domenica 19 giugno 2022

I carri L6 in Russia, 2

Pubblico con il permesso dell'amico Massimiliano Afiero la seconda ed ultima parte del bell'articolo "Il carro L6 ed il LXVII Bersaglieri corazzato in Russia" di Andrea e Antonio Tallillo; questo e altri interessanti articoli sulla Campagna di Russia sono disponibili sulla rivista "Fronti di guerra" distribuita gratuitamente ai soci dellʹAssociazione Ritterkreuz, fondata da Massimiliano Afiero, con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dell'Asse (Italia, Germania, Giappone) e dei paesi alleati ad esso (Romania, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Finlandia). Per aderire allʹAssociazione e ricevere la pubblicazione Fronti di Guerra (in formato PDF via email) basta semplicemente fare una donazione minima di 10,00 (dieci) euro, per l'anno solare in corso. Per coloro invece che desiderano ricevere la copia stampata della rivista (52 pagine, quattro pagine a colori), cadenza bimestrale, dovrebbero gentilmente inviare una donazione minima di 50,00 euro (cinquanta) a parziale copertura delle spese di stampa della stessa e della spedizione effettuata esclusivamente con posta prioritaria. Le donazioni vanno effettuate sul Conto corrente postale numero 93983450 o IBAN IT70 K076 0103 4000 0009 3983 450 intestato a Afiero Massimiliano - Via San Giorgio, 11 - 80021 Afragola (NA); nella causale indicare sempre ʺDonazione Associazione Culturale per...ʺ.

Considerazioni finali.

E’ difficile dare un sereno giudizio sull’impiego dello L6/40 su quel lontano fronte, era in ogni caso inferiore ai mezzi avversari di pari classe e la sua mobilità non ottimale non lo rendeva adatto neanche all’esplorazione. In più, il comando del reparto, prima di partire per il fronte orientale, aveva già segnalato che i cavi di traino erano eccessivamente deboli, ma senza esito. Colpisce poi la falcidia di guasti al famigerato ‘giunto a scatto del magnete’. Non deve avere impressionato i tecnici sovietici, che pure esaminarono una mezza dozzina di carri catturati, in vari stadi d’efficienza e completezza, sin dalla tarda estate del 1942. Un carro di quel reparto di Bersaglieri è stato conservato sino ai giorni nostri, ed è ancora in buono stato. Di recente è stato restaurato almeno a livello della presentabilità, ma riverniciato non correttamente. E sì che la documentazione su quei carri è abbastanza fitta.

Mimetizzazione e contrassegni.

Almeno per questa volta, non vi possono essere dubbi od interpretazioni, anche gli L6 di questo reparto erano stati consegnati nella livrea monocromatica in uso in quel periodo, cioè il ‘kaki sahariano’, in pratica un giallo sabbia simile allo FS 20260. Già prima della fine del periodo estivo, gli equipaggi mascherarono la poco idonea tinta con abbondanti applicazioni di fango sui carri, non risparmiando i contrassegni tattici ed a volte neanche la targa anteriore. Alcune fotografie scattate ad L6 mentre era indubbiamente pieno inverno mostrano però un ritorno - naturale ? - al colore originale, visibile sotto a ghiaccio e neve incrostati. Su alcuni carri, evidentemente ripuliti dal fango a fine autunno 1942, fu applicata della vernice bianca lavabile, ma a causa della cattiva qualità del prodotto e delle affrettate modalità d’applicazione, non poteva trattarsi d’una copertura uniforme.

Il Battaglione aveva contrassegni di compagnia / plotone più grandi del comune 20 x 12 cm regolamentare, dipinti posteriormente in torretta sino a coprire tutto il portello, bordi compresi e che si discostavano dal regolamento anche per: ‐ la posizione, essendo dipinti ai lati torretta e sul retro, ma anche sullo scafo anteriore; ‐ la presenza - caso più unico che raro - di un 5° Plotone, che implicava una barra trasversale sui rettangoli, tra l’alto disposta - su alcuni carri – in modo diverso secondo il lato del mezzo; ‐ la posizione del numero individuale arabo, da 10 cm, sempre in rosso (anziché bianco o nel colore della compagnia) davanti ai rettangoli laterali, anziché sopra; ‐ il colore e la posizione del numero romano di battaglione sul carro del comandante dell’unità, esso era nero, alto 10 cm e portato anteriormente sullo scafo e lateralmente sulla torretta.

Altre eccezioni erano, sul carro targato 3882, da un esame accurato delle fotografie rimaste, un tentativo di dipingere i rettangoli anche sui lati della sovrastruttura e su di un altro carro la presenza di rettangoli nella norma, ma con il numero individuale nella tipica posizione del Battaglione. A parte queste piccole differenze, il resto era abbastanza nella norma, come i rettangoli neri per il Plotone Comando, mentre alcuni dettagli restavano peculiari agli scafi L6 come per esempio la targa anteriore. Essa infatti era divisa in due blocchi, a causa della presenza in mezzo alla piastra verticale dello scafo dell’occhione di traino. Visti anteriormente, carri e semoventi L6 presentavano a sinistra la sigla del Regio Esercito ed una granata rossa, a destra il numero vero e proprio, di quattro cifre. Le targhe del reparto, per quello che si è potuto capire dall’esame di diverse fotografie, andavano dal numero 3812 al 4062. Sulla piastra inclinata di prua era fissato il regolamentare distintivo metallico circolare d’appartenenza al Regio Esercito. Il disco bianco per l’identificazione aerea era presente sulla livrea originale ma fu anch’esso parzialmente nascosto dal fango, come gli altri contrassegni.

Dalla relazione del tenente Albanese, comandante della 2a Compagnia carri del LXVII.

"Il 31 agosto 1942, la 2a Compagnia Carri ebbe l'ordine di dividersi nei due plotoni e Comando di Compagnia e mettersi a disposizione del Battaglione Vestone (6° Alpini) per un'azione offensiva da effettuarsi su Quota 236.2 e 209.6, ad ovest di Bolschoj. L'attacco delle tre Compagnie del Vestone cominciò alle 15 del 1° settembre, dopo una brevissima preparazione dʹartiglieria, con partenza sa Quota 228. Il 1° plotone carri aveva il compito di sorpassare la compagnia di sinistra ed eliminare eventuali resistenze lungo la direttrice dell'attacco, nonché dirigersi su Quota 236.2. Dopo pochi minuti, il plotone raggiunse un caseggiato chiamato “Ferma 4”, dove sostò per riorganizzarsi, procedendo subito dopo verso Quota 236.8. Il plotone carri d'avanguardia perse un carro ma proseguì, nei pressi dell'obiettivo si svelò una batteria dʹartiglieria nemica che fu eliminata, ma poi partì un forte contrattacco russo che costrinse una compagnia d'alpini a ritirarsi sulla posizione di partenza. Il 2° plotone venne inviato su Quota 209,6 per cooperare con una Compagnia d'alpini che non era riuscita a proseguire. Superato il caseggiato “Ferma 4”, il plotone subisce una forte reazione controcarri e la perdita di 3 carri ed il danneggiamento di un altro. I carri superstiti proseguono, ma arrivati nei pressi dell'obiettivo, vedendo la Compagnia alpini di sinistra ritirarsi e quella di destra che non riusciva ad arrivare, ripiegarono sulla posizione di partenza. Le perdite furono di 8 carri in tutto, oltre a 8 carristi. Ad azione terminata con 3 carri ed equipaggi volontari si tornò nella zona contesa e si riuscì a recuperare un carro armato immobilizzato".

Fotografia 1: carri del LXVII battaglione abbandonati durante le convulse fasi del dicembre 1942 (Leonardo Landi).
Fotografia 2: carri del LXVII battaglione abbandonati durante le convulse fasi del dicembre 1942 (Leonardo Landi).
Fotografia 3: carri del LXVII battaglione abbandonati durante le convulse fasi del dicembre 1942 (Leonardo Landi).
Fotografia 4: il carro armato del sergente Dell’Amico.
Fotografia 5: l’encomio solenne tributato al Dell’Amico a seguito dell’episodio citato nel testo (Famiglia Dell’Amico).
Fotografia 6: il sergente Giorgio Dell’Amico, qualche tempo prima, sullo stesso mezzo (Famiglia Dell’Amico).
Fotografia 7: l’unico carro del battaglione conservato ancora in Russia, al Museo di Kubinka.
Fotografia 8: divisa dei bersaglieri del LXVII (da una tavola di Pietro Compagni).















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