mercoledì 21 aprile 2021

Commissione speciale dell'ONU, parte 5

Pubblico la quinta parte di un documento storico di alto interesse, recuperato qualche mese fa dopo svariate ricerche. "Note e documenti riguardanti i militari italiani prigionieri e dispersi i Russia" realizzato dell'Ufficio del delegato italiano presso la Commissione speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra, edito nel 1958.

CAPITOLO III.

Nel 1950 il problema viene posto sul tappeto internazionale. La terza Commissione (sociale ed umanitaria) presso l'ONU nelle sedute dal 7 all'11 dicembre, discusse, esaurendola la questione del mancato rimpatrio dei prigionieri di guerra dalla Russia sollevata dalla Gran Bretagna, dall'Australia e dagli Stati Uniti. I delegati dei tre paesi presentarono un progetto di risoluzione ed i testi delle loro dichiarazioni illustrative. L'Assemblea Generale dell'ONU, dopo lunghi dibattiti e laboriose trattative, tra il gruppo delle delegazioni dei paesi presentatori il progetto e numerose altre delegazioni nella seduta plenaria del 14 dicembre 1950, approvò la risoluzione con 43 voti favorevoli, 8 contrari, 6 astenuti.

Alla votazione seguirono le dichiarazioni dei delegati dei paesi del gruppo sovietico i quali ribadirono che l'assemblea generale ponendo e discutendo il ricorso australiano-anglo-americano, aveva commesso una violazione allo statuto delle Nazioni Unite in quanto la questione non rientrava nei limiti della sua competenza. Il delegato dell'URSS ripete ancora che il rimpatrio dei prigionieri di guerra dalla Russia era ormai ultimato da tempo e fece capire chiaramente che il suo governo non si sarebbe conformato alle raccomandazioni contenute nella risoluzione adottata. La risoluzione adottata a conclusione del dibattito consta di un preambolo e di una parte risolutiva.

Col preambolo l'assemblea generale, considerando che tutti i prigionieri di guerra avrebbero dovuto essere rimpatriati da tempo, e ciò in base, sia a norme generali di diritto internazionale, sia ad accordi specifici intervenuti tra gli alleati, espresse la sua inquietudine in presenza delle informazioni comunicatele, tendenti a provare che un numero rilevante di prigionieri catturati nella seconda guerra mondiale non era stato ancora rimpatriato e che nessuna informazione sulla loro sorte era stata data.

La parte risolutiva prevedeva: 1) un primo invito a tutti i governi che detenevano ancora prigionieri di guerra a conformarsi alle regole internazionali riconosciute ed agli accordi stipulati tra gli alleati, nonché a pubblicare ed a comunicare al Segretario Generale delle Nazioni Unite entro il 30 aprile del 1951: a) i nomi dei prigionieri di guerra ancora detenuti, la ragione della loro detenzione e l'indicazione della località ove si trovavano; b) i nomi dei prigionieri deceduti in prigionia, nonché la data, la località e la causa della loro morte. 2) la creazione da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite di una commissione di tre persone qualificate ed imparziali, designate dalla Croce Rossa Internazionale o, in difetto dal Segretario Generale stesso al fine di risolvere la questione dei prigionieri di guerra in un senso puramente umanitario e secondo condizioni che potessero essere accettate da tutti i governi interessati. 3) un secondo invito ai governi di fare ogni possibile sforzo per ricercare, in base alla documentazione fornita, i prigionieri di guerra la cui presenza sarebbe stata segnalata e potrebbero trovarsi nei rispettivi territori.

La Croce Rossa Internazionale informata della proposta, declinò l'incarico della designazione delle persone che avrebbero dovuto comporre la commissione, a cui provvide il Segretario Generale dell'ONU nominando: Giudice Jose Gustavo Guerrero del San Salvador, Vice Presidente della Corte Internazionale di Giustizia - PRESIDENTE; Contessa Manville Bernadotte della Svezia, vedova del Conte Bernadotte - MEMBRO; Giudice Aung Kine della Birmania - Giudice della Alta Corte di Giustizia di Rangoon - MEMBRO.

Al primo invito della risoluzione adottata dall'Assemblea Generale dell'O.N.U. il 14-12-1950, il Governo Italiano dava incarico al Ministero della Difesa di approntare, nei termini previsti dalla richiesta del Segretario Generale dell'O.N.U., la documentazione sui prigionieri e dispersi italiani in Russia. L'imponente lavoro venne affidato all'Ufficio Ricerche Dispersi e Stato Civile dello stesso Ministero e seguito con viva attenzione dall'allora Sottosegretario di Stato alla Difesa On. Luigi Meda, che successivamente venne dal Governo designato quale Delegato Italiano presso la Commissione Speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra.

Con la collaborazione dell'Ambasciata d'Italia a Mosca e degli Enti militari e civili territoriali, l'Ufficio raccolse, vagliò, coordinò i dati e le notizie relative ai prigionieri in Russia e forni all'ONU la prima documentazione, accompagnandola con un memoriale a titolo di prefazione, suddivisa in tre volumi: 1) Cronistoria sommaria individuale dei militari italiani, la cui esistenza in Russia, riferita ad una determinata data era sostenibile sulla base di due elementi di prova. 2) Cronistoria sommaria individuale dei militari italiani, la cui esistenza era sostenibile da un solo elemento di prova. 3) Cronistoria sommaria individuale dei militari italiani trattenuti dalle autorità sovietiche per presunti crimini di guerra. Successivamente inviò all'ONU un elenco, ordinato in 8 volumi, dei militari italiani non risultanti deceduti e che non dettero mai loro notizie.

Nel 1951, ai primi di agosto, la Commissione si riunì in Ia Sessione privata nel Palazzo delle Nazioni Unite a New Jork. La nostra Rappresentanza Diplomatica presso le Nazioni Unite al termine dei lavori, ebbe un colloquio col Presidente Guerrero e dette le seguenti informazioni: A causa del disappunto della stampa e qualche critica, la Commissione ha deciso di tenere segreti i suoi lavori al fine di non creare un'atmosfera di speculazione e di conseguenti irritazioni politiche. Infatti il primo obiettivo che si propose la Commissione fu quello di togliere possibilmente l'intera questione dei prigionieri di guerra dalla piattaforma politica dalla quale era sorta e di trasferirla su una base umanitaria, spunto preciso che offri la risoluzione dell'Assemblea Generale del 14-12-1950.

Non erano da farsi troppe illusioni poiché la posizione russa era stata precisata ufficialmente più volte e non era quindi da ritenersi una sua modifica. Comunque si senti doveroso tentare di seguire una procedura che consentisse alla Russia, senza una aperta perdita di prestigio, di cooperare al rientro dei prigionieri e di dar conto di quelli che non sarebbero più tornati. Venne comunicato poi che la prossima riunione della Commissione si sarebbe tenuta nel gennaio 1952. Nel 1952 la Commissione infatti, dopo preliminari contatti avuti con le Delegazioni dei Paesi invitati, inaugurò i suoi lavori il 22 gennaio nel Palazzo dell'O.N.U. a Ginevra.

Erano presenti le Delegazioni di: Australia, Francia, Belgio, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e Stati Uniti ad eccezione dell'U.R.S.S. L'assenza dell'U.R.S.S. era stata generalmente prevista quantunque la Commissione avesse sperato sino all'ultimo momento in un suo intervento. La notizia creò negli ambienti delle Delegazioni un'atmosfera di pessimismo circa le effettive possibilità di un concreto lavoro della Commissione, che cercò di dissipare tale atmosfera ritenendo il rifiuto sovietico non categorico e sperando in una futura sua collaborazione.







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