giovedì 10 febbraio 2022

Racconti di Russia, la notte di Arnautowo

Un'altra testimonianza tratta dal libro "Nikolajewka: c'ero anche io" a cura di Giulio Bedeschi. Tenente Giuseppe Capriata, 33a Batteria, Gruppo Bergamo, 2° Reggimento Artiglieria Alpina.

Il ferimento del maggiore Meozzi a Nikitowka nel pomeriggio del 25 gennaio, provoca un terremoto nel Gruppo Bergamo, il capitano Bonfatti lo sostituisce ed il sottoscritto deve assumere il comando della 33ª Batteria, mi trasmette l'ordine il tenente Faglia del Comando Gruppo. Gli uomini tutti sono al limite delle loro possibilità, disponiamo di poche munizioni salvo le granate a pallette (per buona fortuna racimolate a Opyt...).

Porto la batteria avanti 4-5 chilometri, battendo neve fresca, ricevo l'ordine di attestarmi un po’ indietro, sulle alture di Arnautowo ove ci sono 5-6 isbe. Dispongo i pezzi, le guardie armate, due serventi per pezzo, le mitragliatrici; a fatica si sistemano gli uomini ammucchiati dentro le isbe. C'è con noi il R.M.V. del nostro gruppo; arriveranno poi, sul tardi, pattuglie del Val Chiese. Le guardie catturano a un certo punto due prigionieri, li passo in consegna al capitano Comolli, fuggiranno dopo un po’ di tempo!

Digiuno pressoché dal giorno prima, quando tutto è a posto mi butto per terra per riposare. Dopo una mezz'ora circa, alle ore 22, una guardia mi scuote: signor tenente sparano, corra... Do l'allarmi - serventi ai pezzi! – mando due portaordini sciatori indietro a Nikitowka a chiedere rinforzi: il caporale Pranzini modenese, l'artigliere Colombo bergamasco. Verrà su il Battaglione Tirano sette ore dopo... sette ore di calvario per noi! Il Tirano avrà le difficoltà ad adunarsi e mettersi in moto, difficoltà che palesa anche la batteria a schierarsi, cosa si può pretendere da uomini così provate e stanchi!? Alcuni, tramortiti dagli stenti, si renderanno conto di quanto sta succedendo anche una o due ore dopo. Taluni accorrono subito, il sottotenente Mazzagio tra i primi.

Mi trovo poi con alcuni ufficiali delle pattuglie del Val Chiese, si tiene un rapido consiglio di guerra: articolare pattuglie per individuare la direzione di un probabile attacco russo, la batteria ne mandi una sulla destra in basso da dove anche si spara. Volontario parte Mazzagio con dietro i caporali Giudici e Cairoli, mitra in spalla con la tuta bianca, li vedo fantasmi allontanarsi dietro l'autoblindo tedesca sopraggiunta non so da dove. Non li rivedremo più...

Tento di far spostare il secondo pezzo più a destra oltre una rete metallica; non si riesce, desisto, verrà poi portato alcune ore dopo e farà strage. D'accordo con gli alpini incomincia a sparare il primo pezzo di Panazza, direzione strada per Nikolajewka dove si vedono luci e spari di traccianti, si vuole anche rallentare l'attacco russo facendo capire che si dispone di artiglieria. A un certo punto iniziano i russi con i mortai, colpi sulle isbe poi sulla linea pezzi; mi rendo conto che un mortaio sta inquadrando il primo pezzo: colpo lungo, colpo corto... dal 4º pezzo corro verso il primo: "sospendete il tiro..."; arriva il colpo a forcella; colpiti il capo pezzo Ruggeri, il tiratore Tirinzoni, il tenente Panazza, ed io a una trentina di passi.

Accorre Capacci, mi porta e ci porta nell'isba infermeria che incomincia a riempirsi di feriti di morti... Segue un po' di disorientamento... i pezzi tacciono, poi riprendono a sparare, dopo un po' mi si presenta un ufficiale mai visto: "Sono il capitano Capitò del comando Corpo d'Armata Alpino, la batteria è in crisi, voi tutti i feriti..., se credi ne prendo io il comando". "D'accordo!" Dopo un ora anche lui sarà colpito a morte. Seguono ore convulse, alle linea pezzi come alle armi automatiche si succedono i giovani ufficiali della batteria che verranno metodicamente feriti: Celesia, Fiocca, Forchielli, Bughi. Sottufficiali e soldati vi si prodigano assieme, senza mai perdere la calma, seppure momenti di entusiasmo si accompagnino a momenti di disperazione... le munizioni si riducono, i rinforzi non arrivano...

Da segnalare i tenenti Magnolini, Apostoli, Martinelli, Offeddu del R.M.V., essi pure impegnati a fondo ai mitragliatori a mantenere coi denti posizioni disperate, cadrà Magnolini, cadrà pure colpito in pieno petto da un anticarro, il nostro indimenticabile sergente maggiore Guicciardi di Spilamberto; cadranno tanti, tanti soldati nostri e anche delle pattuglie Val Chiese! Italiani e russi affratellati nella morte... [...]

Incomincio a dubitare dell'arrivo di rinforzi, se c'è gente a Nikitowka appena dietro di pochi chilometri, dovrebbero essere già arrivati... guardo il mio Zenith quadro da polso, sono le due, forse l'ultima notte che mi resta da vivere! [...] Sogni che realtà! Quante realtà si concludono attorno, quanti sogni si spezzano. Ognuno di noi ha una sua storia, storia che per molti si sta chiudendo inesorabilmente anonima; senza testimonianza si dissolvono fatti e uomini senza i quali nessuno sarebbe sopravvissuto a raccontare oggi a tanti anni di distanza.

La storia di Capitò come mai si trovava lì ad Arnautowo, qual senso del dovere lo spinse ad offrirsi, in piena battaglia, ad assumere il comando della 33a conscio che le probabilità di uscirne vivo erano quasi nulle, come si può essere così corretti e riguardosi di volere un crisma ufficiale, una consegna da parte del comandante ferito prima di buttarsi nella mischia... lo vedo ancora entrare, cercarmi, uscire deciso tutto, coscio di un grave compito da assolvere per il bene di tutti. Non me ne accorgerò, più tardi, quando Mainetti di Mandello Lario, capo pezzo del terzo pezzo, lo trascinerà lì ferito, paralizzato agli arti inferiori da un colpo alla spina dorsale... poche medaglie d'oro alla memoria saranno state così ben concessa sul campo e meritate!

[...] Alle 5 del mattino finalmente si diffondono voci: arriva il Tirano... Arriverà anche il Valcamonica e la 29a batteria di Moizo... Verso le 7 i russi sono annientati; il loro attacco tenace e violento durato una lunga notte è fallito. La strada è di nuovo aperta e di lì ricominceranno a passare i reparti che erano dietro di noi, e precisamente i battaglioni Verona e Vestone, una compagnia del Val Chiese, il comando del 6° Alpini, la colonna della divisione col comandante, il generale Reverberi, colonna che raggiungerà Nikolajewka, giusto in tempo per l'attacco decisivo sull'ultimo caposaldo dell'accerchiamento russo.

Fu evidente lo sforzo nemico di bloccare nella notte una parte della colonna in ritirata a cavallo tra Nikitowka e Arnautowo; a Nikolajewka sarebbe stato più agevole contrastare gli altri reparti superstiti. Merito della nostra batteria l'avere impedito una manovra così rischiosa, merito anche dei migliori elementi del reparto R.M.V. del Bergamo, degli alpini del Val Chiese caduti al nostro fianco, dell'apporto ultimo decisivo del Tirano che immolò su quelle alture il fior fiore dei suoi uomini: capitano Briolini, tenente Soncelli, tenente Slataper, e decine e decine di altri valorosi, come il capitano Grandi e il tenente Perego. La batteria in quella notte sparò oltre 200 colpi (ne rimasero 19 per Nikolajewka!...). La mitragliatrice Fiat 914/37 di Gafforelli sparò più di 3000 colpi!

RICCARDO

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