Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
15 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Alle ore 20 del 15 gennaio aveva luogo l'incolonnamento degli elementi validi: - Divisione Torino: 1.600 uomini; - Divisione Pasubio: 2.000 uomini; - Truppe e Servizi del XXXV Corpo d'Armata: 1.800 uomini; - Nuclei Ravenna e Celere: 400 uomini; - Truppe della difesa di Tcertkovo: 500 uomini. Precedeva la 298a Divisione, che riusciva a rompere l'accerchiamento, mentre la colonna italiana restava in retroguardia con l'appoggio di alcuni carri armati tedeschi. La neve recentemente caduta rendeva difficile la marcia notturna.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Nella giornata del 15 gennaio, l'avversario, che aveva ripreso l'attacco immettendo nella lotta nuove unità corazzate, dopo avere annientato le forze residue del gruppo Fegelein e del «battaglione guardia del Führer» e dopo aver inflitto gravi perdite alla 387a Divisione, raggiungeva con i grossi Michailovka, Scilino, Novo Belaia ed i pressi di Beloluzkaja. In seguito al cedimento dell'ala destra del XXIV Corpo nella zona di Mitrofanovka, la 385a Divisione tedesca e la Julia, che avevano i loro schieramenti frammisti, dovevano arretrare ad ovest, nell'intento di coprire la piazza di Rossosc con un velo di reparti. La Julia risultava schierata nella zona di Krinitscnaja.
Peraltro consistenti reparti corazzati russi riuscivano a compiere puntate ad Olichovatka ed a Rossosc. Un reparto di una Brigata corazzata della 5a Armata sovietica, formato da una ventina di carri armati, che trasportavano anche dieci uomini ciascuno, alle ore 5,30 irrompeva in Rossosc. Quivi era la sede del Comando del Corpo d'Armata Alpino, che avendo inviato in linea le proprie armi controcarro, non disponeva di una efficiente difesa alla periferia dell'abitato. La lotta si portava tra le case; ufficiali ed alpini ed elementi dei vari comandi e servizi, il battaglione sciatori Monte Cervino, appoggiati da due semoventi tedeschi e poi anche da una squadriglia di «stukas», riuscivano a distruggere 12 carri, a catturare 40 prigionieri e ad eliminare la maggior parte della fanteria trasportata sui carri. Alle ore 16 i pochi russi superstiti lasciavano Rossosc.
In questa situazione generale, aggravata dall'inizio del ripiegamento della 2a Armata ungherese, il Comando dell'8a Armata richiedeva autorizzazione ad arretrare lo schieramento, in armonia con i movimenti della stessa 2a Armata. La questione prospettata al Comando Supremo tedesco non otteneva il necessario consenso e pertanto il Corpo d'Armata Alpino doveva rimanere al Don. Neppure era stato accettato il parziale arretramento del XXIV Corpo sulla linea Ternovka - Grakof - nord Michailovka, per costituire un fianco difensivo a protezione dello schieramento degli alpini. Il Generale Gariboldi, invece, confermava questo ultimo suo ordine, facendo presente al Capo nucleo di collegamento che il provvedimento era imposto dalla situazione.
Il Comando del Gruppo di Armate ne prendeva nota dichiarandosi dissenziente, ma entro la sera stessa giungeva dal Comando Supremo tedesco la ratifica dell'ordine dell'Armata. La rottura praticata dal nemico tra Michailovka e Kamenka era irreparabile, non esistendo per il Comando d'Armata alcuna disponibilità di forze per chiudere la falla. A nord di essa rimanevano il Corpo d'Armata Alpino e le unità superstiti del XXIV Corpo tedesco, tanto ridotte da potere essere subito dopo considerate solamente più un rinforzo per la Grande Unità italiana.
A sud restavano, invece, la 198 Divisione corazzata, i resti della 27a e quanto era giunto della 320a. Il nemico aveva già spinto forti aliquote di unità corazzate a nord, sul tergo del Corpo d'Armata Alpino, mentre la massa delle sue unità a piedi seguiva il movimento e lo estendeva in profondità verso nord-ovest, in direzione di Valujki.
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Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
lunedì 16 gennaio 2023
Cronaca di una sconfitta annunciata, 14.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
14 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Al mattino del 14 gennaio giungeva notizia che la 19a Divisione corazzata avrebbe aperto un varco sulla strada di Strelzovka, per consentire il deflusso dell'autocolonna degli infermi, seguita dall'intero presidio, ma già alle ore 13 essa veniva ridimensionata nel senso che la via verso la salvezza dovevano aprirla gli stessi assediati e che feriti e congelati non potuti caricare sulle slitte avrebbero dovuto essere abbandonati sul posto. I feriti italiani erano in tutto 3.850, dei quali circa 1.000 non in grado di camminare; due soli gli autocarri disponibili, limitatissimo il numero delle slitte, tale da consentire il trasporto di un solo centinaio d'infermi. Nessun concorso poteva essere dato dai tedeschi e, pertanto, la maggior parte dei malati, feriti e congelati sarebbe rimasta a Tcertkovo.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 14 gennaio l'offensiva si estendeva verso sud. Nel settore dell'8a Armata, l'azione era diretta contro la parte più meridionale dell'ala destra del XXIV Corpo (gruppo Fegelein, battaglione guardia del Führer, 27a corazzata) puntando verso ovest e nord-ovest su Kamenka e l'alta valle della Bielaja. «Nel primo giorno dell'offensiva, gli hitleriani opposero una resistenza abbastanza tenace nel settore della Armata cor. Per riuscire a sfondare la difesa tattica in tutta la sua profondità, il Gen. P. S. Rybalko (Comandante della 3a Armata cor.) dovette immettere nella battaglia entrambi i Corpi corazzati, dopo di che la situazione nel settore d'attacco dell'Armata cambiò radicalmente in nostro favore. I reparti del XXIV Corpo corazzato tedesco, in difesa nel tratto di sfondamento della 3a Armata cor., iniziarono il ripiegamento verso nord e nord-ovest» (Mar. F.Golikov, nella citata rivista sovietica).
Frattanto il XVIII Corpo fucilieri sovietico, che stava travolgendo, dall'area di Sctiucie, il VII Corpo d'Armata ungherese, minacciava di avvolgere anche l'ala sinistra dell'8a Armata (Corpo d'Armata Alpino). Il Comando dell'Armata prospettava al Gruppo di Armate la necessità di: - arretrare l'ala sinistra del XXIV Corpo d'Armata in corrispondenza della valle Krinitscnaja, guadagnando con l'accorciamento del fronte la disponibilità della 385a Divisione; - disporre di un'aliquota del gruppo Cramer (per stroncare, in unione alle altre forze recuperate dall'accorciamento del fronte, l'azione avversaria tendente su Rossosc) e dell'aliquota della 320a Divisione già giunta in zona (per contenere, in unione alla 19a corazzata, la pressione avversaria verso ovest - sud-ovest).
Il Gruppo di Armate «B» accoglieva due delle proposte, escludendo quella relativa al gruppo Cramer, già impegnato a nord. Pertanto veniva ordinato di ristabilire la linea dalle posizioni del Don fino a Novo Kalitva, proseguendo su Krinitscnaia Mitrofanovka - Kulikovka - Bondarevo - Novo Markovka. Infine il Comandante dell'Armata faceva presente al Comando del Gruppo di Armate, tramite il Generale Capo del nucleo di collegamento tedesco, la necessità di prevedere tempestivamente il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino, ricordandogli l'impegno precedentemente assunto dai Comandi superiori tedeschi di evitarne a qualunque costo l'isolamento. La rottura della debole linea difensiva, il pressoché totale annullamento della capacità operativa delle unità attaccate, l'assenza di riserve e la minaccia da sud sul tergo delle residue forze del XXIV Corpo tedesco e del Corpo d'Armata Alpino, rendevano ancora molto grave la situazione dell'8a Armata. Nella stessa giornata, sul fronte del Corpo d'Armata Alpino, nel settore della Divisione Vicenza, l'attacco portato da due battaglioni sovietici contro il battaglione alpini Vestone era nettamente respinto.
14 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Al mattino del 14 gennaio giungeva notizia che la 19a Divisione corazzata avrebbe aperto un varco sulla strada di Strelzovka, per consentire il deflusso dell'autocolonna degli infermi, seguita dall'intero presidio, ma già alle ore 13 essa veniva ridimensionata nel senso che la via verso la salvezza dovevano aprirla gli stessi assediati e che feriti e congelati non potuti caricare sulle slitte avrebbero dovuto essere abbandonati sul posto. I feriti italiani erano in tutto 3.850, dei quali circa 1.000 non in grado di camminare; due soli gli autocarri disponibili, limitatissimo il numero delle slitte, tale da consentire il trasporto di un solo centinaio d'infermi. Nessun concorso poteva essere dato dai tedeschi e, pertanto, la maggior parte dei malati, feriti e congelati sarebbe rimasta a Tcertkovo.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 14 gennaio l'offensiva si estendeva verso sud. Nel settore dell'8a Armata, l'azione era diretta contro la parte più meridionale dell'ala destra del XXIV Corpo (gruppo Fegelein, battaglione guardia del Führer, 27a corazzata) puntando verso ovest e nord-ovest su Kamenka e l'alta valle della Bielaja. «Nel primo giorno dell'offensiva, gli hitleriani opposero una resistenza abbastanza tenace nel settore della Armata cor. Per riuscire a sfondare la difesa tattica in tutta la sua profondità, il Gen. P. S. Rybalko (Comandante della 3a Armata cor.) dovette immettere nella battaglia entrambi i Corpi corazzati, dopo di che la situazione nel settore d'attacco dell'Armata cambiò radicalmente in nostro favore. I reparti del XXIV Corpo corazzato tedesco, in difesa nel tratto di sfondamento della 3a Armata cor., iniziarono il ripiegamento verso nord e nord-ovest» (Mar. F.Golikov, nella citata rivista sovietica).
Frattanto il XVIII Corpo fucilieri sovietico, che stava travolgendo, dall'area di Sctiucie, il VII Corpo d'Armata ungherese, minacciava di avvolgere anche l'ala sinistra dell'8a Armata (Corpo d'Armata Alpino). Il Comando dell'Armata prospettava al Gruppo di Armate la necessità di: - arretrare l'ala sinistra del XXIV Corpo d'Armata in corrispondenza della valle Krinitscnaja, guadagnando con l'accorciamento del fronte la disponibilità della 385a Divisione; - disporre di un'aliquota del gruppo Cramer (per stroncare, in unione alle altre forze recuperate dall'accorciamento del fronte, l'azione avversaria tendente su Rossosc) e dell'aliquota della 320a Divisione già giunta in zona (per contenere, in unione alla 19a corazzata, la pressione avversaria verso ovest - sud-ovest).
Il Gruppo di Armate «B» accoglieva due delle proposte, escludendo quella relativa al gruppo Cramer, già impegnato a nord. Pertanto veniva ordinato di ristabilire la linea dalle posizioni del Don fino a Novo Kalitva, proseguendo su Krinitscnaia Mitrofanovka - Kulikovka - Bondarevo - Novo Markovka. Infine il Comandante dell'Armata faceva presente al Comando del Gruppo di Armate, tramite il Generale Capo del nucleo di collegamento tedesco, la necessità di prevedere tempestivamente il ripiegamento del Corpo d'Armata Alpino, ricordandogli l'impegno precedentemente assunto dai Comandi superiori tedeschi di evitarne a qualunque costo l'isolamento. La rottura della debole linea difensiva, il pressoché totale annullamento della capacità operativa delle unità attaccate, l'assenza di riserve e la minaccia da sud sul tergo delle residue forze del XXIV Corpo tedesco e del Corpo d'Armata Alpino, rendevano ancora molto grave la situazione dell'8a Armata. Nella stessa giornata, sul fronte del Corpo d'Armata Alpino, nel settore della Divisione Vicenza, l'attacco portato da due battaglioni sovietici contro il battaglione alpini Vestone era nettamente respinto.
La Domenica del Corriere 1942
Ultimo arrivo nella mia collezione personale... La Domenica del Corriere del 18 gennaio 1942 con la prima pagina dedicata ai nostri soldati in Russia: "I doni della Patria ai combattenti. Nelle trincee di Russia i nostri soldati, nel caratteristico equipaggiamento invernale, accolgono festosamente scatole, cassette e pacchi giunti dall'Italia".
venerdì 13 gennaio 2023
Cronaca di una sconfitta annunciata, 13.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
13 GENNAIO.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 13 gennaio, un giorno prima della data stabilita, l'aliquota nord del Fronte Voronez attaccava Storozevoe I°, conseguendo rapido successo.
13 GENNAIO.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
Il 13 gennaio, un giorno prima della data stabilita, l'aliquota nord del Fronte Voronez attaccava Storozevoe I°, conseguendo rapido successo.
Cronaca di una sconfitta annunciata, 12.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
12 GENNAIO.
Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
12 GENNAIO.
Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
Ricordi, parte 19
Come si può spiegare il senso di andare in Russia? Forse con uno scatto come questo... ombre alla ricerca di un segno di quello che è stato...
Cronaca di una sconfitta annunciata, 11.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
11 GENNAIO.
Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
11 GENNAIO.
Nulla di rilevante viene riportato nel testo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
martedì 10 gennaio 2023
Cronaca di una sconfitta annunciata, 10.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
10 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Le giornate dal 10 al 13 gennaio trascorrevano senza particolari avvenimenti.
10 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Le giornate dal 10 al 13 gennaio trascorrevano senza particolari avvenimenti.
Cronaca di una sconfitta annunciata, 09.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
9 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Durante l'intera giornata del 9 gennaio, il nemico sviluppava continui attacchi, sostenuti da intensi bombardamenti e da 10 carri armati, dei quali 8 venivano distrutti. La distruzione sistematica delle abitazioni aggravava la possibilità di reperire idonei alloggiamenti. Elevate le perdite, critica la situazione degli infermi. Su 14.000 assediati (7.000 italiani ed altrettanti tedeschi), i combattenti erano ridotti a 2.500 in tutto, scarseggiavano le munizioni, mentre era discreta la situazione alimentare. La forza del nemico risultava considerevolmente accresciuta.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
La ripresa di operazioni offensive da parte sovietica era stata preannunciata da un'accresciuta attività e dall'afflusso di nuove forze contro l'ala destra dell'8a Armata e contro la 2a Armata ungherese. Veniva, in tale modo, accennata una nuova manovra a tenaglia. Si trattava dell'«Operazione Ostrogozsk - Rossosc», lanciata dal Fronte Voronez tra il 13 e il 27 gennaio 1943. Detta operazione aveva i seguenti scopi: - accerchiare ed annientare le forze schierate nell'area Ostrogozsk - Rossosc; - raggiungere l'allineamento Repievka - Alekseievka - Valuijki - Urazovo onde acquisire il controllo della linea ferroviaria, avente orientamento meridiano, Svoboda (Liski) - Kantemirovka.
L'offensiva, estesa su una fronte di 260 km, fu lanciata con tre aliquote di forze: - a nord, la 40a Armata (cinque Divisioni e una Brigata fucilieri, un Corpo corazzato); - al centro, il XVIII Corpo fucilieri (tre Divisioni ed una Brigata fucilieri, due Brigate ed un reggimento corazzati); - a sud (cioè contro il fianco destro dell'8a Armata, costituito dal XXIV Corpo d'Armata cor. tedesco), la 30 Armata cor.: due Corpi corazzati (XXII e XV), un Corpo di cavalleria (VII), tre Divisioni e una Brigata fucilieri.
L'operazione riceveva concorso e sicurezza, a sud, dall'attacco condotto, con obiettivo Pokrovskoe, dall'ala destra della 6a Armata del Fronte Sud-Ovest. La 40a Armata doveva attaccare dall'area di Storozevoe I° inizialmente verso ovest (in direzione di Repievka) e successivamente verso sud-ovest. Il XVIII Corpo fucilieri aveva il compito di lanciare l'attacco dall'area di Sctiucie su Karpenkovo (cioè contro il VII Corpo d'Armata ungherese schierato sul fianco sinistro del Corpo d'Armata Alpino). La 3a Armata cor. doveva sferrare un profondo attacco, dall'area a nord-ovest di Kantemirovka, verso Alekseievka, dove era previsto il congiungimento con la 40a Armata per chiudere in una sacca le forze italiane, ungheresi e tedesche.
In particolare, il VII Corpo di cavalleria, operante sul fianco sinistro della 3a Armata cor., aveva il compito di occupare l'area compresa fra Valuijki e Urazovo allo scopo di recidere la via di comunicazione ferroviaria Kastornoe - Kupjansk. Il Corpo di cavalleria era stato rinforzato con una Brigata corazzata, tre Brigate fucilieri sciatori, un reggimento artiglieria controcarro, un reggimento mortai, un reggimento di artiglieria controaerea e un gruppo lanciarazzi multipli. L'8a Armata italiana si trovava schierata nel settore d'azione della branca meridionale dell'operazione a tenaglia.
L'ampiezza del fronte, il logoramento delle unità del XXIV Corpo corazzato tedesco, destinato ad essere direttamente investito dall'offensiva, l'incerta situazione delle unità a sud della Tciornaja Kalitva rendevano limitatissimi i mezzi a disposizione dell'Armata italiana per contrastare l'azione sovietica. Il Corpo d'Armata Alpino, sprovvisto di Grandi Unità di seconda schiera, era tutto impegnato a vigilare sulla sponda del Don. Il XXIV Corpo e la 19a Divisione corazzata tedesca, più direttamente minacciati, e che si erano fortemente logorati nei combattimenti sostenuti per arrestare l'avanzata verso ovest delle Armate sovietiche 6a e Ia Guardie, si trovavano disseminati su amplissimo fronte, frazionati in occupazioni discontinue senza profondità, tesi alla costituzione di una valida posizione di resistenza.
Il Comando del Gruppo di Armate «B»: - segnalava come prossimo un attacco contro la 2a Armata ungherese, lungo la direttrice della ferrovia Svoboda - Rossosc; - ordinava di rafforzare la difesa controcarro del Corpo d'Armata Alpino, sottraendo armi agli altri settori dell'Armata; - comunicava che nella zona di Podgornoe - Karpenkovo - Jevdakovo era stato raccolto, alle dipendenze della 2a Armata ungherese, il gruppo Cramer (2 Divisioni di fanteria tedesche ed 1 Divisione corazzata ungherese).
Il Comando dell'8a Armata rispondeva: - attirando l'attenzione del Comando superiore sulla situazione dell'ala meridionale del XXIV Corpo e sulla possibilità che azioni avversarie concomitanti a quella prevista sul fronte della 2a Armata ungherese, fossero svolte contro il XXIV Corpo, anziché contro quello Alpino; - chiedendo che non venisse alleggerito lo schieramento dei mezzi controcarro del XXIV Corpo d'Armata e della 19a Divisione corazzata e che fosse prevista l'azione del gruppo Cramer anche verso sud.
Il Gruppo di Armate manteneva il proprio punto di vista ordinando il trasferimento al Corpo d'Armata Alpino dei mezzi controcarro tanto del XXIV Corpo quanto della 19a corazzata (trasferimento non effettuato per l'accentuarsi della minaccia sul fronte meridionale dell'Armata). Inoltre assegnava al Corpo Alpino 18 pezzi controcarro da 50 mm, dei quali solamente sei venivano consegnati. Null'altro di concreto era disposto per parare la crescente minaccia contro l'ala destra; anzi, si progettavano da parte tedesca azioni per portare più ad est lo schieramento della Divisione corazzata. L'unico apporto di forze era dato dall'arrivo, iniziato il 10 gennaio, nella zona a nord - ovest di Starobelsk, della 320a Divisione di fanteria tedesca, della quale, però, era previsto solamente un «possibile» intervento nelle direzioni di Rossosc, Kantemirovka, Belovodsk, senza che le fosse tuttavia assegnato un preciso compito operativo.
In totale le forze dell'Armata constavano di 6 Divisioni di fanteria e di 2 corazzate (delle quali la 27a ormai priva di carri ed in attesa di ricostituirsi con i 2 reggimenti d'addestramento in corso d'affluenza). In particolare il XXIV Corpo d' Armata corazzato tedesco disponeva di 3 Divisioni di fanteria (Julia, 385a, 387a), delle quali due (Julia e 385a) fortemente logorate dai combattimenti della seconda metà di dicembre, e della 27a corazzata, con le limitazioni già dette.
9 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Durante l'intera giornata del 9 gennaio, il nemico sviluppava continui attacchi, sostenuti da intensi bombardamenti e da 10 carri armati, dei quali 8 venivano distrutti. La distruzione sistematica delle abitazioni aggravava la possibilità di reperire idonei alloggiamenti. Elevate le perdite, critica la situazione degli infermi. Su 14.000 assediati (7.000 italiani ed altrettanti tedeschi), i combattenti erano ridotti a 2.500 in tutto, scarseggiavano le munizioni, mentre era discreta la situazione alimentare. La forza del nemico risultava considerevolmente accresciuta.
ROTTURA DEL SETTORE TENUTO DAL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO ED ISOLAMENTO DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.
La ripresa di operazioni offensive da parte sovietica era stata preannunciata da un'accresciuta attività e dall'afflusso di nuove forze contro l'ala destra dell'8a Armata e contro la 2a Armata ungherese. Veniva, in tale modo, accennata una nuova manovra a tenaglia. Si trattava dell'«Operazione Ostrogozsk - Rossosc», lanciata dal Fronte Voronez tra il 13 e il 27 gennaio 1943. Detta operazione aveva i seguenti scopi: - accerchiare ed annientare le forze schierate nell'area Ostrogozsk - Rossosc; - raggiungere l'allineamento Repievka - Alekseievka - Valuijki - Urazovo onde acquisire il controllo della linea ferroviaria, avente orientamento meridiano, Svoboda (Liski) - Kantemirovka.
L'offensiva, estesa su una fronte di 260 km, fu lanciata con tre aliquote di forze: - a nord, la 40a Armata (cinque Divisioni e una Brigata fucilieri, un Corpo corazzato); - al centro, il XVIII Corpo fucilieri (tre Divisioni ed una Brigata fucilieri, due Brigate ed un reggimento corazzati); - a sud (cioè contro il fianco destro dell'8a Armata, costituito dal XXIV Corpo d'Armata cor. tedesco), la 30 Armata cor.: due Corpi corazzati (XXII e XV), un Corpo di cavalleria (VII), tre Divisioni e una Brigata fucilieri.
L'operazione riceveva concorso e sicurezza, a sud, dall'attacco condotto, con obiettivo Pokrovskoe, dall'ala destra della 6a Armata del Fronte Sud-Ovest. La 40a Armata doveva attaccare dall'area di Storozevoe I° inizialmente verso ovest (in direzione di Repievka) e successivamente verso sud-ovest. Il XVIII Corpo fucilieri aveva il compito di lanciare l'attacco dall'area di Sctiucie su Karpenkovo (cioè contro il VII Corpo d'Armata ungherese schierato sul fianco sinistro del Corpo d'Armata Alpino). La 3a Armata cor. doveva sferrare un profondo attacco, dall'area a nord-ovest di Kantemirovka, verso Alekseievka, dove era previsto il congiungimento con la 40a Armata per chiudere in una sacca le forze italiane, ungheresi e tedesche.
In particolare, il VII Corpo di cavalleria, operante sul fianco sinistro della 3a Armata cor., aveva il compito di occupare l'area compresa fra Valuijki e Urazovo allo scopo di recidere la via di comunicazione ferroviaria Kastornoe - Kupjansk. Il Corpo di cavalleria era stato rinforzato con una Brigata corazzata, tre Brigate fucilieri sciatori, un reggimento artiglieria controcarro, un reggimento mortai, un reggimento di artiglieria controaerea e un gruppo lanciarazzi multipli. L'8a Armata italiana si trovava schierata nel settore d'azione della branca meridionale dell'operazione a tenaglia.
L'ampiezza del fronte, il logoramento delle unità del XXIV Corpo corazzato tedesco, destinato ad essere direttamente investito dall'offensiva, l'incerta situazione delle unità a sud della Tciornaja Kalitva rendevano limitatissimi i mezzi a disposizione dell'Armata italiana per contrastare l'azione sovietica. Il Corpo d'Armata Alpino, sprovvisto di Grandi Unità di seconda schiera, era tutto impegnato a vigilare sulla sponda del Don. Il XXIV Corpo e la 19a Divisione corazzata tedesca, più direttamente minacciati, e che si erano fortemente logorati nei combattimenti sostenuti per arrestare l'avanzata verso ovest delle Armate sovietiche 6a e Ia Guardie, si trovavano disseminati su amplissimo fronte, frazionati in occupazioni discontinue senza profondità, tesi alla costituzione di una valida posizione di resistenza.
Il Comando del Gruppo di Armate «B»: - segnalava come prossimo un attacco contro la 2a Armata ungherese, lungo la direttrice della ferrovia Svoboda - Rossosc; - ordinava di rafforzare la difesa controcarro del Corpo d'Armata Alpino, sottraendo armi agli altri settori dell'Armata; - comunicava che nella zona di Podgornoe - Karpenkovo - Jevdakovo era stato raccolto, alle dipendenze della 2a Armata ungherese, il gruppo Cramer (2 Divisioni di fanteria tedesche ed 1 Divisione corazzata ungherese).
Il Comando dell'8a Armata rispondeva: - attirando l'attenzione del Comando superiore sulla situazione dell'ala meridionale del XXIV Corpo e sulla possibilità che azioni avversarie concomitanti a quella prevista sul fronte della 2a Armata ungherese, fossero svolte contro il XXIV Corpo, anziché contro quello Alpino; - chiedendo che non venisse alleggerito lo schieramento dei mezzi controcarro del XXIV Corpo d'Armata e della 19a Divisione corazzata e che fosse prevista l'azione del gruppo Cramer anche verso sud.
Il Gruppo di Armate manteneva il proprio punto di vista ordinando il trasferimento al Corpo d'Armata Alpino dei mezzi controcarro tanto del XXIV Corpo quanto della 19a corazzata (trasferimento non effettuato per l'accentuarsi della minaccia sul fronte meridionale dell'Armata). Inoltre assegnava al Corpo Alpino 18 pezzi controcarro da 50 mm, dei quali solamente sei venivano consegnati. Null'altro di concreto era disposto per parare la crescente minaccia contro l'ala destra; anzi, si progettavano da parte tedesca azioni per portare più ad est lo schieramento della Divisione corazzata. L'unico apporto di forze era dato dall'arrivo, iniziato il 10 gennaio, nella zona a nord - ovest di Starobelsk, della 320a Divisione di fanteria tedesca, della quale, però, era previsto solamente un «possibile» intervento nelle direzioni di Rossosc, Kantemirovka, Belovodsk, senza che le fosse tuttavia assegnato un preciso compito operativo.
In totale le forze dell'Armata constavano di 6 Divisioni di fanteria e di 2 corazzate (delle quali la 27a ormai priva di carri ed in attesa di ricostituirsi con i 2 reggimenti d'addestramento in corso d'affluenza). In particolare il XXIV Corpo d' Armata corazzato tedesco disponeva di 3 Divisioni di fanteria (Julia, 385a, 387a), delle quali due (Julia e 385a) fortemente logorate dai combattimenti della seconda metà di dicembre, e della 27a corazzata, con le limitazioni già dette.
Cronaca di una sconfitta annunciata, 08.01.43
Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
8 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Durante un rapporto tenuto l'8 gennaio dal Comandante della 298a Divisione risultava che: - il Comando dell'8a Armata aveva ribadito l'ordine di resistenza ad oltranza; - le perdite tedesche erano state considerevoli; - occorreva ai tedeschi il concorso di uomini mentre la mancanza di armi di reparto e di munizioni rendeva impossibile la riorganizzazione di molte unità italiane. Precedenti casi, sporadici, avevano già sortito risultati positivi e 300 soldati italiani accettavano la proposta di inserirsi nelle unità tedesche.
8 GENNAIO.
BLOCCO NORD.
Durante un rapporto tenuto l'8 gennaio dal Comandante della 298a Divisione risultava che: - il Comando dell'8a Armata aveva ribadito l'ordine di resistenza ad oltranza; - le perdite tedesche erano state considerevoli; - occorreva ai tedeschi il concorso di uomini mentre la mancanza di armi di reparto e di munizioni rendeva impossibile la riorganizzazione di molte unità italiane. Precedenti casi, sporadici, avevano già sortito risultati positivi e 300 soldati italiani accettavano la proposta di inserirsi nelle unità tedesche.
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