giovedì 13 maggio 2021

La guerra sul fronte orientale, parte 6

Senza altra finalità se non quella della condivisione storica e militare, pubblico questo sesto video sugli orrori della guerra in generale e sul fronte orientale in particolare.

Il viaggio del 2011, steppa a Novo Georgiewskij

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la steppa fra Novo Georgiewskij e Krawzowka.



Racconti di Russia, una lotta impari

Questa testimonianza tratta dal libro "NIKOLAJEWKA: C'ERO ANCH'IO" di Giulio Bedeschi descrive in poche righe l'inadeguatezza di alcuni armamenti in dotazione all'ARMIR durante la campagna di Russia. Inadeguatezza che diede origine ad atti di eroismo e talvolta di estremo sacrificio.

Sergente Luciano Papinutto, Battaglione Gemona, 8° Reggimento Alpini.

[...] All'orizzonte si profilano le sagome mastodontiche di due carri armati russi, i quali cannoneggiavano e mitragliavano in forma impressionante seminando morte ovunque, ed a completamento di questo triste spettacolo seguiva una seconda carneficina operata dai cingoli di un carro armato, il quale presa d'infilata la colonna, macinava sotto i suoi cingoli muli, slitte, equipaggiamenti, e ciò che era più triste, alpini. [...]

Il sergente Vari coadiuvato dal caporale Venturini e dagli alpini Tea, Molinaro, Calligaro, con altri serventi, quando il colosso corazzato russo, rullando sulla colonna indifesa giunse a circa 100 metri, aprì il fuoco centrandolo per ben 13 volte consecutive senza arrecargli il minimo danno, e senza neppure impressionare l'equipaggio, il quale diresse velocemente il carro verso il cannone tenuto dall'ardito sergente Vari, schiacciandolo. Il caporale Venturini e gli altri serventi rimasero fortunatamente feriti di striscio e non gravemente.[...]

RICCARDO

martedì 11 maggio 2021

Immagini, Italo Gariboldi

Il generale Italo Gariboldi, comandante dell'ARMIR, a colloquio con altri ufficiali italiani.



Commissione speciale dell'ONU, parte 7

Pubblico la settima parte di un documento storico di alto interesse, recuperato qualche mese fa dopo svariate ricerche. "Note e documenti riguardanti i militari italiani prigionieri e dispersi i Russia" realizzato dell'Ufficio del delegato italiano presso la Commissione speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra, edito nel 1958.

Questo noi domandiamo, poiché non possiamo considerare esatte le dichiarazioni ripetute dal Governo sovietico circa il rimpatrio totale dei prigionieri italiani. In effetti queste sono delle affermazioni che hanno avuto una smentita dal fatto già rammentato, del ritorno in Italia di un certo numero di prigionieri a una data successiva alle dichiarazioni sovietiche ed inoltre dall'arrivo recentissimo di un certo numero di lettere di prigionieri alle loro famiglie. E' evidente che in questa situazione, noi pensiamo che è necessario che la Commissione prosegua il suo lavoro. Noi abbiamo la certezza che l'opinione pubblica di tutto il mondo si renda conto delle ragioni della nostra ostinazione. Il problema dei soldati italiani dispersi nell'Unione Sovietica è talmente imponente - pensate a queste 63.000 famiglie che piangono e che ancora hanno qualche speranza! - che ci obbliga a usare tutti i mezzi perché il problema possa essere chiarito. Noi non indirizziamo delle accuse a nessuno. Noi siamo anche disposti a rinunciare a tutte le recriminazioni, a tutte le lagnanze, purché ciò possa apportare della comprensione e dell'aiuto a tanta sofferenza.

Signor Presidente, nel Vostro discorso di apertura della seconda Sessione avete lanciato un appello al sentimento umanitario dei popoli e dei governi. Ebbene, per il rispetto di questo sentimento, purché la causa della giustizia possa trionfare, per l'osservanza di questi principi della libertà e della democrazia per i quali noi speriamo di creare un mondo nuovo, tenendo presente allo spirito l'insegnamento e la venerazione di quelli che sono caduti nel compimento del proprio dovere, oggi noi siamo ancora in questa sala, non solamente per domandare il Vostro aiuto, ma per dare anche il nostro ed appoggiare con tutte le nostre forze le richieste degli altri paesi che chiedono il rimpatrio dei loro cittadini ancora in prigionia.

Può darsi che la tristezza delle nostre anime - poiché non possiamo dimenticare in questo momento che siamo gli inviati di tutti quelli che sono nella sofferenza a causa di questo problema angoscioso - potrà essere meno dolorosa se avremo fra noi i delegati dell'Unione Sovietica. Noi non vogliamo, d'altra parte, perdere tutte le speranze di un cambiamento di questa incomprensibile posizione presa dal Governo sovietico. In tutti i casi il Governo italiano, da me rappresentato, desidera che si sappia che l'interesse tenace al problema dei soldati italiani dispersi nell'Unione Sovietica sarà e resterà tale sino a che avremo la certezza che la posizione di tutti, assolutamente di tutti i nostri cittadini sia stata chiarita. Questa è la volontà precisa e il sentimento unanime del popolo italiano che è fraternamente ed affettuosamente solidale con tutti questi perché la tragedia della guerra non è ancora terminata e tuttavia sette anni sono già passati dal giorno in cui si sono deposte le armi.

Si è molto detto e molto scritto sulla nostra attività in questi giorni; questa attività che è cominciata, resta e resterà puramente umanitaria, che è il segno sotto il quale ha preso vita la Commissione creata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Fedele a questa parola d'ordine, voi ci avete informato Sig. Presidente che in questo spirito la Commissione presenterà un primo rapporto dettagliato all'organo superiore dell'O.N.U. Noi siamo portati a credere che questa prima conclusione sia il principio di una nuova tappa della nostra missione che ci permetterà di ottenere i risultati che ci siamo proposti. Ancora una volta la Delegazione Italiana, sensibile più Che mai agli appelli e alle preghiere delle famiglie dei dispersi rivolge un invito all'Unione Sovietica, perché voglia considerare, comprendere ed aiutare il lavoro della Commissione.

Il popolo italiano non ha dimenticato la nobiltà d'animo di cui sono stati capaci, i lavoratori ed i cittadini della piana ucraina verso i nostri soldati durante le drammatiche giornate dell'inverno 1942-1943. Noi abbiamo una lunga lista di episodi di fraternità umana di questa popolazione verso i nostri connazionali, che si trascinavano senza aiuto e senza protezione lungo le strade. Sono questi episodi che dimostrano come la popolazione russa è stata sensibile - e una tale sensibilità noi pensiamo ancora vivente - a queste regole e a questi sentimenti umanitari in nome dei quali noi siamo qui riuniti e ci battiamo sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Sig. presidente nel ringraziare, la contessa Bernadotte, il Sig. giudice Aung-Khine ed i membri della Segreteria, con la più profonda riconoscenza per quello che avete fatto, non vi dico addio ma arrivederci.

Arrivederci in questo giorno non lontano quando il sorriso sarà di nuovo la ove oggi è solamente tristezza, arrivederci in questo giorno non lontano quando le madri, le spose gli orfani potranno mettersi in ginocchio sulla terra sacra dei cimiteri ove riposano i nostri soldati morti in Russia. Arrivederci in questo giorno non lontano quando l'angoscia dell'incertezza e del mistero sarà svelato a seguito delle comunicazioni ufficiali, che ci rassicurano sulla sorte di tutti i nostri concittadini travolti dalla tragedia della guerra. Se noi non avessimo una grande fede in tale avvenimento e se non avessimo una grande speranza in questo avvenire, noi mostreremmo di considerare distrutti in questi giorni i principi di libertà e di giustizia, senza i quali una comunità di vita tra i popoli non è possibile, noi mostreremmo di aver perduto la fede nelle possibilità di difesa e di mantenimento della pace nel mondo".

In definitiva i risultati della IIIa Sessione della Commissione dell'O.N.U. - che chiuse i suoi lavori il 12 settembre 1952 - possono riassumersi: - completamento della documentazione ed aggiornamento dei termini della questione; - stesura di un rapporto speciale da presentare al Segretario Generale dell'O.N.U.; - proposta di continuazione dell'esistenza e dell'azione della Commissione speciale. Praticamente nessun risultato concreto, il quale non si sarebbe mai potuto raggiungere sino a quando non fosse intervenuta nella discussione, una delegazione russa che potesse rispondere, chiarire e precisare la situazione e convenire ad accordi per la definitiva soluzione del problema.

Nel 1953, il 24 Agosto, venne convocata la IVa Sessione della Commissione Speciale dell'O.N.U. per i prigionieri di guerra a Ginevra. Alla Sessione intervennero le Delegazioni di: Australia - Belgio - Francia - Germania - Italia - Giappone - Lussemburgo - Olanda - Gran Bretagna e Stati Uniti. Molte speranze nutrirono le Delegazioni circa il probabile intervento di una rappresentanza russa sebbene tale eventualità si palesava quanto mai difficile. In seduta privata il presidente della Commissione ad hoc annunciò che a New York erano in corso trattative fra la Segreteria Generale dell'O.N.U. e i rappresentanti dell'U.R.S.S per una reciproca collaborazione alla soluzione del problema e in conseguenza si decise di rimandare la seduta plenaria e pubblica a data da determinarsi per non compromettere quelle trattative e per permettere ai Capi delle delegazioni dei paesi intervenuti di approntare le dichiarazioni ufficiali dei rispettivi Governi in relazione all'intervento o meno della delegazione russa.

Il fallimento dei colloqui di New York, durante i quali il Ministro Vichinsky non avrebbe dimostrato la minima volontà di collaborazione con la Commissione Speciale, indusse il Segretario Generale dell'O.N.U. ad includere l'argomento dei prigionieri di guerra nell'ordine del giorno dell'VIIIa Sessione dell'Assemblea Generale e far aprire, a Ginevra, la seduta pubblica nel corso della quale i Capi delle Delegazioni lessero le dichiarazioni dei rispettivi Governi redatte con tono conciliante e soprattutto umanitario, elogiando il lavoro della Commissione Speciale ed auspicando che essa continuasse la sua azione. In particolare il Capo della Delegazione Italiana pronunciò un atto di fede circa i risultati che si sarebbero potuti avere nella soluzione di un problema che, lungi dall'avere pretese politiche, andava concepito soltanto come un'atto di umanità e come desiderio di diminuire le sofferenze degli uomini.

Sulla questione dei prigionieri e dispersi in Jugoslavia, la Delegazione Italiana, data la tensione del momento fra i due Paesi, non si pronunciò nella seduta pubblica, cosa che fece in quella privata nel corso della quale la Commissione Speciale accolse la richiesta e si impegnò a farne cenno nel rapporto conclusivo da trasmettere, a chiusura dei lavori, all'Assemblea Generale dell'O.N.U. Questa la dichiarazione ufficiale del Delegato Italiano: "Sig. Presidente - l'atto di fede nella Commissione Speciale che io avevo espresso al momento della chiusura della terza sessione, ha trovato più di una eco: e, se noi siamo ancora riuniti qui oggi, è perché noi abbiamo avuto tutti anche questa volta, la sensazione della necessità di continuare il nostro compito. Il detto latino «gutta cavat lapidem» potrebbe essere il motto della vostra opera, opera paziente, opera che noi tutti perseguiamo con la convinzione di poter attendere lo scopo che ci siamo prefissi. Siamo persuasi che le difficoltà che ancora si frappongono sul vostro cammino saranno eliminate e che spariranno certi pregiudizi sullo spirito e sul fine della vostra e della nostra attività.

Tutti noi abbiamo sempre dichiarato che non c'era mai alcun partito preso contro alcuno e che vogliamo agire unicamente a nome dell'umanità per diminuire le sofferenze degli uomini. La vostra opera era ed è sempre una manifestazione ideale generata da uno spirito di solidarietà verso coloro che oggi ancora soffrono in conseguenza della guerra. Su questo terreno sappiamo che vi è un accordo fra tutti i popoli e crediamo che tutti i governi finiranno per riconoscere il loro dovere di aiutare questi sforzi. In questi ultimi mesi si è molto parlato e si parla ancora di una più forte volontà di pace e di un più leale e franco intento universale. Ebbene come si potrebbe più chiaramente dimostrare la sincerità di tali propositi che risolvere il problema dei prigionieri di guerra e dei dispersi?

Siamo felici di constatare che la Commissione Speciale ha potuto concludere la prima fase della sua attività con l'elaborazione di un rapporto che sarà presentato alla prossima assemblea generale dell'O.N.U. In questa maniera l'Assemblea potrà essere informata del problema dei prigionieri e dispersi della grande guerra e gli stati membri che non hanno potuto prendere parte ai lavori della Commissione Speciale, potranno fare ascoltare la loro parola. L'Italia, pur avendone il diritto non è stata ancora messa nell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Tuttavia noi pensiamo che l'Italia dovrà ben essere considerata presente alla prossima Assemblea per le sue ragioni e i suoi diritti consacrati nella documentazione che dovrà essere ascoltata dall'Assemblea come una eco delle voci di centinaia di migliaia di italiani, che direttamente o indirettamente sono colpiti dal dramma dei dispersi in guerra.

Signor Presidente - il metodo democratico che ispira e dirige l'azione del mio Governo trova il suo principio fondamentale nell'uguaglianza di tutti i cittadini nei loro diritti e nei loro doveri. Ebbene i nostri cittadini esigono, nella pienezza dei loro diritti, che lo Stato non si stanchi nella sua azione avente il fine di conoscere la sorte dei nostri soldati dispersi sui diversi fronti di guerra e del rimpatrio immediato di questi italiani che noi sappiamo viventi e detenuti contro la loro volontà. Quasi una decina d'anni è già trascorsa dalla fine della guerra. E il nostro popolo non può comprendere perché non si sia ancora potuto trovare per risolvere questo problema una collaborazione generale che avrebbe potuto già portare un sentimento di sicurezza e di pace nelle famiglie, particolarmente se si considera che la maggior parte della gente che soffre di questa situazione è composta di contadini; di operai, d'impiegati: sono dei proletari che domandano con insistenza comprensione, assistenza e una dimostrazione di solidarietà e di amore. Perché negare questa consolazione, perché non rispondere a questa invocazione?

Signor Presidente noi siamo convinti - lo ripeto - che un giorno non lontano voi avrete la profonda soddisfazione di vedere la vostra opera coronata da un successo rilucente. Questa certezza che è nello stesso tempo la nostra speranza ci consiglia la pazienza e ci aiuta a perseverare. Quando l'Assemblea delle Nazioni Unite decideva nel dicembre 1950 la costituzione della Commissione Speciale dimostrava di rendersi conto che una questione di tale importanza non poteva essere lasciata in sospeso. Nel momento in cui, in seguito, il Segretario Generale dell'O.N.U. vi conferiva, la presidenza della Commissione Voi, Sig. Presidente diveniste anche l'insegna di una delle più sante e nobili missioni. Una missione di cui il compito allevierà le lacrime di un dolore vivo e profondo, Voi e i Vostri collaboratori avete tenuto ben alta la bandiera della Commissione Speciale e voi la terrete ancora ben atta fino a che le lacrime siano sostituite dal sorriso e dalla serenità. Se, prima di tale giorno, questa bandiera dovesse essere abbassata, si deve credere che è la stessa bandiera dell'O.N.U. che è caduta mortificata e avvilita".

lunedì 10 maggio 2021

MOVM - Briscese Donato

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Caporal Maggiore BRISCESE Donato - 1° Battaglione, 2° Reggimento Genio Pontieri.

Motivazione: "Pontiere caposquadra mitraglieri, in aspro combattimento contro rilevanti forze, portava i dipendenti con ardita decisione all’attacco, infliggendo gravi perdite al nemico. Caduti alcuni serventi, benché ferito una prima volta, rimaneva al proprio posto incitando i suoi uomini alla resistenza ed assicurando l’efficace fuoco dell’arma. Ferito una seconda volta al capo da una scheggia di mortaio, cosciente della critica situazione per la grave minaccia nemica, rifiutava ogni cura e continuava audacemente la lotta. Rimasta l’arma inutilizzabile, si poneva alla testa dei superstiti e cercava ancora di arrestare il nemico con lancio di bombe a mano, finché colpito a morte da raffica di mitragliatrice, immolava la propria vita, fiero di avere contrastato il passo al nemico prodigandosi oltre gli umani limiti del dovere. — Nikolajewka (Fronte russo)".

MOVM - Nicolai Filippo

Le Medaglie d'Oro al Valor Militare della Campagna di Russia, Sottotenente NICOLAI Filippo - 9° Battaglione Genio Pontieri.

Motivazione: "Esemplare figura di ufficiale e di combattente, che, a spiccate qualità di comandante, univa integro sentimento e marziale carattere. Decorato di medaglia d’argento per avere, quale comandante di plotone pontieri in difficili condizioni, riattivato numerose volte un ponte interrotto dalla artiglieria nemica. Destinato, durante la lotta invernale, a difendere, in una fase incerta di aspro combattimento, un abitato contro cui faceva leva la pressione schiacciante di superiori forze avversarie, reagiva con strenuo impeto ed indomita tenacia, anche quando gli assalitori lo avevano accerchiato su posizioni avanzate. Asserragliatosi, anziché arretrare, teneva testa ai rinnovati urti del nemico, sul quale, sprezzando lo strazio di mortale ferita, si avventava con un pugno di superstiti e, vietato ai suoi di soccorrerlo, cadeva, incitando alla mischia. - Pesrouìka (Fronte russo), 21 febbraio 1942".

Ricompense - 1°, 2°, 9° Btg. Genio Pontieri

Ricompense al Valor Militare attribuite per le operazioni sul Fronte Russo, a cura di Carlo Vicentini, fonte UNIRR.

MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, MAVM - Medaglia d'Argento al Valor Militare, MBVM - Medaglia di Bronzo al Valor Militare, MOVM - Medaglia d'Oro al Valor Militare, CGVM - Croce di Guerra al Valor Militare.

1°, 2°, 9° BATTAGLIONE GENIO PONTIERI.

MOVM Sottotenente NICOLAI Filippo, alla memoria
MOVM caporal maggiore BRISCESE Donato, alla memoria
MAVM Capitano CIOCCHI Italo, alla memoria
MAVM Capitano RINALDI Lorenzo
MAVM Sottotenente FIANCHISTI Adolfo
MAVM Sottotenente NICOLAI Filippo
MAVM caporale BUTTURINI Pietro
MAVM caporale ROCCA Ferruccio
MAVM soldato DRESTI Costante
MAVM soldato MONTECUCCO Giovanni
MAVM soldato PANCRAZI Dante
MAVM soldato SCOPEL Mario
MAVM soldato VESCOVO Alfio
MBVM Tenente Colonnello BIANDRATE Evasio
MBVM Capitano GABARDINI Gaetano
MBVM Capitano TUMINELLI Mauro
MBVM Tenente MONACELLI Fausto
MBVM Tenente medico MUZZIO Domenico
MBVM Sottotenente CRISTIANI Roberto
MBVM Sottotenente FREDIANI Walter
MBVM Sottotenente MONTI Francesco
MBVM Sottotenente POZZI Franco
MBVM Sottotenente RE Mario
MBVM Sottotenente SOSTER Edmondo
MBVM Sottotenente TRESCA Vittorio
MBVM sergente maggiore ACCATINO Ernesto
MBVM sergente maggiore AGUIARI Giuseppe
MBVM sergente maggiore AGUIARI Giuseppe
MBVM sergente maggiore CANTARUTTI Ettore
MBVM sergente maggiore FELIZIANI Gianpaolo, alla memoria
MBVM sergente maggiore PENATI Angelo, alla memoria
MBVM sergente RAGIONIERI Gino
MBVM sergente VIEL Pietro
MBVM caporal maggiore CAVICHINI Dino
MBVM caporale BANDIERA Emilio
MBVM caporale BLONDI Pietro
MBVM caporale MORONI Secondo, alla memoria
MBVM caporale NESTI Egeo, alla memoria
MBVM caporale SCARPETTA Eugenio
MBVM soldato BASSOTTINI Giovanni
MBVM soldato BERTOLDI Angelo
MBVM soldato BRUNI Arturo, alla memoria
MBVM soldato D'ANGELO Pasquale, alla memoria
MBVM soldato DE CAROLIS Mario
MBVM soldato DEL PUP Ennio
MBVM soldato FERRABOSCHI Enzo
MBVM soldato FREGUGLIA Carlo
MBVM soldato FRIGERIO Alessandro, alla memoria
MBVM soldato GHIRIMOLDI Eusebio
MBVM soldato ILLARIETTI Pietro, alla memoria
MBVM soldato MALVICINI Ezio
MBVM soldato MANNA Giulio
MBVM soldato MEINARDI Giuseppe
MBVM soldato NELVA Stelio, alla memoria
MBVM soldato PANZA Ettore
MBVM soldato PEVERELLI Angelo
MBVM soldato SCARPA Bruno
MBVM soldato TRIVELLA Mauro
MBVM soldato VALLINO Firmino, alla memoria
CGVM Tenente Colonnello BIANDRATE Evasio
CGVM Tenente Colonnello PARISI Giuseppe
CGVM Capitano PRADELLA Carlo
CGVM Tenente CURCIO Domenico
CGVM Tenente MADERNA Luigi
CGVM Tenente PADOVA Secondo
CGVM Tenente SEREGNI Ettore
CGVM Tenente ZULIANI Elio
CGVM Sottotenente CERDONELLI Carlo
CGVM Sottotenente CHIESA Pietro
CGVM Sottotenente GROSSO Emilio
CGVM Sottotenente INVERNIZZI Mario
CGVM Sottotenente MAGNIFICO Alfonso
CGVM Sottotenente TOGNARELLI Francesco
CGVM sergente maggiore BASILE Angelo
CGVM sergente maggiore LANDINI Visino
CGVM sergente maggiore TOMASSONI Telemaco, alla memoria
CGVM sergente CERESONI Ercole
CGVM sergente GAFFURINI Emilio
CGVM sergente MIGLIETTA Rosario
CGVM caporal maggiore BOSIO Luigi
CGVM caporal maggiore DE FRANCESCO Sante, alla memoria
CGVM caporal maggiore GNAN Oscar
CGVM caporal maggiore QUADRI Angelo, alla memoria
CGVM caporal maggiore SEGNINI Mario
CGVM caporale BRESSAN Arturo
CGVM caporale CUNIETTI Anselmo, alla memoria
CGVM caporale PEDOL Ignazio
CGVM soldato BERNARDI PIRINI Dino
CGVM soldato BOLZAN Paolo, alla memoria
CGVM soldato BOZZOLI Dello
CGVM soldato BRIVIO Vittorio
CGVM soldato BROMBIN Alessandro
CGVM soldato CARPANE' Alberto
CGVM soldato CASINI Viterbo
CGVM soldato CATALANI Fabio, alla memoria
CGVM soldato CORNELI Pietro
CGVM soldato CROVETTI Fioravante
CGVM soldato DE PAOLIS Gino, alla memoria
CGVM soldato DE RADA Angelo
CGVM soldato FERRERO Sergio
CGVM soldato GANDINO Filippo, alla memoria
CGVM soldato GARBOLINO Michele
CGVM soldato GEROSA Antonio, alla memoria
CGVM soldato MAGNI Vittorio, alla memoria
CGVM soldato MARCHI Emilio
CGVM soldato MENEGAZZI Gino
CGVM soldato MININEL Lionello
CGVM soldato NIERI Luigi
CGVM soldato NOACCO Antonio
CGVM soldato PAGAN Guglielmo
CGVM soldato PARDINI Ovidio, alla memoria
CGVM soldato PERINETTO Mario
CGVM soldato SANSON Alfredo
CGVM soldato SICILIOTTI Verino
CGVM soldato SOREGOTTI Anselmo
CGVM soldato TORTIA Giuseppe, alla memoria
CGVM soldato ZULIANI Marcello

Il viaggio del 2011, steppa a Novo Georgiewskij

Immagini del mio primo viaggio "esplorativo" effettuato nel 2011... la steppa fra Novo Georgiewskij e Krawzowka.



Buck e il Tenente Rosolino Cenni

Ricevo e pubblico dal Signor Roberto Medri questa bellissima fotografia di Buck e del nonno Rosolino Cenni, tenente del Gruppo Conegliano, Reparto Munizioni e Viveri.

Approfitto così per far conoscere anche la figura del Tenente Rosolino Cenni, presentata dal Signor Giuseppe Martelli nel suo interessante sito "Noi alpini bolognesi romagnoli"; lo scritto e molto altro ancora è consultabile al link http://www.noialpini.it/cenni-rosolino.html.

Rosolino Cenni, detto Lino, nasce a Imola, Bologna, il 3 ottobre 1913 di Tullo e Maria Morelli. Chiamato alla visita di leva dal Distretto Militare di Ravenna dal quale dipende Imola, il 29 luglio 1933 è lasciato in congedo e indicato come professione studente al 2° anno del Liceo Classico. Chiamato alle armi il 18 settembre 1934 viene lasciato in congedo provvisorio in attesa dell'apertura dei corsi per ufficiali di complemento presso l'Accademia militare di Modena. Con la cartolina precetto arriva all'Accademia di Modena il 20 ottobre ma non viene accettato "per deficienza del titolo di studio".

Il 24 ottobre, rivisitato, viene assegnato ai servizi sedentari con responso della Divisione dell'Ospedale Oculistico di Bologna perché affetto da blefarocongiuntivite e da obesità. Viene quindi dispensato dal compiere la ferma militare ed iscritto nella forza in congedo dei non assegnati temporanei del distretto militare di Ravenna. Il 1° dicembre 1938, nel frattempo si è iscritto e frequenta l'Università di Bologna nella facoltà di Agraria, viene ammesso al primo periodo del corso allievi ufficiali universitari presso la 7a Legione Universitaria della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) in Bologna designato per l'Arma Artiglieria.

Il 13 febbraio 1939, presenta domanda affinché gli sia revocato il provvedimento di assegnazione ai servizi sedentari chiedendo di essere rivisitato per essere assegnato a reparti in armi. Dopo accertamenti medici e con responso del Direttore di Sanità del Corpo d'Armata di Bologna viene riconosciuto idoneo al servizio militare incondizionato. Il 1° dicembre 1939 viene ammesso al 2° periodo del corso allievi ufficiali universitari sempre presso la 7ª Legione Universitaria della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) in Bologna designato per l'Arma Artiglieria. Il 20 marzo 1940 viene ammesso alla continuazione del ritardo al servizio in armi nel Regio Esercito. Il 12 luglio 1940 viene ammesso al periodo applicativo dei corsi universitari presso la Scuola Allievi Ufficiali di Complemento in Lucca. Concluso dopo tre mesi il corso e dichiarato idoneo alla nomina a Sottotenente di complemento, il 19 novembre viene inviato in licenza straordinaria, senza assegni, in attesa della nomina a Sottotenente di complemento pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Il 4 febbraio 1941 con la nomina a Sottotenente di complemento nell'arma Artiglieria, viene assegnato per il servizio di prima nomina al Deposito del 3° Reggimento artiglieria alpina della Divisione Julia in Gorizia. Trattenuto alle armi con circolare del Ministero della Guerra, viene destinato in servizio al Gruppo artiglieria alpina "Conegliano" nella cittadina di Osoppo, dove ha sede la batteria del Gruppo alla quale è stato assegnato. Il 12 gennaio 1942 si sposa ad Imola con la fidanzata Lea Visani e si trasferiscono ad Osoppo dove presta servizio e dove aspettano assieme la mobilitazione per il fronte russo.

Nel luglio 1942 giunge l'ordine di mobilitazione del Corpo d'Armata Alpino per il fronte russo che inizia le partenze dei suoi reparti dal 17 luglio. La Divisione Julia sta completando la sua preparazione e nella seconda quindicina di agosto partono scaglionati tutti i suoi reparti per la Russia. Con l'ordine di mobilitazione viene promosso Tenente ed assegnato al Gruppo "Conegliano" in servizio al Reparto munizioni e viveri comandato dal Capitano Riccardo Manzone, reparto del quale, come ufficiale "più anziano" ne è il vice comandante. La giovane moglie rientra ad Imola, dove per diversi mesi, fino al tragico gennaio 1943, il Tenente Cenni indirizza le lettere alla piccola Giuliana nata il 22 ottobre ed alla giovane moglie che purtroppo, come molte e troppe, saranno le “giovani vedove di guerra”.

Fra il 20 ed il 25 settembre tutta la Divisione Julia ha preso possesso delle posizioni assegnate nel settore fra l'abitato di Kuvlin e quello di Karabut, a nord della divisione alpina Cuneense. Nel villaggio di Popowka ha sede invece la base logistica della Julia mentre il comando operativo ha sede a Kurenny. Il Reparto Munizioni e Viveri del Gruppo "Conegliano" viene dislocato nel villaggio di Popowka, sede della base logistica della Julia, a circa una quarantina di chilometri dal fronte del Don, villaggio che forma un triangolo fra il fiume Don e la città di Rossosh, dove ha sede il comando del Corpo d'Armata Alpino.

Ai primi di gennaio il comando del Reparto Munizioni e Viveri (cap. Riccardo Manzone, il vice comandante Ten. Rosolino Cenni ed il Ten. Fulvio Bonafini) viene spostato per esigenze operative a Podgornoje. Con lo sfondamento del fronte da parte dell'esercito russo, fra il 15 e 16 gennaio 1943, prima bombardano e poi occupano la città di Rossosch con grave possibilità di accerchiamento alle spalle anche della Divisione Julia. Il giorno seguente domenica 17 gennaio ha inizio il ripiegamento della Julia con direttrice che passa da Popowka, base logistica della Divisione, con l'ordine di dare la precedenza ai rifornimenti delle munizioni e viveri e di distruggere tutto il resto ammassato nei magazzini-depositi. Anche il comando del Reparto munizioni e viveri riceve l'ordine di rientrare a Popowka.

Durante il tragitto, nella mattina del 17 in località non precisata, la piccola colonna del Reparto viene attaccata con una imboscata dei partigiani russi, in attesa dell'arrivo dei reparti regolari dell'esercito russo provenienti da Rossosch, che causa morti, feriti e diapersi. Nella notte fra il 17 e 18 i reparti in sosta a Popowka subiscono un violento attacco dei reparti regolari dell'esercito russo che stanno sopraggiungendo da Rossosch conquistata. Fra il 18 e 19 gennaio a Popowka sarà un'ulteriore "massacro" fra morti, feriti, prigionieri e dispersi. Anche il Reparto Munizioni e Viveri subisce notevoli perdite. Fra i sette ufficiali due vengono fatti prigionieri e moriranno in marzo nei campi di prigionia, uno morirà successivamente durante il ripiegamento e due risultano dispersi all'appello sulla forza presente del giorno 19 gennaio. Solo due rientreranno in Italia. Dopo la battaglia sostenuta martedì 19 la Divisione Julia riprende la marcia del ripiegamento ed i reparti dipendenti cercano in qualche modo di riordinarsi compilando anche i ruolini della "forza presente". Nel Reparto Munizioni e Viveri non essendovi testimoni oculari sulla sua sorte, viene temporaneamente indicato "disperso dal 17 gennaio" il Tenente Cenni Rosolino di Tullo, nato a Imola classe 1913, distretto di Ravenna.

Al rientro della Divisione Julia in Italia nel marzo 1943, quando ormai si sono perse le speranze di singoli rientri di "dispersi" dalla Russia e non essendovi ulteriori notizie ne testimoni oculari viene rilasciata dichiarazione di irreperibilità dal Deposito del 3° Rgt. Artiglieria Alpina in Gorizia per essere trascritta sullo Stato di Servizio dell'ufficiale e comunicata al Distretto Militare di Ravenna, verificato, cioè ufficializzato, il 3 settembre.