Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Lasciata Postojalyi ci addentriamo nella steppa.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
martedì 18 aprile 2023
Serata a San Vittore Olona
Una nuova serata sulla Campagna di Russia, con qualche novità rispetto alle precedenti... questa volta sarò ospite del Gruppo Alpini di San Vittore Olona in via Alfieri 18B venerdì 21 aprile dalle ore 21.00; per chi vorrà essere presente un'occasione per conoscersi di persona e per ricordare ancora una volta i nostri soldati a 80 anni di distanza.
domenica 16 aprile 2023
Autieri in Russia
Spesso pensiamo e ricordiamo i reparti combattenti, quelli di prima linea, che si sacrificarono fino all'estremo per compiere il proprio dovere, trascurando ingiustamente tutti quei soldati che solo raramente ebbero occasione di scontrarsi con il nemico di allora. Ecco un esempio del valore che anche questi soldati seppero dimostrare, sia al nemico che all'alleato.
Il racconto è tratto dal testo "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dal Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico.
Un episodio indica lo stato d'animo degli autieri. Negli ultimi giorni della difesa di Karkov (febbraio 1943), si presentò al Direttore dei Trasporti dell'Intendenza un tenente colonnello dei carristi tedeschi, accompagnato da un altro ufficiale e da tre soldati, chiedendo l'assegnazione di cinque autocarri per un urgente rifornimento di munizioni a mezzi corazzati tedeschi impegnati in azione al margine nord-orientale della città. L'adesione era stata immediata, ma quando il tenente colonnello si avvide che gli autocarri sarebbero stati guidati dal personale che li aveva in consegna, non seppe trattenersi dal far intendere che avrebbe preferito avere i soli mezzi senza gli uomini. L'ufficiale tedesco venne invitato a scendere nel cortile dove si stava operando la scelta dei cinque conducenti volontari. A tutti i soldati italiani presenti fu spiegato dal Direttore dei Trasporti, mentre un interprete andava traducendo le parole affinché fossero intese anche dagli stranieri, come l'ufficiale superiore tedesco desiderasse avere i soli autocarri per risparmiare ai soldati italiani i pericoli del combattimento in corso. Il superiore italiano domandava a quella cinquantina di autieri se tra di loro ve ne fossero cinque pronti a dimostrare all'ufficiale germanico che la sua diffidenza sul coraggio degli alleati era ingiustificata. Tutti i presenti, nessuno escluso, si fecero avanti di tre passi per offrirsi all'invito. I prescelti, compiuto in tempi diversi il loro servizio, rientrarono regolarmente al reparto, elogiati dai comandanti tedeschi a favore dei quali avevano operato. Furono poi premiati con ricompense al valor militare italiane e tedesche.
Il racconto è tratto dal testo "I servizi logistici delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943)" edito dal Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico.
Un episodio indica lo stato d'animo degli autieri. Negli ultimi giorni della difesa di Karkov (febbraio 1943), si presentò al Direttore dei Trasporti dell'Intendenza un tenente colonnello dei carristi tedeschi, accompagnato da un altro ufficiale e da tre soldati, chiedendo l'assegnazione di cinque autocarri per un urgente rifornimento di munizioni a mezzi corazzati tedeschi impegnati in azione al margine nord-orientale della città. L'adesione era stata immediata, ma quando il tenente colonnello si avvide che gli autocarri sarebbero stati guidati dal personale che li aveva in consegna, non seppe trattenersi dal far intendere che avrebbe preferito avere i soli mezzi senza gli uomini. L'ufficiale tedesco venne invitato a scendere nel cortile dove si stava operando la scelta dei cinque conducenti volontari. A tutti i soldati italiani presenti fu spiegato dal Direttore dei Trasporti, mentre un interprete andava traducendo le parole affinché fossero intese anche dagli stranieri, come l'ufficiale superiore tedesco desiderasse avere i soli autocarri per risparmiare ai soldati italiani i pericoli del combattimento in corso. Il superiore italiano domandava a quella cinquantina di autieri se tra di loro ve ne fossero cinque pronti a dimostrare all'ufficiale germanico che la sua diffidenza sul coraggio degli alleati era ingiustificata. Tutti i presenti, nessuno escluso, si fecero avanti di tre passi per offrirsi all'invito. I prescelti, compiuto in tempi diversi il loro servizio, rientrarono regolarmente al reparto, elogiati dai comandanti tedeschi a favore dei quali avevano operato. Furono poi premiati con ricompense al valor militare italiane e tedesche.
venerdì 14 aprile 2023
Il viaggio del 2013, da Postojalyi a N.Karcowka
Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Domenica 20 gennaio - 2a tappa Km.17: da Postojalyi a Nova Karcowka. Partenza da Postojalyi.
Capitano Pilota Giorgio Iannicelli, 10
La storia del Capitano Pilota GIORGIO IANNICELLI, Medaglia d'Oro al Valor Militare, nelle parole del figlio GianLuigi, decima parte. P.S. oggi questa testimonianza ha ancora più valore perché, seppur ho conosciuto il Signor Gianluigi una sola volta al telefono, ho appreso qualche settimana fa che ha raggiunto il suo povero padre; ad entrambi va la mia più profonda stima e il mio ricordo.
Breve biografia.
Il suo corpo, come sopra ricordato, viene deposto, con gli onori militari, nel cimitero militare campale di Jussowo, alla periferia della città di Stalino (ora chiamata Donetz, il suo antico nome, nella Repubblica Ucraina), in una zona allora quasi campestre, accanto al nostro ospedale militare campale 159. Il cimitero è sistemato dignitosamente a cura dei cappellani militari, che provvedono a recintarlo, a porre croci metalliche su ogni sepoltura, a erigere una grande croce centrale (fortunosamente recuperata dai reduci dell'UNlRR - Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia - negli anni novanta e riportata in Italia), a redigere la documentazione atta a rendere identificabili le spoglie dei caduti ai fini di un loro rientro in Patria. In particolare, accanto a ciascuna salma viene posta una bottiglia di vetro sigillata, contenente un foglio dattiloscritto con tutti i dati necessari per l'identificazione del defunto. Dopo circa sessant'anni sono state ritrovate quelle bottiglie, intatte, che hanno consentito di dare l'esatta identità ai corpi riesumati.
Su quel cimitero, però, come su tutti gli altri che accolgono i corpi dei nostri caduti (circa 5.300) nei fatti d'arme precedenti la ritirata dell'inverno '42/'43, cala la cortina di ferro e con essa l'oblio. L'ordine di Stalin, una volta riconquistati i territori già occupati dalle forze italo-tedesche è quello di distruggere ogni traccia della loro presenza, fossero anche i cimiteri. L'annullamento, pertanto, di ogni segno esteriore di cristiana pietà per i defunti, unito alla scarsa attenzione riservata al culto dei morti da parte delle popolazioni locali, oltre che al clima politico italiano, certamente non favorevole all'argomento, (basta ricordare la famosa lettera di Togliatti sui nostri soldati in Russia!) ed internazionale del dopoguerra fino alla fine dell'Unione Sovietica, hanno fatto si che delle sepolture dei nostri soldati deceduti in combattimento durante la campagna di Russia, per non parlare delle decine di migliaia scomparsi in prigionia, per quasi mezzo secolo si sia perso il ricordo. Quei nostri fratelli è come se fossero morti una seconda volta!
E' bello ricordare qui, a chiusura della breve biografia del capitano Iannicelli, anche perché potrebbe essere lui un partecipe di quanto narrato, un ricordo di quelle vicende lontane e terribili, che videro coinvolti tanti nostri giovani di allora, che le vissero con coraggio e dignità e che sono perlopiù sconosciute ai giovani d'oggi, perché nessuno le ha loro raccontate. Scrive il comandante Enrico Meille, nella sua opera sui piloti da caccia, raccontando di combattimenti avvenuti nel territorio del Don: "La neve cadeva anche sui campi di battaglia del fronte del Don e nella notte il termometro era disceso di parecchi gradi sotto lo zero. Ma la neve e il freddo non avevano minimamente influito sul corso delle operazioni che si svolgevano secondo i piani prestabiliti, e anche di questo si era tenuto conto. E tutti gli uomini delle macchine, che sulla terra e nel cielo combattevano, avevano visto con gioia scomparire uno dei loro nemici più caparbi ed insidiosi: il fango.
Ora la palude era finita, il fango non c'era più. Sul terreno che il gelo della notte rendeva simile a pietra e il sole delle serene giornate non bastava a disciogliere, le colonne camminavano velocissime. Le nostre divisioni, a stretto contatto col nemico, sempre avanzavano verso gli obiettivi che erano stati loro assegnati e l'aviazione si spostava anch'essa in avanti, a ridosso delle prime linee, dovunque la sua opera poteva essere utile. Ed aveva anche la somma ventura di essere chiamata ad operare a diretto contatto con le truppe, a partecipare anch'essa all'assalto e al balzo in avanti, seguendo gli uomini che avanzavano curvi con il moschetto in una mano e la bomba nell'altra, sotto il tiro delle armi da accompagnamento. Tacevano i cannoni, tacevano le mitragliatrici, tacevano i mortai; la lotta si svolgeva uomo contro uomo, petto contro petto. E anche gli aeroplani da caccia si avventavano giù nella mischia mirando all'uomo, alla postazione, al nucleo di trincea.
C'era, in quei giorni su questo fronte, un nodo ferroviario conteso. Avanzando con animoso slancio, un nostro reggimento l'aveva occupato. Ma il nemico contrattaccava in forze, concentrando contro il nucleo dei nostri, che tenacemente si difendevano, tutti gli uomini, tutti i mezzi e tutte le risorse di cui disponevano nel settore. Una squadriglia di caccia del gruppo "Spauracchio " (22° gruppo caccia terrestre), che già molte vittorie aveva colte in questo cielo, aveva avuto l'onore di essere designala a collaborare direttamente con le truppe avanzanti. L'azione si svolgeva con scelta di tempi e di concomitanze perfetta. Mentre i bersaglieri scattavano all'attacco, la formazione dei caccia appariva nel cielo della battaglia. Cielo grigio. basso, minaccioso, carico di neve che ancora non si decideva a cadere. Minuscoli contro le nuvole enormi, sono apparsi gli apparecchi stretti ala contro ala, secondo una tecnica che ormai è diventata una tradizione. Avevano scelto un bersaglio, si erano abbassati in fulminea picchiata, tempestando di fuoco la terra e il nemico.
Sotto l'arco di fuoco erano avanzati i bersaglieri. Dinnanzi a loro la terra zampillava sotto i colpi delle mitragliatrici aeree. Il nemico non sparava più, appiattito contro terra dalla massa implacabile di fuoco e dal ruggito fragoroso dei motori a pochi metri di altezza. Due, tre volte, sei volte sono tornati gli aerei all'assalto, mentre il corpo a corpo si accendeva al basso. Bersaglieri e aviatori italiani. La vittoria.
Breve biografia.
Il suo corpo, come sopra ricordato, viene deposto, con gli onori militari, nel cimitero militare campale di Jussowo, alla periferia della città di Stalino (ora chiamata Donetz, il suo antico nome, nella Repubblica Ucraina), in una zona allora quasi campestre, accanto al nostro ospedale militare campale 159. Il cimitero è sistemato dignitosamente a cura dei cappellani militari, che provvedono a recintarlo, a porre croci metalliche su ogni sepoltura, a erigere una grande croce centrale (fortunosamente recuperata dai reduci dell'UNlRR - Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia - negli anni novanta e riportata in Italia), a redigere la documentazione atta a rendere identificabili le spoglie dei caduti ai fini di un loro rientro in Patria. In particolare, accanto a ciascuna salma viene posta una bottiglia di vetro sigillata, contenente un foglio dattiloscritto con tutti i dati necessari per l'identificazione del defunto. Dopo circa sessant'anni sono state ritrovate quelle bottiglie, intatte, che hanno consentito di dare l'esatta identità ai corpi riesumati.
Su quel cimitero, però, come su tutti gli altri che accolgono i corpi dei nostri caduti (circa 5.300) nei fatti d'arme precedenti la ritirata dell'inverno '42/'43, cala la cortina di ferro e con essa l'oblio. L'ordine di Stalin, una volta riconquistati i territori già occupati dalle forze italo-tedesche è quello di distruggere ogni traccia della loro presenza, fossero anche i cimiteri. L'annullamento, pertanto, di ogni segno esteriore di cristiana pietà per i defunti, unito alla scarsa attenzione riservata al culto dei morti da parte delle popolazioni locali, oltre che al clima politico italiano, certamente non favorevole all'argomento, (basta ricordare la famosa lettera di Togliatti sui nostri soldati in Russia!) ed internazionale del dopoguerra fino alla fine dell'Unione Sovietica, hanno fatto si che delle sepolture dei nostri soldati deceduti in combattimento durante la campagna di Russia, per non parlare delle decine di migliaia scomparsi in prigionia, per quasi mezzo secolo si sia perso il ricordo. Quei nostri fratelli è come se fossero morti una seconda volta!
E' bello ricordare qui, a chiusura della breve biografia del capitano Iannicelli, anche perché potrebbe essere lui un partecipe di quanto narrato, un ricordo di quelle vicende lontane e terribili, che videro coinvolti tanti nostri giovani di allora, che le vissero con coraggio e dignità e che sono perlopiù sconosciute ai giovani d'oggi, perché nessuno le ha loro raccontate. Scrive il comandante Enrico Meille, nella sua opera sui piloti da caccia, raccontando di combattimenti avvenuti nel territorio del Don: "La neve cadeva anche sui campi di battaglia del fronte del Don e nella notte il termometro era disceso di parecchi gradi sotto lo zero. Ma la neve e il freddo non avevano minimamente influito sul corso delle operazioni che si svolgevano secondo i piani prestabiliti, e anche di questo si era tenuto conto. E tutti gli uomini delle macchine, che sulla terra e nel cielo combattevano, avevano visto con gioia scomparire uno dei loro nemici più caparbi ed insidiosi: il fango.
Ora la palude era finita, il fango non c'era più. Sul terreno che il gelo della notte rendeva simile a pietra e il sole delle serene giornate non bastava a disciogliere, le colonne camminavano velocissime. Le nostre divisioni, a stretto contatto col nemico, sempre avanzavano verso gli obiettivi che erano stati loro assegnati e l'aviazione si spostava anch'essa in avanti, a ridosso delle prime linee, dovunque la sua opera poteva essere utile. Ed aveva anche la somma ventura di essere chiamata ad operare a diretto contatto con le truppe, a partecipare anch'essa all'assalto e al balzo in avanti, seguendo gli uomini che avanzavano curvi con il moschetto in una mano e la bomba nell'altra, sotto il tiro delle armi da accompagnamento. Tacevano i cannoni, tacevano le mitragliatrici, tacevano i mortai; la lotta si svolgeva uomo contro uomo, petto contro petto. E anche gli aeroplani da caccia si avventavano giù nella mischia mirando all'uomo, alla postazione, al nucleo di trincea.
C'era, in quei giorni su questo fronte, un nodo ferroviario conteso. Avanzando con animoso slancio, un nostro reggimento l'aveva occupato. Ma il nemico contrattaccava in forze, concentrando contro il nucleo dei nostri, che tenacemente si difendevano, tutti gli uomini, tutti i mezzi e tutte le risorse di cui disponevano nel settore. Una squadriglia di caccia del gruppo "Spauracchio " (22° gruppo caccia terrestre), che già molte vittorie aveva colte in questo cielo, aveva avuto l'onore di essere designala a collaborare direttamente con le truppe avanzanti. L'azione si svolgeva con scelta di tempi e di concomitanze perfetta. Mentre i bersaglieri scattavano all'attacco, la formazione dei caccia appariva nel cielo della battaglia. Cielo grigio. basso, minaccioso, carico di neve che ancora non si decideva a cadere. Minuscoli contro le nuvole enormi, sono apparsi gli apparecchi stretti ala contro ala, secondo una tecnica che ormai è diventata una tradizione. Avevano scelto un bersaglio, si erano abbassati in fulminea picchiata, tempestando di fuoco la terra e il nemico.
Sotto l'arco di fuoco erano avanzati i bersaglieri. Dinnanzi a loro la terra zampillava sotto i colpi delle mitragliatrici aeree. Il nemico non sparava più, appiattito contro terra dalla massa implacabile di fuoco e dal ruggito fragoroso dei motori a pochi metri di altezza. Due, tre volte, sei volte sono tornati gli aerei all'assalto, mentre il corpo a corpo si accendeva al basso. Bersaglieri e aviatori italiani. La vittoria.
martedì 28 marzo 2023
Le fotografie di Mario Bagnasco, 33
Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".
"Disgelo".
"Disgelo".
Intervista a Cattaneo Alberto
Intervista all'Alpino Cattaneo Alberto, classe 1917.
A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.
A seguito della serata organizzata al Teatro Sterna di Quarona, il Presidente Gianni Mora, il gentilissimo Valter Stragiotti e tutto il Consiglio Sezionale, in occasione del 100° anniversario della Sezione Valsesiana hanno aderito alla mia richiesta di diffondere il contenuto del dvd "Ciau Pais", 34 storie di Alpini che sono tornati; obiettivo come sempre quello di fare tesoro e memoria dei nostri soldati e raccontare alle nuove generazioni la loro storia ed il loro sacrificio. Dal bel dvd prodotto dalla Sezione Valsesiana sono state estratte le singole interviste. Un grosso grazie a tutta la sezione per il permesso accordatomi.
Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi
Trekking 2013 lungo il percorso della ritirata del Corpo d'Armata Alpino in Russia nel gennaio 1943, dal Don a Nikolajewka; da Podgornoje a Postojalyi... isbe nei pressi di Postojalyi.
giovedì 23 marzo 2023
Ancora una volta sul nuovo progetto
Ho scelto questa bellissima immagine di Sofia Loren presa dall'altrettanto bel film "I girasoli" per tornare ancora una volta a promuovere e portare a conoscenza di tutti del nuovo progetto al quale stiamo lavorando con lo stesso gruppo di persone che mi hanno aiutato a realizzare il cortometraggio dedicato ai caduti e ai dispersi della Campagna di Russia nell'80° anniversario delle ritirate verificatesi da dicembre 1942 a gennaio 1943.
Questa volta vogliamo raccontare una storia parallela a quella dei nostri soldati impegnati sul fronte orientale, una storia che forse in maniera così organica non è mai stata trattata... quella di chi aspettava a casa quei nostri ragazzi, quella di chi non li ha più visti tornare, quella di chi li ha aspettati per anni.
L'invito a collaborare è dunque rivolto esclusivamente ai parenti dei caduti e dispersi della Campagna di Russia che vogliano raccontare la storia della loro famiglia, che vogliano testimoniare, attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.
Cosa chiediamo? La disponibilità a partecipare ad un'intervista di circa 10 minuti (verremo noi a realizzarla previo appuntamento), la disponibilità a raccontare la vostra storia, a mostrarci fotografie, documenti o lettere eventuali. Questa breve intervista dovrà essere "sentita" nel senso che vorremmo raccogliere testimonianze toccanti, importanti, che una volta montate insieme consentano di realizzare un video che "lasci il segno" e che porti attenzione su queste vicende. Altro requisito fondamentale è risiedere nel Nord Italia, semplicemente per una nostra questione logistica.
E' per noi un atto dovuto a chi ha sofferto per anni di una perdita incolmabile; scrivetemi all'indirizzo email 𝒅𝒂𝒏𝒊𝒍𝒐.𝒅𝒐𝒍𝒄𝒊𝒏𝒊@𝒈𝒎𝒂𝒊𝒍.𝒄𝒐𝒎 e vi spiegherò in tutti i dettagli questo nuovo progetto che vi potrebbe vedere coinvolti in prima persona. Grazie!
Questa volta vogliamo raccontare una storia parallela a quella dei nostri soldati impegnati sul fronte orientale, una storia che forse in maniera così organica non è mai stata trattata... quella di chi aspettava a casa quei nostri ragazzi, quella di chi non li ha più visti tornare, quella di chi li ha aspettati per anni.
L'invito a collaborare è dunque rivolto esclusivamente ai parenti dei caduti e dispersi della Campagna di Russia che vogliano raccontare la storia della loro famiglia, che vogliano testimoniare, attraverso racconti, fotografie e documenti, la sofferenza di quei genitori, fratelli o figli che non hanno più visto ritornare a casa il loro figlio, il loro fratello o il loro padre.
Cosa chiediamo? La disponibilità a partecipare ad un'intervista di circa 10 minuti (verremo noi a realizzarla previo appuntamento), la disponibilità a raccontare la vostra storia, a mostrarci fotografie, documenti o lettere eventuali. Questa breve intervista dovrà essere "sentita" nel senso che vorremmo raccogliere testimonianze toccanti, importanti, che una volta montate insieme consentano di realizzare un video che "lasci il segno" e che porti attenzione su queste vicende. Altro requisito fondamentale è risiedere nel Nord Italia, semplicemente per una nostra questione logistica.
E' per noi un atto dovuto a chi ha sofferto per anni di una perdita incolmabile; scrivetemi all'indirizzo email 𝒅𝒂𝒏𝒊𝒍𝒐.𝒅𝒐𝒍𝒄𝒊𝒏𝒊@𝒈𝒎𝒂𝒊𝒍.𝒄𝒐𝒎 e vi spiegherò in tutti i dettagli questo nuovo progetto che vi potrebbe vedere coinvolti in prima persona. Grazie!
Serata a Novedrate
Una nuova serata per parlare della Campagna di Russia; per chi avrà piacere sarò presente a Novedrate (CO) il giorno 31 marzo 2023 alle ore 21.00 presso il Salone Polivalente del Municipio, in via Taverna 3 accompagnato dal Coro A.N.A. "Sandro Marelli" di Fino Mornasco.
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