lunedì 25 maggio 2020

L'Alpino

Anche su L'Alpino parlano del nostro ultimo trekking... un abbraccio a tutti i miei compagni di viaggio!


sabato 16 maggio 2020

Trekking 2021

Voglio essere ottimista e quindi sono nel pieno della programmazione del nuovo trekking che si terrà nel gennaio 2021.

Forte delle esperienze precedenti e di quanto ho scoperto ed imparato in questi anni, la proposta del 2021 contiene qualche elemento di novità e di sicuro interesse.

Partenza domenica 17 gennaio alla volta di Mosca in aereo con giornata dedicata alla visita del centro della città; pernottamento nella capitale.

Lunedì 18 gennaio e per la prima volta, andremo a visitare il bellissimo museo di Kubinka (link http://tankmuseum.ru/kubinka/), dove sono esposti centinaia di mezzi corazzati anche della Seconda guerra mondiale; rientro a Mosca e partenza con il treno notturno per Rossosch.

Martedì 19 gennaio arrivo a Rossosch, sistemazione in hotel e nel pomeriggio visita alla zona delle postazioni tenute dalla Tridentina sul Don nei pressi di Belogorye; rientro in hotel.

Mercoledì 20 gennaio partenza per la visita della zona di Selenyj Jar, al quadrivio, alla quota 204,6 dove morì l'eroico Tenente Rebeggiani del Battaglione L'Aquila della Julia e se possibile ricerca delle quote 153,3 e 205,6 che insieme alla 204,6 costituivano il fronte principale tenuto dal Battaglione L'Aquila; rientro in hotel.

Da Giovedì 21 gennaio a Martedì 26 gennaio si terrà il vero e proprio trekking che da Podgornoje ci porterà fino a Nikolajewka, passando per tutte le più note località della ritirata del Corpo d'Armata Alpino; 6 giorni di trekking a contatto con la popolazione con pernottamento nelle strutture individuate dall'organizzazione.

Martedì 26 gennaio arrivo a Nikolajewka; rientro in hotel per sistemazione e cena; partenza con il treno notturno per Mosca.

Mercoledì 27 gennaio arrivo a Mosca e partenza per l'Italia; termine di questa esperienza che tutti si portano nel cuore per la quantità di emozioni che vi riserverà.

Se siete interessati contattatemi direttamente; al momento e per ordine di prenotazione, prederò nota dell'interesse verso la proposta, senza alcun vincolo, vista la situazione internazionale. Se poi tutto dovesse risolversi o migliorare sensibilmente e con tutte le sicurezze del caso, vi ricontatterò per definire la vera e propria prenotazione.

Al momento il costo non è stato ancora determinato in quanto dipendente da molti fattori, non ultimo la quantità di persone che parteciperanno.

venerdì 8 maggio 2020

I tedeschi a Meskoff

Storia di una fotografia, ovvero quello che nessun libro di storia in Italia vi racconterà mai. Siamo a Meskoff, Russia, settembre 2019. Meskoff fu la tomba del 3° Reggimento Bersaglieri della 3a Divisione Celere; il Reggimento è famoso per essere stato comandato dall'altrettanto famoso Colonnello Aminto Caretto. Ma questa volta non vi voglio raccontare di soldati italiani.

La signora nella fotografia era bambina all'epoca dei fatti, ma ricordava molto bene alcuni episodi avvenuti nel dicembre 1942. Meskoff era occupata dai tedeschi e durante le concitate fasi dell'offensiva sovietica che stava travolgendo l'intero fronte tenuto dai reparti della nostra 8a armata, dovette essere abbandonata dal grosso dei reparti germanici.

Ma non da tutti... alcuni soldati tedeschi dovevano rimanere sul posto, probabilmente per trattenere o rallentare le forze sovietiche.

Ecco cosa ci raccontò la signora presente ai fatti. "Alcuni soldati tedeschi dovettero rimanere nell'abitato, mentre i loro compagni iniziarono la ritirata... piangevano tutti, sapevano a cosa andavano incontro... piangevano tutti e ci mostravano a noi russi le fotografie dei loro bambini che tenevano nei portafogli...".

venerdì 1 maggio 2020

Il sergente nella neve 12

Da "Il sergente nella neve"... Di Rino, rimasto ferito durante il primo attacco, non sono riuscito a sapere più nulla di preciso. Sua madre è viva solo per aspettarlo. La vedo tutti i giorni quando passo davanti alla sua porta. I suoi occhi si sono consumati. Ogni volta che mi vede, quasi piange per salutarmi e io quasi non ho il coraggio di parlarle. Anche Raul mi ha lasciato quel giorno. Raul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giù per andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morì sulla neve. Raul, che alla sera prima di dormire cantava sempre: "Buona notte mio amore". E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi "Il lamento della Madonna" di Jacopone da Todi. E anche Giuanin è morto portandomi le munizioni per la pesante quando ero giù al paese e sparavo. E' morto sulla neve anche lui che nel ricovero stava sempre nella nicchia vicino alla stufa e aveva sempre freddo. Anche il cappellano del battaglione è morto: "Buon Natale, ragazzi, e pace". E' morto per andar a prendere un ferito mentre sparavano. "State sereni e scrivete a casa". "Buon Natale, cappellano". E anche il capitano è morto. Il contrabbandiere di Valstagna. Aveva il petto passato da parte a parte. I conducenti, quella sera, lo misero su una slitta e lo portarono fuori dalla sacca. Morì all'ospedale di Carkof. Sono andato a casa sua, quando ritornai in primavera. Ho camminato attraverso i boschi e le valli: "Pronto? Qui Valstagna, parla Beppo. Come va paese?". E la sua casa era vecchia e rustica e pulita come la tana del tenente Cenci. E i soldati del mio plotone e del mio caposaldo, quanti ne sono morti quel giorno? Dobbiamo restare sempre uniti, ragazzi, anche ora. Il tenente Moscioni si ebbe bucata una spalla e poi in Italia la ferita non poteva chiudersi. Ora è guarito della ferita ma non delle altre cose. Oh no, non si può guarire. E anche il generale Martinat è morto quel giorno. Lo ricordo quando in Albania lo accompagnavo per le nostre linee. Io camminavo in fretta davanti a lui perchè conoscevo la strada e mi guardavo indietro per vedere se mi seguiva. "Cammina, cammina pure in fretta caporale, ho le gambe buone io". E anche il colonnello Calbo che era così bravo con i suoi artiglieri della diciannove e della venti. E anche il sergente Minelli era ferito lì nella neve: "El me s'cec" - diceva e piangeva - "el me s'cec", Giuanin, troppi pochi siamo arrivati a baita, dopo tutto. Nemmeno Moreschi è ritornato. "Possibile una capra di sette quintali? Porca la mula sempre Macedonia". E neanche Pintossi, il vecchio cacciatore, è arrivato a baita a cacciare i cotorni. E sarà morto pure il suo vecchio cane, ora. E tanti e tanti altri dormono nei campi di grano e di papaveri tra le erbe fiorite della steppa assieme ai vecchi delle leggende di Gogol e di Gorky. E quei pochi che siamo rimasti dove siamo ora?

Il sergente nella neve 11

Da "Il sergente nella neve"... Si era in attesa del treno che ci doveva portare in Italia; eravamo nella Russia Bianca nei dintorni di Gomel. La nostra compagnia, pochi ormai, era in un villaggio vicino alla foresta. [...] Lo starosta del villaggio ci disse che doveva metterci uno o due per famiglia per non gravare sulla popolazione. L'isba dove mi accettarono era spaziosa e pulita, e abitata da una famiglia di gente giovane e semplice. [...] Passai sdraiato su un po' di paglia tutto il tempo che rimasi in quella capanna; sempre lì, sdraiato per ore e ore a guardare il soffitto. [...] La ragazza si sedeva lì vicino, e per tutto il pomeriggio filava la canapa con il mulinello a pedale. Io guardavo il soffitto e il rumore del mulinello riempiva il mio essere come il rumore di una cascata gigantesca.

Il sergente nella neve 10

Da "Il sergente nella neve"... Camminai ancora un altro giorno con il passo del vecchio viandante appoggiandomi al bastone. Per delle ore mi sorprendevo a ripetere: "Adesso e nell'ora della nostra morte", e questo pensiero mi ritmava il passo, Lungo la pista s'incontravano spesso delle carogne di mulo. Un giorno stavo tagliandomi un pezzo di carne da una carogna quando mi sentii chiamare. Era un caporalmaggiore del battaglione Verona che avevo avuto per allievo a un corso rocciatori nel Piemonte. Mi chiama e vedo che è contento d'incontrarmi. "Vuoi che camminiamo insieme?" dice. "Per me. Andiamo." dico.

giovedì 16 aprile 2020

Il sergente nella neve 9

Da "Il sergente nella neve"... Si riprende a camminare. I reparti si confondono fra loro. Si alza un forte vento freddo. Siamo tutti bianchi. Il vento sibila tra l'erba secca, la neve punge il viso. Ci attacchiamo l'uno all'altro. I muli degli artiglieri sprofondano sino alla pancia, ragliano e non vogliono andare avanti. Bestemmie, richiami, urli nella tormenta.

sabato 11 aprile 2020

Il sergente nella neve 8

Da "Il sergente nella neve"... Il sole nel cielo limpido ci riscalda le membra indolenzite e si continua a camminare. Che giorno è oggi? E dove siamo? Non esistono né date né nomi. Solo noi che si cammina. Passando per un villaggio vediamo dei cadaveri davanti agli uscii delle isbe. Sono donne e ragazzi. Forse sorpresi così nel sonno perché sono in camicia. Le gambe e le braccia nude sono più bianche della neve, sembrano gigli su un altare. Una donna è nuda sulla neve, più bianca della neve e vicino la neve è rossa. Non voglio guardare, ma loro ci sono anche se io non guardo. Una giovane è con le braccia aperte, e ha sul viso un lino bianco. Ma perché questo? Chi è stato? E si continua a camminare.

venerdì 10 aprile 2020

Il sergente nella neve 7

Da "Il sergente nella neve"... Fuori feci in tempo a vedere le ultime cannonate che si scambiavano i carri russi e tedeschi. Mentre ero nell'isba non avevo sentito niente. Le ragazze mi avevano fatto dimenticare la guerra per un attimo. Seppi più tardi che il cavaliere passato poc'anzi gridando aveva avvisato i carri tedeschi che si erano appostati fuori dal paese. E i carri russi, ora, bruciavano tutti, e sulla neve si vedevano i segni del breve combattimento: solchi di improvvise virate, di giri viziosi, di fermate brusche, e chiazze nere di olio e di altro. Un carro era stato colpito nei cingoli e i cingoli segnavano la neve come due strisce nere tracciate su un foglio bianco: tristi come moncherini di una cosa già viva. Cadaveri bruciavano vicino ai carri. Dei soldati russi che scesero da un carro caddero subito nella neve.

giovedì 9 aprile 2020

Il sergente nella neve 6

Da "Il sergente nella neve"... Non so quanto ho abbiamo camminato; ogni passo pareva un chilometro e ogni attimo un'ora; non si arrivava mai e non finiva mai. Finalmente ci fermiamo a delle isbe isolate. Sistemo il mio plotone in un edificio in muratura: saranno state le scuole o la casa dello starosta. Vi troviamo anche dei soldati dell'autocentro. Questi sono come i pidocchi: s'annidano dappertutto. E c'è un fuoco, e c'è caldo e persino paglia sul pavimento. Ah! com'è bello buttarsi giù e cavarsi l'elmetto e mettere lo zaino sotto la testa stretti al caldo uno vicino all'altro. Finalmente possiamo chiudere gli occhi e dormire. Ma chi è che mi chiama lì fuori? Andate al diavolo, lasciatemi dormire. Uno apre la porta e fa il mio nome: - Va' dal capitano, ti vuole -.