Pubblico grazie al permesso dell'amico Silvio Cherio questo bellissimo lavoro che la sezione UNIRR di Torino (a cui sono iscritto) dai lui presieduta ha realizzato insieme alla Regione Piemonte per ricordare "i 90000 soldati italiani che persero la vita sul fronte russo, i Caduti in combattimento, i Dispersi ed i Morti per il freddo durante la ritirata o nella prigionia, per fame, freddo e malattia, ma anche a colore che ebbero la fortuna di rientrare magari feriti o congelati, tutti colpiti nel profondo dell'anima, dalle sofferenze patite o a cui avevano assistito. [...] E' dedicato anche alle migliaia e migliaia di mamme, padri, mogli, fidanzate, figlie e figli che non poterono più abbracciare il loro famigliare e che spesso lo attesero fino all'ultimo loro giorno di vita".
© Copyright Regione Piemonte e UNIRR Sezione di Torino.
Dal 2011 camminiamo in Russia e ci regaliamo emozioni
Trekking ed escursioni in Russia sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale
Danilo Dolcini - Phone 349.6472823 - Email danilo.dolcini@gmail.com - FB Un italiano in Russia
martedì 24 novembre 2020
domenica 22 novembre 2020
Ricordi, parte 5
Il bosco tra Opit e Postojaly è l'unico che solitamente affrontiamo durante il trekking; si entra dalla piena steppa e si esce su una strada come tutte poco battuta. Ma è un bosco molto particolare... se già prima ti sembra di vivere dei momenti fuori dal comune, quando entri nel bosco allora si che ti stacchi completamente dalla realtà di tutti i giorni e ti ritrovi in una dimensione parallela. Il bosco è il silenzio ovattato, rotto solo dal rumore degli scarponi che calpestano la neve; il bosco è quel posto dove hai la sensazione che qualcuno nascosto fra i rami ti osservi. Io ci sono sempre entrato quasi in punta di piedi, come per non disturbare nessuno. La prima volta che ho percorso quel sentiero sembrava non finire mai; forse la neve particolarmente alta, forse la stanchezza; in realtà quel tratto sarà circa 1000 metri. Ma ogni volta che ne esco o a casa rivedo le fotografie, ho sempre quella sensazione che tutto sia finito troppo troppo presto.
sabato 21 novembre 2020
Ricordi, parte 4
Tambov... Tambov è il campo per antonomasia, anche se gli altri non furono da meno. Tambov è immerso in una foresta, vicino ad un'area che oggi l'esercito russo utilizza quale zona addestrativa. Ma appena ti allontani dai rumori delle auto che passano nelle vicine strade ed entri nel bosco, tutto cambia. Oggi d'estate sembra anche un luogo piacevole, ma allora... Croci da tutte le parti, lapidi in tutte le lingue, cippi a ricordare italiani, tedeschi, ungheresi, rumeni, giapponesi, francesi, spagnoli. Sono le croci che danno l'idea di quanti morti, sono le croci che ti angosciano per quante sono. A Tambov morirono 8.197 italiani più altri 998 dei due lazzaretti vicini... ma questi sono i numeri dei prigionieri registrati dalle autorità del campo; quanti altri?
Relazione del Generale Lerici, parte 5
Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - quinta ed ultima parte.
Il Comandante 8a Armata autorizza il Comandante del raggruppamento a concedere qualche decorazione al valore militare sul campo alle truppe della difesa di Tscherkowo. A causa dei bombardamenti numerose case di abitazione vengono messe fuori uso. La crisi degli accantonamenti si acuisce. Molte perdite. Criticissima la situazione degli infermi. La giornata del 10 trascorre relativamente calma. Tuttavia la situazione viene giudicata molto seria anche dal Comando tedesco ed è cosi compendiata: - su 14.000 uomini circa (7.000 tedeschi e 7.000 italiani) soltanto 2.500 sono i combattenti; - scarse munizioni; - critica situazione sanitaria; - discreta situazione alimentare; - avanguardie di unità tedesche corazzate sarebbero in Strezolkwa in attesa dei grossi. Dal 9 gennaio, nel complesso, la situazione viene giudicata critica e le possibilità di salvezza del presidio dipendono dagli sforzi che verranno fatti dall'esterno.
Per quanto riguarda l'avversario: - è chiara la sua intenzione di distruggere il maggior numero di case per creare una vera crisi di alloggiamento (si provvede, per contro, a costruire numerosi ricoveri in scavo); - il numero delle forze a noi contrapposto è aumentato considerevolmente. Il Colonnello Gôller, comandante della difesa tedesca di Tscherkowo, riceve ordine di recarsi all'8a Armata per riferire. Parte in aereo il mattino dell'11 portando seco una breve relazione sulla situazione del raggruppamento italiano e la risposta contenente i dati richiesti dall'Eccellenza il Comandante Armata nel suo messaggio del 27 dicembre. Calma trascorre la giornata dell'11. Stukas bombardano a più riprese posizioni russe.
Anche la giornata del 12, salvo qualche tiro di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre calma. Si forniscono al comando germanico 300 volontari, che vengono immessi nelle formazioni tedesche. La situazione generale rimane invariata. Un messaggio spedito dal Colonnello Goller fa sperare che la situazione di Tscherkowo verrà in breve favorevolmente risolta. Anche le giornate del 13 e del 14 trascorrono calme. I soliti tiri di artiglieria e mortai che provocano alcune vittime. Il 15 gennaio mattino mi reco presso il Comando della divisione germanica. Il Colonnello Michaelis mi comunica di tenerci pronti per la futura notte perché la 19a Divisione Corazzata germanica aprirà un corridoio in corrispondenza della strada di Strezolkwa per consentire il passaggio delle autocolonne dei feriti e congelati e la defluenza delle truppe italo-germaniche assediate. Questa volta si crede veramente alla esistenza della 19a Divisione Corazzata.
Senonché alle ore 13 viene comunicato ufficialmente dal Comando della 298a Divisione per mezzo del Sonderfuehrer Hamman, interprete, che la via verso Ovest devono aprirsela le stesse truppe assediate. I feriti e congelati che non sarà possibile caricare sulle slitte dovranno essere lasciati in posto. I nostri infermi ammontano alla data del 15 a 3.850 unità. Si chiede se i tedeschi possono darci un concorso di autocarri (noi disponiamo dei soli due autocarri del Comando Difesa), ma il Comando germanico comunica non poterei dare nessun aiuto. Situazione quanto mai tragica! Buona parte dei nostri infermi (più di un migliaio) non possono camminare. Le slitte sono in numero limitatissimo. Al massimo potranno caricare un centinaio di infermi. Gli altri dovremo lasciarli a Tscherkowo. Riunisco a rapporto i comandanti. Impartisco i relativi ordini.
Tutti i validi armati riuniti per reggimento e reparto nella successione: Divisione Torino - Divisione Pasubio - Truppe e Servizi C.A. e d'Armata - elementi minori. Dovrà chiudere la colonna un battaglione germanico (in pratica sarà la colonna italiana di retroguardia, appoggiata da carri armati tedeschi). Alle ore 20 avviene l'incolonnamento. Forza approssimativa dei partenti: - Divisione Torino 1.600 uomini; - Pasubio 2.000; - Truppe e Servizi di C.A. e d'Armata 1.800 uomini; - nuclei Ravenna e Celere 400 uomini; - Truppe della difesa di Tscherkowo 500 uomini. Il cerchio viene rotto in direzione Sud Ovest. Ancora una volta si rivela l'abilità manovriera del Colonnello Michaelis, comandante interinale della 298a Divisione germanica, che apre la marcia con le sue truppe. Non appena i russi si accorgono della sortita imperversano sul paese e sull'itinerario percorso con violenti tiri di artiglieria, katiusce e mortai che disturbano il procedere.
La neve caduta nei giorni precedenti rende difficoltoso il movimento che, ad eccezione di pochi infermi trasportati su slitte, gli italiani - me compreso - compiono a piedi. Superato Yassnyi Promin, in fiamme, si è fuori dal primo cerchio avversario. Si risale la quota 192,9 e si transita per Yeshatschyn, paese in fiamme. Gli incendi, gli scoppi continui di granate, di katiusce e delle artiglierie danno allo spettatore una visione apocalittica. Gli eroici difensori del Don, di Arbusow e di Tscherkowo che hanno tenuto in iscacco il nemico per molto tempo muovono in questo ambiente per sfuggire alla morsa avversaria che sembra non voglia abbandonare la sua preda. Si giunge a Losowaja all'alba del 16 e si prosegue su Berosowo dove si ha un primo scontro con carri armati russi che dalle alture circostanti mitragliano e cannoneggiano la colonna. Si devia per Petrowshi dove le forze corazzate avversarie sono più numerose e si fanno più ardite avvicinandosi sensibilmente alla colonna e procurando alcune perdite.
I pezzi controcarro germanici, che fanno buona guardia, pur essendo molto ridotti di numero, tengono a bada il nemico e distruggono alcuni carri ma altri sono in affluenza da Ovest. A questo punto tempestivamente intervengono gli Stukas. Grosse colonne di fumo denso rispecchiano le distruzioni effettuate. La colonna prosegue in direzione Nord Est, su Strezolkwa. Essa è seguita da numerosi autocarri tedeschi della base di Tscherkowo dove sono caricati i feriti e i materiali. All'attraversamento della balca a Sud di quota 114,1 si è soggetti a violento bombardamento avversario di mortai e di artiglieria. Il costone della quota è occupato da fanteria. Si ha un tempo di arresto. Intervengono gli Stukas e le fanterie germaniche che attaccano.
Viene occupato il costone mentre una parte dei carri armati di cui dispone la colonna è in coda e sostiene aspri combattimenti con le forze corazzate russe. Dal costone di quota 114,1 non si può scendere su Strezolkwa. Da Kalmyhowka numerosi carri armati russi minacciano la colonna sul fianco. Il margine Sud di Strezolkwa è fortemente presidiato. I carri armati germanici esistenti in Strezolkwa, ed i pochi ancora superstiti della nostra colonna, non impegnati in coda, danno battaglia. Mentre si svolge questo combattimento la colonna a piedi devia verso Nord ed entra in Strezolkwa da Est, dentro la cinta di difesa germanica, raggiungendo la pista Belowodsk-Nowostrelz0wka sotto l'imperversare del continuo bombardamento russo che provoca numerose perdite e fa definire dal fante la strada percorsa: "la strada della morte".
Strezolkwa viene raggiunta verso le ore 16 circa e subito si prosegue per lo sperone Nord Est di quota 198,10 per immettersi sulla pista Belowodsk all'altezza di quota 179,3. Gli ultimi colpi di katiusce e di artiglierie raggiungono la colonna a quota 179,30. I cerchi avversari sono stati faticosamente superati. La marcia prosegue per la pista di Belowodsk, gli uomini dovendo lottare da ora in poi soltanto contro gli elementi avversari della natura: gelo, neve, vento (che mietono nuove vittime per assideramento e congelamento) e contro i tiri isolati di qualche partigiano. La testa della colonna italiana giunge a Belowodsk verso le ore 22 e subito viene iniziato lo sgombero dei feriti e dei congelati su Starobelsk a mezzo di autoambulanze a disposizione di quel comando tappa che si prodiga in ogni modo per dare conforto ed aiuto ai valorosi reduci. L'arrivo degli isolati si protrae per tutta la notte e buona parte del mattino del 17. A Starobelsk avviene lo smistamento dei feriti e dei congelati su Voriscolovgrad e su Kupiansk. Successivamente vengono smistati anche gli altri.
APPELLO DELLA DIVISIONE TORINO.
Partita dalla linea del Don con circa 11.OOO uomini; giunta a Starobelsk con circa 1.200 uomini. Comandante della Divisione e Comandante la fanteria divisionale: congelati; Comandanti dei tre reggimenti: due morti, uno ferito; Comandanti dei battaglioni e dei gruppi: non uno presente. Tutti morti o feriti e qualcuno disperso; Comandanti di compagnia e di batteria: tre o quattro presenti. Gli altri: morti o feriti e qualcuno disperso; ufficiali medici dei corpi e degli ospedaletti: due soli presenti (di cui uno congelato) su circa 60; ufficiali del Comando Divisione e Quartier Generale: sette presenti pressoché incolumi su una quarantina che erano partiti dal Don. E cosi via, in proporzione, per tutti i rimanenti.
Gloria agli eroici caduti immolatisi nel compimento del loro dovere! A questi ed a tutti coloro che versarono il loro sangue sotto i colpi del nemico o ebbero le carni ulcerate ed atrofizzate dal nemico più grande (il freddo), deve andare, incondizionata, la riconoscenza della patria e dei superstiti che, nei camerati assenti, ma presenti, stretti intorno alle sacre gloriose bandiere che non sono più, rivivono il ricordo di quella che fu la Divisione Torino la quale, fedele alla consegna, montò sino all'ultimo la guardia al Don e, ripiegando, si immolò per la protezione e la salvezza dei camerati italiani e tedeschi. Da un controllo effettuato personalmente è risultato che della Divisione Torino nessuno sbandato ha raggiunto arbitrariamente le retrovie.
Il Generale Comandante la Divisione Torino Roberto Lerici, Dniepopetrowski, 30 gennaio 1943.
Il Comandante 8a Armata autorizza il Comandante del raggruppamento a concedere qualche decorazione al valore militare sul campo alle truppe della difesa di Tscherkowo. A causa dei bombardamenti numerose case di abitazione vengono messe fuori uso. La crisi degli accantonamenti si acuisce. Molte perdite. Criticissima la situazione degli infermi. La giornata del 10 trascorre relativamente calma. Tuttavia la situazione viene giudicata molto seria anche dal Comando tedesco ed è cosi compendiata: - su 14.000 uomini circa (7.000 tedeschi e 7.000 italiani) soltanto 2.500 sono i combattenti; - scarse munizioni; - critica situazione sanitaria; - discreta situazione alimentare; - avanguardie di unità tedesche corazzate sarebbero in Strezolkwa in attesa dei grossi. Dal 9 gennaio, nel complesso, la situazione viene giudicata critica e le possibilità di salvezza del presidio dipendono dagli sforzi che verranno fatti dall'esterno.
Per quanto riguarda l'avversario: - è chiara la sua intenzione di distruggere il maggior numero di case per creare una vera crisi di alloggiamento (si provvede, per contro, a costruire numerosi ricoveri in scavo); - il numero delle forze a noi contrapposto è aumentato considerevolmente. Il Colonnello Gôller, comandante della difesa tedesca di Tscherkowo, riceve ordine di recarsi all'8a Armata per riferire. Parte in aereo il mattino dell'11 portando seco una breve relazione sulla situazione del raggruppamento italiano e la risposta contenente i dati richiesti dall'Eccellenza il Comandante Armata nel suo messaggio del 27 dicembre. Calma trascorre la giornata dell'11. Stukas bombardano a più riprese posizioni russe.
Anche la giornata del 12, salvo qualche tiro di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre calma. Si forniscono al comando germanico 300 volontari, che vengono immessi nelle formazioni tedesche. La situazione generale rimane invariata. Un messaggio spedito dal Colonnello Goller fa sperare che la situazione di Tscherkowo verrà in breve favorevolmente risolta. Anche le giornate del 13 e del 14 trascorrono calme. I soliti tiri di artiglieria e mortai che provocano alcune vittime. Il 15 gennaio mattino mi reco presso il Comando della divisione germanica. Il Colonnello Michaelis mi comunica di tenerci pronti per la futura notte perché la 19a Divisione Corazzata germanica aprirà un corridoio in corrispondenza della strada di Strezolkwa per consentire il passaggio delle autocolonne dei feriti e congelati e la defluenza delle truppe italo-germaniche assediate. Questa volta si crede veramente alla esistenza della 19a Divisione Corazzata.
Senonché alle ore 13 viene comunicato ufficialmente dal Comando della 298a Divisione per mezzo del Sonderfuehrer Hamman, interprete, che la via verso Ovest devono aprirsela le stesse truppe assediate. I feriti e congelati che non sarà possibile caricare sulle slitte dovranno essere lasciati in posto. I nostri infermi ammontano alla data del 15 a 3.850 unità. Si chiede se i tedeschi possono darci un concorso di autocarri (noi disponiamo dei soli due autocarri del Comando Difesa), ma il Comando germanico comunica non poterei dare nessun aiuto. Situazione quanto mai tragica! Buona parte dei nostri infermi (più di un migliaio) non possono camminare. Le slitte sono in numero limitatissimo. Al massimo potranno caricare un centinaio di infermi. Gli altri dovremo lasciarli a Tscherkowo. Riunisco a rapporto i comandanti. Impartisco i relativi ordini.
Tutti i validi armati riuniti per reggimento e reparto nella successione: Divisione Torino - Divisione Pasubio - Truppe e Servizi C.A. e d'Armata - elementi minori. Dovrà chiudere la colonna un battaglione germanico (in pratica sarà la colonna italiana di retroguardia, appoggiata da carri armati tedeschi). Alle ore 20 avviene l'incolonnamento. Forza approssimativa dei partenti: - Divisione Torino 1.600 uomini; - Pasubio 2.000; - Truppe e Servizi di C.A. e d'Armata 1.800 uomini; - nuclei Ravenna e Celere 400 uomini; - Truppe della difesa di Tscherkowo 500 uomini. Il cerchio viene rotto in direzione Sud Ovest. Ancora una volta si rivela l'abilità manovriera del Colonnello Michaelis, comandante interinale della 298a Divisione germanica, che apre la marcia con le sue truppe. Non appena i russi si accorgono della sortita imperversano sul paese e sull'itinerario percorso con violenti tiri di artiglieria, katiusce e mortai che disturbano il procedere.
La neve caduta nei giorni precedenti rende difficoltoso il movimento che, ad eccezione di pochi infermi trasportati su slitte, gli italiani - me compreso - compiono a piedi. Superato Yassnyi Promin, in fiamme, si è fuori dal primo cerchio avversario. Si risale la quota 192,9 e si transita per Yeshatschyn, paese in fiamme. Gli incendi, gli scoppi continui di granate, di katiusce e delle artiglierie danno allo spettatore una visione apocalittica. Gli eroici difensori del Don, di Arbusow e di Tscherkowo che hanno tenuto in iscacco il nemico per molto tempo muovono in questo ambiente per sfuggire alla morsa avversaria che sembra non voglia abbandonare la sua preda. Si giunge a Losowaja all'alba del 16 e si prosegue su Berosowo dove si ha un primo scontro con carri armati russi che dalle alture circostanti mitragliano e cannoneggiano la colonna. Si devia per Petrowshi dove le forze corazzate avversarie sono più numerose e si fanno più ardite avvicinandosi sensibilmente alla colonna e procurando alcune perdite.
I pezzi controcarro germanici, che fanno buona guardia, pur essendo molto ridotti di numero, tengono a bada il nemico e distruggono alcuni carri ma altri sono in affluenza da Ovest. A questo punto tempestivamente intervengono gli Stukas. Grosse colonne di fumo denso rispecchiano le distruzioni effettuate. La colonna prosegue in direzione Nord Est, su Strezolkwa. Essa è seguita da numerosi autocarri tedeschi della base di Tscherkowo dove sono caricati i feriti e i materiali. All'attraversamento della balca a Sud di quota 114,1 si è soggetti a violento bombardamento avversario di mortai e di artiglieria. Il costone della quota è occupato da fanteria. Si ha un tempo di arresto. Intervengono gli Stukas e le fanterie germaniche che attaccano.
Viene occupato il costone mentre una parte dei carri armati di cui dispone la colonna è in coda e sostiene aspri combattimenti con le forze corazzate russe. Dal costone di quota 114,1 non si può scendere su Strezolkwa. Da Kalmyhowka numerosi carri armati russi minacciano la colonna sul fianco. Il margine Sud di Strezolkwa è fortemente presidiato. I carri armati germanici esistenti in Strezolkwa, ed i pochi ancora superstiti della nostra colonna, non impegnati in coda, danno battaglia. Mentre si svolge questo combattimento la colonna a piedi devia verso Nord ed entra in Strezolkwa da Est, dentro la cinta di difesa germanica, raggiungendo la pista Belowodsk-Nowostrelz0wka sotto l'imperversare del continuo bombardamento russo che provoca numerose perdite e fa definire dal fante la strada percorsa: "la strada della morte".
Strezolkwa viene raggiunta verso le ore 16 circa e subito si prosegue per lo sperone Nord Est di quota 198,10 per immettersi sulla pista Belowodsk all'altezza di quota 179,3. Gli ultimi colpi di katiusce e di artiglierie raggiungono la colonna a quota 179,30. I cerchi avversari sono stati faticosamente superati. La marcia prosegue per la pista di Belowodsk, gli uomini dovendo lottare da ora in poi soltanto contro gli elementi avversari della natura: gelo, neve, vento (che mietono nuove vittime per assideramento e congelamento) e contro i tiri isolati di qualche partigiano. La testa della colonna italiana giunge a Belowodsk verso le ore 22 e subito viene iniziato lo sgombero dei feriti e dei congelati su Starobelsk a mezzo di autoambulanze a disposizione di quel comando tappa che si prodiga in ogni modo per dare conforto ed aiuto ai valorosi reduci. L'arrivo degli isolati si protrae per tutta la notte e buona parte del mattino del 17. A Starobelsk avviene lo smistamento dei feriti e dei congelati su Voriscolovgrad e su Kupiansk. Successivamente vengono smistati anche gli altri.
APPELLO DELLA DIVISIONE TORINO.
Partita dalla linea del Don con circa 11.OOO uomini; giunta a Starobelsk con circa 1.200 uomini. Comandante della Divisione e Comandante la fanteria divisionale: congelati; Comandanti dei tre reggimenti: due morti, uno ferito; Comandanti dei battaglioni e dei gruppi: non uno presente. Tutti morti o feriti e qualcuno disperso; Comandanti di compagnia e di batteria: tre o quattro presenti. Gli altri: morti o feriti e qualcuno disperso; ufficiali medici dei corpi e degli ospedaletti: due soli presenti (di cui uno congelato) su circa 60; ufficiali del Comando Divisione e Quartier Generale: sette presenti pressoché incolumi su una quarantina che erano partiti dal Don. E cosi via, in proporzione, per tutti i rimanenti.
Gloria agli eroici caduti immolatisi nel compimento del loro dovere! A questi ed a tutti coloro che versarono il loro sangue sotto i colpi del nemico o ebbero le carni ulcerate ed atrofizzate dal nemico più grande (il freddo), deve andare, incondizionata, la riconoscenza della patria e dei superstiti che, nei camerati assenti, ma presenti, stretti intorno alle sacre gloriose bandiere che non sono più, rivivono il ricordo di quella che fu la Divisione Torino la quale, fedele alla consegna, montò sino all'ultimo la guardia al Don e, ripiegando, si immolò per la protezione e la salvezza dei camerati italiani e tedeschi. Da un controllo effettuato personalmente è risultato che della Divisione Torino nessuno sbandato ha raggiunto arbitrariamente le retrovie.
Il Generale Comandante la Divisione Torino Roberto Lerici, Dniepopetrowski, 30 gennaio 1943.
venerdì 20 novembre 2020
Ricordi, parte 3
Cammini nella steppa da ore, fa freddo; non c'è un punto di riferimento, non c'è un posto dove riposarti; inizia a prenderti la stanchezza; la meta sembra non arrivare mai. E poi maledetta questa neve che è dappertutto; il vento che non da tregua. E sul far della sera poi tutto peggiora... sei sudato, la temperatura si abbassa, il peso dello zaino. Ci guardiamo senza proferire parola. Poi però pensi che 75 anni prima con un cappotto di lana autarchica, con le dita congelate o magari già deformi per la cancrena, senza cibo da giorni, senza sonno da notti, fra grida e rumori di carri, esplosioni, scoppi, con il terrore negli occhi... loro sono passati di qui e non puoi capire come ci siano riusciti, non puoi...
Relazione del Generale Lerici, parte 4
Relazione del Generale Roberto Lerici Comandante della Divisione Torino sul ciclo operativo della divisione dal 19 Dicembre 1942 al 17 Gennaio 1943 - quarta parte.
Il 27 si richiede al Comando 8a Armata che un ufficiale di quel comando si porti presso di noi in aereo per constatare la reale situazione in cui si trovano le truppe italiane e per prendere accordi circa lo sgombero dei feriti e degli ammalati. Si rappresenta che la grande maggioranza di queste truppe non ha al momento alcuna capacità combattiva. Non è, intanto, possibile addivenire ad un riordinamento dei reparti in quanto non sono possibili adunate di masse di militari a causa dell'osservazione nemica sempre vigilante. Tiri di artiglieria, katiusce e mortai disturbano in continuazione e distruggono le abitazioni.
Alle truppe italiane viene assegnato dal Comando tedesco della difesa il settore Est di alloggiamenti. Si provvede, pertanto, a riordinare le truppe secondo gli accantonamenti e si costituiscono due settori agli ordini del Colonnello Casazza dell'80° Reggimento Fanteria e del Maggiore Bombelli del 201° artiglieria. Alle ore 8 il comandante della Torino tiene rapporto a tutti gli ufficiali e li invita a collaborare a questo riordinamento, impartendo ordini sulla modalità di esecuzione. Il 28 si comunica al Comando 8a Armata, per radio, che la situazione dei feriti e congelati è andata aggravandosi per cui è urgente provvedere al loro sgombero. Un aereo italiano lancia viveri, medicinali e cartucce per fucile. I russi premono contro il caposaldo con forze di fanteria. Continua intenso il bombardamento che provoca numerose vittime.
Nel pomeriggio del 29 giunge a Tscherkowo, in aereo, il Comandante dell'aviazione dell'Armir, Generale pezzi, con il Colonnello Medico Bocchetti. Viene loro esposta la situazione e consegnato un messaggio per il Comandante dell'8a Armata nel quale viene riassunta la situazione stessa. Dopo una breve sosta alle ore 14 riprendono il volo di ritorno. Successivamente, con sommo rammarico, si è venuti a conoscenza che l'apparecchio non ha fatto rientro al campo. Sul velivolo avevano preso posto tre feriti e il Tenente tedesco Bômm, ufficiale di collegamento per la Divisione Torino, arbitrariamente allontanatosi senza avvertire nessuno. Nella mattinata con apparecchio Junker si sgomberano 14 feriti e congelati tra cui il Generale Rossi ed il Maggiore Pinto. Per via aerea giungono medicinali.
Il 30 dicembre la situazione tende a peggiorare. I russi ricevono rinforzi e se ne ha la prova nell'intensificarsi dei bombardamenti. Alle ore 16 il Comandante della divisione germanica, Generale Xelinski, che ha fatto una breve apparizione in Tscherkowo, convoca il Comandante della Divisione Torino e gli espone la necessità di mettere a sua disposizione una riserva di 500 uomini armati. Prometto di andare incontro ai suoi desideri pur rappresentando le difficoltà organiche in cui si trovano le truppe italiane. Vengono diramati i conseguenti ordini, ma si trovano non lievi difficoltà nell'accantonamento di queste cinque centurie di formazione che vengono poste agli ordini del Tenente Colonnello Tromba della divisione Ravenna.
Si inoltra richiesta al comando armata di zaini di sanità e materiale di medicazione. Si chiede inoltre che venga proseguito lo sgombero dei feriti e congelati per via aerea. I reparti italiani che difendono il 7° settore della difesa di Tscherkowo, agli ordini del Tenente Colonnello Manari, si fanno molto onore. Sono un pugno di uomini, ma tengono ben alto il nome e l'onore del soldato italiano. Il 31 dicembre si costituisce l'ospedale italiano in una grande scuola alla periferia del paese con annesso padiglione. Vi si ricoverano oltre 1.200 feriti. Il Capitano Medico Ruocco, ufficiale medico più anziano, ne assume la direzione coadiuvato da altri 5 ufficiali medici dei vari corpi e reparti. La loro opera, pur con scarsezza di materiali di medicazione, è altamente proficua. La parte disciplinare e organizzativa dell'ospedale viene affidata al Seniore Gangemi della Legione CC.NN. Tagliamento che disimpegna il suo incarico con grande passione e grande rendimento.
Devo qui tributare un vivo encomio al personale addetto all'ospedale che con ripieghi di ogni genere, in mezzo a tutte le difficoltà, esposto alle offese dirette e sensibili del tiro avversario, si è prodigato oltre ogni limite per alleviare le sofferenze dei degenti e portare il soccorso a coloro che ne avevano bisogno. Si inoltra, per radio, richiesta al Comando Armata di alcuni chirurghi con attrezzatura necessaria per interventi. La situazione dei feriti e congelati va giornalmente peggiorando a causa delle numerose cancrene che si sviluppano. Oltre 700 dovrebbero essere gli interventi operatori da compiere. La forza controllata al 31 dicembre è di circa 7.000 militari di cui circa 3.800 feriti e congelati. Ma anche i rimanenti non sono in buone condizioni.
Giunge un messaggio aereo dell'Eccellenza Gariboldi in data 27. L'Eccellenza si compiace dello scampato pericolo di accerchiamento ed incita a resistere sino all'ultimo. Sono richiesti, inoltre, alcuni dati statistici che verranno inviati non appena possibile la trasmissione. Nella notte dell'1 gennaio muore il valoroso Comandante del 7° settore, Tenente Colonnello Manari, per ferita riportata in combattimento. È con vivo dolore che vedo scomparire questa bella figura di soldato! I bombardamenti continuano. Raffiche di mitragliatrici spazzano le vie del paese, ormai completamente accerchiato. Si prendono in consegna dai tedeschi i magazzini italiani. Sono nel massimo disordine per i saccheggi cui sono andati soggetti. Si censiscono le derrate e si constata che vi sono una quarantina di giornate di galletta, una diecina di carne in scatola, pasta e riso per una trentina di giornate. Difettano grassi.
La situazione, per quanto è dato conoscere dal Comando Tedesco, è la seguente: - Millerowo e Tscherkowo, isolati resistono; - la 19a Divisione Corazzata tedesca che avrebbe il compito di sbloccare la strada di Belowdsk è ferma a 14 km da Tscherkowo di fronte a Welikock, fortemente presidiata dai russi. Per proseguire avrebbe bisogno degli Stukas che non possono assolvere la loro missione a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Il 2 calma nel caposaldo. Aerei nazionali lanciano medicinali che sono accolti con grande gioia. Se ne richiedono altri al Comando d'Armata perché il fabbisogno è grande. Il 3 gennaio nulla di notevole nel caposaldo.
Alle ore 9 del 4 truppe della 298a Divisione attaccano in direzione di Welikozk allo scopo di congiungersi alla 19a Divisione Corazzata. L'attacco giunge fino alle prime case del paese di Welikozk. Nel pomeriggio un contrattacco russo ha costretto al ripiegamento. Particolare pressione viene esercitata nel settore tenuto dalle truppe italiane che, però, sostengono bravamente l'urto e falciano le file nemiche. ln rinforzo si invia una delle centurie di formazione. Nessun miglioramento nella situazione sanitaria. La temperatura si è notevolmente abbassata, raggiunge i 25° sotto zero. Nella notte sul 5, forte bombardamento di artiglieria e di mortai. Numerose perdite.
Nella mattina attacco russo nel settore, Sud Est interessante anche il settore italiano. Un reggimento russo è stato completamente distrutto. I russi tirano con proietti incendiari. Uno di questi colpisce una baracca dei magazzini. Il fuoco, alimentato da forte vento, si propaga ad altre due baracche che vengono completamente distrutte causando la perdita di una buona parte del materiale di vestiario ed equipaggiamento. Si riesce ad isolare le fiamme ed i viveri vengono salvati. Si ha un aereo-rifornimento che cade nelle mani dei russi causa il vento. Nessuna notizia della 19a Corazzata.
Vengono fornite due centurie al Comando Tedesco. Terminate le poche munizioni di cui disponevano, vengono ritirate. La giornata del 6, tranne qualche colpo di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre tranquilla. Si forniscono circa 200 uomini per lavori sulla linea. Si inoltra richiesta di materiali di medicazione ed etere al Comando 8a Armata. Nevica. Il 7 gennaio, alle ore 4 inizia un intenso tiro di mortaio ed artiglieria avversari. Successivamente un forte attacco avversario investe da Sud Est il caposaldo. Il combattimento si protrae per tutta la giornata, ma alla fine ogni velleità dei russi viene stroncata. Pattuglie nemiche sono riuscite ad infiltrarsi nell'abitato, ma vengono eliminate. I nostri del 7° settore come sempre si fanno onore e si distinguono per bravura, coraggio e decisione. Numerose armi vengono catturate all'avversario. Nessun aereo-rifornimento, per cui si rinnovano richieste di medicinali, etere e chirurghi al Comando 8a Armata.
Si ha notizia che il Generale Xelinski, comandante della 298a Divisione ha lasciato in aereo Tscherkowo consegnando il Comando della piazza al Colonnello Gôller. Si dà il solito contributo di uomini per lavori in linea (circa 250). Nevica. La giornata dell'8 trascorre tranquilla. Nella mattinata il Colonnello Gôller tiene rapporto cui partecipa il nostro interprete. Viene illustrata la situazione: - 8a Armata ha ribadito l'ordine che il caposaldo di Tscherkowo deve resistere ad oltranza; - la 19a Divisione Corazzata germanica e la 17a (ad organici ridotti) sbloccheranno la strada per Starobelsk; - le perdite germaniche sono state considerevoli; - data l'impossibilità, per deficienza di armi automatiche e di munizioni, di organizzare reparti italiani (oltre a quelli in linea) che possano validamente concorrere alla difesa, il comando tedesco richiede militari italiani volontari da immettere direttamente nei suoi reparti e servizi. Il Comando tedesco si impegna di provvedere al vestiario (tute mimetiche), armamento (eventuale), vitto e alloggio. Già in precedenza 7 militari del 52° artiglieria erano stati immessi, quali volontari, in reparto controcarro germanico con piena soddisfazione del suo comandante.
Alle ore 17 il comandante del raggruppamento italiano tiene rapporto ai vari comandanti spiegando l'alto valore morale ed il valido ausilio che un forte concorso di volontari può dare ai fini della difesa. Aereo-rifornimento di cartucce per fucili e fucili mitragliatori. Si procede gradualmente al riordinamento dei militari per corpo e reparto. Alle ore 7 del 9 allarme sulle linee. Lontano in direzione ovest si sente il rumore del combattimento. Alle ore 8,30 inizia intenso bombardamento russo con tiri di artiglieria, mortai e katiusce. Il bombardamento prosegue per tutta la giornata mentre i russi attaccano con l'appoggio di carri armati senza conseguire alcun risultato e con forti perdite da pane loro (su 10 carri attaccanti, 8 messi fuori combattimento). Un carro viene distrutto da una camicia nera del Gruppo "Montebello" che, munita di un fucile anticarro, precedentemente catturato ai russi, attende a piè fermo il carro stesso sino a 10 metri e quindi lo manda in fiamme con una scarica.
Il 27 si richiede al Comando 8a Armata che un ufficiale di quel comando si porti presso di noi in aereo per constatare la reale situazione in cui si trovano le truppe italiane e per prendere accordi circa lo sgombero dei feriti e degli ammalati. Si rappresenta che la grande maggioranza di queste truppe non ha al momento alcuna capacità combattiva. Non è, intanto, possibile addivenire ad un riordinamento dei reparti in quanto non sono possibili adunate di masse di militari a causa dell'osservazione nemica sempre vigilante. Tiri di artiglieria, katiusce e mortai disturbano in continuazione e distruggono le abitazioni.
Alle truppe italiane viene assegnato dal Comando tedesco della difesa il settore Est di alloggiamenti. Si provvede, pertanto, a riordinare le truppe secondo gli accantonamenti e si costituiscono due settori agli ordini del Colonnello Casazza dell'80° Reggimento Fanteria e del Maggiore Bombelli del 201° artiglieria. Alle ore 8 il comandante della Torino tiene rapporto a tutti gli ufficiali e li invita a collaborare a questo riordinamento, impartendo ordini sulla modalità di esecuzione. Il 28 si comunica al Comando 8a Armata, per radio, che la situazione dei feriti e congelati è andata aggravandosi per cui è urgente provvedere al loro sgombero. Un aereo italiano lancia viveri, medicinali e cartucce per fucile. I russi premono contro il caposaldo con forze di fanteria. Continua intenso il bombardamento che provoca numerose vittime.
Nel pomeriggio del 29 giunge a Tscherkowo, in aereo, il Comandante dell'aviazione dell'Armir, Generale pezzi, con il Colonnello Medico Bocchetti. Viene loro esposta la situazione e consegnato un messaggio per il Comandante dell'8a Armata nel quale viene riassunta la situazione stessa. Dopo una breve sosta alle ore 14 riprendono il volo di ritorno. Successivamente, con sommo rammarico, si è venuti a conoscenza che l'apparecchio non ha fatto rientro al campo. Sul velivolo avevano preso posto tre feriti e il Tenente tedesco Bômm, ufficiale di collegamento per la Divisione Torino, arbitrariamente allontanatosi senza avvertire nessuno. Nella mattinata con apparecchio Junker si sgomberano 14 feriti e congelati tra cui il Generale Rossi ed il Maggiore Pinto. Per via aerea giungono medicinali.
Il 30 dicembre la situazione tende a peggiorare. I russi ricevono rinforzi e se ne ha la prova nell'intensificarsi dei bombardamenti. Alle ore 16 il Comandante della divisione germanica, Generale Xelinski, che ha fatto una breve apparizione in Tscherkowo, convoca il Comandante della Divisione Torino e gli espone la necessità di mettere a sua disposizione una riserva di 500 uomini armati. Prometto di andare incontro ai suoi desideri pur rappresentando le difficoltà organiche in cui si trovano le truppe italiane. Vengono diramati i conseguenti ordini, ma si trovano non lievi difficoltà nell'accantonamento di queste cinque centurie di formazione che vengono poste agli ordini del Tenente Colonnello Tromba della divisione Ravenna.
Si inoltra richiesta al comando armata di zaini di sanità e materiale di medicazione. Si chiede inoltre che venga proseguito lo sgombero dei feriti e congelati per via aerea. I reparti italiani che difendono il 7° settore della difesa di Tscherkowo, agli ordini del Tenente Colonnello Manari, si fanno molto onore. Sono un pugno di uomini, ma tengono ben alto il nome e l'onore del soldato italiano. Il 31 dicembre si costituisce l'ospedale italiano in una grande scuola alla periferia del paese con annesso padiglione. Vi si ricoverano oltre 1.200 feriti. Il Capitano Medico Ruocco, ufficiale medico più anziano, ne assume la direzione coadiuvato da altri 5 ufficiali medici dei vari corpi e reparti. La loro opera, pur con scarsezza di materiali di medicazione, è altamente proficua. La parte disciplinare e organizzativa dell'ospedale viene affidata al Seniore Gangemi della Legione CC.NN. Tagliamento che disimpegna il suo incarico con grande passione e grande rendimento.
Devo qui tributare un vivo encomio al personale addetto all'ospedale che con ripieghi di ogni genere, in mezzo a tutte le difficoltà, esposto alle offese dirette e sensibili del tiro avversario, si è prodigato oltre ogni limite per alleviare le sofferenze dei degenti e portare il soccorso a coloro che ne avevano bisogno. Si inoltra, per radio, richiesta al Comando Armata di alcuni chirurghi con attrezzatura necessaria per interventi. La situazione dei feriti e congelati va giornalmente peggiorando a causa delle numerose cancrene che si sviluppano. Oltre 700 dovrebbero essere gli interventi operatori da compiere. La forza controllata al 31 dicembre è di circa 7.000 militari di cui circa 3.800 feriti e congelati. Ma anche i rimanenti non sono in buone condizioni.
Giunge un messaggio aereo dell'Eccellenza Gariboldi in data 27. L'Eccellenza si compiace dello scampato pericolo di accerchiamento ed incita a resistere sino all'ultimo. Sono richiesti, inoltre, alcuni dati statistici che verranno inviati non appena possibile la trasmissione. Nella notte dell'1 gennaio muore il valoroso Comandante del 7° settore, Tenente Colonnello Manari, per ferita riportata in combattimento. È con vivo dolore che vedo scomparire questa bella figura di soldato! I bombardamenti continuano. Raffiche di mitragliatrici spazzano le vie del paese, ormai completamente accerchiato. Si prendono in consegna dai tedeschi i magazzini italiani. Sono nel massimo disordine per i saccheggi cui sono andati soggetti. Si censiscono le derrate e si constata che vi sono una quarantina di giornate di galletta, una diecina di carne in scatola, pasta e riso per una trentina di giornate. Difettano grassi.
La situazione, per quanto è dato conoscere dal Comando Tedesco, è la seguente: - Millerowo e Tscherkowo, isolati resistono; - la 19a Divisione Corazzata tedesca che avrebbe il compito di sbloccare la strada di Belowdsk è ferma a 14 km da Tscherkowo di fronte a Welikock, fortemente presidiata dai russi. Per proseguire avrebbe bisogno degli Stukas che non possono assolvere la loro missione a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Il 2 calma nel caposaldo. Aerei nazionali lanciano medicinali che sono accolti con grande gioia. Se ne richiedono altri al Comando d'Armata perché il fabbisogno è grande. Il 3 gennaio nulla di notevole nel caposaldo.
Alle ore 9 del 4 truppe della 298a Divisione attaccano in direzione di Welikozk allo scopo di congiungersi alla 19a Divisione Corazzata. L'attacco giunge fino alle prime case del paese di Welikozk. Nel pomeriggio un contrattacco russo ha costretto al ripiegamento. Particolare pressione viene esercitata nel settore tenuto dalle truppe italiane che, però, sostengono bravamente l'urto e falciano le file nemiche. ln rinforzo si invia una delle centurie di formazione. Nessun miglioramento nella situazione sanitaria. La temperatura si è notevolmente abbassata, raggiunge i 25° sotto zero. Nella notte sul 5, forte bombardamento di artiglieria e di mortai. Numerose perdite.
Nella mattina attacco russo nel settore, Sud Est interessante anche il settore italiano. Un reggimento russo è stato completamente distrutto. I russi tirano con proietti incendiari. Uno di questi colpisce una baracca dei magazzini. Il fuoco, alimentato da forte vento, si propaga ad altre due baracche che vengono completamente distrutte causando la perdita di una buona parte del materiale di vestiario ed equipaggiamento. Si riesce ad isolare le fiamme ed i viveri vengono salvati. Si ha un aereo-rifornimento che cade nelle mani dei russi causa il vento. Nessuna notizia della 19a Corazzata.
Vengono fornite due centurie al Comando Tedesco. Terminate le poche munizioni di cui disponevano, vengono ritirate. La giornata del 6, tranne qualche colpo di artiglieria, katiuscia e mortaio, trascorre tranquilla. Si forniscono circa 200 uomini per lavori sulla linea. Si inoltra richiesta di materiali di medicazione ed etere al Comando 8a Armata. Nevica. Il 7 gennaio, alle ore 4 inizia un intenso tiro di mortaio ed artiglieria avversari. Successivamente un forte attacco avversario investe da Sud Est il caposaldo. Il combattimento si protrae per tutta la giornata, ma alla fine ogni velleità dei russi viene stroncata. Pattuglie nemiche sono riuscite ad infiltrarsi nell'abitato, ma vengono eliminate. I nostri del 7° settore come sempre si fanno onore e si distinguono per bravura, coraggio e decisione. Numerose armi vengono catturate all'avversario. Nessun aereo-rifornimento, per cui si rinnovano richieste di medicinali, etere e chirurghi al Comando 8a Armata.
Si ha notizia che il Generale Xelinski, comandante della 298a Divisione ha lasciato in aereo Tscherkowo consegnando il Comando della piazza al Colonnello Gôller. Si dà il solito contributo di uomini per lavori in linea (circa 250). Nevica. La giornata dell'8 trascorre tranquilla. Nella mattinata il Colonnello Gôller tiene rapporto cui partecipa il nostro interprete. Viene illustrata la situazione: - 8a Armata ha ribadito l'ordine che il caposaldo di Tscherkowo deve resistere ad oltranza; - la 19a Divisione Corazzata germanica e la 17a (ad organici ridotti) sbloccheranno la strada per Starobelsk; - le perdite germaniche sono state considerevoli; - data l'impossibilità, per deficienza di armi automatiche e di munizioni, di organizzare reparti italiani (oltre a quelli in linea) che possano validamente concorrere alla difesa, il comando tedesco richiede militari italiani volontari da immettere direttamente nei suoi reparti e servizi. Il Comando tedesco si impegna di provvedere al vestiario (tute mimetiche), armamento (eventuale), vitto e alloggio. Già in precedenza 7 militari del 52° artiglieria erano stati immessi, quali volontari, in reparto controcarro germanico con piena soddisfazione del suo comandante.
Alle ore 17 il comandante del raggruppamento italiano tiene rapporto ai vari comandanti spiegando l'alto valore morale ed il valido ausilio che un forte concorso di volontari può dare ai fini della difesa. Aereo-rifornimento di cartucce per fucili e fucili mitragliatori. Si procede gradualmente al riordinamento dei militari per corpo e reparto. Alle ore 7 del 9 allarme sulle linee. Lontano in direzione ovest si sente il rumore del combattimento. Alle ore 8,30 inizia intenso bombardamento russo con tiri di artiglieria, mortai e katiusce. Il bombardamento prosegue per tutta la giornata mentre i russi attaccano con l'appoggio di carri armati senza conseguire alcun risultato e con forti perdite da pane loro (su 10 carri attaccanti, 8 messi fuori combattimento). Un carro viene distrutto da una camicia nera del Gruppo "Montebello" che, munita di un fucile anticarro, precedentemente catturato ai russi, attende a piè fermo il carro stesso sino a 10 metri e quindi lo manda in fiamme con una scarica.
Iscriviti a:
Post (Atom)