sabato 15 gennaio 2022

Un ricordo dal 2013

Sono i giorni che precedono l'inizio della ritirata degli Alpini e non solo degli Alpini e... dei miei viaggi in Russia ho tantissimi bei ricordi che mi accompagnano giorno dopo giorno. Ho letto continuamente libri su quella campagna e continuerò a farlo, come continuerò a viaggiare per ricordare e tenere viva la memoria di quei ragazzi. Ma credo che fra tutti i ricordi quello che spesso mi viene alla mente, quello che con più trasporto ed emozione racconto, anche e soprattutto nelle serate in cui sono invitato a parlare dei miei viaggi, è quello raffigurato in queste due fotografie.

Sono i dettagli che a volte fanno la differenza e questo è un "dettaglio" che se non fossi stato in Russia non avrei mai potuto conoscere. Gennaio 2013, il primo trekking organizzato in Russia; siamo ad Opit, la famosa Opit. Al nostro arrivo la "babushka" fotografata nella prima immagine ci riconosce ovviamente come italiani ed esce di casa; credo che ci saranno stati dai 20° ai 25° gradi sotto zero, ma la signora esce comunque. Per me è uno dei primi incontri con i russi del posto e davvero non so cosa aspettarmi (negli anni imparerò a volere bene a queste persone che quasi nella totalità dei casi, seppur con una bandiera regia al seguito, mi/ci regaleranno sempre un sorriso e a volte anche molto di più). La signora si avvicina a noi, scambiamo qualche saluto e qualche informazione grazie alla nostra guida Sasha.

Poi lei raccontò... era una bambina il 19 e il 20 gennaio 1943, ma ricordava bene quello che vide. Ci disse: "... i vostri soldati arrivarono qui con la paura in volto ...". Probabilmente in Russia non mi sono mai emozionato così tanto come in quel momento; e quante altre volte mi è successo. A distanza di 70 anni ero lì, dove erano passati loro e con una testimone di eccezione che ci raccontava quel particolare. Chissà quante cose ha visto in quei giorni, in quelle ore, ma ci raccontò quel piccolo "dettaglio". Ecco... ora tutti gli sforzi per andare in Russia avevano avuto un senso; almeno per me il cerchio aveva iniziato a chiudersi.

Mi ricordo che mi sono guardato intorno per immaginare, per provare ad immedesimarmi in uno di quei soldati che lontano migliaia di chilometri da casa, braccato dai soldati russi e preso dal freddo era passato da una località che oggi sarebbe assolutamente sconosciuta se non fosse capitato quello che in pochi ormai ricordano ed onorano. Forse ci sono in parte riuscito o forse non potrò mai davvero capire cosa un uomo può provare in una situazione simile, ma ero lì e tanto mi bastava.

Parlavo di dettagli... nella seconda fotografia sempre la "nostra" signora ci indicava in quella sorta di stalla mal messa il luogo dove venivano portati i nostri feriti della battaglia di Opit. Quando cammino in Russia mi chiedo spessissimo se in quel preciso istante mi trovo su un pezzo di terra dove è caduto uno dei nostri, ma non potrò mai saperlo con esattezza. Ecco ora ero in un punto preciso dove molto probabilmente qualcuno aveva vissuto i suoi ultimi minuti e ancora una volta non poteva che prendermi un'emozione unica che su un libro difficilmente avrei potuto toccare così con mano.

Dopo pochi minuti il cammino è ripreso con un caro saluto a quella signora che ci aveva fatto un regalo così unico e così irripetibile; oggi probabilmente la signora, testimone di quei fatti, non ci sarà più come non c'è più quella stalla che sono andato a rivedere nei viaggi successivi per scoprire che era stata abbattuta. Ma quel ricordo me lo porto dentro da allora come uno dei momenti più intensi vissuti in Russia.



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