venerdì 1 maggio 2020

Il sergente nella neve 10

Da "Il sergente nella neve"... Camminai ancora un altro giorno con il passo del vecchio viandante appoggiandomi al bastone. Per delle ore mi sorprendevo a ripetere: "Adesso e nell'ora della nostra morte", e questo pensiero mi ritmava il passo, Lungo la pista s'incontravano spesso delle carogne di mulo. Un giorno stavo tagliandomi un pezzo di carne da una carogna quando mi sentii chiamare. Era un caporalmaggiore del battaglione Verona che avevo avuto per allievo a un corso rocciatori nel Piemonte. Mi chiama e vedo che è contento d'incontrarmi. "Vuoi che camminiamo insieme?" dice. "Per me. Andiamo." dico.

giovedì 16 aprile 2020

Il sergente nella neve 9

Da "Il sergente nella neve"... Si riprende a camminare. I reparti si confondono fra loro. Si alza un forte vento freddo. Siamo tutti bianchi. Il vento sibila tra l'erba secca, la neve punge il viso. Ci attacchiamo l'uno all'altro. I muli degli artiglieri sprofondano sino alla pancia, ragliano e non vogliono andare avanti. Bestemmie, richiami, urli nella tormenta.

sabato 11 aprile 2020

Il sergente nella neve 8

Da "Il sergente nella neve"... Il sole nel cielo limpido ci riscalda le membra indolenzite e si continua a camminare. Che giorno è oggi? E dove siamo? Non esistono né date né nomi. Solo noi che si cammina. Passando per un villaggio vediamo dei cadaveri davanti agli uscii delle isbe. Sono donne e ragazzi. Forse sorpresi così nel sonno perché sono in camicia. Le gambe e le braccia nude sono più bianche della neve, sembrano gigli su un altare. Una donna è nuda sulla neve, più bianca della neve e vicino la neve è rossa. Non voglio guardare, ma loro ci sono anche se io non guardo. Una giovane è con le braccia aperte, e ha sul viso un lino bianco. Ma perché questo? Chi è stato? E si continua a camminare.

venerdì 10 aprile 2020

Il sergente nella neve 7

Da "Il sergente nella neve"... Fuori feci in tempo a vedere le ultime cannonate che si scambiavano i carri russi e tedeschi. Mentre ero nell'isba non avevo sentito niente. Le ragazze mi avevano fatto dimenticare la guerra per un attimo. Seppi più tardi che il cavaliere passato poc'anzi gridando aveva avvisato i carri tedeschi che si erano appostati fuori dal paese. E i carri russi, ora, bruciavano tutti, e sulla neve si vedevano i segni del breve combattimento: solchi di improvvise virate, di giri viziosi, di fermate brusche, e chiazze nere di olio e di altro. Un carro era stato colpito nei cingoli e i cingoli segnavano la neve come due strisce nere tracciate su un foglio bianco: tristi come moncherini di una cosa già viva. Cadaveri bruciavano vicino ai carri. Dei soldati russi che scesero da un carro caddero subito nella neve.

giovedì 9 aprile 2020

Il sergente nella neve 6

Da "Il sergente nella neve"... Non so quanto ho abbiamo camminato; ogni passo pareva un chilometro e ogni attimo un'ora; non si arrivava mai e non finiva mai. Finalmente ci fermiamo a delle isbe isolate. Sistemo il mio plotone in un edificio in muratura: saranno state le scuole o la casa dello starosta. Vi troviamo anche dei soldati dell'autocentro. Questi sono come i pidocchi: s'annidano dappertutto. E c'è un fuoco, e c'è caldo e persino paglia sul pavimento. Ah! com'è bello buttarsi giù e cavarsi l'elmetto e mettere lo zaino sotto la testa stretti al caldo uno vicino all'altro. Finalmente possiamo chiudere gli occhi e dormire. Ma chi è che mi chiama lì fuori? Andate al diavolo, lasciatemi dormire. Uno apre la porta e fa il mio nome: - Va' dal capitano, ti vuole -.

lunedì 6 aprile 2020

Il sergente nella neve 5

Da "Il sergente nella neve"... Udii la voce di uno che incitava parlando forte in russo. Capii qualche parola: patria, Russia, Stalin, lavoratori. Mandai subito una vedetta per le tane a fare uscire gli uomini con tutte le armi. Uscivano in fretta imprecando; con gli occhi pieni di sonno, socchiusi alla luce del sole. Odoravano di fumo. Dissi: - Non sparate se prima non vi do l'ordine; tenetevi pronti -. Era ritornato il silenzio; di là la voce si era taciuta; di qua tutti erano pronti con le armi puntate. Erano cessati i brontolii, i passi affrettati, i rumori degli otturatori. I russi sorsero in piedi sull'orlo del bosco, vennero sulla scarpata e tutto era ancora tranquillo. Non un colpo di fucile, non un grido. Erano stupiti di quel silenzio. Forse ci credevano già partiti? Si sedettero sulla neve e scivolarono sulla riva del fiume. Ma quando i primi furono ai piedi della scarpata: - Spara! - gridai all'alpino che vicino a me imbracciava il mitragliatore. Una breve raffica, poi improvvisamente tutte le armi spararono, i quattro mitragliatori, la pesante, i trenta fucili, i quattro mortai di Moreschi, i due di Baroni.

domenica 5 aprile 2020

Il sergente nella neve 4

Da "Il sergente nella neve"... Durante l'attacco, quando i russi erano giunti sotto i reticolati, avevo gettato quasi una cassa di bombe a mano. Ma poche scoppiavano; sprofondavano nella neve senza rumore. Allora pensai che forse sarebbero scoppiate levando tutte e due le sicurezze prima di lanciarle e feci così sebbene fosse pericoloso. Ritornò il silenzio. Tra noi e Cenci si sentiva qualche breve raffica di mitra. Sul fiume gelato vi erano dei feriti che si trascinavano gemendo. Sentivamo uno che rantolava e chiamava: - Mama! Mama! Dalla voce sembrava un ragazzo. Si muoveva un poco sulla neve e piangeva. - Proprio come uno di noi, - disse un alpino, - chiama mamma. La luna correva fra le nubi; non c'erano più le cose, non c'erano più gli uomini, ma solo il lamento degli uomini. - Mama! Mama! - chiamava il ragazzo sul fiume e si trascinava lentamente, sempre più lentamente, sulla neve.

sabato 4 aprile 2020

Il sergente nella neve 3

Da "Il sergente nella neve"... Marangoni mi guardava, capiva tutto e taceva. E ora anche Marangoni è morto, un alpino come tanti. Un ragazzo era, anzi un bambino. Rideva sempre, e quando riceveva posta mi mostrava la lettera agitandola in alto: - E' la morosa - diceva. E ora anche lui è morto. Una mattina, smontato all'alba, era salito sull'orlo della trincea a prendere la neve per fare il caffè e vi fu un solo colpo di fucile. Piombò giù nella trincea con un foro nella tempia. Morì poco dopo nella sua tana fra i compagni e non mi sentii il cuore di andarlo a vedere. Tante volte si era usciti all'alba, anch'io parecchie volte, e nessuno sparava. Anche i russi uscivano e noi non sparavamo mai. Perché ci fu quel colpo quella mattina? E perché morì così Marangoni? Forse durante la notte, pensavo, i russi avranno avuto il cambio e questi saranno nuovi. - Bisogna stare attenti e uscire con l'elmetto, - dissi per le tane. Avrei avuto voglia di appostarmi con il fucile e aspettare i russi come si aspetta la lepre. Ma non feci nulla.

Il sergente nella neve 2

Da "Il sergente nella neve"... Nella sua nicchia vicino alla stufa Giuanin mangierà il rancio e penserà: "Ghe rivarem a baita?". Camminavo solo per i camminamenti. Mi fermai accanto ad una vedetta e non dissi niente; guardai da una feritoia la neve sul fiume; non si vedevano più le peste della pattuglia, ma io le avevo e le ho ancora dentro, come piccole ombre sulla neve di luce ghiacciata.

venerdì 3 aprile 2020

Il sergente nella neve 1

Da "Il sergente nella neve"... Venne anche il giorno di Natale. Sapevo che era il giorno di Natale perché il tenente la sera prima era venuto nella tana a dirci: - E' Natale domani! - Lo sapevo anche perché dall'Italia avevo ricevuto tante cartoline con alberi e bambini. Una ragazza mi aveva mandato una cartolina in rilievo con il presepio, e la inchiodai sui pali di sostegno del bunker. Sapevamo che era Natale.