sabato 24 dicembre 2022

Vigilia di Natale 2022

Come ogni anno anche questa vigilia di Natale avrei scritto un pensiero su quanto accadde esattamente in queste ore, 80 anni fa, in Russia. E' uno degli episodi a cui più sono legato, per tanti motivi, e forse anche perché ho avuto l'occasione di visitare quella zona sia nel 2016 che nel 2019. Parlo della battaglia di Arbusovka, da molti conosciuta come "la valle della morte". L'occasione, infausta a mio avviso, mi viene proprio da un servizio del TG5 Storia sulla Campagna di Russia. Ore 13.30 circa alla fine del telegiornale che seguo sempre in modo più distaccato, sento il conduttore parlare della Campagna di Russia. Come non prestare la massima attenzione una volta tanto che qualcuno la ricorda?!

Il servizio è totalmente improntato sulla resistenza degli Alpini sul fiume Don e sulle parole di Mario Rigoni Stern... oggi? Oggi che ricorre l'anniversario, esattamente 80 anni fa in queste stesse ore, della più significativa battaglia sostenuta dalle nostre truppe sul fronte russo con circa 20.000 fra caduti, dispersi e prigionieri su circa 25.000 fra fanti, bersaglieri, artiglieri, CC.NN.

Perché ad ogni occasione SEMPRE e SOLO accostare la Campagna di Russia agli Alpini, per i quali ovviamente va tutto il mio rispetto?

Cronaca di una sconfitta annunciata, 22.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

22 DICEMBRE.

BLOCCO NORD.

Per tutta la giornata del 22 dicembre, le unità sovietiche, occupando le alture circostanti, avevano accerchiato la conca di Arbusov, nella quale si erano raccolti i reparti italiani della Divisione Torino, del gruppo Capizzi, di un'aliquota della Pasubio e quelli tedeschi della 298a Divisione. Nella notte l'avversario premeva le unità assediate concentrando il fuoco di armi automatiche, mortai, lanciarazzi ed artiglierie sul facile bersaglio degli uomini all'addiaccio; le abitazioni erano state tutte occupate dai tedeschi, giunti per primi. Sempre nel corso della notte si riordinavano i reparti, raccogliendo coloro che erano in grado di combattere, mentre venivano condotti contrassalti, che smorzavano l'aggressività del nemico.

Il Comando tedesco decideva di effettuare alle ore 7 un'azione tendente ad allontanare la stretta dell'avversario. Il grosso dei reparti italiani sopravanzava nell'azione quelli tedeschi attaccanti, irrompeva nelle linee sovietiche e le respingeva, conseguendo lo scopo dell'operazione. Furono catturati molti prigionieri, armi e munizioni, ma molti furono tra gli attaccanti italiani i morti ed i feriti, questi ultimi dovuti tenere all'aperto per le difficoltà poste dai tedeschi della 298a a cedere, anche in parte, le costruzioni da essi occupate. L'azione di fuoco del nemico continuava, provocando altre forti perdite. A sera il Comando tedesco ordinava l'abbandono delle linee raggiunte al mattino dagli italiani.

DIFESA DI VOROSCILOVGRAD E Dl UN ALTRO SETTORE SUL DONEZ.

Il Comando del II Corpo d'Armata, giunto a Voroscilovgrad nella notte sul 22 dicembre, durante la mattina, presa conoscenza della situazione locale, emanava i primi ordini per la difesa dei due ponti, del tratto di fiume interposto ad essi e della città retrostante, precisando subito dopo che si sarebbe trattato di una consegna da eseguire senza risparmio di energie e di sacrifici. Frattanto, con l'affluenza a Voroscilovgrad dei reparti della Ravenna provenienti da Valentinovka, veniva assegnata al Comandante di questa la responsabilità della difesa della testa di ponte, separandola da quella della difesa della città. Alla Ravenna erano affidati i compiti di: - difesa ad oltranza dei ponti e del fiume da ogni infiltrazione nemica e, in linea subordinata, difesa della zona urbana di Voroscilovgrad e adiacenze; - alimentazione delle forze della difesa, innanzi tutto con i reparti della Divisione stessa, ma anche con altri, tratti da qualunque unità italiana; - ordinato sgombero a tergo dei reparti non prontamente reimpiegabili, coordinandone i movimenti con le esigenze dell'Intendenza.

venerdì 23 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 21.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

21 DICEMBRE.

II Comando del Gruppo di Armate «B», di fronte all'evidente impossibilità di esecuzione dell'ordine di resistenza sulla linea indicata il giorno precedente, impartiva nuove disposizioni intese a: - arretrare le unità sulla linea Kalitva - Diogtevo - Verhnij Makejevka - Verhnij Grekovo, ancora idonea a coprire il fianco sinistro del Gruppo di Armate Don; - eliminare, con reparti ripiegati ed altri in corso di affluenza a Millerovo, le unità nemiche giunte fino a Diogtevo.

Lo schieramento dell'Armata, in quel giorno, a seconda delle diverse situazioni poteva essere considerato così articolato: - schieramento settentrionale, con un fronte pressoché continuo, tenuto da: Corpo d'Armata Alpino, sulle vecchie posizioni da Bielogorje a Staro Kalitva; XXIV Corpo d'Armata corazzato, da Novo Kalitva a Golaja, con: 385a Divisione, da Novo Kalitva a Kriniscnaja (compreso il gruppo d'intervento Julia); gruppo Fegelein, da Pervomajsk ad Atamanski; resti della 27a Divisione corazzata, in zona di Kosj; 387a Divisione, in affluenza tra Lissenkovo e Golaja; Divisione Julia, in seconda schiera nella zona di Poddubnovka - Grigorjcvka; - settore centrale, tra Kantemirovka e Diogtevo, difeso da forze intervallate di varia consistenza e di diversa nazionalità dislocate a Malcevskaja, Tcertkovo, Gartmiscevka, Buhaievka e, più arretrate, a Belovodsk; - settore meridionale, tra Diogtevo e Verhnij Grekovo, nel quale si trovavano il Comando del XXXV Corpo d'Armata (senza unità ai suoi ordini) e le unità sottoposte al XXIX Corpo d'Armata tedesco: Divisioni Pasubio, Torino, 3a Celere, Sforzesca e 298a tedesca, tutte in corso di ripiegamento verso la zona di Tcertkovo - Diogtevo - Verhnij Makejevka. A Millerovo, con altri reparti minori tedeschi, era in affluenza la 3a Divisione alpina tedesca, destinata ad agire in cooperazione con la 298a, contro le forze sovietiche di Diogtevo.

La pressione frontale esercitata dalle unità nemiche, specialmente nel corso della fase di rottura del fronte, era alquanto diminuita, a causa delle gravissime perdite loro inflitte dalla difesa nelle giornate precedenti. L'avversario tendeva ad esercitare la sua azione frapponendosi, con forze corazzate e motorizzate, tra le unità in ripiegamento, favorito dagli ampi spazi determinatisi nello schieramento centrale ed in quello meridionale.

298a Divisione tedesca.

Era rimasta sempre unita al gruppo Capizzi, della Ravenna, ed aveva fatto blocco anche con la Divisione Torino. Dopo una faticosa marcia notturna, all'alba aveva raggiunto i pressi di Posdnjakof, dove trovava resistenza per superare la Tihaja. In questa località, verso le ore 7, la retroguardia della Torino veniva attaccata contemporaneamente da nord-ovest e da sud-est da due battaglioni appoggiati da carri armati. Verso le ore 9,30, ormai sulla sponda destra della Tihaja, la colonna era nuovamente attaccata da fanterie, mentre i carri armati ne circondavano i margini come in un movimento di carosello. Nelle ore meridiane il nemico preveniva la colonna, facendosi trovare schierato sopra un'altura, che la 298a doveva attaccare, con il concorso di reparti italiani. La Torino veniva, a sua volta, attaccata a tergo; superate le posizioni nemiche, la colonna giungeva ad Arbusov, sostandovi per la notte.

Divisione Pasubio.

Nella notte sul 21, nell'intento di sottrarsi alle circostanti forze nemiche, veniva ripresa la marcia in direzione sud, preceduta dall'esplorazione, condotta da elementi a cavallo, con quadrupedi tratti dal carreggio. Il movimento era ostacolato da uno scontro con il nemico presso Olchovski. Un nuovo scontro alle ore 7 era sostenuto presso Tihomirovski, ove gli italiani avevano la meglio contro una colonna motorizzata russa, che si ritirava dopo avere subito considerevoli perdite. Verso le ore 8,30, la colonna giungeva a Verhnij Makejevka, congiungendovisi con la colonna della Divisione Sforzesca.

Divisione Torino.

Nella notte i reparti procedevano in ordine su Posdnjakof. Le difficoltà dell'itinerario, svolto parzialmente fuori delle piste, imponevano l'abbandono di parte degli automezzi e delle artiglierie. Verso le ore 7, circa due battaglioni sovietici, provenienti uno da nord-ovest ed uno da sud-est, attaccavano la colonna, che reagiva con l'artiglieria e con un violento contrattacco del III/81° fanteria. A questa mossa il nemico rispondeva con l'intervento di carri armati, provocando considerevoli perdite. Solamente alle ore 9 poteva essere ripreso il movimento, che proseguiva attraverso gli abitati di Posdnjakof e Ticho Sciuravskaja. Ad ovest di Smirnovskij un nuovo sbarramento nemico veniva rotto dopo un'ora e mezza di lotta, ma, mentre la testa della colonna combatteva per aprirsi la strada, era attaccata anche la retroguardia e la conca di Arbusov poteva essere raggiunta soltanto alle ore 20.

In questa località la Torino giungeva disponendo in tutto di tre pezzi da 75/27 e di quattro autocarri. Tutto il rimanente armamento pesante e l'autocarreggio erano andati perduti per mancanza di carburante e per le difficoltà della marcia sulla neve e sul ghiaccio. Doveva essere richiesto, via radio della 298a Divisione tedesca, un urgente rifornimento aereo di viveri.

3a Divisione Celere.

Il Comando della Divisione rimaneva separato dai reparti dipendenti e, dopo due giorni durante i quali non era riuscito a collegarsi con alcuno di essi, raggiungeva Forschstadt, sul Donez, e successivamente Voroscilovgrad. All'alba il Comando del 3° bersaglieri decideva di organizzarsi a difesa nell'abitato di Kalmikof, dove aveva trascorso la notte. Prima che avesse dato inizio alla sistemazione, il reggimento veniva attaccato da est e da sud da forti contingenti di fanteria con mortai ed artiglieria di piccolo calibro. La lotta risultava frazionata in brevi ed isolati scontri. Dopo aspro combattimento l'intera colonna veniva circondata e catturata. Il 6° bersaglieri si era invece unito alla colonna della Divisione Sforzesca, della quale divideva le sorti.

Divisione Sforzesca.

Nella notte una quindicina di carri armati attaccava Popovka e sei di essi erano distrutti, mentre un nucleo di carabinieri respingeva la fanteria che li accompagnava. Intanto i reggimenti di fanteria ricevevano l'ordine di radunarsi a Verhnij Cirski per riprendere il ripiegamento verso sud, passando dalla valle del Tcir a quella della Jablonovaja. Durante l'esecuzione dei movimenti il fianco sinistro del 53° fanteria era fortemente attaccato da carri armati verso le 18,30. Il combattimento durava circa due ore, con gravi perdite da entrambe le parti.

La marcia con le misure di sicurezza aveva appena avuto inizio verso le ore 23, quando un nuovo e più forte attacco di mezzi corazzati, sulla testa e sui fianchi della colonna, separava l'avanguardia (I/53°), che poteva tuttavia uscire dall'accerchiamento, dopo aspra lotta e dopo aver distrutto 6 carri armati. Il grosso della colonna (54° fanteria) restava chiuso nella morsa nemica, né poteva essere soccorso dal 6° bersaglieri, che veniva attaccato e respinto dai carri armati russi. A Verhnij Makejevka, dove si trovava il Comando della Divisione, giungevano il Comandante del XXXV Corpo d'Armata, con elementi del suo Comando e il Comando della Divisione Pasubio, con elementi del 79° fanteria. Nella notte la colonna, sganciatasi combattendo dal nemico, si portava a Kjevskoje.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nelle giornate del 21 e del 22 dicembre, mentre sul fronte settentrionale dell'8a Armata (Corpi Alpino e XXIV corazzato) si verificava un allentamento della pressione del nemico, nel settore meridionale l'azione delle unità corazzate e motorizzate sovietiche rendeva impossibile ogni tentativo di ricostituzione di un fronte da parte delle unità dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco. I movimenti delle due Grandi Unità cessavano così di avere scopi tattici per esaurimento della capacità operativa dei reparti. Esse avevano subito gravissime perdite ed erano pressoché prive di armamento, di munizioni, di carburanti e poco rifornite di viveri, alcuni dei quali erano aviolanciati soltanto per le più impellenti necessità.

La Divisione alpina Julia - come si è detto - aveva inviato con autotrasporto dal 18 dicembre il proprio gruppo d'intervento nel settore del II Corpo d'Armata. I due battaglioni L'Aquila e Tolmezzo, con le unità di rinforzo, avevano preso posizione a sud della Tciornaia Kalitva, tra Novo Melniza ed Ivanovka (esclusa), a prolungamento verso sud della linea tenuta dalla Cuneense, raccordandosi a destra con la 385a Divisione tedesca. Su quelle posizioni era stato affiancato anche il battaglione Monte Cervino, già molto logorato. Gli altri reparti della Julia, non appena sostituiti nel precedente schieramento, durante le giornate del 19, 20 e 21 avevano compiuto il non facile trasferimento a piedi, marciando a ridosso delle posizioni della Cuneense.

Già nella giornata del 20 il battaglione L'Aquila, del gruppo di intervento, schierato tra il quadrivio di Selenj Jar ed Ivanovka, aveva respinto elementi esploranti del nemico. Al mattino del 21 un attacco sferrato da due battaglioni della 352a Divisione sovietica era stato anche respinto dallo stesso battaglione L'Aquila. Con uguali forze, all'alba del 22, l'attacco veniva violentemente ripetuto. Tutta la Divisione era ormai schierata e poteva lanciare un immediato contrattacco, sostenuto da soli quattro carri armati tedeschi. Entro le ore 15 la situazione era stata ristabilita. Alle ore 10, poco più a nord, il nemico muoveva all'attacco contro il battaglione Tolmezzo. Respinto, rinnovava il tentativo dopo due ore, con due battaglioni della 167a Divisione. Nuovamente respinto, era costretto ad interrompere l'azione alle ore 15 con perdite fortissime.

II CORPO D'ARMATA.

Il Comando del Corpo d'Armata, dal giorno 19 non aveva più responsabilità operative, dovendo provvedere alla ricostituzione delle proprie unità in zona diversa da quella di Mitrofanovka, nella quale era dislocato, troppo esposta alle vicende della lotta in corso. Il 17 dicembre era avvenuta la separazione di un primo blocco di forze della Divisione Ravenna (gruppo Capizzi), formato prevalentemente da reparti del 37° reggimento fanteria ed elementi di rinforzo, defluito verso sud-est e congiuntosi alla 298a Divisione tedesca, della quale condivideva le sorti nel duplice assedio di Arbusov e di Tcertkovo e nella sortita da quest'ultimo.

Gli avvenimenti del 19 dicembre a Kantemirovka determinavano, come si è visto, il deflusso disordinato da quella città della maggior parte della Divisione Ravenna, di gran parte del 90° reggimento fanteria della Cosseria, con i rispettivi elementi di rinforzo. La più consistente parte di forze della Divisione Cosseria era stata raccolta a Sofjevka, poco ad ovest della ferrovia Rossosc-Millerovo mentre i resti dell'89° fanteria, rimasti in linea fino al 20 dicembre a fianco della 385a Divisione tedesca, si raccoglievano a Losetscina dietro l'ala destra della Divisione alpina Cuneense. In questa situazione il Comando d'Armata decideva che il Comando del II Corpo d'Armata lasciasse Mitrofanovka e, transitando per Rossosc-Starobelsk, si trasferisse a Voroscilovgrad, raggiungendovi il nucleo maggiore delle sue unità e, appoggiandosi poi ai magazzini dell'Intendenza, si dedicasse alla ricostituzione dei reparti. Il movimento, iniziato nella tarda sera del 20 dicembre, era ultimato entro il 21.

Divisione Ravenna.

I reparti della Divisione, giunti a Voroscilovgrad tra il 19 ed il 21 dicembre, vi venivano subito raccolti, sottoposti ad un primo riordinamento, forniti dell'equipaggiamento e dell'armamento di reparto distrutto in combattimento o successivamente perduto, ed erano impiegati nella difesa dei ponti e della città, come sarà detto più avanti. Il Comandante della Divisione, dopo avere ceduto la difesa del caposaldo di Taly al gruppo tedesco Andersen, entro la sera del 19 dicembre aveva raccolto a Valentinovka (4 chilometri a sud-est di Mitrofanovka) i reparti che lo avevano seguito; in tutto 1.200 uomini con 30 ufficiali, 2 pezzi da 105/28 e 20 autocarri. In quella località egli dedicava le giornate del 20 e del 21 dicembre ad una migliore organizzazione dei reparti.

Al mattino del 22 dicembre veniva avvertito, da elementi della 387a Divisione tedesca, che una ulteriore avanzata del nemico rendeva precaria la situazione e riceveva direttamente l'ordine dal Comando di Armata di trasferirsi a Voroscilovgrad con la colonna ai suoi ordini, transitando per Rossosc - Rovenki - Starobclsk - ponte di Vesselaja Gora.

Il viaggio del 2013, da Podgornoje a Postojalyi

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... Sabato 19 gennaio - 1a tappa Km.29: da Podgornoje a Opit, a Postojalyi. Inizia la marcia per il mio primo vero pellegrinaggio nei luoghi della memoria in Russia... mille incognite, mille domande mi affollano la testa. Cosa troveremo? Riusciremo a percorrere tutta la strada? Farà troppo freddo? La mattina è fredda con una leggera pioggia: si parte!



Il viaggio del 2013, Rossosch

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... il monumento dedicato ai caduti italiani vicino al cimitero di Rossosch.



mercoledì 21 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 20.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

20 DICEMBRE.

Nel settore dell'Armata presidiato dai Corpi d'Armata Alpino e XXIV corazzato fino a Golaja, non si verificavano avvenimenti di rilievo. Nel settore meridionale si svolgevano i previsti movimenti di ripiegamento verso sud, per sottrarre la maggior quantità possibile di forze all'accerchiamento nemico. Il Comando del Gruppo di Armate «B» , probabilmente ancora animato dalla speranza di difendere la ferrovia Rossosc-Millerovo (che alimentava il Gruppo di Armate Don), intendeva attuare una difesa delle alte valli Losovenka, Losovaja e Tcir, sulla linea q. 230 (est di Tatarski) - q. 206 (10 km a sud di Meskof) - Verhnij Cirski - Napolof - Gracev. Pertanto annullava un ordine di ripiegamento impartito dal XXIX Corpo e faceva ritornare sui propri passi Grandi Unità che avevano oltrepassato quelle posizioni. Ma lo sfavorevole andamento delle operazioni sul fronte della 3a Armata romena rendeva il progetto inattuabile. Inoltre disponeva che la Divisione Pasubio, come già la 298a, passasse alle dipendenze del XXIX Corpo d'Armata tedesco.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Nel settore di destra, tenuto dalla Divisione Cuneense, le ultime forze della Divisione Cosseria (II e III/89°), ridotte ad un pugno di uomini, prive di munizioni, con poche armi automatiche, giunte al nono giorno di combattimento continuo, passate alle dipendenze della Divisione Cuneense, erano da questa fatte ripiegare su Loschtschina e Rossosc ed avviate a Lisinovka, dove si riunivano agli altri resti della Cosseria.

FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.

A sud del Corpo d'Armata Alpino, tra Novo Kalitva e Taly, la linea era pressoché continua ed in corso di rafforzamento; su quel fronte non si erano svolte azioni di particolare rilievo.

SETTORI DEL XXXV E DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Era in corso il ripiegamento di tutte le unità, disposto il giorno precedente. Nella parte occidentale del settore, il nemico proseguiva il movimento verso sud, raggiungendo Diogtevo con le proprie formazioni corazzate. In questa località giungevano il giorno seguente le altre unità nemiche provenienti da sud (settore della 3a Armata romena), lungo la linea Astakof - Kasciari - Olchovj Rog. Era in tal modo completato l'accerchiamento dei due Corpi d'Armata. I movimenti di ripiegamento delle Grandi Unità dalle posizioni difensive sul Don erano eseguiti dapprima su larga fronte, contrastando la corrispondente avanzata del nemico; successivamente avveniva in colonne, che si muovevano su uno o più itinerari, secondo quanto era consentito dalle vicende del combattimento tra le contrapposte fanterie e dalle azioni dei carri nemici agenti sul tergo.

Tale situazione determinava per ciascuna delle Divisioni battute una diversa forma di ripiegamento. Qualche colonna riusciva a rimanere unita, qualche altra era ostacolata dalle forti infiltrazioni del nemico e dalle difficoltà di movimento, altra ancora, nell'ansia di trovare vie più agevoli, veniva ad essere formata fortuitamente da uomini delle più svariate provenienze. Si formavano, in tal modo, due blocchi principali in ritirata: - blocco nord: 298a Divisione tedesca, gruppo Capizzi (Divisione Ravenna), aliquota della Divisione Pasubio, Divisione Torino; - blocco sud: Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco, Comando del XXX V Corpo d'Armata, aliquota della Divisione Pasubio, elementi vari di Corpo d'Armata, aliquote della 3a Divisione Celere, Divisione Sforzesca.

298a Divisione e gruppo Capizzi.

Si spostavano dalla zona Radtscenskoje - Teresckova alla zona Popovka - Makarof.

Divisione Pasubio.

Durante la notte, numerosi suoi elementi, in prevalenza dell'80° fanteria, confluivano presso Popovka, sulla Divisione Torino, seguendo poi le sorti di quella Grande Unità. La marcia condotta per Popovka, Posdnjakof e Smirnovski, si concludeva a Scepilof, dopo avere coperto un percorso di circa 40 chilometri. Con la forza complessiva ridotta a circa 600 uomini e 4 pezzi della 9a batteria dell'8° reggimento artiglieria, la Divisione avrebbe dovuto schierarsi a difesa presso Scepilof, essendo ormai praticamente circondata dal nemico. Con la Divisione marciava il Comando del XXXV Corpo d'Armata.

Divisione Torino.

All'alba, a Makaroff, l'82° fanteria con i rinforzi assegnatigli quando era schierato sul Don, si riuniva alla colonna della Divisione. Le notizie pervenute segnalavano la presenza di forze corazzate del nemico sulle più vicine strade. Su quelle battute dalla coIonna divisionale, gli ingorghi causati elementi corazzati e motorizzati tedeschi ostacolavano il movimento, per Karasejev, su Popovka. In questa località la Divisione raccoglieva anche la colonna dell'81° fanteria e, così formata, si univa ad una forte aliquota della 298a Divisione, rinforzata dal gruppo corazzato Haufmann (27a Divisione corazzata).

La presenza di questo gruppo costituiva garanzia di appoggio nel ripiegamento ed offriva possibilità di collegamenti radiotelegrafici; pertanto il Comandante della Divisione decideva di aderire alla richiesta tedesca di 1.000 litri di carburante, che veniva prelevato dai mezzi italiani, a costo di sacrificare ulteriormente autocarri ed artiglierie disponibili. Verso le ore 11 Popovka era attaccata da carri armati nemici, ma erano respinti. Alla Torino veniva affidato il compito di costituire scaglione di retroguardia. Tale compito aveva inizio alle ore 22,30, dopo lo sfilamento delle altre forze. La marcia aveva luogo con le ordinarie misure di sicurezza, ma era ostacolata dal disordine portato da elementi eterogenei, uomini, automezzi, carreggi e slitte che non potevano essere arrestati mediante posti di blocco, data l'assenza di passaggi obbligati.

3a Divisione Celere.

Durante l'intera giornata non era stato possibile ottenere il collegamento con il 3° bersaglieri, con il 120° artiglieria, con la Legione croata e con i mezzi di rinforzo assegnati a queste unità. Nelle prime ore della sera il Comando della Divisione riusciva a collegarsi con i resti del 6° bersaglieri e del II/120° artiglieria, in movimento da Makeievka a Popovka. Il 3° bersaglieri, con le unità di rinforzo, trovava il nemico già fortemente insediato a Meskof. Per sloggiarlo dalle posizioni che esso occupava, si impegnavano in combattimento la Legione croata ed i battaglioni bersaglieri XX e XVIII. Una importante altura era più volte conquistata e perduta. All'inizio della notte l'attacco veniva sospeso e la colonna ripiegava su Kalmikof, per non trascorrere la notte gelida all'addiaccio.

Divisione Sforzesca.

Nelle prime ore del mattino l'intera colonna divisionale raggiungeva la linea del Tcir e proseguiva verso sud, secondo l'ordine ricevuto dal Comando del XXIX Corpo d'Armata. Un bombardamento aereo nemico cagionava perdite notevoli. Giunta alle ore 10 a Popovka, la colonna veniva raggiunta da un ordine contrario del XXIX Corpo, per cui era costretta a tornare sul Tcir e prendervi posizione, senza trovare collegamento laterale. A sera quello schieramento era attaccato sui due fianchi dal nemico, che veniva respinto subendo forti perdite in uomini e la distruzione di quattro carri armati. Durante la notte un'altra azione di unità corazzate dell'avversario sfondava il non lontano fronte della 62a Divisione tedesca (Gruppo di Armate Don), raggiungendo Kamenka, dove elementi dell'artiglieria della Sforzesca lo respingevano, distruggendo altri tre carri armati ed infliggendo perdite di uomini.

Le fotografie di Mario Bagnasco, 28

Le fotografie di Mario Bagnasco, Primo Capo Squadra o Capo Squadra della Legione CC.NN. "Valle Scrivia".

"18.01.1942 messa in scena".

Il viaggio del 2013, quota Pisello

Immagini del mio primo trekking effettuato nel 2013... il monumento dedicato ai caduti sovietici posto sulla sommità di Quota Pisello.









Otto Alpini tornano a casa

Ricevo dall'amico Fabio in Russia questa fotografia e la bellissima notizia che riporto: "si è tenuta oggi a Rossosh (Russia) la consegna formale al Console onorario italiano Vittorio Torrembini (in cravatta) dei resti degli otto Alpini della Divisione Cuneense reperiti in località Popovka/Annovka, zona Don. L'operazione è stata possibile grazie all'interessamento di Onorcaduti, UNIRR e URP. Lo scavo è stato eseguito dall’associazione "Piccolo Saturno". I resti dei poveri soldati, dei quali due identificati, giungeranno nei prossimi mesi in Italia. L’operazione è stata ritardata dagli eventi bellici in corso in Ucraina.

Finalmente arrivano segnali positivi in questo senso, seppur in un periodo così critico per tutti noi. Evidenzio solo un ultimo aspetto: due degli otto corpi sono stati identificati grazie alla presenza delle piastrine... è ho detto tutto.

martedì 20 dicembre 2022

Cronaca di una sconfitta annunciata, 19.12.42

Cronaca di una sconfitta annunciata; dall'11 dicembre 1942 al 31 gennaio 1943, giorno per giorno, la cronistoria dell'ARMIR durante l'offensiva sovietica "Piccolo Saturno". Tratto da "Le operazioni delle unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), edito dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

19 DICEMBRE.

FRONTE DEL II CORPO D'ARMATA.

Durante la notte il Comando d'Armata rendeva formale il passaggio della responsabilità operativa dal Comando del II Corpo d'Armata italiano a quella del XXIV Corpo d'Armata corazza tedesco, stabilitosi a Golaja, senza portar seco alcuna forza combattente. Con quell'ordine veniva resa alle unità italiane non schierate la guida naturale per la ricostituzione, intesa quale mezzo per rendere loro le «caratteristiche di reparti combattenti», con lo scopo finale del reimpiego più sollecito possibile. Il Comando del XXIV Corpo si era immesso nelle funzioni senza formalità, anche contro le disposizioni dell'Armata, semplicemente disinserendo i contatti telefonici tra il II Corpo e le Grandi Unità tedesche, con le quali pure cooperavano unità italiane dello stesso

II Corpo d'Armata.

I combattimenti intorno a Taly proseguivano senza interruzioni. Il Generale Zanghieri, in un colloquio telefonico con il Comandante dell'Armata, ripeteva il concetto della non idoneità di Kantemirovka per il riordinamento dei reparti, specialmente se fosse cessata la resistenza di Taly e prospettava l'eventualità di un trasferimento ad ovest, nella zona di Voroscilovgrad, oppure a nord, nelle retrovie del Corpo d'Armata Alpino. Il Generale Gariboldi insisteva sull'urgente esigenza di alimentare i reparti in linea, da anteporre a quella del riordinamento, anche se il provvedimento poteva essere attuato soltanto con drappelli eterogenei e raccogliticci. Comunque, a Kantemirovka erano in corso le operazioni per formare ed avviare nelle località e nei tempi previsti i tre blocchi stabiliti il giorno precedente.

Tutti sapevano che i sovietici stavano avanzando, ma la precisa segnalazione che carri armati avversari si stavano dirigendo da Taly su Kantemirovka era giunta alle ore 8 circa del mattino. Quando le sagome dei carri armati sovietici si profilarono sulla collina sovrastante la stazione ferroviaria e si fermarono in osservazione, furono ritenute di mezzi tedeschi. Ma le cannonate dirette sull'abitato che brulicava di uomini avevano subito chiarito a tutti di chi si trattasse. Oltre ai numerosi soldati, sostavano nel vasto piazzale di Kantemirovka circa trecento automezzi pronti a partire e con i motori accesi a causa della temperatura bassissima. Le cannonate e le raffiche di mitragliatrice dei carri provocarono sorpresa, disorientamento e panico. La grande massa degli uomini sciamò velocemente dalla piazza, cercando scampo in ogni modo. Si verificò così una generale corsa agli automezzi, alcuni dei quali partirono addirittura vuoti, per allontanarsi più in fretta.

Abbandonarono caoticamente Kantemirovka gruppi di automezzi stracarichi di uomini ed altri gruppi di soldati a piedi, che non avevano avuto modo di salire sugli autocarri. La disordinata massa si disperse successivamente in rivoli verso Belovodsk, Starobelsk, Tcertkovo, Millerovo e su altri itinerari, in un generale frammischiamento di militari di ogni provenienza, finiti poi nelle località e nei reparti più impensati. Fu abbandonato armamento, equipaggiamento ed ogni cosa ingombrante che avrebbe potuto rallentare il movimento. Analogo fenomeno era avvenuto alla stazione ferroviaria, ove erano in sosta treni già carichi di personale in attesa di partire.

I pochi rimasti, in gran parte ufficiali, si aggiravano nell'abitato, nell'intento di portare ordine fra coloro che erano ancora incerti sul da farsi, fatti segno del fuoco di elementi nemici che ormai percorrevano le strade semideserte. Qualche ufficiale era riuscito a ricuperare un automezzo ed a superare la colonna degli uomini a piedi, per mettersene alla testa e riportarli nell'ambito disciplinare ed organico. A Belovodsk, parte dei fanti del 38° era stata riportata all'ordine ed aveva preso posizione a difesa della base logistica. Il giorno successivo si era ordinatamente trasferita a Voroscilovgrad. Unità e personale rimasti in Kantemirovka, sotto la guida del Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza, riprendevano la normale attività, prima fra tutte quella dello sgombero su Voroscilovgrad degli ospedali da campo e dei più utili materiali dei magazzini d'Intendenza.

La vita dell'abitato era resa più difficile dall'azione dei partigiani, operanti in nuclei. L'episodio di Kantemirovka, che, nel rispetto della verità attestata da testimonianze dirette, si è qui narrato senza eufemismi e senza artifizi dialettici miranti a mascherare la poco edificante realtà della vicenda, è stato e resta un fatto isolato della campagna italiana in Russia. Esso non deve perciò portare a gratuite generalizzazioni, anche perché coinvolse meno del due per cento della forza complessiva impegnata nella seconda battaglia difensiva del Don. Senza indulgere per nulla sul comportamento di quei soldati, occorre tuttavia considerare che provenivano tutti da una impari lotta durata circa dieci giorni, lotta che li aveva esauriti nel fisico e nel morale e li aveva resi ormai incapaci di ogni reazione. A ciò si aggiunga la chiara consapevolezza di ciascuno che nemmeno il sacrificio di tutti gli uomini dell'Armata sarebbe bastato ad arrestare la travolgente valanga di ferro c di fuoco, che poneva, tra l'altro, di fronte ad ogni soldato italiano del settore investito non meno di cinque soldati russi.

Per il Comando del II Corpo si riaffacciava in modo ancor più pressante il problema della riorganizzazione dei reparti e della loro ricostituzione, fatta seguire possibilmente da una fase di ripresa morale e di efficienza operativa. Ma ogni proposito in tal senso sembrava urtare contro la volontà del Comando d'Armata, che richiedeva l'immediato reimpiego degli uomini. La situazione a Taly rimaneva grave: le riserve di ogni genere andavano esaurendosi, gli attacchi continuavano, i reparti tedeschi poco si prestavano ormai alla cooperazione. Nelle ore pomeridiane il Comando d'Armata ordinava al Generale Dupont, Comandante della Ravenna, di farsi sostituire nel comando della difesa di Taly dai tedeschi e di rientrare con tutte le unità italiane. Verso la fine del pomeriggio era in atto presso il XXIV Corpo la seguente situazione: - il fronte della 385a Divisione era stato rotto, ma era tenuta la linea alture ad ovest di Novo Kalitva - q. 176 - q. 209 (sud-ovest di Ivanovka); - il gruppo Fegelein stava costituendo la linea: Deresovatka - Atamanski - Scelobok, per collegare la 385a con Taly, tuttora difesa.

Il XXIV Corpo intendeva conservare quella linea, evidentemente a copertura della ferrovia Rossosc-Millerovo. Frattanto la Cosseria raccoglieva a tergo della Cuneense i propri reparti ancora provenienti da est, attendeva il rientro del 90° fanteria defluito a Kantemirovka e si sarebbe dislocata nella zona di Pelagejevka. Tre battaglioni della Julia stavano per congiungersi con il gruppo d'intervento.

FRONTE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

La situazione non aveva subito sensibili variazioni durante la notte, essendo riconfermato l'ordine di resistenza in posto, per limitare la breccia al corso del Boguciar. Alle ore 12 il Comandante del Corpo d'Armata apprendeva presso il Comando della 298a Divisione tedesca che il Comando d'Armata aveva disposto il trasferimento di questa agli ordini del XXIV Corpo corazzato tedesco ed il suo ripiegamento sulla sponda destra della Tihaja. Al XXXV Corpo sarebbe rimasta la sola Divisione Pasubio. I carri armati sovietici effettuavano una puntata anche su Tcertkovo, dove il presidio italiano (unità complementi per la 3a Celere appena giunte dall'Italia e servizi d'Intendenza) respingeva l'attacco, dando inizio alla resistenza che, alimentata da forze italiane tedesche, sarebbe durata per quasi un mese.

298a Divisione tedesca.

Non era stata attaccata sulle posizioni occupate il giorno precedente e continuava a disporre anche del gruppo Capizzi (circa due battaglioni della Ravenna, con elementi di rinforzo), di due battaglioni del 79° fanteria e di un battaglione di formazione del genio. Alle ore 12 passava alle dipendenze del XXIV Corpo corazzato tedesco.

Divisione Pasubio.

Durante la notte conteneva la forte pressione del nemico. L'usura dei reparti era tale che le forze congiunte del 79° fanteria e del IX battaglione mortai divisionale ammontavano complessivamente a 659 uomini, dei quali 38 ufficiali. Le restanti unità non erano in migliori condizioni. Alle ore 12,30 il Generale Zingales, Comandante del Corpo d'Armata, recatosi presso il Comando della Divisione, comunicava l'ordine, poco prima ricevuto, di ripiegare verso sud, sulla sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov. Sulla destra non era stato possibile stabilire il collegamento con la Torino.

FRONTE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO.

Anche per questa Grande Unità continuava a vigere l'ordine di resistenza sul posto, sebbene gli avvenimenti della giornata precedente presso le tre Divisioni ne avessero infirmata la validità, ma alle ore 10 il Comando d'Armata ordinava l'arretramento sulla seconda posizione.

Divisione Torino.

Rimaneva sul Don, anche se minacciata di aggiramento sulla destra, dove un attacco contro Surof era stato respinto; non aveva potuto collegarsi sulla sinistra con la Pasubio. Nelle retrovie divisionali, presso Kriniza, già si combatteva contro infiltrazioni nemiche. I resti del III/82° dovevano ripiegare su Paseka, asserragliandovisi fronte a nord-ovest; altro attacco era respinto a Suchoj Donez.

3a Divisione Celere.

Alle ore 6, non essendo giunti tutti gli attesi rinforzi, era stato preparato un contrattacco con le forze disponibili: il nemico, però, preveniva l'azione con forti attacchi sulla destra (6° bersaglieri) e nella zona a sud-ovest di Mrykin (3° bersaglieri), con l'evidente scopo di progredire nella valle Tihaja, allargare la breccia tra i due reggimenti e cadere a tergo del 3° bersaglieri, puntando su Meskof. Alle ore 10 il 3° bersaglieri resisteva ancora sul Don, sebbene fortemente premuto di fronte e minacciato a tergo; i reparti posti a sbarramento della valle Tihaja stavano ripiegando da Birjukof su Melovatyj, sotto la pressione nemica; Meskof era direttamente minacciata. Il Comando del XXIX Corpo d'Armata, alle ore 14, ordinava che tutte le unità ripiegassero sulla Tihaja, per assumere la difesa del settore Meskof-Provalskij, tra la Torino e la Sforzesca.

Divisione Sforzesca.

I movimenti ordinati per raggiungere la linea intermedia di ripiegamento tra Merkulov e Verhnij Tokin e quella Tihaja-Tcir erano stati effettuati prima delle ore 4, realizzando il ricongiungimento con il gruppo Vaccaro. Questo, attaccato alle ore 5 da notevoli forze, resisteva sul posto fino alle ore 10 e si portava poi sulle alture a sud-est di Varvarin e ad est di Kalinovski.

Lo sfavorevole andamento assunto dalle operazioni sul fronte del II Corpo d'Armata, la ripresa offensiva contro il XXXV Corpo (Divisione Pasubio), l'estensione degli attacchi a tutto il fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco ed il peggioramento della situazione sul fronte della contigua 3a Armata romena avevano indotto il Generale Gariboldi a prospettare al Comando del Gruppo di Armate «B», fino dal 17 dicembre, la necessità di un sensibile arretramento della linea per ricostituire una nuova difesa continua.

Il logoramento delle Divisioni italiane di prima schiera aveva maggiormente ridotto le loro già limitate disponibilità organiche, l'afflusso di unità fresche da tergo (385a Divisione tedesca e minori reparti italiani e tedeschi) era servito solamente ad alimentare la lotta nella prima fase della battaglia, l'arrivo di altre Grandi Unità (Divisione Julia e 387a Divisione tedesca) era preannunciato ed in corso di esecuzione, ma non offriva possibilità di pronto intervento a massa. Pertanto, per la nuova linea di resistenza doveva essere studiato un andamento meno esteso del precedente, che seguiva il corso del Don in ogni sua tortuosità. Era stato orientativamente proposto di seguire l'andamento della linea ferroviaria Rossosc-Millerovo, lasciando invariato il fronte intatto del Corpo d'Armata Alpino e, proseguendolo verso sud, trovare il collegamento con il Gruppo Armate Don, che stava combattendo per congiungersi con la 6a Armata tedesca isolata da circa un mese presso Stalingrado.

La proposta non era stata accettata, in quanto il Comando del Gruppo di Armate «B», in conformità alle disposizioni del Comando Supremo tedesco, aveva seguito il criterio di cedere terreno quanto meno fosse possibile. D'altra parte l'interpretazione errata che il Comando della 298a Divisione aveva dato tra il 17 ed il 18 dicembre agli ordini di ritirare sul Boguciar la propria ala sinistra, lasciando invece aperta la valle, non potuta sbarrare dalla resistenza del modesto presidio di Taly, aveva consentito alle forze corazzate sovietiche di raggiungere ed interrompere a Kantemirovka la ferrovia che teoricamente si sarebbe voluto coprire.

L'offensiva contro la Pasubio e contro il XXIX Corpo tedesco, specialmente contro la Divisione Celere, stava conseguendo nuovi risultati. II giorno 18 il Comando di Armata aveva di nuovo prospettato la necessità di un arretramento delle Grandi Unità, per impedire che la loro distruzione imminente giovasse al nemico per aprire una più vasta breccia. Ma la risposta «il Führer vuole che si resista ad oltranza» portava i rapporti dal piano di una razionale discussione a quello fideistico. Solamente l'aggravamento della situazione - determinato congiuntamente dall'episodio di Kantemirovka, dall'ulteriore flessione della linea del XXIX Corpo tedesco e dai negativi avvenimenti verificatisi presso la 3a Armata romena - inducevano il Comando del Gruppo di Armate «B» a disporre, alle ore 15 del 19 dicembre, il ripiegamento delle Grandi Unità operanti a sud del Corpo d'Armata Alpino, affinché fosse possibile costituire una linea arretrata sull'asse Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir.

FRONTE DEL CORPO D'ARMATA ALPINO.

Si stava procedendo alla sostituzione della Divisione Julia con l'inserimento al suo posto della Divisione Vicenza. Lo schieramento di estrema destra del Corpo d'Armata, e particolarmente le posizioni tenute a Staro Kalitva dalla Divisione Cuneense, subivano violenti bombardamenti aerei. L'artiglieria controaerea abbatteva due apparecchi nemici e ne danneggiava gravemente altri quattro. Il battaglione Saluzzo (estrema destra del settore Cuneense) interveniva in un contrattacco al limite di settore, cooperando con i resti del II e III/89° fanteria (Divisione Cosseria), che tuttora resistevano nella zona di Novo Kalitva. Il gruppo d'intervento Julia era impiegato dal XXIV Corpo d'Armata corazzato tedesco nella zona di Kriniscnaja - Selenj Jar - Ivanovka.

II CORPO D'ARMATA.

Aveva in corso il riordinamento delle unità e non aveva responsabilità operative.

FRONTE DEL XXIV CORPO D'ARMATA CORAZZATO TEDESCO.

Il nemico continuava la propria pressione sul fronte tra Novo Kalitva ed Ivanovka, dove l'azione dell'avversario era validamente contrastata dalla difesa, consolidata dall'affluenza del gruppo d'intervento Julia e del gruppo Fegelein. Continuava la resistenza di Taly. Era stata assegnata al XXIV Corpo d'Armata la 298a Divisione, già inquadrata nel XXXV e nel II Corpo italiano.

SETTORE DEL XXXV CORPO D'ARMATA - CSIR.

Era data esecuzione agli ordini di ripiegamento, ma si profilava sempre più la minaccia sulle retrovie, portata da consistenti punte corazzate sovietiche nella valle Levaja. Durante l'esecuzione dell'ordine di ripiegamento sulla linea Radtscenskoje - Medova - Karasejev - Meskof - Provalski - Napolof - Gracev, una puntata di mezzi corazzati sovietici, giunta fino a Kriniza, rendeva superato il provvedimento in atto. Alle ore 15, dopo nuovi ordini del Comando del Gruppo di Armate «B», il Comando dell'8a Armata disponeva per l'occupazione della nuova linea più arretrata: Ticho Sciuravskaja - Meskof - valle Tcir, intendendo costituire su di essa due pilastri, essenziali ai fini della difesa: - a Ticho Sciuravskaja, con le unità dell'ala sinistra della 298a Divisione; - a Meskof, con il gruppo Schuldt.

Inoltre, per colmare la falla determinatasi tra le ali interne dei Corpi d'Armata XXXV - CSIR e XXIX tedesco, disponeva che il non ancora giunto terzo reggimento di fanteria della 385a Divisione venisse sbarcato dai treni alla stazione ferroviaria di Tcertkovo.

Divisione Pasubio.

Verso le ore 13 riceveva l'ordine di ripiegare a sud e raggiungere la sponda destra della Tihaja, tra Verchnjakovski e Nasarov, per prendervi posizione fronte a nord, passando per Karasejev e Michailovka. La stessa sera, verso le ore 21, l'ordine veniva mutato in quello dl radunarsi nella zona Arbusov - Abakusc n. 2 - Alexejevo Losovskaja, per organizzarvisi a caposaldo, con difesa particolarmente attiva verso ovest, soprattutto in funzione controcarro, così da proteggere il fianco sinistro delle Divisioni che, frattanto, dovevano schierarsi sulla Tihaja. La generale scarsità dei carburanti determinava l'ordine di abbandono di una parte dei restanti pezzi d'artiglieria, previa inutilizzazione. Le difficoltà del percorso accrescevano le perdite ed alla sera rimanevano alla colonna solamente 4 pezzi da 75/27 dell'8° artiglieria. I serventi appiedati costituivano unità di formazione.

SETTORE DEL XXIX CORPO D'ARMATA TEDESCO (unità in ripiegamento).

Divisione Torino.

Aveva ricevuto l'ordine di schierarsi anch'essa sulla Tihaja, raggiungendo Meskof con movimento a scaglioni successivi, transitando per Kalminkof e trasmettendo l'ordine di ripiegamento anche al 3° reggimento bersaglieri, schierato alla sua destra ed isolato dal Comando della 3a Divisione Celere. Alle ore 21,30 l'ordine veniva mutato dal Comando del XXIX Corpo d'Armata tedesco in quello di proseguire il ripiegamento verso sud-ovest. Alle ore 24 il collegamento telefonico con il Comando del XXIX Corpo veniva interrotto, né poteva essere tenuto via radio, in quanto l'Ufficiale di collegamento tedesco, di propria iniziativa, per avere sentito che elementi nemici si trovavano alle spalle della Divisione, aveva arbitrariamente distrutto la sola stazione abilitata a mantenere quel collegamento. Le forze in ripiegamento distruggevano due carri armati avversari nella zona di Mankovo Kalitvenskaja.

3a Divisione Celere.

I reparti assegnati in rinforzo alla Divisione non erano giunti. All'alba il nemico attaccava in forze, prevenendo un contrattacco predisposto dal 6° bersaglieri. Le unità avversarie riuscivano a penetrare nella valle Tihaia, mentre il Comando del XXIX Corpo d'Armata ordinava di continuare a tenere la linea del Don, quando, con fanteria e carri armati, il nemico attaccava ormai Meskof, nelle retrovie della Divisione. Veniva tentato uno sbarramento della valle Tihaja, ma i collegamenti con la sinistra della Divisione erano interrotti. Alle ore 14 il Comando del XXIX Corpo ordinava il ripiegamento sulla linea della Tihaja, tra Meskof e Provalskij. L'ordine di ripiegamento doveva essere trasmesso al 3° bersaglieri tramite il Comando della Divisione Torino, che assumeva il reggimento alle proprie dipendenze.

Il 3° bersaglieri si trovava isolato dal resto della Divisione. Esso occupava sul Don un settore di 22 chilometri e disponeva, come riserva settoriale, di due sole compagnie di formazione, delle quali una comprendeva perfino un plotone di soldati di sanità, e l'altra era croata. Nella notte aveva dovuto abbandonare la linea del Don sotto la protezione dello scaglione di retroguardia e schierarsi sulla Tihaja, prendendo contatto con la sinistra della Torino a Meskov. Scarseggiavano le armi, poste fuori combattimento nei giorni precedenti, e le munizioni, non più rifornite da tergo. L'artiglieria aveva dovuto distruggere i propri pezzi per mancanza di carburante.

Nel pomeriggio il Comando della Divisione, la Sezione di sanità, due Ospedali da campo ed un Nucleo chirurgico, la Sezione di sussistenza, la Squadra panettieri, il Posto di avviamento munizioni divisionale, gli autoreparti e la Sezione carburanti e lubrificanti erano stati pressoché interamente distrutti da due attacchi di carri armati sovietici. Alle ore 24 nessuna notizia era pervenuta ancora sul ripiegamento del 3° bersaglieri e della Legione croata, mentre permaneva la minaccia dei mezzi corazzati nemici a tergo della Divisione, con provenienza da nord e da ovest. Alla stessa ora giungeva l'ordine del XXIX Corpo tedesco di non fermarsi sulla linea della Tihaia, ma di proseguire verso sud, in direzione di Kasciari, perché la strada Meskof-Diogtevo era tenuta da due corpi corazzati sovietici. Dopo questa comunicazione, il collegamento con il Comando del XXIX Corpo d'Armata era interrotto. La colonna del 6° bersaglieri distruggeva quattro carri armati sovietici.

Divisione Sforzesca.

Mentre venivano eseguiti gli ultimi movimenti del ripiegamento ordinato dal XXIX Corpo d'Armata fin dal giorno precedente, alle ore 23 giungeva un altro ordine secondo il quale la Divisione, già sopravanzata alle ali da numerosi mezzi corazzati nemici, non avrebbe dovuto più schierarsi sul Tcir, ma sfondare in direzione sud, verso Nizne Boliscinskoj, distante circa sessanta chilometri. La scarsità di carburante costringeva a rinunziare al traino delle artiglierie con i trattori, a causa del loro elevato consumo, sostituendoli con autocarri. Successivamente, per la mancanza del carburante nei serbatoi, molti pezzi furono distrutti prima di essere abbandonati.