domenica 22 novembre 2020

Ricordi, parte 5

Il bosco tra Opit e Postojaly è l'unico che solitamente affrontiamo durante il trekking; si entra dalla piena steppa e si esce su una strada come tutte poco battuta. Ma è un bosco molto particolare... se già prima ti sembra di vivere dei momenti fuori dal comune, quando entri nel bosco allora si che ti stacchi completamente dalla realtà di tutti i giorni e ti ritrovi in una dimensione parallela. Il bosco è il silenzio ovattato, rotto solo dal rumore degli scarponi che calpestano la neve; il bosco è quel posto dove hai la sensazione che qualcuno nascosto fra i rami ti osservi. Io ci sono sempre entrato quasi in punta di piedi, come per non disturbare nessuno. La prima volta che ho percorso quel sentiero sembrava non finire mai; forse la neve particolarmente alta, forse la stanchezza; in realtà quel tratto sarà circa 1000 metri. Ma ogni volta che ne esco o a casa rivedo le fotografie, ho sempre quella sensazione che tutto sia finito troppo troppo presto.

sabato 21 novembre 2020

Ricordi, parte 4

Tambov... Tambov è il campo per antonomasia, anche se gli altri non furono da meno. Tambov è immerso in una foresta, vicino ad un'area che oggi l'esercito russo utilizza quale zona addestrativa. Ma appena ti allontani dai rumori delle auto che passano nelle vicine strade ed entri nel bosco, tutto cambia. Oggi d'estate sembra anche un luogo piacevole, ma allora... Croci da tutte le parti, lapidi in tutte le lingue, cippi a ricordare italiani, tedeschi, ungheresi, rumeni, giapponesi, francesi, spagnoli. Sono le croci che danno l'idea di quanti morti, sono le croci che ti angosciano per quante sono. A Tambov morirono 8.197 italiani più altri 998 dei due lazzaretti vicini... ma questi sono i numeri dei prigionieri registrati dalle autorità del campo; quanti altri?

Relazione del Generale Lerici, parte 5

Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - quinta ed ultima parte.

Il Comandante 8a Armata autorizza il Comandante del raggruppamento a concedere qualche decorazione al valore militare sul campo alle truppe della difesa di Tscherkowo. A causa dei bombardamenti numerose case di abitazione vengono messe fuori uso. La crisi degli accantonamenti si acuisce. Molte perdite. Criticissima la situazione degli infermi. La giornata del 10 trascorre relativamente calma. Tuttavia la situazione viene giudicata molto seria anche dal Comando tedesco ed è cosi compendiata: - su 14.000 uomini circa (7.000 tedeschi e 7.000 italiani) soltanto 2.500 sono i combattenti; - scarse munizioni; - critica situazione sanitaria; - discreta situazione alimentare; - avanguardie di unità tedesche corazzate sarebbero in Strezolkwa in attesa dei grossi. Dal 9 gennaio, nel complesso, la situazione viene giudicata critica e le possibilità di salvezza del presidio dipendono dagli sforzi che verranno fatti dall'esterno.

Per quanto riguarda l'avversario: - è chiara la sua intenzione di distruggere il maggior numero di case per creare una vera crisi di alloggiamento (si provvede, per contro, a costruire numerosi ricoveri in scavo); - il numero delle forze a noi contrapposto è aumentato considerevolmente. Il Colonnello Gôller, comandante della difesa tedesca di Tscherkowo, riceve ordine di recarsi all'8a Armata per riferire. Parte in aereo il mattino dell'11 portando seco una breve relazione sulla situazione del raggruppamento italiano e la risposta contenente i dati richiesti dall'Eccellenza il Comandante Armata nel suo messaggio del 27 dicembre. Calma trascorre la giornata dell'11. Stukas bombardano a più riprese posizioni russe.

Anche la giornata del 12, salvo qualche tiro di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre calma. Si forniscono al comando germanico 300 volontari, che vengono immessi nelle formazioni tedesche. La situazione generale rimane invariata. Un messaggio spedito dal Colonnello Goller fa sperare che la situazione di Tscherkowo verrà in breve favorevolmente risolta. Anche le giornate del 13 e del 14 trascorrono calme. I soliti tiri di artiglieria e mortai che provocano alcune vittime. Il 15 gennaio mattino mi reco presso il Comando della divisione germanica. Il Colonnello Michaelis mi comunica di tenerci pronti per la futura notte perché la 19a Divisione Corazzata germanica aprirà un corridoio in corrispondenza della strada di Strezolkwa per consentire il passaggio delle autocolonne dei feriti e congelati e la defluenza delle truppe italo-germaniche assediate. Questa volta si crede veramente alla esistenza della 19a Divisione Corazzata.

Senonché alle ore 13 viene comunicato ufficialmente dal Comando della 298a Divisione per mezzo del Sonderfuehrer Hamman, interprete, che la via verso Ovest devono aprirsela le stesse truppe assediate. I feriti e congelati che non sarà possibile caricare sulle slitte dovranno essere lasciati in posto. I nostri infermi ammontano alla data del 15 a 3.850 unità. Si chiede se i tedeschi possono darci un concorso di autocarri (noi disponiamo dei soli due autocarri del Comando Difesa), ma il Comando germanico comunica non poterei dare nessun aiuto. Situazione quanto mai tragica! Buona parte dei nostri infermi (più di un migliaio) non possono camminare. Le slitte sono in numero limitatissimo. Al massimo potranno caricare un centinaio di infermi. Gli altri dovremo lasciarli a Tscherkowo. Riunisco a rapporto i comandanti. Impartisco i relativi ordini.

Tutti i validi armati riuniti per reggimento e reparto nella successione: Divisione Torino - Divisione Pasubio - Truppe e Servizi C.A. e d'Armata - elementi minori. Dovrà chiudere la colonna un battaglione germanico (in pratica sarà la colonna italiana di retroguardia, appoggiata da carri armati tedeschi). Alle ore 20 avviene l'incolonnamento. Forza approssimativa dei partenti: - Divisione Torino 1.600 uomini; - Pasubio 2.000; - Truppe e Servizi di C.A. e d'Armata 1.800 uomini; - nuclei Ravenna e Celere 400 uomini; - Truppe della difesa di Tscherkowo 500 uomini. Il cerchio viene rotto in direzione Sud Ovest. Ancora una volta si rivela l'abilità manovriera del Colonnello Michaelis, comandante interinale della 298a Divisione germanica, che apre la marcia con le sue truppe. Non appena i russi si accorgono della sortita imperversano sul paese e sull'itinerario percorso con violenti tiri di artiglieria, katiusce e mortai che disturbano il procedere.

La neve caduta nei giorni precedenti rende difficoltoso il movimento che, ad eccezione di pochi infermi trasportati su slitte, gli italiani - me compreso - compiono a piedi. Superato Yassnyi Promin, in fiamme, si è fuori dal primo cerchio avversario. Si risale la quota 192,9 e si transita per Yeshatschyn, paese in fiamme. Gli incendi, gli scoppi continui di granate, di katiusce e delle artiglierie danno allo spettatore una visione apocalittica. Gli eroici difensori del Don, di Arbusow e di Tscherkowo che hanno tenuto in iscacco il nemico per molto tempo muovono in questo ambiente per sfuggire alla morsa avversaria che sembra non voglia abbandonare la sua preda. Si giunge a Losowaja all'alba del 16 e si prosegue su Berosowo dove si ha un primo scontro con carri armati russi che dalle alture circostanti mitragliano e cannoneggiano la colonna. Si devia per Petrowshi dove le forze corazzate avversarie sono più numerose e si fanno più ardite avvicinandosi sensibilmente alla colonna e procurando alcune perdite.

I pezzi controcarro germanici, che fanno buona guardia, pur essendo molto ridotti di numero, tengono a bada il nemico e distruggono alcuni carri ma altri sono in affluenza da Ovest. A questo punto tempestivamente intervengono gli Stukas. Grosse colonne di fumo denso rispecchiano le distruzioni effettuate. La colonna prosegue in direzione Nord Est, su Strezolkwa. Essa è seguita da numerosi autocarri tedeschi della base di Tscherkowo dove sono caricati i feriti e i materiali. All'attraversamento della balca a Sud di quota 114,1 si è soggetti a violento bombardamento avversario di mortai e di artiglieria. Il costone della quota è occupato da fanteria. Si ha un tempo di arresto. Intervengono gli Stukas e le fanterie germaniche che attaccano.

Viene occupato il costone mentre una parte dei carri armati di cui dispone la colonna è in coda e sostiene aspri combattimenti con le forze corazzate russe. Dal costone di quota 114,1 non si può scendere su Strezolkwa. Da Kalmyhowka numerosi carri armati russi minacciano la colonna sul fianco. Il margine Sud di Strezolkwa è fortemente presidiato. I carri armati germanici esistenti in Strezolkwa, ed i pochi ancora superstiti della nostra colonna, non impegnati in coda, danno battaglia. Mentre si svolge questo combattimento la colonna a piedi devia verso Nord ed entra in Strezolkwa da Est, dentro la cinta di difesa germanica, raggiungendo la pista Belowodsk-Nowostrelz0wka sotto l'imperversare del continuo bombardamento russo che provoca numerose perdite e fa definire dal fante la strada percorsa: "la strada della morte".

Strezolkwa viene raggiunta verso le ore 16 circa e subito si prosegue per lo sperone Nord Est di quota 198,10 per immettersi sulla pista Belowodsk all'altezza di quota 179,3. Gli ultimi colpi di katiusce e di artiglierie raggiungono la colonna a quota 179,30. I cerchi avversari sono stati faticosamente superati. La marcia prosegue per la pista di Belowodsk, gli uomini dovendo lottare da ora in poi soltanto contro gli elementi avversari della natura: gelo, neve, vento (che mietono nuove vittime per assideramento e congelamento) e contro i tiri isolati di qualche partigiano. La testa della colonna italiana giunge a Belowodsk verso le ore 22 e subito viene iniziato lo sgombero dei feriti e dei congelati su Starobelsk a mezzo di autoambulanze a disposizione di quel comando tappa che si prodiga in ogni modo per dare conforto ed aiuto ai valorosi reduci. L'arrivo degli isolati si protrae per tutta la notte e buona parte del mattino del 17. A Starobelsk avviene lo smistamento dei feriti e dei congelati su Voriscolovgrad e su Kupiansk. Successivamente vengono smistati anche gli altri.

APPELLO DELLA DIVISIONE TORINO.

Partita dalla linea del Don con circa 11.OOO uomini; giunta a Starobelsk con circa 1.200 uomini. Comandante della Divisione e Comandante la fanteria divisionale: congelati; Comandanti dei tre reggimenti: due morti, uno ferito; Comandanti dei battaglioni e dei gruppi: non uno presente. Tutti morti o feriti e qualcuno disperso; Comandanti di compagnia e di batteria: tre o quattro presenti. Gli altri: morti o feriti e qualcuno disperso; ufficiali medici dei corpi e degli ospedaletti: due soli presenti (di cui uno congelato) su circa 60; ufficiali del Comando Divisione e Quartier Generale: sette presenti pressoché incolumi su una quarantina che erano partiti dal Don. E cosi via, in proporzione, per tutti i rimanenti.

Gloria agli eroici caduti immolatisi nel compimento del loro dovere! A questi ed a tutti coloro che versarono il loro sangue sotto i colpi del nemico o ebbero le carni ulcerate ed atrofizzate dal nemico più grande (il freddo), deve andare, incondizionata, la riconoscenza della patria e dei superstiti che, nei camerati assenti, ma presenti, stretti intorno alle sacre gloriose bandiere che non sono più, rivivono il ricordo di quella che fu la Divisione Torino la quale, fedele alla consegna, montò sino all'ultimo la guardia al Don e, ripiegando, si immolò per la protezione e la salvezza dei camerati italiani e tedeschi. Da un controllo effettuato personalmente è risultato che della Divisione Torino nessuno sbandato ha raggiunto arbitrariamente le retrovie.

Il Generale Comandante la Divisione Torino Roberto Lerici, Dniepopetrowski, 30 gennaio 1943.

venerdì 20 novembre 2020

Ricordi, parte 3

Cammini nella steppa da ore, fa freddo; non c'è un punto di riferimento, non c'è un posto dove riposarti; inizia a prenderti la stanchezza; la meta sembra non arrivare mai. E poi maledetta questa neve che è dappertutto; il vento che non da tregua. E sul far della sera poi tutto peggiora... sei sudato, la temperatura si abbassa, il peso dello zaino. Ci guardiamo senza proferire parola. Poi però pensi che 75 anni prima con un cappotto di lana autarchica, con le dita congelate o magari già deformi per la cancrena, senza cibo da giorni, senza sonno da notti, fra grida e rumori di carri, esplosioni, scoppi, con il terrore negli occhi... loro sono passati di qui e non puoi capire come ci siano riusciti, non puoi...

Relazione del Generale Lerici, parte 4

Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - quarta parte.

Il 27 si richiede al Comando 8a Armata che un ufficiale di quel comando si porti presso di noi in aereo per constatare la reale situazione in cui si trovano le truppe italiane e per prendere accordi circa lo sgombero dei feriti e degli ammalati. Si rappresenta che la grande maggioranza di queste truppe non ha al momento alcuna capacità combattiva. Non è, intanto, possibile addivenire ad un riordinamento dei reparti in quanto non sono possibili adunate di masse di militari a causa dell'osservazione nemica sempre vigilante. Tiri di artiglieria, katiusce e mortai disturbano in continuazione e distruggono le abitazioni.

Alle truppe italiane viene assegnato dal Comando tedesco della difesa il settore Est di alloggiamenti. Si provvede, pertanto, a riordinare le truppe secondo gli accantonamenti e si costituiscono due settori agli ordini del Colonnello Casazza dell'80° Reggimento Fanteria e del Maggiore Bombelli del 201° artiglieria. Alle ore 8 il comandante della Torino tiene rapporto a tutti gli ufficiali e li invita a collaborare a questo riordinamento, impartendo ordini sulla modalità di esecuzione. Il 28 si comunica al Comando 8a Armata, per radio, che la situazione dei feriti e congelati è andata aggravandosi per cui è urgente provvedere al loro sgombero. Un aereo italiano lancia viveri, medicinali e cartucce per fucile. I russi premono contro il caposaldo con forze di fanteria. Continua intenso il bombardamento che provoca numerose vittime.

Nel pomeriggio del 29 giunge a Tscherkowo, in aereo, il Comandante dell'aviazione dell'Armir, Generale pezzi, con il Colonnello Medico Bocchetti. Viene loro esposta la situazione e consegnato un messaggio per il Comandante dell'8a Armata nel quale viene riassunta la situazione stessa. Dopo una breve sosta alle ore 14 riprendono il volo di ritorno. Successivamente, con sommo rammarico, si è venuti a conoscenza che l'apparecchio non ha fatto rientro al campo. Sul velivolo avevano preso posto tre feriti e il Tenente tedesco Bômm, ufficiale di collegamento per la Divisione Torino, arbitrariamente allontanatosi senza avvertire nessuno. Nella mattinata con apparecchio Junker si sgomberano 14 feriti e congelati tra cui il Generale Rossi ed il Maggiore Pinto. Per via aerea giungono medicinali.

Il 30 dicembre la situazione tende a peggiorare. I russi ricevono rinforzi e se ne ha la prova nell'intensificarsi dei bombardamenti. Alle ore 16 il Comandante della divisione germanica, Generale Xelinski, che ha fatto una breve apparizione in Tscherkowo, convoca il Comandante della Divisione Torino e gli espone la necessità di mettere a sua disposizione una riserva di 500 uomini armati. Prometto di andare incontro ai suoi desideri pur rappresentando le difficoltà organiche in cui si trovano le truppe italiane. Vengono diramati i conseguenti ordini, ma si trovano non lievi difficoltà nell'accantonamento di queste cinque centurie di formazione che vengono poste agli ordini del Tenente Colonnello Tromba della divisione Ravenna.

Si inoltra richiesta al comando armata di zaini di sanità e materiale di medicazione. Si chiede inoltre che venga proseguito lo sgombero dei feriti e congelati per via aerea. I reparti italiani che difendono il 7° settore della difesa di Tscherkowo, agli ordini del Tenente Colonnello Manari, si fanno molto onore. Sono un pugno di uomini, ma tengono ben alto il nome e l'onore del soldato italiano. Il 31 dicembre si costituisce l'ospedale italiano in una grande scuola alla periferia del paese con annesso padiglione. Vi si ricoverano oltre 1.200 feriti. Il Capitano Medico Ruocco, ufficiale medico più anziano, ne assume la direzione coadiuvato da altri 5 ufficiali medici dei vari corpi e reparti. La loro opera, pur con scarsezza di materiali di medicazione, è altamente proficua. La parte disciplinare e organizzativa dell'ospedale viene affidata al Seniore Gangemi della Legione CC.NN. Tagliamento che disimpegna il suo incarico con grande passione e grande rendimento.

Devo qui tributare un vivo encomio al personale addetto all'ospedale che con ripieghi di ogni genere, in mezzo a tutte le difficoltà, esposto alle offese dirette e sensibili del tiro avversario, si è prodigato oltre ogni limite per alleviare le sofferenze dei degenti e portare il soccorso a coloro che ne avevano bisogno. Si inoltra, per radio, richiesta al Comando Armata di alcuni chirurghi con attrezzatura necessaria per interventi. La situazione dei feriti e congelati va giornalmente peggiorando a causa delle numerose cancrene che si sviluppano. Oltre 700 dovrebbero essere gli interventi operatori da compiere. La forza controllata al 31 dicembre è di circa 7.000 militari di cui circa 3.800 feriti e congelati. Ma anche i rimanenti non sono in buone condizioni.

Giunge un messaggio aereo dell'Eccellenza Gariboldi in data 27. L'Eccellenza si compiace dello scampato pericolo di accerchiamento ed incita a resistere sino all'ultimo. Sono richiesti, inoltre, alcuni dati statistici che verranno inviati non appena possibile la trasmissione. Nella notte dell'1 gennaio muore il valoroso Comandante del 7° settore, Tenente Colonnello Manari, per ferita riportata in combattimento. È con vivo dolore che vedo scomparire questa bella figura di soldato! I bombardamenti continuano. Raffiche di mitragliatrici spazzano le vie del paese, ormai completamente accerchiato. Si prendono in consegna dai tedeschi i magazzini italiani. Sono nel massimo disordine per i saccheggi cui sono andati soggetti. Si censiscono le derrate e si constata che vi sono una quarantina di giornate di galletta, una diecina di carne in scatola, pasta e riso per una trentina di giornate. Difettano grassi.

La situazione, per quanto è dato conoscere dal Comando Tedesco, è la seguente: - Millerowo e Tscherkowo, isolati resistono; - la 19a Divisione Corazzata tedesca che avrebbe il compito di sbloccare la strada di Belowdsk è ferma a 14 km da Tscherkowo di fronte a Welikock, fortemente presidiata dai russi. Per proseguire avrebbe bisogno degli Stukas che non possono assolvere la loro missione a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Il 2 calma nel caposaldo. Aerei nazionali lanciano medicinali che sono accolti con grande gioia. Se ne richiedono altri al Comando d'Armata perché il fabbisogno è grande. Il 3 gennaio nulla di notevole nel caposaldo.

Alle ore 9 del 4 truppe della 298a Divisione attaccano in direzione di Welikozk allo scopo di congiungersi alla 19a Divisione Corazzata. L'attacco giunge fino alle prime case del paese di Welikozk. Nel pomeriggio un contrattacco russo ha costretto al ripiegamento. Particolare pressione viene esercitata nel settore tenuto dalle truppe italiane che, però, sostengono bravamente l'urto e falciano le file nemiche. ln rinforzo si invia una delle centurie di formazione. Nessun miglioramento nella situazione sanitaria. La temperatura si è notevolmente abbassata, raggiunge i 25° sotto zero. Nella notte sul 5, forte bombardamento di artiglieria e di mortai. Numerose perdite.

Nella mattina attacco russo nel settore, Sud Est interessante anche il settore italiano. Un reggimento russo è stato completamente distrutto. I russi tirano con proietti incendiari. Uno di questi colpisce una baracca dei magazzini. Il fuoco, alimentato da forte vento, si propaga ad altre due baracche che vengono completamente distrutte causando la perdita di una buona parte del materiale di vestiario ed equipaggiamento. Si riesce ad isolare le fiamme ed i viveri vengono salvati. Si ha un aereo-rifornimento che cade nelle mani dei russi causa il vento. Nessuna notizia della 19a Corazzata.

Vengono fornite due centurie al Comando Tedesco. Terminate le poche munizioni di cui disponevano, vengono ritirate. La giornata del 6, tranne qualche colpo di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre tranquilla. Si forniscono circa 200 uomini per lavori sulla linea. Si inoltra richiesta di materiali di medicazione ed etere al Comando 8a Armata. Nevica. Il 7 gennaio, alle ore 4 inizia un intenso tiro di mortaio ed artiglieria avversari. Successivamente un forte attacco avversario investe da Sud Est il caposaldo. Il combattimento si protrae per tutta la giornata, ma alla fine ogni velleità dei russi viene stroncata. Pattuglie nemiche sono riuscite ad infiltrarsi nell'abitato, ma vengono eliminate. I nostri del 7° settore come sempre si fanno onore e si distinguono per bravura, coraggio e decisione. Numerose armi vengono catturate all'avversario. Nessun aereo-rifornimento, per cui si rinnovano richieste di medicinali, etere e chirurghi al Comando 8a Armata.

Si ha notizia che il Generale Xelinski, comandante della 298a Divisione ha lasciato in aereo Tscherkowo consegnando il Comando della piazza al Colonnello Gôller. Si dà il solito contributo di uomini per lavori in linea (circa 250). Nevica. La giornata dell'8 trascorre tranquilla. Nella mattinata il Colonnello Gôller tiene rapporto cui partecipa il nostro interprete. Viene illustrata la situazione: - 8a Armata ha ribadito l'ordine che il caposaldo di Tscherkowo deve resistere ad oltranza; - la 19a Divisione Corazzata germanica e la 17a (ad organici ridotti) sbloccheranno la strada per Starobelsk; - le perdite germaniche sono state considerevoli; - data l'impossibilità, per deficienza di armi automatiche e di munizioni, di organizzare reparti italiani (oltre a quelli in linea) che possano validamente concorrere alla difesa, il comando tedesco richiede militari italiani volontari da immettere direttamente nei suoi reparti e servizi. Il Comando tedesco si impegna di provvedere al vestiario (tute mimetiche), armamento (eventuale), vitto e alloggio. Già in precedenza 7 militari del 52° artiglieria erano stati immessi, quali volontari, in reparto controcarro germanico con piena soddisfazione del suo comandante.

Alle ore 17 il comandante del raggruppamento italiano tiene rapporto ai vari comandanti spiegando l'alto valore morale ed il valido ausilio che un forte concorso di volontari può dare ai fini della difesa. Aereo-rifornimento di cartucce per fucili e fucili mitragliatori. Si procede gradualmente al riordinamento dei militari per corpo e reparto. Alle ore 7 del 9 allarme sulle linee. Lontano in direzione ovest si sente il rumore del combattimento. Alle ore 8,30 inizia intenso bombardamento russo con tiri di artiglieria, mortai e katiusce. Il bombardamento prosegue per tutta la giornata mentre i russi attaccano con l'appoggio di carri armati senza conseguire alcun risultato e con forti perdite da pane loro (su 10 carri attaccanti, 8 messi fuori combattimento). Un carro viene distrutto da una camicia nera del Gruppo "Montebello" che, munita di un fucile anticarro, precedentemente catturato ai russi, attende a piè fermo il carro stesso sino a 10 metri e quindi lo manda in fiamme con una scarica.

giovedì 19 novembre 2020

Ricordi , parte 2

Solo una bandiera... non è volontà di ostentazione e chi mi conosce sa quanto siano vere queste parole; non è neanche una provocazione verso le persone che all'epoca furono comunque vittime della nostra aggressione. E' solo un segno di rispetto per quei ragazzi che per questa bandiera, volenti o nolenti, sono morti in Russia. Loro in ben altri frangenti le avevano, le hanno protette, le hanno nascoste sotto un pastrano, le hanno bruciate per non farle cadere in mano al nemico. E' solo rispetto... lo stesso rispetto che abbiamo sempre avuto anche per i caduti russi ai quali abbiamo dedicato anche e solo un minuto del nostro silenzio. Durante ogni viaggio lungo la ritirata ne ho portata con me sempre una diversa; forse è anche un modo per passare vicino a loro, "raccoglierli" attorno ad una semplice bandiera e portarne a casa una piccola parte.

domenica 15 novembre 2020

Relazione del Generale Lerici, parte 3

Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - terza parte.

Il bombardamento di mortai, katiusce e artiglierie si fa sempre più intenso. La piccola conca è sconvolta dai tiri. I morti ed i feriti aumentano sensibilmente. I medici si prodigano nell'assistenza, ma mancano assolutamente i materiali di medicazione. Giunge un aereo-rifornimento per i tedeschi: carburante e munizioni. A due sacchi carichi di munizioni non si apre il paracadute sicché scoppiano in mezzo alle truppe causando nuove vittime. Il comando tedesco, senza interpellarmi, con la forza procede allo svuotamento dei serbatoi delle poche macchine italiane ancora al seguito. Il carburante deve servire per i carri armati. Protesto per il sistema e solo dopo molte insistenze il carburante viene lasciato alle macchine del comandante della divisione e della fanteria divisionale. A sera le linee raggiunte nella giornata con il nostro contrattacco, per ordine del comando tedesco vengono abbandonate e si ripiega sulle posizioni di partenza.

Per informazioni captate attraverso conversazioni con il comando tedesco si viene a conoscenza che le forze che ci fronteggiano sono sensibili. Tra di esse si distingue per combattività un reggimento del genio. Si inoltra al Comando Armata, tramite radio della 298a divisione, una nuova richiesta di viveri, munizioni e medicinali.

Il 23 dicembre la situazione si fa sempre più critica. Do ordine di bruciare le gloriose bandiere dei miei reggimenti. Le forze assedianti aumentano e si ha la sensazione per mezzo dei bombardamenti che sono più nutriti e con calibri non usati nei giorni precedenti (vengono impiegati dai russi anche i cannoni da 152). Si può dire che non vi è un'area della conca non segnata da uno o più colpi. Questi bombardamenti oltrepassano la violenza di quelli che si ebbero sul Carso nell'anno 1915 e anche di quelli che i tedeschi ebbero a Verdun (questo a loro dire). E se ne subiscono gli effetti senza possibilità di ricovero o di riparo essendo la conca tutta scoperta, tutta vista e controllata dal nemico. Verso le ore 8 si riuniscono nella balca Mansinchina tutti i militari per procedere allo smistamento dei reparti e divisioni onde avere uomini comandabili e comandati da propri ufficiali. La balca consente di compiere le operazioni su questa massa in quanto è alquanto defilata alla vista.

Mentre il lavoro di riordinamento procede, e con buoni risultati, giungono in posto ufficiali del comando tedesco richiedendo di urgenza centurie di soldati armati da mandare subito ai vari settori difensivi di Arbusow. Si cerca di far comprendere che tra due-tre ore potremmo mettere a loro disposizione compagnie organiche, ma ogni tentativo fallisce in quanto che vogliono subito almeno 14 centurie. Cosi anche questo tentativo di ridonare ai reparti una fisionomia organica viene frustrato. Si costituiscono subito le 14 centurie richieste con militari frammisti di tutte le unità sotto un violento bombardamento di katiusce, mortai e artiglieria.

Alle ore 10 le 14 centurie sono state tutte consegnate ai tedeschi. Di queste, 7 sono destinate al settore Est sotto il comando del generale Capizzi, 7 al settore Ovest agli ordini del Generale Rossi. Durante un bombardamento una granata colpisce in pieno il Capo Ufficio Sanità - Tenente Colonnello Paraninfo - mentre accudiva alla medicazione di alcuni feriti. Viene ucciso sul colpo. Gli ufficiali superiori ed inferiori del mio comando si uniscono agli ufficiali superstiti dei reparti per condurre al contrassalto gli italiani che ancora una volta si fanno molto onore. Il mio ufficiale - Sottotenente Martini - del Reggimento Cavalleria Vittorio Emanuele II - non ritorna da uno di questi contrassalti. Tutti si prodigano per tenere e far tenere duro dai nostri soldati. Soltanto del mio comando in tale giorno mancano all'appello: il Maggiore Zigiotti - (rientrato, dopo parecchi anni, con l'ultimo drappello di prigionieri) - capo nucleo assistenza, il Maggiore Ferrari, addetto ai servizi, il Capitano Calzolari, segretario dell'ufficio sanità, il Capitano Casagrande, capo ufficio commissariato, il Capitano Tedeschi, capo ufficio amministrazione, il Capitano Viola, comandante il Quartier Generale. Con ogni probabilità sono caduti in combattimento. Il maggiore Pinto, capo della Ia sezione, viene gravemente colpito da una pallottola di fucile mitragliatore.

Alle ore 18 il comandante della Divisione Torino, il generale Rossi, il capo di S.M. vengono invitati, al comando della 298a divisione germanica. Viene spiegato che è necessaria questa vicinanza per le comunicazioni operative che possono essere date da un momento all'altro. Verso le ore 19 i russi attaccano da nord anche con carri armati. Vengono respinti dai tedeschi e dalle centurie italiane di rincalzo. Alle ore 20,30 nuovo attacco russo. Mentre si sta sviluppando questa azione, una comunicazione telefonica ricevuta dal comando della 298a divisione dal comando del settore dà notizia che "gl'italiani si ritirano". Il Generale Rossi si reca in posto e constata che questa affermazione non è esatta. Qualche elemento che stava in linea era venuto indietro per accompagnare alcuni feriti. Subito dopo questa comunicazione telefonica il comando tedesco dà gli ordini per il ripiegamento che, per quanto riguarda le unità tedesche, doveva essere già predisposto data la immediatezza con la quale si costituirono le loro colonne. Quest'ordine viene comunicato al comando della Divisione Torino alle ore 21,30. In sintesi sotto la protezione e con l'ausilio del gruppo corazzato Hoffmann la 298a divisione germanica e le truppe italiane devono rompere l'accerchiamento e sfuggire alla pressione dei russi per l'itinerario: quota 230 Ssidorowski-Jwanovka. Di qui dirigersi su Tscherkowo, dove, si sa, esiste un caposaldo alleato. Le truppe italiane, come al solito, costituiscono retroguardia. Incolonnamento per gli italiani alle ore 23,30. Il comandante della divisione, il comandante della fanteria divisionale ed il Capo di S.M. si recano subito alla balca Mansinchina per impartire gli ordini conseguenti. Le truppe concentrate nella zona della balca raggiungeranno la quota 230 transitando per la balca stessa; le altre si accoderanno alla colonna germanica in Arbusow. Le due autovetture superstiti non possono seguire perché il percorso è da compiere fuori pista con neve alta più di mezzo metro.

I feriti, quelli che possono essere caricati sulle slitte, seguono la colonna; gli altri, purtroppo, debbono essere lasciati in posto. E sono molti. Dura e tragica decisione uguale per italiani e tedeschi, ma la scarsità di slitte non consente il carico di tutti. Si riesce a racimolare un po' di benzina per un autocarro con il quale si tenta di trasportare al seguito il Colonnello Rosati che, come precedentemente è stato detto, è gravemente ferito. Sull'autocarro vengono caricati altri feriti. (L'autocarro, poco dopo iniziato il movimento, venne colpito in pieno e il Colonnello Rosati rimase ucciso). I tedeschi mettono a disposizione del comandante della divisione un trattore su cui oltre il comandante ed il Capo dello S.M. prendono posto vari feriti. Alle ore 23,30 ha inizio il movimento verso Ovest. I russi, avutone sentore, attaccano da Sud ed impegnano le truppe italiane costituenti, come già detto, la retroguardia.

Sotto la protezione di questa lo sfilamento del grosso prosegue. Il combattimento si protrae fino all'alba ed un'aliquota dei reparti impegnati non riesce a raggiungere la colonna. Tra questi reparti ve n'è uno di formazione costituito da elementi del 52° artiglieria agli ordini del Tenente Colonnello Sacco. La marcia si svolge verso Ovest con una temperatura oscillante tra i 30 ed i 40 gradi sotto zero. Anche in questa giornata i soldati italiani si sono nutriti di sola neve. Non si è potuto avere alcun aereo-rifornimento di viveri né si è potuto ottenere dagli alleati germanici alcun genere di vettovagliamento. E' penoso il confronto che fanno i nostri militari Con i militari tedeschi i quali hanno mangiato regolarmente ed abbondantemente i loro soliti cibi caldi. Durante la notte del 24 dicembre, sotto l'abile guida del Colonnello Michaelis, comandante interinale della 298a divisione germanica (mancante del titolare), si sfugge all'assedio di Arbusow. Si incontrano elementi dei servizi di rifornimento russi che vengono catturati. L'itinerario si svolge attraverso l'aperta campagna. Non si seguono le piste che sono controllate, il che impone di compiere lunghi giri.

Al mattino, verso le ore 8, dopo aver eliminato durante il percorso elementi partigiani russi, si giunge a Ssidorowski. Qui sosta di un'ora per vincere la resistenza di elementi russi regolari ed irregolari. Alle ore 11 si transita per Gussew e si prosegue su Mankowo. A 4-5 km da tale località la testa della colonna incontra forti resistenze che non riesce a superare. Perdura il freddo intenso. Nebbia, quindi visibilità scarsissima. Si inverte la marcia e si prosegue verso Sud transitando per Poltawa alle ore 14. Breve sosta e proseguimento per Iwanowka. Attraverso l'aperta campagna, sfuggendo le piste che sono controllate dai russi; ci si dirige su Chodokow. Marcia faticosissima, la neve è alta, circa 50 cm; la temperatura è estremamente rigida. La colonna subisce forte allungamento. Molti sono i congelati, molti i militari italiani e tedeschi che sostando per riposare non si rialzano più perché assiderati. La marcia è spesso disturbata da partigiani provvisti di armi automatiche e pezzi a tiro rapido.

Alle ore 7 del 25 la colonna per Chodokow raggiunge la ferrovia a Scheptkowka. Quivi sosta di qualche ora. Aerei russi lanciano qualche bomba che causa alcune vittime. Alle ore 13 la colonna si rimette in marcia con direzione Nord seguendo la pista parallela alla ferrovia. Le truppe sono in marcia ininterrotta dalle ore 23,30 del 23 e sono tuttora senza mangiare. La marcia si fa sempre più faticosa e penosa. Molti militari rimangono indietro. In alcuni si verificano casi di alienazione mentale. Il continuo marciare nel bianco della neve, la fatica, la diminuzione di forze causata dalla mancanza di vitto producono in molti visioni fantastiche. La speranza di arrivare in buon porto alimenta la volontà. Vengono chiamati a raccolta le superstiti energie in uno Sforzo supremo. Molti, però, non reggono. Assistendo allo sfilamento della colonna si ha la netta sensazione della tragica odissea.

Alle ore 22 la testa della colonna comincia, ad affluire a Tscherkowo. I militari a mano a mano che giungono ricevono le premurose cure del Comandante della difesa italiana, Tenente Colonnello Manari, che fa distribuire vettovaglie e provvede all'alloggiamento. Per tutto il 26 continua l'affluenza delle truppe italo-tedesche. Molti non hanno più l'armamento. Alle ore 9 il Comandante della divisione con il Capo di S.M. conferiscono con il comandante della difesa di Tscherkowo, Colonnello Gôller. Scambio di comunicazioni circa la situazione. La via verso Ovest (Belowodsk) risulterebbe non libera perciò il movimento non può essere proseguito.

Del mio comando, oltre le perdite già innanzi citate, si hanno altri ufficiali congelati. Tra di essi il Maggiore Balboni, il Capitano F. Punzo, il Tenente Dufour, il Tenente Ponzetti. Altri ancora risultano dispersi. I superstiti, chi più chi meno, risentono della estenuante fatica e della mancanza di cibo. Molti i casi di choc nervoso. Tramite la radio della 298a Divisione germanica si dirige un marconigramma al Comando 8a Armata chiedendo lo sgombero urgente via aerea di alcuni ufficiali (tra cui il Generale Rossi, congelato) e lo sgombero con automezzi (non appena aperta la via) di circa 2.000 militari congelati e feriti. Si richiede inoltre l'urgente invio per aereo di medicinali. Di questi si sente la grande necessità, mancandone nel modo più assoluto.

sabato 14 novembre 2020

Le mappe dello CSIR e dell'ARMIR 4

Le mappe delle operazioni del CSIR e dell'ARMIR dal giugno 1941 all'ottobre 1942 - Il Corpo di Spedizione Italiano dall'Italia alla zona di radunata (10 Luglio-5 Agosto 1941).

Ricordi, parte 1

A volte in Russia cammini per chilometri e il paesaggio è sempre tutto uguale, anche lungo una strada. Perdi il senso del tempo, perdi la cognizione della realtà. Sai che in Italia a casa tua tutto scorre come sempre, ma sei qui, lontano centinaia di chilometri ed è come se stessi vivendo in una realtà parallela, nella quale il tempo si è fermato, ghiacciato in un istante. Cammini... e poi solo dopo ore una macchina in lontananza ti riporta alla realtà.

giovedì 12 novembre 2020

Relazione del Generale Lerici, parte 2

Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - seconda parte.

Viene esaminata la situazione: - manca ogni collegamento con il comando superiore che ci possa indicare quale è la situazione contingente; - le artiglierie e gli autocarri hanno ancora una autonomia di non oltre trenta km; - le colonne sono state attardate nel movimento da reparti arbitrariamente immessisi nei suoi itinerari (anche l'itinerario Karasciew, Popowka è stato sommerso dalle truppe del XXXV e Il C.A.); - sono affluiti a Popowka: un gruppo corazzato e un'aliquota della 298a divisione germanica.

Decido di sentire le intenzioni del gruppo corazzato, che deve proteggere il ripiegamento della 298a divisione, per esaminare la possibilità di appoggio anche alla mia divisione e di collegamento radio con le autorità superiori. Verso le ore 11 il Maggiore Turrini, Capo di S.M. della Divisione Torino, prende contatto con il Maggiore Hoffmann (Com.te del gruppo panzer). Viene stabilito che la Torino seguirà il gruppo corazzato per passare nella breccia che verrà fatta in corrispondenza delle difese avversarie sul Tihai. Il gruppo corazzato chiede però un concorso di carburante nella misura di 1.000 litri. Per le considerazioni di cui sopra si aderisce a tale richiesta riducendo il numero dei nostri automezzi.

La divisione si assume il gravoso compito di retroguardia a tutta la colonna. Viene subito presa la decisione di diminuire il numero di automezzi da portare al seguito in modo da dare una maggiore autonomia a quelli che proseguivano. Lo stesso criterio viene adottato per le artiglierie. Ordino perciò che per ogni batteria due pezzi seguano e due pezzi vengano resi inefficienti. Sull'itinerario Makarow-Mihajlow-Popowka sfilano intanto i reparti della 298a divisione germanica. A Popowka vanno raccogliendosi reparti delle divisioni Pasubio, Ravenna, truppe e servizi dei C.A. XXXV e II. Numerosi gli sbandati. File interminabili di auto-carreggio e carreggio.

A Popowka, nella mattinata, giunge ordinatamente la colonna di destra agli ordini del Colonnello Santini. Verso le ore 11 improvvisamente Popowka viene attaccata da carri armati russi. L'attacco viene respinto con il concorso del gruppo corazzato. La colonna di sinistra, con la quale marcia il comando della divisione, sosta temporaneamente a Mihajlow in attesa dell'attacco che il tappo corazzato sferrerà in serata su Posnjakow. Verso le ore 15 anche la colonna di sinistra si trasferisce in zona di Popowka. La Divisione Torino per quanto abbia subito perdite nei duri combattimenti dei giorni precedenti (1/81° e III/82° molto decimati) è, cosi, riunita e costituisce un blocco di forze e di volontà; pronta a superare le resistenze che si opporranno al suo movimento verso sud-ovest ed a proteggere - come retroguardia - il movimento generale della pesante colonna. L'aver dovuto lasciare indietro una parte delle artiglierie è stata una dura ed inderogabile necessità.

Verso le ore 22,30 la Torino inizia il movimento da Popowka seguendo l'itinerario Popowka-Posnjakow già seguito dal gruppo corazzato e dai reparti della 298a divisione germanica i quali hanno già impegnato combattimento con i russi sulle alture a cavallo del Tihai. La Torino concorre facendo schierare un proprio gruppo (il III da 105/28) comandato dal maggiore Bombelli. Il movimento si effettua con le misure di sicurezza (avanguardia-fiancheggiatori-retroguardia). Ma l'incolonnamento della divisione è fortemente ostacolato dalla marea di uomini, di automezzi e di carreggi di altre divisioni che, trascurando la pista, si affiancano, superano, s'immettono nei reparti della Torino.

Tutti gli ufficiali del comando, con il Capo di S.M. in testa, si adoperano attivamente per frenare, con la pistola in pugno, la confusione che si sta creando; ma i risultati sono assai scarsi non essendovi punti di obbligato passaggio nei quali disporre posti di blocco per convogliare il traffico. Nella notte sul le 21 si prosegue, con lungo giro, la marcia per Posnjakow. Nonostante gli sforzi degli ufficiali del comando e dei comandanti di reparto, in mezzo ai reparti ed ai mezzi della Torino si sono inseriti gli sbandati di reparti di altre divisioni e delle truppe e servizi di C.A.

Durante la notte, per risalire la balca a NE di Posnjakow seguendo il percorso della 298a divisione, viene abbandonata la pista. Automezzi e trattori a causa dell'asperità del percorso rimangono in gran parte impantanati. Si cerca con ogni mezzo di sbloccare e si riesce a farlo soltanto per qualche batteria e qualche automezzo. All'alba sosta, sulla quota del costone a nord di Posnjakow, perché la 298a divisione trova resistenza sull'altura di destra di Tihai. Si riordinano i reparti della Torino col favore della nebbia.

Verso le ore 7 forze russe, valutate a circa 2 battaglioni provenienti da NO e da SE si affacciano alla quota contrattaccando con appoggio di carri armati. Le batterie prendono posizione sui rovesci NE della quota e sparano a zero mentre reparti dell'81° e dell'82° partono al contrattacco respingendo l'avversario. Il combattimento procede per oltre due ore. Molti i morti ed i feriti da ambo le parti. Un comandante di batteria (Capitano Bacchelli, fratello del noto scrittore) cade sul pezzo mentre, morto il puntatore, lo sostituiva. Il Colonnello Santini, Com.te dell'81° fanteria, per galvanizzare i suoi soldati spiega al vento la bandiera del reggimento e attorno al sacro vessillo e al loro colonnello ufficiali e fanti si impongono al nemico. Verso le ore 9, eliminata la minaccia, si prosegue su Posnjakow. I reparti della Torino sono nelle mani dei propri comandanti, ma la turba degli sbandati nuovamente irrompe nelle file ordinate della divisione e torna a mettere confusione. Molti sbandati sono già senza armi.

Alle ore 9,30 si transita per Posnjakow e si risale il fianco destro della vallata del Tihai, sotto un violento fuoco di artiglieria e mortai avversari che causa nuove, forti perdite. Carri armati russi fanno il carosello intorno alla colonna, ma vengono tenuti a debita distanza dal gruppo corazzato germanico e dai pezzi anticarro della divisione che infliggono all'avversario sensibili perdite. Verso le ore 10,30 si transita per Tiho Ssurawskaja e si prosegue in direzione Sud per la pista che risale il costone. Al passaggio della balca ad Ovest di Ssmirnowsky si incontrano nuovamente l'avversario che presidia saldamente l'altura a Nord di quota 207,0 e gli speroni che da questa degradano verso Ovest e Nord Ovest e verso Est e Nord Est. E' un cerchio difensivo che il gruppo corazzato e la 298a divisione germanica con il concorso di qualche reparto della Torino sfondano dopo violento combattimento durato oltre un'ora e mezza.

Mentre si combatte alla testa della colonna, la coda è nuovamente assalita da fanteria e carri russi che vengono respinti dalla retroguardia. La via per Arbusow, aperta con il combattimento sostenuto alla testa della colonna, rimane libera per qualche tempo durante il quale sfila tutto il gruppo corazzato, la 298a divisione germanica ed una parte della colonna italiana. Successivamente viene di nuovo sbarrata da forze russe che reparti della Torino e di altre unità frammiste sbaragliano dopo aspra lotta corpo a corpo. Si giunge ad Arbusow verso le ore 20 e si trova sbarrata la strada verso Sud e verso Ovest. Sosta.

Ad Arbusow si fa il censimento delle artiglierie e degli automezzi che han potuto seguire. Sono tre pezzi da 75/7 che vengono messi in posizione, quattro autocarri e due o tre vetture. Tutto il resto è rimasto per la strada per mancanza di carburante o perché impantanato. Le artiglierie sono state inutilizzate. Non essendovi più viveri al seguito, se ne inoltra urgente richiesta - tramite radio 298a divisione germanica - al Comando Armata. Si chiedono inoltre munizioni e medicinali. Il tutto da spedire per aereo.

Si risente moltissimo la mancanza di un collegamento diretto con l'autorità superiore. Siamo all'oscuro della situazione che il comando alleato sembra non sia troppo propenso a fornirci. I rapporti tra comando italiano e comando tedesco non sono quali la situazione consiglierebbe per combattere fianco a fianco con proficui risultati. In questa vicenda bellica si risente molto la mancanza del titolare del nucleo tedesco di collegamento, che, per il periodo della sua licenza, era stato sostituito dal Tenente Bomm, ufficiale non capace di reggere un incarico cosi delicato in tali circostanze. Il 22 dicembre si è assediati in Arbusow, località situata in una piccola conca, dominata da vicine alture in mano dei russi. Giustamente denominata dal fante "l'Alcazar degli italiani" per gli atti di eroismo che qui vi furono compiuti e per le ingenti perdite che falciarono le nostre file.

Durante la notte i russi premono da tutte le parti e sparano con fuoco concentrato di armi automatiche, mortai, katiusce e cannoni sul facile bersaglio costituito dalla massa dei nostri uomini costretti a stare all'aperto perché tutte le case erano state occupate dai reparti tedeschi ivi giunti per primi. Anche il Comandante della Divisione Torino con i resti del suo comando è costretto a sostare all'addiaccio. Nevica e la temperatura si abbassa notevolmente. Durante la notte si riuniscono in reparti di formazione tutti gli uomini validi ed armati e si mettono a disposizione della difesa tedesca quale massa di manovra. Un'aliquota di tali reparti, sotto il comando del Maggiore Bombelli, viene destinata alla difesa della linea verso Sud ed Ovest. Difettano, però, armi, viveri e munizioni; mancano medicinali per i numerosi feriti che affluiscono ai posti di medicazione.

Durante l'oscurità in aspri contrassalti, cui attivamente partecipano i reparti italiani, si stronca ogni velleità dell'avversario. Verso le ore sette il comando tedesco decide di allargare il cerchio e le truppe della divisione sopravanzate successivamente dalla massa dei reparti italiani irrompono nelle linee avversarie e con slancio respingono per un buon raggio il nemico dando respiro alla difesa. Si verificano episodi di valore bellissimi, leggendari, per la spontaneità con cui sono stati compiuti. Purtroppo, molti non potranno essere riconosciuti perché compiuti da ignoti eroi dei reparti di formazione. Cito per tutti l'atto (visto dal mio posto di comando) compiuto da un militare che per trascinare i propri camerati all'assalto monta su un cavallo e con una grande bandiera tricolore spiegata galoppa verso il nemico, portandosi dietro tutti i suoi compagni. (Avuta Medaglia d'Oro al V.M.). I nostri soldati vanno all'assalto al grido di "Savoia" e molti hanno per arma la sola baionetta. Da un giorno non mangiano.

I russi vengono volti in fuga. Molti prigionieri vengono catturati con numeroso bottino di armi e materiali. Molti, moltissimi, da parte nostra i morti ed i feriti che, per mancanza di locali chiusi vengono depositati all'aperto vicino al posto di medicazione. Nevica e la neve li ricopre. Il comando tedesco cui per mezzo dell'interprete Dottor Hamman ci si era rivolti per avere qualche ambiente da adibire a ricovero di feriti, non aderisce alla richiesta, giustificando tale rifiuto con l'asserzione che tutte le case sono occupate da comandi tedeschi. È solo dopo la viva insistenza che si riesce ad avere una piccola isba, assai piccola e naturalmente insufficiente per le necessità delle centinaia e centinaia di feriti che di ora in ora vanno accumulandosi. Verso le ore 12, mentre si procede al riordinamento di qualche reparto, una granata ferisce i Colonnelli Santini, Di Gennaro e Rosati (deceduto in seguito perché nuovamente colpito) comandanti dei tre reggimenti della divisione. Il Colonnello Di Gennaro muore dopo qualche minuto, il Colonnello Rosati ha le gambe spezzate (superbo contegno del Colonnello Rosati: "...Signor generale non ho bisogno di coraggio! Mio premio è la sua presenza, perché vede ciò che i miei artiglieri hanno fatto. W il Re!"). Il colonnello Santini riporta una ferita grave alla testa.