mercoledì 12 gennaio 2022

Corazzati italiani in Russia, 2

Pubblico con il permesso dell'amico Massimiliano Afiero la seconda e ultima parte del bell'articolo "Corazzati italiani in Russia 1941 – 1943" di Paolo Crippa; questo e altri interessanti articoli sulla Campagna di Russia sono disponibili sulla rivista "Fronti di guerra" distribuita gratuitamente ai soci dellʹAssociazione Ritterkreuz, fondata da Massimiliano Afiero, con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dell'Asse (Italia, Germania, Giappone) e dei paesi alleati ad esso (Romania, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Finlandia). Per aderire allʹAssociazione e ricevere la pubblicazione Fronti di Guerra (in formato PDF via email) basta semplicemente fare una donazione minima di 10,00 (dieci) euro, per l'anno solare in corso. Per coloro invece che desiderano ricevere la copia stampata della rivista (52 pagine, quattro pagine a colori), cadenza bimestrale, dovrebbero gentilmente inviare una donazione minima di 50,00 euro (cinquanta) a parziale copertura delle spese di stampa della stessa e della spedizione effettuata esclusivamente con posta prioritaria. Le donazioni vanno effettuate sul Conto corrente postale numero 93983450 o IBAN IT70 K076 0103 4000 0009 3983 450 intestato a Afiero Massimiliano - Via San Giorgio, 11 - 80021 Afragola (NA); nella causale indicare sempre ʺDonazione Associazione Culturale per...ʺ.

Quest’ultimo fu ritirato nelle retrovie a novembre per una fase riorganizzativa. All'inizio dell’inverno, il Battaglione ed il XIII Gruppo Semoventi passarono alle dipendenze della 3ª Divisione Celere e, successivamente, al II Corpo d'Armata. Facendo un piccolo passo indietro, il 6 ottobre 1942, erano stati destinati all’8ª Armata (ARMIR) 24 semoventi da 90/53 del X Raggruppamento ed il DLVII Gruppo Semoventi da 75/18, ma, per motivi indecifrabili, queste unità non furono mai inviate in Russia: si trattò di un grave errore, solo l'invio di mezzi corazzati più potenti avrebbe potuto avere un peso nelle operazioni sul fronte orientale. Nel successivo mese di dicembre, il settore del fronte italiano tenuto dalle Divisioni “Cosseria” e “Ravenna” subì un violento attacco russo e l’11 dicembre, i due reparti corazzati furono richiamati in linea, a rinforzo delle posizioni tenute dalle due Divisioni italiane e da alcuni reparti tedeschi.

Nonostante la strenua resistenza italiana, tra il 16 ed il 21 dicembre, i sovietici sfondarono la linea difensiva della “Ravenna”, tra Gadjucja e Foronovo, ed il 19, i reparti italiani dovettero arretrare. Ai Bersaglieri ed ai Cavalleggeri toccò il compito di coprire il ripiegamento, con i pochi mezzi corazzati sopravvissuti agli scontri dei giorni precedenti (in tutto una ventina); la maggior parte di questi carri e semoventi andò persa durante la ritirata, che si concluse il 28 dicembre a Skassirskaja. I pochissimi corazzati rimasti andarono poi dispersi nella disastrosa ritirata dell’ARMIR. Alcuni L6 e semoventi da 47/32, catturati dalle truppe sovietiche, furono conservati per alcuni anni (ad esempio, un semovente L40 fu esposto nel 1947 nel Parco Gorky di Mosca, insieme ad altri mezzi corazzati catturati al nemico, come testimoniato da alcune fotografie, ma fu poi demolito). Presso il Museo delle Truppe Corazzate di Kubinka è tutt’ora conservato, in discrete condizioni, un carro L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri.

Colorazione dei mezzi corazzati.

Per il fronte orientale non furono utilizzati particolari segni distintivi sui mezzi corazzati, ma furono mantenuti quelli regolarmente già in uso; lo stesso può dirsi per la colorazione dei mezzi, non furono infatti adottati particolari schemi mimetici, ma soltanto il LXVII Battaglione Bersaglieri utilizzò degli accorgimenti campali. I carri L3 del Gruppo “San Giorgio” raggiunsero la terra russa con la colorazione che avevano in Patria, verde o a piccole chiazze verdi su fondo marrone ruggine. Gli L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri mantennero la livrea standard giallo sabbia. Per ovviare alla mancanza di una colorazione mimetica, i Bersaglieri applicarono un vistoso camouflage a chiazze irregolari, realizzato con del fango, che andava spesso a coprire anche le insegne dei carri armati. Durante il rigido inverno russo alcuni L6/40 ricevettero un’estemporanea colorazione mimetica bianca, realizzata in maniera assolutamente artigianale. Sui carri del reparto erano stati applicati dei contrassegni tattici più grandi del consueto ed in posizioni diverse dalle regolari prescrizioni (sui lati e sul retro della torretta e sul frontale della casamatta).

La posizione del carro all’interno del Plotone era identificato con un numero arabo sempre rosso, indipendentemente dal Plotone, posto non sopra, bensì anteriormente al rettangolo; sul carro del comandante il numero romano del Battaglione era in nero e portato sul rettangolo anteriore della casamatta e anteriormente ai simboli in torretta. All’interno dei portelli laterali degli L6 del Battaglione era riportato in nero il nome di un caduto o di un fatto d’arme, legati alla storia dei Bersaglieri. I carri armati della 2ᵃ Compagnia, infine, adottarono un piccolo tricolore, issato sull’antenna. I semoventi dei “Cavalleggeri di Alessandria” adottavano la mimetica a chiazze propria del periodo e recavano i regolamentari simboli tattici ai lati della casamatta e sul retro dello scafo.

Carri armati di preda bellica.

Nel 1941, l’ARMIR riuscì a catturare alcuni corazzati nemici (probabilmente un totale di 14 carri armati e 2 autoblindo), reimpiegati dalle unità del Regio Esercito. Tra i mezzi catturati vi erano 2 BT‐7M, almeno 1 T‐60, almeno un T‐26/39, 1 carro anfibio T‐37A, 1 lanciarazzi Katjuska BM13‐16 su autotelaio Austin K6 ed almeno 2 carri pesanti T‐34. Uno di questi T‐34/76A fu portato al Centro Studi della Motorizzazione a Roma (non è chiaro se questo carro armato fosse stato catturato dagli italiani o dai tedeschi, che lo avrebbero in un secondo momento ceduto agli italiani), mentre un T‐34/76B fu utilizzato dal LII Gruppo del 120° Reggimento Artiglieria della 3ª Divisione Celere come veicolo comando. Quest’ultimo, con ogni probabilità, era un mezzo abbandonato dai sovietici a causa di un guasto meccanico e gli Artiglieri italiani riuscirono a rimetterlo in condizioni di marcia. Sulle scudature laterali e posteriori della torretta furono dipinte delle grosse croci bianche, che avevano la funzione di identificarlo e di non essere fatto bersaglio di fuoco amico. Il carro fu protagonista di un servizio dell’Istituto Luce, fatto in occasione della visita del Generale Italo Gariboldi, Comandate dellʹ8ª Armata del Regio Esercito ai reparti della Divisione. Pare che altri T‐34, non funzionati, furono utilizzati come bersagli fissi per valutare l'efficacia dei pezzi controcarri in dotazione al Regio Esercito.

Fotografia 1: sui carri L6 del XLVII Battaglione Motocorazzato furono applicate delle mimetiche di fortuna fatte con fango e, come in questo caso, con frasche, per migliorare il mascheramento dei mezzi.
Fotografia 2: questa foto permette di apprezzare la posizione dei segni tattici sui carri del XLVII Battaglione Motocorazzato, segni realizzati in una dimensione maggiore rispetto al consueto.
Fotografia 3: due semoventi L40 da 47/32 del XIII Gruppo Squadroni Semoventi “Cavalleggeri di Alessandria” arrancano tra la neve ed il terreno reso fangoso dalle intemperie nel tardo autunno del 1942. I mezzi recano la mimetica a chiazze ed il primo semovente ha un ferro di cavallo fissato sulla scudatura anteriore, probabilmente come portafortuna.
Fotografia 4: nella innevata distesa della steppa russa giacciono molti mezzi italiani, andati perduti durante il ripiegamento del dicembre 1942, conseguenza dello sfondamento russo del 19 dicembre. Tra le carcasse, due carri armati L6/40 del LXVII Battaglione Bersaglieri ed un semovente da 47/32 dei “Cavalleggeri di Alessandriaʺ.
Fotografia 5: L6/40 del LXVII Battaglione esposto in Russia targato “RE 3912”.
Fotografia 6: artiglieri del 62° Gruppo del 120° Reggimento dʹArtiglieria mostrano il carro armato russo da loro catturato T‐34/76B, al generale Italo Gariboldi, Comandate dellʹ8a Armata del Regio Esercito, durante una visita ai reparti da lui dipendenti.











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