martedì 20 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

19 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazza tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente. Con quell'ordine veniva resa alle unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le «caratteristiche di reparti combattenti», con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile. Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano unità italiane dello stesso

II Corpo d'Armata.

I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni. Il Generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto della non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata Alpino. Il Generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci. Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.

Tutti sapevano che i sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino. Quando le sagome dei carri armati sovietici si profilarono sulla collina sovrastante la stazione ferroviaria e si fermarono in osservazione, furono ritenute di mezzi tedeschi. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse. Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima. Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa agli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta.

Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati. Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento. Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.

I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a ricuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica. Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad. Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.

La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei. L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifizi dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia. Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella seconda battaglia difensiva del Don. Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro c di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.

Per il Comando del II Corpo si riaffacciava in modo ancor più pressante il problema della riorganizzazione dei reparti e della loro ricostituzione, fatta seguire possibilmente da una fase di ripresa morale e di efficienza operativa. Ma ogni proposito in tal senso sembrava urtare contro la volontà del Comando d'Armata, che richiedeva l'immediato reimpiego degli uomini. La situazione a Taly rimaneva grave: le riserve di ogni genere andavano esaurendosi, gli attacchi continuavano, i reparti tedeschi poco si prestavano ormai alla cooperazione. Nelle ore pomeridiane il Comando d'Armata ordinava al Generale Dupont, Comandante della Ravenna, di farsi sostituire nel comando della difesa di Taly dai tedeschi e di rientrare con tutte le unità italiane. Verso la fine del pomeriggio era in atto presso il XXIV Corpo la seguente situazione: - il fronte della 385a Divisione era stato rotto, ma era tenuta la linea alture ad ovest di Novo Kalitva - q. 176 - q. 209 (sud-ovest di Ivanovka); - il gruppo Fegelein stava costituendo la linea: Deresovatka - Atamanski - Scelobok, per collegare la 385a con Taly, tuttora difesa.

Il XXIV Corpo intendeva conservare quella linea, evidentemente a copertura della ferrovia Rossosc-Millerovo. Frattanto la Cosseria raccoglieva a tergo della Cuneense i propri reparti ancora provenienti da est, attendeva il rientro del 90° fanteria defluito a Kantemirovka e si sarebbe dislocata nella zona di Pelagejevka. Tre battaglioni della Julia stavano per congiungersi con il gruppo d'intervento.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

La situazione non aveva subito sensibili variazioni durante la notte, essendo riconfermato l'ordine di resistenza in posto, per limitare la breccia al corso del Boguciar. Alle ore 12 il Comandante del Corpo d'Armata apprendeva presso il Comando della 298a Divisione tedesca che il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento di questa agli ordini del XXIV Corpo corazzato tedesco ed il suo ripiegamento sulla sponda destra della Tihaja. Al XXXV Corpo sarebbe rimasta la sola Divisione Pasubio. I carri armati sovietici effettuavano una puntata anche su Tcertkovo, dove il presidio italiano (unità complementi per la 3a Celere appena giunte dall'Italia e servizi d'Intendenza) respingeva l'attacco, dando inizio alla resistenza che, alimentata da forze italiane tedesche, sarebbe durata per quasi un mese.

298a Divisione tedesca.

Non era stata attaccata sulle posizioni occupate il giorno precedente e continuava a disporre anche del gruppo Capizzi (circa due battaglioni della Ravenna, con elementi di rinforzo), di due battaglioni del 79° fanteria e di un battaglione di formazione del genio. Alle ore 12 passava alle dipendenze del XXIV Corpo corazzato tedesco.

Divisione Pasubio.

Durante la notte conteneva la forte pressione del nemico. L'usura dei reparti era tale che le forze congiunte del 79° fanteria e del IX battaglione mortai divisionale ammontavano complessivamente a 659 uomini, dei quali 38 ufficiali. Le restanti unità non erano in migliori condizioni. Alle ore 12,30 il Generale Zingales, Comandante del Corpo d'Armata, recatosi presso il Comando della Divisione, comunicava l'ordine, poco prima ricevuto, di ripiegare verso sud, sulla sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov. Sulla destra non era stato possibile stabilire il collegamento con la Torino.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Anche per questa Grande Unità continuava a vigere l'ordine di resistenza sul posto, sebbene gli avvenimenti della giornata precedente presso le tre Divisioni ne avessero infirmata la validità, ma alle ore 10 il Comando d'Armata ordinava l'arretramento sulla seconda posizione.

Divisione Torino.

Rimaneva sul Don, anche se minacciata di aggiramento sulla destra, dove un attacco contro Surof era stato respinto; non aveva potuto collegarsi sulla sinistra con la Pasubio. Nelle retrovie divisionali, presso Kriniza, già si combatteva contro infiltrazioni nemiche. I resti del III/82° dovevano ripiegare su Paseka, asserragliandovisi fronte a nord-ovest; altro attacco era respinto a Suchoj Donez.

3a Divisione Celere.

Alle ore 6, non essendo giunti tutti gli attesi rinforzi, era stato preparato un contrattacco con le forze disponibili: il nemico, però, preveniva l'azione con forti attacchi sulla destra (6° bersaglieri) e nella zona a sud-ovest di Mrykin (3° bersaglieri), con l'evidente scopo di progredire nella valle Tihaja, allargare la breccia tra i due reggimenti e cadere a tergo del 3° bersaglieri, puntando su Meskof. Alle ore 10 il 3° bersaglieri resisteva ancora sul Don, sebbene fortemente premuto di fronte e minacciato a tergo; i reparti posti a sbarramento della valle Tihaja stavano ripiegando da Birjukof su Melovatyj, sotto la pressione nemica; Meskof era direttamente minacciata. Il Comando del XXIX Corpo d'Armata, alle ore 14, ordinava che tutte le unità ripiegassero sulla Tihaja, per assumere la difesa del settore Meskof-Provalskij, tra la Torino e la Sforzesca.

Divisione Sforzesca.

I movimenti ordinati per raggiungere la linea intermedia di ripiegamento tra Merkulov e Verhnij Tokin e quella Tihaja-Tcir erano stati effettuati prima delle ore 4, realizzando il ricongiungimento con il gruppo Vaccaro. Questo, attaccato alle ore 5 da notevoli forze, resisteva sul posto fino alle ore 10 e si portava poi sulle alture a sud-est di Varvarin e ad est di Kalinovski.

Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II Corpo d'Armata, la ripresa offensiva contro il XXXV Corpo (Divisione Pasubio), l'estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3a Armata romena avevano indotto il Generale Gariboldi a prospettare al Comando del Gruppo di Armate «B», fino dal 17 dicembre, la necessità di un sensibile arretramento della linea per ricostituire una nuova difesa continua.

Il logoramento delle Divisioni italiane di prima schiera aveva maggiormente ridotto le loro già limitate disponibilità organiche, l'afflusso di unità fresche da tergo (385a Divisione tedesca e minori reparti italiani e tedeschi) era servito solamente ad alimentare la lotta nella prima fase della battaglia, l'arrivo di altre Grandi Unità (Divisione Julia e 387a Divisione tedesca) era preannunciato ed in corso di esecuzione, ma non offriva possibilità di pronto intervento a massa. Pertanto, per la nuova linea di resistenza doveva essere studiato un andamento meno esteso del precedente, che seguiva il corso del Don in ogni sua tortuosità. Era stato orientativamente proposto di seguire l'andamento della linea ferroviaria Rossosc-Millerovo, lasciando invariato il fronte intatto del Corpo d'Armata Alpino e, proseguendolo verso sud, trovare il collegamento con il Gruppo Armate Don, che stava combattendo per congiungersi con la 6a Armata tedesca isolata da circa un mese presso Stalingrado.

La proposta non era stata accettata, in quanto il Comando del Gruppo di Armate «B», in conformità alle disposizioni del Comando Supremo tedesco, aveva seguito il criterio di cedere terreno quanto meno fosse possibile. D'altra parte l'interpretazione errata che il Comando della 298a Divisione aveva dato tra il 17 ed il 18 dicembre agli ordini di ritirare sul Boguciar la propria ala sinistra, lasciando invece aperta la valle, non potuta sbarrare dalla resistenza del modesto presidio di Taly, aveva consentito alle forze corazzate sovietiche di raggiungere ed interrompere a Kantemirovka la ferrovia che teoricamente si sarebbe voluto coprire.

L'offensiva contro la Pasubio e contro il XXIX Corpo tedesco, specialmente contro la Divisione Celere, stava conseguendo nuovi risultati. II giorno 18 il Comando di Armata aveva di nuovo prospettato la necessità di un arretramento delle Grandi Unità, per impedire che la loro distruzione imminente giovasse al nemico per aprire una più vasta breccia. Ma la risposta «il Führer vuole che si resista ad oltranza» portava i rapporti dal piano di una razionale discussione a quello fideistico. Solamente l'aggravamento della situazione - determinato congiuntamente dall'episodio di Kantemirovka, dall'ulteriore flessione della linea del XXIX Corpo tedesco e dai negativi avvenimenti verificatisi presso la 3a Armata romena - inducevano il Comando del Gruppo di Armate «B» a disporre, alle ore 15 del 19 dicembre, il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del Corpo d'Armata Alpino, affinché fosse possibile costituire una linea arretrata sull'asse Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Si stava procedendo alla sostituzione della Divisione Julia con l'inserimento al suo posto della Divisione Vicenza. Lo schieramento di estrema destra del Corpo d'Armata, e particolarmente le posizioni tenute a Staro Kalitva dalla Divisione Cuneense, subivano violenti bombardamenti aerei. L'artiglieria controaerea abbatteva due apparecchi nemici e ne danneggiava gravemente altri quattro. Il battaglione Saluzzo (estrema destra del settore Cuneense) interveniva in un contrattacco al limite di settore, cooperando con i resti del II e III/89° fanteria (Divisione Cosseria), che tuttora resistevano nella zona di Novo Kalitva. Il gruppo d'intervento Julia era impiegato dal XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco nella zona di Kriniscnaja - Selenj Jar - Ivanovka.

II CORPO D'ARMATA.

Aveva in corso il riordinamento delle unità e non aveva responsabilità operative.

FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.

Il nemico continuava la propria pressione sul fronte tra Novo Kalitva ed Ivanovka, dove l'azione dell'avversario era validamente contrastata dalla difesa, consolidata dall'affluenza del gruppo d'intervento Julia e del gruppo Fegelein. Continuava la resistenza di Taly. Era stata assegnata al XXIV Corpo d'Armata la 298a Divisione, già inquadrata nel XXXV e nel II Corpo italiano.

SETTORE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Era data esecuzione agli ordini di ripiegamento, ma si profilava sempre più la minaccia sulle retrovie, portata da consistenti punte corazzate sovietiche nella valle Levaja. Durante l'esecuzione dell'ordine di ripiegamento sulla linea Radtscenskoje - Medova - Karasejev - Meskof - Provalski - Napolof - Gracev, una puntata di mezzi corazzati sovietici, giunta fino a Kriniza, rendeva superato il provvedimento in atto. Alle ore 15, dopo nuovi ordini del Comando del Gruppo di Armate «B», il Comando dell'8a Armata disponeva per l'occupazione della nuova linea più arretrata: Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir, intendendo costituire su di essa due pilastri, essenziali ai fini della difesa: - a Ticho Sciuravskaja, con le unità dell'ala sinistra della 298a Divisione; - a Meskof, con il gruppo Schuldt.

Inoltre, per colmare la falla determinatasi tra le ali interne dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, disponeva che il non ancora giunto terzo reggimento di fanteria della 385a Divisione venisse sbarcato dai treni alla stazione ferroviaria di Tcertkovo.

Divisione Pasubio.

Verso le ore 13 riceveva l'ordine di ripiegare a sud e raggiungere la sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov, per prendervi posizione fronte a nord, passando per Karasejev e Michailovka. La stessa sera, verso le ore 21, l'ordine veniva mutato in quello dl radunarsi nella zona Arbusov - Abakusc n. 2 - Alexejevo Losovskaja, per organizzarvisi a caposaldo, con difesa particolarmente attiva verso ovest, soprattutto in funzione controcarro, così da proteggere il fianco sinistro delle Divisioni che, frattanto, dovevano schierarsi sulla Tihaja. La generale scarsità dei carburanti determinava l'ordine di abbandono di una parte dei restanti pezzi d'artiglieria, previa inutilizzazione. Le difficoltà del percorso accrescevano le perdite ed alla sera rimanevano alla colonna solamente 4 pezzi da 75/27 dell'8° artiglieria. I serventi appiedati costituivano unità di formazione.

SETTORE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO (unità in ripiegamento).

Divisione Torino.

Aveva ricevuto l'ordine di schierarsi anch'essa sulla Tihaja, raggiungendo Meskof con movimento a scaglioni successivi, transitando per Kalminkof e trasmettendo l'ordine di ripiegamento anche al 3° reggimento bersaglieri, schierato alla sua destra ed isolato dal Comando della 3a Divisione Celere. Alle ore 21,30 l'ordine veniva mutato dal Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco in quello di proseguire il ripiegamento verso sud-ovest. Alle ore 24 il collegamento telefonico con il Comando del XXIX Corpo veniva interrotto, né poteva essere tenuto via radio, in quanto l'Ufficiale di collegamento tedesco, di propria iniziativa, per avere sentito che elementi nemici si trovavano alle spalle della Divisione, aveva arbitrariamente distrutto la sola stazione abilitata a mantenere quel collegamento. Le forze in ripiegamento distruggevano due carri armati avversari nella zona di Mankovo Kalitvenskaja.

3a Divisione Celere.

I reparti assegnati in rinforzo alla Divisione non erano giunti. All'alba il nemico attaccava in forze, prevenendo un contrattacco predisposto dal 6° bersaglieri. Le unità avversarie riuscivano a penetrare nella valle Tihaia, mentre il Comando del XXIX Corpo d'Armata ordinava di continuare a tenere la linea del Don, quando, con fanteria e carri armati, il nemico attaccava ormai Meskof, nelle retrovie della Divisione. Veniva tentato uno sbarramento della valle Tihaja, ma i collegamenti con la sinistra della Divisione erano interrotti. Alle ore 14 il Comando del XXIX Corpo ordinava il ripiegamento sulla linea della Tihaja, tra Meskof e Provalskij. L'ordine di ripiegamento doveva essere trasmesso al 3° bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino, che assumeva il reggimento alle proprie dipendenze.

Il 3° bersaglieri si trovava isolato dal resto della Divisione. Esso occupava sul Don un settore di 22 chilometri e disponeva, come riserva settoriale, di due sole compagnie di formazione, delle quali una comprendeva perfino un plotone di soldati di sanità, e l'altra era croata. Nella notte aveva dovuto abbandonare la linea del Don sotto la protezione dello scaglione di retroguardia e schierarsi sulla Tihaja, prendendo contatto con la sinistra della Torino a Meskov. Scarseggiavano le armi, poste fuori combattimento nei giorni precedenti, e le munizioni, non più rifornite da tergo. L'artiglieria aveva dovuto distruggere i propri pezzi per mancanza di carburante.

Nel pomeriggio il Comando della Divisione, la Sezione di sanità, due Ospedali da campo ed un Nucleo chirurgico, la Sezione di sussistenza, la Squadra panettieri, il Posto di avviamento munizioni divisionale, gli autoreparti e la Sezione carburanti e lubrificanti erano stati pressoché interamente distrutti da due attacchi di carri armati sovietici. Alle ore 24 nessuna notizia era pervenuta ancora sul ripiegamento del 3° bersaglieri e della Legione croata, mentre permaneva la minaccia dei mezzi corazzati nemici a tergo della Divisione, con provenienza da nord e da ovest. Alla stessa ora giungeva l'ordine del XXIX Corpo tedesco di non fermarsi sulla linea della Tihaia, ma di proseguire verso sud, in direzione di Kasciari, perché la strada Meskof-Diogtevo era tenuta da due corpi corazzati sovietici. Dopo questa comunicazione, il collegamento con il Comando del XXIX Corpo d'Armata era interrotto. La colonna del 6° bersaglieri distruggeva quattro carri armati sovietici.

Divisione Sforzesca.

Mentre venivano eseguiti gli ultimi movimenti del ripiegamento ordinato dal XXIX Corpo d'Armata fin dal giorno precedente, alle ore 23 giungeva un altro ordine secondo il quale la Divisione, già sopravanzata alle ali da numerosi mezzi corazzati nemici, non avrebbe dovuto più schierarsi sul Tcir, ma sfondare in direzione sud, verso Nizne Boliscinskoj, distante circa sessanta chilometri. La scarsità di carburante costringeva a rinunziare al traino delle artiglierie con i trattori, a causa del loro elevato consumo, sostituendoli con autocarri. Successivamente, per la mancanza del carburante nei serbatoi, molti pezzi furono distrutti prima di essere abbandonati.

Il viaggio del 2013, quota Pisello

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... scatti da Quota Pisello; nel primo direzione indicativa ovest si vede chiaramente il percorso della Kalitwa ghiacciata; nel secondo direzione indicativa sud si vedono altri resti delle trincee che corrono a 360° intorno alla cima.



Il viaggio del 2013, quota Pisello

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... resti delle trincee sulla sommità di Quota Pisello.







lunedì 19 dicembre 2022

Il viaggio del 2013, Nowa Kalitwa

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Nowa Kalitwa e la sommità di Quota Pisello.











Cronaca di una sconfitta annunciata, 18.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

18 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Nel corso della notte le forze residue delle Divisioni 385a tedesca, Cosseria e Ravenna, oltre quelle intatte della 298a tedesca, avrebbero dovuto attuare il tentativo di ricostituire un fronte «compatto», innanzi tutto conservando le posizioni originarie dove fosse stato possibile (ala sinistra della 385a, con frammiste le forze del «gruppo Colonnello Maggio» ed ala destra della 298a, a sud-est della foce del Boguciar) per limitare l'ampiezza della breccia praticata dal nemico. Per le forze che avrebbero potuto rimanere sulle vecchie posizioni il compito della resistenza era facilitato dalla disponibilità dell'organizzazione posta in opera da tempo per sopportare l'inclemenza dell'inverno. Più difficile per le altre, anzi arduo, ottemperare al compito ricevuto. I reparti si trovavano a dover affrontare il combattimento su posizioni non organizzate, sprovviste di ricoveri, di reticolato, di ostacoli anticarro, senza l'armamento completo, con munizionamento scarso. Infine, non ultimo argomento negativo, con una forza morale scossa, non soltanto dalla stanchezza fisica della lotta e della marcia, ma soprattutto dalla visibile sconfitta, dalla sensazione di essere abbandonati e di non ricevere rinforzi, dalla mancanza dei carburanti, dalla stessa temperatura ambientale scesa a -20° -30°.

Alle ore 4 il Comando d'Armata diramava un ordine più circostanziato di quello del Comando Supremo tedesco, per la ripartitone dei compiti tra le varie unità del II Corpo d'Armata: - la linea da difendere si sarebbe sviluppata da Novo Kalitva a Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Boguciar; - a sinistra, tra Novo Kalitva e Zapkovo, la 385a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Cosseria; - a destra, da Tvjerdoklebovka a Boguciar e poi sul Don fino a Teresckova, la 298a Divisione, rinforzata dalle unità disponibili della Ravenna; - nello spazio non occupato da fanterie tra Zapkovo e Tvjcrdoklcbovka, la 27a Divisione corazzata (meno il gruppo Haempel, unito alla 298a) avrebbe svolto azioni mobili tendenti a controllare il vuoto esistente; - le aliquote del Corpo d'Armata Alpino, destinate a comprendere l'intera Divisione Iulia, avrebbero dovuto essere avviate all'ala destra della 385a, per colmare il citato vuoto esistente ed avrebbero dovuto assolvere il loro compito eventualmente attaccando il nemico; - ogni palmo di terreno doveva essere difeso ad oltranza; - nella zona di Taly, appoggiandosi al caposaldo costituito intorno alla vecchia sede del Comando del II Corpo d'Armata, avrebbero dovuto essere impiegate tutte le unità in corso di riordinamento nella zona che era stata di retrovia del II Corpo d'Armata; - nuove forze erano in corso di affluenza: il gruppo SS Fegelein (dal nome del comandante) di consistenza pari ad una Brigata da impiegare in valle Boguciar per prolungare l'ala sinistra della 298a, e la 387a Divisione di fanteria tedesca, che sarebbe stata scaricata dai treni nella zona a nord di Kantemirovka.

L'irruzione dei mezzi corazzati sovietici aveva consentito al nemico di raggiungere Ivanovka, sei chilometri a sud di Novo Kalitva, e pertanto il ripiegamento delle unità che avevano difeso la posizione di resistenza risultava arduo. Per esempio, i difensori di q. 192, superstiti di cinque battaglioni, giunti alle ore 5 a Zapkovo, avevano trovato le opere campali (costruite per la seconda posizione dal gruppo Leonessa) già occupate dal nemico e, per proseguire, avevano dovuto conquistarle. Divisi in due colonne, dopo averle attaccate, si erano aperta la via, ma si erano ridotti ad un totale di duecento uomini.

Il Comandante del Corpo d'Armata, ritenendo in corso d'esecuzione gli ordini del Comando Supremo, intendeva rinforzare la difesa di Taly, per sviluppare poi un'azione offensiva in valle Boguciar, fino a collegarla con la 298a Divisione a Tvjerdoklebovka. All'alba il Comando del XXXV Corpo aveva informato che quella Divisione, come si è già detto, aveva in corso i movimenti ordinati, senza precisare di quali movimenti si trattasse, né aveva risposto al quesito se fosse stata assicurata l'occupazione di Tvjerdoklebovka. In realtà la 298a Divisione, anziché schierarsi, ripiegando sulla sponda meridionale del Boguciar la propria ala sinistra, sotto la protezione del gruppo Capizzi stava prendendo tutt'altra posizione, schierandosi sul costone situato sulla sponda destra della Levaia, a contatto con la Pasubio, lasciando aperta alla penetrazione del nemico la valle del Boguciar.

Alle prime luci del giorno, il nemico, che già alle ore 2 vi aveva fatto una puntata con sette carri armati, iniziava l'investimento di Taly, caposaldo compreso in un'ansa del Boguciar, con postazioni e trincee coperte e ricoveri per il personale, difeso inizialmente da forze pari a due battaglioni e da una batteria italiani, parzialmente costituiti da reduci dalla linea e molto provati, con numerosi congelati. Il nemico sviluppava attacchi per l'intera giornata, sostenendo anche la fanteria con alcuni carri armati. Alle 7,30 incominciava a giungere a Mitrofanovka l'autocolonna con i primi elementi del gruppo d'intervento Julia. Alle prime ore del mattino il nemico attaccava in forze la difesa di Novo Kalitva, tenuta ancora dai resti del I e del II/89°, che respingevano i russi, infliggendo loro gravi perdite e catturando prigionieri. L'azione era stata condotta con il concorso della contigua Divisione alpina Cuneense.

Mentre il Comandante del II Corpo ne informava il Comando dell'Armata, non mancava di far notare che una linea continua esisteva soltanto a sud di Novo Kalitva fino ad Ivanovka. Più a sud e nella valle del Boguciar la situazione era fluida. Sola notizia certa era quella della resistenza di Taly. Per altro risultava molto difficile avviare dalla zona retrostante elementi di rinforzo, a causa della mancanza di carburante. Il Comando del Corpo d'Armata Alpino comunicava che, per accelerarne i tempi d'intervento, aveva disposto l'autotrasporto anche del battaglione Cividale, mentre la restante parte della Julia avrebbe compiuto il previsto trasferimento a piedi. Incominciavano così ad intervenire nella battaglia anche le Grandi Unità alpine. Infatti alla sera (ore 20) del 16 dicembre il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento al II Corpo d'Armata dell'intera Divisione Julia, da sostituire in linea con la Divisione Vicenza.

L'operazione per il grosso della Julia si presentava piuttosto complessa, in quanto il Comandante del Corpo d'Armata, conoscendo la limitata efficienza operativa della Divisione Vicenza (era tra l'altro priva di artiglieria), aveva prescritto che nel settore della Divisione solamente uno dei suoi battaglioni (del 277°) prendesse posizione sul Don ed un altro dello stesso reggimento rimanesse in secondo scaglione. Un altro battaglione (del 278°) sarebbe stato impiegato in secondo scaglione alla Divisione Cuneense, il terzo (del 277°) era destinato alla difesa di Rossosc, due del 278° erano assegnati in secondo scaglione alla Divisione Tridentina.

Nel settore della Vicenza (già della Julia) sarebbero affluiti invece: - dalla Tridentina, i battaglioni alpini Vestone e Morbegno; - dalla Cuneense, il battaglione alpini Pieve di Teco. Per dotare la Divisione Vicenza dell'artiglieria di piccolo calibro, le venivano assegnati due gruppi da 75/27 (su due batterie) del reggimento artiglieria a cavallo, mentre rimanevano nel settore i rinforzi delle altre artiglierie di Corpo d'Armata e d'Armata. I provvedimenti adottati erano resi necessari non soltanto dall'esigenza di colmare le lacune organiche della Vicenza, ma anche perché la Divisione lasciava a desiderare perfino nella stessa composizione dei suoi battaglioni, formati dai centri di mobilitazione in Italia con personale di troppo diverse origini (marinai, avieri, artiglieri), con un inquadramento non del tutto adatto ai compiti ultimamente ricevuti.

Nel centro logistico di Kantemirovka si era determinata una situazione molto complessa. Per il continuo afflusso di personale, automezzi, salmerie, carreggio e slitte e per l'impossibilità del locale Comando di tappa di dare ordine conveniente a tutto quel movimento straordinario, la cittadina era rimasta bloccata. Tutti cercavano ricovero, rancio caldo, viveri di conforto, mentre la possibilità di somministrarli era limitata e non poteva essere soddisfatta contemporaneamente. Quegli uomini, del cui numero non si hanno dati precisi, ma che poteva variare da un minimo di 3.000 ad un massimo di 6.000, inquadrati dai loro diretti comandanti, a seconda del frazionamento nei caposaldi, avevano perduto l'abitudine a vivere nell'ambito dell'unità superiore e si erano mossi come si trovavano, raccolti in piccole unità, non alla rinfusa. Una gran parte era giunta a Kantemirovka soltanto perché non aveva trovato ricetto nelle altre località, mentre cercava di sottrarsi alla rigidissima temperatura.

Il Comandante del II Corpo d'Armata domandava al Comando d'Armata la designazione di località idonee al decentramento di quella massa, anche per favorirne un primo conteggio, distinguendola per unità, facendo seguire il riordinamento organico. Aggiungeva il proprio parere che Kantemirovka non fosse idonea allo scopo, perché situata nelle retrovie del XXXV Corpo d'Armata e sede di base d'Intendenza. Infine, se Taly fosse caduta, la località sarebbe risultata ancor più inadatta. Prevedeva come possibile la ricostituzione di tre battaglioni fucilieri di circa 900 uomini l'uno con una trentina d'ufficiali: uno per ognuna delle Divisioni Ravenna e Cosseria, uno per le unità di Corpo d'Armata e di Armata, formati su quattro compagnie di quattro plotoni ciascuna, rispettando fino a che fosse possibile le provenienze organiche, affinché fosse più agevole l'affiatamento.

Proponeva che i reparti approntati si trasferissero al più presto: - a Novo Markovka, la Divisione Ravenna, entro le ore 12 del giorno 19; - a Sofievka, la Divisione Cosseria, entro le ore 18 del giorno 19; - a Nikolskoje, le unità di Corpo d'Armata e d'Armata, entro le ore 18 del giorno 19. Le proposte erano tutte accolte dal Comando d'Armata, che insisteva sull'urgenza di rimandare in linea i reparti appena ricostituiti. Sarebbe stato molto difficile, però, trovare reparti efficienti fra quelle truppe, presso le quali tutto faceva difetto, armi, dotazioni di reparto, mezzi di trasporto, equipaggiamento e perfino, in taluni casi, armamento individuale. Alle ore 15 il Comando d'Armata disponeva la cessazione della dipendenza operativa della 298a Divisione dal II Corpo ed il suo ritorno al XXXV-CSIR.

Nel pomeriggio si presentava al Comando del II Corpo d'Armata il Comandante del gruppo tedesco Fegelein, giunto nel settore prima della sua unità. Il Generale Zanghieri lo orientava su un'ipotesi di impiego offensivo diretto a stabilire il contatto, attraverso la valle del Boguciar, con la 298a Divisione. Il comandante tedesco accettava l'idea della cooperazione, purché fosse rispettata l'autonomia della sua unità. Alle 16,30 il Comandante dell'Armata avvertiva che, nella stessa giornata, si sarebbe stabilito a Kantemirovka il Comando del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco per assumere il comando sulla 298a Divisione e su tutte le altre unità tedesche impiegate nei settori dei Corpi d'Armata II ed Alpino, come di quelle in corso di affluenza. Riserva di ordini per l'inserimento tattico. Il II Corpo perdeva così il comando non solo sulle unità tedesche, ma anche su quelle italiane, date in rinforzo ai tedeschi, pur conservando la responsabilità operativa del settore.

Il Comando d'Armata poneva in stato d'allarme i presidi di Malcevskaja, Tcertkovo, Kantemirovka, Rossosc, Jevdakovo, Millerovo, affinché attuassero i loro progetti di difesa, evitando di ricorrere alle unità in transito. Il presidio di Taly, a corto di munizioni, veniva attaccato nel pomeriggio, e più fortemente nelle prime ore della notte. Alla fine della giornata: - la 385a Divisione teneva la linea da Novo Kalitva ad Ivanovka; - a Novo Kalitva la continua azione del nemico era stata sempre respinta dal fuoco e dai contrassalti del I e del II/89°, rinforzati dal battaglione alpini Mondovì, inviato dalla Divisione Cuneense. Particolarmente violenti erano stati gli attacchi tra le ore 13 e le 16; - all'imbrunire una forte colonna sovietica di fanteria e corazzati era entrata a Zapkovo; - i reparti circondati a sud di Deresovka erano rientrati nelle linee combattendo e portando seco le armi pesanti; - sulla destra della 385a operava una parte della 27a corazzata; - mancavano notizie sulla situazione di Sorkj e Dolgj; - le perdite complessive erano state molto elevate; - era iniziato l'arrivo dei reparti della 387a Divisione e del gruppo Fegelein.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

298a Divisione tedesca.

Dopo aver lasciato le posizioni sul Don fuori del contatto col nemico ed avere ripiegato sulla sponda destra della Levaja, tra il Don e Radtscenskoje, nelle prime ore della sera era venuta in contatto con elementi di fanteria russa e di cavalleria mongola. Lo schieramento della Divisione si collegava a destra, per mezzo del gruppo Capizzi, con la Pasubio (III/79°). La valle della Levaja era ormai in possesso del nemico.

Divisione Pasubio.

Fino dall'alba la 38a Divisione Guardie riprendeva gli attacchi contro le posizioni di riva destra del Don, a cavallo del Gluboki Schlucht (III/79°). Gli attacchi, dieci nella giornata, malgrado alterne vicende, non ottenevano sostanziale successo, essendo stato perduto un solo caposaldo. Una forte azione contro le posizioni centrali di q. 201,1, tenute dal battaglione del 525° granatieri e dal raggruppamento 3 Gennaio, era stata nettamente respinta con gravissime perdite del nemico.

Nel settore di destra (80° fanteria) gli attacchi erano stati stroncati dall'artiglieria. A Monastirscina, il I/80°, sempre accerchiato, continuava a resistere. Al margine di destra del settore era comparsa una unità di cavalleria sovietica. La Divisione aveva ricevuto in rinforzo un'altra compagnia artieri, la 16a compagnia chimica e la Ia compagnia motociclisti.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Divisione Torino.

Per tutta la giornata durava il contrattacco per la riconquista della q. 162,9, al limite di settore di sinistra con la Pasubio. Il trasferimento del III/82° all'ala sinistra aveva aggravato la situazione. Il nemico era riuscito ad occupare alcuni centri di fuoco, ma un contrassalto aveva ristabilito la situazione.

3a Divisione Celere.

Alle ore 3 aveva luogo un violento attacco al limite di settore divisionale con la Torino, mentre si verificava un forte bombardamento aereo su Meskof. Altri attacchi erano sviluppati e respinti nella notte, contro la destra del 3° bersaglieri ed in valle Tihaia. Il nemico faceva affluire nuove forze di fanteria, mortai ed artiglieria ed alle ore 7 riprendeva l'attacco su Birjukof e contro l'ala destra della Divisione, durato per l'intera giornata. Si delineava lo sforzo per aggirare la destra del 3° bersaglieri, approfondire la penetrazione nella valle Tihaja e raggiungere Meskof. Verso mezzogiorno, nel settore di destra, il gruppo d'intervento Sforzesca (Vaccaro), con il III/53°, muovendo da Kalinovski, riconquistava le posizioni di q. 154,9, ma su di esse era subito contrattaccato, resistendovi per la restante parte della giornata.

Divisione Sforzesca.

Mentre le forze del gruppo d'intervento combattevano nel settore della Celere, il Comando del XXIX Corpo d'Armata emanava un ordine di ripiegamento, da eseguire nella notte successiva, per schierarsi tra lo sbocco della Tihaja e la valle del Tcir, raccordandosi a sinistra al gruppo Vaccaro, al quale era stato unito anche il XIII battaglione bersaglieri. Nella notte doveva essere raggiunta la linea da Merkulov a Verhnij Tokin, nella notte sul 20 la linea Tihaja - Tcir, fino a Gracev (escluso).

Liberazione di Kantemirovka, 19 dicembre 1942

Ricevo dalla Russia e pubblico con piacere un video relativo alla liberazione di Kantemirovka da parte delle truppe sovietiche, 19 dicembre 1942.

domenica 18 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 17.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

17 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

385a Divisione tedesca e Divisione Cosseria.

Nella notte la temperatura si era abbassata a -30°, accrescendo le già gravi difficoltà di chi doveva combattere allo scoperto. Gli elementi dei servizi del 318° granatieri abbandonavano Dubovikof incendiandolo. Alle ore 3 si pronunciava un nuovo attacco di mezzi corazzati contro Samodurovka e Deresovka, ponendo in più grave crisi il tentativo in corso di riallacciare il troncone della 385a Divisione con quello della Ravenna. Raggiungendo le posizioni dell'artiglieria, i carri sovietici travolgevano la 1a e la 3a batteria del CXXIII gruppo da 149/13 del 20 raggruppamento. Alle ore 8 la rapida evoluzione dei fatti induceva il Comandante del II Corpo a limitare il compito assegnato alla Cosseria di costituire «bretella» tra la 385a e la Ravenna, data la scarsità delle forze a disposizione. La nuova linea da occupare sarebbe dovuta passare per Goly - Sovkos Boguciarski - q. 168 - q. 209,3 (sotto Gadjucce), punto finale sul quale esisteva un elemento di resistenza.

Alle ore 8,45 carri armati e fanteria sovietica, da Dubovikof, si dirigevano su Orobinski, contrastati da pochi pezzi da 47 italiani e da 88 tedeschi, minacciando dappresso Krasni, sede di tre Comandi di Divisione (385a, Cosseria e 27a corazzata). Sulle strade, frattanto, venivano notati movimenti in ritirata. Si trattava di elementi di retrovia, che si erano accodati a quelli dei servizi tedeschi, il cui ripiegamento era stato disposto fin dalla sera precedente. Alle 9,30 il Comandante della Cosseria esprimeva al Comando di Corpo d'Armata il convincimento che la situazione fosse molto precaria, ma gli veniva risposto che, con le forze residue, avrebbe dovuto organizzare un raccordo arretrato tra Ivanovka e Kusmenkof. La ricognizione aerea segnalava l'esistenza, sul fronte della 385a Divisione, di nove passaggi sul Don: 5 passerelle e 4 ponti.

Alle ore 10,15 il Comandante del II Corpo faceva presente al Comando dell'Armata che, caduti Orobinski e Zapkovo, non sarebbe tardata la caduta di Krasni; pertanto, la nuova linea da presidiare, tra Zapkovo e Tvjerdoklebovka, si presentava come già superata. Si poneva la scelta tra la linea Novo Kalitva - Ivanovka - Kusmenkof e quella Novo Kalitva - Deresovka - Kusmenkof. In entrambi i casi il Comando del II Corpo non avrebbe più potuto funzionare rimanendo a Taly, praticamente sulla linea del fuoco.

Esso aveva scelto come nuova sede quella di Mitrofanovka, che si presentava idonea anche quanto a collegamenti ed a comunicazioni. Mentre a Taly continuava a funzionare il Comando tattico, tutta la parte pesante degli uffici del Comando, alle ore 12, era stata avviata a Mitrofanovka. Alle ore 13,50 il Capo di Stato Maggiore dell'Armata trasmetteva personalmente al Comandante del II Corpo gli ordini del Comando Supremo tedesco: - all'imbrunire le Divisioni tedesche 385a e 298a, con le forze italiane in esse incorporate, sarebbero arretrate sulla linea Novo Kalitva - Zapkovo - Tvjerdoklebovka - Lufitzkaja - abitato di Boguciar, foce del fiume Boguciar nel Don, raccordandosi a sinistra con il Corpo d'Armata Alpino e a destra con la Divisione Pasubio, per formare un fronte compatto; - linea di contatto tra i Corpi d'Armata II e XXXV: q. 182 - Vervekovka - Barsuki (detto anche Bursakof). Restava così confermato che la 298a Divisione passava alle dipendenze operative del II Corpo d' Armata; - le unità italiane in quel momento frammiste alle Divisioni tedesche avrebbero potuto, a giudizio del Comandante del Corpo d'Armata, essere riunite in settore a parte, a seconda delle possibilità contingenti; - le unità assegnate in rinforzo al II Corpo d'Armata provenienti (e non ancora giunte) dal Corpo d'Armata Alpino avrebbero dovuto essere impiegate per rinforzare la linea.

Le disposizioni del Comando Supremo tedesco non variavano praticamente quelle che erano state attuate fino allora dai Comandi italiani sul posto e neppure quelle che, poco prima, erano state impartite dal Comando del Gruppo di Armate. Si sarebbe potuto obiettare che l'ordine teneva scarso conto della situazione in atto, giacché prescriveva che - con reparti decimati nel numero e logorati da sette giorni di lotta senza interruzioni, con la 385a e la 298a Divisione prive di un reggimento ciascuna, con le due Divisioni italiane tanto malridotte - fosse formato «un fronte compatto», con uno sviluppo sul terreno di circa sessanta chilometri, senza poter scavare neppure una buca per uomo a terra, in un terreno che il gelo dei -27° in pieno giorno rendeva duro come pietra.

Il Capo di Stato Maggiore dell'Armata aveva peraltro anche indicato la possibilità di apportare varianti alla linea difensiva ordinata, se l'incalzare degli avvenimenti l'avesse fatta apparire superata, e aveva accennato anche all'eventualità di arretrarla fino al meridiano di Kantemirovka. Al cadere della notte il Comando tattico del II Corpo d'Armata raggiungeva Mitrofanovka. Alle ore 20 il Comandante della 385a Divisione riferiva al Comandante del II Corpo d'Armata la situazione del settore: - la linea occupata partiva dal Don presso Novo Kalitva con i due caposaldi N ed O, tenuti dal I/89°, proseguiva per q. 221 (sud - est di Koschiarni) - Zapkovo - Sorkj - Dolgj - Kusmenkof. Tre battaglioni tedeschi erano in zona di q. 190 ed a Zapkovo, elementi della 27a corazzata presso Sorkj, forze italiane del genio e carri L/6 tra Sorkj e Dolgj. Tra Dolgj e Kusmenkof esisteva un tratto vuoto, che sarebbe stato affidato al battaglione Monte Cervino, giunto nel frattempo; - l'ampio sviluppo della linea non ne aveva consentito l'integrale occupazione e, pertanto, erano stati trattenuti anche reparti italiani in transito, oltre quelli della Cosseria, che da diversi giorni non erano stati ancora sostituiti.

Per tutta la giornata, sulle posizioni di q. 192,0 si era protratta la resistenza dei superstiti frammisti del II e del III/90°, del gruppo cc.nn. Leonessa e del III/539° tedesco, respingendo continui attacchi dell'avversario. L'irruzione dei carri armati sovietici provenienti da est (settori del 318° e della Ravenna), raggiungendo Orobinski, alle spalle dei reparti, ne aveva determinato l'isolamento e l'esigenza che si rinchiudessero a caposaldo; il Comandante della 285a Divisione dava quindi l'ordine di ripiegare dopo la mezzanotte, rompendo l'accerchiamento nemico.

Nel settore a sinistra (I/90°) i superstiti, con scarse armi automatiche efficienti, ripiegavano sulla posizione della batteria d'accompagnamento, rimasta con un solo pezzo, e poi su quella della 3a batteria del I/108°. Dopo lunga resistenza i reparti ripiegavano su Zapkovo, protetti dalla 2a compagnia mortai da 81 del CV battaglione divisionale, che si sacrificava in un contrassalto per agevolare lo sganciamento della colonna. Lo schieramento delle artiglierie divisionali e di rinforzo, investito direttamente dai carri armati, reagiva con il proprio fuoco. La 2a batteria del CXXIII/2° di Corpo d'Armata resisteva fino alla notte, ma era poi sopraffatta dalle ondate della fanteria russa. Sorte analoga subivano la Ia e la 2a batteria da 75/18 del I/108°. Le batterie 2a e 3a da 105/28 del IV/108° avevano potuto lasciare combattendo la zona di schieramento, ma sulla pista da Zapkovo ad Ivanovka, per esaurimento del carburante, avevano dovuto distruggere due pezzi per ciascuna. La Ia batteria del gruppo era stata travolta dalle fanterie nemiche.

Divisione Ravenna.

La caduta di q. 217,6, che dominava gli abitati di Gadjucce e Filonovo, rendeva indifendibili l'uno e l'altro e si profilava necessario un arretramento su Sovkos Boguciarski e su Perescepni. Le comunicazioni telefoniche tra il Comando del Corpo d'Armata ed il Comando tattico della Ravenna, portatosi a Gadjucce, erano rese precarie dalle azioni di fuoco del nemico, che costringevano i guardafili della compagnia telegrafisti a continui riallacciamenti delle interruzioni, operati con tenace costanza ed ammirevole senso del dovere. Non tutte le unità della Ravenna erano affluite a Gadjucce ed a Filonovo. Un migliaio di elementi superstiti del 37° fanteria, rimasti privi di munizioni per prolungare la lotta, avevano proseguito la marcia dalle posizioni superate dalle fanterie od infrante dai carri armati sovietici, fino a raggiungere Perescepni ed il settore della 208a Divisione.

Il collegamento tattico tra la Ravenna e la 385a sarebbe stato realizzato dall'aliquota della 27a corazzata (gruppo Haempel) soltanto dopo aver tentato lo sbloccamento di Dubovikof. Il Comandante della Divisione, presentatosi al Comando del Corpo d'Armata alle ore 9,30, riceveva ordini perché: - le forze presenti a Perescepni appoggiassero il gruppo Haempel; - un nucleo fosse costituito a Sovkos Boguciarski, come elemento della linea di raccordo fra 385a e Ravenna; - i restanti elementi si concentrassero a Tvjerdoklebovka, come caposaldo e serbatoio di alimentazione dei due blocchi precedenti, e che colà si stabilisse il Comando tattico della Divisione.

Intanto quella mattina, sul fronte della Ravenna, risultavano in atto sei passaggi sul Don: 2 ponti e 4 passerelle. Oltre a questi ed a quelli citati sul fronte della 385a - Cosseria, risultavano in atto in quel giorno sul fronte dell'8a Armata: nel settore del Corpo d'Armata Alpino, un passaggio sul ghiaccio per veicoli leggeri presso Kulakovka e due passerelle sul ghiaccio a nord-ovest di Olkovatka; sul fronte del XXXV Corpo d'Armata (Divisione Pasubio) una passerella tra Ogalev ed Abrossimova; nessuno sul fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco.

Alle 10,30 giungeva a Perescepni anche il Generale Capizzi, Comandante della fanteria divisionale della Ravenna, portato fuori da Gadjucce con il carro dello stesso comandante del gruppo Haufmann. Egli assumeva il comando di un gruppo italiano (formato intorno ad elementi del 37° fanteria), prendendo contatto con la 298a Divisione, per concorrere alla difesa del fianco sinistro di quella contro provenienza da nord. Il movimento di ripiegamento, reso inevitabile dall'impotenza del fanti di fronte alle masse avanzanti dei carri, si svolgeva ordinatamente, dando la sensazione che si trattasse di elementi reimpiegabili in combattimento, purché ristorati e convenientemente armati.

Per eseguire gli ordini del Comando Supremo tedesco, veniva disposto che il Comando della Ravenna, con il personale ed i mezzi che potevano essere raccolti (tra i quali due carri L/6 e tre semoventi da 47), organizzasse una difesa della zona di Kusmenkof, per impedire infiltrazioni nemiche nella valle del Boguciar e verso sud. Al mattino seguente la Divisione avrebbe ricevuto il rinforzo del battaglione Monte Cervino. Analoghe funzioni avrebbe assunto a Danzevo un gruppo controcarro tedesco. Particolarmente difficile si presentava il salvataggio delle artiglierie, tutte motorizzate, ed, in generale, dei mezzi a motore, per la deficienza dei carburanti, più o meno sempre sentita, ma fattasi più grave in quegli ultimi giorni, quando il rigidissimo clima faceva crescere i consumi.

Alla fine della giornata il Comando del Gruppo di Armate «B» riassumeva in un proprio unico documento gli ordini che aveva impartito al Comando dell'8a Armata nelle ore precedenti. La nuova dipendenza della 298a Divisione tedesca dal Comando del II Corpo, però, sarebbe stata solamente nominale, poiché il documento citato costituiva vero comandante del II Corpo d'Armata italiano l'Ufficiale di collegamento tedesco, Colonnello di Stato Maggiore Kinzel. L'affermazione che questo ufficiale avesse conservato la propria sede in Taly, dopo il tempestivo trasferimento del Comando tattico del II Corpo, non corrispondeva ai fatti, perché il Colonnello Kinzel, nello stesso pomeriggio del 17 dicembre, si era trasferito a Kantemirovka. Se egli fosse rimasto a Taly, avrebbe presto perduto ogni collegamento con le unità delle quali avrebbe dovuto dirigere le operazioni, poiché l'arrivo delle forze sovietiche avrebbe determinato l'interruzione almeno delle comunicazioni a filo, del movimento delle staffette e di ogni altro contatto diretto con le unità schierate ed in affluenza.

Anche la grave affermazione che il II Corpo d'Armata avesse «retroceduto innanzi tempo la sua sede di comando a Mitrofanovka» poteva derivare soltanto dall'errata interpretazione dello spostamento degli uffici amministrativi e logistici. II Comando d'Armata, però, non concedette particolari investiture al Colonnello Kinzel e nulla fu mutato nei rapporti tra il Comando del II Corpo e quelli delle Divisioni Ravenna, Cosseria e 385a tedesca.

298a Divisione tedesca.

Questa Grande Unità, per conseguenza degli ordini citati, era stata trasferita dalla dipendenza del XXXV Corpo d'Armata a quella del II ma, invero, il suo Comando non se ne dimostrava convinto. Ricevuto rinforzo dal «gruppo Capizzi» (come furono designate da allora in poi le unità della Ravenna passate a cooperare con la 298a), il Comando della Divisione tedesca disponeva che i reparti italiani si schierassero a sua protezione, affidando loro la delicata funzione di scaglione di retroguardia. Frattanto la Divisione iniziava il ripiegamento ordinato dal Comando Supremo per la sola ala sinistra, da schierare sul Boguciar.

La stessa Divisione tedesca, però, pur senza essere premuta dai sovietici, anziché attestarsi sulla linea prevista, si portava molto più indietro: superava la dorsale tra le valli del Boguciar e della Levaja, superava anche lo stesso corso della Levaja e prendeva posizione sulla dorsale di riva destra del corso d'acqua, lasciando totalmente aperta all'avanzata sovietica la via principale del Boguciar e quella secondaria, ma non trascurabile, della Levaia. L'arretramento non previsto facilitava la manovra nemica di aggiramento a breve raggio dell'ala destra dell'Armata (XXX V Corpo d'Armata) comprendente anche la stessa 298a Divisione e la Divisione Pasubio.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Divisione Pasubio.

Durante la notte era organizzata la nuova linea difensiva che, conservando a sinistra le posizioni originarie sul Don (III/79°), escludeva ormai il possesso di Krasnohorovka e di tutta l'ansa del «berretto frigio», giungeva fino a 3-500 metri a sud - ovest di Abrossimova, dove si arrestava con l'ala destra non collegata (resti dell'80° fanteria), mentre a Monastirscina, fino a notte alta, resisteva ancora, isolato, il I/80°. In conseguenza dell'arrivo nel settore del 526° granatieri tedesco, il Comando del XXXV Corpo disponeva che le forze italiane schierate a sinistra di quell'unità (II e III/79°, II/8°, un battaglione genio ferrovieri e 23a compagnia pontieri) passassero alla dipendenza operativa del reggimento tedesco, collegato a sinistra a Tereskovo con le altre forze della 298a.

L'attacco sovietico riprendeva all'alba contro le posizioni a sud di Krasnohorovka. Dopo le ore 10 il nemico attaccava anche il fronte del III/79°. Respinto una prima volta, tornava all'attacco con rinnovata tenacia e violenza. Una falla aperta sul fronte del II/79° veniva chiusa dal battaglione ferrovieri, giunto la sera precedente a Getreide. Verso le ore 22, i superstiti del caposaldo 3 (III/79°), aprendosi un varco all'arma bianca, si riunivano alle altre forze del battaglione. Alla fine della giornata, malgrado l'attività svolta, il nemico non aveva conseguito risultati decisivi, ma continuava a sviluppare i suoi sforzi per infiltrarsi con forti pattuglie.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Divisione Torino.

I reparti della 153a Divisione sovietica, passati sulla destra del Don nella loro azione verso Monastirscina (settore Pasubio), estendevano la loro azione verso sud, occupando anche q. 162,9 che dominava tutta l'ala sinistra dello schieramento della Divisione (III/81°). Il I/81°, già intervenuto il giorno precedente a Monastirscina, attaccava energicamente l'occupante senza riuscire a sloggiarlo. Per ristabilire la situazione, il Comandante del XXIX Corpo d'Armata ordinava lo spostamento del III/82°, in secondo scaglione, dal settore divisionale di destra a quello di sinistra, rinforzandolo con una compagnia del CIV battaglione mitraglieri. La Divisione continuava anche la propria cooperazione con la Pasubio, rifornendo da Paseka il caposaldo di Monastirscina (I/80°), rimasto isolato.

3a Divisione Celere.

Dopo la rottura operata dai sovietici contro la 3a Armata romena (19-23 novembre), all'inizio della battaglia del Volga, la Celere, dislocata in seconda schiera nella valle del Boguciar, aveva dovuto mutare impiego ed assumere il tratto di fronte di circa 50 chilometri, già occupato dalla 62a Divisione tedesca, per sostituirla, in quanto chiamata ad operare altrove. La Celere si era schierata a cavallo del basso corso della Tihaja, dove l'andamento del Don descrive una curva convessa verso sud, tra la Torino (a sinistra) e la Sforzesca. La differente costituzione organica tra le Divisioni italiane e quelle tedesche più forti aveva richiesto, per compensare la minore disponibilità di forze, che la Celere fosse rinforzata dalla Legione croata, alla quale era stato destinato un piccolo tratto di fronte, proporzionato alle sue modeste possibilità operative, all'estrema sinistra, a contatto con la Torino. Seguivano, da sinistra a destra, il 3° ed il 6° bersaglieri con tutte le forze proiettate in prima linea. Il secondo scaglione era costituito dal solo XIX battaglione bersaglieri.

Data l'ampiezza del fronte da difendere, la Divisione era stata rinforzata dal XXVI battaglione mortai della Torino (meno una compagnia), da una compagnia del CIV battaglione mitraglieri, dal LXXIII gruppo misto (149/40 e 210/22) d'Armata. Gli elementi mobili (XLVII battaglione motociclisti, LXVII battaglione corazzato e XIII gruppo semoventi) erano stati spostati nei settori del XXXV e del II Corpo d'Armata, per le esigenze della battaglia in corso. Alle ore 7 la Divisione era attaccata violentemente sulla linea di contatto tra il VI ed il XIII battaglione (6° bersaglieri) e, dopo un'ora, l'attacco si estendeva a tutta la fronte del VI battaglione, poco ad est della confluenza della Tihaja nel Don, dove elementi avanzati sovietici penetravano in direzione di Tihovskoj.

A nord della Tihaja l'attacco si estendeva e si approfondiva su q. 163,3, minacciando la rotabile Mrykin - Konovalof. La 7a batteria del II/120° era già stata travolta. Alle ore 10 un contrattacco del XIX battaglione, in direzione della foce della Tihaja, non aveva successo. Alle ore 13 una forte colonna russa aggirava da sud il paese di Tihovskoj, ed il XIX battaglione doveva ritirarsi ad ovest per oltre un chilometro, a difesa dell'abitato di Batalsckof, ricevendo il rinforzo della 105a compagnia artieri divisionale e della 45a compagnia genio ferrovieri tedesca. Il XVI gruppo da osservazione tedesco (200 uomini) affluiva alle ore 15, per contenere e respingere la penetrazione del nemico in valle Tihaja.

Alle ore 16,30 un nuovo attacco in direzione di q. 163,3 minacciava la 3a batteria del I/120° e perfino l'abitato di Mrykin, sede del Comando del 120° artiglieria, che vi veniva accerchiato. Alla fine della giornata, il settore del 3° bersaglieri non aveva subito attacchi in forze ed era in corso la sostituzione della Legione croata. Però il nemico, da q. 163,3, tentava di aggirare da sud le posizioni tenute dal reggimento, già isolate sulla destra. Nel settore del 6° bersaglieri il nemico aveva operato una falla ampia circa 12 chilometri, penetrando per circa 10, contrastato dai resti dei battaglioni bersaglieri VI e XIX, dalla 105a compagnia artieri e dalla 45a compagnia ferrovieri tedesca. II XIII battaglione manteneva le posizioni sul Don, isolato a sinistra dalla penetrazione nemica su Biriukof.

Divisione Sforzesca.

La Divisione era schierata all'estrema destra dell'Armata, a contatto con la 7a Divisione romena (XXIII Corpo d'Armata). Nella seconda decade di dicembre, questa era stata fortemente attaccata da fanterie e carri armati sovietici, presso la linea di contatto con la Sforzesca. La situazione era stata mantenuta in termini tollerabili, con parziali arretramenti della linea romena, ai quali si era adeguato lo schieramento italiano. Il 16 dicembre, la 7a Divisione era stata costretta ad arretrare per una decina di chilometri e, pur essendo mantenuto il contatto a Gromok, la Divisione italiana si trovava con il fianco destro scoperto.

Per ordine del XXIX Corpo tedesco, la Sforzesca avrebbe dovuto inviare in giornata un gruppo d'intervento a sostegno della contigua 3a Divisione Celere. Peggiorata la situazione presso questa Grande Unità, la composizione dcl gruppo d'intervento veniva accresciuta e risultava: III/53°, II/54°, I/17° a. (meno una batteria), una compagnia del II battaglione mortai, agli ordini del Comandante della fanteria divisionale. Alla fine della giornata il Comando del Gruppo d'Armate ordinava un arretramento dell'ala destra del XXIX Corpo d'Armata, che sarebbe stato coordinato dal Comandante del gruppo Hollidt (già XVII Corpo d'Armata tedesco). Inoltre spostava a Meskof, nel settore della 3a Celere, due battaglioni già destinati al gruppo Schuldt.

Storia Illustrata 1999, parte 7

Speciali di Storia Illustrata, Campagna di Russia - La tragedia dell'ARMIR, Agosto 1999, settima parte.













Cronaca di una sconfitta annunciata, 16.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

16 DICEMBRE.

All'alba del 16 dicembre oltre duemilacinquecento bocche da fuoco iniziavano la «preparazione» contro le posizioni tenute dal II Corpo d'Armata italiano. Su di esse, malgrado il logoramento subito nelle giornate precedenti, le forze della difesa, affermano i sovietici, «opposero accanita resistenza e spesso passarono al contrattacco. Per completare lo sfondamento della difesa tattica fu necessario far intervenire sin dal primo giorno i Corpi corazzati. Questo fatto determinò la riduzione della loro efficienza combattiva per le successive azioni in profondità. Alla fine della giornata, le forze della 6a Armata erano attanzate di quattro - cinque chilometri e quelle della 1a Armata Guardie di due - tre chilometri» rispettivamente contro la Divisione Cosseria e contro la Divisione Ravenna. La grande forza di penetrazione del dispositivo d'attacco portava lo scontro ravvicinato sulle postazioni dell'artiglieria i cui serventi, insieme con i resti delle unità di fanteria, contennero nella prima giornata l'avanzata dei fucilieri e degli stessi carri armati sovietici.

«Accaniti combattimenti continuarono il 17 ed il 18 dicembre», essendo in quelle giornate ancora sviluppata azione di contrasto da parte delle unità battute, mentre l'attacco sovietico si estendeva anche ai fronti dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, contro le Divisioni Pasubio, Torino e 3a Celere. Conseguito dai sovietici il successo contro la posizione di resistenza, essendo mancato l'intervento di altre adeguate forze italiane o tedesche, le Grandi Unità attaccanti penetrarono nella breccia per venti chilometri verso ovest, raggiungendo Novo Kalitva, per altrettanti chilometri verso sud-est giungendo al fiume Levaja; il 18 si spinsero in profondità per trenta chilometri fino a Taly e per altri venticinque, il 19, fino a Kantemirovka, dove veniva interrotta la ferrovia Rossosc-Millerovo.

L'avversario estendeva poi l'azione ancor più verso sud-est, contro l'ala meridionale dell'Armata. Le Grandi Unità che vi erano schierate, attaccate frontalmente e minacciate a tergo da elementi corazzati del nemico, poco dopo il mezzogiorno del 19 ricevevano l'ordine di arretrare.

16 DICEMBRE

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Divisione Cosseria e 385a Divisione tedesca.

Al limite di settore con la Ravenna, durante l'intera notte, il nemico aveva svolto continui tentativi d'infiltrazione tra il 318° tedesco ed il 38° fanteria. Per migliorare la situazione, dato il forte impegno della Divisione di destra, il Comandante del Corpo d'Armata ordinava l'attacco di un battaglione di polizia tedesco (sostenuto da una compagnia di carri L/6 del LXVII battaglione bersaglieri), agli ordini del Comandante del 318° tedesco. Alle ore 6 il Generale Gazzale, Comandante della Cosseria, aveva ceduto la responsabilità operativa del settore al Comandante della 385a Divisione tedesca. I due Comandi erano rimasti nella stessa sede di Krasni, per assicurare il ricupero delle unità italiane.

Alle ore 8 la situazione era ulteriormente aggravata: - lo schieramento del 318° era stato rotto in più punti e l'abitato di Deresovka veniva sgomberato dai tedeschi; - su q. 192, contro l'attacco italiano sostenuto dai carri della 27a Divisione, si sviluppava una fortissima reazione d'artiglieria ed un intervento di aerei sovietici; - Samodurovka era assoggettata a fortissima pressione nemica: - Gorohovka brulicava di carri armati avversari. Il richiesto intervento del XXXI gruppo da 149/40 non poteva avere luogo in quanto, data la distanza, la dispersione naturale del tiro avrebbe troppo ridotto l'efficacia dell'azione. Alle ore 9 l'azione aerea sovietica si estendeva in profondità su tutte le retrovie della Divisione, con diffusi mitragliamenti e spezzonamenti.

A metà della mattina: - il contrattacco su q. 192 era parzialmente riuscito; il I/90°, molto provato, nella zona di Samodurovka era praticamente circondato e si riteneva non potesse resistere a lungo, mentre si cercava di sostenerlo dall'esterno con una compagnia italiana di formazione proveniente da Zapkovo; - il Comandante della 385a Divisione disponeva l'intervento di uno dei suoi battaglioni da Orobinski su Deresovka, per conservare la continuità della linea verso la Ravenna. Alle ore 12 la pressione nemica continuava fortissima su tutta la parte destra del settore e rendeva impossibile il ricupero di qualunque reparto italiano.

Entro la mezzanotte il Comando d'Armata metteva a disposizione del II Corpo la 27a Divisione corazzata, con il compito di mantenere il contatto tra i settori 385a-Cosseria e Ravenna. La linea da difendere avrebbe dovuto seguire il corso del Don da Deresovka fin dove fosse possibile, contornare la sacca formatasi e ricollegarsi a Gadjucce-Filonovo, raggiungendo a destra il XXXV Corpo d'Armata (298a Divisione). La 385a Divisione avrebbe dovuto difendere il fronte nord, dalla Cernaja Kalitva a Deresovka. La Cosseria, ricuperando i propri reparti, rinforzata da quelli in affluenza, era destinata a costituire una linea di sicurezza appoggiandosi agli abitati tra Dubovikof e Gadjucce, mentre la 27a corazzata doveva contrapporsi alle irruzioni dei mezzi corazzati nemici, compito di gran lunga superiore alle sue possibilità.

Per ristabilire la situazione era prevista un'azione della Cosseria in direzione di nord-est, partente dalla zona di Goly (dove terminavano le posizioni della 385a), effettuabile soltanto il giorno successivo, perché le forze della Divisione non erano state ancora svincolate e raccolte. Le Grandi Unità delle quali era annunciata l'assegnazione non erano ancora giunte nella zona destinata al loro impiego.

Divisione Ravenna.

Per l'intera notte era durato il combattimento al limite di settore con la 385a-Cosseria, con la quale la Ravenna non riusciva a collegarsi. La pressione nemica era in continuo aumento, tendendo al tergo delle posizioni di q. 158, mentre continuava la resistenza del caposaldi sulla riva del Don. Alle prime luci (ore 6,20) gli osservatori, posti alla base dell'ansa di Verhnii Mamon, udivano tra la nebbia carri armati sovietici scendere da q. 193,6 ed altri dirigersi da Ossetrovka su q. 218. Tutte le artiglierie della difesa concentravano su di essi il loro fuoco. Contemporaneamente il nemico attaccava in forze a nord di Krasno Orekovo sulla fronte di un chilometro, tra Krasno Orckovo e q. 217,6, mentre tutte le posizioni erano sottoposte a violentissime azioni di fuoco. Il gruppo semoventi Haempel era in allarme. I collegamenti telefonici con la linea erano interrotti.

Alle 7,15 due caposaldi del 38° fanteria ed uno del 318° granatieri, sulla linea di contatto, erano stati superati ed i carri armati da q. 193,0 ne avevano già infranto qualche altro. All'azione delle armi terrestri sovietiche, dalle ore 8, si sommava anche quella aerea contro il 38° fanteria, svolta anche se con visibilità scarsissima. Alle ore 9 le posizioni del lato occidentale dell'ansa di Verhnii Mamon erano infrante ed un'ondata di carri armati sovietici giungeva sugli abitati di Krasno Orekovo, Gadjucce e Filonovo. Per sopperire in qualche modo alle necessità della Ravenna, il Comandante del II Corpo assegnava alla Divisione il rinforzo del XLVII battaglione motociclisti, del LXVII battaglione corazzato (meno la compagnia data al 318°) e del XIII gruppo semoventi (entrambi con forza sensibilmente inferiore a quella organica).

La prima ondata di circa cinquanta carri era stata quasi completamente distrutta dal fuoco delle artiglierie e dei semoventi del gruppo tedesco Haempel. Alle ore 10,30 la Ravenna era attaccata: - dalla 195a Divisione, nella controansa di Krasno Orekovo, dove la linea era stata rotta ed i caposaldi venivano circondati e sopraffatti ad uno ad uno da unità carri o schiacciati sotto il peso di essi; - dalla Divisione Guardie, nella parte occidentale dell'ansa, sulla direttrice della strada da q. 193,6 a q. 150,2; - dalla 44a Divisione Guardie, nella parte orientale dell'ansa stessa, a cavallo di q. 218, dove quel saliente era stato perduto. I carri armati avevano eliminato il caposaldo difeso da una compagnia del CII battaglione mitraglieri autocarrato di Corpo d'Armata, che aveva procurato alle fanterie attaccanti gravissime perdite, falciandole con il fuoco delle sue dodici mitragliatrici.

Contro la Ravenna erano già intervenuti i cento carri che i prigionieri avevano segnalato presenti ad Ossetrovka il giorno precedente. Il Comandante della Ravenna (Gen. Dupont) contava di portare la resistenza sulle posizioni di q. 204,2 - q. 217,6 (o pendici sud) - q. 196,3 (Solonzi) - Svinjuka, per coprire da nord gli abitati di Gadjucce e Filonovo, raccogliendo su di esse le forze ripiegate. Nella situazione descritta, il Comandante del Corpo d'Armata non aveva disponibilità di altre forze per intervenire nel combattimento. Alle ore 12: - l'aviazione sovietica era padrona del cielo della Ravenna; - il nemico stava procedendo ad allargare i varchi nei campi minati per dare più sicuro passaggio alle sue forze corazzate; - la 27a Divisione corazzata disponeva nel settore di soli venti semoventi.

Dall'analisi di questa situazione si poteva dedurre che in breve la Ravenna si sarebbe ridotta a Filonovo-Gadjucce, lasciando aperta la via ad un'irruzione a tergo dello schieramento, non direttamente attaccato, della 298a Divisione tedesca. Il Generale Zanghieri, anche d'intesa con l'Ufficiale di collegamento tedesco, esponendo al Comando di Armata la grave situazione nella quale versava l'intera Grande Unità, proponeva di continuare la resistenza sulla linea Zapkovo - Orobinski - Dubovikof - Goly - q. 179,2 - Lufitzkaja, che avrebbe coperto la valle Boguciar. Il Comando del Gruppo di Armate «B» rispondeva alle ore 14,25 che nessun ripiegamento avrebbe potuto essere autorizzato e che la Divisione Ravenna sarebbe dovuta rimanere in posto.

Alle ore 17 la Divisione aveva fatto fronte sulla linea q. 217,6 - Filonovo - balka di Gruscevo - q. 159, dove si collegava alla 298a tedesca, ritirando su di essa i fanti disponibili, schierati intorno alle artiglierie ed ai pochi carri armati tedeschi. Era un sottile velo di circa tremila uomini, stremati da sei giorni di combattimenti e frammischiati fuori dei vincoli organici, in quanto l'incalzare degli avvenimenti non ne aveva consentito il riordinamento. Quelle forze non erano in grado di disimpegnare un'apprezzabile azione difensiva, data l'estensione del fronte in rapporto alla loro consistenza numerica ed alla mancanza di ogni apprestamento, che il terreno profondamente gelato non permetteva di incominciare nemmeno in forma rudimentale. Una valida azione di comando su quei soldati era praticamente impossibile, anche per la quasi totale mancanza di mezzi di collegamento con i reparti schierati. La situazione era fatta ancor più difficile dalla violentissima azione dei lanciarazzi e dei numerosi aerei sovietici che procuravano continue perdite. Difettavano anche le munizioni per le armi della fanteria. Alle ore 18 il Capo di Stato Maggiore dell'Armata comunicava al Comando del II Corpo che nel settore sarebbe giunta la prima aliquota del gruppo d'intervento della Julia, seguita in breve dall'intera Divisione. Giungeva anche il battaglione alpini sciatori Monte Cervino. Alla mezzanotte il Comando d'Armata: - ribadiva il concetto generale della difesa ad oltranza; - definiva essenziale che la 298a Divisione mantenesse le proprie posizioni, per altro non attaccate direttamente; - passava alle dipendenze della Ravenna il gruppo Haempel; - metteva alla temporanea dipendenza del II Corpo d'Armata la 298a Divisione, disponendo che questa e la Ravenna dovessero «collaborare in stretta cooperazione»; - affidava al II Corpo la determinazione delle responsabilità e delle linee di contatto tra le due Grandi Unità.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Divisione Pasubio.

Alle ore 6, senza preparazione di artiglieria e di lanciarazzi, sostenuto soprattutto con mortai di ogni calibro, aveva inizio l'attacco diretto contro tutto il settore divisionale, particolarmente nel tratto Krasnogorovka - Abrossimova - Monastirscina. Le forze della 38a Divisione Guardie, infiltratesi nelle balke, tra le ore 9 e le 10, irrompevano nelle posizioni tenute dall'80° fanteria a sud-est di Abrossimova e costringevano i difensori a ripiegare su di una linca più arretrata, quasi coincidente con quella della seconda posizione. L'attacco dilagava, faceva cadere Abrossimova e si dirigeva verso le q. 187,9 e 206,3 e più a sud, tagliando il vallone di Monastirscina ed isolando quell'abitato dalle posizioni retrostanti. La Ia batteria controcarro da 75/32 del I/201° che si opponeva all'avanzata nemica veniva interamente distrutta sui pezzi, dal comandante all'ultimo artigliere.

Dopo avere invano svolto alcuni contrassalti, i fanti del II/80° e gli artiglieri di una sezione del I/201°, attraverso il vallone di Artykulny Schlucht, ripiegavano sulle batterie del III/8°, ormai esse stesse minacciate e costrette a difendersi sparando a zero. Dopo la fanteria ripiegava il personale degli osservatori di artiglieria. Ultimi tra di essi quelli della 7a e della 9a batteria che, con i loro comandanti, dovevano aprirsi ripetutamente il varco tra i nemici che già li avevano superati ed isolati. Il nuovo e più arretrato schieramento della fanteria determinava l'esigenza di adeguare ad esso quello del III/8°. I movimenti retrogradi erano compiuti in perfetto ordine a scaglioni di batteria, ultima l'8a che, prima di ripiegare, infliggeva forti perdite al nemico che si affacciava al costone di q. 175,5.

Il III/80° tentava una resistenza su q. 206,3. I caposaldi della zona dell'ansa del «berretto frigio», investiti frontalmente resistevano ancora sul posto. I difensori del caposaldo Olimpo cadevano tutti nell'estrema difesa. La perdita di esso comprometteva la situazione del I/8°, schierato nel vallone sottostante, minacciato frontalmente e sul fianco destro. Il gruppo riceveva l'ordine di spostarsi su posizione arretrata, ma, sotto il fuoco delle armi automatiche dell'attaccante, l'intera linea dei pezzi e quasi tutto il personale andavano perduti, insieme ad una sezione della 309a batteria controaerei e ad una sezione della 73a batteria controcarro divisionale.

Il gruppo cc.nn. Montebello contrattaccava il nemico sulle posizioni di q. 187,9 - q. 178,3 - q. 175,1, sovrastanti il vallone Arty-Kulny Schlucht. Il Comando d'Armata ordinava che la Pasubio fosse sostenuta dalla 298a Divisione, con il 526° reggimento granatieri e dal XXIX Corpo d'Armata tedesco, con tutte le forze disponibili. Nel pomeriggio si presentava al Comando della Pasubio il gruppo d'intervento della 298a Divisione tedesca (un battaglione del 526° granatieri ed un gruppo d'artiglieria da 150), che veniva riunito al battaglione del 525° già schierato a sbarramento della base dell'ansa, da q. 201,1 a q. 156,0.

Alla sera, la difesa della Divisione Pasubio si concretava: - a sinistra, sulla linea del 79° fanteria, intatta fino al margine sud di Krasnohorovka; - al centro, da q. 156,0 a q. 201,1, affidata alle unità tedesche; - a destra, su di una linea tenuta dal raggruppamento cc.nn. 3 Gennaio, da elementi superstiti dell'80° fanteria, che aveva subito perdite del 50-60% degli effettivi, e da un battaglione di formazione (sciatori, carabinieri, personale delle basi e del Quartier Generale). Il fronte tra questo battaglione ed il paese di Monastirscina rimaneva scoperto.

A Monastirscina resisteva, asserragliato nella chiesa, il I/80°, non potuto raggiungere dal I/81°, che aveva dovuto ritirarsi con notevoli perdite, lasciando una più ampia falla tra le due Divisioni. A rinforzo del XXXV Corpo d'Armata, a tarda sera, giungevano, inviati dal Comando dell'8a Armata, un battaglione di ferrovieri, uno di pontieri, uno di artieri (su due compagnie), da impiegare come fanteria, ma scarsamente dotati di armi di reparto.

Cronaca di una sconfitta annunciata, 15.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

15 DICEMBRE.

Gli attacchi sferrati dai sovietici nei quattro giorni precedenti erano serviti non soltanto a logorare le forze della difesa, ma anche a raccogliere valide informazioni sui tratti della fronte italiana più sensibili. Le azioni delle unità sovietiche si erano sviluppate con maggiore intensità contro la Divisione Cosseria, nella zona di q. 192, e contro la Ravenna nella zona di Krasno Orekovo. L'attività offensiva contro la Pasubio continuava ad avere scopo diversivo. Contro le altre Grandi Unità dell'8a Armata non veniva svolta alcuna attività operativa avversaria, tranne la consueta azione delle pattuglie.

Il Comandante dell'Armata prospettava la situazione al Comando del Gruppo d'Armata «B», affinché questo potesse trovarsi in grado di prendere misure tempestive assegnando rinforzi per l'alimentazione della battaglia. II Comando del Gruppo d'Armate aderiva solo in parte alla richiesta del Generale Gariboldi, ponendo però vincoli e condizioni tali da ridurre la prontezza d'intervento delle unità assegnate.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Divisione Cosseria.

Nella notte erano stati osservati movimenti di automezzi sovietici e transito di artiglierie nella zona di riva sinistra tra Koschiarni e Novo Kalitva. Forze di fanteria sovietiche si erano ammassate sulle pendici nord di q. 192 e nei canaloni adiacenti. All'alba queste unità avevano sferrato un nuovo attacco. Per poterlo contenere era stato predisposto l'impiego del gruppo tattico Leonessa I, ricuperato dal precedente impiego. Il nemico svolgeva l'azione con forze fresche, l'intero 514° fucilieri, fortemente appoggiato da fuoco d'artiglieria e lanciarazzi. L'attacco, sferrato prima che giungesse sul posto il rinforzo del Leonessa I, aveva ottenuto il possesso della quota. Aerei nemici avevano compiuto azioni di spezzonamento su tutto il settore divisionale.

In una comunicazione telefonica con il Capo di Stato Maggiore dell'Armata, il Generale Zanghieri faceva presente il totale esaurimento delle riserve divisionali ed una situazione quasi uguale per quelle di Corpo d'Armata, mentre il nemico impiegava forze sempre rinnovate, possedendo a tergo altre Divisioni intatte ed intere Brigate corazzate. Era ormai necessario sostituire le unità in linea, fisicamente affaticate dalla durata della lotta e dall'asprezza di essa, congiunte all'ostilità del clima gelido, mentre la forza morale degli uomini era ancora intatta. Per concedere almeno una pausa di riposo sarebbe stato necessario il concorso della 385a Divisione. Inoltre, per prolungare la resistenza quanto più fosse possibile e per disporre di nuove masse di contrattacco e di forze per presidiare una seconda posizione, ben presto sarebbero occorse altre unità, che in quel momento non erano disponibili.

La 27a Divisione corazzata, pur nella limitatezza dei suoi effettivi, avrebbe potuto solamente svolgere il suo compito contro altre forze corazzate. In questa situazione e con queste prospettive, il Comandante del II Corpo d'Armata proponeva: - un'azione dal fronte della Divisione alpina Cuneense, tendente al rovescio di Gorohovka, che, congiuntamente ai boschi di fronte a Deresovka, costituiva «polmone per il nemico»; - la sostituzione dei reparti italiani e tedeschi (537° granatieri) che combattevano nel settore del II/89°, con due battaglioni alpini, per ricuperare quelle unità; - l'assegnazione di alcuni battaglioni alpini da dislocare in secondo scaglione dietro le Divisioni Cosseria (a Orobinski o Dubovikof) e Ravenna (a Filonovo o Gadjucce), come riserve per contrattaccare, quando fosse venuto l'attacco decisivo del nemico.

Si sarebbero dovuti dislocare, cioè, in ciascun settore divisionale due o tre battaglioni. Tuttavia, se fosse stata accolta la proposta di sostituzione in linea di un'aliquota della Cosseria, sarebbero stati sufficienti i battaglioni da destinare alla Ravenna. Si trattava, in sostanza, di una serie di proposte la cui validità doveva trovare concreta dimostrazione pochi giorni dopo, quando cioè dovette essere trasferita d'urgenza sul fronte del II Corpo, intaccato dal nemico, l'intera Divisione alpina Julia. Le proposte non furono accolte.

Un rinnovato contrattacco della Cosseria su q. 192, alle 11,30, incontrava fortissima resistenza e le perdite erano gravissime da ambe le parti. Frattanto era stato deciso il trasferimento del gruppo controcarro B tedesco, forte di 22 complessi, dal Corpo d'Armata Alpino al settore Cosseria. Alla fine della mattina l'estrema ala destra del 318° granatieri era stata leggermente arretrata per evitarne l'aggiramento da parte delle forze della 195a Divisione sovietica operanti contro il 38° fanteria a q. 158. L'impiego delle forze della 385a tedesca a sostegno della Cosseria si era poi manifestato tanto opportuno che alle ore 14,30 l'Ufficiale di collegamento tedesco comunicava, al Comando del II Corpo d'Armata, che veniva messo a disposizione della Divisione Cosseria anche il battaglione del 539° granatieri dislocato ad Orobinski, per la riconquista della q. 192 e per il raggiungimento della linea di resistenza a nord di essa. Il Comando dello stesso reggimento con un altro battaglione si sarebbero spostati nella notte da Zapkovo ad Orobinski, restandovi, però, a disposizione del Comando del Gruppo di Armate «B», insieme ad una compagnia di cacciatori controcarro, armata di 10 pezzi da 105.

Il consumo delle munizioni di tutte le armi era stato fortissimo ed il posto di avviamento munizioni del II Corpo trovava difficoltà nel soddisfare le richieste. A tarda sera (ore 20): - nella zona di Samodurovka si era accentuata la pressione nemica; - il Comando della Cosseria comunicava che, per il contrattacco del giorno successivo, il battaglione tedesco del 539° sarebbe passato alle dipendenze della 27a corazzata. Intanto, intorno alla q. 192 continuavano a combattere, sebbene fortemente logorati, II e III/90° ed i tre battaglioni del gruppo Leonessa. Nella zona di Deresovka era stata svolta limitata attività. Per rinforzare la saldatura tra il I/90° e la zona di q. 192 erano stati inviati in linea reparti di formazione tratti dalle retrovie.

Alle 20,15, il Comando dell'8a Armata diramava le disposizioni ricevute dal Comando del Gruppo di Armate «B»: - la 385a Divisione, con tutti i reparti presenti in zona (il 538° reggimento non ancora giunto sarebbe stato sostituito dal 14° reggimento polizia tedesco preannunciato in arrivo) passava a disposizione del II Corpo per ristabilire la situazione nel settore Cosseria; - la Divisione Cosseria, che doveva essere sostituita entro la notte dalla 385a, avrebbe ritirato i reggimenti di fanteria (comprese le batterie d'accompagnamento), ma avrebbe lasciato in posto le artiglierie divisionali e di rinforzo. I reparti italiani si sarebbero ritirati non appena ricevuta la sostituzione; - la responsabilità dell'intero settore Cosseria sarebbe passata al Comandante della 385a Divisione, estendendosi anche al 318° granatieri ed al gruppo controcarro B; - il Comando della Cosseria avrebbe provveduto a riunire e riordinare in seconda linea i propri elementi di fanteria, in attesa di nuovi ordini. Era intenzione del Comandante del II Corpo d'Armata che le fanterie della Cosseria, appena sostituite, passassero invece a sostenere la Ravenna.

Divisione Ravenna.

Alle ore 3,30 un caposaldo del 38° fanteria ad ovest di q. 158 era stato circondato e frazionato dalle infiltrazioni del nemico tra i suoi centri di fuoco; pertanto la saldatura verso sinistra, con il 318° granatieri tedesco (Divisione Cosseria), risultava compromessa. Per parare quella minaccia non era ormai più possibile impiegare offensivamente unità a livello battaglione. Era affluita soltanto una compagnia di rincalzo, insieme ad altri elementi tratti dalle retrovie, che poco si conoscevano tra loro ed erano privi dello specifico addestramento al combattimento e della pratica acquisita dai fanti dei battaglioni. Però l'azione notturna, pur se condotta con mezzi limitati, aveva raggiunto il risultato di far retrocedere l'attaccante, che lasciava sul posto morti, feriti ed armi ed al quale venivano anche catturati prigionieri.

L'esame di documenti rinvenuti sul corpo di un ufficiale sovietico, caduto nel combattimento notturno, consentiva di stabilire che il nemico seguiva due direzioni d'attacco; la prima da Deresovka (limite di sinistra del settore Ravenna) e la seconda da Krasno Orckovo, entrambe aventi per obiettivo Tvjerdoklebovka (valle Boguciar). Respinto nella notte dalla q. 158, l'avversario rinnovava la propria azione da nord su Krasno Orekovo con il 122° fucilieri guardie, per recidere i salienti che giungevano al Don a nord dell'abitato. Aveva anche ripreso l'azione su q. 158, dove il 318° granatieri tedesco era poco in grado di concorrere al mantenimento della saldatura.

Frattanto la Ravenna ammassava in zona di Krasno Orekovo le poche forze disponibili. Verso la fine della mattina era stato inviato a Gadjucce il XLVII battaglione motociclisti, primo a giungere del gruppo d'intervento della Celere, spostato dal settore Pasubio. Le condizioni atmosferiche per tutta la mattina avevano reso impossibile l'intervento di qualunque tipo d'aereo. A sera il 573° reggimento sovietico, dopo avere occupato nella notte il caposaldo posto a sinistra del settore, avendo raggiunto e superato il vallone al limite con il 318° granatieri, stava attaccando sul rovescio l'ala sinistra del 38° fanteria. Per fronteggiare la minacciosa situazione erano stati operati numerosi spostamenti di forze; il II/37° aveva ceduto una compagnia rinforzata (per costituire rincalzo al 38°) sostituita dalla compagnia del IV battaglione artieri, tratta dalle retrovie; erano state chiamate in linea anche la 18a compagnia artieri divisionale, la 2a/II guastatori e la 2a compagnia chimica di Corpo d'Armata.

Ma alle ore 23 il nemico riusciva a superare il caposaldo che ancora assicurava la saldatura con la Cosseria e dilagava a tergo della posizione, spingendo avanti nuove forze. Con l'impiego dei reparti fatti affluire sulla linea, il caposaldo veniva sbloccato ed era ristabilito il collegamento a sinistra con il 318° tedesco, lungo la pista da q. 158 a Deresovka. Gli altri caposaldi dislocati lungo il fiume avevano continuato la loro resistenza.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Divisione Pasubio.

Per l'intera giornata l'attività nemica sul fronte della Divisione era limitata all'azione di forti pattuglioni ed alla continuazione dei lavori campali. I prigionieri catturati ammettevano che in quei giorni i reparti attaccanti avevano subito forti perdite, per un totale di alcune migliaia di uomini. Il gruppo d'intervento della Celere lasciava il settore perché destinato a quello del II Corpo d'Armata. Dopo cinque giorni di continuo, e spesso aspro, combattimento, le forze dell'8a Armata avevano sostanzialmente conservato le loro posizioni. La generosa tenacia dei fanti, l'intensa e pronta azione degli artiglieri, l'efficace intervento dell'arma aerea - quando le condizioni meteorologiche lo avevano consentito - erano riusciti a contenere l'impeto del nemico, che aveva profuso nella lotta uomini e mezzi.

Le ondate d'assalto si erano succedute, in certi casi perfino in ordine chiuso, sotto il fuoco delle armi automatiche della difesa. Il sangue era corso - letteralmente - fino ad arrossare il Don ghiacciato sotto la q. 218 (nord di Svinjuka). Dagli altoparlanti i russi (in lingua italiana) avevano minacciato ritorsioni per le ingenti perdite subite. I corpi dei caduti si erano ammucchiati sotto le posizioni italiane, ingombrando il settore di tiro delle armi. Intanto il dispositivo di attacco avversario andava completandosi sulla opposta riva del Don.

Il Comandante dell'Armata poteva esprimere ai combattenti il suo elogio: «Ai bravi del II Corpo d'Armata. Da cinque giorni combattete strenuamente ed avete gloriosamente fatto vostro il motto "Non si passa". Bravi! Sono fiero di voi. Occorre insistere con tenacia, con fede incrollabile e vincerete guadagnando ammirazione e riconoscenza della Patria nostra. Gariboldi». Lo scopo principale perseguito dai russi in questa prima fase della battaglia, quello cioè di logorare le forze della difesa per trovarle meno efficienti nella successiva fase dell'offensiva, era stato raggiunto. In cinque giorni, le due Armate sovietiche 6a e Ia Guardie avevano lanciato contro le Divisioni Cosseria, Ravenna e Pasubio ventuno attacchi, impiegando da ventisei a ventotto dei loro centoquindici battaglioni.