mercoledì 12 gennaio 2022

Rapporto sui prigionieri, parte 12

Pubblico alcuni estratti del "Rapporto sui prigionieri di guerra italiani in Russia" a cura di Carlo Vicentini e Paolo Resta, fonte UNIRR, 2a edizione, anno 2005, a mio avviso la fonte più autorevole per fare chiarezza sulle perdite e sulle vicissitudini dei nostri soldati in Russia durante il secondo conflitto mondiale.

I RAPPORTI DEI PRIGIONIERI CON LA POPOLAZIONE.

La popolazione russa, salvo rare eccezioni, ha avuto nei riguardi del prigioniero italiano comprensione e pietà, quando non addirittura solidarietà e premura. Si deve dare atto, che la popolazione con la quale convivevano i nostri soldati nella zona del fronte e immediatamente dietro, all'arrivo dei primi reparti russi, ha unanimemete testimoniato l'esemplare comportamento dei soldati italiani nei confronti dei civili, cosa che ha smorzato lo spirito di vendetta dei liberatori ed evitato, almeno in gran parte, gli eccidi di prigionieri di cui furono oggetto invece i tedeschi.

Anche in seguito, nelle zone percorse dalle colonne dei prigionieri, atti di generosità, da parte soprattutto delle donne, sono numerosi. Ci sono stati perfino casi di ospitalità data a feriti e congelati, talvolta protratti per mesi. Infine, quando i prigionieri dai campi di concentramento uscirono a lavorare a contatto o addirittura mescolati ai civili russi, nei kolkos, nei villaggi, nelle fabbriche, i rapporti furono sempre improntati a cordialità e vicendevole aiuto. C'è stato, infine, anche qualche episodio di solidarietà da parte dei soldati delle scorte o di vigilanza ai lager: è ricordato con maggior riconoscenza perché effettivamente raro ed inaspettato in un contesto dove autorità militare e polizia politica consideravano il prigioniero come un oggetto, ben raramente come una persona umana.

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