venerdì 24 febbraio 2023

Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 7

La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, settima parte. P.S. oggi questa testimonianza ha ancora più valore perché, seppur ho conosciuto il Signor Gianluigi una sola volta al telefono, ho appreso qualche settimana fa che ha raggiunto il suo povero padre; ad entrambi va la mia più profonda stima e il mio ricordo.

Breve biografia.

Intensa è l'attività bellica di quel periodo. In dicembre, nonostante la temperatura particolarmente gelida, le truppe del C.S.I.R. sono in movimento verso le posizioni sovietiche. Tutto il fronte è in fermento e i sovietici, sorpresi, arretrano. Si arriva cosi alla fine del mese di dicembre 1941, nel pieno svolgimento di quella che viene ricordata come la "Battaglia di Natale". Scrive Nicola Malizia, esperto conoscitore di cose aeronautiche, autore di numerose pubblicazioni, nel suo magistrale ed esaustivo libro "Ali sulla steppa - La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia": "I cacciatori del 22° Gruppo C.T. erano in pochi, ma volevano essere ugualmente sui loro avamposti, anche se il nemico fuggiva, oppure li attaccava in numero incredibilmente superiore! Le condizioni del tempo durame quell'interminabile "Battaglia di Natale" furono alterne, e mentre erano state caratterizzate da un freddo intensissimo, da nebbie e foschie, all'inizio della controffensiva sovietica, dopo la santa ricorrenza natalizia, sembrarono improvvisamente schiarirsi. Questo favori lo spostamento della 369a Squadriglia del capitano Giorgio Iannicelli da Saporoshje a Stalino, dove i primi Macchi 200 giunsero nel primo pomeriggio del 27 dicembre 1941. Il capitano Iannicelli rimase comunque a Saporoshje, per adempiere alle sue importanti funzioni di comandante interinale di gruppo. Egli infatti fin dal 12 di quello stesso mese aveva assunto il comando "ad interim" del 22° Gruppo Autonomo C.T., dopo l'improvviso ritorno in Patria del maggiore pilota Giovanni Borzoni, costretto a lasciare il suo reparto e il fronte sovietico in seguito ad un forte esaurimento nervoso. Ma Iannicelli si proponeva di raggiungere la sua unità il giorno dopo, perché non avrebbe voluto né potuto lasciare i suoi "ragazzi" privi della presenza del loro comandante".

Cosi scrive il capitano Iannicelli alla moglie, in quel Natale 1941, nelle sue lettere da Saporoshje del 23, 24 e 27 dicembre: "(23 dicembre) Non so ancora dove passerò il Natale, qui o più avanti, in ogni caso non credo avrò il tempo di accorgermene e di considerare quel giorno diverso dagli altri, per lo meno esternamente. Quando riceverai questa mia, penso sarà già vicino l'anno nuovo e aspetto da lui un po' di calma, un po' di serenità, tanti dei nostri giorni felici...". "... stamani (24 dicembre) dovevo partire per Stalino, il tempo però è improvvisamente peggiorato e cosi ho dovuto ancora rimandare; domani mattina spero di poter fare almeno un salto con la Caprona (cosi viene comunemente chiamato dai piloti il trimotore Caproni Ca.133, usato per supporto logistico) per poter portare a qualcuno dei miei ragazzi che ho mandato avanti il mio saluto e il mio augurio per il Natale so che qui stanno preparando qualche cosa per gli avieri, perché almeno si accorgano del Natale. Avrei voluto anche io trovare qualche cosa per fare un po' di festa ai miei ragazzi, per dare loro almeno l'impressione di una festa nostra, ma non sono riuscito ad avere assolutamente nulla e cosi si dovranno contentare dei miei auguri...".

"(27 dicembre) ti scrivo ancora da Saporoshje. Sono già tanti giorni che tento di partire, prima il cattivo tempo, ora il freddo intenso mi immobilizzano. Stamane sono riuscito a mandare avanti metà della mia squadriglia, domattina spero dl poter partire io con il resto. Ed eccoti la descrizione del mio Natale. La sera del 24 ho assistito al rancio della truppa e alla distribuzione dei doni inviali dall'Italia. Dovevi vedere come questi ragazzi, tutti immalinconiti dalla lontananza e dalla nostalgia, si siano entusiasmati ed appassionati a questa estrazione di pacchi dono. Era veramente commovente vedere i loro occhi sbarrati sulle mani del comandante che estraeva a sorte i nomi e la gioia dei fortunati e la delusione degli esclusi. Poi c'è stata la Messa e un Presepe di cartone e un volenteroso albero di Natale parlavano a tutti delle famiglie lontane, di abitudini, di tradizioni che in certe occasioni sommergono di nostalgia anche il guerriero più incallito. Il giorno di Natale, dopo una colazione sontuosa, c'è stata una rappresentazione teatrale nell'aeroporto stesso. Gli attori erano gli stessi avieri, ma c'era anche nn autentico balletto russo; insomma, uno spettacolone. Erano lutti allegri questi poveri ragazzi, di una allegria rumorosa e infantile, ma in fondo, infondo, ma non troppo infondo, c'era una nostalgia greve, accorata, di un po' d'effetto, di un po' di tepore, di un po' d'aria di casa...".

Continua Malizia nella sua descrizione di quelle ore: "A Stalino intanto quell'improvvisa schiarita del tempo favorisce una missione offensiva per le prime ore del 28 dicembre 1941. In serata giungevano a Stalino altri due Macchi 200 della 369a Squadriglia, questa volta accompagnati dal capitano Giorgio Iannicelli. La notte fra il 28 e il 29 dicembre 1941 comunque più fredda che mai, forse ancora più rigida di tutte le precedenti patite e sofferte dai nostri uomini, presenti ormai da un pezzo sul fronte sovietico... Il capitano pilota Giorgio Iannicelli passò quella sua ultima notte in compagnia dei suoi giovani piloti, ma poi, stretto da un gran desiderio dl casa, volle scrivere alla moglie. Oltre alle sue cose più intime scrisse testualmente: - Stalino. 29 dicembre 1941 (notte inoltrata). Mia cara, sono da ieri a Stalino e voglio mandarti subito un mio salutino. Ti devo scrivere molto in fretta perché sta per partire un corriere e date le locali maggiori difficoltà postali, desidero non perdere quest'occasione. A questo riguardo ti raccomando di non preoccuparti di eventuali ritardi, io cercherò come sempre di non farti mancare mie notizie, anche per quanto riguarda i telegrammi incontrerò maggiori difficoltà sempre per le condizioni locali... con la mia prossima lettera ti darò più ampi particolari sulla mia sistemazione e sulla mia attività, ora sono semplicemente accampato tanto da dover dormire vestito, ma spero per domani di aver rimediato a tutto. In mia salute continua ad essere oltima, per questo puoi stare pienamente tranquilla... Giorgio -. Questa fu l'ultima lettera scritta dall'eroico capitano pilota Giorgio Iannicelli a sua moglie, la signora Elisabetta Orlando, che la ricevette qualche giorno più tardi, quando da un pezzo egli aveva immolato la sua giovane vita...".

Dunque, il capitano pilota Giorgio Iannicelli, come comandante interinale di gruppo, nel pomeriggio di quel 29 dicembre 1941, durante la controffensiva sovietica di quei giorni, poi arrestata dalle nostre truppe, nell'intento, riuscito, di contrastare l'azione di velivoli da bombardamento avversari sulle nostre linee, pur essendo reduce da un'intensa attività di volo, vuole prendere il posto del capitano pilota Gian Carlo Cervellin, della sua stessa squadriglia, già pronto al decollo. Con i gregari capitano pilota Vittorio Minguzzi (comandante della 359a squadriglia) e tenente pilota Walter Benedetti (della 369a squadriglia), parte per quella che sarà la sua ultima missione. Infatti, dopo un lungo e memorabile combattimento, sostenuto da solo contro numerosi caccia sovietici, cade in fiamme nel cielo di Bowolin.





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