lunedì 8 febbraio 2021

L'ARMIR nella II battaglia del Don, parte 10

L'8 Armata italiana nella seconda battaglia difensiva del Don (11 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943), decima parte.

BLOCCO SUD (D. «SFORZESCA»; ALIQUOTE D. «PASUBIO»; RESTI D. «CELERE»).

La D. «Sforzesca» inizia il ripiegamento nella notte sul 19 dicembre in base a disposizioni del comando Armata. Il 20, dopo un bombardamento aereo che provoca notevoli perdite, raggiunge ancora efficiente lo Tschir, sul quale avrebbe dovuto schierarsi a difesa. Ma il comando del XXIX C.A. tedesco, in contrasto con gli ordini superiori, dispone l'abbandono di tale linea per occupare posizioni più arretrate. Deficienze di carburante costringono la divisione ad abbandonare gran parte delle artiglierie (il rifornimento del carburante, che avrebbe dovuto essere effettuato a mezzo autocolonna al deposito di Kaschari, non poté aver luogo essendo tale località già occupata dai russi).

Successivamente un nuovo ordine impartito direttamente dal comando Gruppo Armate (senza che il comando d'Armata ne abbia neppur conoscenza) al XXIX C.A. quando già parte della divisione aveva raggiunto Kamenka, prescrive - nella speranza, forse, di stabilire qui il collegamento tra la destra dell'8a Armata e la sinistra della 3a romena - la rioccupazione della linea dello Tschir, dove la «Sforzesca» ritorna ed è ben presto attaccata da forti unità appoggiate da carri.

In base ad ulteriori disposizioni, radiotrasmesse il 21, il grosso della fanteria ormai completamente isolato - ché sullo Tschir non trovò collegamento alcuno né con truppe romene né con truppe tedesche - riprende il movimento verso la valle Jablonowaja ma, mentre reparti ancora in linea per effetto di puntate di disturbo da parte di fanterie avversarie si stanno riunendo a Werch Tschirskìj, un attacco di mezzi corazzati nemici proveniente da ovest investe il 53° fanteria. Si combatte nell'oscurità per circa due ore. Il ripiegamento verso la valle Jablanowaja subisce un tempo di arresto e può iniziarsi soltanto verso le 23. ln avanguardia il I/53; in retroguardia il III/54; tutto il rimanente col grosso. La marcia è appena incominciata che un nuovo fortissimo attacco si abbatte sulla testa e sui fianchi della colonna. L'avanguardia è tagliata fuori dal grosso, combatte tutta la notte, distrugge sei carri armati nemici, riesce a sfondare l'accerchiamento avversario ed a raggiungere poi il resto della divisione. Del grosso poche notizie. Data la stragrande forza nemica soltanto una piccola parte può svincolarsi dalla morsa.

A Werch Makejewka e Kijewskoje - dove affluiscono anche il comando XXXV C.A., il comando D. «Pasubio» con un'aliquota della divisione, il 6° bersaglieri con pochi resti di altri reparti della D. «Celere» - si provvede ad un riordinamento delle unità, costituendo un'unica colonna. Da Werch Makejewka il movimento della «Sforzesca» viene coordinato dal comando del XXIX C.A. tedesco il quale ha alle dirette dipendenze il Gruppo Schuldt. Il comando della «Sforzesca» inquadra tutti gli elementi provenienti dalle G.U. italiane e romene. La colonna riprende il movimento il 23 ed attraverso continui combattimenti si porta lo stesso giorno ad Annenskij, dove il 24 è raggiunta dagli ultimi elementi del 53° col comandante del reggimento, e dove si aggregano ad essa circa 2.000 elementi della 7a D. romena. A tarda sera ripiega su Annenskij anche il 6° bersaglieri il quale si è battuto tutta la giornata a Kijewskoje.

Il 25, raggiunge Krassnajarowka già occupata dal nemico (in tale località si unisce alla colonna anche il comando XXIX C.A.) Il 26, Nish Petrowskij, in valle Beresowka, pure già presidiata dal nemico viene occupata dopo un violento attacco. Lo stesso giorno la colonna è duramente bombardata da aerei tedeschi che la scambiano per una colonna russa. La notte sul 28 il movimento prosegue su Bolschoj Ternowj, ma viene successivamente dirottato in direzione sud-ovest perché la località è fortemente occupata dal nemico. Infine, alle ore 24 del 28, dopo un ultima marcia ininterrotta di 75 km., continuamente attaccata da regolari e partigiani, la colonna raggiunge Skassyrskaja rientrando nelle linee amiche.

Dopo quindici giorni di continui combattimenti contro mezzi corazzati la divisione riusciva così a rompere l'accerchiamento del nemico portando in salvo 4.000 uomini (compresi feriti e congelati) e parte dei materiali. Fra questi 8 pezzi di artiglieria trainati per lunghi tratti a braccia e 700 colpi. Alcuni elementi affluiranno ancora, ma molti non torneranno. Essi sono rimasti lungo la desolata steppa a segnare col sacrificio il Calvario della «Sforzesca» e dei resti della «Celere». Le vicissitudini attraversate da queste unità italiane durante le fasi del ripiegamento furono indubbiamente tragiche. Basti pensare alle perdite subite, al clima inesorabile, alle difficoltà di ogni genere dovute a mancanza di mezzi, scarsità di viveri, deficienza di equipaggiamento; alla continua azione e minaccia delle unità nemiche, alle insidie dei partigiani, ai numerosi e sanguinosi combattimenti sostenuti, alle lunghe estenuanti marce. La mancanza di carburante costrinse, fin dall'inizio del ripiegamento, all'abbandono di parte degli autocarri e delle artiglierie per poter dare sufficiente autonomia ad un'aliquota di mezzi, che successivamente dovette essere a sua volta abbandonata sia per il totale consumo del carburante rimasto, sia gli impantanamenti nei forzati movimenti fuori pista. Soltanto qualche pezzo fu, a stento, trascinato ed a prezzo di ogni sacrificio.

La D. «Ravenna» affluita tra il 19 ed il 21 dicembre nella zona di Woroschilowgrad per riordinamento, assumerà dal 22 al 30 dicembre, la difesa sul Donez dei ponti di Vesselaja e Lunganskaja e, nei limiti del possibile, della zona di Woroschilowgrad da eventuali infiltrazioni nemiche. Sotto la data del I° gennaio la divisione passerà a far parte del Gruppo Fretter Pico ed assumerà, più ad oriente, la difesa dell'ansa di Kushilowka che terrà fino al 24 gennaio. Nonostante le condizioni complessive estremamente difficili, con reparti già duramente provati dalle precedenti vicende, affrettatamente riordinati (3 btg., 1 btr. da 20, 1 btr. da 75/27, 1 btr. da 100/17, 2 pezzi da 105/28), scarsamente armati, deficienti di mezzi, in ispecie di artiglieria, essa contrasterà efficacemente lo sforzo nemico tendente dall'ansa di Kushilowka a dilagare verso sud-ovest per minacciare le difese di Woroschilowgrad e di Kamensk. Gli aspri combattimenti sostenuti costeranno alla divisione circa 700 uomini tra morti, feriti e dispersi tra i quali una trentina di ufficiali ivi compresi due comandanti di battaglione.

Anche i resti del 6° bers., rientrati nelle linee amiche e rinforzati da altri reparti costituiranno un raggtuppamento di formazione che verrà subito ulteriormente impiegato dapprima a Rikowo, di cui assumerà la difesa dal 23 genn. al 3 febbraio, successivamente, nella difesa di Pawlowgrad alle dipendenze del comandante la Piazza di Dnjepropetrowsk. L'unità di formazione risulterà costituita dal comando del 6° rgt. bers. ccn cp. comando, un btg. bers., due gr. del 120° rgt. art. combattenti come fanti, un btg. movim. strad., un btg. bers. di formazione, un gr. art. del 17° rgt. art. Nella difesa di Pawlowgrad, svolta dall'8 al 18 febbraio, il raggruppamento sosterrà numerosi attacchi di unità nemiche e di partigiani. Fra le azioni svolte sono da citare quelle del 17 e 18 febbraio durante le quali le nostre truppe dislocate al perimetro della città, quanto minacciate anche sul tergo, resistono agli attacchi dei russi. Il comportamento del reparto tradotto in cifre si esprime con 628 uomini tra caduti, feriti e dispersi su un totale di 2344.

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