venerdì 3 giugno 2022

I carri L6 in Russia, 1

Pubblico con il permesso dell'amico Massimiliano Afiero la prima parte del bell'articolo "Il carro L6 ed il LXVII Bersaglieri corazzato in Russia" di Andrea e Antonio Tallillo; questo e altri interessanti articoli sulla Campagna di Russia sono disponibili sulla rivista "Fronti di guerra" distribuita gratuitamente ai soci dellʹAssociazione Ritterkreuz, fondata da Massimiliano Afiero, con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dell'Asse (Italia, Germania, Giappone) e dei paesi alleati ad esso (Romania, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Finlandia). Per aderire allʹAssociazione e ricevere la pubblicazione Fronti di Guerra (in formato PDF via email) basta semplicemente fare una donazione minima di 10,00 (dieci) euro, per l'anno solare in corso. Per coloro invece che desiderano ricevere la copia stampata della rivista (52 pagine, quattro pagine a colori), cadenza bimestrale, dovrebbero gentilmente inviare una donazione minima di 50,00 euro (cinquanta) a parziale copertura delle spese di stampa della stessa e della spedizione effettuata esclusivamente con posta prioritaria. Le donazioni vanno effettuate sul Conto corrente postale numero 93983450 o IBAN IT70 K076 0103 4000 0009 3983 450 intestato a Afiero Massimiliano - Via San Giorgio, 11 - 80021 Afragola (NA); nella causale indicare sempre ʺDonazione Associazione Culturale per...ʺ.

Nel cercare di ricostruire un po’ della storia di questo piccolo reparto corazzato di bersaglieri, ci è stato utilissimo il contributo del Generale Luigi Scollo, bersagliere ed appassionato di storia, che ci ha messo a disposizione le relazioni di alcuni ufficiali del reparto. Il nostro sincero ringraziamento all’amico Leonardo Landi per le fotografie di fonte sovietica.

I carri L6 in Russia.

Nonostante i suoi limiti, ed a causa della mancanza di ben altri mezzi, il carro L6/40 ebbe la ventura di comparire anche sul fronte orientale. I carri erano quelli del LXVII Battaglione Bersaglieri Motocorazzato, costituito a Siena verso la fine del febbraio 1942, coi mezzi del Battaglione gemello LXVIII e personale del 5° e 18° Reggimento Bersaglieri. Il reparto era strutturato su un Plotone Comando e dalla 1a e 2a Compagnia (ex 2a e 3a Compagnia del 18° Reggimento), di 5 plotoni ciascuna, ognuno con 5 carri, per un totale di 58 mezzi. Alcuni di essi erano della versione Centro Radio, assegnati in ragione di un paio al Plotone Comando. Si trattava di carri di serie, dotati di una seconda radio ricetrasmittente (RF 2 CA) in aggiunta alla RF 1 CA di normale dotazione. Per montarla si sacrificava parte della dotazione di munizioni da 20 mm di bordo, la portata era comunque insufficiente nelle reali condizioni d’impiego e le radio necessitavano di frequenti cambi di valvole. Esternamente, la versione era riconoscibile per la seconda antenna posta sul retro della sovrastruttura.

La fase della mobilitazione fu laboriosa, prevedendo un ciclo di addestramento a San Quirino (PN) con la temporanea assegnazione alla Divisione Corazzata ‘Centauro’. Era invece sorta la necessità di sostituire i carri L3 del Gruppo Carri L ‘San Giorgio’ sul fronte orientale.

Trasferimento in Russia.

Il LXVII Battaglione, al comando del maggiore Bartolucci, arrivò in zona d’operazioni verso la metà del luglio 1942. Per il lungo spostamento, il piccolo ingombro frontale dei mezzi aveva permesso il trasporto anche sul pianale di autocarri medi come il Fiat 666. Assegnato alla 3a Divisione Celere PADA (Principe Amedeo Duca D’Aosta), era nella zona di Novo Gorlovka attorno alla metà di agosto, dopo un percorso di quasi 100 Km effettuato su cingolo fino ad arrivare al Donetz. Da Novo Gorlowka si ripartì all’alba del 25 agosto, arrivando nelle prime ore del pomeriggio a Tarassovka. Il reparto, assieme al 5° Reggimento alpini, era destinato ad attaccare la dorsale di Quota 222.4 (Jagodnij). Verso le 9:00, la 2a Compagnia (tenente Albanese) ricevette l'ordine di mettersi in movimento per portarsi in una località vicina, e prepararsi ad effettuare un contrattacco, mentre la 1a (capitano Ottaviano) continuava la messa a punto dei mezzi.

Nel pomeriggio, alcuni ufficiali effettuano una ricognizione a piedi spingendosi oltre la linea italiana. L’ordine era che la Compagnia carri, in due gruppi e attraverso due differenti itinerari, raggiungesse quella quota, seguita da un Battaglione del 5° alpini su quel terreno accidentato ma senza difficoltà per i carri. Ma passò la notte e la mattina seguente, e l’ordine non fu confermato. A fine agosto, due plotoni della 2a Compagnia, con 12 carri in tutto, appoggiarono il Battaglione ‘Vestoneʹ del 6° Reggimento Alpini, contribuendo a bloccare un attacco sovietico a Jagodniy. I risultati furono discreti, pur registrando 4 carri perduti ed altrettanti gravemente danneggiati. A quanto pare, non ci furono poi altri scontri degni di rilievo e men che mai contro corazzati avversari.

Intanto, la 1a Compagnia venne impiegata il 1° settembre nel settore di Bolskoj in supporto al Battaglione alpini ‘Val Chiese’ con un attacco che si concluse con l’occupazione delle Quote 236.7 e 209. Tre plotoni erano stati fatti partire da punti diversi, col compito di occupare le alture antistanti che dividevano in una zona precisa la nostra linea del Don. Ma mentre il plotone centrale era giunto al suo obiettivo, battendo la resistenza nemica e distruggendo una batteria controcarro, gli altri due plotoni sui lati erano stati bloccati da reparti nemici. In quel frangente, gli alpini, date le loro caratteristiche d’impiego, non avevano potuto essere di molto aiuto, in un’azione il cui esito era determinato solo dalla mobilità e dalla potenza di fuoco. I reparti avversari, pur sorpresi inizialmente, avevano rioccupato le quote con attacchi concentrici.

Le perdite per i carristi bersaglieri erano state di 3 carri perduti, 4 uomini caduti e 3 feriti. Il più grave era un ufficiale capocarro, che però fu portato subito indietro e che grazie ad un aereo tedesco atterrato espressamente in zona fu portato poco dopo all’ospedale di Voroshilovgrad.

Dal 2 all’8 settembre, la Compagnia fu spostata a Obelitze, poi in zona a nord ovest di Rubaskin ed infine - in parte, col Comando della 1a Compagnia e due plotoni carri - in zona sud di Quota 208.4, come riserva. Dopo la fine del mese, truppe romene vennero a dare il cambio al LXVII Battaglione ed a mano a mano che venivano fatte le consegne, il LXVII si riuniva a circa 20 km ad ovest nella zona di Werchmashai, con la 2a Compagnia ad una decina di Km ad ovest di Werchkrusilin. Dopo una ventina di giorni fu rilevata da truppe romene e venne destinata ai primi di novembre nei dintorni di Sagrebalovka, una trentina di Km ad ovest di Bogucar, riunendosi a molti altri reparti della Divisione Celere. Il trasferimento fu molto faticoso, specie per un improvviso e vertiginoso calo delle temperature e per la prima neve. Col termometro a - 20° , ci vollero molti sforzi pe rimettere in movimento i motori degli L6, unica nota positiva la distribuzione di indumenti invernali ottimi ed in gran numero.

A novembre, il reparto venne ritirato dalla linea per riorganizzarsi. Poté partecipare intorno al giorno 20 ad un combattimento nella zona di Meskov, in appoggio al 318° Reggimento tedesco di fanteria; in quell’episodio i capicarro, non potendo usare il cannocchiale di puntamento, sempre appannato, né il periscopio, né poter girare le torrette in quanto s’era gelato il grasso delle loro corone di rotolamento, dovettero fare pieno affidamento sui loro piloti, che perlomeno avevano un iposcopio a disposizione, per puntare grossomodo verso i reparti nemici e colpirli.

Lʹ11 dicembre, assieme ai semoventi L40 del XIII Gruppo Cavalleria Alessandria venne fatto tornare in prima linea, al centro del lunghissimo settore tenuto dall’ARMIR in un tratto rimasto scoperto, in appoggio alle divisioni italiane di fanteria ‘Cosseria’ e ‘Ravenna’ già sotto pressione. I carri efficienti erano ben pochi, meno di una ventina, a causa della mancanza di rifornimenti e pezzi di ricambio, ed appoggiati solo da 22 cannoni tedeschi. La 1a Compagnia coi suoi 13 carri dopo il combattimento di Dubowkoff il 16 dicembre ebbe l’ordine di ripiegare su Krasni e di porsi alle dipendenze della Divisione di fanteria ‘Cosseria’. Vi arrivò priva di 4 carri, rimasti fermi per gravi avarie. A mezzogiorno del 18 dicembre, con soli 8 carri si diresse verso Saki. A 500 metri a sud di quel paese organizzò una linea di resistenza, coi carri disposti ad intervalli di 150 - 200 metri uno dall’altro e con l’aiuto di squadre di genieri, 4 mitragliatrici Breda 37 e 2 mitragliere da 20 mm sulla sinistra; il comando era stato preso dal maggiore Irandi della ‘Cosseria’.

Dopo due ore di combattimenti notturni, le squadre di genieri, prive di munizioni, ripiegarono nel paese, soggetto ad un bombardamento aereo verso le 2:00 e che fu evacuato dai difensori tedeschi. I carri, con le munizioni al minimo, ripiegarono su Iwanowka dopo la perdita di 3 di essi danneggiati e quella di 3 feriti ed 11 congelati di 2° grado tra i loro equipaggi. Il ripiegamento su Krasni, che pur distava solo 15 chilometri, avvenne in condizioni terribili e molto lentamente, a causa della neve alta e dell’impossibilità di far partire i cinque carri a disposizione, a parte un paio che servirono a trainare gli altri. I cavi in dotazione si erano rivelati deboli, quindi ci si dovette arrangiarsi come sempre ‘all’italiana’, letteralmente annodandoli alla meno peggio. I carri si unirono fortunosamente ad un autocarro della ‘Cosseria’ che faceva lo stesso percorso.

Dopo un’ora si raggiunse una colonna di truppe ferma, nella quale vennero trovati altri 5 L6 di un altro plotone. Arrivata a Krasni, la Compagnia ebbe prima l’ordine di disporsi a difesa del fronte a nord del paese, poi dopo poche ore se ne ordinò l’abbandono, distruggendo prima i magazzini della sussistenza. Gli equipaggi ne approfittarono per ‘salvare’ sigarette, scatole di tonno e scatolette di sardine e carne, coperte e scarpe, accatastando tutto dentro e sopra i mezzi, prima di far saltare in aria tutto. Dopo alcune tappe di una terribile marcia notturna, si arrivò alle 10:30 del 18 a Kantemirowka, con solo due carri, usati per trasportare feriti e congelati. All’alba del 19, Kantemirowka brulicava di truppe, messe in allarme dall’arrivo sopra una collina sovrastante di due carri armati sovietici T‐34, che si misero a colpire a cannonate gli edifici della stazione.

Nel frattempo, il 16 dicembre la 2a Compagnia, ridotta ad un plotone, ed il Comando Battaglione erano a Gadjutschye e non poterono affrontare un attacco preceduto da carri sovietici alle 6:00 del giorno successivo, ripiegando verso Kantemirowka, dove alle prime ore del 18 furono investiti da un altro attacco corazzato. A Gadjutschye si segnalò il sergente marconista Giorgio Dell’Amico, che dopo aver cercato di riparare il suo carro targato ‘Re To 4050’ dovette sabotarlo, aprendosi comunque la via tra una pattuglia nemica in arrivo. Il 19 dicembre, alle 8:00 i carri incolonnati vennero presi sotto al fuoco dei carri avversari e privi di ordini si mossero verso Bedowok, sempre tallonati dai carri sovietici. Gli L6 poterono sostare per qualche ora a Bedowok per la manutenzione dei mezzi: ultimo episodio conosciuto la difesa del ponte ‘REX’ sul Donetz a Wessalajagora, con gli ultimi corazzati efficienti. In pratica, nessun L6/40 riuscì a tornare in Patria. Il reparto partì per l'Italia il 22 marzo 1943, accasermato al Deposito di Siena venne poi sciolto lʹ8 luglio dello stesso anno.

Fotografia 1: un carro del reparto, caricato direttamente sul pianale di un camion Fiat 666 sul fronte russo (Aussme).
Fotografia 2: bel dettaglio di un L6 in sosta, il mezzo è stato già mimetizzato campalmente (Aussme).
Fotografia 3: cerimonia per la consegna di decorazioni, presso la Divisione Celere.
Fotografia 4: trasferimento di un plotone corazzato. Notare lo scafo non mimetizzato (Fuscalzo).
Fotografia 5: altro L6 parzialmente mimetizzato, solo nella parte anteriore (Fuscalzo).
Fotografia 6: equipaggio di L6 incontrato da un autiere durante un recupero di mezzi (Collezione Scolari).
Fotografia 7: una coppia di carri cattura dai sovietici a fine estate 1942 (Landi).













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