Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... il monumento dedicato ai caduti italiani vicino al cimitero di Rossosch.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
venerdì 23 dicembre 2022
mercoledì 21 dicembre 2022
Cronaca di una sconfitta annunciata, 20.12.42
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
20 DICEMBRE.
Nel settore dell'Armata presidiato dai Corpi d'Armata Alpino e XXIV corazzato fino a Golaja, non si verificavano avvenimenti di rilievo. Nel settore meridionale si svolgevano i previsti movimenti di ripiegamento verso sud, per sottrarre la maggior quantità possibile di forze all'accerchiamento nemico. Il Comando del Gruppo di Armate «B» , probabilmente ancora animato dalla speranza di difendere la ferrovia Rossosc-Millerovo (che alimentava il Gruppo di Armate Don), intendeva attuare una difesa delle alte valli Losovenka, Losovaja e Tcir, sulla linea q. 230 (est di Tatarski) - q. 206 (10 km a sud di Meskof) - Verhnij Cirski - Napolof - Gracev. Pertanto annullava un ordine di ripiegamento impartito dal XXIX Corpo e faceva ritornare sui propri passi Grandi Unità che avevano oltrepassato quelle posizioni. Ma lo sfavorevole andamento delle operazioni sul fronte della 3a Armata romena rendeva il progetto inattuabile. Inoltre disponeva che la Divisione Pasubio, come già la 298a, passasse alle dipendenze del XXIX Corpo d'Armata tedesco.
FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nel settore di destra, tenuto dalla Divisione Cuneense, le ultime forze della Divisione Cosseria (II e III/89°), ridotte ad un pugno di uomini, prive di munizioni, con poche armi automatiche, giunte al nono giorno di combattimento continuo, passate alle dipendenze della Divisione Cuneense, erano da questa fatte ripiegare su Loschtschina e Rossosc ed avviate a Lisinovka, dove si riunivano agli altri resti della Cosseria.
FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.
A sud del Corpo d'Armata Alpino, tra Novo Kalitva e Taly, la linea era pressoché continua ed in corso di rafforzamento; su quel fronte non si erano svolte azioni di particolare rilievo.
SETTORI DEL XXXV E DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Era in corso il ripiegamento di tutte le unità, disposto il giorno precedente. Nella parte occidentale del settore, il nemico proseguiva il movimento verso sud, raggiungendo Diogtevo con le proprie formazioni corazzate. In questa località giungevano il giorno seguente le altre unità nemiche provenienti da sud (settore della 3a Armata romena), lungo la linea Astakof - Kasciari - Olchovj Rog. Era in tal modo completato l'accerchiamento dei due Corpi d'Armata. I movimenti di ripiegamento delle Grandi Unità dalle posizioni difensive sul Don erano eseguiti dapprima su larga fronte, contrastando la corrispondente avanzata del nemico; successivamente avveniva in colonne, che si muovevano su uno o più itinerari, secondo quanto era consentito dalle vicende del combattimento tra le contrapposte fanterie e dalle azioni dei carri nemici agenti sul tergo.
Tale situazione determinava per ciascuna delle Divisioni battute una diversa forma di ripiegamento. Qualche colonna riusciva a rimanere unita, qualche altra era ostacolata dalle forti infiltrazioni del nemico e dalle difficoltà di movimento, altra ancora, nell'ansia di trovare vie più agevoli, veniva ad essere formata fortuitamente da uomini delle più svariate provenienze. Si formavano, in tal modo, due blocchi principali in ritirata: - blocco nord: 298a Divisione tedesca, gruppo Capizzi (Divisione Ravenna), aliquota della Divisione Pasubio, Divisione Torino; - blocco sud: Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco, Comando del XXX V Corpo d'Armata, aliquota della Divisione Pasubio, elementi vari di Corpo d'Armata, aliquote della 3a Divisione Celere, Divisione Sforzesca.
298a Divisione e gruppo Capizzi.
Si spostavano dalla zona Radtscenskoje - Teresckova alla zona Popovka - Makarof.
Divisione Pasubio.
Durante la notte, numerosi suoi elementi, in prevalenza dell'80° fanteria, confluivano presso Popovka, sulla Divisione Torino, seguendo poi le sorti di quella Grande Unità. La marcia condotta per Popovka, Posdnjakof e Smirnovski, si concludeva a Scepilof, dopo avere coperto un percorso di circa 40 chilometri. Con la forza complessiva ridotta a circa 600 uomini e 4 pezzi della 9a batteria dell'8° reggimento artiglieria, la Divisione avrebbe dovuto schierarsi a difesa presso Scepilof, essendo ormai praticamente circondata dal nemico. Con la Divisione marciava il Comando del XXXV Corpo d'Armata.
Divisione Torino.
All'alba, a Makaroff, l'82° fanteria con i rinforzi assegnatigli quando era schierato sul Don, si riuniva alla colonna della Divisione. Le notizie pervenute segnalavano la presenza di forze corazzate del nemico sulle più vicine strade. Su quelle battute dalla coIonna divisionale, gli ingorghi causati elementi corazzati e motorizzati tedeschi ostacolavano il movimento, per Karasejev, su Popovka. In questa località la Divisione raccoglieva anche la colonna dell'81° fanteria e, così formata, si univa ad una forte aliquota della 298a Divisione, rinforzata dal gruppo corazzato Haufmann (27a Divisione corazzata).
La presenza di questo gruppo costituiva garanzia di appoggio nel ripiegamento ed offriva possibilità di collegamenti radiotelegrafici; pertanto il Comandante della Divisione decideva di aderire alla richiesta tedesca di 1.000 litri di carburante, che veniva prelevato dai mezzi italiani, a costo di sacrificare ulteriormente autocarri ed artiglierie disponibili. Verso le ore 11 Popovka era attaccata da carri armati nemici, ma erano respinti. Alla Torino veniva affidato il compito di costituire scaglione di retroguardia. Tale compito aveva inizio alle ore 22,30, dopo lo sfilamento delle altre forze. La marcia aveva luogo con le ordinarie misure di sicurezza, ma era ostacolata dal disordine portato da elementi eterogenei, uomini, automezzi, carreggi e slitte che non potevano essere arrestati mediante posti di blocco, data l'assenza di passaggi obbligati.
3a Divisione Celere.
Durante l'intera giornata non era stato possibile ottenere il collegamento con il 3° bersaglieri, con il 120° artiglieria, con la Legione croata e con i mezzi di rinforzo assegnati a queste unità. Nelle prime ore della sera il Comando della Divisione riusciva a collegarsi con i resti del 6° bersaglieri e del II/120° artiglieria, in movimento da Makeievka a Popovka. Il 3° bersaglieri, con le unità di rinforzo, trovava il nemico già fortemente insediato a Meskof. Per sloggiarlo dalle posizioni che esso occupava, si impegnavano in combattimento la Legione croata ed i battaglioni bersaglieri XX e XVIII. Una importante altura era più volte conquistata e perduta. All'inizio della notte l'attacco veniva sospeso e la colonna ripiegava su Kalmikof, per non trascorrere la notte gelida all'addiaccio.
Divisione Sforzesca.
Nelle prime ore del mattino l'intera colonna divisionale raggiungeva la linea del Tcir e proseguiva verso sud, secondo l'ordine ricevuto dal Comando del XXIX Corpo d'Armata. Un bombardamento aereo nemico cagionava perdite notevoli. Giunta alle ore 10 a Popovka, la colonna veniva raggiunta da un ordine contrario del XXIX Corpo, per cui era costretta a tornare sul Tcir e prendervi posizione, senza trovare collegamento laterale. A sera quello schieramento era attaccato sui due fianchi dal nemico, che veniva respinto subendo forti perdite in uomini e la distruzione di quattro carri armati. Durante la notte un'altra azione di unità corazzate dell'avversario sfondava il non lontano fronte della 62a Divisione tedesca (Gruppo di Armate Don), raggiungendo Kamenka, dove elementi dell'artiglieria della Sforzesca lo respingevano, distruggendo altri tre carri armati ed infliggendo perdite di uomini.
20 DICEMBRE.
Nel settore dell'Armata presidiato dai Corpi d'Armata Alpino e XXIV corazzato fino a Golaja, non si verificavano avvenimenti di rilievo. Nel settore meridionale si svolgevano i previsti movimenti di ripiegamento verso sud, per sottrarre la maggior quantità possibile di forze all'accerchiamento nemico. Il Comando del Gruppo di Armate «B» , probabilmente ancora animato dalla speranza di difendere la ferrovia Rossosc-Millerovo (che alimentava il Gruppo di Armate Don), intendeva attuare una difesa delle alte valli Losovenka, Losovaja e Tcir, sulla linea q. 230 (est di Tatarski) - q. 206 (10 km a sud di Meskof) - Verhnij Cirski - Napolof - Gracev. Pertanto annullava un ordine di ripiegamento impartito dal XXIX Corpo e faceva ritornare sui propri passi Grandi Unità che avevano oltrepassato quelle posizioni. Ma lo sfavorevole andamento delle operazioni sul fronte della 3a Armata romena rendeva il progetto inattuabile. Inoltre disponeva che la Divisione Pasubio, come già la 298a, passasse alle dipendenze del XXIX Corpo d'Armata tedesco.
FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nel settore di destra, tenuto dalla Divisione Cuneense, le ultime forze della Divisione Cosseria (II e III/89°), ridotte ad un pugno di uomini, prive di munizioni, con poche armi automatiche, giunte al nono giorno di combattimento continuo, passate alle dipendenze della Divisione Cuneense, erano da questa fatte ripiegare su Loschtschina e Rossosc ed avviate a Lisinovka, dove si riunivano agli altri resti della Cosseria.
FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.
A sud del Corpo d'Armata Alpino, tra Novo Kalitva e Taly, la linea era pressoché continua ed in corso di rafforzamento; su quel fronte non si erano svolte azioni di particolare rilievo.
SETTORI DEL XXXV E DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Era in corso il ripiegamento di tutte le unità, disposto il giorno precedente. Nella parte occidentale del settore, il nemico proseguiva il movimento verso sud, raggiungendo Diogtevo con le proprie formazioni corazzate. In questa località giungevano il giorno seguente le altre unità nemiche provenienti da sud (settore della 3a Armata romena), lungo la linea Astakof - Kasciari - Olchovj Rog. Era in tal modo completato l'accerchiamento dei due Corpi d'Armata. I movimenti di ripiegamento delle Grandi Unità dalle posizioni difensive sul Don erano eseguiti dapprima su larga fronte, contrastando la corrispondente avanzata del nemico; successivamente avveniva in colonne, che si muovevano su uno o più itinerari, secondo quanto era consentito dalle vicende del combattimento tra le contrapposte fanterie e dalle azioni dei carri nemici agenti sul tergo.
Tale situazione determinava per ciascuna delle Divisioni battute una diversa forma di ripiegamento. Qualche colonna riusciva a rimanere unita, qualche altra era ostacolata dalle forti infiltrazioni del nemico e dalle difficoltà di movimento, altra ancora, nell'ansia di trovare vie più agevoli, veniva ad essere formata fortuitamente da uomini delle più svariate provenienze. Si formavano, in tal modo, due blocchi principali in ritirata: - blocco nord: 298a Divisione tedesca, gruppo Capizzi (Divisione Ravenna), aliquota della Divisione Pasubio, Divisione Torino; - blocco sud: Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco, Comando del XXX V Corpo d'Armata, aliquota della Divisione Pasubio, elementi vari di Corpo d'Armata, aliquote della 3a Divisione Celere, Divisione Sforzesca.
298a Divisione e gruppo Capizzi.
Si spostavano dalla zona Radtscenskoje - Teresckova alla zona Popovka - Makarof.
Divisione Pasubio.
Durante la notte, numerosi suoi elementi, in prevalenza dell'80° fanteria, confluivano presso Popovka, sulla Divisione Torino, seguendo poi le sorti di quella Grande Unità. La marcia condotta per Popovka, Posdnjakof e Smirnovski, si concludeva a Scepilof, dopo avere coperto un percorso di circa 40 chilometri. Con la forza complessiva ridotta a circa 600 uomini e 4 pezzi della 9a batteria dell'8° reggimento artiglieria, la Divisione avrebbe dovuto schierarsi a difesa presso Scepilof, essendo ormai praticamente circondata dal nemico. Con la Divisione marciava il Comando del XXXV Corpo d'Armata.
Divisione Torino.
All'alba, a Makaroff, l'82° fanteria con i rinforzi assegnatigli quando era schierato sul Don, si riuniva alla colonna della Divisione. Le notizie pervenute segnalavano la presenza di forze corazzate del nemico sulle più vicine strade. Su quelle battute dalla coIonna divisionale, gli ingorghi causati elementi corazzati e motorizzati tedeschi ostacolavano il movimento, per Karasejev, su Popovka. In questa località la Divisione raccoglieva anche la colonna dell'81° fanteria e, così formata, si univa ad una forte aliquota della 298a Divisione, rinforzata dal gruppo corazzato Haufmann (27a Divisione corazzata).
La presenza di questo gruppo costituiva garanzia di appoggio nel ripiegamento ed offriva possibilità di collegamenti radiotelegrafici; pertanto il Comandante della Divisione decideva di aderire alla richiesta tedesca di 1.000 litri di carburante, che veniva prelevato dai mezzi italiani, a costo di sacrificare ulteriormente autocarri ed artiglierie disponibili. Verso le ore 11 Popovka era attaccata da carri armati nemici, ma erano respinti. Alla Torino veniva affidato il compito di costituire scaglione di retroguardia. Tale compito aveva inizio alle ore 22,30, dopo lo sfilamento delle altre forze. La marcia aveva luogo con le ordinarie misure di sicurezza, ma era ostacolata dal disordine portato da elementi eterogenei, uomini, automezzi, carreggi e slitte che non potevano essere arrestati mediante posti di blocco, data l'assenza di passaggi obbligati.
3a Divisione Celere.
Durante l'intera giornata non era stato possibile ottenere il collegamento con il 3° bersaglieri, con il 120° artiglieria, con la Legione croata e con i mezzi di rinforzo assegnati a queste unità. Nelle prime ore della sera il Comando della Divisione riusciva a collegarsi con i resti del 6° bersaglieri e del II/120° artiglieria, in movimento da Makeievka a Popovka. Il 3° bersaglieri, con le unità di rinforzo, trovava il nemico già fortemente insediato a Meskof. Per sloggiarlo dalle posizioni che esso occupava, si impegnavano in combattimento la Legione croata ed i battaglioni bersaglieri XX e XVIII. Una importante altura era più volte conquistata e perduta. All'inizio della notte l'attacco veniva sospeso e la colonna ripiegava su Kalmikof, per non trascorrere la notte gelida all'addiaccio.
Divisione Sforzesca.
Nelle prime ore del mattino l'intera colonna divisionale raggiungeva la linea del Tcir e proseguiva verso sud, secondo l'ordine ricevuto dal Comando del XXIX Corpo d'Armata. Un bombardamento aereo nemico cagionava perdite notevoli. Giunta alle ore 10 a Popovka, la colonna veniva raggiunta da un ordine contrario del XXIX Corpo, per cui era costretta a tornare sul Tcir e prendervi posizione, senza trovare collegamento laterale. A sera quello schieramento era attaccato sui due fianchi dal nemico, che veniva respinto subendo forti perdite in uomini e la distruzione di quattro carri armati. Durante la notte un'altra azione di unità corazzate dell'avversario sfondava il non lontano fronte della 62a Divisione tedesca (Gruppo di Armate Don), raggiungendo Kamenka, dove elementi dell'artiglieria della Sforzesca lo respingevano, distruggendo altri tre carri armati ed infliggendo perdite di uomini.
Le fotografie di Mario Bagnasco, 28
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"18.01.1942 messa in scena".
"18.01.1942 messa in scena".
Il viaggio del 2013, quota Pisello
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... il monumento dedicato ai caduti sovietici posto sulla sommità di Quota Pisello.
Otto Alpini tornano a casa
Ricevo dall'amico Fabio in Russia questa fotografia e la bellissima notizia che riporto: "si è tenuta oggi a Rossosh (Russia) la consegna formale al Console onorario italiano Vittorio Torrembini (in cravatta) dei resti degli otto Alpini della Divisione Cuneense reperiti in località Popovka/Annovka, zona Don. L'operazione è stata possibile grazie all'interessamento di Onorcaduti, UNIRR e URP. Lo scavo è stato eseguito dall’associazione "Piccolo Saturno". I resti dei poveri soldati, dei quali due identificati, giungeranno nei prossimi mesi in Italia. L’operazione è stata ritardata dagli eventi bellici in corso in Ucraina.
Finalmente arrivano segnali positivi in questo senso, seppur in un periodo così critico per tutti noi. Evidenzio solo un ultimo aspetto: due degli otto corpi sono stati identificati grazie alla presenza delle piastrine... è ho detto tutto.
Finalmente arrivano segnali positivi in questo senso, seppur in un periodo così critico per tutti noi. Evidenzio solo un ultimo aspetto: due degli otto corpi sono stati identificati grazie alla presenza delle piastrine... è ho detto tutto.
martedì 20 dicembre 2022
Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.12.42
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
19 DICEMBRE.
FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.
Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazza tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente. Con quell'ordine veniva resa alle unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le «caratteristiche di reparti combattenti», con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile. Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano unità italiane dello stesso
II Corpo d'Armata.
I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni. Il Generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto della non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata Alpino. Il Generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci. Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.
Tutti sapevano che i sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino. Quando le sagome dei carri armati sovietici si profilarono sulla collina sovrastante la stazione ferroviaria e si fermarono in osservazione, furono ritenute di mezzi tedeschi. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse. Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima. Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa agli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta.
Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati. Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento. Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.
I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a ricuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica. Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad. Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.
La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei. L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifizi dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia. Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella seconda battaglia difensiva del Don. Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro c di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.
Per il Comando del II Corpo si riaffacciava in modo ancor più pressante il problema della riorganizzazione dei reparti e della loro ricostituzione, fatta seguire possibilmente da una fase di ripresa morale e di efficienza operativa. Ma ogni proposito in tal senso sembrava urtare contro la volontà del Comando d'Armata, che richiedeva l'immediato reimpiego degli uomini. La situazione a Taly rimaneva grave: le riserve di ogni genere andavano esaurendosi, gli attacchi continuavano, i reparti tedeschi poco si prestavano ormai alla cooperazione. Nelle ore pomeridiane il Comando d'Armata ordinava al Generale Dupont, Comandante della Ravenna, di farsi sostituire nel comando della difesa di Taly dai tedeschi e di rientrare con tutte le unità italiane. Verso la fine del pomeriggio era in atto presso il XXIV Corpo la seguente situazione: - il fronte della 385a Divisione era stato rotto, ma era tenuta la linea alture ad ovest di Novo Kalitva - q. 176 - q. 209 (sud-ovest di Ivanovka); - il gruppo Fegelein stava costituendo la linea: Deresovatka - Atamanski - Scelobok, per collegare la 385a con Taly, tuttora difesa.
Il XXIV Corpo intendeva conservare quella linea, evidentemente a copertura della ferrovia Rossosc-Millerovo. Frattanto la Cosseria raccoglieva a tergo della Cuneense i propri reparti ancora provenienti da est, attendeva il rientro del 90° fanteria defluito a Kantemirovka e si sarebbe dislocata nella zona di Pelagejevka. Tre battaglioni della Julia stavano per congiungersi con il gruppo d'intervento.
FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
La situazione non aveva subito sensibili variazioni durante la notte, essendo riconfermato l'ordine di resistenza in posto, per limitare la breccia al corso del Boguciar. Alle ore 12 il Comandante del Corpo d'Armata apprendeva presso il Comando della 298a Divisione tedesca che il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento di questa agli ordini del XXIV Corpo corazzato tedesco ed il suo ripiegamento sulla sponda destra della Tihaja. Al XXXV Corpo sarebbe rimasta la sola Divisione Pasubio. I carri armati sovietici effettuavano una puntata anche su Tcertkovo, dove il presidio italiano (unità complementi per la 3a Celere appena giunte dall'Italia e servizi d'Intendenza) respingeva l'attacco, dando inizio alla resistenza che, alimentata da forze italiane tedesche, sarebbe durata per quasi un mese.
298a Divisione tedesca.
Non era stata attaccata sulle posizioni occupate il giorno precedente e continuava a disporre anche del gruppo Capizzi (circa due battaglioni della Ravenna, con elementi di rinforzo), di due battaglioni del 79° fanteria e di un battaglione di formazione del genio. Alle ore 12 passava alle dipendenze del XXIV Corpo corazzato tedesco.
Divisione Pasubio.
Durante la notte conteneva la forte pressione del nemico. L'usura dei reparti era tale che le forze congiunte del 79° fanteria e del IX battaglione mortai divisionale ammontavano complessivamente a 659 uomini, dei quali 38 ufficiali. Le restanti unità non erano in migliori condizioni. Alle ore 12,30 il Generale Zingales, Comandante del Corpo d'Armata, recatosi presso il Comando della Divisione, comunicava l'ordine, poco prima ricevuto, di ripiegare verso sud, sulla sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov. Sulla destra non era stato possibile stabilire il collegamento con la Torino.
FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Anche per questa Grande Unità continuava a vigere l'ordine di resistenza sul posto, sebbene gli avvenimenti della giornata precedente presso le tre Divisioni ne avessero infirmata la validità, ma alle ore 10 il Comando d'Armata ordinava l'arretramento sulla seconda posizione.
Divisione Torino.
Rimaneva sul Don, anche se minacciata di aggiramento sulla destra, dove un attacco contro Surof era stato respinto; non aveva potuto collegarsi sulla sinistra con la Pasubio. Nelle retrovie divisionali, presso Kriniza, già si combatteva contro infiltrazioni nemiche. I resti del III/82° dovevano ripiegare su Paseka, asserragliandovisi fronte a nord-ovest; altro attacco era respinto a Suchoj Donez.
3a Divisione Celere.
Alle ore 6, non essendo giunti tutti gli attesi rinforzi, era stato preparato un contrattacco con le forze disponibili: il nemico, però, preveniva l'azione con forti attacchi sulla destra (6° bersaglieri) e nella zona a sud-ovest di Mrykin (3° bersaglieri), con l'evidente scopo di progredire nella valle Tihaja, allargare la breccia tra i due reggimenti e cadere a tergo del 3° bersaglieri, puntando su Meskof. Alle ore 10 il 3° bersaglieri resisteva ancora sul Don, sebbene fortemente premuto di fronte e minacciato a tergo; i reparti posti a sbarramento della valle Tihaja stavano ripiegando da Birjukof su Melovatyj, sotto la pressione nemica; Meskof era direttamente minacciata. Il Comando del XXIX Corpo d'Armata, alle ore 14, ordinava che tutte le unità ripiegassero sulla Tihaja, per assumere la difesa del settore Meskof-Provalskij, tra la Torino e la Sforzesca.
Divisione Sforzesca.
I movimenti ordinati per raggiungere la linea intermedia di ripiegamento tra Merkulov e Verhnij Tokin e quella Tihaja-Tcir erano stati effettuati prima delle ore 4, realizzando il ricongiungimento con il gruppo Vaccaro. Questo, attaccato alle ore 5 da notevoli forze, resisteva sul posto fino alle ore 10 e si portava poi sulle alture a sud-est di Varvarin e ad est di Kalinovski.
Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II Corpo d'Armata, la ripresa offensiva contro il XXXV Corpo (Divisione Pasubio), l'estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3a Armata romena avevano indotto il Generale Gariboldi a prospettare al Comando del Gruppo di Armate «B», fino dal 17 dicembre, la necessità di un sensibile arretramento della linea per ricostituire una nuova difesa continua.
Il logoramento delle Divisioni italiane di prima schiera aveva maggiormente ridotto le loro già limitate disponibilità organiche, l'afflusso di unità fresche da tergo (385a Divisione tedesca e minori reparti italiani e tedeschi) era servito solamente ad alimentare la lotta nella prima fase della battaglia, l'arrivo di altre Grandi Unità (Divisione Julia e 387a Divisione tedesca) era preannunciato ed in corso di esecuzione, ma non offriva possibilità di pronto intervento a massa. Pertanto, per la nuova linea di resistenza doveva essere studiato un andamento meno esteso del precedente, che seguiva il corso del Don in ogni sua tortuosità. Era stato orientativamente proposto di seguire l'andamento della linea ferroviaria Rossosc-Millerovo, lasciando invariato il fronte intatto del Corpo d'Armata Alpino e, proseguendolo verso sud, trovare il collegamento con il Gruppo Armate Don, che stava combattendo per congiungersi con la 6a Armata tedesca isolata da circa un mese presso Stalingrado.
La proposta non era stata accettata, in quanto il Comando del Gruppo di Armate «B», in conformità alle disposizioni del Comando Supremo tedesco, aveva seguito il criterio di cedere terreno quanto meno fosse possibile. D'altra parte l'interpretazione errata che il Comando della 298a Divisione aveva dato tra il 17 ed il 18 dicembre agli ordini di ritirare sul Boguciar la propria ala sinistra, lasciando invece aperta la valle, non potuta sbarrare dalla resistenza del modesto presidio di Taly, aveva consentito alle forze corazzate sovietiche di raggiungere ed interrompere a Kantemirovka la ferrovia che teoricamente si sarebbe voluto coprire.
L'offensiva contro la Pasubio e contro il XXIX Corpo tedesco, specialmente contro la Divisione Celere, stava conseguendo nuovi risultati. II giorno 18 il Comando di Armata aveva di nuovo prospettato la necessità di un arretramento delle Grandi Unità, per impedire che la loro distruzione imminente giovasse al nemico per aprire una più vasta breccia. Ma la risposta «il Führer vuole che si resista ad oltranza» portava i rapporti dal piano di una razionale discussione a quello fideistico. Solamente l'aggravamento della situazione - determinato congiuntamente dall'episodio di Kantemirovka, dall'ulteriore flessione della linea del XXIX Corpo tedesco e dai negativi avvenimenti verificatisi presso la 3a Armata romena - inducevano il Comando del Gruppo di Armate «B» a disporre, alle ore 15 del 19 dicembre, il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del Corpo d'Armata Alpino, affinché fosse possibile costituire una linea arretrata sull'asse Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir.
FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Si stava procedendo alla sostituzione della Divisione Julia con l'inserimento al suo posto della Divisione Vicenza. Lo schieramento di estrema destra del Corpo d'Armata, e particolarmente le posizioni tenute a Staro Kalitva dalla Divisione Cuneense, subivano violenti bombardamenti aerei. L'artiglieria controaerea abbatteva due apparecchi nemici e ne danneggiava gravemente altri quattro. Il battaglione Saluzzo (estrema destra del settore Cuneense) interveniva in un contrattacco al limite di settore, cooperando con i resti del II e III/89° fanteria (Divisione Cosseria), che tuttora resistevano nella zona di Novo Kalitva. Il gruppo d'intervento Julia era impiegato dal XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco nella zona di Kriniscnaja - Selenj Jar - Ivanovka.
II CORPO D'ARMATA.
Aveva in corso il riordinamento delle unità e non aveva responsabilità operative.
FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.
Il nemico continuava la propria pressione sul fronte tra Novo Kalitva ed Ivanovka, dove l'azione dell'avversario era validamente contrastata dalla difesa, consolidata dall'affluenza del gruppo d'intervento Julia e del gruppo Fegelein. Continuava la resistenza di Taly. Era stata assegnata al XXIV Corpo d'Armata la 298a Divisione, già inquadrata nel XXXV e nel II Corpo italiano.
SETTORE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
Era data esecuzione agli ordini di ripiegamento, ma si profilava sempre più la minaccia sulle retrovie, portata da consistenti punte corazzate sovietiche nella valle Levaja. Durante l'esecuzione dell'ordine di ripiegamento sulla linea Radtscenskoje - Medova - Karasejev - Meskof - Provalski - Napolof - Gracev, una puntata di mezzi corazzati sovietici, giunta fino a Kriniza, rendeva superato il provvedimento in atto. Alle ore 15, dopo nuovi ordini del Comando del Gruppo di Armate «B», il Comando dell'8a Armata disponeva per l'occupazione della nuova linea più arretrata: Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir, intendendo costituire su di essa due pilastri, essenziali ai fini della difesa: - a Ticho Sciuravskaja, con le unità dell'ala sinistra della 298a Divisione; - a Meskof, con il gruppo Schuldt.
Inoltre, per colmare la falla determinatasi tra le ali interne dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, disponeva che il non ancora giunto terzo reggimento di fanteria della 385a Divisione venisse sbarcato dai treni alla stazione ferroviaria di Tcertkovo.
Divisione Pasubio.
Verso le ore 13 riceveva l'ordine di ripiegare a sud e raggiungere la sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov, per prendervi posizione fronte a nord, passando per Karasejev e Michailovka. La stessa sera, verso le ore 21, l'ordine veniva mutato in quello dl radunarsi nella zona Arbusov - Abakusc n. 2 - Alexejevo Losovskaja, per organizzarvisi a caposaldo, con difesa particolarmente attiva verso ovest, soprattutto in funzione controcarro, così da proteggere il fianco sinistro delle Divisioni che, frattanto, dovevano schierarsi sulla Tihaja. La generale scarsità dei carburanti determinava l'ordine di abbandono di una parte dei restanti pezzi d'artiglieria, previa inutilizzazione. Le difficoltà del percorso accrescevano le perdite ed alla sera rimanevano alla colonna solamente 4 pezzi da 75/27 dell'8° artiglieria. I serventi appiedati costituivano unità di formazione.
SETTORE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO (unità in ripiegamento).
Divisione Torino.
Aveva ricevuto l'ordine di schierarsi anch'essa sulla Tihaja, raggiungendo Meskof con movimento a scaglioni successivi, transitando per Kalminkof e trasmettendo l'ordine di ripiegamento anche al 3° reggimento bersaglieri, schierato alla sua destra ed isolato dal Comando della 3a Divisione Celere. Alle ore 21,30 l'ordine veniva mutato dal Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco in quello di proseguire il ripiegamento verso sud-ovest. Alle ore 24 il collegamento telefonico con il Comando del XXIX Corpo veniva interrotto, né poteva essere tenuto via radio, in quanto l'Ufficiale di collegamento tedesco, di propria iniziativa, per avere sentito che elementi nemici si trovavano alle spalle della Divisione, aveva arbitrariamente distrutto la sola stazione abilitata a mantenere quel collegamento. Le forze in ripiegamento distruggevano due carri armati avversari nella zona di Mankovo Kalitvenskaja.
3a Divisione Celere.
I reparti assegnati in rinforzo alla Divisione non erano giunti. All'alba il nemico attaccava in forze, prevenendo un contrattacco predisposto dal 6° bersaglieri. Le unità avversarie riuscivano a penetrare nella valle Tihaia, mentre il Comando del XXIX Corpo d'Armata ordinava di continuare a tenere la linea del Don, quando, con fanteria e carri armati, il nemico attaccava ormai Meskof, nelle retrovie della Divisione. Veniva tentato uno sbarramento della valle Tihaja, ma i collegamenti con la sinistra della Divisione erano interrotti. Alle ore 14 il Comando del XXIX Corpo ordinava il ripiegamento sulla linea della Tihaja, tra Meskof e Provalskij. L'ordine di ripiegamento doveva essere trasmesso al 3° bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino, che assumeva il reggimento alle proprie dipendenze.
Il 3° bersaglieri si trovava isolato dal resto della Divisione. Esso occupava sul Don un settore di 22 chilometri e disponeva, come riserva settoriale, di due sole compagnie di formazione, delle quali una comprendeva perfino un plotone di soldati di sanità, e l'altra era croata. Nella notte aveva dovuto abbandonare la linea del Don sotto la protezione dello scaglione di retroguardia e schierarsi sulla Tihaja, prendendo contatto con la sinistra della Torino a Meskov. Scarseggiavano le armi, poste fuori combattimento nei giorni precedenti, e le munizioni, non più rifornite da tergo. L'artiglieria aveva dovuto distruggere i propri pezzi per mancanza di carburante.
Nel pomeriggio il Comando della Divisione, la Sezione di sanità, due Ospedali da campo ed un Nucleo chirurgico, la Sezione di sussistenza, la Squadra panettieri, il Posto di avviamento munizioni divisionale, gli autoreparti e la Sezione carburanti e lubrificanti erano stati pressoché interamente distrutti da due attacchi di carri armati sovietici. Alle ore 24 nessuna notizia era pervenuta ancora sul ripiegamento del 3° bersaglieri e della Legione croata, mentre permaneva la minaccia dei mezzi corazzati nemici a tergo della Divisione, con provenienza da nord e da ovest. Alla stessa ora giungeva l'ordine del XXIX Corpo tedesco di non fermarsi sulla linea della Tihaia, ma di proseguire verso sud, in direzione di Kasciari, perché la strada Meskof-Diogtevo era tenuta da due corpi corazzati sovietici. Dopo questa comunicazione, il collegamento con il Comando del XXIX Corpo d'Armata era interrotto. La colonna del 6° bersaglieri distruggeva quattro carri armati sovietici.
Divisione Sforzesca.
Mentre venivano eseguiti gli ultimi movimenti del ripiegamento ordinato dal XXIX Corpo d'Armata fin dal giorno precedente, alle ore 23 giungeva un altro ordine secondo il quale la Divisione, già sopravanzata alle ali da numerosi mezzi corazzati nemici, non avrebbe dovuto più schierarsi sul Tcir, ma sfondare in direzione sud, verso Nizne Boliscinskoj, distante circa sessanta chilometri. La scarsità di carburante costringeva a rinunziare al traino delle artiglierie con i trattori, a causa del loro elevato consumo, sostituendoli con autocarri. Successivamente, per la mancanza del carburante nei serbatoi, molti pezzi furono distrutti prima di essere abbandonati.
19 DICEMBRE.
FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.
Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazza tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente. Con quell'ordine veniva resa alle unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le «caratteristiche di reparti combattenti», con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile. Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano unità italiane dello stesso
II Corpo d'Armata.
I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni. Il Generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto della non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata Alpino. Il Generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci. Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.
Tutti sapevano che i sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino. Quando le sagome dei carri armati sovietici si profilarono sulla collina sovrastante la stazione ferroviaria e si fermarono in osservazione, furono ritenute di mezzi tedeschi. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse. Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima. Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa agli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta.
Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati. Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento. Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.
I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a ricuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica. Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad. Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.
La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei. L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifizi dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia. Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella seconda battaglia difensiva del Don. Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro c di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.
Per il Comando del II Corpo si riaffacciava in modo ancor più pressante il problema della riorganizzazione dei reparti e della loro ricostituzione, fatta seguire possibilmente da una fase di ripresa morale e di efficienza operativa. Ma ogni proposito in tal senso sembrava urtare contro la volontà del Comando d'Armata, che richiedeva l'immediato reimpiego degli uomini. La situazione a Taly rimaneva grave: le riserve di ogni genere andavano esaurendosi, gli attacchi continuavano, i reparti tedeschi poco si prestavano ormai alla cooperazione. Nelle ore pomeridiane il Comando d'Armata ordinava al Generale Dupont, Comandante della Ravenna, di farsi sostituire nel comando della difesa di Taly dai tedeschi e di rientrare con tutte le unità italiane. Verso la fine del pomeriggio era in atto presso il XXIV Corpo la seguente situazione: - il fronte della 385a Divisione era stato rotto, ma era tenuta la linea alture ad ovest di Novo Kalitva - q. 176 - q. 209 (sud-ovest di Ivanovka); - il gruppo Fegelein stava costituendo la linea: Deresovatka - Atamanski - Scelobok, per collegare la 385a con Taly, tuttora difesa.
Il XXIV Corpo intendeva conservare quella linea, evidentemente a copertura della ferrovia Rossosc-Millerovo. Frattanto la Cosseria raccoglieva a tergo della Cuneense i propri reparti ancora provenienti da est, attendeva il rientro del 90° fanteria defluito a Kantemirovka e si sarebbe dislocata nella zona di Pelagejevka. Tre battaglioni della Julia stavano per congiungersi con il gruppo d'intervento.
FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
La situazione non aveva subito sensibili variazioni durante la notte, essendo riconfermato l'ordine di resistenza in posto, per limitare la breccia al corso del Boguciar. Alle ore 12 il Comandante del Corpo d'Armata apprendeva presso il Comando della 298a Divisione tedesca che il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento di questa agli ordini del XXIV Corpo corazzato tedesco ed il suo ripiegamento sulla sponda destra della Tihaja. Al XXXV Corpo sarebbe rimasta la sola Divisione Pasubio. I carri armati sovietici effettuavano una puntata anche su Tcertkovo, dove il presidio italiano (unità complementi per la 3a Celere appena giunte dall'Italia e servizi d'Intendenza) respingeva l'attacco, dando inizio alla resistenza che, alimentata da forze italiane tedesche, sarebbe durata per quasi un mese.
298a Divisione tedesca.
Non era stata attaccata sulle posizioni occupate il giorno precedente e continuava a disporre anche del gruppo Capizzi (circa due battaglioni della Ravenna, con elementi di rinforzo), di due battaglioni del 79° fanteria e di un battaglione di formazione del genio. Alle ore 12 passava alle dipendenze del XXIV Corpo corazzato tedesco.
Divisione Pasubio.
Durante la notte conteneva la forte pressione del nemico. L'usura dei reparti era tale che le forze congiunte del 79° fanteria e del IX battaglione mortai divisionale ammontavano complessivamente a 659 uomini, dei quali 38 ufficiali. Le restanti unità non erano in migliori condizioni. Alle ore 12,30 il Generale Zingales, Comandante del Corpo d'Armata, recatosi presso il Comando della Divisione, comunicava l'ordine, poco prima ricevuto, di ripiegare verso sud, sulla sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov. Sulla destra non era stato possibile stabilire il collegamento con la Torino.
FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Anche per questa Grande Unità continuava a vigere l'ordine di resistenza sul posto, sebbene gli avvenimenti della giornata precedente presso le tre Divisioni ne avessero infirmata la validità, ma alle ore 10 il Comando d'Armata ordinava l'arretramento sulla seconda posizione.
Divisione Torino.
Rimaneva sul Don, anche se minacciata di aggiramento sulla destra, dove un attacco contro Surof era stato respinto; non aveva potuto collegarsi sulla sinistra con la Pasubio. Nelle retrovie divisionali, presso Kriniza, già si combatteva contro infiltrazioni nemiche. I resti del III/82° dovevano ripiegare su Paseka, asserragliandovisi fronte a nord-ovest; altro attacco era respinto a Suchoj Donez.
3a Divisione Celere.
Alle ore 6, non essendo giunti tutti gli attesi rinforzi, era stato preparato un contrattacco con le forze disponibili: il nemico, però, preveniva l'azione con forti attacchi sulla destra (6° bersaglieri) e nella zona a sud-ovest di Mrykin (3° bersaglieri), con l'evidente scopo di progredire nella valle Tihaja, allargare la breccia tra i due reggimenti e cadere a tergo del 3° bersaglieri, puntando su Meskof. Alle ore 10 il 3° bersaglieri resisteva ancora sul Don, sebbene fortemente premuto di fronte e minacciato a tergo; i reparti posti a sbarramento della valle Tihaja stavano ripiegando da Birjukof su Melovatyj, sotto la pressione nemica; Meskof era direttamente minacciata. Il Comando del XXIX Corpo d'Armata, alle ore 14, ordinava che tutte le unità ripiegassero sulla Tihaja, per assumere la difesa del settore Meskof-Provalskij, tra la Torino e la Sforzesca.
Divisione Sforzesca.
I movimenti ordinati per raggiungere la linea intermedia di ripiegamento tra Merkulov e Verhnij Tokin e quella Tihaja-Tcir erano stati effettuati prima delle ore 4, realizzando il ricongiungimento con il gruppo Vaccaro. Questo, attaccato alle ore 5 da notevoli forze, resisteva sul posto fino alle ore 10 e si portava poi sulle alture a sud-est di Varvarin e ad est di Kalinovski.
Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II Corpo d'Armata, la ripresa offensiva contro il XXXV Corpo (Divisione Pasubio), l'estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3a Armata romena avevano indotto il Generale Gariboldi a prospettare al Comando del Gruppo di Armate «B», fino dal 17 dicembre, la necessità di un sensibile arretramento della linea per ricostituire una nuova difesa continua.
Il logoramento delle Divisioni italiane di prima schiera aveva maggiormente ridotto le loro già limitate disponibilità organiche, l'afflusso di unità fresche da tergo (385a Divisione tedesca e minori reparti italiani e tedeschi) era servito solamente ad alimentare la lotta nella prima fase della battaglia, l'arrivo di altre Grandi Unità (Divisione Julia e 387a Divisione tedesca) era preannunciato ed in corso di esecuzione, ma non offriva possibilità di pronto intervento a massa. Pertanto, per la nuova linea di resistenza doveva essere studiato un andamento meno esteso del precedente, che seguiva il corso del Don in ogni sua tortuosità. Era stato orientativamente proposto di seguire l'andamento della linea ferroviaria Rossosc-Millerovo, lasciando invariato il fronte intatto del Corpo d'Armata Alpino e, proseguendolo verso sud, trovare il collegamento con il Gruppo Armate Don, che stava combattendo per congiungersi con la 6a Armata tedesca isolata da circa un mese presso Stalingrado.
La proposta non era stata accettata, in quanto il Comando del Gruppo di Armate «B», in conformità alle disposizioni del Comando Supremo tedesco, aveva seguito il criterio di cedere terreno quanto meno fosse possibile. D'altra parte l'interpretazione errata che il Comando della 298a Divisione aveva dato tra il 17 ed il 18 dicembre agli ordini di ritirare sul Boguciar la propria ala sinistra, lasciando invece aperta la valle, non potuta sbarrare dalla resistenza del modesto presidio di Taly, aveva consentito alle forze corazzate sovietiche di raggiungere ed interrompere a Kantemirovka la ferrovia che teoricamente si sarebbe voluto coprire.
L'offensiva contro la Pasubio e contro il XXIX Corpo tedesco, specialmente contro la Divisione Celere, stava conseguendo nuovi risultati. II giorno 18 il Comando di Armata aveva di nuovo prospettato la necessità di un arretramento delle Grandi Unità, per impedire che la loro distruzione imminente giovasse al nemico per aprire una più vasta breccia. Ma la risposta «il Führer vuole che si resista ad oltranza» portava i rapporti dal piano di una razionale discussione a quello fideistico. Solamente l'aggravamento della situazione - determinato congiuntamente dall'episodio di Kantemirovka, dall'ulteriore flessione della linea del XXIX Corpo tedesco e dai negativi avvenimenti verificatisi presso la 3a Armata romena - inducevano il Comando del Gruppo di Armate «B» a disporre, alle ore 15 del 19 dicembre, il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del Corpo d'Armata Alpino, affinché fosse possibile costituire una linea arretrata sull'asse Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir.
FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Si stava procedendo alla sostituzione della Divisione Julia con l'inserimento al suo posto della Divisione Vicenza. Lo schieramento di estrema destra del Corpo d'Armata, e particolarmente le posizioni tenute a Staro Kalitva dalla Divisione Cuneense, subivano violenti bombardamenti aerei. L'artiglieria controaerea abbatteva due apparecchi nemici e ne danneggiava gravemente altri quattro. Il battaglione Saluzzo (estrema destra del settore Cuneense) interveniva in un contrattacco al limite di settore, cooperando con i resti del II e III/89° fanteria (Divisione Cosseria), che tuttora resistevano nella zona di Novo Kalitva. Il gruppo d'intervento Julia era impiegato dal XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco nella zona di Kriniscnaja - Selenj Jar - Ivanovka.
II CORPO D'ARMATA.
Aveva in corso il riordinamento delle unità e non aveva responsabilità operative.
FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.
Il nemico continuava la propria pressione sul fronte tra Novo Kalitva ed Ivanovka, dove l'azione dell'avversario era validamente contrastata dalla difesa, consolidata dall'affluenza del gruppo d'intervento Julia e del gruppo Fegelein. Continuava la resistenza di Taly. Era stata assegnata al XXIV Corpo d'Armata la 298a Divisione, già inquadrata nel XXXV e nel II Corpo italiano.
SETTORE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
Era data esecuzione agli ordini di ripiegamento, ma si profilava sempre più la minaccia sulle retrovie, portata da consistenti punte corazzate sovietiche nella valle Levaja. Durante l'esecuzione dell'ordine di ripiegamento sulla linea Radtscenskoje - Medova - Karasejev - Meskof - Provalski - Napolof - Gracev, una puntata di mezzi corazzati sovietici, giunta fino a Kriniza, rendeva superato il provvedimento in atto. Alle ore 15, dopo nuovi ordini del Comando del Gruppo di Armate «B», il Comando dell'8a Armata disponeva per l'occupazione della nuova linea più arretrata: Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir, intendendo costituire su di essa due pilastri, essenziali ai fini della difesa: - a Ticho Sciuravskaja, con le unità dell'ala sinistra della 298a Divisione; - a Meskof, con il gruppo Schuldt.
Inoltre, per colmare la falla determinatasi tra le ali interne dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, disponeva che il non ancora giunto terzo reggimento di fanteria della 385a Divisione venisse sbarcato dai treni alla stazione ferroviaria di Tcertkovo.
Divisione Pasubio.
Verso le ore 13 riceveva l'ordine di ripiegare a sud e raggiungere la sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov, per prendervi posizione fronte a nord, passando per Karasejev e Michailovka. La stessa sera, verso le ore 21, l'ordine veniva mutato in quello dl radunarsi nella zona Arbusov - Abakusc n. 2 - Alexejevo Losovskaja, per organizzarvisi a caposaldo, con difesa particolarmente attiva verso ovest, soprattutto in funzione controcarro, così da proteggere il fianco sinistro delle Divisioni che, frattanto, dovevano schierarsi sulla Tihaja. La generale scarsità dei carburanti determinava l'ordine di abbandono di una parte dei restanti pezzi d'artiglieria, previa inutilizzazione. Le difficoltà del percorso accrescevano le perdite ed alla sera rimanevano alla colonna solamente 4 pezzi da 75/27 dell'8° artiglieria. I serventi appiedati costituivano unità di formazione.
SETTORE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO (unità in ripiegamento).
Divisione Torino.
Aveva ricevuto l'ordine di schierarsi anch'essa sulla Tihaja, raggiungendo Meskof con movimento a scaglioni successivi, transitando per Kalminkof e trasmettendo l'ordine di ripiegamento anche al 3° reggimento bersaglieri, schierato alla sua destra ed isolato dal Comando della 3a Divisione Celere. Alle ore 21,30 l'ordine veniva mutato dal Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco in quello di proseguire il ripiegamento verso sud-ovest. Alle ore 24 il collegamento telefonico con il Comando del XXIX Corpo veniva interrotto, né poteva essere tenuto via radio, in quanto l'Ufficiale di collegamento tedesco, di propria iniziativa, per avere sentito che elementi nemici si trovavano alle spalle della Divisione, aveva arbitrariamente distrutto la sola stazione abilitata a mantenere quel collegamento. Le forze in ripiegamento distruggevano due carri armati avversari nella zona di Mankovo Kalitvenskaja.
3a Divisione Celere.
I reparti assegnati in rinforzo alla Divisione non erano giunti. All'alba il nemico attaccava in forze, prevenendo un contrattacco predisposto dal 6° bersaglieri. Le unità avversarie riuscivano a penetrare nella valle Tihaia, mentre il Comando del XXIX Corpo d'Armata ordinava di continuare a tenere la linea del Don, quando, con fanteria e carri armati, il nemico attaccava ormai Meskof, nelle retrovie della Divisione. Veniva tentato uno sbarramento della valle Tihaja, ma i collegamenti con la sinistra della Divisione erano interrotti. Alle ore 14 il Comando del XXIX Corpo ordinava il ripiegamento sulla linea della Tihaja, tra Meskof e Provalskij. L'ordine di ripiegamento doveva essere trasmesso al 3° bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino, che assumeva il reggimento alle proprie dipendenze.
Il 3° bersaglieri si trovava isolato dal resto della Divisione. Esso occupava sul Don un settore di 22 chilometri e disponeva, come riserva settoriale, di due sole compagnie di formazione, delle quali una comprendeva perfino un plotone di soldati di sanità, e l'altra era croata. Nella notte aveva dovuto abbandonare la linea del Don sotto la protezione dello scaglione di retroguardia e schierarsi sulla Tihaja, prendendo contatto con la sinistra della Torino a Meskov. Scarseggiavano le armi, poste fuori combattimento nei giorni precedenti, e le munizioni, non più rifornite da tergo. L'artiglieria aveva dovuto distruggere i propri pezzi per mancanza di carburante.
Nel pomeriggio il Comando della Divisione, la Sezione di sanità, due Ospedali da campo ed un Nucleo chirurgico, la Sezione di sussistenza, la Squadra panettieri, il Posto di avviamento munizioni divisionale, gli autoreparti e la Sezione carburanti e lubrificanti erano stati pressoché interamente distrutti da due attacchi di carri armati sovietici. Alle ore 24 nessuna notizia era pervenuta ancora sul ripiegamento del 3° bersaglieri e della Legione croata, mentre permaneva la minaccia dei mezzi corazzati nemici a tergo della Divisione, con provenienza da nord e da ovest. Alla stessa ora giungeva l'ordine del XXIX Corpo tedesco di non fermarsi sulla linea della Tihaia, ma di proseguire verso sud, in direzione di Kasciari, perché la strada Meskof-Diogtevo era tenuta da due corpi corazzati sovietici. Dopo questa comunicazione, il collegamento con il Comando del XXIX Corpo d'Armata era interrotto. La colonna del 6° bersaglieri distruggeva quattro carri armati sovietici.
Divisione Sforzesca.
Mentre venivano eseguiti gli ultimi movimenti del ripiegamento ordinato dal XXIX Corpo d'Armata fin dal giorno precedente, alle ore 23 giungeva un altro ordine secondo il quale la Divisione, già sopravanzata alle ali da numerosi mezzi corazzati nemici, non avrebbe dovuto più schierarsi sul Tcir, ma sfondare in direzione sud, verso Nizne Boliscinskoj, distante circa sessanta chilometri. La scarsità di carburante costringeva a rinunziare al traino delle artiglierie con i trattori, a causa del loro elevato consumo, sostituendoli con autocarri. Successivamente, per la mancanza del carburante nei serbatoi, molti pezzi furono distrutti prima di essere abbandonati.
Il viaggio del 2013, quota Pisello
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... scatti da Quota Pisello; nel primo direzione indicativa ovest si vede chiaramente il percorso della Kalitwa ghiacciata; nel secondo direzione indicativa sud si vedono altri resti delle trincee che corrono a 360° intorno alla cima.
Il viaggio del 2013, quota Pisello
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... resti delle trincee sulla sommità di Quota Pisello.
lunedì 19 dicembre 2022
Cronaca di una sconfitta annunciata, 18.12.42
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
18 DICEMBRE.
FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.
Nel corso della notte le forze residue delle Divisioni 385a tedesca, Cosseria e Ravenna, oltre quelle intatte della 298a tedesca, avrebbero dovuto attuare il tentativo di ricostituire un fronte «compatto», innanzi tutto conservando le posizioni originarie dove fosse stato possibile (ala sinistra della 385a, con frammiste le forze del «gruppo Colonnello Maggio» ed ala destra della 298a, a sud-est della foce del Boguciar) per limitare l'ampiezza della breccia praticata dal nemico. Per le forze che avrebbero potuto rimanere sulle vecchie posizioni il compito della resistenza era facilitato dalla disponibilità dell'organizzazione posta in opera da tempo per sopportare l'inclemenza dell'inverno. Più difficile per le altre, anzi arduo, ottemperare al compito ricevuto. I reparti si trovavano a dover affrontare il combattimento su posizioni non organizzate, sprovviste di ricoveri, di reticolato, di ostacoli anticarro, senza l'armamento completo, con munizionamento scarso. Infine, non ultimo argomento negativo, con una forza morale scossa, non soltanto dalla stanchezza fisica della lotta e della marcia, ma soprattutto dalla visibile sconfitta, dalla sensazione di essere abbandonati e di non ricevere rinforzi, dalla mancanza dei carburanti, dalla stessa temperatura ambientale scesa a -20° -30°.
Alle ore 4 il Comando d'Armata diramava un ordine più circostanziato di quello del Comando Supremo tedesco, per la ripartitone dei compiti tra le varie unità del II Corpo d'Armata: - la linea da difendere si sarebbe sviluppata da Novo Kalitva a Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Boguciar; - a sinistra, tra Novo Kalitva e Zapkovo, la 385a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Cosseria; - a destra, da Tvjerdoklebovka a Boguciar e poi sul Don fino a Teresckova, la 298a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Ravenna; - nello spazio non occupato da fanterie tra Zapkovo e Tvjcrdoklcbovka, la 27a Divisione corazzata (meno il gruppo Haempel, unito alla 298a) avrebbe svolto azioni mobili tendenti a controllare il vuoto esistente; - le aliquote del Corpo d'Armata Alpino, destinate a comprendere l'intera Divisione Iulia, avrebbero dovuto essere avviate all'ala destra della 385a, per colmare il citato vuoto esistente ed avrebbero dovuto assolvere il loro compito eventualmente attaccando il nemico; - ogni palmo di terreno doveva essere difeso ad oltranza; - nella zona di Taly, appoggiandosi al caposaldo costituito intorno alla vecchia sede del Comando del II Corpo d'Armata, avrebbero dovuto essere impiegate tutte le unità in corso di riordinamento nella zona che era stata di retrovia del II Corpo d'Armata; - nuove forze erano in corso di affluenza: il gruppo SS Fegelein (dal nome del comandante) di consistenza pari ad una Brigata da impiegare in valle Boguciar per prolungare l'ala sinistra della 298a, e la 387a Divisione di fanteria tedesca, che sarebbe stata scaricata dai treni nella zona a nord di Kantemirovka.
L'irruzione dei mezzi corazzati sovietici aveva consentito al nemico di raggiungere Ivanovka, sei chilometri a sud di Novo Kalitva, e pertanto il ripiegamento delle unità che avevano difeso la posizione di resistenza risultava arduo. Per esempio, i difensori di q. 192, superstiti di cinque battaglioni, giunti alle ore 5 a Zapkovo, avevano trovato le opere campali (costruite per la seconda posizione dal gruppo Leonessa) già occupate dal nemico e, per proseguire, avevano dovuto conquistarle. Divisi in due colonne, dopo averle attaccate, si erano aperta la via, ma si erano ridotti ad un totale di duecento uomini.
Il Comandante del Corpo d'Armata, ritenendo in corso d'esecuzione gli ordini del Comando Supremo, intendeva rinforzare la difesa di Taly, per sviluppare poi un'azione offensiva in valle Boguciar, fino a collegarla con la 298a Divisione a Tvjerdoklebovka. All'alba il Comando del XXXV Corpo aveva informato che quella Divisione, come si è già detto, aveva in corso i movimenti ordinati, senza precisare di quali movimenti si trattasse, né aveva risposto al quesito se fosse stata assicurata l'occupazione di Tvjerdoklebovka. In realtà la 298a Divisione, anziché schierarsi, ripiegando sulla sponda meridionale del Boguciar la propria ala sinistra, sotto la protezione del gruppo Capizzi stava prendendo tutt'altra posizione, schierandosi sul costone situato sulla sponda destra della Levaia, a contatto con la Pasubio, lasciando aperta alla penetrazione del nemico la valle del Boguciar.
Alle prime luci del giorno, il nemico, che già alle ore 2 vi aveva fatto una puntata con sette carri armati, iniziava l'investimento di Taly, caposaldo compreso in un'ansa del Boguciar, con postazioni e trincee coperte e ricoveri per il personale, difeso inizialmente da forze pari a due battaglioni e da una batteria italiani, parzialmente costituiti da reduci dalla linea e molto provati, con numerosi congelati. Il nemico sviluppava attacchi per l'intera giornata, sostenendo anche la fanteria con alcuni carri armati. Alle 7,30 incominciava a giungere a Mitrofanovka l'autocolonna con i primi elementi del gruppo d'intervento Julia. Alle prime ore del mattino il nemico attaccava in forze la difesa di Novo Kalitva, tenuta ancora dai resti del I e del II/89°, che respingevano i russi, infliggendo loro gravi perdite e catturando prigionieri. L'azione era stata condotta con il concorso della contigua Divisione alpina Cuneense.
Mentre il Comandante del II Corpo ne informava il Comando dell'Armata, non mancava di far notare che una linea continua esisteva soltanto a sud di Novo Kalitva fino ad Ivanovka. Più a sud e nella valle del Boguciar la situazione era fluida. Sola notizia certa era quella della resistenza di Taly. Per altro risultava molto difficile avviare dalla zona retrostante elementi di rinforzo, a causa della mancanza di carburante. Il Comando del Corpo d'Armata Alpino comunicava che, per accelerarne i tempi d'intervento, aveva disposto l'autotrasporto anche del battaglione Cividale, mentre la restante parte della Julia avrebbe compiuto il previsto trasferimento a piedi. Incominciavano così ad intervenire nella battaglia anche le Grandi Unità alpine. Infatti alla sera (ore 20) del 16 dicembre il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento al II Corpo d'Armata dell'intera Divisione Julia, da sostituire in linea con la Divisione Vicenza.
L'operazione per il grosso della Julia si presentava piuttosto complessa, in quanto il Comandante del Corpo d'Armata, conoscendo la limitata efficienza operativa della Divisione Vicenza (era tra l'altro priva di artiglieria), aveva prescritto che nel settore della Divisione solamente uno dei suoi battaglioni (del 277°) prendesse posizione sul Don ed un altro dello stesso reggimento rimanesse in secondo scaglione. Un altro battaglione (del 278°) sarebbe stato impiegato in secondo scaglione alla Divisione Cuneense, il terzo (del 277°) era destinato alla difesa di Rossosc, due del 278° erano assegnati in secondo scaglione alla Divisione Tridentina.
Nel settore della Vicenza (già della Julia) sarebbero affluiti invece: - dalla Tridentina, i battaglioni alpini Vestone e Morbegno; - dalla Cuneense, il battaglione alpini Pieve di Teco. Per dotare la Divisione Vicenza dell'artiglieria di piccolo calibro, le venivano assegnati due gruppi da 75/27 (su due batterie) del reggimento artiglieria a cavallo, mentre rimanevano nel settore i rinforzi delle altre artiglierie di Corpo d'Armata e d'Armata. I provvedimenti adottati erano resi necessari non soltanto dall'esigenza di colmare le lacune organiche della Vicenza, ma anche perché la Divisione lasciava a desiderare perfino nella stessa composizione dei suoi battaglioni, formati dai centri di mobilitazione in Italia con personale di troppo diverse origini (marinai, avieri, artiglieri), con un inquadramento non del tutto adatto ai compiti ultimamente ricevuti.
Nel centro logistico di Kantemirovka si era determinata una situazione molto complessa. Per il continuo afflusso di personale, automezzi, salmerie, carreggio e slitte e per l'impossibilità del locale Comando di tappa di dare ordine conveniente a tutto quel movimento straordinario, la cittadina era rimasta bloccata. Tutti cercavano ricovero, rancio caldo, viveri di conforto, mentre la possibilità di somministrarli era limitata e non poteva essere soddisfatta contemporaneamente. Quegli uomini, del cui numero non si hanno dati precisi, ma che poteva variare da un minimo di 3.000 ad un massimo di 6.000, inquadrati dai loro diretti comandanti, a seconda del frazionamento nei caposaldi, avevano perduto l'abitudine a vivere nell'ambito dell'unità superiore e si erano mossi come si trovavano, raccolti in piccole unità, non alla rinfusa. Una gran parte era giunta a Kantemirovka soltanto perché non aveva trovato ricetto nelle altre località, mentre cercava di sottrarsi alla rigidissima temperatura.
Il Comandante del II Corpo d'Armata domandava al Comando d'Armata la designazione di località idonee al decentramento di quella massa, anche per favorirne un primo conteggio, distinguendola per unità, facendo seguire il riordinamento organico. Aggiungeva il proprio parere che Kantemirovka non fosse idonea allo scopo, perché situata nelle retrovie del XXXV Corpo d'Armata e sede di base d'Intendenza. Infine, se Taly fosse caduta, la località sarebbe risultata ancor più inadatta. Prevedeva come possibile la ricostituzione di tre battaglioni fucilieri di circa 900 uomini l'uno con una trentina d'ufficiali: uno per ognuna delle Divisioni Ravenna e Cosseria, uno per le unità di Corpo d'Armata e di Armata, formati su quattro compagnie di quattro plotoni ciascuna, rispettando fino a che fosse possibile le provenienze organiche, affinché fosse più agevole l'affiatamento.
Proponeva che i reparti approntati si trasferissero al più presto: - a Novo Markovka, la Divisione Ravenna, entro le ore 12 del giorno 19; - a Sofievka, la Divisione Cosseria, entro le ore 18 del giorno 19; - a Nikolskoje, le unità di Corpo d'Armata e d'Armata, entro le ore 18 del giorno 19. Le proposte erano tutte accolte dal Comando d'Armata, che insisteva sull'urgenza di rimandare in linea i reparti appena ricostituiti. Sarebbe stato molto difficile, però, trovare reparti efficienti fra quelle truppe, presso le quali tutto faceva difetto, armi, dotazioni di reparto, mezzi di trasporto, equipaggiamento e perfino, in taluni casi, armamento individuale. Alle ore 15 il Comando d'Armata disponeva la cessazione della dipendenza operativa della 298a Divisione dal II Corpo ed il suo ritorno al XXXV-CSIR.
Nel pomeriggio si presentava al Comando del II Corpo d'Armata il Comandante del gruppo tedesco Fegelein, giunto nel settore prima della sua unità. Il Generale Zanghieri lo orientava su un'ipotesi di impiego offensivo diretto a stabilire il contatto, attraverso la valle del Boguciar, con la 298a Divisione. Il comandante tedesco accettava l'idea della cooperazione, purché fosse rispettata l'autonomia della sua unità. Alle 16,30 il Comandante dell'Armata avvertiva che, nella stessa giornata, si sarebbe stabilito a Kantemirovka il Comando del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco per assumere il comando sulla 298a Divisione e su tutte le altre unità tedesche impiegate nei settori dei Corpi d'Armata II ed Alpino, come di quelle in corso di affluenza. Riserva di ordini per l'inserimento tattico. Il II Corpo perdeva così il comando non solo sulle unità tedesche, ma anche su quelle italiane, date in rinforzo ai tedeschi, pur conservando la responsabilità operativa del settore.
Il Comando d'Armata poneva in stato d'allarme i presidi di Malcevskaja, Tcertkovo, Kantemirovka, Rossosc, Jevdakovo, Millerovo, affinché attuassero i loro progetti di difesa, evitando di ricorrere alle unità in transito. Il presidio di Taly, a corto di munizioni, veniva attaccato nel pomeriggio, e più fortemente nelle prime ore della notte. Alla fine della giornata: - la 385a Divisione teneva la linea da Novo Kalitva ad Ivanovka; - a Novo Kalitva la continua azione del nemico era stata sempre respinta dal fuoco e dai contrassalti del I e del II/89°, rinforzati dal battaglione alpini Mondovì, inviato dalla Divisione Cuneense. Particolarmente violenti erano stati gli attacchi tra le ore 13 e le 16; - all'imbrunire una forte colonna sovietica di fanteria e corazzati era entrata a Zapkovo; - i reparti circondati a sud di Deresovka erano rientrati nelle linee combattendo e portando seco le armi pesanti; - sulla destra della 385a operava una parte della 27a corazzata; - mancavano notizie sulla situazione di Sorkj e Dolgj; - le perdite complessive erano state molto elevate; - era iniziato l'arrivo dei reparti della 387a Divisione e del gruppo Fegelein.
FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
298a Divisione tedesca.
Dopo aver lasciato le posizioni sul Don fuori del contatto col nemico ed avere ripiegato sulla sponda destra della Levaja, tra il Don e Radtscenskoje, nelle prime ore della sera era venuta in contatto con elementi di fanteria russa e di cavalleria mongola. Lo schieramento della Divisione si collegava a destra, per mezzo del gruppo Capizzi, con la Pasubio (III/79°). La valle della Levaja era ormai in possesso del nemico.
Divisione Pasubio.
Fino dall'alba la 38a Divisione Guardie riprendeva gli attacchi contro le posizioni di riva destra del Don, a cavallo del Gluboki Schlucht (III/79°). Gli attacchi, dieci nella giornata, malgrado alterne vicende, non ottenevano sostanziale successo, essendo stato perduto un solo caposaldo. Una forte azione contro le posizioni centrali di q. 201,1, tenute dal battaglione del 525° granatieri e dal raggruppamento 3 Gennaio, era stata nettamente respinta con gravissime perdite del nemico.
Nel settore di destra (80° fanteria) gli attacchi erano stati stroncati dall'artiglieria. A Monastirscina, il I/80°, sempre accerchiato, continuava a resistere. Al margine di destra del settore era comparsa una unità di cavalleria sovietica. La Divisione aveva ricevuto in rinforzo un'altra compagnia artieri, la 16a compagnia chimica e la Ia compagnia motociclisti.
FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Divisione Torino.
Per tutta la giornata durava il contrattacco per la riconquista della q. 162,9, al limite di settore di sinistra con la Pasubio. Il trasferimento del III/82° all'ala sinistra aveva aggravato la situazione. Il nemico era riuscito ad occupare alcuni centri di fuoco, ma un contrassalto aveva ristabilito la situazione.
3a Divisione Celere.
Alle ore 3 aveva luogo un violento attacco al limite di settore divisionale con la Torino, mentre si verificava un forte bombardamento aereo su Meskof. Altri attacchi erano sviluppati e respinti nella notte, contro la destra del 3° bersaglieri ed in valle Tihaia. Il nemico faceva affluire nuove forze di fanteria, mortai ed artiglieria ed alle ore 7 riprendeva l'attacco su Birjukof e contro l'ala destra della Divisione, durato per l'intera giornata. Si delineava lo sforzo per aggirare la destra del 3° bersaglieri, approfondire la penetrazione nella valle Tihaja e raggiungere Meskof. Verso mezzogiorno, nel settore di destra, il gruppo d'intervento Sforzesca (Vaccaro), con il III/53°, muovendo da Kalinovski, riconquistava le posizioni di q. 154,9, ma su di esse era subito contrattaccato, resistendovi per la restante parte della giornata.
Divisione Sforzesca.
Mentre le forze del gruppo d'intervento combattevano nel settore della Celere, il Comando del XXIX Corpo d'Armata emanava un ordine di ripiegamento, da eseguire nella notte successiva, per schierarsi tra lo sbocco della Tihaja e la valle del Tcir, raccordandosi a sinistra al gruppo Vaccaro, al quale era stato unito anche il XIII battaglione bersaglieri. Nella notte doveva essere raggiunta la linea da Merkulov a Verhnij Tokin, nella notte sul 20 la linea Tihaja - Tcir, fino a Gracev (escluso).
18 DICEMBRE.
FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.
Nel corso della notte le forze residue delle Divisioni 385a tedesca, Cosseria e Ravenna, oltre quelle intatte della 298a tedesca, avrebbero dovuto attuare il tentativo di ricostituire un fronte «compatto», innanzi tutto conservando le posizioni originarie dove fosse stato possibile (ala sinistra della 385a, con frammiste le forze del «gruppo Colonnello Maggio» ed ala destra della 298a, a sud-est della foce del Boguciar) per limitare l'ampiezza della breccia praticata dal nemico. Per le forze che avrebbero potuto rimanere sulle vecchie posizioni il compito della resistenza era facilitato dalla disponibilità dell'organizzazione posta in opera da tempo per sopportare l'inclemenza dell'inverno. Più difficile per le altre, anzi arduo, ottemperare al compito ricevuto. I reparti si trovavano a dover affrontare il combattimento su posizioni non organizzate, sprovviste di ricoveri, di reticolato, di ostacoli anticarro, senza l'armamento completo, con munizionamento scarso. Infine, non ultimo argomento negativo, con una forza morale scossa, non soltanto dalla stanchezza fisica della lotta e della marcia, ma soprattutto dalla visibile sconfitta, dalla sensazione di essere abbandonati e di non ricevere rinforzi, dalla mancanza dei carburanti, dalla stessa temperatura ambientale scesa a -20° -30°.
Alle ore 4 il Comando d'Armata diramava un ordine più circostanziato di quello del Comando Supremo tedesco, per la ripartitone dei compiti tra le varie unità del II Corpo d'Armata: - la linea da difendere si sarebbe sviluppata da Novo Kalitva a Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Boguciar; - a sinistra, tra Novo Kalitva e Zapkovo, la 385a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Cosseria; - a destra, da Tvjerdoklebovka a Boguciar e poi sul Don fino a Teresckova, la 298a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Ravenna; - nello spazio non occupato da fanterie tra Zapkovo e Tvjcrdoklcbovka, la 27a Divisione corazzata (meno il gruppo Haempel, unito alla 298a) avrebbe svolto azioni mobili tendenti a controllare il vuoto esistente; - le aliquote del Corpo d'Armata Alpino, destinate a comprendere l'intera Divisione Iulia, avrebbero dovuto essere avviate all'ala destra della 385a, per colmare il citato vuoto esistente ed avrebbero dovuto assolvere il loro compito eventualmente attaccando il nemico; - ogni palmo di terreno doveva essere difeso ad oltranza; - nella zona di Taly, appoggiandosi al caposaldo costituito intorno alla vecchia sede del Comando del II Corpo d'Armata, avrebbero dovuto essere impiegate tutte le unità in corso di riordinamento nella zona che era stata di retrovia del II Corpo d'Armata; - nuove forze erano in corso di affluenza: il gruppo SS Fegelein (dal nome del comandante) di consistenza pari ad una Brigata da impiegare in valle Boguciar per prolungare l'ala sinistra della 298a, e la 387a Divisione di fanteria tedesca, che sarebbe stata scaricata dai treni nella zona a nord di Kantemirovka.
L'irruzione dei mezzi corazzati sovietici aveva consentito al nemico di raggiungere Ivanovka, sei chilometri a sud di Novo Kalitva, e pertanto il ripiegamento delle unità che avevano difeso la posizione di resistenza risultava arduo. Per esempio, i difensori di q. 192, superstiti di cinque battaglioni, giunti alle ore 5 a Zapkovo, avevano trovato le opere campali (costruite per la seconda posizione dal gruppo Leonessa) già occupate dal nemico e, per proseguire, avevano dovuto conquistarle. Divisi in due colonne, dopo averle attaccate, si erano aperta la via, ma si erano ridotti ad un totale di duecento uomini.
Il Comandante del Corpo d'Armata, ritenendo in corso d'esecuzione gli ordini del Comando Supremo, intendeva rinforzare la difesa di Taly, per sviluppare poi un'azione offensiva in valle Boguciar, fino a collegarla con la 298a Divisione a Tvjerdoklebovka. All'alba il Comando del XXXV Corpo aveva informato che quella Divisione, come si è già detto, aveva in corso i movimenti ordinati, senza precisare di quali movimenti si trattasse, né aveva risposto al quesito se fosse stata assicurata l'occupazione di Tvjerdoklebovka. In realtà la 298a Divisione, anziché schierarsi, ripiegando sulla sponda meridionale del Boguciar la propria ala sinistra, sotto la protezione del gruppo Capizzi stava prendendo tutt'altra posizione, schierandosi sul costone situato sulla sponda destra della Levaia, a contatto con la Pasubio, lasciando aperta alla penetrazione del nemico la valle del Boguciar.
Alle prime luci del giorno, il nemico, che già alle ore 2 vi aveva fatto una puntata con sette carri armati, iniziava l'investimento di Taly, caposaldo compreso in un'ansa del Boguciar, con postazioni e trincee coperte e ricoveri per il personale, difeso inizialmente da forze pari a due battaglioni e da una batteria italiani, parzialmente costituiti da reduci dalla linea e molto provati, con numerosi congelati. Il nemico sviluppava attacchi per l'intera giornata, sostenendo anche la fanteria con alcuni carri armati. Alle 7,30 incominciava a giungere a Mitrofanovka l'autocolonna con i primi elementi del gruppo d'intervento Julia. Alle prime ore del mattino il nemico attaccava in forze la difesa di Novo Kalitva, tenuta ancora dai resti del I e del II/89°, che respingevano i russi, infliggendo loro gravi perdite e catturando prigionieri. L'azione era stata condotta con il concorso della contigua Divisione alpina Cuneense.
Mentre il Comandante del II Corpo ne informava il Comando dell'Armata, non mancava di far notare che una linea continua esisteva soltanto a sud di Novo Kalitva fino ad Ivanovka. Più a sud e nella valle del Boguciar la situazione era fluida. Sola notizia certa era quella della resistenza di Taly. Per altro risultava molto difficile avviare dalla zona retrostante elementi di rinforzo, a causa della mancanza di carburante. Il Comando del Corpo d'Armata Alpino comunicava che, per accelerarne i tempi d'intervento, aveva disposto l'autotrasporto anche del battaglione Cividale, mentre la restante parte della Julia avrebbe compiuto il previsto trasferimento a piedi. Incominciavano così ad intervenire nella battaglia anche le Grandi Unità alpine. Infatti alla sera (ore 20) del 16 dicembre il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento al II Corpo d'Armata dell'intera Divisione Julia, da sostituire in linea con la Divisione Vicenza.
L'operazione per il grosso della Julia si presentava piuttosto complessa, in quanto il Comandante del Corpo d'Armata, conoscendo la limitata efficienza operativa della Divisione Vicenza (era tra l'altro priva di artiglieria), aveva prescritto che nel settore della Divisione solamente uno dei suoi battaglioni (del 277°) prendesse posizione sul Don ed un altro dello stesso reggimento rimanesse in secondo scaglione. Un altro battaglione (del 278°) sarebbe stato impiegato in secondo scaglione alla Divisione Cuneense, il terzo (del 277°) era destinato alla difesa di Rossosc, due del 278° erano assegnati in secondo scaglione alla Divisione Tridentina.
Nel settore della Vicenza (già della Julia) sarebbero affluiti invece: - dalla Tridentina, i battaglioni alpini Vestone e Morbegno; - dalla Cuneense, il battaglione alpini Pieve di Teco. Per dotare la Divisione Vicenza dell'artiglieria di piccolo calibro, le venivano assegnati due gruppi da 75/27 (su due batterie) del reggimento artiglieria a cavallo, mentre rimanevano nel settore i rinforzi delle altre artiglierie di Corpo d'Armata e d'Armata. I provvedimenti adottati erano resi necessari non soltanto dall'esigenza di colmare le lacune organiche della Vicenza, ma anche perché la Divisione lasciava a desiderare perfino nella stessa composizione dei suoi battaglioni, formati dai centri di mobilitazione in Italia con personale di troppo diverse origini (marinai, avieri, artiglieri), con un inquadramento non del tutto adatto ai compiti ultimamente ricevuti.
Nel centro logistico di Kantemirovka si era determinata una situazione molto complessa. Per il continuo afflusso di personale, automezzi, salmerie, carreggio e slitte e per l'impossibilità del locale Comando di tappa di dare ordine conveniente a tutto quel movimento straordinario, la cittadina era rimasta bloccata. Tutti cercavano ricovero, rancio caldo, viveri di conforto, mentre la possibilità di somministrarli era limitata e non poteva essere soddisfatta contemporaneamente. Quegli uomini, del cui numero non si hanno dati precisi, ma che poteva variare da un minimo di 3.000 ad un massimo di 6.000, inquadrati dai loro diretti comandanti, a seconda del frazionamento nei caposaldi, avevano perduto l'abitudine a vivere nell'ambito dell'unità superiore e si erano mossi come si trovavano, raccolti in piccole unità, non alla rinfusa. Una gran parte era giunta a Kantemirovka soltanto perché non aveva trovato ricetto nelle altre località, mentre cercava di sottrarsi alla rigidissima temperatura.
Il Comandante del II Corpo d'Armata domandava al Comando d'Armata la designazione di località idonee al decentramento di quella massa, anche per favorirne un primo conteggio, distinguendola per unità, facendo seguire il riordinamento organico. Aggiungeva il proprio parere che Kantemirovka non fosse idonea allo scopo, perché situata nelle retrovie del XXXV Corpo d'Armata e sede di base d'Intendenza. Infine, se Taly fosse caduta, la località sarebbe risultata ancor più inadatta. Prevedeva come possibile la ricostituzione di tre battaglioni fucilieri di circa 900 uomini l'uno con una trentina d'ufficiali: uno per ognuna delle Divisioni Ravenna e Cosseria, uno per le unità di Corpo d'Armata e di Armata, formati su quattro compagnie di quattro plotoni ciascuna, rispettando fino a che fosse possibile le provenienze organiche, affinché fosse più agevole l'affiatamento.
Proponeva che i reparti approntati si trasferissero al più presto: - a Novo Markovka, la Divisione Ravenna, entro le ore 12 del giorno 19; - a Sofievka, la Divisione Cosseria, entro le ore 18 del giorno 19; - a Nikolskoje, le unità di Corpo d'Armata e d'Armata, entro le ore 18 del giorno 19. Le proposte erano tutte accolte dal Comando d'Armata, che insisteva sull'urgenza di rimandare in linea i reparti appena ricostituiti. Sarebbe stato molto difficile, però, trovare reparti efficienti fra quelle truppe, presso le quali tutto faceva difetto, armi, dotazioni di reparto, mezzi di trasporto, equipaggiamento e perfino, in taluni casi, armamento individuale. Alle ore 15 il Comando d'Armata disponeva la cessazione della dipendenza operativa della 298a Divisione dal II Corpo ed il suo ritorno al XXXV-CSIR.
Nel pomeriggio si presentava al Comando del II Corpo d'Armata il Comandante del gruppo tedesco Fegelein, giunto nel settore prima della sua unità. Il Generale Zanghieri lo orientava su un'ipotesi di impiego offensivo diretto a stabilire il contatto, attraverso la valle del Boguciar, con la 298a Divisione. Il comandante tedesco accettava l'idea della cooperazione, purché fosse rispettata l'autonomia della sua unità. Alle 16,30 il Comandante dell'Armata avvertiva che, nella stessa giornata, si sarebbe stabilito a Kantemirovka il Comando del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco per assumere il comando sulla 298a Divisione e su tutte le altre unità tedesche impiegate nei settori dei Corpi d'Armata II ed Alpino, come di quelle in corso di affluenza. Riserva di ordini per l'inserimento tattico. Il II Corpo perdeva così il comando non solo sulle unità tedesche, ma anche su quelle italiane, date in rinforzo ai tedeschi, pur conservando la responsabilità operativa del settore.
Il Comando d'Armata poneva in stato d'allarme i presidi di Malcevskaja, Tcertkovo, Kantemirovka, Rossosc, Jevdakovo, Millerovo, affinché attuassero i loro progetti di difesa, evitando di ricorrere alle unità in transito. Il presidio di Taly, a corto di munizioni, veniva attaccato nel pomeriggio, e più fortemente nelle prime ore della notte. Alla fine della giornata: - la 385a Divisione teneva la linea da Novo Kalitva ad Ivanovka; - a Novo Kalitva la continua azione del nemico era stata sempre respinta dal fuoco e dai contrassalti del I e del II/89°, rinforzati dal battaglione alpini Mondovì, inviato dalla Divisione Cuneense. Particolarmente violenti erano stati gli attacchi tra le ore 13 e le 16; - all'imbrunire una forte colonna sovietica di fanteria e corazzati era entrata a Zapkovo; - i reparti circondati a sud di Deresovka erano rientrati nelle linee combattendo e portando seco le armi pesanti; - sulla destra della 385a operava una parte della 27a corazzata; - mancavano notizie sulla situazione di Sorkj e Dolgj; - le perdite complessive erano state molto elevate; - era iniziato l'arrivo dei reparti della 387a Divisione e del gruppo Fegelein.
FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.
298a Divisione tedesca.
Dopo aver lasciato le posizioni sul Don fuori del contatto col nemico ed avere ripiegato sulla sponda destra della Levaja, tra il Don e Radtscenskoje, nelle prime ore della sera era venuta in contatto con elementi di fanteria russa e di cavalleria mongola. Lo schieramento della Divisione si collegava a destra, per mezzo del gruppo Capizzi, con la Pasubio (III/79°). La valle della Levaja era ormai in possesso del nemico.
Divisione Pasubio.
Fino dall'alba la 38a Divisione Guardie riprendeva gli attacchi contro le posizioni di riva destra del Don, a cavallo del Gluboki Schlucht (III/79°). Gli attacchi, dieci nella giornata, malgrado alterne vicende, non ottenevano sostanziale successo, essendo stato perduto un solo caposaldo. Una forte azione contro le posizioni centrali di q. 201,1, tenute dal battaglione del 525° granatieri e dal raggruppamento 3 Gennaio, era stata nettamente respinta con gravissime perdite del nemico.
Nel settore di destra (80° fanteria) gli attacchi erano stati stroncati dall'artiglieria. A Monastirscina, il I/80°, sempre accerchiato, continuava a resistere. Al margine di destra del settore era comparsa una unità di cavalleria sovietica. La Divisione aveva ricevuto in rinforzo un'altra compagnia artieri, la 16a compagnia chimica e la Ia compagnia motociclisti.
FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.
Divisione Torino.
Per tutta la giornata durava il contrattacco per la riconquista della q. 162,9, al limite di settore di sinistra con la Pasubio. Il trasferimento del III/82° all'ala sinistra aveva aggravato la situazione. Il nemico era riuscito ad occupare alcuni centri di fuoco, ma un contrassalto aveva ristabilito la situazione.
3a Divisione Celere.
Alle ore 3 aveva luogo un violento attacco al limite di settore divisionale con la Torino, mentre si verificava un forte bombardamento aereo su Meskof. Altri attacchi erano sviluppati e respinti nella notte, contro la destra del 3° bersaglieri ed in valle Tihaia. Il nemico faceva affluire nuove forze di fanteria, mortai ed artiglieria ed alle ore 7 riprendeva l'attacco su Birjukof e contro l'ala destra della Divisione, durato per l'intera giornata. Si delineava lo sforzo per aggirare la destra del 3° bersaglieri, approfondire la penetrazione nella valle Tihaja e raggiungere Meskof. Verso mezzogiorno, nel settore di destra, il gruppo d'intervento Sforzesca (Vaccaro), con il III/53°, muovendo da Kalinovski, riconquistava le posizioni di q. 154,9, ma su di esse era subito contrattaccato, resistendovi per la restante parte della giornata.
Divisione Sforzesca.
Mentre le forze del gruppo d'intervento combattevano nel settore della Celere, il Comando del XXIX Corpo d'Armata emanava un ordine di ripiegamento, da eseguire nella notte successiva, per schierarsi tra lo sbocco della Tihaja e la valle del Tcir, raccordandosi a sinistra al gruppo Vaccaro, al quale era stato unito anche il XIII battaglione bersaglieri. Nella notte doveva essere raggiunta la linea da Merkulov a Verhnij Tokin, nella notte sul 20 la linea Tihaja - Tcir, fino a Gracev (escluso).
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