PREMESSA.
I testi che seguono sono un estratto de "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dall'Ufficio Storico del Ministero della Difesa - Stato Maggiore dell'Esercito; la mia divulgazione ha il solo scopo di proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di riflessione di quella che fu la Campagna di Russia per noi italiani, anche dal punto di vista logistico; la mia divulgazione non ha lo scopo di sostituire il testo originale, ma al contrario è un invito all’acquisto, se rintracciabile, per approfondire i temi trattati e conoscere a fondo anche questo aspetto della nostra storia. Buona lettura!
IL SERVIZIO SANITARIO - SINTESI E FUNZIONAMENTO.
“Gli sgomberi ebbero come criterio fondamentale quello di far giungere il ferito ad ottenere tempestive e adeguate cure chirurgiche rapporto alla lesione riportata (per esempio: 6 ore per i feriti all'addome, 24 ore per i feriti al cranio, ecc.). […] I mezzi impiegati furono: i portaferiti con le tradizionali barelle, le autoambulanze, gli autocarri vuoti di ritorno, le slitte porta-feriti ed anche gli aerei da trasporto, che giornalmente raccoglievano i feriti più gravi dalle unità sanitarie più avanzate per trasportarli al Centro Chirurgico d'Armata di Voroscilovgrad.
Tale mezzo di sgombero consentì di trasportare in tempo utile per essere operati 1600 feriti che, diversamente, non sarebbe stato possibile trasferire, per le loro condizioni, e conseguentemente operare in tempo. In taluni casi i feriti poterono essere curati entro sole tre ore dal momento in cui avevano riportato la ferita. Nella zona degli ospedali d'armata i feriti ricevevano le cure adeguate e, se l'entità delle lesioni sofferte consentiva il loro rientro alle rispettive unità, potevano essere inviati per un soggiorno al convalescenziario di Dniepropetrovsk.
In caso contrario venivano sgomberati in patria per mezzo di treni-ospedale. Funzionavano per tale servizio venti treni, ha 20 capienza da 318 a 235 degenti, convenientemente attrezzati anche per la stagione invernale, oltre che per assicurare i degenti le cure che potessero loro occorrere. Il viaggio pieno carico verso l'Italia poteva essere effettuato in otto giorni, mentre quello di provenienza dalla madrepatria era compiuto in un periodo di tempo doppio, per il sovraccarico di movimento su tutto il lungo percorso ferroviario. […]
Furono attrezzati appositi vagoni ferroviari provvisti di finestrini con il doppio vetro, servizi igienici con deflusso all'esterno, imbottitura delle pareti, stufe per il riscaldamento, pagliericci a terra, dotazione di coperte di lana, bidoni per acqua, bidoni-thermos per caffè e latte, borracce con cordiali, casse di cottura con brodo caldo, lumi a petrolio. […]
Per quanto riguarda, infine, la bonifica del campo di battaglia e la tumulazione delle salme, la vastità del territorio attraversato, l'ampiezza dei settori operativi assegnati alle grandi unità, oltre alle difficoltà climatologiche, presero ardua la soluzione del problema. Quando possibile, le salme isolate furono trasportate nei cimiteri di guerra italiani; furono compilati precisi grafici per l'identificazione delle località e delle singole tombe, unendo a ciascuno di essi non soltanto il prescritto piastrino di riconoscimento, ma anche una bottiglia sigillata contenente tutti i dati del deceduto”.
“Stato Maggiore dell'Esercito, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), pagg. 56-58”.
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