La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, ottava parte. P.S. oggi questa testimonianza ha ancora più valore perché, seppur ho conosciuto il Signor Gianluigi una sola volta al telefono, ho appreso qualche settimana fa che ha raggiunto il suo povero padre; ad entrambi va la mia più profonda stima e il mio ricordo.
Breve biografia.
Nella prosa del diario della 369a squadriglia, nella relazione giornaliera relativa al 29 dicembre, cosi è descritto lo scontro: "N° 8 velivoli della squadriglia si trovano a Stalino. Superando inaudite difficoltà, dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno, il personale specializzalo riesce a preparare due velivoli per un volo di guerra. Alle ore 11,50 decolla una pattuglia per effettuare, in collaborazione con altri velivoli della 359a squadriglia, già dislocala a Stalino, una crociera di protezione sulle nostre truppe sulla zona Timefojewskj-Teltaja. Durata del volo 80'. Nell'immediato pomeriggio n° 2 velivoli della squadriglia (capitano Iannicelli e tenente Benedetti) più un velivolo dell'altra squadriglia (capitano Minguzzi) decollano per effettuare una crociera di vigilanza sulla zona del mattino. Giunta sul fronte, dopo pochi minuti di crociera la formazione avvista una pattuglia di tre velivoli del tipo "Martin-Bomber". Avvantaggiata dalla superiorità della quota, si lancia all'inseguimento. Quasi contemporaneamente i nostri velivoli vengono attaccati alle spalle da una grossa formazione di apparecchi da caccia di tipo modernissimo, probabilmente del tipo "Spitz-Maus". Un velivolo dei nostri continua l'inseguimento abbattendo un bombardiere nemico. Gli altri due tentano di contrastare l'attacco della caccia avversaria. Date le condizioni nettamente inferiori in cui si vengono a trovare i nostri due velivoli, ogni tentativo di reazione da parte nostra risulta completamente vano. E' necessario sottrarsi al combattimento. Nell'impari duello, il Comandante la Squadriglia, capitano Iannicelli Giorgio, viene abbattuto in fiamme. Gli altri due velivoli, disimpegnatisi dopo sforzi accaniti dagli apparecchi avversari, raggiungono la base".
Il capitano Minguzzi, suo compagno anche quel giorno, partecipe e testimone diretto dello scontro, scrive: "Assiste al combattimento a bordo di un Ca.311 (bimotore Caproni usato per la ricognizione) il Tenente Lolli, osservatore dell'esercito, che rientra subito a Stalino riferendo che alcuni nostri apparecchi sono impegnati in combattimento contro un nugolo di nemici. E' un combattimento impari, assolutamente disperato. Non ci sono altri apparecchi pronti e comunque non arriverebbero in tempo; non resta che attendere e l'attesa diventa insostenibile con il passare del minuti".
Annota ancora il capitano Minguzzi, descrivendo quanto avviene fra le 14,45 e le 15,45, gli ultimi minuti di vita del capitano Iannicelli, di quel 29 dicembre 1941, nel cielo fra Rikowo, Balka e Tolstaje. "... Appena giunti sulle linee è avvistata la formazione di tre Martin Bomber in procinto di bombardare le linee; a distanza, sulla nostra stessa quota, avvisto una decina di piccoli punti, probabilmente la scorta. Iannicelli mi da segno di assenso battendo le ali, ma mi indica di attaccare: - uno per ciascuno, via! via! - . I suol gesti sono inequivocabili nella loro semplicità. Scelgo il mio bersaglio, mi butto in picchiata e attacco di coda da breve distanza, non lasciandogli scampo. Quando cabro per rifare quota sullo slancio, vedo davanti a me un Macchi circondato da un nugolo di caccia nemici; è l'apparecchio di Iannicelli che o ha già rifatto quota o è rimasto in quota per proteggere il nostro attacco affrontando la scorta che si avvicinava. Il Macchi sguscia come una anguilla, rintuzzando gli attacchi, poi, improvvisamente, punta dritto verso terra, senza tentare alcuna manovra: il pilota deve essere stato colpito. Assisto impotente alla caduta dell'aereo, un misto di incredulità, di dolore, di ira mi paralizza. Seguo con gli occhi il Macchi, sperando che si riprenda e finisco anch'io nella mischia... Improvvisamente rimango solo nel cielo: i caccia nemici si allontanano, forse sono paghi del risultato, forse temono l'arrivo di rinforzi. Non so nemmeno io come sia riuscito ad evitare tutti gli assalti: quale Mano Superiore mi ha protetto? E perché non è intervenuta per Iannicelli e per Benedetti, che non ho più visto? Mi porto sul punto di riunione e circuito in zona nella speranza che Benedetti mi raggiunga: ho la testa vuota e mi rimprovero di ogni incuria: dovevo... dovevo... dovevo.... Dopo un decina di minuti di inutile allesa, faccio rotta su Stalino. Portandomi all'atterraggio inclino l'apparecchio perché ne vedano il numero: un urlo, accompagnato dal lancio di berretti segnala che mi hanno riconosciuto. Benedetti è già rientrato, adesso rientra torna un po' di speranza che tocca a me deludere: si affollano intorno a me, quando scendo dalla cabina; la mia voce è roca, e non è il vento che fa appannare gli occhi.
Il capitano Giorgio Iannicelli rimane là nelle lande sconfinate della Russia, testimone di una guerra assurda come tutte le guerre, una guerra senza odio, una guerra combattuta più contro il clima che contro la gente, una guerra che continua a pretendere le sue vittime. E' caduto da quel gran Comandante che era, più attento alla sorte dei suoi uomini che alla gloria del colpo fortunato. La Sua Salma è recuperata dal s.tenente medico Angelo Mazzoleni e tumulata, ai primi del mese di gennaio, nel cimitero di Juzowo. Non abbiamo nulla da offrire, se non la mestizia del cuore, il cordoglio per la morte di un collega, la pena per la perdita di un amico. Nella tasca della sua combinazione troviamo un paio di scarpine da neonato, quelle del figlio Luigi nato da pochi mesi, che portava con sé come portafortuna. Bovio ricorda che, mentre lo aiutava a preparare il suo bagaglio, Iannicelli gli aveva detto: "se non ritorno, te lo trovi già pronto per spedirlo a casa" .
Entrambi avevamo scherzato di quello che oggi sembra un presagio. Cervellin poi è il più colpito: per due nella stessa giornata ha dovuto rinunciare al volo per "favorire" Iannicelli. La sera, a mensa, non abbiamo il coraggio di guardarci in faccia. Poi qualcuno se ne esce con una battuta ad alta voce, di quelle ovvie, ma che ti fanno alzare la testa dal piatto. Si fa sempre cosi per dimostrare che non ci si lascia prendere dall'avvilimento: basta rompere il silenzio e si nasconde la mestizia in fondo al cuore. Il combattimento - continua Minguzzi nel suo racconto - trova un eco sulla stampa nell'articolo di Arturo profili per il "Lavoro di Genova" del 19 marzo 1942 "Una Squadriglia di Saette sgomina uno Stormo di Rata nei cieli dell'oriente russo".
"Fu il ricognitore che vide tutto, da molto lontano, il ricognitore che se ne era uscito nella tarda mattinata per raccogliere rilevamenti sulle linee e se ne scodinzolava piuttosto a bassa quota sulle siepi cosparse di bianco, sulla linea ferroviaria irriconoscibile per la neve, su di un mucchietto di case. Anzi appena apparvero i Super Rata e i Rata l'osservatore si rivolse al primo pilota e disse: "guarda, toh, quante cornacchie laggiù". Il ricognitore girò, si raddrizzò quasi in direzione di quel nugolo di cornacchie nere, poi vide quei punti neri scindersi, fare la "bomba", capi che erano aerei, molti aerei. Vide il duello: era lontano, ma vide il duello che avvampava in ad una corona di nuvole basse, sulla verticale delle linee, un duello che sembrava un carosello tanto vorticoso s'era fatto. Il ricognitore fece quota per scorgere meglio le fasi che assumevano proporzioni più vaste. L'osservatore ormai aveva deciso di restare a qualunque costo sulla verticale delle linee e tornarsene a battaglia finita con una documentazione diretta dello scontro: anche perché doveva trattarsi di un combattimento di eccezionale violenza, a giostrare potevano essere almeno trenta apparecchi. Il duello durò oltre dieci minuti, e dieci minuti di caccia acrobatica non sono pochi, c'è da svolgere tutta la gamma degli ardimenti tecnici, delle bravure della scuola italiana, e il ricognitore vide bene che di quel gruppo di cornacchie, in mezzo al quale dovevano essersi lanciati i nostri, a prendere il largo dopo la bomba erano diversi.
Poi quando l'occhio si era già abituato a distinguere le sagome e le manovre, l'osservatore comprese che i nostri caccia erano tre. Erano tre che si erano battuti contro uno stormo di Spitzmaus e di Rata e se li stavano scrollando di dosso alla maniera della Cucaracha, disse l'osservatore più tardi, e io capii subito che in testa a quei tre doveva esserci Iannicelli (disse anche l'osservatore, Comandante, e aveva ragione: chi aveva sostenuto il precedente scontro, sulle linee, cinque contro venti, quel combattimento per il quale venne sul campo l'Eccellenza il Comandante del C.S.I.R. ad appuntare sul tuo petto la medaglia d'argento al valor militare? Come tutti i piloti che hanno fatto Africa e Spagna, tu amavi questi scontri impari: non so per quale ragione, sebbene tante volte io te l'abbia domandata, specie dopo quel giorno li: forse per quella padronanza che avete raggiunto sulle vostre macchine e che con esse vi aveva fuso facendo luna una forza da scagliare, o forse per quel disprezzo con il quale eravate abituati a gratificare i piloti rossi non capaci di sostenere un combattimento uno contro uno e lontani dall'avventurarsi se non in cospicua formazione in una crociera di esplorazione sulle linee. Non so per quale ragione: potrebbe anche essere per quella meravigliosa spavalderia con la quale nascondevate l'eroismo più puro, quasi l'eroismo fosse per voi indice di debolezza: questo perché, come diceva Z., il vero eroismo è quello che ognuno si sente dentro, molto dentro di se, dopo il momento pericoloso. Io potrei scrivere colonne sui tuoi fatti d'arme, parlare dei tuoi combattimenti di Spagna nei quali hai giocalo definitivamente la pelle e l'hai vinta Dio sa come, di tutti gli altri che a quelli seguirono, e in Grecia, e di quell'indiavolato mitragliamento sul campo di Mostar, dove non uno, dico non un aeroplano nemico rimase intatto e arsero tutti allegramente, tanto che il secondo scaglione che doveva buttarsi appresso a te, nella nuova ondata, non ci vedeva d'una spanna per il fumo: eppure tu per me sei rimasto sempre il capo formazione di quei cinque contro venti, cacciatore legionario che incrocia la spada contro una corona di lame!).
Ad un tratto, l'osservatore, su quel ricognitore, distinse una Saetta che si dirigeva verso di esso. Vedrai, pensò, che ci buttano dentro anche noi: e del resto le armi erano state preparate da un pezzo, e i piloti e specialisti si tenevano pronti. Poi dietro quella Saetta sfilarono altre sagome di monoplani: furono dapprima due che stavano aprendo un movimento a forbice per agguantare quel fulmine che guizzava; poi se ne aggiunsero altri tre, poi divennero nove: in quel rapido passaggio sembravano punti e linee di un gigantesco alfabeto. Distinse l'osservatore, nettamente, la scia fumosa ed ignea delle traccianti, vide l'inseguito per due volle girarsi arditamente di fronte e scompigliare quella masnada e rivide questa rimettersi in coda senza più mollarlo. A stroncare quella lama ci si mettevano in nove; poi tutto avvenne come un fulmine. Io stavo sulla linea di volo quando i due tuoi compagni atterrarono, ed il ricognitore. E Minguzzi raccontò di te, e l'osservatore raccontò di te: ora io dovrei parlare di te, Comandante, cosi come parlavamo insieme di tanti altri in quelle passeggiate mattutine che incrociavamo sulla interminabile pista del campo dei tuoi caccia: parlare di te e dire ancora una volta che è vero, in guerra muoiono i migliori, e tutto ciò senza che io ti senta morto, senza che i tuoi ti sentano lontano, proprio come se fossi ancora in volo, decollo senza atterraggio, e noi sui margini della linea di volo a scrutare l'orizzonte e dire, con la mano innanzi agli occhi: eccolo! No, non è lui, ma che accidenti fa, ma quando si decide a tornare? Quando torna gliela faremo pagare per questa apprensione...".
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
lunedì 13 marzo 2023
mercoledì 8 marzo 2023
Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi
Trekking 2013 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; da Podgornoje a Postojalyi.
Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. Isbe nei pressi di Postojalyi.
sabato 4 marzo 2023
Serata a Lonate Ceppino
Questa sera a Lonate Ceppino (VA) sarò presente anche io per raccontare e parlare della Campagna di Russia. Ore 20.30 per chi vorrà partecipare.
sabato 25 febbraio 2023
Un nuovo progetto
Ho scelto questa bellissima immagine di Sofia Loren utilizzata per pubblicizzare o ricordare il film "I girasoli" per promuovere e portare a conoscenza di tutti del nuovo progetto al quale stiamo lavorando con lo stesso gruppo di persone, tutte volontarie, che mi hanno aiutato a realizzare il cortometraggio per ricordare i caduti e i dispersi della Campagna di Russia nell'80° anniversario delle ritirate verificatesi da dicembre 1942 a gennaio 1943.
Questa volta vogliamo raccontare una storia parallela a quella dei nostri soldati impegnati sul fronte orientale, una storia che forse in maniera così organica non è mai stata trattata... quella di chi aspettava a casa quei nostri ragazzi, quella di chi non li ha più visti tornare, quella di chi li ha aspettati per anni.
Cerchiamo dunque parenti di caduti e dispersi della Campagna di Russia che vogliano raccontare la storia della loro famiglia, che vogliano testimoniare, attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.
E' per noi un atto dovuto a chi ha sofferto per anni di una perdita incolmabile; scrivetemi all'indirizzo email danilo.dolcini@gmail.com e vi spiegherò in tutti i dettagli questo nuovo progetto che vi potrebbe vedere coinvolti in prima persona. Grazie!
Questa volta vogliamo raccontare una storia parallela a quella dei nostri soldati impegnati sul fronte orientale, una storia che forse in maniera così organica non è mai stata trattata... quella di chi aspettava a casa quei nostri ragazzi, quella di chi non li ha più visti tornare, quella di chi li ha aspettati per anni.
Cerchiamo dunque parenti di caduti e dispersi della Campagna di Russia che vogliano raccontare la storia della loro famiglia, che vogliano testimoniare, attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.
E' per noi un atto dovuto a chi ha sofferto per anni di una perdita incolmabile; scrivetemi all'indirizzo email danilo.dolcini@gmail.com e vi spiegherò in tutti i dettagli questo nuovo progetto che vi potrebbe vedere coinvolti in prima persona. Grazie!
venerdì 24 febbraio 2023
Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 7
La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, settima parte. P.S. oggi questa testimonianza ha ancora più valore perché, seppur ho conosciuto il Signor Gianluigi una sola volta al telefono, ho appreso qualche settimana fa che ha raggiunto il suo povero padre; ad entrambi va la mia più profonda stima e il mio ricordo.
Breve biografia.
Intensa è l'attività bellica di quel periodo. In dicembre, nonostante la temperatura particolarmente gelida, le truppe del C.S.I.R. sono in movimento verso le posizioni sovietiche. Tutto il fronte è in fermento e i sovietici, sorpresi, arretrano. Si arriva cosi alla fine del mese di dicembre 1941, nel pieno svolgimento di quella che viene ricordata come la "Battaglia di Natale". Scrive Nicola Malizia, esperto conoscitore di cose aeronautiche, autore di numerose pubblicazioni, nel suo magistrale ed esaustivo libro "Ali sulla steppa - La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia": "I cacciatori del 22° Gruppo C.T. erano in pochi, ma volevano essere ugualmente sui loro avamposti, anche se il nemico fuggiva, oppure li attaccava in numero incredibilmente superiore! Le condizioni del tempo durame quell'interminabile "Battaglia di Natale" furono alterne, e mentre erano state caratterizzate da un freddo intensissimo, da nebbie e foschie, all'inizio della controffensiva sovietica, dopo la santa ricorrenza natalizia, sembrarono improvvisamente schiarirsi. Questo favori lo spostamento della 369a Squadriglia del capitano Giorgio Iannicelli da Saporoshje a Stalino, dove i primi Macchi 200 giunsero nel primo pomeriggio del 27 dicembre 1941. Il capitano Iannicelli rimase comunque a Saporoshje, per adempiere alle sue importanti funzioni di comandante interinale di gruppo. Egli infatti fin dal 12 di quello stesso mese aveva assunto il comando "ad interim" del 22° Gruppo Autonomo C.T., dopo l'improvviso ritorno in Patria del maggiore pilota Giovanni Borzoni, costretto a lasciare il suo reparto e il fronte sovietico in seguito ad un forte esaurimento nervoso. Ma Iannicelli si proponeva di raggiungere la sua unità il giorno dopo, perché non avrebbe voluto né potuto lasciare i suoi "ragazzi" privi della presenza del loro comandante".
Cosi scrive il capitano Iannicelli alla moglie, in quel Natale 1941, nelle sue lettere da Saporoshje del 23, 24 e 27 dicembre: "(23 dicembre) Non so ancora dove passerò il Natale, qui o più avanti, in ogni caso non credo avrò il tempo di accorgermene e di considerare quel giorno diverso dagli altri, per lo meno esternamente. Quando riceverai questa mia, penso sarà già vicino l'anno nuovo e aspetto da lui un po' di calma, un po' di serenità, tanti dei nostri giorni felici...". "... stamani (24 dicembre) dovevo partire per Stalino, il tempo però è improvvisamente peggiorato e cosi ho dovuto ancora rimandare; domani mattina spero di poter fare almeno un salto con la Caprona (cosi viene comunemente chiamato dai piloti il trimotore Caproni Ca.133, usato per supporto logistico) per poter portare a qualcuno dei miei ragazzi che ho mandato avanti il mio saluto e il mio augurio per il Natale so che qui stanno preparando qualche cosa per gli avieri, perché almeno si accorgano del Natale. Avrei voluto anche io trovare qualche cosa per fare un po' di festa ai miei ragazzi, per dare loro almeno l'impressione di una festa nostra, ma non sono riuscito ad avere assolutamente nulla e cosi si dovranno contentare dei miei auguri...".
"(27 dicembre) ti scrivo ancora da Saporoshje. Sono già tanti giorni che tento di partire, prima il cattivo tempo, ora il freddo intenso mi immobilizzano. Stamane sono riuscito a mandare avanti metà della mia squadriglia, domattina spero dl poter partire io con il resto. Ed eccoti la descrizione del mio Natale. La sera del 24 ho assistito al rancio della truppa e alla distribuzione dei doni inviali dall'Italia. Dovevi vedere come questi ragazzi, tutti immalinconiti dalla lontananza e dalla nostalgia, si siano entusiasmati ed appassionati a questa estrazione di pacchi dono. Era veramente commovente vedere i loro occhi sbarrati sulle mani del comandante che estraeva a sorte i nomi e la gioia dei fortunati e la delusione degli esclusi. Poi c'è stata la Messa e un Presepe di cartone e un volenteroso albero di Natale parlavano a tutti delle famiglie lontane, di abitudini, di tradizioni che in certe occasioni sommergono di nostalgia anche il guerriero più incallito. Il giorno di Natale, dopo una colazione sontuosa, c'è stata una rappresentazione teatrale nell'aeroporto stesso. Gli attori erano gli stessi avieri, ma c'era anche nn autentico balletto russo; insomma, uno spettacolone. Erano lutti allegri questi poveri ragazzi, di una allegria rumorosa e infantile, ma in fondo, infondo, ma non troppo infondo, c'era una nostalgia greve, accorata, di un po' d'effetto, di un po' di tepore, di un po' d'aria di casa...".
Continua Malizia nella sua descrizione di quelle ore: "A Stalino intanto quell'improvvisa schiarita del tempo favorisce una missione offensiva per le prime ore del 28 dicembre 1941. In serata giungevano a Stalino altri due Macchi 200 della 369a Squadriglia, questa volta accompagnati dal capitano Giorgio Iannicelli. La notte fra il 28 e il 29 dicembre 1941 comunque più fredda che mai, forse ancora più rigida di tutte le precedenti patite e sofferte dai nostri uomini, presenti ormai da un pezzo sul fronte sovietico... Il capitano pilota Giorgio Iannicelli passò quella sua ultima notte in compagnia dei suoi giovani piloti, ma poi, stretto da un gran desiderio dl casa, volle scrivere alla moglie. Oltre alle sue cose più intime scrisse testualmente: - Stalino. 29 dicembre 1941 (notte inoltrata). Mia cara, sono da ieri a Stalino e voglio mandarti subito un mio salutino. Ti devo scrivere molto in fretta perché sta per partire un corriere e date le locali maggiori difficoltà postali, desidero non perdere quest'occasione. A questo riguardo ti raccomando di non preoccuparti di eventuali ritardi, io cercherò come sempre di non farti mancare mie notizie, anche per quanto riguarda i telegrammi incontrerò maggiori difficoltà sempre per le condizioni locali... con la mia prossima lettera ti darò più ampi particolari sulla mia sistemazione e sulla mia attività, ora sono semplicemente accampato tanto da dover dormire vestito, ma spero per domani di aver rimediato a tutto. In mia salute continua ad essere oltima, per questo puoi stare pienamente tranquilla... Giorgio -. Questa fu l'ultima lettera scritta dall'eroico capitano pilota Giorgio Iannicelli a sua moglie, la signora Elisabetta Orlando, che la ricevette qualche giorno più tardi, quando da un pezzo egli aveva immolato la sua giovane vita...".
Dunque, il capitano pilota Giorgio Iannicelli, come comandante interinale di gruppo, nel pomeriggio di quel 29 dicembre 1941, durante la controffensiva sovietica di quei giorni, poi arrestata dalle nostre truppe, nell'intento, riuscito, di contrastare l'azione di velivoli da bombardamento avversari sulle nostre linee, pur essendo reduce da un'intensa attività di volo, vuole prendere il posto del capitano pilota Gian Carlo Cervellin, della sua stessa squadriglia, già pronto al decollo. Con i gregari capitano pilota Vittorio Minguzzi (comandante della 359a squadriglia) e tenente pilota Walter Benedetti (della 369a squadriglia), parte per quella che sarà la sua ultima missione. Infatti, dopo un lungo e memorabile combattimento, sostenuto da solo contro numerosi caccia sovietici, cade in fiamme nel cielo di Bowolin.
Breve biografia.
Intensa è l'attività bellica di quel periodo. In dicembre, nonostante la temperatura particolarmente gelida, le truppe del C.S.I.R. sono in movimento verso le posizioni sovietiche. Tutto il fronte è in fermento e i sovietici, sorpresi, arretrano. Si arriva cosi alla fine del mese di dicembre 1941, nel pieno svolgimento di quella che viene ricordata come la "Battaglia di Natale". Scrive Nicola Malizia, esperto conoscitore di cose aeronautiche, autore di numerose pubblicazioni, nel suo magistrale ed esaustivo libro "Ali sulla steppa - La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia": "I cacciatori del 22° Gruppo C.T. erano in pochi, ma volevano essere ugualmente sui loro avamposti, anche se il nemico fuggiva, oppure li attaccava in numero incredibilmente superiore! Le condizioni del tempo durame quell'interminabile "Battaglia di Natale" furono alterne, e mentre erano state caratterizzate da un freddo intensissimo, da nebbie e foschie, all'inizio della controffensiva sovietica, dopo la santa ricorrenza natalizia, sembrarono improvvisamente schiarirsi. Questo favori lo spostamento della 369a Squadriglia del capitano Giorgio Iannicelli da Saporoshje a Stalino, dove i primi Macchi 200 giunsero nel primo pomeriggio del 27 dicembre 1941. Il capitano Iannicelli rimase comunque a Saporoshje, per adempiere alle sue importanti funzioni di comandante interinale di gruppo. Egli infatti fin dal 12 di quello stesso mese aveva assunto il comando "ad interim" del 22° Gruppo Autonomo C.T., dopo l'improvviso ritorno in Patria del maggiore pilota Giovanni Borzoni, costretto a lasciare il suo reparto e il fronte sovietico in seguito ad un forte esaurimento nervoso. Ma Iannicelli si proponeva di raggiungere la sua unità il giorno dopo, perché non avrebbe voluto né potuto lasciare i suoi "ragazzi" privi della presenza del loro comandante".
Cosi scrive il capitano Iannicelli alla moglie, in quel Natale 1941, nelle sue lettere da Saporoshje del 23, 24 e 27 dicembre: "(23 dicembre) Non so ancora dove passerò il Natale, qui o più avanti, in ogni caso non credo avrò il tempo di accorgermene e di considerare quel giorno diverso dagli altri, per lo meno esternamente. Quando riceverai questa mia, penso sarà già vicino l'anno nuovo e aspetto da lui un po' di calma, un po' di serenità, tanti dei nostri giorni felici...". "... stamani (24 dicembre) dovevo partire per Stalino, il tempo però è improvvisamente peggiorato e cosi ho dovuto ancora rimandare; domani mattina spero di poter fare almeno un salto con la Caprona (cosi viene comunemente chiamato dai piloti il trimotore Caproni Ca.133, usato per supporto logistico) per poter portare a qualcuno dei miei ragazzi che ho mandato avanti il mio saluto e il mio augurio per il Natale so che qui stanno preparando qualche cosa per gli avieri, perché almeno si accorgano del Natale. Avrei voluto anche io trovare qualche cosa per fare un po' di festa ai miei ragazzi, per dare loro almeno l'impressione di una festa nostra, ma non sono riuscito ad avere assolutamente nulla e cosi si dovranno contentare dei miei auguri...".
"(27 dicembre) ti scrivo ancora da Saporoshje. Sono già tanti giorni che tento di partire, prima il cattivo tempo, ora il freddo intenso mi immobilizzano. Stamane sono riuscito a mandare avanti metà della mia squadriglia, domattina spero dl poter partire io con il resto. Ed eccoti la descrizione del mio Natale. La sera del 24 ho assistito al rancio della truppa e alla distribuzione dei doni inviali dall'Italia. Dovevi vedere come questi ragazzi, tutti immalinconiti dalla lontananza e dalla nostalgia, si siano entusiasmati ed appassionati a questa estrazione di pacchi dono. Era veramente commovente vedere i loro occhi sbarrati sulle mani del comandante che estraeva a sorte i nomi e la gioia dei fortunati e la delusione degli esclusi. Poi c'è stata la Messa e un Presepe di cartone e un volenteroso albero di Natale parlavano a tutti delle famiglie lontane, di abitudini, di tradizioni che in certe occasioni sommergono di nostalgia anche il guerriero più incallito. Il giorno di Natale, dopo una colazione sontuosa, c'è stata una rappresentazione teatrale nell'aeroporto stesso. Gli attori erano gli stessi avieri, ma c'era anche nn autentico balletto russo; insomma, uno spettacolone. Erano lutti allegri questi poveri ragazzi, di una allegria rumorosa e infantile, ma in fondo, infondo, ma non troppo infondo, c'era una nostalgia greve, accorata, di un po' d'effetto, di un po' di tepore, di un po' d'aria di casa...".
Continua Malizia nella sua descrizione di quelle ore: "A Stalino intanto quell'improvvisa schiarita del tempo favorisce una missione offensiva per le prime ore del 28 dicembre 1941. In serata giungevano a Stalino altri due Macchi 200 della 369a Squadriglia, questa volta accompagnati dal capitano Giorgio Iannicelli. La notte fra il 28 e il 29 dicembre 1941 comunque più fredda che mai, forse ancora più rigida di tutte le precedenti patite e sofferte dai nostri uomini, presenti ormai da un pezzo sul fronte sovietico... Il capitano pilota Giorgio Iannicelli passò quella sua ultima notte in compagnia dei suoi giovani piloti, ma poi, stretto da un gran desiderio dl casa, volle scrivere alla moglie. Oltre alle sue cose più intime scrisse testualmente: - Stalino. 29 dicembre 1941 (notte inoltrata). Mia cara, sono da ieri a Stalino e voglio mandarti subito un mio salutino. Ti devo scrivere molto in fretta perché sta per partire un corriere e date le locali maggiori difficoltà postali, desidero non perdere quest'occasione. A questo riguardo ti raccomando di non preoccuparti di eventuali ritardi, io cercherò come sempre di non farti mancare mie notizie, anche per quanto riguarda i telegrammi incontrerò maggiori difficoltà sempre per le condizioni locali... con la mia prossima lettera ti darò più ampi particolari sulla mia sistemazione e sulla mia attività, ora sono semplicemente accampato tanto da dover dormire vestito, ma spero per domani di aver rimediato a tutto. In mia salute continua ad essere oltima, per questo puoi stare pienamente tranquilla... Giorgio -. Questa fu l'ultima lettera scritta dall'eroico capitano pilota Giorgio Iannicelli a sua moglie, la signora Elisabetta Orlando, che la ricevette qualche giorno più tardi, quando da un pezzo egli aveva immolato la sua giovane vita...".
Dunque, il capitano pilota Giorgio Iannicelli, come comandante interinale di gruppo, nel pomeriggio di quel 29 dicembre 1941, durante la controffensiva sovietica di quei giorni, poi arrestata dalle nostre truppe, nell'intento, riuscito, di contrastare l'azione di velivoli da bombardamento avversari sulle nostre linee, pur essendo reduce da un'intensa attività di volo, vuole prendere il posto del capitano pilota Gian Carlo Cervellin, della sua stessa squadriglia, già pronto al decollo. Con i gregari capitano pilota Vittorio Minguzzi (comandante della 359a squadriglia) e tenente pilota Walter Benedetti (della 369a squadriglia), parte per quella che sarà la sua ultima missione. Infatti, dopo un lungo e memorabile combattimento, sostenuto da solo contro numerosi caccia sovietici, cade in fiamme nel cielo di Bowolin.
Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. Isbe nei pressi di Postojalyi.
martedì 21 febbraio 2023
Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 6
La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, sesta parte. P.S. oggi questa testimonianza ha ancora più valore perché, seppur ho conosciuto il Signor Gianluigi una sola volta al telefono, ho appreso qualche settimana fa che ha raggiunto il suo povero padre; ad entrambi va la mia più profonda stima e il mio ricordo.
Breve biografia.
Per quanto operato sul fronte greco e balcanico e, in particolare, per le accennate azioni sull'aeroporto di Mostar (dove, come detto, il 220, unitamente al gruppo "Asso di bastoni", distrugge al suolo decine di velivoli avversari, annullando quasi interamente l'aviazione iugoslava), nell'aprile del 1941 viene concessa al capitano Iannicelli un'altra medaglia d'argento al v.m., con questa motivazione:
"Medaglia d'Argento al Valor Militare - Comandante di squadriglia da caccia abilissimo, già distintosi in brillante ed intensa attività, preparava e concludeva, da comandante interinale di gruppo, una serie di attacchi a volo radente di lontane basi aeree nemiche, vincendo difficoltà di navigazione spinta fino al limite dell'autonomia e di forte reazione contraerea. Nei mitragliamenti di aeroporti siti nel cuore del territorio avversario, infliggeva al nemico decisive e durissime perdite. (Cielo di Grecia e della Jugoslavia, marzo - aprile 1941).
Il 12 agosto 1941 viene trasferito, con la sua squadriglia e l'intero 22° gruppo "Cucaracha", al Comando Aviazione (C.A.F.O.) del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.). La 369a squadriglia c.t., in quel momento, è cosi composta: oltre al comandante, capitano pilota Giorgio Iannicelli, dai piloti, capitano Giancarlo Cervellin, tenente Walter Benedetti, tenente Riccardo Monaco, s.tenente Giovanni Bond, s.tenente Giuseppe Biron, maresciallo Romano Pesavento, maresciallo Balilla Mazzei, sergente maggiore Mario Salvatori, e dagli specialisti, maresciallo motorista Camillo Villa, sergente maggiore motorista Amedeo Zuccon, sergente maggiore motorista Giovanni Manesso, maresciallo montatore Alessandro Zamuner, sergente maggiore montatore Egisto Mazzaro, sergente montatore Salvatore Meli, maresciallo armiere Camillo Grespan, sergente armiere Giuseppe Da Zen, maresciallo elettricista Costanzo Pinto.
Fra questi, è molto vicino al comandante il tenente Benedetti, conosciuto fin dai tempi dell'Accademia, dove l'allora tenente Iannicelli era ufficiale d'inquadramento e dove il giovane era allievo del Corso "REX'. Sarà uno dei suoi gregari nell'ultimo combattimento del 29 dicembre 1941. Rientrato in Italia con l'intero Gruppo nella primavera del 1942, chiederà, unico fra tutti, di tornare in Russia, ove giungerà, nel mese di novembre, con la 371a squadriglia del 210 gruppo c.t. (A.RM.I.R.). Dividerà fino in fondo il destino del suo vecchio comandante, cadendo come lui, il 12 dicembre 1942, durante un duro combattimento aereo, meritandosi, "alla memoria", una seconda Medaglia d'Argento al v.m. Il suo corpo non verrà più ritrovato.
Poco dopo il suo arrivo, però, il capitano Iannicelli deve rientrare in Italia (18 agosto) perché seriamente ammalato, ma, appena rimessosi, anche se non completamente, ritorna al fronte (2 ottobre), ove partecipa a tutte le operazioni belliche di quel periodo, meritandosi, nel mese di novembre, una medaglia d'argento al v.m. "sul campo" (azione nel cielo di Gorlowka del 3 novembre 1941). La motivazione fa intuire le condizioni in cui i piloti italiani sono chiamati ad operare:
"Medaglia d'Argento al Valor Militare - sul campo - Comandante di una formazione di cinque apparecchi da caccia in crociera di vigilanza e protezione, avvistata una formazione nemica di nove bombardieri scortati da venti caccia, senza tenere conto dell'immensa disparità di forze rispetto al nemico, si gettava decisameNTe con i gregari sulla formazione nemica abbattendo tre avversari. Fulgido esempio di sprezzo del pericolo, di alto ardimenTo e di senso del dovere. (Cielo di Gorlowka, 3.11.1941).
L'episodio è cosi descritto nel diario della 369a squadriglia: "Alle ore 10,10 decolla una formazione di 6 apparecchi per compiere una crociera libera sulla zona di Selenoje (Gorlowka). Dopo 25 minuti di volo 1 velivolo rientra alla base per avaria al motore. Gli altri 5 velivoli proseguono il volo e giungono in prossimità di Gorlowka dopo 45 minuti. Mentre il capo formazione cap. Iannicelli si accinge ad effettuare un ampio giro per rientrare alla base, viene avvistata una formazione nemica composta da 8 apparecchi del tipo "Martin-Bomber". I nostri velivoli si lanciano decisamente all'attacco. Intercettati dalla caccia nemica, impegnano combattimento. La formazione avversaria è di circa cinque volte maggiore della nostra, ciononostante, il notevole scarto di velocità del nostro apparecchio su quello avversario, permette di impostare il combattimento sensibilmente in nostro favore. Dopo 12 minuti di lotta accanita la nostra formazione deve abbandonare il cielo del combattimento a causa dell'eccessiva distanza dai campi di partenza. Il combattimento si chiude nettamente a nostro vantaggio: 3 apparecchi del tipo "Rata" con motore a doppia stella risultano sicuramente abbattuti, altri 8 efficacemente mitragliati. Equipaggi partecipanti all'azione: cap. Iannicelli - ten. Benedetti - s.ten. Bond - serg.magg. Milanese - serg. Bonoli - Durata del volo: 120'".
Questo è il commento del capitano Iannicelli all'episodio, come si legge in una lettera alla moglie: "Saporoshje - Russia - 3 novembre 1941. ...solo stamane ho ricevuto il tuo telegramma del giorno 20, annunziantemi il primo dentino di Gian Luigi. Puoi immaginare la mia commozione e la mia gioia. Dovevo andare in volo e mi sono portato con me il telegramma. Per la prima volta poi, quasi con un oscuro presentimento, mi sono portato le sue scarpette. Mi hanno portato veramente fortuna e cosi puoi dire al nostro "ometto " che il suo papà, come regalo per il suo primo dentino, gli offre il suo primo combattimento sul fronte russo e se ti domanda ancora, raccontagli pure cosi: cinque Saette andavano veloci verso il sole e la prima portava viva con sè la gioia della notizia recente del primo dentino di un ometto biondo e due scarpine azzurre e laggiù, lontano, lontano, il papà ha incontralo tanti nemici, quattro, cinque volte più numerosi della sua squadriglia. ma le Saette sono state brave, le scarpine di Gian Luigi hanno portato fortuna e sono tornati tutti sani e salvi a casa. E ora papà dedica al suo tesoro i prime tre aeroplani rossi abbattuti dalla sua squadriglia. E' stato un combattimento abbastanza duro; i rossi erano circa 25, con aeroplani ottimi e si sono battuti veramente bene, ma i miei ragazzi sono stati migliori. Da un periodo molto lungo eravamo inattivi, tutti mi hanno invidiato questa brillante ripresa. La festa che mi hanno fatto gli specialisti al mio ritorno è stata veramente commovente".
E poi, sempre da Saporoshje, il 16 novembre 1941 : "... colgo l'occasione di un viaggio in Italia del Colonnello per mandarti un po' dei miei scarabocchi e una notizia che ho ricevuto ora e che ti comunico con vera gioia, con soddisfazione tanto più viva perché so che sarà tanto anche gioia e soddisfazione tua. L'Eccellenza il Comandante del Corpo di spedizione mi ha concesso una medaglia d'argento sul campo per il combattimento del tre novembre e domattina il Colonnello mi darà la decorazione... Gli altri quattro miei piloti hanno avuto una medaglia di bronzo ed io sono stato particolarmente contento di questo riconoscimento alla mia squadriglia ed alla bravura dei miei ragazzi. Ho subito radunato tutto il personale perché tutto partecipasse di questo successo ed era veramente commovente vedere con quanta soddisfazione e quanto entusiasmo i miei ragazzi hanno appreso la bella notizia. Sembrava quasi la festa intima di ognuno dl loro e più d'uno aveva i lucciconi. Sono veramente tutti della gran brava gente. Vorrei raccontare io stesso al mio ometto la bella notizia e forse allora gradirebbe di più il dono che io feci a te e a lui il giorno del suo primo dentino e forse mi terrebbe un po' meno il broncio per questa continua lontananza. Raccontaglielo tu e digli che il suo papà lo pensa tanto anche nei momenti più difficili e che insieme alla sua mamma si divide ogni mio istante. Digli che ogni mia gioia è cosa vostra, ogni mio successo è per voi e che in quest'ultimo un paio di scarpette hanno avuto la loro grande parte. ... Qui il freddo ha cominciato a farsi sentire, la temperatura oscilla fra cinque e venti gradi sotto zero, è però molto asciutto e quindi abbastanza sopportabile...".
Breve biografia.
Per quanto operato sul fronte greco e balcanico e, in particolare, per le accennate azioni sull'aeroporto di Mostar (dove, come detto, il 220, unitamente al gruppo "Asso di bastoni", distrugge al suolo decine di velivoli avversari, annullando quasi interamente l'aviazione iugoslava), nell'aprile del 1941 viene concessa al capitano Iannicelli un'altra medaglia d'argento al v.m., con questa motivazione:
"Medaglia d'Argento al Valor Militare - Comandante di squadriglia da caccia abilissimo, già distintosi in brillante ed intensa attività, preparava e concludeva, da comandante interinale di gruppo, una serie di attacchi a volo radente di lontane basi aeree nemiche, vincendo difficoltà di navigazione spinta fino al limite dell'autonomia e di forte reazione contraerea. Nei mitragliamenti di aeroporti siti nel cuore del territorio avversario, infliggeva al nemico decisive e durissime perdite. (Cielo di Grecia e della Jugoslavia, marzo - aprile 1941).
Il 12 agosto 1941 viene trasferito, con la sua squadriglia e l'intero 22° gruppo "Cucaracha", al Comando Aviazione (C.A.F.O.) del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.). La 369a squadriglia c.t., in quel momento, è cosi composta: oltre al comandante, capitano pilota Giorgio Iannicelli, dai piloti, capitano Giancarlo Cervellin, tenente Walter Benedetti, tenente Riccardo Monaco, s.tenente Giovanni Bond, s.tenente Giuseppe Biron, maresciallo Romano Pesavento, maresciallo Balilla Mazzei, sergente maggiore Mario Salvatori, e dagli specialisti, maresciallo motorista Camillo Villa, sergente maggiore motorista Amedeo Zuccon, sergente maggiore motorista Giovanni Manesso, maresciallo montatore Alessandro Zamuner, sergente maggiore montatore Egisto Mazzaro, sergente montatore Salvatore Meli, maresciallo armiere Camillo Grespan, sergente armiere Giuseppe Da Zen, maresciallo elettricista Costanzo Pinto.
Fra questi, è molto vicino al comandante il tenente Benedetti, conosciuto fin dai tempi dell'Accademia, dove l'allora tenente Iannicelli era ufficiale d'inquadramento e dove il giovane era allievo del Corso "REX'. Sarà uno dei suoi gregari nell'ultimo combattimento del 29 dicembre 1941. Rientrato in Italia con l'intero Gruppo nella primavera del 1942, chiederà, unico fra tutti, di tornare in Russia, ove giungerà, nel mese di novembre, con la 371a squadriglia del 210 gruppo c.t. (A.RM.I.R.). Dividerà fino in fondo il destino del suo vecchio comandante, cadendo come lui, il 12 dicembre 1942, durante un duro combattimento aereo, meritandosi, "alla memoria", una seconda Medaglia d'Argento al v.m. Il suo corpo non verrà più ritrovato.
Poco dopo il suo arrivo, però, il capitano Iannicelli deve rientrare in Italia (18 agosto) perché seriamente ammalato, ma, appena rimessosi, anche se non completamente, ritorna al fronte (2 ottobre), ove partecipa a tutte le operazioni belliche di quel periodo, meritandosi, nel mese di novembre, una medaglia d'argento al v.m. "sul campo" (azione nel cielo di Gorlowka del 3 novembre 1941). La motivazione fa intuire le condizioni in cui i piloti italiani sono chiamati ad operare:
"Medaglia d'Argento al Valor Militare - sul campo - Comandante di una formazione di cinque apparecchi da caccia in crociera di vigilanza e protezione, avvistata una formazione nemica di nove bombardieri scortati da venti caccia, senza tenere conto dell'immensa disparità di forze rispetto al nemico, si gettava decisameNTe con i gregari sulla formazione nemica abbattendo tre avversari. Fulgido esempio di sprezzo del pericolo, di alto ardimenTo e di senso del dovere. (Cielo di Gorlowka, 3.11.1941).
L'episodio è cosi descritto nel diario della 369a squadriglia: "Alle ore 10,10 decolla una formazione di 6 apparecchi per compiere una crociera libera sulla zona di Selenoje (Gorlowka). Dopo 25 minuti di volo 1 velivolo rientra alla base per avaria al motore. Gli altri 5 velivoli proseguono il volo e giungono in prossimità di Gorlowka dopo 45 minuti. Mentre il capo formazione cap. Iannicelli si accinge ad effettuare un ampio giro per rientrare alla base, viene avvistata una formazione nemica composta da 8 apparecchi del tipo "Martin-Bomber". I nostri velivoli si lanciano decisamente all'attacco. Intercettati dalla caccia nemica, impegnano combattimento. La formazione avversaria è di circa cinque volte maggiore della nostra, ciononostante, il notevole scarto di velocità del nostro apparecchio su quello avversario, permette di impostare il combattimento sensibilmente in nostro favore. Dopo 12 minuti di lotta accanita la nostra formazione deve abbandonare il cielo del combattimento a causa dell'eccessiva distanza dai campi di partenza. Il combattimento si chiude nettamente a nostro vantaggio: 3 apparecchi del tipo "Rata" con motore a doppia stella risultano sicuramente abbattuti, altri 8 efficacemente mitragliati. Equipaggi partecipanti all'azione: cap. Iannicelli - ten. Benedetti - s.ten. Bond - serg.magg. Milanese - serg. Bonoli - Durata del volo: 120'".
Questo è il commento del capitano Iannicelli all'episodio, come si legge in una lettera alla moglie: "Saporoshje - Russia - 3 novembre 1941. ...solo stamane ho ricevuto il tuo telegramma del giorno 20, annunziantemi il primo dentino di Gian Luigi. Puoi immaginare la mia commozione e la mia gioia. Dovevo andare in volo e mi sono portato con me il telegramma. Per la prima volta poi, quasi con un oscuro presentimento, mi sono portato le sue scarpette. Mi hanno portato veramente fortuna e cosi puoi dire al nostro "ometto " che il suo papà, come regalo per il suo primo dentino, gli offre il suo primo combattimento sul fronte russo e se ti domanda ancora, raccontagli pure cosi: cinque Saette andavano veloci verso il sole e la prima portava viva con sè la gioia della notizia recente del primo dentino di un ometto biondo e due scarpine azzurre e laggiù, lontano, lontano, il papà ha incontralo tanti nemici, quattro, cinque volte più numerosi della sua squadriglia. ma le Saette sono state brave, le scarpine di Gian Luigi hanno portato fortuna e sono tornati tutti sani e salvi a casa. E ora papà dedica al suo tesoro i prime tre aeroplani rossi abbattuti dalla sua squadriglia. E' stato un combattimento abbastanza duro; i rossi erano circa 25, con aeroplani ottimi e si sono battuti veramente bene, ma i miei ragazzi sono stati migliori. Da un periodo molto lungo eravamo inattivi, tutti mi hanno invidiato questa brillante ripresa. La festa che mi hanno fatto gli specialisti al mio ritorno è stata veramente commovente".
E poi, sempre da Saporoshje, il 16 novembre 1941 : "... colgo l'occasione di un viaggio in Italia del Colonnello per mandarti un po' dei miei scarabocchi e una notizia che ho ricevuto ora e che ti comunico con vera gioia, con soddisfazione tanto più viva perché so che sarà tanto anche gioia e soddisfazione tua. L'Eccellenza il Comandante del Corpo di spedizione mi ha concesso una medaglia d'argento sul campo per il combattimento del tre novembre e domattina il Colonnello mi darà la decorazione... Gli altri quattro miei piloti hanno avuto una medaglia di bronzo ed io sono stato particolarmente contento di questo riconoscimento alla mia squadriglia ed alla bravura dei miei ragazzi. Ho subito radunato tutto il personale perché tutto partecipasse di questo successo ed era veramente commovente vedere con quanta soddisfazione e quanto entusiasmo i miei ragazzi hanno appreso la bella notizia. Sembrava quasi la festa intima di ognuno dl loro e più d'uno aveva i lucciconi. Sono veramente tutti della gran brava gente. Vorrei raccontare io stesso al mio ometto la bella notizia e forse allora gradirebbe di più il dono che io feci a te e a lui il giorno del suo primo dentino e forse mi terrebbe un po' meno il broncio per questa continua lontananza. Raccontaglielo tu e digli che il suo papà lo pensa tanto anche nei momenti più difficili e che insieme alla sua mamma si divide ogni mio istante. Digli che ogni mia gioia è cosa vostra, ogni mio successo è per voi e che in quest'ultimo un paio di scarpette hanno avuto la loro grande parte. ... Qui il freddo ha cominciato a farsi sentire, la temperatura oscilla fra cinque e venti gradi sotto zero, è però molto asciutto e quindi abbastanza sopportabile...".
Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. In direzione Postojalyi fra steppa e betulle.
domenica 19 febbraio 2023
Intervista a Canuto Sergio
Intervista all'Alpino Canuto Sergio, classe 1920.
A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.
A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.
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