domenica 26 ottobre 2025

Composizione del Corpo di Spedizione

Considerazioni sulla composizione dello CSIR, da “Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-1943)”, Ufficio Storico - Stato Maggiore E.I.

Sulla composizione del Corpo di Spedizione appaiono opportune le seguenti note. L’assegnazione di una Divisione celere al CSIR - composto da due sole Divisioni denominate “autotrasportabili”, ma in effetti di fanteria - offre motivo di alcune considerazioni.

La struttura delle Divisioni celeri (composte da un reggimento di bersaglieri ciclisti, due reggimenti di cavalleria, un gruppo squadroni carri leggeri da 3.5 tonn., un reggimento di artiglieria con sei batterie di piccolo calibro) era stata studiata sotto il profilo organico per affidare alle stesse Grandi Unità (tre sole in tutto l’Esercito) principalmente il compito dell’esplorazione strategica sul fronte di un’Armata, su terreno di media montagna o collinare della zona alpina o ad essa adiacente.

In quel tipo di terreno, e su quella rete stradale, avrebbero operato i reparti dotati di mezzi a ruota, mentre il terreno di più difficile percorribilità sarebbe stato battuto dai reparti a cavallo. L’artiglieria leggera, per 1/3 ippotrainata e per 2/3 motorizzata, avrebbe potuto, a seconda delle esigenze, appoggiare i “distaccamenti esploranti”, composti volta a volta in relazione ai compiti affidati (l’artiglieria della 3ª Divisione Celere però era formata dal reggimento di artiglieria a cavallo su 6 batterie).

Ora, la forza delle Divisioni Pasubio e Torino non si poneva con la consistenza di un’Armata neppure ridotta, sicché la presenza di una Grande Unità celere per l’esplorazione strategica in favore delle due citate Divisioni appare eccessiva se messa in rapporto alla dottrina tattico-strategica di quel tempo.

L’altro possibile impiego della Celere quale massa d’urto e di manovra nelle mani del comandante del Corpo d’Armata appariva invece carente e di non sicuro rendimento, priva com’era la Grande Unità di consistenti unità corazzate capaci di decidere un’azione o di ristabilire una situazione compromessa.

Non solo, ma in un terreno come quello della Russia meridionale, ovunque percorribile fuori strada anche da carri armati medi e pesanti, la minaccia dei mezzi corazzati nemici sarebbe stata costante, limitando perciò sensibilmente il proficuo impiego della Celere.

Infine la velocità di movimento delle unità della Divisione Celere destinate a precedere il grosso del Corpo d’Armata non era omogenea ed i tre battaglioni bersaglieri autoportati erano sempre destinati a staccarsi dai più lenti dieci squadroni di cavalleria e dall’artiglieria.

Per quanto riguarda le due Divisioni di fanteria “autotrasportabili” c’è da dire non solo che la disponibilità degli automezzi, come si è già visto, non permetteva che il trasporto di una sola delle due Grandi Unità, ma tale disponibilità era altresì notevolmente al disotto delle estese necessità contingenti che le operazioni su quel fronte, caratterizzate da celerità e profondità di movimenti, avrebbero inevitabilmente creato.

Altra variante organica era stata quella dell’inclusione di una legione di camicie nere tra le unità direttamente dipendenti dal Comando di Corpo d’Armata. L’organico delle Divisioni Pasubio, Torino e Celere in quanto Divisioni speciali non comprendeva, a differenza di quello delle altre Divisioni di fanteria, unità della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), ma l’aspetto ideologico della guerra e la necessità di dotare il Comando del Corpo d’Armata di qualche elemento per poter intervenire direttamente nella lotta, determinarono la variante.

La legione venne inoltre rafforzata con un battaglione di armi di accompagnamento (una compagnia mortai da 81 e una compagnia cannoni da 47/32), non previsto nelle legioni divisionali della milizia.

sabato 25 ottobre 2025

Artiglieria - Nebelwerfer

Il termine Nebelwerfer (letteralmente “lancia-nebbia”) fu usato per designare una famiglia di lanciarazzi e mortai chimici sviluppati dalla Germania nazista. Il nome fu scelto per mascherarne la reale funzione offensiva, facendo credere che si trattasse di armi per la dispersione di fumogeni o gas. In realtà, i Nebelwerfer furono tra le armi più temute del fronte orientale e occidentale per la loro capacità di saturazione e l’effetto psicologico devastante.

VARIANTI PRINCIPALI.

Durante la Seconda guerra mondiale, la Germania sviluppò diverse versioni del Nebelwerfer, adattandole a vari contesti operativi e obiettivi tattici. Ecco una panoramica descrittiva delle principali:
10 cm Nebelwerfer 35: Fu il primo modello, un mortaio da 105 mm progettato per lanciare munizioni chimiche e fumogene. Era pesante e poco maneggevole, ma rappresentò il punto di partenza per lo sviluppo successivo.
10 cm Nebelwerfer 40: Evoluzione del modello 35, mantenne lo stesso calibro ma fu alleggerito e reso più pratico per l’impiego sul campo. Anche questo modello era pensato per munizioni non convenzionali, ma fu presto adattato all’uso esplosivo.
15 cm Nebelwerfer 41: Il più diffuso tra i lanciarazzi tedeschi, aveva sei canne da 150 mm montate su un affusto trainabile. Era capace di lanciare salve devastanti in pochi secondi, ed è quello che più spesso viene associato al nome “Nebelwerfer”.
21 cm Nebelwerfer 42: Versione potenziata con razzi da 210 mm, progettata esclusivamente per munizioni esplosive. Aveva una potenza distruttiva superiore e veniva usata per colpire obiettivi fortificati o aree estese.
28/32 cm Nebelwerfer 41: Questa variante combinava due tipi di razzi — da 280 mm e da 320 mm — montati su telai binari. I razzi potevano essere esplosivi o incendiari, ed erano spesso lanciati da strutture improvvisate, come telai di legno o binari ferroviari.
30 cm Nebelwerfer 42: Un modello pesante da 300 mm, utilizzato per il supporto a lungo raggio. Era meno comune ma molto efficace contro concentrazioni nemiche e infrastrutture. Panzerwerfer 42: Versione semovente del 15 cm Nebelwerfer 41, montata su un semicingolato Sd.Kfz. 4/1. Aveva 10 tubi di lancio e una mitragliatrice MG34 per autodifesa. La mobilità lo rendeva ideale per colpire e ritirarsi rapidamente.
8 cm Raketen-Vielfachwerfer: Prodotto verso la fine della guerra, questo lanciarazzi da 80 mm era ispirato al Katjuša sovietico. Poteva lanciare salve rapide da una piattaforma multipla, ma fu prodotto in quantità limitate.
Werfer-Granate 21: Razzo da 210 mm progettato per l’uso aria-aria. Veniva montato su caccia come il Messerschmitt Bf 109 e il Focke-Wulf Fw 190 per colpire le formazioni di bombardieri alleati. Era impreciso ma aveva un forte effetto deterrente.

IMPIEGO OPERATIVO.

I Nebelwerfer erano spesso impiegati in batterie da 6 o più lanciatori, capaci di saturare un’area in pochi secondi.
Il suono dei razzi in volo era terrificante, tanto da valergli il soprannome “Moaning Minnie” da parte degli Alleati.
Furono usati in tutti i teatri europei: dalla Russia alla Normandia, dall’Italia alla difesa del Reich.

CURIOSITA' E DETTAGLI POCO NOTI.

Origini “chimiche”: inizialmente progettati per lanciare gas e fumogeni, i Nebelwerfer furono poi adattati per l’uso con esplosivi convenzionali, anche per via delle convenzioni internazionali contro le armi chimiche.
Effetto collaterale: l’accensione dei razzi produceva una nube di fumo e polvere che rendeva facilmente individuabili le postazioni, costringendo le unità a spostarsi rapidamente dopo ogni salve.
Panzerwerfer: la versione semovente era dotata anche di una mitragliatrice MG34 per autodifesa, e spesso veniva usata per colpire obiettivi in profondità o per supportare ritirate.
Uso in Italia: i Nebelwerfer furono impiegati anche durante la campagna d’Italia, ad esempio in Sicilia nel 1943, dove causarono gravi perdite tra le truppe alleate.
Produzione: si stima che siano stati prodotti oltre 6.000 lanciatori e più di 5 milioni di razzi.

CONCLUSIONE.

Il Nebelwerfer rappresenta un esempio di come la Germania cercò di compensare l’inferiorità numerica con armi ad alto impatto psicologico e distruttivo. Sebbene meno preciso dell’artiglieria convenzionale, il suo effetto di saturazione e la mobilità (soprattutto nella versione Panzerwerfer) lo resero un’arma temibile e innovativa.

venerdì 24 ottobre 2025

Artiglieria - Katjuša

Il Katjuša (in russo Катюша) fu un sistema di lanciarazzi multipli sviluppato dall’Unione Sovietica e impiegato con grande efficacia durante la Seconda guerra mondiale. Il nome deriva da una celebre canzone popolare sovietica, molto amata dai soldati dell’Armata Rossa, che raccontava la nostalgia di una ragazza per il suo innamorato al fronte.

CARATTERISTICHE TECNICHE.

Tipo: Lanciarazzi d’artiglieria
Progettista: Georgij Langemak
In servizio: Dal 1941
Varianti principali: BM-8 (82 mm), BM-13 (132 mm), BM-31 (300 mm)
Gittata massima: Fino a 8.470 metri (BM-13)
Velocità di lancio: Circa 355 m/s (BM-13)
Numero di razzi per lanciatore: Da 16 a 48, lanciati in salve rapide da 7 a 10 secondi

PIATTAFORME DI LANCIO.

I razzi Katjuša furono montati su:
Autocarri (ZiS-5, ZiS-6, Studebaker, Ford, Chevrolet)
Carri armati obsoleti (T-60)
Trattori d’artiglieria (STZ-5)
Imbarcazioni fluviali, navi da guerra e persino aerei (come l’Ilyushin Il-2)

IMPATTO OPERATIVO.

Il Katjuša era temuto per la sua capacità di saturare rapidamente vaste aree con fuoco esplosivo, causando effetti devastanti e un forte impatto psicologico. I soldati tedeschi lo soprannominarono “organo di Stalin” per il suono inquietante dei razzi in partenza.

CURIOSITA' E DETTAGLI POCO NOTI.

Battesimo del fuoco: Avvenne il 14 luglio 1941 a Rudnja, in Russia, sotto il comando del capitano Ivan Flerov.
Produzione: Alla fine del 1942 erano stati costruiti 3.237 lanciatori; a fine guerra si arrivò a circa 10.000 esemplari.
Uso precoce: I razzi furono impiegati già nel 1939 durante gli scontri di confine tra URSS e Giappone a Khalkhin Gol.
BM-31: Variante meno nota, con testata esplosiva da oltre 52 kg, usata soprattutto su autocarri pesanti e aerei. Ne furono prodotti circa 1.800 esemplari tra il 1944 e il 1945, ma furono radiati subito dopo la guerra.

CONSIDERAZIONI FINALI.

Il Katjuša rappresenta un esempio emblematico di come la semplicità costruttiva e la potenza di fuoco possano combinarsi per creare un’arma rivoluzionaria. Sebbene impreciso, il suo impatto sul campo di battaglia fu tale da influenzare profondamente la dottrina dell’artiglieria sovietica e il morale delle truppe.

giovedì 23 ottobre 2025

Per ascoltare i podcast

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I servizi logistici, parte 10

PREMESSA.

I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!

IL SERVIZIO DI COMMISSARIATO.

[…] Anche il rifornimento dei foraggi per i circa 4.500 quadrupedi del CSIR (la sola Divisione Celere ne contava 2.650 nei due reggimenti di cavalleria e nel reggimento artiglieria a cavallo, mentre le altre due divisioni che avevano muli per le salmerie di combattimento delle unità di fanteria, ne contavano 850 ciascuna), non fu sempre agevole e regolare, data la necessità di sostenere lo stato dei quadrupedi, logorati dalle lunghe e continue marce. […] Il peso delle singole derrate per una giornata di viveri dell'intera 8ª Armata ammontava a 1.161 tonnellate (documento 31/Sv.).

Occorre rilevare che l'8ª Armata aveva tra l'altro al proprio seguito trenta giornate di viveri ordinari e quindici di viveri di riserva. […] Le dotazioni di viveri e materiali vari inviate al seguito delle grandi unità dell'8ª Armata risultano su dal documento 32/Sv. […] Ai primi d'agosto la Direzione di Commissariato dell'Intendenza si spostò da Stalino (dove rimase un Ufficio Staccato) a Voroscilovgrad ed in questa località presero funzionare gli stabilimenti elencati: 8° Magazzino Foraggi, Paglia e Legna; frazione dell’8° Magazzino Vestiario ed Equipaggiamento; 57ª Sezione Sussistenza; 84ª Sezione Sussistenza, 191ª Squadra Panettieri.

Contemporaneamente si costituivano le basi avanzate di Kantemirovka e di Millerovo, rispettivamente per il II e il XXXV Corpo d'Armata, ma rimanevano ancora in funzione immagazzini viveri e vestiario di Dniepropetrovsk (considerevole l'ultimo per la mole del vestiario invernale), gli Uffici Staccati di Rykovo e di Stalino, sedi di magazzini viveri e vestiario, basi di scarico ferroviario i di avviamento di auto colonne per i magazzini avanzati e dello scalo ferroviario di Debalzevo.

[…] L'occupazione sovietica di Kantemirovka, avvenuta improvvisamente il 19 dicembre 1942, in seguito ad una puntata di carri armati, determinava gravi conseguenze anche per il Servizio di Commissariato. Una massa di circa 35.000 uomini, provati da più di una settimana di violenti combattimenti che avevano travolto anche gli organi dei servizi divisionali, insidiati dalle condizioni meteorologiche fattesi ancora più gravi con un abbassamento della temperatura a -30°, si vedeva privata di quella base nella quale aveva sperato di trovare ricetto e sostentamento.

[…] La caduta di Kantemirovka provocò la perdita delle derrate accumulate presso quelle frazioni di magazzino. Una gran parte dei depositi poté essere distrutta, prima dell'abbandono, dallo stesso personale chi l'aveva in consegna. Ma caddero in mano al nemico i magazzini pieni di derrate da distribuire ai reparti come “razione natalizia”. Con queste anche una forte quantità di panettoni, inviati ai combattenti da una organizzazione patriottica milanese. Volantini di propaganda sovietici, con frasi ironiche, ringraziarono gli italiani per il dono che, per l'andamento delle vicende operative, aveva mutato destinazione”.

“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 59-68”.



mercoledì 22 ottobre 2025

I servizi logistici, parte 9

PREMESSA.

I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!

IL SERVIZIO DI COMMISSARIATO.

“Gli organi esecutivi dipendenti dall'Ufficio di Commissariato di ciascuna divisione esecutori delle distribuzioni dille derrate agli incaricati di singoli reparti, erano: per la Divisione “Torino” la 52ª Sezione Sussistenza, per la Divisione “Pasubio” l'11ª, per la “3ª Divisione Celere Principe Amedeo Duca d'Aosta” la 93ª. Le Squadre Panettieri con forni rotabili Weiss, rispettivamente 65ª, 26ª, 59ª (come del resto tutte le unità panettieri) avevano il compito di panificazione per la grande unità alla quale appartenevano.

[…] Al vettovagliamento durante il viaggio ferroviario delle unità, dall'Italia a Marmaros Szgiet (Ungheria), fu provvisto facendo portare al seguito dei reparti inadeguata quantità di viveri a secco, per integrare di distribuzioni di rancio caldo predisposte lungo il percorso. Non fu possibile, però, distribuire ranci caldi ai soldati che sbarcavano dai treni nella zona d'arrivo, perché le autorità ungheresi vietarono qualunque requisizione e si astennero dal fornire la legna occorrente alla confezione del vitto.

[…] Nei mesi di luglio ed agosto 1941 affluirono alle basi di Marmaros Szgiet, Suceava e Belzy, 30 giornate di viveri ordinari (compresa la farina per panificazione ed esclusa la carne da macello), 8 giornate di viveri di riserva per 45.000 uomini, 15.000 quintali di mangime per quadrupedi ed una modesta quantità di fieno. […] Le ulteriori difficoltà, causate all'inizio di settembre dalle piene dei fiumi e dalla conseguente interruzione dei ponti sul Bug e sul Dnjester, determinarono l'arresto di intere autocolonne trasportanti viveri e vestiario, e le stesse Divisioni non sempre riuscirono a far giungere i loro automezzi alle basi di rifornimento.

[…] La composizione della razione giornaliera di viveri ordinari, riportata nel Documento 25/Sv., era stata stabilita dal Ministero della Guerra, tenuto conto delle speciali esigenze alimentari del Corpo di Spedizione in quel teatro di operazioni. Essa si dimostrò sufficiente ma ai primi di settembre 1941, quando ebbe inizio la crisi dei trasporti, si rese necessaria una riduzione (la cui entità è riportata nel Documento 26/Sv.), riguardante peraltro solo alcune derrate.

La ripresa dei movimenti automobilistici e l'arrivo regolare dei treni dall'Italia resero possibili l'accrescimento delle disponibilità di magazzino e, con l'inizio dell'inverno anche il ritorno alla distribuzione della razione completa. Il vino proveniva dall'Italia, ma nel periodo autunnale se ne dovette sospendere la distribuzione, in quanto le forti quantità giunte a Belzy non potevano essere portate avanti per le generali difficoltà dei trasporti. Successivamente la distribuzione fu ripresa, alternandola con quella dei generi di conforto (caramelle, liquori, marmellata).

“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 59-68”.



martedì 21 ottobre 2025

Il viaggio del 2013, Selenyj Jar e il quadrivio

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 27 gennaio - giornata a disposizione per visita della zona Selenyj Yar. Notammo subito quelle strane macchie... all'epoca ci venne spiegato che erano i punti d'impatto sul terreno dei razzi della Katjuša utilizzata dai sovietici per colpire le nostre truppe; a distanza di 70 anni i segni della guerra erano ancora presenti.



lunedì 20 ottobre 2025

Il viaggio del 2013, Selenyj Jar e il quadrivio

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 27 gennaio - giornata a disposizione per visita della zona Selenyj Yar. La steppa e le quote nella zona di Selenyj Yar... prima il Battaglione L'Aquila e poi l'intera Divisione Julia qui si dissanguarono per fermare l'attacco sovietico dal dicembre 1942 al gennaio 1943.





domenica 19 ottobre 2025

Le fotografie di Mario Bagnasco, 67

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Il rancio si consuma rapidamente sul posto".

Ritorna all'Archivio fotografico CC.NN. Mario Bagnasco.

sabato 18 ottobre 2025

Le fotografie di Mario Bagnasco, 66

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"Caposaldo 21 - Il Colonnello D'Alogia dei Bersaglieri si congratula con gli M e festeggia".

Ritorna all'Archivio fotografico CC.NN. Mario Bagnasco.

sabato 4 ottobre 2025

Monumento a Torino

Monumento nel ‘Giardino Dispersi e Caduti sul Fronte Russo 1941-43’ di corso Svizzera a Torino...

venerdì 3 ottobre 2025

Visita al Museo di Cargnacco

Il Museo di Cargnacco è uno spazio espositivo dedicato alla memoria dei soldati italiani caduti o dispersi durante la Campagna di Russia (1941–1943).

Il percorso museale raccoglie cimeli, fotografie, lettere, uniformi, oggetti personali e documenti originali provenienti dal fronte russo e dai campi di prigionia sovietici. Ogni reperto racconta una storia di sofferenza, coraggio e speranza, offrendo al visitatore un’immersione emotiva e storica nella tragedia dell’ARMIR.

Il museo è anche luogo di studio e riflessione, dove la memoria individuale si intreccia con quella collettiva. Le testimonianze esposte sono spesso accompagnate da opere d’arte donate da familiari e reduci, rendendo il museo un ponte tra passato e presente, tra dolore e riconoscenza.

giovedì 2 ottobre 2025

Il viaggio del 2013, Selenyj Jar e il quadrivio

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 27 gennaio - giornata a disposizione per visita della zona Selenyj Yar. Il cippo in ricordo di tutti i caduti, italiani e sovietici nelle sanguinose giornate del quadrivio insanguinato.

mercoledì 1 ottobre 2025

Il viaggio del 2013, Selenyj Jar e il quadrivio

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 27 gennaio - giornata a disposizione per visita della zona Selenyj Yar.







Visita al Tempio di Cargnacco

Situato a Cargnacco, frazione di Pozzuolo del Friuli in provincia di Udine, il Tempio Nazionale "Madonna del Conforto" è un monumento commemorativo dedicato ai caduti e dispersi italiani della tragica Campagna di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Voluto da Don Carlo Caneva, cappellano degli Alpini, il tempio raccoglie le spoglie di circa 9.000 soldati e rappresenta un luogo di memoria e raccoglimento per l’intera nazione. L’architettura sobria e solenne, progettata da Giacomo Della Mea, ospita opere d’arte sacra e testimonianze storiche che ne fanno un simbolo di devozione e ricordo.