lunedì 26 dicembre 2022

Ritorno sul Don, parte 1

Tutto il materiale proposto fa riferimento all'articolo 70 comma 1 della legge numero 633 del 22 Aprile 1941 che cita "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali".

Ho scelto questa bellissima fotografia di Mario Rigoni Stern con il suo cane per raccontare, al di là della cronaca e dei numeri che riporto in questi giorni di dicembre e che riporterò anche nei prossimi fino alla fine di gennaio, un'altra storia di Russia. Una storia, sempre di Mario Rigoni Stern, che io scoprii tanti anni fa leggendo "Ritorno sul Don" dopo aver letto prima, non ricordo come e perché, "Il sergente nella neve" e "Centomila gavette di ghiaccio" di Bedeschi. Dicevo appunto... lessi "Ritorno sul Don" e continuo a leggerlo ogni anno, non ho mai smesso e non smetterò mai. Le vicende belliche di quella terribile campagna mi sembravano così lontane e relegate alla storia, ma "Ritorno sul Don" no! Era una storia così vicina, una storia che con mille distinguo, potevo vivere anche io. Una storia che ogni volta mi commuoveva e mi commuove, una storia che mi ha spinto a voler andare ad ogni costo in Russia, per vedere e cercare di capire. La riporto per intero per tutte quelle persone che non hanno mai avuto la fortuna di leggerla.

Ogni anno, quando cadeva la prima neve e dalla finestra che guarda gli orti vedevo tetti e montagne imbiancarsi, mi prendeva una malinconia che stringeva il cuore e mi isolava da tutto il resto. Come se questa neve avvolgesse e coprisse la vita che è nel corpo. Anche di notte mi svegliavo quando nevicava. Lo sentivo che nevicava, e stavo immobile dentro il letto. I primi anni prendevo gli sci e andavo. Andavo da solo dove non avrei incontrato nessuno. Nessuno, tranne quello che avevo lasciato là. [...]

Allora per delle giornate intere stavo zitto e chiuso; i colleghi d'ufficio e a casa dicevano che era perché avevo la luna di traverso. Era difficile spiegare, o non volevo. Perché una madre che aspetta non poteva sapere. Aspetta, prega, ma non si stanca di sperare. Magari, dice, è sposato in qualche parte perché la Russia è grande; e magari avrò anche dei nipotini, laggiù. [...] Ma io sapevo. Avevo visto cose che non si possono dire alle madri. Cosi, ogni volta che nevicava era come morire un poco. [...]

Fu per questo vivere, forse, che un mattino di dicembre il cuore si fermò? Forse poteva essere un allarme per dirmi che avevo ancora poco tempo? Ma io so che il tempo della vita non è quello che si misura con l'orologio. Andai in pensione. [...]

Però solo una cosa, ora, mi interessava veramente: avere quanto prima l'indennità di buonuscita che da Roma doveva liquidarmi l'Enpas. Quei soldi li volevo per ritornare in Russia. Forse avrei potuto trovare anche un giornale che avrebbe finanziato il viaggio; ero pur sempre quel tale che aveva scritto Il sergente. [...] Ma non volevo questo, o non cercavo queste strade; volevo essere libero di andare a modo mio.

Quando arrivò l'assegno della Banca d'Italia scrissi all'Inturist di Milano. Era d'estate, e mi risposero che avrebbero organizzato il viaggio per ottobre, quando non ci sarebbe stata la confusione dei turisti; ma fino a Charkov: arrivati là, avremmo dovuto, proseguire, prendere accordi con le organizzazioni locali. [...] Era di notte. Il mio cane abbaiò forte e festoso perché certo credeva che si andasse sulla montagna a galli: - Stai buono, - gli dissi, - per questa partenza non mi dispiace perdere il passo delle beccacce. Ma quando tornerò ne troveremo ancora qualcuna. [...] Pioveva, era notte fonda e mentre l'automobile ci portava giù per i tornanti della montagna per prendere il treno che da Torino arriva fino a Togliattigrad, pensavo alle altre mie partenze.

Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. Finalmente e al termine della salita di Opit troviamo questo T-34/85 a ricordo degli avvenimenti bellici che qui si verificarono nel gennaio del 1943.



Cronaca di una sconfitta annunciata, 26.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

26 DICEMBRE.

BLOCCO SUD.

La marcia era ripresa alle ore 3 del 26 dicembre, con la temperatura di -38°. Alle ore 12, tre aerei tedeschi bombardavano per errore la colonna infliggendole forti perdite. La località di tappa, Nizne Petrovskij, era occupata alle 15, dopo due ore di combattimento.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Alle ore 3 del 26 dicembre i sovietici attaccavano il fronte dei battaglioni Tolmezzo e Val Cismon. Verso le ore 7 accentuavano gli sforzi sul Val Cismon, ottenendo parziali successi, annullati da un immediato contrassalto sostenuto da un plotone di carri armati tedeschi. Il Comandante del XXIV Corpo tedesco, esprimendo il suo compiacimento, esteso anche alle artiglierie che avevano appoggiato l'azione (gruppi Conegliano, Val Piave e XXIII/2° da 105/28), definiva gli alpini «molto aggressivi nell'attacco». Le perdite erano state ingenti dall'una e all'altra parte, per quella italiana aggravate dai congelamenti (64 nella sola 59a compagnia del battaglione Vicenza).

Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. Affrontiamo per la prima volta la famosissima salita di Opit da Podgornoje; su questa salita gli Alpini dovettero abbandonare decine di mezzi.









Cronaca di una sconfitta annunciata, 25.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

25 DICEMBRE.

BLOCCO NORD.

Alle ore 7 del 25 dicembre, a Sceptukovka la colonna oltrepassava la ferrovia sostando quindi fino alle 13; era però disturbata da un bombardamento aereo. Alla ripresa del movimento la marcia si faceva sempre più penosa; molti militari restavano indietro, alcuni davano segni di alienazione mentale, provocata dalla fatica, dal freddo, dal biancore ossessionante del paesaggio, dal prolungato digiuno. Alle ore 22 la testa della colonna raggiungeva Tcertkovo, dove il comandante delle forze italiane della difesa faceva distribuire vettovaglie ed assicurava alloggiamenti al coperto. L'afflusso dei ritardatari continuava per l'intera giornata del 26 dicembre. Dall'esame della situazione, subito condotto con il Comando locale e con quello tedesco, risultava che la via verso ovest, su Belovodsk, era in possesso del nemico e che il movimento non poteva essere proseguito.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

La giornata di Natale trascorreva relativamente calma.

domenica 25 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 24.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

24 DICEMBRE.

Il Comando del Gruppo di Armate «B» aveva confermato all'8a Armata l'ordine di resistere in ogni modo all'avanzata nemica, articolando le azioni in base alla situazione di ciascun tratto del fronte: - resistenza rigida sulle posizioni intatte del Corpo d'Armata Alpino, fino a Novo Kalitva, e su quelle, assai meno consistenti, del XXIV Corpo corazzato, tra Novo Kalitva e Golaja; - resistenza temporeggiante e ritardatrice a sud di Golaja fino a Michailo Aleksandrovskji, azione da rendere sempre più statica e consistente con il sopraggiungere di nuove forze (19a Divisione corazzata) nella zona di Starobelsk - Belovodsk - Novo Markovka, iniziato il 24 dicembre.

Le necessità di prendere contatto sulla destra con il gruppo Fretter Pico, di sbloccare le forze italiane e tedesche assediate a Tcertkovo e quella, meno impellente, ma non remota, di respingere l'avversario verso il Don, non consentivano l'impiego della Divisione anche per estendere l'occupazione, come sarebbe stato utile, verso nord, per allinearsi con l'ala destra del XXIV Corpo d'Armata e per colmare la falla tra Golaja e Novo Markovka, ampia circa 40 chilometri. Poiché il Comando tedesco giudicava necessaria la ricostituzione di una linea continua, il compito fu assunto dal XXIV Corpo. Questo, dopo l'arrivo della Julia, del gruppo Fegelein e della 387a Divisione, non aveva ricevuto nuove forze, mentre per opporsi all'avanzata sovietica aveva veduto ridursi quelle esistenti. Per poter prolungare a sud la propria linea doveva necessariamente assottigliare lo schieramento in atto.

Nella giornata del 26 dicembre raggiungeva Michailovka, in quelle del 27 e del 28 si spingeva ancora fino a Vissotscinof, sul parallelo di Kantemirovka, dimezzando così la falla, che rimaneva pur sempre ampia circa 20 chilometri. Un simile vuoto nello schieramento permetteva ancora al nemico di operare a tergo dei due tronconi, lasciando aperta a nord la via di Valuijki alle spalle del Corpo d'Armata Alpino, mentre a sud esisteva analoga minaccia per il gruppo Fretter Pico. II Comando d'Armata prospettava la pericolosa situazione al Comando del Gruppo di Armate «B» e provvedeva direttamente, nel modesto limite delle sue possibilità, spostando il 2 gennaio le forze residue della Cosseria, in corso di riordinamento, dalla zona a sud-ovest di Rossosc a quella di Rovenki. Il Comando del Gruppo di Armate, però, fidando più sulle presunte intenzioni del nemico che sulle forze a propria disposizione, decideva di alleggerire ulteriormente lo schieramento del XXIV Corpo, sottraendogli le modestissime forze residue della 27a corazzata (già ridotta dall'allontanamento del gruppo Haufmann con la 298a Divisione).

Questa Grande Unità, nominalmente «corazzata», cessava, in pratica, di essere tale, ricevendo in rinforzo due «reggimenti di addestramento», incompleti nella preparazione alla guerra e nelle dotazioni; essi inoltre avrebbero conservato la dipendenza organica dalla loro originaria «Divisione d'addestramento». Era, questo, un altro sintomo della grave situazione in cui versava l'Esercito tedesco. La 27a Divisione, così ricostituita, prendeva posizione a sud di Vissotscinof, mentre il limite destro del XXIV Corpo veniva spostato a sud, sulla linea Kriniza - Nikolskojc - Tisckovka - Peski.

Il 28 dicembre il nuovo schieramento era in atto; il XXIV Corpo d'Armata corazzato aveva così assolto il compito ricevuto. Tuttavia le unità erano stanche, gli effettivi ridotti, l'occupazione a sud di Golaja realizzata soltanto con caposaldi troppo distanziati, mancavano le riserve. In sostanza, gli ordini superiori erano stati eseguiti ma la situazione su quel tratto di fronte risultava sempre precaria. A sud del XXIV Corpo, la Divisione corazzata, in un primo tempo, rinforzava i caposaldi di Novo Markovka e di Belovodsk, estendeva poi il proprio controllo a sud, nella valle del Derkul, dando protezione alla linea del Donez e coprendo Voroscilovgrad insieme con la retrostante zona minerario-industriale.

Il Comando del Gruppo d'Armate progettava, frattanto, una azione congiunta tra la 19a corazzata e le forze del presidio di Tcertkovo, per dare al nemico, penetrato nella zona di Voloscino (settore Fretter Pico), la sensazione di essere accerchiato. Il Comando d'Armata prospettava le difficoltà dell'operazione, ma l'attuazione del progetto era ugualmente tentata il 29 dicembre: - la 19a Divisione raggiungeva soltanto la zona di Strelzovka, nella valle Kamyscnaja, a circa 25 chilometri da Tcertkovo; - il presidio assediato compiva la sua puntata verso ovest, progredendo di poco; il collegamento diretto, il rifornimento di viveri e munizioni, lo sgombero di ammalati e feriti non potevano avere luogo, né in quel giorno, né in un secondo tentativo compiuto il 10 gennaio. Dal 29 dicembre all'8 gennaio, l'avversario conduceva consistenti attacchi contro la 19a Divisione nella valle Kamiscnaja, infliggendole un forte logorio, mentre stringeva sempre più da vicino i presidi assediati di Gartmiscevka e Tcertkovo.

BLOCCO SUD.

Alle ore 5 del 24 dicembre la colonna si poneva in marcia su Krasnojarovka, occupata di forza alle ore 20 dal 6° bersaglieri, che ne scacciava le forze sovietiche occupanti. La temperatura era scesa a -35°, aggravata da forte bufera di vento. La marcia terminava alle ore 5 del giorno di Natale. Durante la sosta, vuotati i serbatoi dalla benzina, venivano distrutti col fuoco tutti gli automezzi ormai inservibili; il carburante ricuperato veniva destinato agli automezzi impiegati per il traino delle poche artiglierie superstiti od al trasporto di feriti e congelati. II movimento previsto su Nizne Patmos veniva disdetto in quanto la strada era sbarrata dal nemico. Occorreva, pertanto, allungare l'itinerario con un aggiramento ad est.

BLOCCO NORD.

Alle ore 8 del 24 dicembre, era raggiunta Sidorovka, alle 11 Gussev. A circa 5 chilometri da Mankovo Kalitvenskaja, la colonna era deviata da forti resistenze nemiche non potute superare. La marcia doveva essere invertita verso sud per Poltavka (ore 14) - Ivanovka - Chodokov, avanzando nella neve alta, con temperatura rigidissima e nebbia. Molti i congelati che, sostando per riposarsi, passavano dal torpore alla morte per assideramento. Partigiani armati di armi automatiche e pezzi a tiro rapido tendevano frequenti agguati alla colonna.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Il 24 dicembre veniva sciolto il gruppo d'intervento della Julia. Alle ore 5,15 il nemico attaccava il battaglione Val Cismon che, con il concorso di cinque semoventi tedeschi, respingeva con un contrattacco l'avversario oltre le sue posizioni di partenza, catturando prigionieri, armi e materiali. Verso le ore 9,30 dello stesso giorno, il battaglione Vicenza, appoggiato da sei carri armati tedeschi, contrattaccava il fianco destro di un grosso reparto sovietico che minacciava Kriniscnaja, nel settore della 385a Divisione tedesca. L'azione dei russi era stroncata con gravi perdite. Alle ore 11 il battaglione Tolmezzo era nuovamente attaccato da due battaglioni sovietici, dopo brevissima e violentissima azione di fuoco, durante una vorticosa bufera di neve che batteva di fronte gli alpini, riducendone la visuale. Veniva respinto anche questo attacco, con il concorso dell'artiglieria della Cuneense. I prigionieri catturati asserivano che l'azione russa aveva per obiettivo l'abitato di Komarof.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Dl UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

II Comandante del II Corpo d'Armata, consapevole che il morale dei reparti avrebbe avuto importanza determinante negli scontri con un nemico imbaldanzito dal recente successo, il 24 dicembre invitava il Comandante della Ravenna a svolgere ogni possibile azione perché tutti i dipendenti di ogni grado si prodigassero nell'adempimento dei loro compiti, dimostrando che le traversie subite tra Don e Donez non avevano inciso sulla loro capacità combattiva. II Comandante della Ravenna rispondeva assicurando che l'opera morale di comando era già stata svolta, precisando che nel negativo episodio di Kantemirovka non erano state coinvolte solamente unità della Divisione, ma anche altri corpi e specialmente reparti dei servizi.

Nella stessa giornata, il Comandante del II Corpo poteva riferire al Comando dell'8a Armata sulla consistenza della difesa della testa di ponte, nella quale erano impiegati 4.084 uomini (124 ufficiali) e 33 bocche da fuoco d'artiglieria di calibri varianti dai 20 ai 105 mm. Il Comando della Sezione di Gruppo d'Armate Fretter Pico, il 24 dicembre, comunicava al Comando del II Corpo la propria intenzione di trasferire le forze italiane dalla difesa dei ponti di Voroscilovgrad a quella di altro settore del Donez. Il Generale Zanghieri rispondeva il 25 dicembre comunicando le limitate possibilità di quei reparti. Però, già il 27 dicembre il Generale Fretter Pico comunicava personalmente al Generale Zanghieri l'ordine di spostamento della Ravenna. Alla fine dello stesso giorno il Comando del Gruppo di Armate «B» emanava i propri ordini per la prosecuzione della battaglia tra Don e Donez.

sabato 24 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 23.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

23 DICEMBRE.

Il Comando del Gruppo di Armate «B» nella giornata del 23 dicembre, mutava lo schieramento della propria ala destra, assegnandone la parte meridionale al gruppo Fretter Pico (XXX Corpo d'Armata tedesco) e restringendo sensibilmente l'ampiezza del settore affidato all'8a Armata italiana, dando a questa il compito principale «di ostacolare e ritardare quanto possibile una avanzata di ulteriori forze nemiche oltre la linea ferroviaria» Rossosc-Millerovo e di «difendere in modo decisivo» il fronte sul Don tenuto dal Corpo d'Armata Alpino italiano fino a Novo Kalitva e quello del XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco da Novo Kalitva a Golaja. Su questo tratto erano schierate da nord a sud la Divisione Julia, la 385a tedesca, il gruppo Fegelein, la 27a corazzata tedesca e la 387a tedesca.

A sud di Golaja, però, non tutto il territorio era stato abbandonato al nemico, poiché nelle località di Bugajevka, Gartmiscevka e Tcertkovo, tre isolati presidi italiani erano rimasti operanti a contrastare l'avanzata delle forze avversarie, dando copertura al fianco sinistro del gruppo Fretter Pico impegnato in azioni offensive contro Diogtevo. Il Comando d'Armata doveva eseguire il compito ricevuto, pur non disponendo più: - del II Corpo d'Armata, ritirato dal fronte ed in corso di riordinamento nelle zone di Voroscilovgrad (Divisione Ravenna) e di Rossosc (Divisione Cosseria); - del XXXV Corpo d'Armata - CSIR, con le Divisioni Sforzesca, Pasubio, Torino e 3a Celere, rimaste tutte fuori del nuovo limite meridionale del settore e che stavano faticosamente ripiegando verso il Donez.

Era, però, in via d'affluenza la 1a Divisione corazzata tedesca, destinata a schierarsi sulla destra del XXIV Corpo corazzato, rimanendo alle dirette dipendenze del Comando d'Armata. Alcuni suoi elementi avevano costituito presidi sulla nota linea ferroviaria e, quando fosse stato completato l'arrivo delle altre forze, l'intera Grande Unità avrebbe cooperato alla nuova avanzata verso est. A tutte le forze tedesche dipendenti il Comando d'Armata impartiva i propri ordini nella giornata del 23.

PROSECUZIONE DEL RIPIEGAMENTO DELLE DIVISIONI DI FANTERIA.

Le unità dell'8a Armata italiana, che dal 19 dicembre erano in ritirata dalla linea del Don, formavano due blocchi di forze in ripiegamento su altrettanti itinerari principali: - blocco sud; - blocco nord. Le unità del II Corpo d'Armata ebbero sorte diversa, come precisato più avanti.

BLOCCO SUD.

Si era venuto costituendo a Kijevskoj, durante la giornata del 22 dicembre, con elementi delle più varie provenienze, confluiti attorno al maggiore nucleo omogeneo della Sforzesca. Il più importante reparto che si era unito a questa Divisione era il 6° reggimento bersaglieri. Invece, gli uomini provenienti dal II Corpo d'Armata, dal XXXV - CSIR e dalle altre Divisioni italiane del XXIX Corpo tedesco, si erano riuniti e avevano costituito un reggimento di formazione, denominato «Mazzocchi» dal nome del Comandante del 79° fanteria che ne teneva il comando. Questa nuova unità era costituita su tre battaglioni, che prendevano il nome dalle Divisioni dalle quali proveniva la maggior parte del personale inquadrato: - il battaglione Pasubio raggruppava appartenenti al 79° fanteria e ad altri ventuno reparti delle Divisioni Torino, Ravenna, Celere, del Comando del XXXV Corpo e di altre unità e servizi di Corpo d'Armata e d'Armata; - il II battaglione Celere (meno il 6° bersaglieri) inquadrava elementi provenienti da trentatré reparti delle Divisioni Ravenna e Torino, del Comando del XXXV Corpo e di altre unità e servizi di Corpo d'Armata e d'Armata; - il III battaglione Sforzesca comprendeva tutti gli elementi appiedati appartenenti all'omonima Divisione, non inquadrati nel loro reggimento o negli altri minori reparti.

I battaglioni, formati dapprima su tre compagnie di tre plotoni, dovettero essere portati a quattro compagnie ciascuno, facendosi distinzione tra il personale provvisto dell'armamento individuale e quello che ne era sprovvisto. Il reggimento era dotato del solo pezzo da 75/27 potuto portare in salvo dall'8° reggimento artiglieria della Pasubio, che era stato prima affiancato ai pezzi superstiti del 17° artiglieria della Sforzesca e poi restituito alla sua Divisione. Durante la giornata erano state respinte puntate di mezzi corazzati avversari provenienti da Nizne Astachof. Due carri armati erano stati distrutti. Nella notte sul 23 dicembre, il 6° reggimento bersaglieri rinforzato dalle artiglierie disponibili, sostituiva un gruppo tedesco nello sbarramento della valle Nagolnaja ad ovest di Kievskoj, rimanendo sulle posizioni fino all'imbrunire del giorno seguente e combattendo per l'intera giornata. Le rimanenti unità raggiungevano Annenskij, dove, per ordine del Comando del XXIX Corpo tedesco, si organizzavano a caposaldo per difendersi dalle forze avversarie che occupavano la valle Nagolnaja. Ad Annenskii potevano congiungersi ai superstiti del 53° fanteria.

BLOCCO NORD.

Il 23 dicembre, data la situazione, il Comandante della Torino ordinava l'incenerimento delle bandiere reggimentali, per evitarne la possibile cattura. La violenza dell'azione di fuoco avversaria cresceva di giorno in giorno con l'impiego di bocche da fuoco di maggiore potenza. Le operazioni di riordinamento intese a conferire ai reparti di formazione la maggiore possibile organicità, e quindi un rendimento migliore, venivano turbate dalla perentoria richiesta tedesca tendente ad ottenere immediatamente 14 reparti di formazione italiani di circa 100 uomini, da impiegare nella difesa dei settori comandati dai Generali italiani Capizzi (Ravenna) e Rossi (Torino).

Alla sera tutti i comandanti italiani erano invitati a radunarsi al Comando della 298a, per conferire maggiore prontezza di decisioni e di intervento alla loro azione di guida dei reparti. Nelle prime ore della notte venivano diramati gli ordini per la rottura dell'accerchiamento ed il trasferimento nel caposaldo di Tcertkovo. I feriti ed i congelati in grado di marciare seguivano la colonna, gli altri erano trasportati sulle slitte disponibili o sul solo autocarro per il quale era stata trovata benzina; gli intrasportabili venivano lasciati sul posto, affidati al senso di umana solidarietà dell'avversario. Alle 23,30 aveva inizio il movimento. I sovietici attaccavano la retroguardia italiana, ma questa li tratteneva durante tutto lo sfilamento della colonna. Il combattimento durava fino all'alba del 24 dicembre ed alcuni reparti impegnati nella lotta non riuscivano più a raggiungere la colonna.

La temperatura era scesa a -40° ed i soldati italiani marciavano un'altra volta digiuni, perché non era stato possibile ottenere gli avio rifornimenti richiesti, né il Comando della 298a Divisione tedesca, a fianco della quale pure combattevano i reparti italiani, aveva ceduto una parte del proprio vettovagliamento. La marcia notturna, per merito della retroguardia italiana, consentiva alla colonna di sottrarsi al nemico, seguendo un itinerario in aperta campagna.

Divisione Cosseria.

Raccolti a Sofjcvka il Comando della Divisione, una parte del 90° fanteria, il 108° artiglieria (meno un gruppo), i reparti del genio ed i servizi, dopo che i resti dell'89° fanteria si erano raccolti a Losctscina e dopo aver combattuto fino al 20 a fianco della 385a Divisione, il 23 dicembre, tutta la Cosseria si trasferiva nella zona di Lisinovka-Jekaterinovka, in prossimità di Rossosc, dove sostava fino al 31 dicembre, passando alle dipendenze d'impiego del Corpo d'Armata Alpino. Tra il 10 ed il 5 gennaio, esigenze operative determinavano lo spostamento della Divisione nella zona di Rovenki-Beloluzkaja, a protezione del fianco destro del Corpo d'Armata Alpino, continuando nella nuova dislocazione le operazioni di riordinamento, già iniziate.

Da quella zona, per un aggravamento della situazione sul fronte del XXIV Corpo d' Armata corazzato tedesco, la Divisione, passata alle dipendenze dirette del Comando d'Armata, veniva avviata in direzione di sud-ovest fino a raggiungere Izjum. Da qui si diresse poi a nord-ovest, iniziando una lunga marcia a piedi di 1.300 chilometri, con temperature talora discese al di sotto dei -40°, ed eseguita sempre nel rispetto dell'ordine e della disciplina. Fu percorso l'itinerario Karkov - Ahtyrka - Romny - Priluki - Neshin, fino a Novo Beliza, nella zona di Gomel (Russia Bianca) raggiunta il 7 marzo. La Divisione si ricongiungeva così al Comando del II Corpo d'Armata ed alla Divisione Ravenna.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nella giornata del 23 dicembre non avevano luogo azioni importanti.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Dl UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il Comando dell'8a Armata, nella giornata del 23 dicembre, stabiliva che la difesa della testa di ponte aveva grande importanza ai fini di future azioni controffensive e che quel compito era preminente sugli altri. Prescriveva, inoltre, che la difesa tenesse contegno aggressivo, spingendo le proprie punte contro le fanterie nemiche avanzanti.

Vigilia di Natale 2022

Come ogni anno anche questa vigilia di Natale avrei scritto un pensiero su quanto accadde esattamente in queste ore, 80 anni fa, in Russia. E' uno degli episodi a cui più sono legato, per tanti motivi, e forse anche perché ho avuto l'occasione di visitare quella zona sia nel 2016 che nel 2019. Parlo della battaglia di Arbusovka, da molti conosciuta come "la valle della morte". L'occasione, infausta a mio avviso, mi viene proprio da un servizio del TG5 Storia sulla Campagna di Russia. Ore 13.30 circa alla fine del telegiornale che seguo sempre in modo più distaccato, sento il conduttore parlare della Campagna di Russia. Come non prestare la massima attenzione una volta tanto che qualcuno la ricorda?!

Il servizio è totalmente improntato sulla resistenza degli Alpini sul fiume Don e sulle parole di Mario Rigoni Stern... oggi? Oggi che ricorre l'anniversario, esattamente 80 anni fa in queste stesse ore, della più significativa battaglia sostenuta dalle nostre truppe sul fronte russo con circa 20.000 fra caduti, dispersi e prigionieri su circa 25.000 fra fanti, bersaglieri, artiglieri, CC.NN.

Perché ad ogni occasione SEMPRE e SOLO accostare la Campagna di Russia agli Alpini, per i quali ovviamente va tutto il mio rispetto?

Cronaca di una sconfitta annunciata, 22.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

22 DICEMBRE.

BLOCCO NORD.

Per tutta la giornata del 22 dicembre, le unità sovietiche, occupando le alture circostanti, avevano accerchiato la conca di Arbusov, nella quale si erano raccolti i reparti italiani della Divisione Torino, del gruppo Capizzi, di un'aliquota della Pasubio e quelli tedeschi della 298a Divisione. Nella notte l'avversario premeva le unità assediate concentrando il fuoco di armi automatiche, mortai, lanciarazzi ed artiglierie sul facile bersaglio degli uomini all'addiaccio; le abitazioni erano state tutte occupate dai tedeschi, giunti per primi. Sempre nel corso della notte si riordinavano i reparti, raccogliendo coloro che erano in grado di combattere, mentre venivano condotti contrassalti, che smorzavano l'aggressività del nemico.

Il Comando tedesco decideva di effettuare alle ore 7 un'azione tendente ad allontanare la stretta dell'avversario. Il grosso dei reparti italiani sopravanzava nell'azione quelli tedeschi attaccanti, irrompeva nelle linee sovietiche e le respingeva, conseguendo lo scopo dell'operazione. Furono catturati molti prigionieri, armi e munizioni, ma molti furono tra gli attaccanti italiani i morti ed i feriti, questi ultimi dovuti tenere all'aperto per le difficoltà poste dai tedeschi della 298a a cedere, anche in parte, le costruzioni da essi occupate. L'azione di fuoco del nemico continuava, provocando altre forti perdite. A sera il Comando tedesco ordinava l'abbandono delle linee raggiunte al mattino dagli italiani.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Dl UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il Comando del II Corpo d'Armata, giunto a Voroscilovgrad nella notte sul 22 dicembre, durante la mattina, presa conoscenza della situazione locale, emanava i primi ordini per la difesa dei due ponti, del tratto di fiume interposto ad essi e della città retrostante, precisando subito dopo che si sarebbe trattato di una consegna da eseguire senza risparmio di energie e di sacrifici. Frattanto, con l'affluenza a Voroscilovgrad dei reparti della Ravenna provenienti da Valentinovka, veniva assegnata al Comandante di questa la responsabilità della difesa della testa di ponte, separandola da quella della difesa della città. Alla Ravenna erano affidati i compiti di: - difesa ad oltranza dei ponti e del fiume da ogni infiltrazione nemica e, in linea subordinata, difesa della zona urbana di Voroscilovgrad e adiacenze; - alimentazione delle forze della difesa, innanzi tutto con i reparti della Divisione stessa, ma anche con altri, tratti da qualunque unità italiana; - ordinato sgombero a tergo dei reparti non prontamente reimpiegabili, coordinandone i movimenti con le esigenze dell'Intendenza.

venerdì 23 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 21.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

21 DICEMBRE.

II Comando del Gruppo di Armate «B», di fronte all'evidente impossibilità di esecuzione dell'ordine di resistenza sulla linea indicata il giorno precedente, impartiva nuove disposizioni intese a: - arretrare le unità sulla linea Kalitva - Diogtevo - Verhnij Makejevka - Verhnij Grekovo, ancora idonea a coprire il fianco sinistro del Gruppo di Armate Don; - eliminare, con reparti ripiegati ed altri in corso di affluenza a Millerovo, le unità nemiche giunte fino a Diogtevo.

Lo schieramento dell'Armata, in quel giorno, a seconda delle diverse situazioni poteva essere considerato così articolato: - schieramento settentrionale, con un fronte pressoché continuo, tenuto da: Corpo d'Armata Alpino, sulle vecchie posizioni da Bielogorje a Staro Kalitva; XXIV Corpo d'Armata corazzato, da Novo Kalitva a Golaja, con: 385a Divisione, da Novo Kalitva a Kriniscnaja (compreso il gruppo d'intervento Julia); gruppo Fegelein, da Pervomajsk ad Atamanski; resti della 27a Divisione corazzata, in zona di Kosj; 387a Divisione, in affluenza tra Lissenkovo e Golaja; Divisione Julia, in seconda schiera nella zona di Poddubnovka - Grigorjcvka; - settore centrale, tra Kantemirovka e Diogtevo, difeso da forze intervallate di varia consistenza e di diversa nazionalità dislocate a Malcevskaja, Tcertkovo, Gartmiscevka, Buhaievka e, più arretrate, a Belovodsk; - settore meridionale, tra Diogtevo e Verhnij Grekovo, nel quale si trovavano il Comando del XXXV Corpo d'Armata (senza unità ai suoi ordini) e le unità sottoposte al XXIX Corpo d'Armata tedesco: Divisioni Pasubio, Torino, 3a Celere, Sforzesca e 298a tedesca, tutte in corso di ripiegamento verso la zona di Tcertkovo - Diogtevo - Verhnij Makejevka. A Millerovo, con altri reparti minori tedeschi, era in affluenza la 3a Divisione alpina tedesca, destinata ad agire in cooperazione con la 298a, contro le forze sovietiche di Diogtevo.

La pressione frontale esercitata dalle unità nemiche, specialmente nel corso della fase di rottura del fronte, era alquanto diminuita, a causa delle gravissime perdite loro inflitte dalla difesa nelle giornate precedenti. L'avversario tendeva ad esercitare la sua azione frapponendosi, con forze corazzate e motorizzate, tra le unità in ripiegamento, favorito dagli ampi spazi determinatisi nello schieramento centrale ed in quello meridionale.

298a Divisione tedesca.

Era rimasta sempre unita al gruppo Capizzi, della Ravenna, ed aveva fatto blocco anche con la Divisione Torino. Dopo una faticosa marcia notturna, all'alba aveva raggiunto i pressi di Posdnjakof, dove trovava resistenza per superare la Tihaja. In questa località, verso le ore 7, la retroguardia della Torino veniva attaccata contemporaneamente da nord-ovest e da sud-est da due battaglioni appoggiati da carri armati. Verso le ore 9,30, ormai sulla sponda destra della Tihaja, la colonna era nuovamente attaccata da fanterie, mentre i carri armati ne circondavano i margini come in un movimento di carosello. Nelle ore meridiane il nemico preveniva la colonna, facendosi trovare schierato sopra un'altura, che la 298a doveva attaccare, con il concorso di reparti italiani. La Torino veniva, a sua volta, attaccata a tergo; superate le posizioni nemiche, la colonna giungeva ad Arbusov, sostandovi per la notte.

Divisione Pasubio.

Nella notte sul 21, nell'intento di sottrarsi alle circostanti forze nemiche, veniva ripresa la marcia in direzione sud, preceduta dall'esplorazione, condotta da elementi a cavallo, con quadrupedi tratti dal carreggio. Il movimento era ostacolato da uno scontro con il nemico presso Olchovski. Un nuovo scontro alle ore 7 era sostenuto presso Tihomirovski, ove gli italiani avevano la meglio contro una colonna motorizzata russa, che si ritirava dopo avere subito considerevoli perdite. Verso le ore 8,30, la colonna giungeva a Verhnij Makejevka, congiungendovisi con la colonna della Divisione Sforzesca.

Divisione Torino.

Nella notte i reparti procedevano in ordine su Posdnjakof. Le difficoltà dell'itinerario, svolto parzialmente fuori delle piste, imponevano l'abbandono di parte degli automezzi e delle artiglierie. Verso le ore 7, circa due battaglioni sovietici, provenienti uno da nord-ovest ed uno da sud-est, attaccavano la colonna, che reagiva con l'artiglieria e con un violento contrattacco del III/81° fanteria. A questa mossa il nemico rispondeva con l'intervento di carri armati, provocando considerevoli perdite. Solamente alle ore 9 poteva essere ripreso il movimento, che proseguiva attraverso gli abitati di Posdnjakof e Ticho Sciuravskaja. Ad ovest di Smirnovskij un nuovo sbarramento nemico veniva rotto dopo un'ora e mezza di lotta, ma, mentre la testa della colonna combatteva per aprirsi la strada, era attaccata anche la retroguardia e la conca di Arbusov poteva essere raggiunta soltanto alle ore 20.

In questa località la Torino giungeva disponendo in tutto di tre pezzi da 75/27 e di quattro autocarri. Tutto il rimanente armamento pesante e l'autocarreggio erano andati perduti per mancanza di carburante e per le difficoltà della marcia sulla neve e sul ghiaccio. Doveva essere richiesto, via radio della 298a Divisione tedesca, un urgente rifornimento aereo di viveri.

3a Divisione Celere.

Il Comando della Divisione rimaneva separato dai reparti dipendenti e, dopo due giorni durante i quali non era riuscito a collegarsi con alcuno di essi, raggiungeva Forschstadt, sul Donez, e successivamente Voroscilovgrad. All'alba il Comando del 3° bersaglieri decideva di organizzarsi a difesa nell'abitato di Kalmikof, dove aveva trascorso la notte. Prima che avesse dato inizio alla sistemazione, il reggimento veniva attaccato da est e da sud da forti contingenti di fanteria con mortai ed artiglieria di piccolo calibro. La lotta risultava frazionata in brevi ed isolati scontri. Dopo aspro combattimento l'intera colonna veniva circondata e catturata. Il 6° bersaglieri si era invece unito alla colonna della Divisione Sforzesca, della quale divideva le sorti.

Divisione Sforzesca.

Nella notte una quindicina di carri armati attaccava Popovka e sei di essi erano distrutti, mentre un nucleo di carabinieri respingeva la fanteria che li accompagnava. Intanto i reggimenti di fanteria ricevevano l'ordine di radunarsi a Verhnij Cirski per riprendere il ripiegamento verso sud, passando dalla valle del Tcir a quella della Jablonovaja. Durante l'esecuzione dei movimenti il fianco sinistro del 53° fanteria era fortemente attaccato da carri armati verso le 18,30. Il combattimento durava circa due ore, con gravi perdite da entrambe le parti.

La marcia con le misure di sicurezza aveva appena avuto inizio verso le ore 23, quando un nuovo e più forte attacco di mezzi corazzati, sulla testa e sui fianchi della colonna, separava l'avanguardia (I/53°), che poteva tuttavia uscire dall'accerchiamento, dopo aspra lotta e dopo aver distrutto 6 carri armati. Il grosso della colonna (54° fanteria) restava chiuso nella morsa nemica, né poteva essere soccorso dal 6° bersaglieri, che veniva attaccato e respinto dai carri armati russi. A Verhnij Makejevka, dove si trovava il Comando della Divisione, giungevano il Comandante del XXXV Corpo d'Armata, con elementi del suo Comando e il Comando della Divisione Pasubio, con elementi del 79° fanteria. Nella notte la colonna, sganciatasi combattendo dal nemico, si portava a Kjevskoje.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nelle giornate del 21 e del 22 dicembre, mentre sul fronte settentrionale dell'8a Armata (Corpi Alpino e XXIV corazzato) si verificava un allentamento della pressione del nemico, nel settore meridionale l'azione delle unità corazzate e motorizzate sovietiche rendeva impossibile ogni tentativo di ricostituzione di un fronte da parte delle unità dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco. I movimenti delle due Grandi Unità cessavano così di avere scopi tattici per esaurimento della capacità operativa dei reparti. Esse avevano subito gravissime perdite ed erano pressoché prive di armamento, di munizioni, di carburanti e poco rifornite di viveri, alcuni dei quali erano aviolanciati soltanto per le più impellenti necessità.

La Divisione alpina Julia - come si è detto - aveva inviato con autotrasporto dal 18 dicembre il proprio gruppo d'intervento nel settore del II Corpo d'Armata. I due battaglioni L'Aquila e Tolmezzo, con le unità di rinforzo, avevano preso posizione a sud della Tciornaia Kalitva, tra Novo Melniza ed Ivanovka (esclusa), a prolungamento verso sud della linea tenuta dalla Cuneense, raccordandosi a destra con la 385a Divisione tedesca. Su quelle posizioni era stato affiancato anche il battaglione Monte Cervino, già molto logorato. Gli altri reparti della Julia, non appena sostituiti nel precedente schieramento, durante le giornate del 19, 20 e 21 avevano compiuto il non facile trasferimento a piedi, marciando a ridosso delle posizioni della Cuneense.

Già nella giornata del 20 il battaglione L'Aquila, del gruppo di intervento, schierato tra il quadrivio di Selenj Jar ed Ivanovka, aveva respinto elementi esploranti del nemico. Al mattino del 21 un attacco sferrato da due battaglioni della 352a Divisione sovietica era stato anche respinto dallo stesso battaglione L'Aquila. Con uguali forze, all'alba del 22, l'attacco veniva violentemente ripetuto. Tutta la Divisione era ormai schierata e poteva lanciare un immediato contrattacco, sostenuto da soli quattro carri armati tedeschi. Entro le ore 15 la situazione era stata ristabilita. Alle ore 10, poco più a nord, il nemico muoveva all'attacco contro il battaglione Tolmezzo. Respinto, rinnovava il tentativo dopo due ore, con due battaglioni della 167a Divisione. Nuovamente respinto, era costretto ad interrompere l'azione alle ore 15 con perdite fortissime.

II CORPO D'ARMATA.

Il Comando del Corpo d'Armata, dal giorno 19 non aveva più responsabilità operative, dovendo provvedere alla ricostituzione delle proprie unità in zona diversa da quella di Mitrofanovka, nella quale era dislocato, troppo esposta alle vicende della lotta in corso. Il 17 dicembre era avvenuta la separazione di un primo blocco di forze della Divisione Ravenna (gruppo Capizzi), formato prevalentemente da reparti del 37° reggimento fanteria ed elementi di rinforzo, defluito verso sud-est e congiuntosi alla 298a Divisione tedesca, della quale condivideva le sorti nel duplice assedio di Arbusov e di Tcertkovo e nella sortita da quest'ultimo.

Gli avvenimenti del 19 dicembre a Kantemirovka determinavano, come si è visto, il deflusso disordinato da quella città della maggior parte della Divisione Ravenna, di gran parte del 90° reggimento fanteria della Cosseria, con i rispettivi elementi di rinforzo. La più consistente parte di forze della Divisione Cosseria era stata raccolta a Sofjevka, poco ad ovest della ferrovia Rossosc-Millerovo mentre i resti dell'89° fanteria, rimasti in linea fino al 20 dicembre a fianco della 385a Divisione tedesca, si raccoglievano a Losetscina dietro l'ala destra della Divisione alpina Cuneense. In questa situazione il Comando d'Armata decideva che il Comando del II Corpo d'Armata lasciasse Mitrofanovka e, transitando per Rossosc-Starobelsk, si trasferisse a Voroscilovgrad, raggiungendovi il nucleo maggiore delle sue unità e, appoggiandosi poi ai magazzini dell'Intendenza, si dedicasse alla ricostituzione dei reparti. Il movimento, iniziato nella tarda sera del 20 dicembre, era ultimato entro il 21.

Divisione Ravenna.

I reparti della Divisione, giunti a Voroscilovgrad tra il 19 ed il 21 dicembre, vi venivano subito raccolti, sottoposti ad un primo riordinamento, forniti dell'equipaggiamento e dell'armamento di reparto distrutto in combattimento o successivamente perduto, ed erano impiegati nella difesa dei ponti e della città, come sarà detto più avanti. Il Comandante della Divisione, dopo avere ceduto la difesa del caposaldo di Taly al gruppo tedesco Andersen, entro la sera del 19 dicembre aveva raccolto a Valentinovka (4 chilometri a sud-est di Mitrofanovka) i reparti che lo avevano seguito; in tutto 1.200 uomini con 30 ufficiali, 2 pezzi da 105/28 e 20 autocarri. In quella località egli dedicava le giornate del 20 e del 21 dicembre ad una migliore organizzazione dei reparti.

Al mattino del 22 dicembre veniva avvertito, da elementi della 387a Divisione tedesca, che una ulteriore avanzata del nemico rendeva precaria la situazione e riceveva direttamente l'ordine dal Comando di Armata di trasferirsi a Voroscilovgrad con la colonna ai suoi ordini, transitando per Rossosc - Rovenki - Starobclsk - ponte di Vesselaja Gora.