17 gennaio 2023.
giovedì 19 gennaio 2023
Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
19 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Durante le ore diurne del 19 gennaio il nemico svolgeva violente azioni d'artiglieria e mortai su Makarof, Kruscilovka e Ilievka. All'imbrunire i presidi italiani di Makarof e di Kruscilovka erano attaccati da formazioni partigiane. Infine, alle ore 22,30 unità regolari sovietiche iniziavano l'attacco di Kruscilovka. II presidio italiano (1 compagnia fucilieri, 1 compagnia mortai, 1 sezione cannoni da 75/27) resisteva tenacemente. I reparti italiani inviati a sostegno, a loro volta attaccati ed accerchiati durante la marcia, riuscivano a liberarsi, contenendo l'attacco che da Kruscilovka tendeva ad Ivanovka.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 19 gennaio, lo stesso Comando insisteva perché fosse mantenuta ancora la linea del Derkul, ma, poiché si erano già verificate infiltrazioni nemiche ad ovest dell'Ajdar, quell'intenzione risultava superata ed il Comando dell'8a Armata ordinava il ripiegamento sull'Ajdar della 19a corazzata. Nel medesimo giorno la caduta di Valujki e la minaccia che si profilava sulla sede del Comando d'Armata a Kupjansk determinavano lo spostamento di esso a Tciugujev.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Il 19 gennaio il movimento proseguiva con lentezza, attardato dalle descritte difficoltà, secondo le prescrizioni impartite dal Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Tridentina si scontrava con le forze del nemico che ostacolavano la sua marcia ad occidente. La colonna del 6° alpini (con i gruppi Bergamo e Vicenza, il II battaglione misto genio ed i servizi divisionali), che aveva anche il compito di proteggere il fianco destro scoperto del Corpo d'Armata, puntava per Repjevka su Postojalyi e trovava questa località occupata dai russi. Il battaglione Verona muoveva all'attacco ma, dopo alterne vicende, non riusciva ad occupare l'abitato per il sopraggiungere di elementi corazzati russi. Il Verona doveva ripiegare su Repjevka, contenendo la pressione avversaria.
Il 5° alpini (con il gruppo Val Camonica) puntava su Skororyb, donde muoveva per attaccarlo una colonna motorizzata nemica. Nel combattimento che ne seguiva gli alpini riuscivano ad occupare il paese, distruggendo alcuni carri armati, catturando prigionieri e materiali vari. Mentre il Verona era impegnato contro le forze nemiche di Postojalyi, il grosso della colonna raggiungeva Opyt (a sud - est di Repjevka). Di là il battaglione Val Chiese veniva avviato a sostegno del Verona che si era asserragliato a Repjevka. A Opyt erano già arrivati i Comandi dei Corpi d'Armata Alpino e XXIV tedesco, numerosi alpini della Julia e circa mille sbandati ungheresi provenienti dalla 23a Divisione dislocata a sinistra della Tridentina e scompaginata dall'azione del nemico. Durante le ore del mattino giungevano altri sbandati ungheresi ed i resti del XXIV Corpo tedesco, da inquadrare nella Tridentina.
La situazione incerta, aggravata dal fatto che la destra del Corpo d'Armata rimaneva scoperta, e che la Tridentina si trovava in anticipo sul movimento delle altre Divisioni, induceva il Generale Nasci a sostare per l'intera giornata, per poi riprendere l'attacco il giorno successivo nella zona di Postojalyi. Frattanto veniva rinforzata la difesa di Opyt, si riordinavano gli sbandati, per quanto possibile, in reparti di formazione, si concentravano a Repjevka l'intero 6° alpini (meno la 54a compagnia del Vestone) ed i reparti tedeschi. La Divisione Vicenza nelle ore del mattino occupava Samojlenkof dopo breve combattimento. Alle ore 17 riceveva l'ordine del Comando di Corpo d'Armata di proseguire su Lesnitscianskij per concorrere nel giorno seguente con la Tridentina ad un'azione su Postojalyi.
Nella notte ormai scesa, districatasi dalla confusione delle migliaia di sbandati stranieri e dei ritardatari, marciava sull'obiettivo preceduta dall'avanguardia del battaglione Pieve di Teco, rinforzato da un gruppo di artiglieria a cavallo. L'avanguardia, mal diretta da guide ed interpreti, anziché marciare su Postojalyi aveva deviato su Opyt; veniva perciò subito sostituita dal CLVI battaglione mitraglieri divisionale e dall'altro gruppo di artiglieria a cavallo. La Divisione Cuneense non era ancora riuscita a collegarsi con il Comando di Corpo d'Armata. Il Comandante della Divisione aveva, a Popovka, un colloquio con il Generale tedesco Comandante del gruppo di combattimento Rheingold, il quale gli confermava che l'itinerario Rossosc - Olichovatka - Valujki era in mano nemica; era invece controllato da unità tedesche l'itinerario Popovka - Kulascevka - Sceljakino (o Varvarovka) - Valuiki. Pertanto, il Comandante della Cuneense decideva di deviare dall'itinerario assegnatogli dal Comando di Corpo d'Armata.
Distrutti tutti gli automezzi e abbandonato il carreggio, la Cuneense marciava su due scaglioni, con il III/277° in retroguardia. Verso le ore 19 questo reparto era attaccato e sopraffatto da reparti nemici in tuta mimetica bianca, scambiati per tedeschi. Erano anche attaccati e quasi distrutti la 14a compagnia del battaglione alpini Borgo San Dalmazzo e la 72a. Il III/277° era rimasto con la Divisione Cuneense. La 21a compagnia del battaglione Saluzzo, impegnandosi in tenace combattimento, permetteva alla colonna di proseguire su Novo Postoialyi, dove raggiungeva la Divisione Julia impegnata in combattimento.
La Divisione Julia raggiungeva faticosamente la zona di Novo Postojalovka - Soloviev - Kopanki, trovandola fortemente occupata dai russi. Iniziava una lotta che durava per l'intera giornata. Sempre durante il giorno 19, il Comando d'Armata ordinava che i resti del XXIV Corpo tedesco puntassero da soli su Rovenki, mentre il Corpo d'Armata Alpino avrebbe dovuto proseguire nel ripiegamento previsto. Il Generale Nasci, in accordo con il Comandante del XXIV Corpo e con il Generale tedesco capo dell'Ufficio di collegamento, rispondeva che l'ordine era ineseguibile, date le condizioni della Grande Unità tedesca. Il Comando d'Armata accettava, ordinando di accelerare il movimento, puntando su Valujki. Ripetute richieste fatte dal Comandante del Corpo Alpino per ottenere l'intervento di aerei non potevano essere soddisfatte. Lo stesso Comandante sollecitava la Julia e la Cuneense affinché al più presto superassero il solco della valle Olchovatka.
19 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E DI UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Durante le ore diurne del 19 gennaio il nemico svolgeva violente azioni d'artiglieria e mortai su Makarof, Kruscilovka e Ilievka. All'imbrunire i presidi italiani di Makarof e di Kruscilovka erano attaccati da formazioni partigiane. Infine, alle ore 22,30 unità regolari sovietiche iniziavano l'attacco di Kruscilovka. II presidio italiano (1 compagnia fucilieri, 1 compagnia mortai, 1 sezione cannoni da 75/27) resisteva tenacemente. I reparti italiani inviati a sostegno, a loro volta attaccati ed accerchiati durante la marcia, riuscivano a liberarsi, contenendo l'attacco che da Kruscilovka tendeva ad Ivanovka.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 19 gennaio, lo stesso Comando insisteva perché fosse mantenuta ancora la linea del Derkul, ma, poiché si erano già verificate infiltrazioni nemiche ad ovest dell'Ajdar, quell'intenzione risultava superata ed il Comando dell'8a Armata ordinava il ripiegamento sull'Ajdar della 19a corazzata. Nel medesimo giorno la caduta di Valujki e la minaccia che si profilava sulla sede del Comando d'Armata a Kupjansk determinavano lo spostamento di esso a Tciugujev.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Il 19 gennaio il movimento proseguiva con lentezza, attardato dalle descritte difficoltà, secondo le prescrizioni impartite dal Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Tridentina si scontrava con le forze del nemico che ostacolavano la sua marcia ad occidente. La colonna del 6° alpini (con i gruppi Bergamo e Vicenza, il II battaglione misto genio ed i servizi divisionali), che aveva anche il compito di proteggere il fianco destro scoperto del Corpo d'Armata, puntava per Repjevka su Postojalyi e trovava questa località occupata dai russi. Il battaglione Verona muoveva all'attacco ma, dopo alterne vicende, non riusciva ad occupare l'abitato per il sopraggiungere di elementi corazzati russi. Il Verona doveva ripiegare su Repjevka, contenendo la pressione avversaria.
Il 5° alpini (con il gruppo Val Camonica) puntava su Skororyb, donde muoveva per attaccarlo una colonna motorizzata nemica. Nel combattimento che ne seguiva gli alpini riuscivano ad occupare il paese, distruggendo alcuni carri armati, catturando prigionieri e materiali vari. Mentre il Verona era impegnato contro le forze nemiche di Postojalyi, il grosso della colonna raggiungeva Opyt (a sud - est di Repjevka). Di là il battaglione Val Chiese veniva avviato a sostegno del Verona che si era asserragliato a Repjevka. A Opyt erano già arrivati i Comandi dei Corpi d'Armata Alpino e XXIV tedesco, numerosi alpini della Julia e circa mille sbandati ungheresi provenienti dalla 23a Divisione dislocata a sinistra della Tridentina e scompaginata dall'azione del nemico. Durante le ore del mattino giungevano altri sbandati ungheresi ed i resti del XXIV Corpo tedesco, da inquadrare nella Tridentina.
La situazione incerta, aggravata dal fatto che la destra del Corpo d'Armata rimaneva scoperta, e che la Tridentina si trovava in anticipo sul movimento delle altre Divisioni, induceva il Generale Nasci a sostare per l'intera giornata, per poi riprendere l'attacco il giorno successivo nella zona di Postojalyi. Frattanto veniva rinforzata la difesa di Opyt, si riordinavano gli sbandati, per quanto possibile, in reparti di formazione, si concentravano a Repjevka l'intero 6° alpini (meno la 54a compagnia del Vestone) ed i reparti tedeschi. La Divisione Vicenza nelle ore del mattino occupava Samojlenkof dopo breve combattimento. Alle ore 17 riceveva l'ordine del Comando di Corpo d'Armata di proseguire su Lesnitscianskij per concorrere nel giorno seguente con la Tridentina ad un'azione su Postojalyi.
Nella notte ormai scesa, districatasi dalla confusione delle migliaia di sbandati stranieri e dei ritardatari, marciava sull'obiettivo preceduta dall'avanguardia del battaglione Pieve di Teco, rinforzato da un gruppo di artiglieria a cavallo. L'avanguardia, mal diretta da guide ed interpreti, anziché marciare su Postojalyi aveva deviato su Opyt; veniva perciò subito sostituita dal CLVI battaglione mitraglieri divisionale e dall'altro gruppo di artiglieria a cavallo. La Divisione Cuneense non era ancora riuscita a collegarsi con il Comando di Corpo d'Armata. Il Comandante della Divisione aveva, a Popovka, un colloquio con il Generale tedesco Comandante del gruppo di combattimento Rheingold, il quale gli confermava che l'itinerario Rossosc - Olichovatka - Valujki era in mano nemica; era invece controllato da unità tedesche l'itinerario Popovka - Kulascevka - Sceljakino (o Varvarovka) - Valuiki. Pertanto, il Comandante della Cuneense decideva di deviare dall'itinerario assegnatogli dal Comando di Corpo d'Armata.
Distrutti tutti gli automezzi e abbandonato il carreggio, la Cuneense marciava su due scaglioni, con il III/277° in retroguardia. Verso le ore 19 questo reparto era attaccato e sopraffatto da reparti nemici in tuta mimetica bianca, scambiati per tedeschi. Erano anche attaccati e quasi distrutti la 14a compagnia del battaglione alpini Borgo San Dalmazzo e la 72a. Il III/277° era rimasto con la Divisione Cuneense. La 21a compagnia del battaglione Saluzzo, impegnandosi in tenace combattimento, permetteva alla colonna di proseguire su Novo Postoialyi, dove raggiungeva la Divisione Julia impegnata in combattimento.
La Divisione Julia raggiungeva faticosamente la zona di Novo Postojalovka - Soloviev - Kopanki, trovandola fortemente occupata dai russi. Iniziava una lotta che durava per l'intera giornata. Sempre durante il giorno 19, il Comando d'Armata ordinava che i resti del XXIV Corpo tedesco puntassero da soli su Rovenki, mentre il Corpo d'Armata Alpino avrebbe dovuto proseguire nel ripiegamento previsto. Il Generale Nasci, in accordo con il Comandante del XXIV Corpo e con il Generale tedesco capo dell'Ufficio di collegamento, rispondeva che l'ordine era ineseguibile, date le condizioni della Grande Unità tedesca. Il Comando d'Armata accettava, ordinando di accelerare il movimento, puntando su Valujki. Ripetute richieste fatte dal Comandante del Corpo Alpino per ottenere l'intervento di aerei non potevano essere soddisfatte. Lo stesso Comandante sollecitava la Julia e la Cuneense affinché al più presto superassero il solco della valle Olchovatka.
Cronaca di una sconfitta annunciata, 18.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
18 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Di UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Il collegamento a sinistra veniva stabilito, soltanto al mattino del 18 gennaio, da una compagnia tedesca proveniente dalla zona di Luganskaia - Nikolaievka, in seguito a rimostranze mosse dal Comando della Ravenna presso il Comando della Sezione di Armata. Nelle prime ore pomeridiane del 18 gennaio, un disertore russo, presentatosi a Makarof, segnalava che il complesso di forze nemiche esistenti a Dubovoj (1 reggimento fucilieri rinforzato da 1 compagnia mortai, 1 compagnia mitraglieri, 1 compagnia fuciloni controcarro, 1 batteria da 152, batteria da 45 controcarro) sarebbe mosso all'attacco di Kruscilovka il giorno successivo. Le ricognizioni inviate confermavano la presenza del nemico ed il suo saldo possesso di tutti i paesi rivieraschi.
La situazione della difesa, diluita su un fronte così ampio, non consentiva di concentrare forze sulla direttrice minacciata Kruscilovka - Ivanovka. Era solo possibile completare la distruzione dei ponti sul Donez, richiedendo alla Sezione di Armata l'assegnazione di reparti corazzati per una puntata sul maggior nucleo avversario o, quanto meno, per l'impiego come elemento di manovra. La Sezione di Armata (gruppo Fretter Pico) rispondeva che, essendo previsti l'inserimento della 304a Divisione nella difesa del Donez e la cessione a questa da parte della Ravenna di un tratto di circa 7 chilometri di fronte, la Divisione italiana poteva raffittire con le forze sostituite il proprio schieramento.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nella notte sul 18 gennaio il Comando del Gruppo di Armate «B» emanava direttive intese a guadagnare tempo ed a coprire il Gruppo di Armate Don: Valujki doveva essere tenuta a qualunque costo, occupando e difendendo la linea alture ad est di Valuiki - Nikitovka - fiume Ajdar, mentre avrebbe dovuto essere tenuta più a lungo possibile la linea del fiume Derkul a sud di Novo Pskof. L'intenzione di far svolgere al XXIV Corpo un'azione su Rovenki (della quale si è detto in precedenza) risultava inattuabile, in quanto Valujki era già minacciata.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Durante la giornata del 18 gennaio l'accerchiamento nemico andava rinsaldandosi: consistenti unità sovietiche erano segnalate a Rossosc, Olchovatka e sulle rotabili che da queste località adducevano al bivio di Postojalyi. Inoltre carri armati nemici e fanterie erano segnalati anche nella zona di Opyt. Il Comando del Corpo d'Armata, confermando gli ordini verbali già impartiti, precisava che i reparti avrebbero dovuto «considerare di operare come in zona di alta montagna», sacrificando tutti i mezzi meccanici e facendo affidamento soltanto su quelli trainati dai muli. La Divisione Tridentina proseguiva la marcia su due sole colonne, iniziando il movimento all'imbrunire.
La Divisione Vicenza muoveva dalla zona di Podgornoe - Popovka su Samojlenkof (Sematoevka). I reparti della Divisione Cuneense, durante la notte sul 18 gennaio, effettuavano ordinatamente i movimenti per abbandonare le posizioni sul Don, fuori della pressione del nemico, tranne che nella zona di Annovka, dov'erano attaccati da forze regolari e partigiane, senza che le unità tedesche del XXIV Corpo fossero in grado di dare protezione. La Divisione Julia ritornava al suo Corpo d'Armata. Essa risentiva pesantemente degli sforzi compiuti nel precedente periodo, che si sommavano ai generali disagi del clima, del cattivo stato delle piste, della insufficienza di quadrupedi e di carburante. Il battaglione Tolmezzo, che aveva perduto l'intera 12a compagnia in combattimento a Meshonki, sulla Tciornaja Kalitva, veniva rinforzato da 300 uomini dell'VIII battaglione complementi, giunto a Rossosc il 13 gennaio. La Divisione, nel corso della giornata si trovava dislocata tra Popovka e Sotniskaia, con il Comando giunto a Podgornoe, via Kurenj - Scrgejevka. Alla mezzanotte il 9° alpini, alla periferia di Popovka, subiva un attacco proveniente da Rossosc.
18 GENNAIO.
DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Di UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.
Il collegamento a sinistra veniva stabilito, soltanto al mattino del 18 gennaio, da una compagnia tedesca proveniente dalla zona di Luganskaia - Nikolaievka, in seguito a rimostranze mosse dal Comando della Ravenna presso il Comando della Sezione di Armata. Nelle prime ore pomeridiane del 18 gennaio, un disertore russo, presentatosi a Makarof, segnalava che il complesso di forze nemiche esistenti a Dubovoj (1 reggimento fucilieri rinforzato da 1 compagnia mortai, 1 compagnia mitraglieri, 1 compagnia fuciloni controcarro, 1 batteria da 152, batteria da 45 controcarro) sarebbe mosso all'attacco di Kruscilovka il giorno successivo. Le ricognizioni inviate confermavano la presenza del nemico ed il suo saldo possesso di tutti i paesi rivieraschi.
La situazione della difesa, diluita su un fronte così ampio, non consentiva di concentrare forze sulla direttrice minacciata Kruscilovka - Ivanovka. Era solo possibile completare la distruzione dei ponti sul Donez, richiedendo alla Sezione di Armata l'assegnazione di reparti corazzati per una puntata sul maggior nucleo avversario o, quanto meno, per l'impiego come elemento di manovra. La Sezione di Armata (gruppo Fretter Pico) rispondeva che, essendo previsti l'inserimento della 304a Divisione nella difesa del Donez e la cessione a questa da parte della Ravenna di un tratto di circa 7 chilometri di fronte, la Divisione italiana poteva raffittire con le forze sostituite il proprio schieramento.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nella notte sul 18 gennaio il Comando del Gruppo di Armate «B» emanava direttive intese a guadagnare tempo ed a coprire il Gruppo di Armate Don: Valujki doveva essere tenuta a qualunque costo, occupando e difendendo la linea alture ad est di Valuiki - Nikitovka - fiume Ajdar, mentre avrebbe dovuto essere tenuta più a lungo possibile la linea del fiume Derkul a sud di Novo Pskof. L'intenzione di far svolgere al XXIV Corpo un'azione su Rovenki (della quale si è detto in precedenza) risultava inattuabile, in quanto Valujki era già minacciata.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Durante la giornata del 18 gennaio l'accerchiamento nemico andava rinsaldandosi: consistenti unità sovietiche erano segnalate a Rossosc, Olchovatka e sulle rotabili che da queste località adducevano al bivio di Postojalyi. Inoltre carri armati nemici e fanterie erano segnalati anche nella zona di Opyt. Il Comando del Corpo d'Armata, confermando gli ordini verbali già impartiti, precisava che i reparti avrebbero dovuto «considerare di operare come in zona di alta montagna», sacrificando tutti i mezzi meccanici e facendo affidamento soltanto su quelli trainati dai muli. La Divisione Tridentina proseguiva la marcia su due sole colonne, iniziando il movimento all'imbrunire.
La Divisione Vicenza muoveva dalla zona di Podgornoe - Popovka su Samojlenkof (Sematoevka). I reparti della Divisione Cuneense, durante la notte sul 18 gennaio, effettuavano ordinatamente i movimenti per abbandonare le posizioni sul Don, fuori della pressione del nemico, tranne che nella zona di Annovka, dov'erano attaccati da forze regolari e partigiane, senza che le unità tedesche del XXIV Corpo fossero in grado di dare protezione. La Divisione Julia ritornava al suo Corpo d'Armata. Essa risentiva pesantemente degli sforzi compiuti nel precedente periodo, che si sommavano ai generali disagi del clima, del cattivo stato delle piste, della insufficienza di quadrupedi e di carburante. Il battaglione Tolmezzo, che aveva perduto l'intera 12a compagnia in combattimento a Meshonki, sulla Tciornaja Kalitva, veniva rinforzato da 300 uomini dell'VIII battaglione complementi, giunto a Rossosc il 13 gennaio. La Divisione, nel corso della giornata si trovava dislocata tra Popovka e Sotniskaia, con il Comando giunto a Podgornoe, via Kurenj - Scrgejevka. Alla mezzanotte il 9° alpini, alla periferia di Popovka, subiva un attacco proveniente da Rossosc.
martedì 17 gennaio 2023
Cronaca di una sconfitta annunciata, 17.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
17 GENNAIO.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nella notte sul 17 gennaio, forze nemiche valutate a due reggimenti attaccavano il fronte della Divisione Tridentina, respinte con loro forti perdite dai battaglioni Vestone, Morbegno ed Edolo. Durante la giornata il nemico approfondiva la propria penetrazione verso ovest. Le unità ungheresi, contrariamente alle opinioni espresse in precedenza, avevano lasciato le posizioni del Don e soltanto allora il Comando del Gruppo di Armate autorizzava il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino.
Dopo che la 3a Armata corazzata sovietica aveva rotto lo schieramento del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco e con il suo VII Corpo di cavalleria procedeva su Valujki, le altre forze russe della 6a Armata operanti a sud del parallelo di Kantemirovka iniziavano una forte pressione sul fronte della 19a Divisione corazzata e successivamente sul fronte e sull'ala sinistra della 320a Divisione. Questa, per le sue modeste forze in lento affluire, non poteva far sentire prontamente la propria azione. Si valutava che il nemico avesse due obiettivi: - puntare per la direttrice Kupjansk - Karkov sul bacino minerario - industriale del Donez, tanto per toglierne la disponibilità ai tedeschi, quanto per ricuperarla nel proprio interesse; - avvolgere da nord il Gruppo di Armate Don, che stava rallentando l'avanzata sovietica nel settore meridionale del fronte, sia per tentare ancora il salvataggio della 6a Armata a Stalingrado, sia per consentire il ripiegamento dalla zona caucasica del Gruppo di Armate «A».
L'8a Armata, con la 19a Divisione corazzata, i resti della 21a e quanto era giunto della 320a sviluppava la propria azione in una difesa manovrata, attuando successivi sbalzi verso ovest, appoggiati alle linee fluviali, scendenti da nord a sud, tanto per coprire la direttrice Kupjansk - Karkov e l'ala sinistra del Gruppo di Armate Don, quanto per dare tempo alle unità tedesche (Divisione Gross Deutschland e Corpo corazzato SS) di affluire e svolgere poi la contromanovra che ristabilisse la situazione.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Alle ore 11 del 17 gennaio il Comando del Corpo d'Armata Alpino trasmetteva verbalmente alle Divisioni dipendenti l'ordine di ripiegamento, subito confermato per iscritto, appena ricevuto dal Comando dell'8a Armata. Con esso si orientavano le Grandi Unità alpine a compiere i movimenti regolandoli sulle tre successive linee di attestamento: - ferrovia Jevdakovo - Rossosc; - valle Olchovatka; - valle Ajdar - Nikolaievka.
Nel corso della giornata il Comando del Corpo Alpino riceveva notizia che Postoialyi era stato attaccato ed occupato da carri armati e fanteria autocarrata, provenienti da sud. In tal modo rimanevano bloccati gli sgomberi predisposti da Podgornoe, poiché i sovietici, fin dal giorno 15, avevano interrotto la strada Rossosc - Olchovatka. L'isolamento, realizzato dalle unità corazzate e motorizzate avversarie alle spalle del Corpo d'Armata Alpino, poneva questo nella necessità di operare da solo per aprirsi la strada verso ovest, al fine di raggiungere lo schieramento amico.
Il Comando del Gruppo di Armate «B» passava alle dipendenze del Corpo Alpino i modestissimi resti del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco. Di esso erano rimasti efficienti 4 carri armati, 2 semoventi, 5 pezzi d'artiglieria, una batteria di lanciarazzi. Le Divisioni 385a e 387a, dopo un mese di combattimenti, erano praticamente distrutte ed i superstiti avevano formato drappelli che si erano uniti variamente alle colonne italiane in ripiegamento. Appesantivano il movimento delle quattro Divisioni italiane circa 10.000 sbandati tedeschi e ungheresi, con innumerevoli slitte ed altre impedimenta, protesi piuttosto a cercare cibo e ricovero per la notte, che a prendere parte ai combattimenti sostenuti dagli italiani.
La rottura del contatto col nemico avveniva contemporaneamente su tutta la fronte del Corpo d'Armata all'imbrunire e si sviluppava durante la notte sul 18 gennaio. Nell'ambito delle singole Divisioni si formavano colonne, via via meno numerose e più consistenti. La Divisione Tridentina costituiva tre colonne, che iniziavano il movimento su Podgornoe protette da una retroguardia e raggiungevano nella notte stessa la linea di attestamento alla ferrovia, sulla quale si schieravano fronte ad est. II Comando del Corpo d'Armata, tuttora dislocato a Podgornoe, si univa alla Tridentina, ponendo alle dipendenze di essa una parte delle truppe e servizi del Corpo d'Armata.
La Divisione Vicenza eseguiva il ripiegamento verso la linea ferroviaria, articolata su due colonne. La colonna settentrionale si dirigeva su Podgornoe. Qui i battaglioni Morbegno e Vestone rientravano alla loro Divisione Tridentina. Questa, a sua volta, restituiva alla Vicenza i due battaglioni che aveva avuto alla fine di dicembre. La colonna meridionale si dirigeva su Popovka. A Podgornoe il Comando del Corpo d'Armata stabiliva che 3.000 militari dei reparti e servizi da esso direttamente dipendenti effettuassero il ripiegamento con la Vicenza. La Divisione Cuneense ripiegava in direzione di Popovka, su due colonne protette dal battaglione Saluzzo, lasciato in retroguardia in quanto schierato all'estremo meridionale del Corpo d'Armata e che restava in stretto contatto con le avanguardie avversarie.
Dopo aver iniziato il movimento, il Comando di Divisione perdeva il collegamento con il Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Julia, che nella precedente giornata del 16 gennaio aveva dovuto estendere per 25 chilometri il proprio settore difensivo per sostituire unità tedesche impiegate altrove, si era ritirata sulla sponda settentrionale della Tciornaja Kalitva. Conservava, però, una testa di ponte sulla riva meridionale di quel fiume presso Novo Melniza, difesa dal battaglione Tolmezzo. Su quelle posizioni il battaglione doveva sostenere violenti attacchi del nemico, che riusciva a circondarlo. Rotto l'accerchiamento in un assalto alla baionetta, il Tolmezzo si ricongiungeva alla propria Divisione. Questa, all'imbrunire, riprendeva il movimento in ritirata su due colonne, orientate a proseguire rapidamente su Popovka - Lesnitscianskij.
17 GENNAIO.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nella notte sul 17 gennaio, forze nemiche valutate a due reggimenti attaccavano il fronte della Divisione Tridentina, respinte con loro forti perdite dai battaglioni Vestone, Morbegno ed Edolo. Durante la giornata il nemico approfondiva la propria penetrazione verso ovest. Le unità ungheresi, contrariamente alle opinioni espresse in precedenza, avevano lasciato le posizioni del Don e soltanto allora il Comando del Gruppo di Armate autorizzava il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino.
Dopo che la 3a Armata corazzata sovietica aveva rotto lo schieramento del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco e con il suo VII Corpo di cavalleria procedeva su Valujki, le altre forze russe della 6a Armata operanti a sud del parallelo di Kantemirovka iniziavano una forte pressione sul fronte della 19a Divisione corazzata e successivamente sul fronte e sull'ala sinistra della 320a Divisione. Questa, per le sue modeste forze in lento affluire, non poteva far sentire prontamente la propria azione. Si valutava che il nemico avesse due obiettivi: - puntare per la direttrice Kupjansk - Karkov sul bacino minerario - industriale del Donez, tanto per toglierne la disponibilità ai tedeschi, quanto per ricuperarla nel proprio interesse; - avvolgere da nord il Gruppo di Armate Don, che stava rallentando l'avanzata sovietica nel settore meridionale del fronte, sia per tentare ancora il salvataggio della 6a Armata a Stalingrado, sia per consentire il ripiegamento dalla zona caucasica del Gruppo di Armate «A».
L'8a Armata, con la 19a Divisione corazzata, i resti della 21a e quanto era giunto della 320a sviluppava la propria azione in una difesa manovrata, attuando successivi sbalzi verso ovest, appoggiati alle linee fluviali, scendenti da nord a sud, tanto per coprire la direttrice Kupjansk - Karkov e l'ala sinistra del Gruppo di Armate Don, quanto per dare tempo alle unità tedesche (Divisione Gross Deutschland e Corpo corazzato SS) di affluire e svolgere poi la contromanovra che ristabilisse la situazione.
RIPIEGAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO (17-31 GENNAIO).
Alle ore 11 del 17 gennaio il Comando del Corpo d'Armata Alpino trasmetteva verbalmente alle Divisioni dipendenti l'ordine di ripiegamento, subito confermato per iscritto, appena ricevuto dal Comando dell'8a Armata. Con esso si orientavano le Grandi Unità alpine a compiere i movimenti regolandoli sulle tre successive linee di attestamento: - ferrovia Jevdakovo - Rossosc; - valle Olchovatka; - valle Ajdar - Nikolaievka.
Nel corso della giornata il Comando del Corpo Alpino riceveva notizia che Postoialyi era stato attaccato ed occupato da carri armati e fanteria autocarrata, provenienti da sud. In tal modo rimanevano bloccati gli sgomberi predisposti da Podgornoe, poiché i sovietici, fin dal giorno 15, avevano interrotto la strada Rossosc - Olchovatka. L'isolamento, realizzato dalle unità corazzate e motorizzate avversarie alle spalle del Corpo d'Armata Alpino, poneva questo nella necessità di operare da solo per aprirsi la strada verso ovest, al fine di raggiungere lo schieramento amico.
Il Comando del Gruppo di Armate «B» passava alle dipendenze del Corpo Alpino i modestissimi resti del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco. Di esso erano rimasti efficienti 4 carri armati, 2 semoventi, 5 pezzi d'artiglieria, una batteria di lanciarazzi. Le Divisioni 385a e 387a, dopo un mese di combattimenti, erano praticamente distrutte ed i superstiti avevano formato drappelli che si erano uniti variamente alle colonne italiane in ripiegamento. Appesantivano il movimento delle quattro Divisioni italiane circa 10.000 sbandati tedeschi e ungheresi, con innumerevoli slitte ed altre impedimenta, protesi piuttosto a cercare cibo e ricovero per la notte, che a prendere parte ai combattimenti sostenuti dagli italiani.
La rottura del contatto col nemico avveniva contemporaneamente su tutta la fronte del Corpo d'Armata all'imbrunire e si sviluppava durante la notte sul 18 gennaio. Nell'ambito delle singole Divisioni si formavano colonne, via via meno numerose e più consistenti. La Divisione Tridentina costituiva tre colonne, che iniziavano il movimento su Podgornoe protette da una retroguardia e raggiungevano nella notte stessa la linea di attestamento alla ferrovia, sulla quale si schieravano fronte ad est. II Comando del Corpo d'Armata, tuttora dislocato a Podgornoe, si univa alla Tridentina, ponendo alle dipendenze di essa una parte delle truppe e servizi del Corpo d'Armata.
La Divisione Vicenza eseguiva il ripiegamento verso la linea ferroviaria, articolata su due colonne. La colonna settentrionale si dirigeva su Podgornoe. Qui i battaglioni Morbegno e Vestone rientravano alla loro Divisione Tridentina. Questa, a sua volta, restituiva alla Vicenza i due battaglioni che aveva avuto alla fine di dicembre. La colonna meridionale si dirigeva su Popovka. A Podgornoe il Comando del Corpo d'Armata stabiliva che 3.000 militari dei reparti e servizi da esso direttamente dipendenti effettuassero il ripiegamento con la Vicenza. La Divisione Cuneense ripiegava in direzione di Popovka, su due colonne protette dal battaglione Saluzzo, lasciato in retroguardia in quanto schierato all'estremo meridionale del Corpo d'Armata e che restava in stretto contatto con le avanguardie avversarie.
Dopo aver iniziato il movimento, il Comando di Divisione perdeva il collegamento con il Comando del Corpo d'Armata. La Divisione Julia, che nella precedente giornata del 16 gennaio aveva dovuto estendere per 25 chilometri il proprio settore difensivo per sostituire unità tedesche impiegate altrove, si era ritirata sulla sponda settentrionale della Tciornaja Kalitva. Conservava, però, una testa di ponte sulla riva meridionale di quel fiume presso Novo Melniza, difesa dal battaglione Tolmezzo. Su quelle posizioni il battaglione doveva sostenere violenti attacchi del nemico, che riusciva a circondarlo. Rotto l'accerchiamento in un assalto alla baionetta, il Tolmezzo si ricongiungeva alla propria Divisione. Questa, all'imbrunire, riprendeva il movimento in ritirata su due colonne, orientate a proseguire rapidamente su Popovka - Lesnitscianskij.
Serata a Fino Mornasco
Giovedì 26 gennaio 2023 a Fino Mornasco (CO) parteciperò ad una serata dedicata alla Campagna di Russia e racconterò i miei viaggi e le emozioni, grandi e piccole, che mi hanno accompagnato in questi anni. Immagini, storie, momenti, tutto ciò per spiegare la Campagna di Russia... ieri e oggi. Presenterò e proietterò inoltre il cortometraggio che abbiamo realizzato per l'80° anniversario delle ritirate di Russia.
Saranno presenti anche il coro A.N.A. "Sandro Marelli" di Fino Mornasco e Mino De Grandis dell'associazione "I Nuovi del Mulino" che narrerà alcuni brani tratti dai grandi libri di Mario Rigoni Stern.
Vi aspetto quindi dalle ore 20.45 a Fino Mornasco presso la sala polifunzionale "Ottagono" in via Brera per una serata molto molto coinvolgente. Per informazioni chiamare il numero 031.929291 del Comune di Fino Mornasco.
Saranno presenti anche il coro A.N.A. "Sandro Marelli" di Fino Mornasco e Mino De Grandis dell'associazione "I Nuovi del Mulino" che narrerà alcuni brani tratti dai grandi libri di Mario Rigoni Stern.
Vi aspetto quindi dalle ore 20.45 a Fino Mornasco presso la sala polifunzionale "Ottagono" in via Brera per una serata molto molto coinvolgente. Per informazioni chiamare il numero 031.929291 del Comune di Fino Mornasco.
I protagonisti "silenziosi"
Un grosso grazie ai protagonisti "silenziosi" del nostro cortometraggio dedicato a tutti quelli che sono partiti e a tutti quelli che non sono tornati dalla Campagna di Russia.
Iscriviti a:
Post (Atom)